La prospettiva

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Categoria:Storia Dell'arte
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La prospettiva

La prospettiva esisteva già in età romana, come è reso evidente dalla pittura del 2° e 3° stile.
In età medioevale tale tecnica era stata completamente abbandonata a favore di rappresentazioni bidimensionali, nelle quali la terza dimensione veniva abbandonata o resa in maniera poco verosimile.
Solamente in età gotica, in particolare con Giotto, vi era stato un tentativo di rappresentare la tridimensionalità sostituendo la prospettiva ideologica ( gerarchica ) degli inizi del medioevo con una prospettiva empirica, ottenuta senza l’utilizzo di una tecnica ma solo grazie alle capacità dell’artista.
Solamente agli inizi del 1400 Filippo Brunelleschi, a Firenze, inventa nuovamente una tecnica che permette di rappresentare esattamente la tridimensionalità.
La prospettiva brunelleschiana è basata su una visione monoculare, ottenuta sul disegno, con l’unicità del punto di vista
Il rapporto reciproco di posizione tra l’occhio umano, il piano dell’opera e la realtà da rappresentare non doveva mai cambiare durante la rappresentazione.
La prospettiva era detta anche lineare perché dovevano essere rappresentate le linee che contornano le superfici. In particolare, le linee giacenti su piani paralleli a quello del disegno conservano le loro direzioni e i loro angoli reciproci.
Le linee che vanno in profondità e che nella realtà sono parallele tra di loro nel disegno convergono tutte verso un punto, chiamato punto di fuga. Esisteranno, nel disegno, tanti punti di fuga quante sono le direzioni delle linee presenti nella realtà.

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