LECCE

Materie:Altro
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La Presentazione di Lecce
Lecce, capoluogo di provincia, situata tra il Mar Adriatico e il Mar Ionio.
Lecce, città distinta e aristocratica, spirituale e intellettuale più che economica e commerciale, una sua 'classe' che le proviene da secoli di vita civile. Per la bellezza e ricchezza dei suoi monumenti e per la fedeltà alle sue tradizioni Lecce fu detta 'Atene delle Puglie' e grazie al Barocco leccese, ha fatto meritare a questa città l'appellativo di 'Firenze del Sud'.
Infatti, nello stile seicentesco locale, si possono apprezzare i ricchissimi ornati scultorei realizzati con la tenera pietra leccese. La città vecchia, racchiusa tra ciò che resta delle antiche mura, reca l'impronta inconfondibile di quell'epoca esuberante.
A Lecce, la presenza di numerosi ordini religiosi, diede luogo a una processione di chiese, dalle facciate sontuose come altari all'aperto, vere vetrine della società del tempo.
La segreto del barocco leccese sta nella pietra di Lecce: un calcare marmoso di grana compatta e omogenea, ma tanto tenero da poter essere lavorato con lo scalpello e l'accetta, usato per la creazione di colonne tortili, cornici fastose, balaustre a trafori, frontoni ricurvi, vasi da fiori e frutta, nastri svolazzanti, putti e mascheroni.
Il monumento che meglio illustra la Lecce barocca, è la basilica di Santa Croce, che risale al 1549 e fu terminata nel 1689, il cui restauro ha restituito il monumento in tutto il suo straordinario splendore. A Lecce vi è anche il Duomo, costruito nel 1144 e nel 1230, a croce latina, a tre navate divise da pilastri e da semicolonne, è arricchito da dodici altari, con il campanile alto circa 68 metri e l'attiguo Palazzo del Seminario del 1694-1709.
Altri monumenti del barocco leccese sono: l'anfiteatro romano, di notevoli dimensioni, Piazza S.Oronzo con la statua del santo, il Sedile o Palazzo del Seggio, eretto nel 1592, il Palazzo del governo, ex convento dei Celestini e le numerose chiese: tra le più importanti quella di Santa Chiara, con un ricco portale su una facciata elegante, la chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, eretta dai Normanni ma completata con una facciata barocca, e la chiesa dei Teatini.
Varcata la cinta muraria, che racchiude il centro storico, ci si trova con gli occhi all'insù, per ammirare Porta Rudiae, venne chiamata così perché da essa iniziava la strada per la città di Rudiae, Porta Napoli conosciuta anche come Arco di Trionfo, sorge nell'omonima piazza o Obelisco e Porta San Biagio che risale al 1700. Lecce è conosciuta anche per l'artigianato della cartapesta.
La Storia di Lecce
I ritrovamenti di alcune tombe con corredi del V e IV sec. a.C., dell'ipogeo Palmieri con bassorilievi del IV sec. a.C. e alcuni tratti della cinta muraria, confermano che le origini della città risalgono all'età dei messapi.

In età romana, durante l'impero di Adriano,la città, chiamata Lupiae, (lupo, che campeggia con un albero nello stemma cittadino) avvia il suo sviluppo. Sotto l'imperatore Marco Aurelio, Lecce vede fiorire l'economia e lo sviluppo edilizio. Lecce decade con la caduta dell'Impero Romano, ma comincia a rivivere con l'arrivo dei Normanni.
Roberto il Guiscardo fonda la contea di Lecce, che nel Medioevo fu punto di riferimento di tutta la cultura cavalleresca.
Viene allora ricostruita la Cattedrale e sorgono due importanti monasteri, quello di S. Giovanni Evangelista e quello dei Santi Niccolò e Cataldo.
Alla dominazione normanna segue quella degli Svevi, gli Angioini, i Brienne e i Del Balzo Orsini. Con Carlo V inizia una nuova era: il Rinascimento salentino, grazie anche alla collaborazione di due architetti importanti: Gian Giacomo d'Acaja e Gabriele Riccardi, vengono aperti nuovi assi viari rettilinei, come quello che lega S. Croce, il Convento dei Celestini e Palazzo Adorno, si costruiscono le mura di cinta, il Castello, l'Arco di Trionfo per Carlo V, l'Ospedale dello Spirito Santo.
Lecce, in età spagnola, conferma la propria posizione di centro artistico e culturale, arricchendosi di edifici, chiese e palazzi. Nasce così la chiesa di S. Croce, il Palazzo del Seggio, le Chiese di S. Irene, di S. Maria della Grazia e del Gesù.
Nel Seicento, i vescovi impongono la loro supremazia sulla città con il rifacimento e il rinnovo continuo della Cattedrale e delle più importanti Chiese. Viene modificata la Piazza del Duomo, la Piazza del Mercato viene arricchita con la statua di S. Oronzo sulla Colonna romana e furono costruite altre Chiese.
Nel Settecento continua a dominare la cultura barocca. Nel 1734, dopo un breve periodo di dominazione austriaca, a seguito della rivolta contro i borboni e il pericolo di una restaurazione spagnola, la nobiltà prende il potere. Nell'Ottocento, l'attività edilizia ed artistica, voluta da Napoleone, frena la soppressione degli ordini religiosi.Le mura vengono abbattute e si creano nuovi quartieri di gusto neoclassico, neomoresco e neogotico.
Nel 1927 la Provincia di Lecce si stacca da quella di Taranto e di Brindisi.
L'anfiteatro Romano di Lecce
L'anfiteatro Romano si trova in Piazza S. Oronzo.
La sua costruzione risale al II secolo d.C., ed era luogo di spettacolo e di divertimento delle guarnigioni romane stanziate nei pressi della città.
A seguito di terremoti e devastazioni, fu ricoperto da detriti e macerie, tanto da far perdere persino le tracce sino alla fine della seconda guerra mondiale, quando, ci furono dei lavori di scavo.
La sezione dell'anfiteatro che oggi si può vedere, rappresenta i due terzi dell'intera superficie, una parte delle gradinate, sovrastanti il livello stradale, non esiste più.
E' stato calcolato che l'anfiteatro, nella sua estensione originaria misurava metri 102x83, con l'arena di metri 53x34 e si ritiene potesse contenere circa 25.000 spettatori.

La Basilica di Santa Croce a Lecce
La Basilica di S. Croce fu iniziata nel 1353, ma il suo mecenate, Gualtiero VI di Brienne morì tre anni dopo.
I lavori ripresero solo nel 1549 grazie agli architetti leccesi, Gabriele Riccardi, Giuseppe Zimbalo e Cesare Penna e alla collaborazione di numerose maestranze di intagliatori e scalpellini.
I lavori furono conclusi ben 150 anni dopo. La facciata della Chiesa, cinquecentesca nella parte inferiore e secentesca in quella superiore, insieme al contiguo monastero, che già ospitava l'ordine dei Celestini, costituisce un complesso architettonico straordinario, certamente l'espressione più grandiosa dell'architettura barocca di Terra d'Otranto.
Il primo ordine della facciata, completato nel 1582 da Gabriele Riccardi, è diviso da sei colonne a fusto liscio disposte sotto la trabeazione(membratura orizzontale posta a congiunzione di colonne, di piedritti, di pilastri) ornata di telamoni umani e ferini. Il portale maggiore, costruito nel 1606 da Francesco Antonio Zimbalo, presenta due coppie di colonne corinzie ed è sormontato dagli stemmi di Filippo III di Spagna, a sinistra di Maria d'Enghien e a destra di Gualtiero VI di Brienne duca di Atene, mentre sulle due porte laterali sono presenti gli stemmi dell'ordine del Celestini e di S.Croce.
Dopo la trabeazione vi è una serie di cariatidi (figura di donna in edifici nell'architettura classica, è posta a sostegno di cornici e architravi ) che sorreggono la balaustra (parapetto) ornata di tredici putti abbracciati ai simboli del potere temporale e spirituale. La grande finestra circolare o rosone, meritevole di figurare accanto alle più elaborate ed artistiche decorazioni delle chiese italiane, illumina di sé la parte alta del prospetto, ben evidenziato dalle due colonne corinzie e separato dalle due zone laterali con le nicchie di S. Benedettino e San Celestino.
A chiudere il secondo ordine lateralmente, le due statue rappresentanti simbolicamente la Fede e la Carità. La facciata, è il trionfo della fantasia decorativa, si possono notare alcuni elementi ricorrenti come le fiamme e i leoni, simboli della fede, il pellicano, i melograni, simboli della passione.
Ai simboli classici: animali, ermafroditi, motivi floreali, festoni che decorano l'architrave e i capitelli sono accostati ai simboli cristiani come angeli, insegne e stemmi religiosi, le sfere con la croce.
L'interno della Chiesa, a cinque navate, due delle quali assorbite dalle cappelle nel Settecento, comprende 17 altari da enunciarsi da destra nel modo seguente: una tela di S. Antonio con l'apparizione del Bambino, un affresco del sec. XVI con la Madonna di Costantinopoli, una tela che raffigura la Natività del Signore, un immagine di S. Michele Arcangelo, un dipinto di S. Filippo Neri e di S. Antonio da Padova, una tela di S. Oronzo, tela con il panorama della città di Lecce; si tratta di un ex-voto del 1743 in occasione di un terremoto che colpì gravemente il Salento preservando la Città, una raffigurazione del Sacro Cuore di Gesù, il S. Croce o delle Reliquie, con croce lignea sul Monte Calvario, una pittura su legno che rappresenta la Trinità.
L'Altare Maggiore si apre in un interessante portale sormontato dallo stemma gentilizio della famiglia Adorni che nella basilica aveva sepoltura, a sinistra vi è collocato il monumento funebre di Mauro Leopardo, abate del convento dei Celestini. Altri capolavori che si possono ammirare nella Basilica sono: le tele della Madonna col Bambino e della Visitazione di Maria ad Elisabetta, S. Francesco di Paola, capolavoro dell'arte statuaria a rilievo e a tutto tondo di Francesco Antonio Zimbalo il quale, nel 1614, rappresentò, in 12 formelle disposte sulle quinte dell'altare, episodi della vita e dei miracoli del Santo. Vandaliche manomissioni ne hanno deturpato alcune figure.
Il Castello Carlo V di Lecce
L'imperatore Carlo V, dal quale il castello ha preso il nome, ordinò all'architetto salentino Gian Giacomo dell'Acaja di costruire una fortificazione lì dove già sorgeva una struttura castellare dell'epoca di re Tancredi.
Per consentire la realizzazione del nuovo complesso vennero demoliti il monastero celestino di S. Croce e la cappella della S.S. Trinità, a cui furono intitolati due dei quattro bastioni per preservarne la memoria.
La parte più esterna fu realizzata tra il 1539 e il 1549, ed è caratterizzata dalle mura bastionate. Si accede all'interno da due ingressi: orientato a nord-ovest, quello principale, sormontato dallo stemma lapideo della di Carlo V, era rivolto verso la città.
La seconda porta si trova sul lato opposto, e quindi si apriva verso la campagna, entrambe protette da un ponte levatoio. Ogni parte del Castello è ricca di elementi architettonici decorativi.
All'interno, da notare, il portale cinquecentesco da cui si accede ad un ampio salone del braccio sud-ovest del corpo centrale decorato da capitelli scolpiti con raffinati decori della cornice che si affaccia sul cortile centrale.
Nel piano superiore si trova una grandiosa sala con volte ogivali di raffinata fattura, sostenute da colonne addossate ai quattro angoli. Dopo aver funzionato a lungo come distretto militare, è attualmente adibito a mostre d'arte e altre iniziative culturali.
Descrizione di tutte le chiese presenti a Lecce
CHIESA DEI SS. NICOLÒ E CATALDO
La facciata presenta un ricco portale, un rosone e statue di santi su mensole. L'interno è a tre navate e transetto coperto da cupola ellittica. È una chiesa medievale, fondata nel 1180 da re Tancredi, che la donò ai benedettini, poi passò agli olivetani.

CHIESA DEL CARMINE – ex convento dei Carmelitani
La facciata è divisa in tre ordini: il primo presenta il portale centrale con architrave arcuata e medaglione con la Vergine del Carmine e nicchie con statue ai lati.Il secondo ordine riprende i tratti essenziali del primo: la grande finestra al centro e nicchie con statue ai lati. Il terzo ordine è sintesi di tutta la struttura. La pianta è centrale e riproduce la forma del piede umano. L'interno ha tre cappelle per lato, un transetto coperto da una cupola a squame verdi e bianche, e un profondo presbiterio.
Attiguo alla chiesa vi è il convento dei carmelitani.
CHIESA DI S. MARIA DEGLI ANGELI
È cinquecentesca. Il prospetto è caratterizzato da un portale d'ingresso fittamente decorato e sormontato dalla scultura in pietra, raffigurante la 'Vergine con Bambino, incoronata e decorata da Angeli' e due finestre simmetriche nell'ordine inferiore; nell'ordine superiore, una finestra, centrale, sormontata dallo stemma della famiglia Maremoti e da archetti pensili, che corrono lungo tutto il profilo esterno della fabbrica, due finestre in corrispondenza di quelle inferiori. L'interno è a tre navate e nel settecento venne rifatto il pavimento, furono rivestite di stucco le navate, le colonne, i capitelli e furono aggiunti diversi altari.
CHIESA DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZA
Il prospetto è diviso in tre ordini: il primo presenta un sobrio portale e quattro nicchie laterali, con santi, scandite da paraste corinzie; il secondo presenta una finestra centrale e due nicchie laterali, anch'esse con santi e separate da paraste corinzie; il terzo è semplice, coronato da timpano classico.
L'interno ha una sola navata su cui si aprono tre cappelle per lato; particolari le acquasantiere di marmo.
CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA
Fondata da Anacleto II e il Monastero delle Benedettine.
Il prospetto si presenta con una grande apertura profonda, chiusa da una cancellata. In alto, la statua di S. Benedetto, la terminazione a cuspide e dietro, la torre campanaria risalente alla prima metà del Cinquecento. L'interno è sfarzoso: il soffitto ligneo a lacunari intagliati, l'altare maggiore settecentesco, il pavimento maiolicato.
CHIESA DI S. ANGELO
L' antica costruzione risale al 1061, quando le mura cittadine delimitavano un perimetro più angusto. Poi, Carlo V, ne decretò l'ampliamento e S. Angelo vi fu compresa. La Chiesa venne ricostruita due volte: una prima attorno al 1300 e poi, interamente rifatta, nel 1663. Lo stile è tipicamente barocco con la consueta dovizia di elementi decorativi: festoni di fiori, angeli, colombe, nicchie e cornici aggettanti.
Il bel portale, compreso tra due colonne scanalate, è concluso dalla porta bronzea del 1750. Lo sovrasta una lunetta con l'immagine della Madonna col Bambino tra angeli, a tutto tondo, di egregia fattura.
L'impianto della Chiesa è a croce latina e a tre navate; i volumi, sobriamente risolti, vengono fusi in un perfetto equilibrio unitario. Undici in tutto gli altari, compreso quello maggiore e dedicati da destra a:l'Annunciazione, tela antica restaurata da non molto da Gaetano Stano, la Madonna del Rosario, tela di F. Salcino, S. Antonio di Padova, grande tela di Raffaele Verri, S. Rita, bella tela di Domenico Gargiulo, la Vergine Addolorata, statua in cartapesta modellata dallo scultore leccese A. Maccagnani (1831). L' altare maggiore è dedicato alla Madonna di Costantinopoli con la tela di grandi dimensioni che figura sulla parete dell'abside; lateralmente sui muri perimetrali i dipinti minori con gli episodi biblici di David che trionfa su Golia, Abigail e David a destra; il Serpente di bronzo, Giuditta che uccide Oloferne a sinistra, opere di Serafino Elmo, S. Antonio Abate, tela di Alessandro Calabrese che rappresenta il Santo mentre ascolta la voce del Signore, S. Nicola da Tolentino statua in pietra, S. Michele Arcangelo, statua in pietra che lo raffigura nell'atto di colpire il simbolo del male, l'Immacolata, statua in cartapesta del Maccagnani ricoperta di abito e manto trapunti in oro, S. Tommaso da Villanova, dell'ordine agostiniano; statua in pietra.
Da segnalare le magnifiche tele col Giudizio di Salomone, in alto sulla parete destra della navata centrale e, di fronte, su quella di sinistra Salomone che adora gli idoli alla presenza della regina di Saba, entrambe di scuola napoletana.
Nei locali della sacrestia si conserva un'Assunta da attribuirsi a Luca Giordano o ad Andrea Coppola.
CHIESA GRECA
Costruita nel 1765, su disegni di Francesco Palma, Lazzaro Marsione, Lazzaro Lombardo e Vincenzo Carrozzo. Importanti, all'interno, i numerosi dipinti su tavola, con iscrizioni greche.
CHIESA DEL GESÙ O DEL BUON CONSIGLIO
La chiesa del Gesù fu costruita nel 1575 sull'antica chiesetta di San Nicolò di rito greco, rifacendosi al modello dell'omonima chiesa romana. All'esterno sul portale dell'edificio si può notare lo stemma della Compagnia di Gesù mentre all'interno, concepito come uno spazio unico con un transetto appena accennato, si possono ammirare alcune pregevoli tele di scuola napoletana. Le cappelle sono dedicate all'Assunta , alla Visitazione dei Magi, al Crocifisso, alla Vergine e ai SS. Luigi, Ignazio e Stanislao con buona tela di Serafino Elmo, a S. Bernardino Realino, altare questo ultimo attribuito con ragione a Francesco Antonio Zimbalo, con dipinto di De Giovanni (1897) e la statua del Santo i cui resti sono ivi conservati in urna; e ancora, dalla parte sinistra, superato l'altare maggiore, da ammirare le cappelle dedicate alla Madonna del Buon Consiglio, all'Annunciazione della Vergine, con tela di Girolamo Imperato, a S. Michele, a S. Girolamo nel deserto, alla Madonna di Loreto, con statua in pietra dipinta in oro. L'altare, contenuto nella splendida abside a conca, esibisce colonne tortili dal forte impianto, artisticamente istoriate con tela della Circoncisione di Jacopo Robusti e, su mensole, le statue in pietra degli Evangelisti; dentro nicchie sono i dipinti di Oronzo Letizia di Alessano con i quattro dottori della chiesa.
In alto l'Incoronazione della Vergine di Oronzo Tiso (1729-1800).
Di egregia fattura gli stalli lignei del coro intagliati ad angeli e motivi fogliari.
Tra le non poche tele di valore raccolte nella Chiesa: le Storie di Giuseppe Ebreo dinanzi al faraone di Antonio Verrio, collocate sulla parete del transetto di destra e di sinistra, e quelle di Giuseppe da Brindisi (14 in tutto), entro cornici mistilinee che figurano nel soffitto a lacunari, descrittive della vita di S. Ignazio e della Compagnia di Gesù.
CHIESA DI S. ANTONIO DELLA PIAZZA
Il prospetto attuale è settecentesco, costituito da due ordini, con il portale al centro, a cui corrisponde una finestra nella parte superiore, e le statue di S. Antonio e S. Giovanni da Capistrano ai lati.
La pianta è a croce latina. L'interno ad un'unica navata, con tre cappelle per lato, comunicanti e contenenti altari.
CHIESA DI S. CHIARA piazzetta Vitt. Emanuele, 11
La facciata è incompleta, divisa in due ordini: quello inferiore, diviso in quattro parti da paraste corinzie, presenta un ricco portale centrale, sormontato dallo stemma dell'ordine Serafico e nicchie laterali, vuote, adornate con medaglioni. Quello superiore, tripartita, mostra una finestra al centro e nicchie laterali, anch'esse vuote e riccamente decorate. Il disegno si attribuisce a Giuseppe Cino, ma è probabile che il progetto sia del Larducci.
L'interno è ad una sola navata ottagonale, con sei cappelle, tre per lato, affiancate da paraste corinzie; sopra gli archi delle cappelle si notano le grate attraverso cui le monache seguivano la messa; al piano superiore finestre e nicchie con statue, scandite da paraste. La copertura è piana.
CHIESA DI S. MATTEO via Perroni, 29
Il prospetto, attribuito all'architetto Giovann'Andrea Larducci, presenta la parte inferiore convessa e la parte superiore concava.
Inoltre l'ordine inferiore, squamato, è caratterizzato da un elaborato portale, sormontato dallo stemma dei francescani; quello superiore, levigato, ospita una grande trifora. La pianta è ellittica.
L'interno è delimitato da cappelle ad arco, contenenti ricchi altari. In corrispondenza delle cappelle, si susseguono, nel piano superiore, una serie di bifore e sopra queste delle finestre. Il soffitto è stato rifatto agli inizi del secolo.
CHIESA DI S. MARIA DELLA GRAZIA
La facciata è classicheggiante, divisa in due ordini, tripartiti da colonne e paraste corinzie. La parte centrale dell'ordine inferiore, sormontata da un timpano ad arco, contiene il portale; la corrispondente parte superiore, terminante con un timpano triangolare, contiene una finestra balconata. Le parti laterali presentano le nicchie, con statue quelle inferiori, vuote quelle superiori. La pianta è a croce latina. L'interno è ad una navata, coperta da soffitto cassettonato.
CHIESA DI S. IRENE - ex convento dei Teatini via Vittorio Emanuele
S. Irene era venerata come la patrona della città, prima che la devozione passasse a S. Oronzo, quindi la chiesa è molto sontuosa.
L'ordine inferiore è diviso in cinque spazi: quello centrale è occupato dal portale, sormontato dalla statua della Santa, sotto un'arcata semicircolare, quelli laterali sono occupati da nicchie vuote. L'ordine superiore, completato da un frontespizio triangolare, che contiene lo stemma della città, è tripartito: al centro una grande finestra, lateralmente nicchie vuote. La trabeazione presenta un'iscrizione: 'Irene virgini et martiri'. La pianta è a croce latina.
L'interno è ad una navata con tre cappelle per lato, comunicanti.
LA CHIESA DI S. ANNA E L'EX-CONSERVATORIO
Fu per adempiere alla volontà testamentaria del marito, Bernardino Verardi, sindaco di Lecce nel 1679, che la nobildonna Teresa Paladini fece erigere Chiesa e conservatorio. La finalità dell'intera costruzione, che si protrasse dal 1684 al 1764, per rimaneggiamenti e mancanza di fondi, anche dopo la scomparsa della Paladini, era quella di assicurare alle nobili leccesi, che avessero desiderato ritirarsi dal mondo, un sicuro rifugio ed un luogo di meditazione.Temporaneamente chiuso al culto per restauri, il tempio fu riaperto nel 1965. Al contrario il conservatorio, da molti anni abbandonato, è in condizioni di deplorevole degrado. Il prospetto della Chiesa merita di essere apprezzato per la lineare semplicità che si riassume nei due parallelepipedi sovrapposti, nel timpano e nella volta a capanna.Le nicchie sulla facciata di S. Anna contengono le statue di S. Pietro a destra e di S. Paolo a sinistra; in alto, al centro, quella della titolare del tempio a mezzo busto e, lateralmente, le altre di S. Andrea e di S. Giovanni Evangelista.
L'interno, ad unica navata, crea con la presenza di appena cinque altari, la linearità esemplare degli archi che li anticipano nella modulazione a tutto sesto, ed i matronei le cui balconate s'incurvano come quelli dei palazzi leccesi, un'atmosfera di raccoglimento devozionale che era poi lo scopo di coloro che si erano congregate nel confinante cenobio. Le cappelle sono dedicate, partendo da destra, a: S. Barbara con tela espressiva che ne descrive il martirio, la Visitazione della Vergine, pure con buona tela, S. Anna tra sante e il Redentore (altare maggiore) col bel dipinto di Giovanni Stano e i monumenti sepolcrali dei fondatori della Chiesa nelle pareti del presbiterio, colmi di simbologie scultoree e meritevoli di essere studiati a parte anche per le epigrafi che li accompagnano, S. Francesco di Paola con busto scolpito in pietra, Natività del Signore con altro dipinto.
CHIESA DI S. TERESA
Il prospetto è incompiuto; diviso in due ordini: quello inferiore presenta il portale centrale, inquadrato da tre colonne corinzie a fusto scanalato, e lateralmente due nicchie con le statue di S. Giovanni Evangelista e del Battista; in quello superiore si apre la finestra centrale tra decorazioni laterali con forte effetto plastico.
L'interno è a una sola navata e un breve transetto.
CHIESA DI S. ANNA
Il prospetto molto semplice è diviso in due ordini, che si corrispondono: quello inferiore presenta il portale al centro e due nicchie di Santi, incorniciate da paraste lisce, ai lati; quello superiore presenta la finestra al centro e le due nicchie ai lati. Termina con un timpano triangolare.
L'interno è a una sola navata in cui si aprono quattro cappelle per lato. Il soffitto è ligneo con motivi geometrici e gli stemmi delle famiglie nobili ai quattro lati.
CHIESA DI S. GIOVANNI BATTISTA-ex convento dei Domenicani
È stata realizzata nel 16890-91. Il prospetto è diviso in due ordini da una balaustra con statue; in basso, il grande portale centrale è sormontato dalla statua di S. Domenico di Guzman ed è fiancheggiato da due colonne scanalate a spirale, con capitelli decorati; in alto, la grande finestra centrale è fiancheggiata da trofei di fiori; un'altra balaustra divide il secondo ordine dal timpano dal grande effetto plastico.
La pianta è a croce greca e all'interno, lungo tutto il perimetro, presenta ricchi altari. Il Pulpito è l'unico ad essere realizzato in pietra leccese. La copertura è a capriate lignee; la realizzazione della cupola fu sconsigliata per le grandi dimensioni della campata.
Il Duomo di Lecce
Il Duomo fu costruito una prima volta nel 1144, poi nel 1230. Fu completamente ristrutturato negli anni tra il 1659-70 da Gustavo Zimbalo a cui si deve l'attiguo campanile.
La facciata principale, con lo sfarzoso portale, è riccamente decorata e presenta ai lati due nicchie con le statue di S. Giusto e Fortunato con al centro la maestosa statua di S. Oronzo.
La facciata laterale, piuttosto semplice sotto il profilo decorativo, si sviluppa in due ordini arricchiti dalle statue di S.Gennaro, di S. Ludovico e dei SS Pietro e Paolo.
L'interno del Duomo, a croce latina, a tre navate divise da pilastri e da semicolonne, è arricchito da dodici altari.
La navata centrale e il transetto sono coperti da uno splendido soffitto ligneo a lacunari intagliati e dorati, risalente al 1685, nel quale sono presenti le tele raffiguranti la Predicazione di S. Oronzo, la Protezione dalla peste, il Martirio di S. Oronzo, realizzate da Giuseppe da Brindisi.
In fondo all'abside (la parte semicircolare sormontata da una semicupola) si può ammirare il pregevole, sontuoso altare maggiore in marmo e bronzo, dedicato a Maria Assunta, con il grande quadro centrale che fu commissionato dal vescovo Sersale ai marmorari napoletani, ai due lati sono raffigurati 'Il sacrificio di Noè dopo il diluvio' e il 'sacrificio del profeta Elia'.
Nel transetto (la navata trasversale delle chiese) il primo altare che si trova è quello del Crocifisso e del Sacramento. Si possono osservare i severi busti dei dottori della chiesa: a destra S. Attanasio, S. Tommaso d'Aquino, S. Gerolamo, S. Ambrogio; a sinistra: S. Giovanni, S. Crisostomo, S. Bonaventura, S. Agostino, S. Gregorio.
Una volta giunti nel cortile interno del seminario, ci si ritrova dinanzi al celebre e pozzo del Cino. Situato sulla sommità di quattro gradini circolari decorati, il pozzo è poi coronato dalla statua di una figura femminile sotto un arco sorretto da amabili putti.
Il campanile del duomo, alto circa 68 metri, a pianta quadrata, è formato da cinque piani coronati da balaustrate, e le pareti sono alleggerite da finestre ad arco pieno, decorate e sormontate da lapidi di grandezza decrescente verso l'alto.
L'ultimo piano culmina con una cupola ottagonale, con quattro pinnacoli a forma di vasi con fiori, questo motivo si ripete al piano sottostante, nei quattro obelischi angolari.
I Monumenti di Lecce
Teatro Paisiello
Intitolato al celebre musicista tarantino Giovanni Paisiello,
venne inaugurato nel 1758. Donato al Comune di Lecce, che vi subentrò nel 1867, che gli sembrò non del tutto consono alle ambizioni artistiche della città, tanto da disporre la ricostruzione di pianta.
L'inaugurazione avvenne nel 1870, in concomitanza con le celebrazioni per la capitale d'Italia. Adornano il peristilio i busti in marmo del Paisiello e di Leonardo Leo, altro noto musicista di S. Vito dei Normanni.
Il Teatro, attualmente in fase di restauro.
Teatro Romano
Fu scoperto nel 1929. È di età augustea ed è costituito da una cavea del diametro di 19 metri, divisa in sei sezioni da scalette disposte a raggiera.
L'orchestra è pavimentata in pietra ed è divisa dalla cavea da un parapetto in pietra e dalla scena da un canale. Si presume contenesse 5.000 spettatori.
Le dodici gradinate, un tempo platea, sono divise da scalette radiali e la base a grandi lastroni di pietra, è contornata da tre grandi gradini che probabilmente fungevano da posti riservati alle autorità del tempo.
Alcune sculture marmoree ritrovate durante gli scavi, sono ora custodite presso il Museo Provinciale della città.
Torre del parco
Fu costruita, verso la metà del quattrocento, per il principe che vi aveva fatto realizzare una zecca.
Sugli archi di accesso vi sono due stemmi: quello degli Asburgo e quello dei conti Romano, che nel secolo scorso acquistarono la struttura.
La Torre è una costruzione tozza e massiccia dalla forma cilindrica che il conte di Lecce e principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini volle, a difesa di alcuni suoi possedimenti, fornita di fossato e di ponte levatoio.
Tutto intorno si estendevano giardini adornati di fontane e viali.
L'episcopio
È diviso in tre piani: il piano terra è in bugnato scandito da pilastri aggettanti tra i quali si schiudono in modo alternato aperture ad arco; il secondo piano e costituito da un portico arcuato; il terzo, arretrato a formare un balcone balaustrato, presenta una serie di finestre.
Il corpo centrale contiene uno dei primi orologi pubblici.
Seminario
La facciata è divisa in tre piani: i primi due, in bugnato, sono scanditi da paraste che, per tutta l'altezza dei due piani, inquadrano una successione di finestre. Il terzo piano, arretrato a formare un balcone con balaustra, é molto semplice; in esso si aprono, regolarmente, porte sormontate da finestre.
Villa comunale
È stata dedicata a Giuseppe Garibaldi. Fondata da Gaetano Stella, noto medico leccese, ha subito una definitiva sistemazione alla fine dell'Ottocento.
Vi sono collocati i busti dei personaggi più illustri di Lecce e della provincia, eseguiti da diversi scultori.
Fontana dell'armonia
L'artistico monumento venne inaugurato nel 1927. Non può non richiamare l'attenzione di chiunque il gruppo bronzeo che spicca sulla Fontana dell'Armonia, allegoria della giovinezza e dell'amore.
Un bel fascio di canne d'organo, che concorrono ad esprimere la metafora, sostiene i due giovani che si bagnano.Per realizzare l'opera era stato bandito un concorso da parte del Comune, al cui vincitore sarebbe stato assegnato un premio in denaro di duemila lire.
Il primo classificato fu Antonio Mazzotta.
I Palazzi di Lecce
Palazzo arcivescovile
Il palazzo arcivescovile è stato costruito per la prima volta nel XV sec. dal grande Vescovo Geronimo Guidano, nel XVIII secolo fu ristrutturato da Emanuele Manieri.
L'edificio è dotato di un elegante prospetto: un portale arcuato si eleva su di un basamento bugnato sormontato da una loggia. L'orologio sulla facciata risale al 1761. Si accede, nel palazzo dal Corti dell'Arcivescovado, il quale è dei più belli esemplari di Piazza Chiusa.
Il colonnato di accesso contiene, oltre le Statue di alcuni Santi, le insegne degli Aragonesi e quelle dei Conti di Lecce, nonché lo stemma del Guidano e quello della Città, che è figurato col campanile coronato.
Il palazzo Arcivescovile comprende la sede della Curia Arcivescovile, l'Ufficio Amministrativo Diocesano e la residenza dell'Arcivescovo.
Palazzo Carafa
Il palazzo fu costruito attorno alla metà del Cinquecento unitamente ad una chiesetta. Fu il vescovo Sozi-Carafa che legò il nome all'edificio e a volerne la ricostruzione, previo abbattimento di quello esistente.
Lo occuparono alcuni ordini monastici sino a quando il vescovo Nicola Caputo lo cedette alla provincia e questa a sua volta al Comune, che lo elesse a sua sede stabile, ristrutturandone gli ambienti interni e aprendo sul prospetto portoni e balconate in stile neoclassico. Attualmente sede del Comune di Lecce.
Palazzo Adorni
Palazzo Adorni è il grande palazzo fatto costruire attorno al 1568 da Gabriele Adorno, di origine genovese, che rivestiva il grado di generale della marina imperiale di Carlo V. Sulla facciata del palazzo si ammira il bugnato liscio della facciata, lo stemma gentilizio e l'artistico cortile interno.
Attualmente è di proprietà dell' Amministrazione Provinciale di Lecce.
Palazzo del governo, ex convento dei Celestini.
Il monastero fu un vivace centro di cultura fino alla soppressione napoleonica nel 1807, quando i monaci furono allontanati e l'edificio divenne sede dell'Intendenza di Terra d'Otranto.
Il prospetto fu iniziato nel 1659 e terminato nel 1695. La facciata è caratterizzata da due ordini di bugne spartiti da lesene ed è ravvivata dalle sontuose cornici delle finestre e delle logge terminali. Molto elegante è resa anche dalla varia e ricca decorazione.
Nel quadriportico si riconoscono i tre lati del chiostro Settecentesco, alle cui colonne furono addossati i pilastri, che inglobarono le colonne del lato verso l'atrio scoperto. Attualmente il Palazzo del Governo è sede della Provincia di Lecce
Palazzo del seminario
Edificio costruito dal 1694 al 1709, per desiderio del Vescovo Pignatelli. Il cortile porticato ospita il celebre pozzo dalla vera ovale modellata con un'esuberante ornamentazione scultorea. I
l piano terreno e il primo piano sono ornati da finestre di grande risalto artistico, che si avvicinano alla stile del rinascimento. Il prospetto è percorso da dieci paraste di ordine gigantesco bugnate, il portale è arricchito da una raffinata ornamentazione ed è sovrastato da un balconcino sul quale si aprono tre finestre incastonate entro tre cornici realizzate con un raffinato lavoro d'intaglio.
All'interno, l'androne, ha una volta lunettata con otto busti scolpiti in pietra leccese, che raffigurano i Dottori della Chiesa. Dal cortile si accede alla cappella contenente pregevoli altari. Di notevole interesse è la Biblioteca Innocenziana ricca di rari e pregevoli volumi.

Casa dei Gesuiti o Ex convento
Il maestoso edificio risale al 1579, quando i Gesuiti, qui venuti alla fine del 1574, proponevano di rimanere a Lecce allo scopo di fondare un collegio per giovani che intendessero frequentarlo e avviarsi alla vita religiosa.
L'interno, ricco di numerosi ambienti, ampie aule e corridoi altrettanto spaziosi, con sale da studio e oratori, più volte rimaneggiati, dopo il 1767, anno della soppressione dell'ordine, ospitò un collegio-convitto di livello universitario con cattedre di medicina e di diritto e, poi, gli Uffici Giudiziari come voluto da Giuseppe Bonaparte.
E vi rimasero sino al 1977, quando si trasferirono nell'edificio di Viale Brindisi.
L'ex-convento degli Agostiniani
L'ex-convento degli Agostiniani, già fiorente centro di cultura e di formazione apostolica sino alla soppressione degli ordini religiosi voluta da Giuseppe Napoleone. Vi si teneva una scuola di filosofia.
Trasformato in caserma, nel 1852 venne riattato per essere adibito ad ospizio per orfani e trovatelli con scuole interne per l'apprendimento dei mestieri.
Il Palazzo del Seggio, o Sedile di Lecce
Il Palazzo del Seggio o Sedile è disposto su due piani: con una graziosa loggia formata da tre archetti al piano superiore, e il piano inferiore presenta un grande arco ogivale.
All'interno vi era un accesso a due ambienti posteriori di servizio e affreschi sulla vita di Carlo V.
In questa costruzione si conservavano le munizioni della città, poi fu sede del Municipio, fino al 1851, poi della Guardia Nazionale e poi, alla fine dell'Ottocento, fu sede del Museo civico. Oggi è adibito per mostre d'arte ed esposizioni.

Piazza Mazzini nel pieno centro di Lecce
Piazza Mazzini
Piazza Mazzini, chiamata anche Piazza Trecentomila perché nel 1956, durante il 'Congresso Eucaristico Internazionale', si riunirono circa trecentomila persone per assistere alla manifestazione.
Sorse come sfogo all'espansione urbanistica e forse anche in contraddizione al centro storico tradizionale.Essa è situata nella zona moderna della città.
Circondata da alberi e con al centro una bella fontana monumentale che sottolinea la standardizzazione architettonica dei palazzi intorno, dalle linee anonimamente moderne, senza una tipica connotazione, è il vero centro dello shopping leccese dove infatti, si trovano i negozi più alla moda del capoluogo.
Piazza Sant'Oronzo a Lecce
Piazza Sant'Oronzo
La piazza è situata nel centro abitato, caratterizzato da un'edilizia stratificatasi dal Medioevo all'Ottocento, in precedenza occupava lo spazio che oggi si apre affacciandosi sull'Anfiteatro, mentre quella attuale scaturisce dall'abbattimento del quartiere delle botteghe.
Tale piazza prende il nome dal Santo Patrono di Lecce, Oronzo, fin dal 1656, in occasione di una terribile epidemia di peste che si abbatté sul Regno di Napoli provocando molte vittime.
Il popolo e il clero leccese, tra cui il Vescovo Luigi Pappacoda, si convinsero così che la città era stata risparmiata per intercessione di Sant'Oronzo.
La Colonna Di S. Oronzo
È alta 29 metri e sostiene la statua in rame,modellata e fusa in Venezia, raffigurante S. Oronzo nell'atto di benedire la città.
Il fusto e il capitello è costruita con i rocchi di una delle due colonne limitari della via Appia a Brindisi.


Le tre porte di Accesso di Lecce, Porta Rudiae, Porta Napoli e Porta San Biagio
PORTA S. BIAGIO
La porta S. Biagio risale al 1700. Costituita da un solo arco e presenta la facciata scolpita minuziosamente su cui sono posti due stemmi di Lecce. Composta da colonne binate che furono ricostruita nel 1774 su una porta già preesistente.
Nella parte superiore si erge la statua in pietra raffigurante San Biagio.
PORTA NAPOLI
Porta Napoli, conosciuta anche come Arco di Trionfo, sorge nell'omonima piazza e fu eretta, nel 1548, in onore dell'imperatore Carlo V, su disegno di Giangiacomo dell'Acaja, dalla cittadinanza grata per le opere di fortificazione fatte realizzare in difesa di Lecce. Presenta un arco fiancheggiato da una coppia di colonne per lato, con capitelli compositi, che reggono un timpano triangolare. In esso sono scolpiti l'aquila bicipite, stemma dell'Impero austro-spagnolo, un doppio colonnato e i cannoni.
Alto circa venti metri, questo monumento fu realizzato nel luogo dell'antica porta di San Giusto.
PORTA RUDIAE
Porta Rudiae venne chiamata così perché da essa iniziava la strada per la città di Rudiae.
La porta originale crollò verso la fine del 1600 ma fu generosamente ricostruita nel 1703 da un patrizio leccese. La porta è sormontata nella sua parte più alta da una statua che raffigura Sant'Oronzo e lateralmente dalle statue di Sant'Irene e San Domenico.
La statua di Sant'Oronzo è in alto sull'epigrafe dedicatoria dove si narra la leggendaria origine di Lecce, mentre sull'architrave è possibile vedere i busti dei mitici fondatori della città: Euippa sposa di Idomenco, Malennio re dei Salentini e fondatore della città, Dauno figlio di Malennio e Idomeneo che secondo la leggenda, avrebbe dato il nome alla città.

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