La civiltà di Venezia.

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

Voto:

1 (4)
Download:854
Data:12.06.2000
Numero di pagine:243
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
civilta-venezia_1.zip (Dimensione: 255.1 Kb)
trucheck.it_la-civilt+     751.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

CIVILTA DI VENEZIA
ALTINO ED AQUILEIA NELLA PREISTORIA DI VENEZIA
Venezia era nata in opposizione alla violenza dei barbari, i quali volevano distruggere ogni vestigio di Roma, ma la continuità storica sulla discendenza diretta con un mondo troppo lontano è un gioco troppo scoperto. Non c’è potenza che abbia legami con l’Italia che non abbia nutrito quest'ambizione, su tutti non tramonterà mai l’aureola di Roma. Il ricorso alla Roma antica, il famoso ROMGEDANKE, è un fattore dominante del Medioevo. Venezia a sua volta con il suo patriarcato che proveniva direttamente da San Marco e dall’imperatore Costantino vantava di essere una fedele custode di questi diritti d'ordine civile e religioso.
L a città era sorta dalle trasmigrazioni dalla costa nelle isole della laguna di popolazioni formate da cittadini romani che portarono in salvo alla distruzione dei barbari quanto più poterono.
ARTE CLASSICA ED ARTE CRISTIANA
639 Il vescovo Paolo muove da Altino portando con sé le reliquie di S. Eliodoro, racchiuse in un prezioso sarcofago pagano del III secolo, che si trova nella chiesa di Torcello. Questo legame tra arte classica e arte cristiana rende possibile il rapporto tra due civiltà che si sviluppano e s'integrano a vicenda. I resti della romana Altino sono trasportati pezzo per pezzo prima nella vicina Torcello poi a Venezia.
Altino si trova nel vertice di un ideale triangolo tracciato da Padova e da Treviso verso il mare, la città si sviluppa all’incrocio tra la via Annia, che univa Concordia con Aquileia, con la via Popilia a sud di Ravenna e Rimini, la via Claudia Augusta che puntava verso nord verso Feltre e Trento. Attraverso un’altra strada si raggiungeva da Altino la via Postumia, che collegava Genova con Oderzo, Concordia
dia e quindi Aquileia. Altino ha analogie con Ravenna., come sbocco marittimo presso le vie naturali dei fiumi. Per Altino la funzione di porto era meno importante: la città aveva il grado di municipio, era celebre per le sue ville presso la laguna, come luogo di riposo e di vacanza. (resti di mosaici pavimentali).
LE VILLE DI ALTINO
Le ville erano forse proprietà di ricchi coloni delle città vicine.
639 Altino ed Oderzo scomparvero dopo le invasioni del Rotari, Padova e Treviso riuscirono Invece ad inserirsi nella corrente storica medievale dei Comuni.
La scomparsa di Altino è dovuta ad elementi naturali oltre che agli eventi storici, la sua posizione tra la foce di tre fiumi: il Dese, il Sile, il Piave. I fiumi costituiscono delle strade naturali, specie il Sile, navigabile ancor oggi fino a Treviso, ma anche un pericolo implacabile per le inondazioni, la minaccia della malaria, nell’incontro delle acque dolci e quelle salate del mare. Si aggiungano inoltre le variazioni del litorale costiero della laguna, delle isole dovute all’azione continua del mare sulla laguna.
LE PIETRE ROMANE DI VENEZIA
I primi veneziani conoscevano Altino, ciò è comprovato dalle numerose pietre romane con iscrizioni votive classiche ritrovate a Torcello, a Murano e a Venezia, sicuramente provenienti da Altino, che servì a lungo come cava di marmi.
- la VASCA BATTESIMALE di S. Maria e Donato è una pietra quadrilatera di granito greco scavata in forma circolare appartenete a Lucio Acilio di Altino, secondo l’iscrizione latina. Così i PILASTRI ROMANI del II secolo sulla facciata e un parapetto di SARCOFAGO del IV adattato poi nell’VIII ad uso cristiano nel nuovo battistero.
Gli esempi sono numerosi soprattutto nella basilica di San Marco, oppure nei basamenti dei campanili, di chiese o di muri antichi in cui si nota il reimpiego di materiali vecchi. Alcuni mattoni di riporto sono chiamati ALTINELLE. Alcune stele sono conservate nel Museo di Altino.
Venezia è tutta medievale già alla sua nascita, ma ha origine da un'infiltrazione cristiana e barbarica che caratterizza la tarda romanità. Per trovare i resti della vita romana che precedettero la nascita di Venezia bisogna percorrere in barca il tratto che separa Torcello dalla costa e recarsi nella zona di Altino in mezzo alla campagna presso il bordo della laguna.
Le città romane sorgevano quasi tutte sempre nel punto di incontro delle grandi strade, ma con la caduta dell’impero romano e le invasioni barbariche questo principio cambiò totalmente: le nuove comunità furono costrette alla difese scelsero in genere delle località protette dalla natura, come ad esempio le isole della laguna oppure dei castelli difesi da alture oltre che da mura e fossati.
La storia e l’arte di Altino si collegavano con quelli della capitale Aquileia: pavimenti a tessellato policromo spesso con decorazioni geometriche e floreali richiamano nella tecnica, nei motivi ispiratori quelli di Aquileia.
I Resti romani dell’isola di TORCELLO sono stati sistemati nella piazza e nella loggia che sta sotto il palazzetto del Podestà ora adibito a Museo. Qui sono raccolti i documenti della preistoria di Torcello e sono palesi le sue origini immediate da Altino e da quelle più lontane di Aquileia: una romanità del tardo-impero. Le opere sono una piccola parte di quelle rinvenute dagli scavi. Nelle sale superiori del Museo alcune statue greche, altre romane, una serie di bronzi, vasi in ceramica, un raro cratere corinzio, indicano le origini più fonde quelle che vengono di lontano dalla classicità.
AQUILEIA ROMANA E CRISTIANA
Il monumento più importante dell’epoca paleocristiana di A quileia è costituito da un vasto pavimento a mosaico che si trova nell’area del Duomo, costruito nel 314 dal vescovo Teodoro, formato da 700 metri quadrati, comprende numerosi ritratti dei donatori nei caratteri dell’arte tardo imperiale romana. Il pavimento è decorato da una serie di raffigurazioni cristiane, caratteristiche dell’epoca romana, come ad esempio, gli episodi biblici della vita di Giona, le raffigurazioni del Buon Pastore con l’agnello sugli omeri e la zampogna in mano. Il mosaico era stato iniziato l’anno dopo dell’editto di Costantino, nell’epoca di maggior splendore della città.
La predilezione per i mosaici ad Aquileia, Altino, Oderzo, Concordia, e Grado dà un'indicazione estetica che ha antiche radici tra le popolazioni romane che abitavano sulle coste dell’Adriatico, senza il mosaico di Aquileia non si potrebbe spiegare la singolare fioritura dell’arte musiva nell’arco costiero che va da Ravenna a Pola. Le opere sono databili dal I sec avanti Cristo al VI secolo.
L’OPUS TESSELLATUM tanto diffuso ad Aquileia e ad Altino a tessere uniformi nei pavimenti decorati a motivi geometrici o di figure è più vicino alle pitture murali della tecnica ellenistica romana.
L’OPUS SECTILE ad incastri di marmi colorati secondo un ritmo astratto di ornamentazioni si tramanda nelle tipiche decorazioni pavimentale delle basiliche fino ai maestri Comacini. La basilica di San Marco dal pavimento alle cupole farà proprie queste tecniche musive.
L’ARTE DEL MOSAICO
Alla fine della tarda romanità e nell’Alto Medioevo il colore acquista un carattere astratto più che realistico: una lucentezza suggerita dalla intensità cromatica della materia nella compatta luminosità dei fondi oro e delle varie zone a colori puri che prendono un valore simbolico. Si perviene alla assolutezza idealistica del mosaico mediante quella interiorità spirituale è già insita nelle correnti neoplatoniche dell’ellenismo dell’epoca imperiale. S i giunge così alla diversa posizione estetica dell’arte bizantina attraverso una crisi che lentamente trasfigura l’arte romana imperiale che si avverte alla fine del III secolo al tempo di Diocleziano. Le sculture e il mosaico pavimentale di Aquileia hanno una rispondenza in un determinato momento storico in una società in cui si stavano formando i popoli nuovi del Medioevo. Lo stesso si dirà per Ravenna, dove il mosaico nelle tre fasi di evoluzione, ROMANA, PALEOCRISTIANA e BIZANTINA costituisce un indice di predilezione per il colore lucido e assoluto su vaste superfici. Questo colore si incarna con le strutture architettoniche con le quali fa un tutto uno e Venezia farà suoi questi principi architettonico-spaziali basati sull’esaltazione del colore e ne è vincolo la filiazione diretta con Ravenna.
GRADO E VENEZIA
452 Invasione di Attila
568 Invasione di Alboino, il vescovo Paolino trasferì la sua residenza a Grado, ritenendo che Aquileia fosse distrutta per sempre, mentre la città ebbe poi altri periodi di sorprendente vitalità.
Il patriarca di Aquileia nominato in contrasto con quello di Grado, passò per qualche tempo nella vera capitale dei Longobardi, Cividale, che nel primo Medioevo ebbe una posizione dominante.
Grado, fedele a Bisanzio, fu antagonista di Aquileia longobarda prima e franca poi e fu allegata alla nascente Venezia, tanto che nel 1451 assumeva da Grado il titolo di patriarca assegnato per la prima volta a LORENZO GIUSTINIAN.
Il vanto della romanità proviene però Da Aquileia, la città che aveva ospitato l’imperatore Costantino, S. Gerolamo e S. Ambrogio nel IV secolo.
Nel I secolo sarebbe stato ad Aquileia l’evangelista San Marco, che avrebbe avuto come discepolo il primo protettore della città S. Ermacora.
L’idea di Roma si lega a quella dell’evangelista in una parola a cui Venezia si sente legata per un millennio di storia.
L’AMBIENTE NATURALE E LE ORIGINI DI VENEZIA: TORCELLO
La LAGUNA è costituita da uno spazio d’acqua poco profonda, separata dal mare mediante argini naturali di isole costiere, che permettono attraverso i porti la comunicazione con il mare. La laguna partecipa alla vita del mare con il ritmo incessante e alternato del FLUSSO E RIFLUSSO delle maree, esse rinnovano continuamente le acque in una zona più calma e difesa lungo le venature dei canali più profondi, che dividono le varie parti della città. Venezia non segue uno sviluppo urbanistico normale, accentrato, cioè attorno ad una organica sistemazione in un unico tessuto architettonico di edifici, ma UNA DISPOSIZIONE CASUALE, condizionata da isole emergenti nei luoghi più sicuri e difesi.
Le DIGHE NATURALI delle lunghe isole poste sul mare riescono a difendere le isole minori all’interno della laguna, dove si è formata ala città al sicuro dalla violenza del mare. Venezia nasce da una posizione intermedia di difesa tra il mare e la costa retrostante: bastano poche miglia di distanza dal mare per offrire alle navi la sicurezza di un porto naturalmente sistemato e dalla parte opposta della città poco più di due miglia d’acqua sono sufficienti a isolare e difendere contro qualunque attacco dei nemici.
Venezia si estende lungo l’orlo di fondi paludosi, tra sponde e canali lagunari, che seguono l’andamento casuale, spesso SERPENTINO, determinato dalle correnti delle maree. Il terreno deve perciò venire rafforzato con argini, pietre, palafitte ed altri elementi occasionali, che si interpongono all’erosione continua dell’acqua e della salsedine.
FRAGILITA DEL TERRENO
Le isole della laguna all’inizio erano dimora di pescatori o di chi sapeva procurarsi il sale dalle acque o coltivare qualche tratto di terra. La storia di Venezia si spiega nel connubio tra mare e terra.
La LAGUNA si estende dalle foci del fiume brenta a sud a quelle del Sile a nord, su una lunghezza di oltre 40 chilometri, ed una larghezza variabile dagli otto ai dodici chilometri. Essa comunica con il mare attraverso 3 PORTI. Lido, Malamocco e Chioggia, che distano tra loro poco più di dieci chilometri. Essi si trovano ai due estremi dell’isola lunga e stretta, chiamata Lido, che fa da contrafforte al mare , e dell’isola di Pellestrina.
La STRUTTURA URBANA della città è rimasta intatta per secoli ed è la stessa a grandi linee che si può scorgere nella pianta di JACOPO DE BARBARI del 1500.
In origine la città però non era così, si è formata lentamente con il legame e lo sviluppo delle isole intorno a RIALTO E SAN MARCO, mediante una serie di ponti che uniscono le varie parti come se si trattasse di membra di un unico organismo, tra la fitta rete dei canali. Il CANAL GRANDE predomina sugli altri e si snoda a forma si esse dividendo la città in due parti per quasi 4 chilometri corre probabilmente nell’antico alveo del ramo del fiume BRENTA che giungeva fino all’isola di Rialto.
L’OPERA DELL’UOMO E DELLA NATURA
La Repubblica di Venezia creò una magistratura per la conservazione della città detta appunto Magistrato delle Acque alla quale era affidato il compito di sorvegliare il porto ed il regolare corso delle acque. L a regolazione del corso dei fiumi costituì uno degli impegni più ardui e di difficile attuazione.
Nella regione immediatamente a sud della laguna sboccano due dei maggiori fiumi italiani, IL Po e l’Adige, e la loro sistemazione costò imminenti opere idrauliche. Il Brenta, il Bacchiglione, il Sile, il Piave, che sboccavano nella laguna, furono convogliati in un alveo costruito appositamente o fatti defluire attraverso canali interni.
Tra le OPERE IDRAULICHE compiute dalla Repubblica è da ricordare:
- la deviazione del BRENTA e del BACCHIGLIONE, attuata alla metà del 1500 per opera del più famoso ingegnere idraulico CRISTOFORO SABBADINO, che aveva ideato le due grandi dighe che furono realizzate più tardi per la difesa dei due porti..
Il periodo che precede la storia di Venezia e ne costituisce la paziente e lenta preparazione dura 5 secoli: in questo tempo si forma e prende coscienza della sua funzione storica. In questa regione andò diffondendosi il commercio del SALE che si ricavava dai vasti spazi d’acqua della laguna a basso fondale, assieme ai ricavati della pesca.
I grandi avvenimenti che si svolgono attorno al territorio della laguna si possono così riassumere:
- caduta dell’impero romano per opera dei barbari
- lo spostamento di grandi masse di popoli dovuto alle invasioni barbariche
- la lotta dei Longobardi contro i Bizantini
- la lotta dei Franchi contro i Bizantini.
PREISTORIA DI VENEZIA
314 Nomina del primo vescovo di Aquileia
814 pace di Aquisgrana e morte di Carlomagno, tra l’impero Bizantino e Franco. Viene riconosciuta la SOVRANITA BIZANTINA sulla zona della costa veneta e la Dalmazia, accanto al dominio incontrastato dei Franchi in Italia.
810 Sede ducale viene trasferita da Malamocco a Rialto
811-827 AGNELLO PARTECIPAZIO pur rientrando nell’orbita bizantina ebbe una larga autonomia su tutto il comprensorio delle isole della laguna.
LA TRADIZIONE ROMANA
537 la lettera di Cassiodoro, prima descrizione della laguna, uno dei pochi documenti sicuri della preistoria di Venezia pervenutoci
568 invasione di Alboino
639 presa di Oderzo e di Altino da parte del re Rotari. Risale a questo periodo il primo documento della città di Venezia: l’epigrafe della fondazione della chiesa di Cittanova o di Torcello nella quale il vescovo Mauro, ottenuto il consenso del papa Severino di trasportare la diocesi in un isola presso Altino, dedicava la chiesa alla Madre di Dio.
L a zona lagunare verso la fine del regno dell’imperatore ERACLIO era un angolo del territorio bizantino, che faceva parte della provincia di Venezia a capo della quale c’era un MAGISTER MILITUM alle dirette dipendenze dell’esarca di Ravenna. La chiesa di Santa Maria Madre di Dio fu costruita per ordine dell’esarca ISAAC e da lui dedicata per volere di Dio a utile ricordo dei suoi meriti e del suo esercito. L’opera fu compiuta dal magister militum Maurizio governatore della provincia di Venezia, . Questa iscrizione testimonia la continuità del governo bizantino pur dopo la conquista longobarda. L a città di Torcello fu in seguito abbandonata a causa della malaria e divenne una cava di pietre, le maree portarono via altra terra e dell’antico splendore sono rimaste solo poche vestigia.
Colonia romana a Torcello
- tracce di colonia romana a Torcello, quale emanazione di Altino
- tracce di una colonia stabile dal VI-VII secolo
- scoperta di un forno per la fabbricazione del vetro il più antico di Venezia
- rinvenimento di una moneta di Carlomagno e di una moneta araba del IX secolo
- antico cimitero del X-XI secolo davanti a S. Fosca
Le isole della laguna vengono a rientrare nell’orbita dell’esarca di Ravenna. Sono quindi due città della costa adriatica che sostengono la vitalità della sua prima espansione: Ravenna dal punto di vista politico, Grado dal punto di vista religioso.
FEDELTA A BISANZIO
- 754 Venuta dei FRANCHI
- Venezia rimane fedele all’esarcato di Ravenna e ai legami con Bisanzio.
- problema delle varie sedi vescovili
- 776 primo vescovo ad Olivolo
- il magister militum diviene a poco a poco il doge, cioè il padre della patria
- le prime abbazie benedettine avevano il prestigio di forze autonome
- 727 lotta per l’iconoclastia dell’imperatore bizantino che si contrapponeva alla tradizione romana del culto delle immagini sacre
- 697-727 PAOLUCCIO ANAFESTO, questo mitico doge altri non era che l’esarca di Ravenna, morto appunto nelle lotte per l’iconoclastia
- 800 consacrazione di Carlo magno ad imperatore, titolo legalmente posseduto solo dall’impero di Bisanzio e i Franchi lasciarono in cambio nell’orbita bizantina il ducato veneziano
- 810 Pipino, figlio di Carlo magno arriva nelle lagune di Venezia. Il re franco fu respinto.
- 814 Trattato di Aquisgrana, vero atto di nascita ufficiale di Venezia
- 811-827 AGNELLO PARTECIPAZIO trasferimento della capitale del dogado nelle isole realtine
IL DOGE A RIALTO
- Venezia, stato intermediario fra due potenze, punto di Raccordo tra vari interessi, che si centralizzarono in una città che godeva di alcune singolari prerogative date dalla sua posizione geografica e dal prestigio politico che aveva saputo guadagnarsi.
- I motivi estetici si accompagnano con quelli politici e Venezia diventa la nuova Ravenna anche nell’arte attraverso lo sviluppo del COLORE. La sostanziale differenza artistica tra la tradizione ravennate e quella bizantina consiste:
- 1 Ravenna costituisce il punto di raccordo tra la corrente paleocristiana che ha origine a Roma,, negli anni che seguirono l’Editto di Costantino, e l’arte orientale che da Bisanzio si diffonde a lago raggio. L a tradizione artistica romana tramutatasi in cristiana perdura nei territori che sono rimasti indipendenti più a lungo rispetto ai popoli barbari come il ducato di Roma, l’esarcato di Ravenna, e Venezia. L’uso del colore si inserisce nell’architettura ed è la luce del colore che determina lo spazio.
VENEZIA E RAVENNA
Venezia terrà presente questo canone fondamentale delle costruzioni di Ravenna:
- nelle piante delle chiese
- nella sensibilità cromatica con cui sono decorate le superfici degli interni
- orientamento architettonico dello spazio e del colore
LA CHIESA NAVE
La chiesa di Santa Maria Assunta è quella che si avvicina di più a quelle di Ravenna di pianta basilicale.
- Abside centrale maggiore
- Absidi laterali minori
- Navate laterali corrispondenti alle absidi estrema semplicità 9 colonne di marmo greco con capitelli veneto bizantini dividono le tre navate
- La navata centrale è più alta rispetto alle laterali
- Immagine di una nave tiranti, ossia travature in ordine longitudinale e trasversale necessarie in un edificio che poggia sul terreno della laguna
- Immagine di Maria
- Splendore dell’abside centrale
- Muro liscio delle pareti
- Prospettiva del colore
- Iconostasi, divide il luogo dove sta il sacerdote vicino all’altare dalle altre parti della chiesa, la parte più santa del tempio ove avviene il miracolo dell’Eucarestia e in questo luogo sono poste le icone più preziose
- Bassorilievi dell’XI secolo
- 6 colonnine e un largo architrave con le immagini degli Apostoli e di Maria eseguiti da artisti di Murano della prima metà del 1400.
- Pulpito con marmi lavorati, opera di adattamento dei marmi riconferma l’uso tutto veneto di adattare vecchie opere a bassorilievo, talvolta greche o romane con motivi classici a nuove costruzioni
- Il motivo della Madonna è il perno della chiesa, la sua immagine è al centro della chiesa, altissima ed azzurra in un cielo dorato sotto la quale stanno gli Apostoli.
- Esaltazione di questa figura
- Antichi affreschi poi ricoperti di marmo e di mosaici: i 12 A postoli del 12 secolo eseguiti da artisti che prendevano esempio dalla basilica Ursiana di Ravenna , sono legati alla terra attraverso i simboli, superbi fiori stilizzati che nascono in un giardino ideale
- Al centro vi è S. Eliodoro, il martire portato dai profughi di Altino
- Mosaici della cappella laterale destra, specie quello della volta, con i 4 angeli che sostengono l’Agnello mistico, che appartiene forse alla prima costruzione della chiesa del VII secolo e come tale viene considerata la più antica opera d’arte di Venezia, simile alla stessa composizione della volta si San Vitale di Ravenna.
-
- IL MOSAICO DEL GIUDIZIO
- Il Giudizio universale sull’ingresso della chiesa è più drammatico, fu fatto e rielaborato dal 12 al 13 secolo ed è venato da quella drammaticità propria degli artisti veneti quando si accostarono alle tradizioni bizantine,
- La Crocefissione
- Il Cristo risorto discende nel Limbo, spezza le antiche catene e libera le anime di coloro che l’attendevano
- Il giudizio di Cristo
- Il giudizio si svolge nelle zone inferiori. Gli angeli richiamano i morti dalla terra e dal mare e quindi avviene la separazione tra i dannati ed i beati.
- Le fonti del pensiero cristiano sono chiare: una pagina apocalittica per la lettura immediata di tutti i credenti, anche nei simboli meno evidenti, ma conosciuti nel Medioevo cristiano. Cavallini e Giotto rappresentarono la stessa scena ma in un’altra concezione artistica, tutta occidentale rispetto a quella di. Michelangelo la narrerà sulle pareti della Cappella Sistina,
- Chiara è qui l’analogia nelle suddivisioni delle pene con la Divina Commedia di Dante: in 7 scomparti stanno i condannati per i sette vizi capitali, che corrispondono ai gironi della Commedia, con le pene stabilite e per la legge di contrapasso, per primi appaiono i lussuriosi, avvolti nelle fiamme che si agitano al vento della passione.
Davanti al porticato sono visibili i resti del Battistero del VII secolo , la vicina costruzione di Santa Fosca aveva nella sua struttura iniziale la funzione di edificio cimiteriale per la sepoltura dei martiri, martyrium accanto alla chiesa madre. L’attuale chiesa di Santa Fosca fu eretta verso il 1100 quando a Venezia si era appena ultimata la Chiesa di San Marco e più stretto era il legame con l’arte bizantina. Essa può essere accostata alla chiesa di San Marco per la sua pianta, la sua struttura , la raffinatezza della sua concezione, il senso dello spazio.
Nelle chiese di Torcello c’è la sintesi che informerà l’arte dei primi secoli di Venezia, prima con l’eredità di Ravenna e poi con la conoscenza diretta del mondo bizantino.
I CONVENTI BENEDETTINI NELLA LAGUNA
Nell’alto Medioevo, un’epoca di grandi rivolgimenti politici, militari ed economici, i monasteri benedettini rappresentavano dei punti fermi, delle isole sicure. L’organizzazione conventuale poteva diventare così centro economico e anche politico. Il monastero è quasi sempre posto in posizione strategica.
L’ARCHITETTURA BENEDETTINA
I benedettini, oltre che dei religiosi e degli uomini di studio, erano dei costruttori e dei coltivatori, essa erano in pratica gli unici detentori della cultura. Hanno conservato e sviluppato la tradizione costruttiva romana della chiesa, dove viene rielaborata la struttura basilicale paleocristiana e nel convento dove viene invece ripresa la forma funzionale del peristilio della casa romana, quasi centro di un complesso organismo costruttivo.
Abbazia di Cluny: cuore dell’ordine benedettino in Europa, mostra nella ricostruzione della pianta la varietà dei tipi di edifici e la molteplicità delle loro destinazioni, accanto ad edifici di carattere esclusivamente religioso come la chiesa e le cappelle, ve ne sono altre di carattere comunitario come i chiostri, la sala Capitolare, il refettorio.
LA VITA COMUNITARIA NEL CONVENTO
Dal IX al XII secolo vengono costruiti a Venezia numerosi conventi in una distribuzione che interessa il centro e la periferia della città, come si può rilevare da una pianta pubblicata nel 1700 da Tommaso Temanza, che dà la prima visione d’assieme della città alla metà del XII secolo. Vi era così nella città un sistema di organizzazione e di lavoro d’origine più occidentale che orientale, L’abbazia costituisce un modello di vita comunitaria determinato dalle varie mansioni di lavoro di preghiera e di studio a cui erano legati i singoli componenti. Essa ha una propria scuola, chiesa, laboratori, ospizi, magazzini, giardini e perfino un cimitero interno.
A Venezia le mura conventuali hanno poca importanza e spesso non esistono, mentre si infittiscono gli edifici che vivono attorno al monastero. L’intesa tra i benedettini e le popolazioni del ducato veneto è stata immediata, entrambe le parti hanno assimilato dalla tradizione romana il senso della praticità imperniata su poche idee di base, usata a luoghi e situazioni diverse. Il senso dell’ordine è il tratto comune a quei grandi realizzatori che furono i romani nell’antichità, i benedettini nel Medioevo. Con il trasferimento della capitale nel centro si ha pure il trasferimento delle sedi benedettine dalla periferia alla città. Nel 900 viene costituito vicino a San Marco il convento di San Filippo e Giacomo , S. APOLLONIA, dipendenza di quello di Ammiana presso Torcello, nel 1300 i monaci si trasferirono dall’isola a Venezia definitivamente. Il chiostro è l’unico esempio del periodo romanico a Venezia e costituisce un prezioso cimelio.
AVAMPOSTI FORTIFICATI
Altri monasteri vengono eretti in piccole isole vicino alla città:
- S, Giorgio Maggiore
- S. Giorgio in Alga
- S. Secondo
- S. Michele
Alcuni invece vennero costruiti nel centro urbano:
- S. Croce
- S. Zaccaria
- S. Gregorio
- S. Lorenzo
A questi sono da aggiungerne due importanti:
- S. Ilario sulla terraferma vicino al ramo principale del Brenta
- Il convento di S. Nicolò di Lido
S. ILARIO
Venne fondato nell’819 e situato in terraferma, ebbe un enorme sviluppo territoriale, fu centro agricolo e commerciale molto importante poiché qui passava il commercio che da Venezia raggiungeva Padova. La sua decadenza cominciò nel 11432 per un azione di guerra dei Padovani che operarono un taglio ad un ramo del Brenta provocando l’impaludamento della zona . Il luogo fu definitivamente abbandonato nel 1379.
SAN NICOLO
Venne fondato nel 1044, la sua importanza fu soprattutto militare, anche per l’approssimarsi delle invasioni turche dopo la guerra di Candia. Lo sposalizio del mare avveniva una volta il giorno di San Nicolò, in seguito per evitare le burrasche invernali fu spostato nel giorno dell’Ascensione in primavera.
Nel corso dei secoli i monasteri benedettini sulla laguna si sono differenziati secondo la loro posizione, la destinazione tra i vari rami dell’Oriente e la loro importanza nella vita della Repubblica.
- San Michele con i Camaldolesi
- S. Andrea della Certosa
- S. Elena degli Olivetani
- Santo Spirito dei Cirstercensi
- S. Giorgio Maggiore
- S. Zaccaria
SAN GIORGIO MAGGIORE
Il più famoso tra i conventi benedettini nella laguna per la sua posizione di fronte a San Marco, sembra quasi difendere e sorvegliare la città, altri due conventi benedettini assolvono alla medesima funzione di difesa e di sorveglianza: San Gregorio e San Zaccaria.
830 una chiesetta che dipendeva dalla cappella ducale eretta dalla famiglia Partecipazio
982 l’isola già dotata di saline e mulini venne donata al benedettino GIOVANNI MOROSINI, ritornato dalla Spagna.
1223 dopo il terremoto il monastero ebbe un primo rinnovamento
1419 la chiesa venne rifatta
1433 il fiorentino MICHELOZZO al seguito di Cosimo de Medici qui rifugiatosi costruì la biblioteca
tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 Giovanni ed Andrea BUORA costruiscono il dormitorio, MANICA LUNGA , e il chiostro degli allori
dalla metà del 1500 alla metà del 1600 è dovuta l’opera del PALLADIO con il refettorio, il chiostro dei cipressi, e la chiesa , mentre al LONGHENA spetta lo scalone e la nuova biblioteca.
I BENEDETTINI E LA REPUBBLICA
- Le visite annuali del doge a San Giorgio, la notte di Natale,
- La visita annuale del doge a San Zaccaria il lunedì di Pasqua
- La visita annuale del doge a San Nicolò il giorno dell’Ascensione
- Sepoltura dei dogi nei monasteri, prima che si creasse la tradizione delle tombe dogali a SS. Giovanni e Paolo.
L’ordine benedettino ebbe la sua grande fioritura dall’ottocento fino al XIII secolo, si sono affiancate in seguito altre comunità monastiche, gli Agostiniani, i Domenicani ed i Francescani.
Questi altri ordini giunti a Venezia più tardi dei Benedettini quando il dogado si era da tempo insediato a Venezia, essi ebbero meno influenza politica, strategica, economica, ma penetrarono più profondamente nella vita intima della popolazione.
Alcuni di questi ordini assimilando l’esperienza dei benedettini costruirono le loro sedi conventuali come entità autonome, articolate con una molteplicità di edifici e di organizzazioni che coagulavano attorno a sé gran parte della vita civile veneziana, determinando la sistemazione urbanistica di numerose zone della città.
VENEZIA BISANZIO
DAL TRATTATO DI AQUISGRANA AL DOGE PRITRO ORSEOLO II
- IX SECOLO la sede del dogado viene spostata a Rialto
- 814 pace di Aquisgrana
L’isola di Rialto che comprendeva San Marco, aveva costituito il nucleo centrale del nascente dogado, ma aveva raccolto le prime famiglie delle isole di Eraclea, Torcello, Malamocco. Eraclea e Malamocco vennero ad occupare una posizione periferica rispetto all’isola di Rialto e così avvenne per Torcello, che vantava una antica cerchia di nobili ed un vescovo che dipendeva dal patriarca di Grado con gli altri vescovi delle isole lagunari.
- ISOLA DI Olivolo era stata assegnata al vescovo primate della città dove sarebbe sorta la cattedrale di S. Pietro di Castello al posto dell’antica chiesa di Sergio e Bacco.
- Rapporti tra il vescovo di Olivolo ed il doge erano regolati da accordi di giurisdizione che ebbero delicate prese di posizione durante la Repubblica, il doge riteneva gli competessero alcune mansioni che erano molto vicine ad una investitura di carattere sacro, per cui i contatti con l’autorità religiosa erano impostati in maniera diversa da quella degli altri governanti d’Occidente.
- Il Patriarca di Grado era una autorità a livello del Doge ed era spesso di famiglia e di parentela ducale o comunque del patriziato veneto
- La tendenza di governare in modo assoluto e a trasformare il titolo ducale in monarchia ereditaria fu un po’ alla volta limitata attraverso il potere sempre maggiore dei nobili e dei magistrati che formavano il governo.
- Il potere venne poi regolato da una promissione ducale, che costituiva lo statuto sulla base del quale il doge doveva prestare giuramento
LA POSIZIONE DEL DOGE
- Era famosa la definizione della dignità dogale “ rex in purpura, senator in curia, in urbe captivus, extra urbem privatus”
- Il doge era dunque sovrano assoluto quando era vestito di PORPORA, nelle cerimonie ufficiali, un SENATORE come gli altri nella curia, un prigioniero in città perché doveva rendere conto di ogni suo atto, e fuori della città un cittadino qualsiasi.
- I TRIBUNI che rappresentavano il legame del Governo con Bisanzio, non erano ancora scomparsi nel IX secolo, anzi erano quasi imposti dagli imperatori, sotto forma di prerogative costituzionali, ma il potere regale del doge prendeva spesso esempio di indipendenza dagli Stati d’Occidente piuttosto che dalle sottili suddivisioni della magistratura bizantina.
- IX Secolo la fondazione del primo palazzo ducale di cui si sono trovati gli antichi resti di antichi muri nello stesso luogo dove ora sorge . Il palazzo in origine era isolato da tre canali e si presentava con il prospetto sulla laguna in forma quadrilatera, con torri agli angoli, più simile ad un castello fortificato, che alla forma aperta che fu poi realizzata nella forma del XIV secolo.
- GIUSTINIANO PARTECIPAZIO si recò a Costantinopoli per incarico del padre allo scopo di rafforzare un pubblico rapporto di amicizia e sancire una intesa politica tra doge e imperatore
- Nel patriasrcato di Grado esistevano due indirizzi opposti al governo, da un lato Venezia non nascondeva il suo proposito di dare maggiore importanza al vescovo di Olivolo, da un lato il patriarcato di Aquileia appoggiato dai vescovi della Liguria, Emilia, e Venezia, convocati a Mantova.
- 827 SINODO DI MANTOVA decretò il ristabilimento dell’unica sede del patriarcato di Aqu7ileia che vantava come fondatore l’evangelista San Marco e il suo discepolo S, Ermagora, il nome di San Marco costituiva il simbolo di priorità antichissima di Aquileia rispetto a Grado, che aveva avuto la sede patriarcale soltanto sotto la minaccia dei Longobardi. Grado reagì vivamente al Sinodo di Mantova, che le toglieva l’ambitissima prerogativa.
- 828 Venezia si inserì nel dualismo tra le due sedi, il corpo di San Marco veniva trasportato a Venezia da Alessandria in Egitto dove era stato sepolto dopo il martirio ed era solennemente venerato.
- TRASLAZIONE DEL CORPO DI SAN MARCO: ciò fu di tale importanza che risolse il dualismo fra Grado ed Aquileia tutto a favore di Venezia: la scoperta delle reliquie di San Marco furono un fatto di importanza eccezionale
IL PATRIARCA DI GRADO
- 828 Aquileia cessa di esistere per Venezia, perché il titolare del vescovado di Olivolo e del patriarcato di Grado vengono scelti nell’orbita veneziana e sono compartecipi alla vita della Repubblica.
- IX-X secolo predominano le famiglie dei dogi: i Partecipazio, i Candiano, gli Orseolo, che si alternano non senza sanguinose rivalità, esse andarono placandosi di fronte all’obiettivo politico comune che si sviluppò e prese consistenza in questo periodo, IL PREDOMINIO DELL’ADRIATICO
- IL COMPITO PRINCIPALE DI Venezia in politica estera fu gi garantire la navigazione nell’Adriatico per le proprie navi e per quelle dei Franchi e dei Bizantini, perché la navigazione presentava i pericoli e le difficoltà dei pirati tanto da costringere le navi a viaggiare in convoglio
- 830, 839, 887 GUERRE DI VENEZIA CONTRO I NARENTANI, queste guerre riuscirono ad imporre un ascendente sempre più determinato della giovane Repubblica tra i due imperi di Oriente e di Occidente. I Bizantini sono costretti a chiedere aiuto ai Veneziani, come ad una potenza indipendente e la flotta veneziana fa sentire il suo peso nell’Adriatico in una direttiva politica che sarà costante per Venezia: quella che GARANTIVA LA SICUREZZA AL SUO COMMERCIO.
- Metà del X secolo il doge Pietro Candiano muove due spedizioni e solo nella seconda riesce a scovare i pirati nei rifugi meno accessibili, ma è con Pietro Orseolo II che vengono occupate con previdenza strategica diverse città ed isole della costa dalmata.
LA BOLLA D’ORO
- 992 La Bolla d’Oro, un accordo fondamentale stipulato con l’imperatore Basilio, che garantiva la strada aperta ai commerci di Costantinopoli, ottenuto dal doge Pietro Orseolo II a riconoscimento del suo antico aiuto contro i saraceni.
- 959-976 PIETRO CANDIANO IV fu ucciso dal popolo stanco della sua tirannia nel momento in cui più palese sembrò la violenza del potere per l’indirizzo politico che il doge aveva assunto.
- Le lotte nell’ambito familiare o le lotte per la successione ducale riflettevano le ambizioni e gli interessi che volgevano in direzioni apposte e che non potevano sfuggire a chi partecipava direttamente alla vita della Repubblica.
DUX DALMATIAE
-991-1009 PIETRO ORSEOLO II : espansione politica nel MEDITERRANEO. Questo doge cercò di sistemare la situazione con il retroterra rinnovando i vecchi statuti carolingi. Diresse la sua politica verso oriente, riuscì ad ottenere i forma definitiva la libertà di navigazione sull’Adriatico. Bisanzio ricambiò il doge con il titolo di UX DALMATIAE Venezia venne definita figlia diletta dell’Impero d’Oriente.
- fascino della cultura bizantina, erede della filosofia ellenistica, della classicità romana e di quella singolare forza del pensiero cristiano, fatta propria da Bisanzio, che riuscì a fondere e a dare un carattere alla tradizione del mondo classico di Grecia e di Roma
- romanità e cristianesimo, i due concetti informatori che avevano unito e dato un’anima alla Repubblica
- Gli elementi che Venezia assimila da Bisanzio nel modo più evidente e proficuo si indirizzano in due campi specifici: la DIPLOMAZIA e l’ARTE. All’impronta PALEOCRISTIANA della prima città segue quella BIZANTINA che viene in conseguenza dell’espansione economica.
- SVILUPPO DELL’ARTE dagli inizi del IX secolo all’epoca di Pietro Orseolo II ed in particolare con la COSTRUZIONE DELLA TERZA e definitiva BASILICA DI SAN MARCO.
- La lenta genesi dello STILE ROMANICO in Italia, ha premesse parallele a quelle di Venezia: solo Venezia resta legata più di tutte all’Oriente, piuttosto che all’impero carolingio, ad una civiltà centro-europea.
- TITOLI NOBILIARI concessi dagli imperatori bizantini ai vari dogi dal IX all’XI secolo vengono a confermarlo: YPATUS ai Partecipazio, duca di Dalmazia a Pietro Orseolo II, ecc.
LA BASILICA DI SAN MARCO
FUNZIONE POLITICA E SOCIALE
- la documentazione più concreta del legame tra Venezia e Bisanzio si rileva dal proposito del doge Domenico Contarini di costruire al santo patrono una basilica della stessa forma e grandiosità di quella dei DODICI APOSTOLI a COSTANTINOPOLI, che aveva il privilegio di custodire le reliquie degli apostoli S. Luca, S. Andrea, S. Timoteo.
- Per la chiesa di SAN MARCO viene scelto il tipo di chiesa-reliquario bizantino
- 828 TRASLAZIONE DEL CORPO DI SAN MARCO : PRIMA CHIESA, a pianta centrale e i vari punti di fondazione dei bracci a croce greca del più antico edificio si sono rilevati attraverso una serie di assaggi nello stesso posto dove posano oggi quelli dell’XI. Questa chiesa si conservò per un secolo e mezzo fino a quando l’incendio avvenuto con l’uccisione di Candiano IV nel 976, non la distrusse assieme al Palazzo Ducale.
- SECONDA CHIESA venne ricostruita dal doge Pietro Orseolo I in due anni, prima di ritirarsi in un monastero, una ricostruzione frettolosa
- TERZA CHIESA, la basilica Contariniana , terminata nelle parti murarie nel 1071 e poi consacrata nel 1094.
SVILUPPO URBANISTICO NELL’XI
- Numerose chiese costruite prima dell’anno Mille furono rifatte nell’XI secolo, come è il caso anche della chiesa di San Marco. Alcune denominazioni di chiese sono legate al culto di santi particolarmente venerati nelle terre del Mediterraneo orientale e talvolta solo a Costantinopoli. Alcuni nomi delle chiese portano degli appellativi particolari della Madonna, altri si riferiscono a santi della chiesa greca ( S. Eufemia, S. Basilio, S. Teodoro), altri ancora a profeti dell’antico testamento (San Moisè, S, Samuele, S. Giobbe, S. Geremia, S. Zaccaria).
- 1000-1110 è documentata la costruzione o ricostruzione di circa 50 chiese nell’area primitiva di Venezia
LA STORIA DELLA RICOSTRUZIONE E DELLA DECORAZIONE della CHIESA di SAN MARCO
- 828 traslazione del corpo dell’evangelista, doge Giustiniano Partecipazio
- 832 consacrazione della prima chiesa, doge Giovanni Partecipazio
- 976-978 incendio della chiesa per la rivolta contro il doge Candiano IV e sua ricostruzione sotto il doge Pietro Orseolo I
- 1063 inizio della ricostruzione della attuale chiesa, doge Domenico Selvo
- 1094 consacrazione, doge Vitale Falier
- 1159 inizio dei rivestimenti marmorei, doge Vitale Falier II
- 1204 Quarta Crociata E TRASPORTO IN Basilica di marmi e di opere d’arte trafugate a seguito della conquista di Costantinopoli, QUATTRO CAVALLI, ICONA DELLA MADONNA NICOPEIA, SMALTI DELLA PALA D’ORO, reliquiari, calici, patere, oggi nel tesoro, doge Enrico Dandolo
- 1260 mosaico di S, ALIPIO con documentazione dell’esterno della basilica
- 1343-1354 costruzione del BATTISTERO e della CAPPELLA di S. ISIDORO, doge Andrea Dandolo
- 1394 costruzione dell’ICONOSTASI e delle sculture che la decorano di JACONELLO E PIER PAOLO DELLE MASEGNE, doge Antonio Venier
- fine 1300 e inizi 1400, decorazione gotica della facciata con cuspidi, edicole, sculture di angeli e santi
- prima metà del 1400, intervento di artisti toscani: Nicolò e Pietro Lamberti e Jacopo della Quercia nelle sculture della facciata, Paolo Uccello nei mosaici della basilica
- metà del 1400 ornamento musivo della CAPPELLA DEI MASCOLI
- 1486 costruzione della SACRESTIA a fianco dell’abside, a cui segue la ricostruzione della chiesetta di S. Teodoro a opera di Giorgio Spavento, proto della Basilica
- 1496 documentazione dell’esterno della basilica nel quadro di Gentile Bellini PROCESSIONE IN PIAZZA SAN MARCO
- 1504-1521 Costruzione della CAPPELLA ZEN nel braccio destro dell’atrio, costruzione che ha otturato il solenne portale d’ingresso verso la laguna
- 1529 intervento del SANSOVINO per il consolidamento delle mura e delle cupole della chiesa
- 1617 sistemazione dell’altare della Madonna Nicopeia e dell’altare del SS, Sacramento, si e destra dell’altare maggiore
- 1797 caduta della Repubblica
- 1807 la basilica diviene sede del patriarca di Venezia, fino allora a S, Pietro
L’APPORTO NEI SECOLI
San Marco costituisce un unicum che non ha altri riscontri nell’architettura del tempo:
- la basilica di San Lorenzo di Milano
- San Vitale a Ravenna
Questi due esempi sono sviluppi diretti dall’architettura romana classica, per San Marco parlare di un solo rapporto con Bisanzio è troppo poco.
L’esperienza artistica dei Veneziani fino alla soglia del XV secolo si volge verso luoghi dell’Oriente mediterraneo con un’apertura mentale, con una avidità di conoscenza proprie di mercanti portati a scegliere su diverse componenti di gusto. I centri su cui si addensa maggiormente il loro interesse è Alessandria, e poi dopo la prima Crociata, Gerusalemme, le città della Siria, Damasco ed Aleppo. La similitudine con Costantinopoli è immediata tra Santa Sofia, i palazzi imperiali e la piazza centrale dell’ippodromo nel cuore della città.
IMPORTANZA DEL CERIMONIALE
Venezia non vide solo Costantinopoli, anzi sarebbe errato pensare ci sia solo un modello nella sua configurazione urbana. Altri aspetti della configurazione dell’antica capitale del mondo bizantino la affascinarono.
- alcuni aspetti giuridici e diplomatici nell’ideale composizione del Governo,
- la figura del doge,
- l’amore per il fasto,
- la sontuosità delle cerimonie
- il piacere per lo spettacolo offerto dalla eleganza e dal lusso delle famiglie nobili
- la puntuale messa in scena delle feste
Un cerimoniale che aveva una rispondenza diplomatica tipicamente bizantina legata alla figura del sovrano e mostrava un più sottile calcolo politico nel colpire la bellezza e lo splendore dell’apparato dei sudditi e in particolare GLI AMBASCIATORI che giungevano da lontano, i mercanti, i viaggiatori, non potevano non rimanere abbagliati da queste cerimonie.
Il complesso monumentale che coronava queste cerimonie andava acquistando una fisionomia inconfondibile nella disposizione della Basilica di San Marco, del Palazzo Ducale, della Piazzetta, del Bacino di San Marco, di San Giorgio.
Influsso dell’arte di Gerusalemme la si verifica quando la Chiesa di San Marco era già costruita nelle linee architettoniche fondamentali e più palese si fa sentire il desiderio di decorarla con marmi preziosi all’uso islamico della MOSCHEA DELLA ROCCIA, con lastre tagliate a metà ed aperte a libro, in modo che le venature convergessero dai lati esterni verso l’interno.
Nella forma esterna della CUPOLA, che non è quella bizantina, ma quella d’origine islamica,, che avra maggior sviluppo nei paesi slavi.
Gli influssi occidentali quelli romanici e gotici sono già innumerevoli nella struttura.
La pianta e la realizzazione spaziale sono dovute ad un architetto greco, la superficie e l’alzato sono di esecuzione romanica ad opera di un corpo di artisti italiani.
Il principio su cui si basa la PIANTA è una combinazione della basilicale con quella centrale.
SFARZO ORIENTALE
- Ricchezza della decorazione che dilata lo spazio
- XII secolo si sono innalzate le cupole, che hanno seguito il modello della Moschea di Gerusalemme
- Predilezione di Venezia per la Chiesa dei SS Apostoli di Costantinopoli ha una ragione palese in quanto racchiude la tomba di un apostolo a cui aggiunge il fasto, la sensibilità cromatica e la ricchezza degli oggetti
- 1094 la chiesa si presentava in mattone cotto, con cinque grandi archi nella parte inferiore e cinque in quella superiore nella facciata verso la Piazza. Alcuni capitelli e colonne fanno parte del primitivo impianto dell’edificio, si è già visto quanti elementi decoratici appartenessero alle due chiese primitive.
- L’aspetto esterno in mattoni poteva far pensare alle chiese romaniche coeve di San Marco, come S. Ambrogio di Milano o il duomo di Caorle ma il materiale era spesso raccolto in fretta da altri edifici in demolizione e per San Marco si pensa siano stati utilizzate MATTONI e PIETRE dal convento di S, ILARIO e, oppure dagli edifici di TORCELLO e JESOLO
- Anche le antiche decorazioni marmoree appartenevano in gran parte alla vecchia iconostasi fatta costruire dal doge Contarini nell’XI e poi abbattuta nel XIV per costruire quella attuale.
- Funzione della basilica nello Stato veneziano: cappella ducale, chiesa del doge, intimamente legata a Palazzo Ducale, sede delle supreme magistrature della Repubblica
- Significato religioso e politico della chiesa: il doge aveva piena giurisdizione sulla chiesa ed era sua facoltà nominare il PRIMICERIO, primo sacerdote della chiesa, con autorità simile a quella di un vescovo e che per legge doveva essere della nobiltà veneziana, di età superiore ai 25 anni, provveduto da gran parte del governo di un buon reddito al livello della sua posizione giuridica. Il primicerio aveva diritto per concessioni di vari papi di celebrare già nel XIII con la mitra, il pastorale, l’anello e il rocchetto vescovile, dare indulgenze, e infine consacrare i sacerdoti di San Marco.
Dopo il primicerio seguiva il VICARIO , poi nell’ordine vi erano 24 CANONICI e tutta una serie di addetti ai vari servizi. Come il MAESTRO DI CAPPELLA era il PRIMO MUSICISTA della città, così il PROTO era l’architetto principe che soprintendeva la Chiesa e il Palazzo Ducale. L’abitazione del primicerio nel 1580 venne stabilita nel Convento di S. Apollonia.
LA MUSICA A SAN MARCO
1586 GIOVANNI GABRIELI, succeduto allo zio Andrea Gabrieli, era organista a S, Marco
1613 CLAUDIO MONTEVERDI, Mantovano, viene al servizio della Serenissima come maestro di cappella, continuerà per 30 anni questo servizio
Le GRANDI PORTELLE dell’ORGANO di destra vengono dipinte da Gentile Bellini nel 1464
1489 viene inaugurato nella cantoria si sinistra un organo di grande pregio
1537 SANSOVINO costruisce la tribuna destra dei cantori, ornata nel parapetto da una serie di bassorilievi di bronzo, poco più tardi eseguirà quella di sinistra
Le TRIBUNE fanno pensare ai palchi di un teatro, serviranno oltre che ai musicisti, ad ambasciatori, nunzi pontifici, ospiti di riguardo, in quanto la chiesa non è mai disgiunta dalle funzioni ufficiali di stato.
La Cura della chiesa veniva affidata ad alcuni PROCURATORI responsabili della sua conservazione e del suo abbellimento, ai quali veniva data una carica molto ambita, dotata di privilegi speciali e mantenuta costantemente nei secoli. Essi agivano attraverso la consulenza del Governo. Chi presiedeva la chiesa era consapevole di dover rispondere del proprio operato al doge e al Senato, ama anche alla comunità dei cittadini, che partecipava all’attività degli artisti.
CHIESA E PALAZZO
Il Palazzo Ducale sorge accanto alla chiesa perché in esso doveva essere amministrata la giustizia
1577 incendio della sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale: si pensò provvisoriamente di tenere le sedute del Consiglio nella chiesa poi si optò per l’Arsenale.
San Marco è un unicum anche a Venezia dove come in tutta la costa dell’alto Adriatico le chiese a pianta centrale di questo tipo sono rare e anche queste poche sono di una mole considerevole, come S. FOSCA, S. GIACOMO.
SANTA SOFIA costituisce il primo termine di paragone, ma è la decorazione islamica che ci da indicazioni più certe
La chiesa nata BIZANTINA, diventa VENETA, specie all’esterno,, dove il modellato lievita verso l’alto tanto nelle cupole quanto nelle facciate.
CHIESA DI STATO
La storia del TESORO di S. MARCO si arricchì con il grande bottino della presa di Costantinopoli nel 1204
La PALA D’ORO con i suoi famosi 80 smalti che la decorano ed i 2500 gioielli sul blocco massiccio d’oro che la compone è frutto di un’ambizione di stato, formato da mercanti e arricchito sullo scambio della sua moneta d’oro, lo ZECCHINO.
Essa accoglie:
- le cerimonie della Repubblica: dalla proclamazione alla investitura del doge
- venivano benedetti dal doge i soldati che partivano per la guerra
- venivano esposte le bandiere strappate al nemico

LA BASILICA DI SAN MARCO
L’ARCHITETTURA
La pianta della Chiesa di San Marco:
- 5 distinte unità strutturali con pianta a croce greca, formate ciascuna da una cupola centrale, quattro bracci a volta, quattro angoli coperti Da cupoletta cieca
- le cinque piante si intersecano e si compenetrano avendo tra di loro in comune i quattro arconi attorno la cupola centrale con i quattro pilastri quadrupli che costituiscono i quattro punti nodali di tutto il sistema costruttivo e nello stesso tempo il luogo di incontro più complesso e più denso dei vari spazi
- le chiese che hanno ispirato quella di San Marco sono quelle dei Dodici Apostoli e S, Sofia di Costantinopoli, S. Giovanni Evangelista ad Efeso, e quella di S, Front di Perigeux.
- S, Sofia di Costantinopoli non ha ispirato la chiesa di San Marco dal punto di vista strutturale, bensì per quanto riguarda il sistema complesso e raffinato dell’illuminazione interna. L’architettura di S, Sofia è tutta concentrata attorno all’unica enorme cupola, sostenuta dai quattro pilastroni angolari. La concentrazione sui quattro pilasti non poteva essere ripetuta a Venezia dove il terreno è a bassa resistenza e dove perciò i carichi possono essere concentrati in pochi punti, ma distribuiti il più possibile su una larga superficie. La pianta cruciforme di San Marco ha un valore anche iconografico, è il ricordo di un sacello, di un mausoleo, di un martyrium, e perciò adatta ad ospitare come ad Efeso, il corpo di un grande Evangelista.
La situazione ambientale urbanistica dell’epoca della sua costruzione è molto importante per capire l’architettura della chiesa. Tre sono le principali modifiche avvenute attorno la chiesa:
1 l’ampliamento della Piazza
2 l’ampliamento della Piazzetta
3 l’innalzamento e lo sviluppo del Palazzo Ducale e degli altri edifici attorno alla chiesa e sulla Piazza,
AMPLIAMENTO DELLA PIAZZA
- XII secolo è stato ottenuto con l’interramento del rio Batario e l’incorporazione del brolo tra questo rio e quello che andava nel Bacino Orseolo.
- Le dimensioni della Piazza si sono raddoppiate in lunghezza, ora sono dim. 160, un tempo 60m.
XVI secolo è stato demolito l’Ospizio Orseolo che delimitava la Piazza sul lato sud in linea con il campanile, per costruire le Procuratie Nuove, la Piazza risulta così più larga di 15 m..
- XII secolo ampliamento della Piazzetta sotto il Doge ZIANI ha portato il Molo e l’acqua della laguna più lontano dalla chiesa, che in origine doveva specchiarsi in una specie di darsena o porto che si incuneava fino alla base del campanile.
- XV secolo avanzamento in altezza e sviluppo del Palazzo Ducale, il palazzo duecentesco si sviluppava sulla linea della Porta della Carta e non doveva essere più alto della Libreria attuale.
- Un analogo innalzamento deve essere avvenuto successivamente negli edifici attorno la Piazza, le Procuratie Vecchie e quelle Nuove. Queste sono edifici a tre piani mentre dovevano essere di due piani.
- Modifiche avvenute nell’organismo del Palazzo Ducale verso il rio di Palazzo fino alla Piazzetta dei Leoncini: Cortiletto dei Senatori, Appartamento Ducale, Sacrestia, Chiesa di San Teodoro, Palazzo dei Canonici, Salone dei Banchetti, e attuale Palazzo Patriarcale. Queste modifiche e innalzamenti hanno quasi soffocato la chiesa.
GLI INGRESSI DELLA CHIESA
- Non c’è una vera facciata principale, intesa come piano riconoscibile e delimitato. Le varie fronti sono un complesso di piani e di volumi. Il corpo della chiesa avanza negli spazi della Piazza, Piazzetta e Piazzetta dei Leoncini, anzi determina e condiziona questi spazi.
- Gli ingressi non risultavano all’inizio in maniera simmetrica, esiste una molteplicità di ingressi insolita, con una distribuzione asimmetrica rispetto all’asse della chiesa.
- 1504-1521 COSTRUZIONBE DELLA CAPPELLA ZEN è stato occluso l’ingresso all’atrio direttamente dalla Piazzetta: questa occlusione altera la comprensione dell’architettura dell’atrio e di riflesso di tutta la chiesa L’ingresso della Piazzetta era uno dei più importanti, se non il più importante: era l’ingresso dall’acqua che per tradizione a Venezia è quello più importante. Per necessità liturgiche l’asse della chiesa risulta orientato EST-OVEST, ma l’arrivo dall’acqua è a sud, per cui il fronte verso il molo diventa la fronte più importante e più decorata.
- L’attuale cappella Zen non è coperta a cupola, ma da volta a botte, e di fronte all’antico ingresso vi è una porta sistemata al centro di una esedra, quasi un’abside, con nicchie radiali e soprastante catino. Era questo un protiro più profondo di quelli verso la piazza. La porta sul fondo di questo portico immette nell’atrio.
- I due percorsi principali di ingresso all’atrio dovevano essere quello della Piazzetta, attuale Cappella Zen, e quello dalla Piazza attraverso la porta di San Alipio. Le altre porte erano si porte importanti, ma per entrare alla spicciolata, così come la porta dei Fiori, sul lato nord, che però doveva essere stata ricavata in un periodo successivo alla costruzione dell’atrio.
- Gli ingressi della Piazzetta e della Porta di S. Alipio dovevano essere destinati principalmente alle PROCESSIONI, solo a queste due corrisponde all’interno tutto il lungo spazio di un intero braccio dell’atrio
- Un ingresso più riservato era quello interno dal Palazzo ducale. Esso è collocato a piano terra all’inizio del portico dell’ala dei Pregadi, di fianco della scala dei Giganti. Questo ingresso immette direttamente nel presbiterio nella navatella laterale destra, attuale cappella di San Clemente.
- Nel cortile di Palazzo Ducale in linea con la porta del Frumento resiste tuttora il tracciato di una corsia affiancata dai fori per i montanti di un lungo baldacchino o padiglione, come in campo S. Rocco .I l prolungamento di questo tracciato passa ai piedi della Scala dei Giganti, sfiora l’Arco Foscari e conduce ai piedi dei gradini rotondi della porta della chiesa. Rituale che accomunava il Palazzo alla chiesa
- Un altro ingresso si trova al centro dell’arco Foscari in corrispondenza dell’arco sotto l’orologio del cortile ed è tagliato sul muro tra il Tesoro e gli altri piccoli ambienti ad est. Questo ingresso è in asse con il transetto, sotto il rosone, di fronte alla Cappella di S. Isidoro.
- Tutti i percorsi esterni in relazione ai vari ingressi con un andamento a spirale sono accompagnati da elementi spaziali altrimenti poco comprensibili : le due colonne, che accompagnano il percorso dal Ponte della Paglia alla Piazzetta, l’edicola sporgente dall’angolo sud della chiesa verso il Molo, che accompagna il percorso verso l’ingresso d’acqua e verso l’atrio, i due pilastri Acritani, allineati con lo spigolo dell’antica torre del Tesoro, che indicano un percorso da o per la Porta della Carta, i tre pili portastendardi sulla piazza davanti alla chiesa, che definiscono altrimenti uno spazio troppo grande fino al fondo della Piazza e che suggeriscono un percorso tangenziale alla facciata.
L’ASPETTO ORIGINARIO DELLA CHIESA
- costruita in mattoni, nello stesso materiale della pavimentazione esterna
- il Palazzo Ducale aveva verso la Piazzetta due torri, una vicina l’attuale Porta della Carta l’altra verso la laguna all’angolo del cortile interno. Dalla parte opposta esisteva la torre dell’attuale campanile e si deve pensare un’altra torre verso la laguna a difesa dell’ingresso della città.
- Tutte le torri. Tutte le costruzioni a mattoni dovevano costruire un ambiente urbanistico variato e nello stesso tempo un cortile che doveva servire all’ingresso alla chiesa.
IL NARTECE
L’ambiente del NARTECE è la pausa calcolata che separa lo spazio troppo aperto della Piazza dal vano della chiesa.
Entrati nell’atrio il piano del pavimento è al livello della Piazza, mentre quello della chiesa è sopraelevato di alcuni gradini, cosi che il percorso degli ingressi risulta in salita, richiamando l’attenzione verso le superfici curve degli arconi e delle cupole. La parte più complessa ed arcana di tutta l’architettura di S. Marco è l’ATRIO con gli ambienti perimetrali. Essi costituiscono come un filtro, una preparazione spaziale, posto a velare e a rendere misterioso il corpo centrale dell’edificio. Questo modo di concepire lo SPAZIO non è più romano bensì orientale.
L’INTERNO DI SAN MARCO
- presenza della CRIPTA
- rialzo del presbiterio
- iconostasi gotica ha accentuato la separazione del presbiterio con gli altri tre bracci
- caratteristica romanica: presenza della cripta e del presbiterio, del rosone sul lato sud e del lunettone verso la Piazza
- la continuità del livello del pavimento in tutti i bracci è caratteristica bizantina che manca nella chiesa dove possiamo notare una numerosa varietà di livelli nei pavimenti.
- 3 LIVELLI PRINCIPALI sono l’ATRIO, NAVATA e PRESBITERIO, sono a livello progressivamente più alto
- il PIANO della CRIPTA che si intuisce sotto il presbiterio
- i MATRONEI formano il piano più elevato all’interno della chiesa, destinati ai fedeli, formano uno sdoppiamento in altezza di tutte le zone laterali.
- Gli AMBONI, il TRONO del DOGE, le LOGGE che prospettano verso il presbiterio costituiscono due spazi a livello intermedio, che pur ridotti nelle dimensioni hanno una importanza scenografica.
- La LOGGIA sopra l’atrio presenta livelli non costanti, avendo un rialzo sopra la Cappella Zen e un altro ne aveva un tempo sotto l’arco del Paradiso.
- Le LOGGE e le TERRAZZE esterne sono un ulteriore livello percorribile, in comunicazione con la loggia interna.
IL PRESBITERIO
- Separazione tra il presbiterio e il resto della chiesa è comprensibile pensando alla funzione della chiesa e al carattere delle cerimonie che vi si svolgevano
- Presbiterio, specie di recinto riservato a pochi eletti, dove avvenivano i fatti essenziali del cerimoniale religioso e politico. Questo spazio e queste cerimonie potevano essere appena intraviste dal resto della chiesa attraverso il diaframma dell’iconostasi: INCORONAZIONE DEL DOGE . Solo alla fine la presentazione delle supreme autorità nell’ambone posto ancor più in alto del piano del presbiterio doveva costituire il colpo di scena finale, per strappare l’applauso.
- L’iconostasi e la separazione fra la zona presbiteriale e il resto della chiesa diventa quasi artificio bizantino legato a quella concezione della sacralità dello Stato e come tale accettabile in San Marco.
- La cripta non è visibile direttamente dalla navata centrale, ma raggiungibile attraverso scalette e percorsi celati, diventa quel luogo raccolto, misterioso e sfuggente .
Tutta l’architettura di SAN MARCO e con essa la sua decorazione concorre a determinare questo stato d’animo teso ad una complessa ricerca, ad un’ansia di scoperta mai appagata.
BASILICA DI SAN MARCO: LA DECORAZIONE
- Fine XI secolo alla metà del XIV secolo sono i mosaici più antichi della basilica
- 1 la prima decorazione risale al doge Domenico Selvo (1071-1084) e continua con diversi influssi fino agli inizi del 1400, quando si può dire conclusa la tradizione locale del mosaico e vengono chiamati degli artisti toscani, che inizieranno una nuova tecnica.
- Entro lo SCHEMA BIZANTINO si accentuano gli apporti del mondo occidentale con cui Venezia aveva continui contati.
- I mosaici di S. Marco non sono però insensibili alla genesi e allo sviluppo della pittura romanico gotica in Italia.
- La PITTURA ad AFFRESCO era molto diffusa a Venezia dalle pareti delle chiese alle facciate dei palazzi, formava un rivestimento cromatico della città.
- L’uso che i Veneziani fecero del COLORE venne ripreso dalla tradizione bizantina legato al movente spirituale e contemplativo. Il parallelo più immediato avviene con le moschee più antiche che addensano un’atmosfera di mistero, a ciò si aggiunge l’eleganza dell’arabesco, non molto lontana dalla predilezione bizantina per l’immagine ai limiti dell’astrazione delle più splendide icone.
- Punto di distacco del MOSAICO VENEZIANO dal MOSAICO BIZANTINO
La TECNICA dell’AFFRESCO precedeva il mosaico nella esecuzione delle varie raffigurazioni ed era il mezzo più immediato per la stesura dell’abbozzo: sull’intonaco fresco veniva stesa l’orditura della raffigurazione, che poi veniva fissata nel colore rilucente delle tessere che si componevano a mosaico.
1963 Restauri del BATTISTERO: Madonna orante del XIII secolo, costituisce una testimonianza sulla tecnica ad affresco usata prima di iniziare l’opera musiva. I marmi fatti apporre per rivestimento della Cappella del doge Andrea Dandolo (1343-1354) avevano ricoperto e lasciati intatti gli affreschi con cui si era iniziata la decorazione interna.
I MOSAICI: UNA BIBBIA APERTA
- Superficie di 4000 metri quadrati
- I fatti dell’Antico e del Nuovo Testamento
- ATRIO sono raccolti gli episodi dell’ANTICO TESTAMENTO: dalla CREAZIONE del MONDO, al DILUVIO UNIVERSALE, alla CADUTA della MANNA nel DESERTO che preannunciavano la venuta dell’EUCARESTIA.
- INTERNO sono disposti cronologicamente quelli del NUOVO TESTAMENTO:
1 Cupola sopra l’altare maggiore in cui appare l’EMANUELE predetto dai Profeti
2 Cupola centrale in cui dopo gli EPISODI della VITA terrena di GESU viene celebrata l’ASCENSIONE di CRISTO in CIELO
3 Nella stessa navata la DISCESA dello SPIRITO SANTO nella cupola della PENTECOSTE
4 Nell’arcone del PARADISO sopra la porta d’ingresso il TRIONFO della CHIESA
5 Nelle cupole laterali e nelle zone adiacenti sono celebrati alcuni SANTI venerati particolarmente a Venezia.
6 Episodi della VITA di S. Marco e il suo trasporto a Venezia si trovano tanto nella facciata quanto all’interno della chiesa lungo il transetto.
- Divisione dei mosaici antichi della basilica in correnti:
1 mosaici di stile più legato agli SCHEMI BIZANTINI ( in cui si palesano legami con i mosaicisti che lavorarono nei primi mosaici di TORCELLO, nella basilica Ursiana di RAVENNA, e della corrente MONASTICA MACEDONE)
2 mosaici VENETO – BIZANTINI come evidenti caratteri locali che si innestano a quelli bizantini ( XII- XIII secolo)
3 mosaici con più accentato influsso ROMANICO (XIII secolo)
4 mosaici della metà del Trecento con caratteri GOTICI accostabili ad una ultima evoluzione dell’arte bizantina (Battistero e cappella di S. Isidoro) da cui si inizia la PITTURA su TAVOLA fondo oro di PAOLO VENEZIANO e dei maggiori pittori del 1300
5 mosaici con evidenti INFLUSSI TOSCANI del primo Quattrocento (con attribuzioni anche a PAOLO UCCELLO)
6 mosaici della cappella dei MASCOLI, eseguiti alla metà del 1400
7 mosaici eseguiti dal 1500 al 1700 a sostituzione di parti distrutte con cartoni di pittori talvolta cewlebri come LOTTO, TINTORETTO, VERONESE fino a SEBASTIANO RICCI, ma di minore interesse artistico.
INFLUENZA BIZANTINA
- mosaici più vicini all’ICONOGRAFIA BIZANTINA sono
1 le numerose figure di santi poste nei sottarchi
2 la Vergine e gli Apostoli entro le nicchie presso la porta centrale dell’atrio
3 Cristo in trono tra la Madonna e S. Marco sopra la porta all’ingresso all’interno
4 nella cupola della Pentecoste lo Spirito Santo scende sugli Apostoli che hanno ai loro piedi i popoli ai quali porteranno la parola del Vangelo: in queste figure fa spicco la grandiosità della linea compositiva che chiude le forme in un blocco cromatico nella vasta campitura d’oro
5 nella cupola dell’Ascensione la libertà dello schema bizantino è ancora più accentuato
7 la Crocefissione, il bacio di Giuda, la Discesa al limbo, l’incredulità di S. Tommaso negli arcono vicino alla cupola dell’Ascensione
- mosaici che appartengono ad un altro periodo
1 episodi della Vita di Cristo nel braccio sud
- Tentazioni di Cristo
- Entrata in Gerusalemme
- Lavanda dei piedi
- Ultima Cena
-
2 Ritrovamento delle reliquie di S, Marco nel bracco sud
3 Preghiera nell’Orto, sintesi tra la tradizione veneta e quella bizantina
4 mosaici dell’ATRIO si avvicinano di più alla tradizione romanica, l’ispirazione da miniatura
5 i mosaici del Battistero e della Cappella di S. Isidoro: importanti per il loro avvicinarsi alla pittura su tavola della metà del 1300 ed in particolare all’opera di Paolo Veneziano , poco dopo che a Padova era apparsa la fondamentale lezione di GIOTTO nella Cappella degli Scrovegni. Venezia ci tiene alle origini bizantine ed il GOTICISMO dell’epoca si piega alle esigenze del mosaico specie nel FESTINO di ERODE e la DANZA di SALOME.
PAVIMENTO, MARMI COLONNE
- XII secolo PAVIMENTO della basilica ad intarsio con figurazioni geometriche entro grandi riquadri. Nell’Adriatico esisteva una antica tradizione classica di decorazione di pavimenti, ad AQUILEIA, tradizione trasformatasi con gli apporti esarcali di RAVENNA in uno stile che è ben individuabile a GRADO, PARENZO, nella abbazia di POMPOSA , nella chiesa di S. MARIA E DONATO e infine a San Marco. Quello di S. Marco è ricoperto di vari colori, composti con elementi variamente tagliati e connessi secondo un disegno geometrico, OPUS VERMICULATUM, assieme ad altre composizioni con tessere tutte eguali, proprie dell’O PUS SECTILE. Le due tecniche si integrano a vicenda in motivi geometrici a riquadri entro cornici sullo stile preromanico.
- MARMI si trovano tra il livello del pavimento e quello dei mosaici. Provengono in gran parte dall’Oriente e spesso riadattati da antichi monumenti con incastonature
- COLONNE sono oltre 400 hanno più funzione decorativa che statica con un significato chiaroscurale ben definito
- CAPITELLI costituiscono la decorazione plastica della basilica e si ispirano a modelli classici, il corinzio, sono resi più preziosi dalla eleganza bizantina Essi costituiscono un capitolo a se nella scultura di S. Marco, ma sono proprio quelli modellati sul rilievo bizantino, che indicano la predilezione dei veneti verso l’ornamentazione di tipo orientale. Il capitello bizantino si fonderà automaticamente con i capitelli gotici
LE SCULTURE
Le più importanti correnti di scultura a S. Marco
1 SCULTURE GRECO-ROMANE provenienti da altri edifici classici e portate a Venezia per decorare la Basilica : i quattro cavalli della facciata sono l’esempio più importante
2 SCULTURE di PRODUZIONE LOCALE e della ZONA ADRIATICA dal V al XII secolo con influssi paleocristiani, franco-longobardi e bizantini: motivi vegetali stilizzati a bassorilievo, spesso ispirati ad un tema, come ad esempio il tralcio di vite, che determina la variazione di un tema principale. Tra i bassorilievi: i plutei di origine Ravennate e sistemati nei matronei, dal V, VI, VII secolo e le 4 colonne del ciborio dell’altare maggiore (vedi chiostro di S. APOLONNIA dove è stata sistemata una parte di questa scultura decorativa)
3 SCULTURE DI ISPIRAZIONE ROMANICO BIZANTINA eseguite nel 1200 , la Vergine orante, 6 bassorilievi tra gli archi della facciata verso S. Marco, ( Ercolem e il cinghiale, S. Demetrio, Ercole e l’ Idra, S. Giorgio, Madonna, Angelo Gabriele), Cristo e gli Evangelisti verso la Piazzetta dei Leoncini verso la Porta dei Fiori.
4 SCULTURE ROMANICHE con influsso di BENEDETTO ANTELAMI: decorazione di tre arconi del grande portale sulla Piazza. Il ciclo romanico più importante è quello che rappresenta i mesi dell’anno, le virtù, le beatitudini, i mestieri veneziani degli artigiani della città uniti in corporazioni
5 SCULTURE GOTICO BIZANTINE DEL 1300 in cui sono evidenti gli influssi della scultura bizantina dell’epoca degli imperatori paleologi e della scultura gotica della valle Padana: Madonna dello Schioppo presso la porta di S. Pietro e la Madonna della Cappella Zen, S. Giorgio nel Battistero
6 SCULTURE GOTICHE: la Vergine, S, Giovanni Evangelista, i 12 Apostoli firmate e datate 1394 da JACOBELLO E PIER PAOLO DELLE MASEGNE. MONUMENTO FUNEBRE AD Andrea Dandolo, altare e tomba di S. Isidoro. Decorazione tardo-gotica nel coronamento superiore esterno della basilica; opera di BARTOLOMEO BON nella Cappella dei Mascoli.
7 SCULTURE RINASCIMENTALI: le opere di JACOPO della QUERCIA, NICOLO E PIETRO LAMBERTI nel coronamento superiore esterno, due altari a fianco dell’iconostasi, altare della Madonna nella Cappella Zen di ANTONIO LOMBARDO. OPERE di JACOPO SANSOVINO: 8 rilievi in bronzo con episodi della vita di San Marco nelle tribune del presbiterio, le 4 statue degli Evangelisti presso il ciborio dell’altar maggiore, portella del tabernacolo dietro l’altar maggiore, porta in bronzo della Sacrestia. Nessuna scultura di rilievo fu eseguita dopo il Sansovino. Il Sansovino, come PROTO della basilica, curò i rafforzamenti statici delle cupole.
CARATTERISTICHE DELLA SCULTURA VENEZIANA
La scultura veneziana che trae origine da una complessa formazione conserva alcune caratteristiche sue proprie sino al Rinascimento con la venuta a S. Marco nel 1300 di JACOBELLO e PIER PAOLO delle MASEGNE e soltanto da questa epoca può considerarsi concluso il secolare legame artistico anche nell’arte plastica con BISANZIO.
Vi sono due momenti fondamentali nella scultura di S. Marco che si accentrano attorno alla figura del MAESTRO dei MESTIERI allievo dell’ANTELAMI ai primi del 1200 e a quello di JACOBELLO E PIER PAOLO delle MASEGNE alla fine del 1300. Venezia elabora le proprie decorazioni secondo uno stile unico secondo una predilezione mentale legata all’ISLAM che a quella degli occidentali, in essa agisce la forza della fantasia con qualcosa di misterioso .
LA QUADRIGA
- Fa parte del bottino di guerra della IV Crociata come la Madonna Nicopeia
- Stavano sopra l’ingresso dell’Ippodromo di Costantinopoli.
- Costantino li aveva presi a sua volta da un altro centro dell’impero all’inizio del IV secolo
- PROVENIENZA: 1 DA Corinto siano state portate a Roma per ornare l’arco di trionfo di Nerone prima e poi quello di Traiano 2 provenienti forse dall’isola di Chio, quale opera dello scultore Lisippo
3 altri la definiscono del tardo impero
VENEZIA NEL MEDITERRANEO
XI- XII secolo: realtà storica
1 - SACRO ROMANO IMPERO al centro dell’Europa ereditato dopo Carlo Magno e i carolingi, dalle dinastie di imperatori della casa di SASSONIA (936-1024), poi da quelli di FRANCONIA (1024-1125), ed infine da quelli di SVEVIA , questa dinastia conserva il potere sino al 1273 con l’arrivo degli ASBURGO.
2 – IMPERO BIZANTINO in Oriente che ebbe due dinastie, quella MACESONE (867-1081), e quella dei COMNENI (1081-1185), scomparsa quest’ultima alla vigilia della IV Crociata.
3- ALTRE POTENZE i cui interessi gravitavano attorno la rotta che portava a COSTANTINOPOLI: la potenza degli ARABI nel IX secolo diviene sempre più minacciosa conquistando alcune regioni essenziali dell’Africa mediterranea e dell’Asia Minore. Gli Arabi volgono poi le loro conquiste verso le tre penisole che si inseriscono nel Mediterraneo: la SPAGNA, l’ITALIA, e la PENISOLA BALCANICA.
Tutte e tre queste potenze sono animate da una forza religiosa che dà un carattere alla loro civiltà e una saldezza di ideali che oltrepassano quelli politici. Sono le idee religiose che animano le strutture, gli ordinamenti e le finalità di azione di questi popoli. Nonostante le rivalità l’impero tedesco e quello bizantino conservano un comune ideale sul quale imperniano alcune posizioni di principio:
- hanno la coscienza di essere gli eredi legittimi dell’impero romano, i continuatori dell’Impero d’Occidente e d’Oriente, divenuto cristiano e quindi sacro.
- Con ciò si profila chiaramente la loro posizione antitetica nei confronti della potenza araba, che si propaga rapidamente
- Dopo la morte di MAOMETTO nel 632 gli Arabi dominano l’Iraq, la Mesopotamia, la Persia Occidentale, la Siria, la Palestina, l’Egitto, la Mnarmarica, la Cirenaica, una parte della Tripolitania
- IX secolo quando i Veneziani si presenta sulle vie del mare il problema degli Arabi o meglio dei SARACENI, come allora si chiamavano la sfiora appena. Solo attorno al 1000 si hanno i primi contatti diretti quando il predominio saraceno s’era sviluppato sulle coste dell’Asia, e dell’Africa, sulla Spagna, sulla Sicilia, in parte in Calabria ed in Puglia.
- La LINEA POLITICA di fondo di VENEZIA si orientava verso BISANZIO, ciò non toglie che essa non seguisse gli sviluppi politici del Sacro Romano Impero del centro Europa, di cui l’Italia faceva parte e riuscisse a stabilire tutta una serie di rapporti politici e diplomatici con gli imperatori di Germania.
LE REPUBBLICHE MARINARE

SITUAZIONE POLITICA ITALIANA:
- Rivalità con le altre repubbliche marinare: Genova, Pisa ed Amalfi furono le dirette antagoniste di Venezia nello sviluppo mercantile,
- Sviluppo della politica di Venezia nei vari porti dell’Adriatico
1 – AMALFI conservò per secoli un governo ducale indipendente su un territorio della fascia costiera tra il principato di Salerno e il ducato di Napoli, Amalfi aveva preceduto Venezia nei mercati d’Oriente e in primo luogo con i saraceni, con i quali ebbe aspre lotte. La rivalità tra le due repubbliche non fu molto rilevante negli scambi commerciali nei porti dell’Africa settentrionale, quali Tunisi, Tripoli ed Alessandria, quanto invece con quelli dell’Asia Minore dove Amalfi possedeva il suo quartiere generale vicino a quello dei Veneziani. La piccola Repubblica ha anche il vanto di aver codificato la tabula amalfitana, leggi marittime. La sua potenza va declinando nel XIII secolo, non solo per i contrasti tra l’impero ed il papato, ma anche per la rivalità con Pisa.
2 - PISA vanta una tradizione non comune per le lotte contro i saraceni che avevano più volte tentato di devastare alcune città litorali della Toscana. I pisani sono spesso alleati in queste lotte con i genovesi uniti da comuni interessi nei traffici con la Sardegna, la Corsica, e numerosi porti della Spagna, di Tunisia, di Egitto. Le rivalità con i Veneziani si accendono a motivo degli interessi politici e commerciali nei porti del Medio Oriente e di Costantinopoli. Pisa non ha timore nella seconda metà del XII secolo di portare il suo aiuto ai nemici di Venezia, nello stesso Adriatico, Ragusa e Zara, città orgogliose della loro indipendenza, che concludono con Pisa alcuni trattati vantaggiosi. Le vicende del comune ghibellino di Pisa porteranno la città toscana ad un lento decadimento, mentre Genova e Venezia predomineranno più a lungo, tanto da diventare due arbitre nell’Adriatico e nel Tirreno
3 – VENEZIA XI secolo: gli interessi sull’Adriatico erano tanto pressanti per cui la città dovette impegnarsi nello sblocco di una situazione che dopo gli Orseolo, aveva assunto aspetti minacciosi. Questo problema tiene Venezia lontana dalla PRIMA CROCIATA che aprirà le conseguenze più immediate un respiro europeo di grande portata alle Repubbliche marinare che vi parteciparono attivamente. Venezia accorre sulla zona dei possedimenti crociati quando l’intuito diplomatico la rende avvertita che essa non poteva mancare. L’ADRIATICO era la strada immediata e necessaria per Venezia senza la quale non avevano senso le altre conquiste d’oltremare. Esso si estende per 430 miglia marine tra due coste di differente natura: quella OCCIDENTALE è bassa e unita con un declivio dolce verso il mare, quella ORIENTALE, è frastagliata, tra le rocce delle montagne addossate alla sponda, ricca di porti naturali e di isole che si estendono in lunghezza spesso parallele alla costa. La parte sud della costa, quella albanese è pure bassa, con pochi porti naturali ed è simile a quella italiana. Questo mare ebbe prima delle grandi scoperte geografiche un’importanza fondamentale quale via marittima tra l’Europa centrale e i paesi del sud-est del Mediterraneo.
SVILUPPO MERCANTILE DI VENEZIA NELL’ADRIATICO
- distanza tra le due coste un centinaio di miglia
- il traffico iniziale veniva svolto tra il litorale e le isole della laguna con piccole barche: da questo traffico ha origine la prima rete di collegamento con Comacchio e con Ferrara, con Grado e Aquileia, con il retroterra attraverso i fiumi.
- Il commercio per le materie prime si svolse in un’area più vasta con Ancona e le Puglie
- Dalle Puglie Venezia importava derrate alimentari, come grano vino, olio, che poi venivano dirottate verso la pianura padana
- Monopolio del sale con una speciale magistratura: sin dal XI secolo il SALE si era rivelato una fonte di ricchezza per la città. All’inizio le saline erano proprietà di grandi abbazie
- Dalla sponda dalmata importava altri prodotti ed in particolare la famosa pietra d’Istria che era necessaria per la costruzione di basamenti di palazzi e legname di ogni altro tipo per la costruzione delle navi.
- Il legname veniva trasportato da Treviso e dal Cadore
LA POLITICA DI VENEZIA NELL’XI SECOLO
- Spedizione nel 1000 di Pietro Orseolo II che sosta nei principali porti di Istria e Dalmazia, fu di estrema importanza per gli sviluppi politici ed economici di Venezia.
- Altri pericoli si presentarono in seguito sulle rive dell’Adriatico, le mire del re d’Ungheria sulla costa dalmata, le incursioni dei saraceni sui porti della Puglia e infine la minaccia dei Normanni stabilitisi in Sicilia, Calabria e Puglia.
- Il PROBLEMA ADRIATICO aveva subito indirizzato la politica della Repubblica ad un eccezionale fervore di attività marinare
- Il doge DOMENICO CONTARINI (1043-1071) aveva cercato di non esporsi ai pericoli di contrasti d’ordine politico nella Dalmazia e nei rapporti con l’impero d’Europa centrale, per rafforzare l’amicizia con Bisanzio. Con lui si deve segnare la ripresa edilizia della città e si è visto quale mole di lavoro sia stato compiuto per la basilica di San Marco sotto il suo dogado. Anche le altre chiese di S. Fosca, Torcello, S. Maria e Donato, Caorle, Cittanova, S, Ilario sono frutto si un sentimento religioso intenso ed operante che esprime la sintesi in grandi opere di architettura. Il doge aveva progettato nel suo programma di politica interna una soluzione delle due sedi patriarcali, cercando di rafforzare la posizione di Grado, ma la sua azione non impediva più tardi che l’attrito si estendesse in sede più larga, con lo stesso papa Gregorio VII che ambiva di avere dalla sua parte una città come Venezia.
- Domenico Contarini ha legato il suo nome alla chiesa di San Nicolò di Lido.
- DOMENICO SELVO (1071-1084) con questo doge Venezia fu tutta dalla parte bizantina quando si trovò impegnato contro il re normanno Roberto il Guiscardo, appoggiato dal papa, che voleva togliere alla Serenissima le città vassalle della Dalmazia. La campagna del 1081 si concluse con la capitolazione di Durazzo, Venezia viviva legata più fortemente a Bisanzio con la CRISOBOLLA del 1082 che dava numerosi vantaggi ai Veneziani.
- VITALE FALIER (1084-1095) riuscì a raccogliere un risultato inatteso dalla situazione a favore dei veneziani, che si rendevano forti del trattato del 1082, in base al quale avevano ottenuto uno stabile quartiere tra i vari scali del Corno d’Oro a Costantinopoli ed una zona ben delimitata della città.
- I due PATRIARCATI : il dissenso venne allargato a dismisura per principi di giurisdizione ecclesiastica sui territori e sui beni dei due patriarcati, La tensione si era fatta più sensibile quando durante il pontificato di Gregorio VII e la famosa lotta che egli ebbe contro ENRICO IV. Venezia aveva voluto apertamente apparire neutrale alla questione con un notevole disappunto da parte della curia romana. L’ingerenza tra il potere d’ordine temporale e quello religioso all’epoca delle lotte per le INVESTITURE si erano fatte sempre più intricate. Lo scontro tra Enrico IV e Gregorio VII nel 1077 non è che l’espressione più nota di un problema che investe anche la vita politica e religiosa di Venezia. Venezia sottolinea sempre il suo legame con Grado ed è sempre sospettosa nei confronti della curia romana.
VENEZIA E LE CROCIATE
XI e XII secolo :le crociate. Genova si avvale per prima delle Crociate, i popoli franco-latini chiesero il suo appoggio in un viaggio di eccezionale portata in quei tempi per la lontananza e il numero transmigratori che si impegnano a passare da un continente all’altro. Venezia entrerà in aiuto dei Crociati più tardi ,solo quando ne prevede le conseguenze e valuta con realismo gli effetti sul piano politico ed economico, vedi le diverse accuse di fredda speculazione che le vengono rivolte. L’apertura verso il Mediterraneo diveniva sempre più urgente di fronte alla necessità di espansione europea, la formazione di nuovi stati, la coscienza di una nuova civiltà cristiana che tendeva a dilatarsi. La forza della Chiesa aveva acquistato un ruolo sempre più profondo.
La tensione spirituale e politica tra Gregorio VII e Venezia a causa dell’amicizia di Venezia con Enrico IV veniva sopraffatta da nuovi avvenimenti quali quelle delle Crociate. Il grande teatro delle operazioni aveva visto una reazione degli Stati europei all’espansione araba sempre più minacciosa in terre cristiane: le guerre tra cristiani e musulmani per la liberazione del Santo Sepolcro erano già in parte concluse quando Venezia e Pisa si presentano con le loro flotte in Siria.
La Repubblica di Venezia era nata figlia di Bisanzio, sull’esempio diretto di Bisanzio Venezia è più portata alla lunga trattativa diplomatica, articolata nel tempo verso una costante direzione, con continue soluzioni offerte volta per volta dal corso degli avvenimenti, secondo alcuni inderogabili principi di interesse.
Ma un’altra potenza islamica cercava di sopraffare gli Arabi nei loro territori e tentava da sud con lo stesso movimento, la conquista dell’Occidente: I TURCHI SELGIUCIDI , che alla fine dell’XI secolo s’erano impadroniti della Siria e della Palestina.

GLI STATI LATINI
- 1099 conclusione della prima Crociata, viene conquistata Gerusalemme sotto il comando di GOFFREDO DI BUGLIONE . Dalla base di Jaffa tra veneziani e crociati vennero stabiliti dei patti per la definitiva conquista di alcuni porti tra cui fu scelto quello di Haifa. Altre trattative analoghe erano intercorse con i Genovesi ed i Pisani. Si riuscì a conquistare Haifa solo dopo aspri assedi dividendo in seguito un ricco bottino. La flotta veneziana poteva ritornare in patria dopo aver concluso degli accordi commerciali con Gerusalemme. Venezia si preoccupava di Costantinopoli, della base commerciale divenuta in questa epoca un punto di appoggio redditizio per i Crociati che provenivano dal centro Europa.
- la quarta crociata del 1202 fu tutta a favore di Venezia dopo il fallimento della seconda e quello ancor più grave della terza indetta in seguito alla conquista di Gerusalemme per opera di SALADINO nel 1187
TENSIONE CON BISANZIO
Avvenimenti che sostituirono le premesse alla quarta Crociata:
- l’espansione veneziana nell’Adriatico rispetto alle ostilità con il Regno di Ungheria e Bisanzio che portano alla fine alla rivendicazione di Venezia contro Costasntinopoli nel 1202
- le prime guerre nel retroterra padano e i rapporti con il Barbarossa
- la riconciliazione del Barbarossa con Alessandro III a Venezia.
- il punto più delicato della politica veneziana nel XII secolo sulla zona dell’Adriatico è la città di ZARA che fu conquistata dal ree Colomano d’Ungheria nei primi del secolo, poi ripresa dal doge ORDELAFFO FALIER, che morì in una congiura subito dopo aver conquistato la città. Zara fu nuovamente occupata dagli Ungheresi, mentre Domenico Michiel era accorso in difesa agli stati cristiani in Siria. Egli rimane famoso per la liberazione di JAFFA e di Tiro.
- Venezia doveva non soltanto sedare dei locali focolai di ostilità nell’Adriatico, ma doveva affrontare un po’ alla volta un conflitto con l’impero bizantino, che voleva imporre le sue ambizioni di dominio nelle acque di questo mare. Solo salvaguardando questa zona vitale poteva Venezia mantenere senza timori la sua espansione: le isole dell’Egeo, il porto di Corinto, Costantinopoli sul Bosforo, S. Giovanni d’Acri in Siria, Alessandria d’Egitto, che si apriva ai traffici dell’Africa settentrionale.
- Tra le città della costa italiana nell’Adriatico la città più temuta fu ANCONA, specie per gli accordi che aveva stipulato con Pisa.
L’INCONTRO DEL PAPA CON IL BARBAROSSA
- Il Barbarossa voleva riunire il potere universale dell’impero contro l’indipendenza proclamata dai Comuni.
- Il Papa Alessandro III si era schierato a favore dei Comuni.
- 1174 l’imperatore era tornato in Germania per preparare la lotta più decisiva contro i Comuni, l’arcivescovo di Magonza per spianare la strada al Barbarossa pose l’assedio ad Ancona.
- Venezia partecipò accanto ai tedeschi alle lunghe e dure operazioni di assedio, bloccando il porto di Ancona
- Ancona seppe resistere e all’arrivo del Barbarossa la città fu riconfermata nella sua autonomia
- 1177 la pace fu stabilita a Venezia con la mediazione del doge Sebastiano Ziani.
- Il doge fu un abile diplomatico come aveva saputo dimostrare nella sua politica personale prima di diventare doge
- Venezia era stata imparziale con il Barbarossa poi aveva dovuto entrare nella LEGA DEI COMUNI contro l’imperatore sancita con giuramento a Pontida nel 1167, non poteva essere assente da un azione che impegnava tutte le maggiori città lombarde e venete. La Repubblica ritenne necessario però limitare il suo concorso all’aiuto finanziario senza concedere quello militare, presa dalle impellenti ostilità che si manifestavano nell’Adriatico. Per questo si sentiva libera di partecipare all’assedio di Ancona assieme all’arcivescovo di Magonza, due anni prima della famosa battaglia di Legnano, che vede sconfitto l’imperatore di fronte alla Lega dei Comuni nel 1176.
- L’abilità diplomatica rasenta il doppio gioco, la posizione politica di Venezia perchè fosse valida doveva essere neutrale per guadagnarsi la fiducia delle diverse parti
- 1183 veniva firmata a COSTANZA la pace tra Comuni ed Impero, con pieno riconoscimento della loro libertà
- 1178 il Barbarossa partiva crociato per la Terra Santa, ma moriva prima di raggiungerla nel \1190.
- L’imperatore si era trovato nell’impossibilità di ricostruire l’universalità del Sacro Romano Impero, ereditato direttamente da Carlo Magno. La posizione del papa era riuscita a dare unità alla lega . I Comuni ricevettero quella libertà che apriva loro il periodo di maggiore splendore, i Normanni erano riusciti a riaffermare nel mezzogiorno dell’Italia la loro indipendenza e la loro unità, l’imperatore si era riconciliato con i nemici all’annuncio che Gerusalemme era caduta in mano musulmana.
- Venezia aveva rappresentato l’ago della bilancia in questo contesto politico molto caotico e difficile.
- Le lotte delle investiture avevano fatto sentire gli attriti tra gli interessi temporali e religiosi che invadevano l’uno o l’altro campo della sovranità regolati da assoluti principi che nascevano dall’alveo di diritto romano e dagli studi giuridici tipici del Medio Evo. Venezia aveva cercato fino dalle origini nella contesa di questi due poteri di mantenersi neutrale senza perdere di vista i propri interessi , come quello dell’Adriatico.
LA CONFIGURAZIONE URBANISTICA DELLA CITTAS
I CANALI E LE FONDAMENTE
- CANALE viene chiamata la via d’acqua esterna alla città, quelli che solcano la laguna e all’interno sono i più larghi e importanti come il CANALE della GIUDECCA, il CANAL GRANDE, il CANALE di CANNAREGIO.
- RIO vengono definiti tutti gli altri che non sono definiti canali, RIELLO, RIO MENUO. I rii sono in genere molto stretti e con andamento sinuoso data la loro derivazione fluviale.
- FORMA di VENEZIA è stata determinata e condizionata nel suo sviluppo dall’andamento dei canali e ciò per ragioni costruttive. Infatti tutti gli edifici a Venezia sono poggiati direttamente o attraverso palificazioni su uno strato particolarmente resistente formato di argilla e sabbia compresse chiamato CARANTO che si trova a qualche metro di profondità.
- FORMA delle FACCIATE dei PALAZZI non risulta sempre rettilinea anzi talvolta decisamente curva, come nei palazzi gotici di campo San Polo, il Palazzo Querini-Stampalia, S. M. Formosa o il fianco di Palazzo Pesaro. In questo senso nelle zone più antiche di S. Marco, s. Croce, S. Polo si sono formate delle sistemazioni stradali labirintiche per sfruttare al massimo il poco ed irregolare spazio disponibile, mentre nelle zone più recenti si riscontra un andamento più regolare dei rii e di conseguenza delle CONFIGURAZIONI EDILIZIE e URBANISTICHE. Esse sono il sestiere di Dorsoduro verso la punta della Salute, la parte centrale della Giudecca e tutto il sestiere di Cannaregio. Questo costituisce la parte settentrionale della città e come dice il suo nome era un tempo zona a canneto , paludi quindi risanate con un opera di bonifica, includendovi quelle zone della laguna progressivamente interrate da MATERIALI di RIPORTO, chiamate SACCHE, come sacca S. Alvise e sacca S, Girolamo, sacca Fisola, sacca Sessola. Da questo fatto deriva la fisionomia di Cannaregio, che presenta quasi un aspetto artificiale con la ripetizione dello schema lineare: rio, fondamenta, edifici, orti. I rii di Cannaregio sono larghi con prospettive aperte verso la laguna
- 3 TIPI di RII in rapporto agli edifici o agli spazi pedonali che li fiancheggiano:
- alcuni sono fiancheggiati solo da edifici che sorgono dall’acqua e su di essa hanno la facciata, di solito la più importante, con il portone di ingresso principale, tale è il caso del CANAL GRANDE e di numerosi rii interni come il rio di San Giovanni in Laterano o il rio di San Polo.
- Rii fiancheggiati da edifici solo da un lato mentre dall’altro c’è una via pedonale, detta FONDAMENTA . In questo caso c’è lo spazio del canale , completato e allargato da quello della fondamenta, rio di S. Alvise, della Sensa, dei Mendicanti, di S. Lorenzo.
- Rii fiancheggiati su entrambi i lati da fondamente e edifici, rio di Cannaregio, rio di San Trovaso, fondamenta di S. Gregorio. In questo caso la via d’acqua non è che la parte di un complesso di differenti viabilità e di un unico sistema urbanistico a carattere lineare.
LE CALLI
A Venezia vi è una doppia viabilità: una per via d’acqua costituita dai canali e una per via terrestre costituita dalle zone pedonali, un tempo percorse dai cavalli e dai quadrupedi senza carriaggi. Le due fitte reti di comunicazione sono indipendenti tra di loro, si accostano e si incrociano completandosi a vicenda. Non rappresentano un doppione, ma ad ognuna di esse è assegnata la sua funzione naturale: per i rii passano i mezzi di trasporto, per le calli ed i campi le persone. Questo è considerato un concetto urbanistico di avanguardia: vedi Le COURBUSIER in India che ha sperimentato una viabilità multipla a seconda dei tipi di strade., facendo riferimento alla città di Venezia.
Le CALLI in genere molto strette specie anticamente anche se oggi sono numerose quelle che hanno una larghezza di poco superiore al metro, si affiancano ai rii e alla fondamente, penetrando tra gli edifici.
1- calle larga
2- salizzada o strada selciata
3- ruga in genere affiancate da negozi quindi a carattere commerciale
4- rio-terrà, ottenuta dall’interramento di un rio
5- ramo, calletta secondaria a fondo cieco
Alcune calli prendono la loro denominazione da determinate categorie di artigiani che vi avevano le loro botteghe:
1 mercerie dai merciai
2 frezzeria dai fabbricanti di frecce
3 spadaria dai fabbricanti di spade
4 casselleria dai fabbricanti di casselle ossia bauletti per le doti delle spose
5 calle dei fabbri
6 calle dei fuseri
7 calle dei corazzieri
8 calle dei botteri
9 calle dei bombardieri
10 calle degli scudi
11 calle della pegola ossia pece
In questo modo si può ricostruire la dislocazione nella città di alcune attività produttive spesso molto importanti peR l’attività della Repubblica . Le varie attività artigiane erano tutte concentrate in determinate località
Questo significa una certa PIASNIFICAZIONE URBANISTICA, che non può essere sorta spontaneamente, ma a seguito di precisi indirizzi economici.
La vicinanza di tante attività eguali presuppone anche una rinuncia della libera concorrenza commerciale o dei piccoli monopoli locali. Tutto ciò tornava a vantaggio del consumatore favorito dalla molteplicità della scelta, sia della produzione, favorita dal più facile scambio di esperienze e di tecniche produttive. Gli interessi del singolo cittadino erano sempre subordinati a quelli della collettività.
I SOTTOPORTEGHI ED I BARBACANI
Il SOTTOPORTEGO è una tipica soluzione urbanistica veneziana, da non confondere con il portico della casa privata, che si apre verso il rio e da distinguere dai portici che alcuni edifici pubblici , Palazzo Ducale, Procuratie, Mercati di Rialto, presentano verso la Piazza, o altri spazi pubblici. Il sottoportego è un PASSAGGIO PEDONALE ottenuto con un attraversamento nel corpo stesso di un edificio.
3 TIPI DI SOTTOPORTEGHI:
1- Il primo è il passaggio tra due spazi pedonali, cioè tra due calli o tra una calle ed un campo: Corte del Milion, Corte del Remer.
2- Il secondo è il passaggio tra un rio e una calle o tra un rio ed un campo: Corte del duca Sforza
3- Il terzo tipo è ottenuto da un lungo passaggio sotto uno o più edifici posti lungo un rio, il sottoportego allunga e sostituisce la fondamenta Esso ha un aspetto più monumentale e si accorda normalmente con l’architettura sovrastante.
L a soluzione molto economica e pratica del sottoportego a Venezia così frequente nell’edilizia e nell’urbanistica è pensabile solo in una situazione politico-amministrativa dove la proprietà privata poteva essere limitata e subordinata a necessità pubbliche, d’altra parte e le esigenze private nell’edificare potevano liberamente svilupparsi fintanto che non vincolavano talune fondamentali esigenze della comunità cittadina, per esempio la necessità di transito.
I BARBACANI sono anche essi il frutto di sovrapposizione di spazio pubblico e privato. Sono delle MENSOLE in legno che sorreggono a sbalzo la muratura di facciata di alcune decine di centimetri rispetto al piano terra. Alcune calli risultano più larghe in basso, e più strette in alto, con uno sfruttamento edilizio più accentuato: Calle del Paradiso. Questa soluzione è tipica dell’architettura medievale, veneto-bizantina o del primo gotico.
I PONTI
I PONTI costituiscono a Venezia il punto di incontro tra i due sistemi viari acqueo e terrestre. I primi ponti furono in LEGNO, ad una o più CAMPATE, ed anche il ponte di Rialto fino al XVI era un ponte di legno, per necessità di navigazione alcuni erano anche LEVATOI, come quello di Rialto, o quello davanti l’ingresso dell’Arsenale, ponti di legno ne esistono ancora: quello si S. Maria Maggiore, alla Misericordia, alla Madonna dell’Orto.
1 I primi ponti ad ARCO PORTANTE, in MATTONI o in PIETRA, avevano larghi gradoni inclinati, quasi rampe continue, per permettere il passaggio anche dei quadrupedi e assai spesso non avevano PARAPETTO. Tale tipo di ponte è rimasto in uso fino al XVIII secolo, uno esiste a S, Felice l’altro a Torcello.
2 I ponti di PIETRA sono in genere ad un solo arco date le misure ridotte dei rii. Vi è un solo ponte a tre Archi e si trova a San Giobbe.
3 Il Ponte con la BALAUSTRA , acquista un tono pregevole, monumentale.: ponte della Paglia, il ponte delle Guglie e quello della Canonica, quello della Veneta Marina
4Il ponte in FERRO venne costruito nel secolo scorso, in ferro o ghisa, ponte a San Giovanni in Laterano, ai Gesuiti, alla Giudecca, a S. Pietro di Castello.
4 I ponti non sono sempre SIMMETRICI o rigidamente disposti verso il canale, hanno una disposizione inclinata verso il canale, si hanno gradini curvati da una sola parte, per facilitare i percorsi pedonali all’imbocco di una fondamenta, di una calle o di un sottoportico. Tale adattabilità e flessibilità in senso urbanistico è un carattere non solo dei ponti, ma anche di tutte le costruzioni veneziane.
LE RIVE
Le RIVE sono SCALETTE di pietra più o meno elaborate e sviluppate che consentono il passaggio di persone e cose dal percorso acqueo a quello terrestre o viceversa.
1 RIVE SEMPLICI sono costituite da una scaletta parallela al canale con i gradini formati da blocchi in pietra d’Istria, ricavata dalla larghezza della fondamenta. L e scalette possono essere in tutto o in parte sporgenti verso l’acqua. Il vuoto della scaletta è riparato da muretto o ringhiera a colonnine.
2 RIVA CON GRADINI FRONTALI, rivolti verso l’acqua, vi si sono aggiunti in questo caso pontiletti o passerelle in legno per facilitare il passaggio. (S. Maria Formosa, ai Frari, ai SS. Giovanni e Paolo, a S. Rocco.)
Alcune di queste rive fanno parte dell’architettura della chiesa, i cui gradini della facciata trovano il loro proseguimento nella pavimentazione antistante: chiese di S. Giorgio, dei Gesuati, dei Tolentini.
3 Le RIVE PRIVATE : quelle rive che mettono in comunicazione la via d’acqua con l’interno degli edifici che abbiano una facciata prospicente un rio. Queste rive formate da un ANDRONE con SCALETTA , talvolta lo spazio d’acqua è talmente sviluppato da consentire l’ingresso delle imbarcazioni: questo spazio d’acqua è detto CAVANA che significa RICOVERO PER LE BARCHE e può essere anche formato da una piccola costruzione isolata, come ad esempio a Santo Spirito.
I PONTILI ED I TRAGHETTI
I PONTILI servono a facilitare il passaggio tra acqua e terra, una volta erano numerosi i pontili di legno, essi continuavano la parte terrestre della città. Non vi sono molti pontili di legno a Venezia i più frequenti sono quelli dei traghetti delle gondole. L’ATTREZZATURA dei pontili è composta da pali sottili e flessibili che servono per l’ormeggio e da passerelle: Vi è tuttora in alcuni traghetti un palo più grosso sopra il quale è installata una LANTERNA. Verso terra vi è poi una curiosa EDICOLA in legno o casetta quadrata poligonale, che poggiata su una piattaforma di tavole, sostenuta da pali piantati sul fondo della laguna. Essa serve di ripostiglio per gli attrezzi e di ricovero immediato dalle intemperie per i traghettanti. Queste costruzioni sono interessanti perché possono essere considerate un ultimo residuo di civiltà palafitticola, delle quale si hanno numerose tracce nella regione veneta.
U no sviluppo e un esempio più stabile delle edicole in legno dei traghetti possono essere considerate quelle piccole costruzioni isolate, poste sul ciglio di un rio, ai margini di un campo o di una fondamenta: ne esistono ancora alcune, S. Maria Formosa, S. Cassiano, in fondamenta degli Ormesini. Queste costruzioni dovevano essere stazioni terminali per deposito di attrezzi e per il riparo dei passeggeri: una base per i traghetti di tipo foraneo ossia per quei servizi di collegamento della città con la terraferma o le altre isole a mezzo di grosse barche a remi, I burchielli.
- s. Marta era il punto di partenza per Fusina, per Padova e la Riviera del Brenta
- il rio sei SS Apostoli era il punto terminale dei servizi di traghetto per San Giuliano e quindi per Treviso, oppure per Murano e Burano.
I CAMPI E LE PAVIMENTAZIONI
I CAMPI sono le piazze di Venezia, anche se una sola viene considerata con tale nome, le piazze più piccole si chiamano CORTE o CAMPIELLO.
I campi un tempo non erano pavimentati, ma erano in terra battuta sui percorsi principali e lasciati a prato o addirittura coltivati e anche alberati. In seguito i prati sono stati pavimentati, il materiale usato anticamente per la pavimentazione era il COTTO , mattone, come si osserva nel quadro di Gentile Bellini la Processione in S. Marco; la Piazza è stata pavimentata a selciato con riquadri a pietra d’Istria nel 1722 ad opera del Tirali.
Esistono pochi esempi di campi pavimentati in cotto, in genere di piccole dimensioni: Abbazia della Misericordia, Campo della Madonna dell’Orto, la Corte Querini. Il tipo della pavimentazione variava nella disposizione dei mattoni:
- a spina di pesce
- a cestello
- a campiture riquadrate con strisce di pietra d’Istria o di trachite, pietra durissima di origine vulcanica, proveniente dai Colli Euganei, entrata in uso a Venezia verso il XVII-XVIII secolo, per ragioni di solidità e durata. Dapprima furono selciate alcune vie principali, dette appunto SALIZZADE, poi i CAMPI ed in seguito le CALLI.
La DISPOSIZIONE e la RIQUADRATURA del SELCIATO segue uno SCHEMA GEOMETRICO, economico e facile da seguire che si ripete costantemente:
- i pezzi di pietra sono disposti a strisce parallele, ma di differente larghezza e lungo queste strisce la suddivisioni sono di differenti misure, liberamente disposte. E un disegno regolare e nello stesso tempo vario e adattabile a diverse necessità.
- la pavimentazione a selciato può sembrare monotona, ma anche la pietra grigia assume le sue colorazioni accanto alla pietra d’Istria, che a sua volta non è bianca, ma delicatamente colorata tra l’avorio e il beige.
I CAMPI rappresentano dei nuclei autonomi, dove gravitavano le numerose funzioni della vita quotidiana, vi erano infatti la chiesa, il mercato, i negozi, i palazzi e le scuole ed addirittura il cimitero accanto alla chiesa, tante piccole città nella città, poste su singole isole più distanziate tra di loro quanto non lo siano ora, i canali dovevano essere più larghi e i ponti meno numerosi. L a vita sociale, commerciale, religiosa di queste isole si rivolgeva verso il campo, successivamente con lo sviluppo della città e con la creazione di numerosi ponti e nuovi percorsi pedonali, il campo ha perso il suo carattere esclusivo di spazio centrale.
Il Campo per la funzione commerciale veniva servito da uno o più canali, alcuni di essi sono ora chiusi da edifici e non più serviti da canali.
SCHEMA DEI CAMPI
1 Campo a FORMA RETTANGOLARE con un lato lambito dal canale ed anche se la chiesa vi prospetta direttamente essa non ne determina la conformazione spaziale: S. Pietro di Castello, Madonna dell Orto, S. Marcuola, Carmini, S. Maria Materdomini.
2 Campo TRIANGOLARE e TRAPEZOIDALE , da un lato ha sempre il canale: Campo S. Margherita, dei Mori, SS. Filippo e Giacomo, S. Rocco.
3 Campo RETTANGOLARE , lambito sui lati contigui da canali: S. Giorgio Maggiore e la Salute, S. Nicolò dei Mendicoli, S. Stae, Abbazia della Misericordia.
4 Campi con FORME più COMPLESSE derivanti dalla disposizione della chiesa, Talvolta la chiesa si protende verso lo spazio del campo restando isolata su tre lati, la facciata e parte di fianchi La Piazza vera e propria si distingue dalle altre entità quali la Piazzetta, e la Piazzetta dei Leoncini, i campi S. Fantin, S Giovanni Grisostomo , S, Canciano.
5 Il Campo si suddivide in SPAZI MINORI asimmetrici e di aspetto diverso, per quanto tra oro sempre interdipendenti: SS: Giovanni e Paolo, S. Francesco della Vigna, S. Trovaso, Tolentini, Angelo Raffaele.
6 Il Campo dove la PARTE ABSIDALE della chiesa è in posizione dominante: S: Polo, S: Giacomo dell’Orio, . S. Maria Formosa, S. Maria e Donato. I n questi campi gioca un ruolo predominante il CAMPANILE che con la sua direttrice verticale contribuisce alle varietà delle prospettive e delle scenografie.
I CAMPIELLE E LE CORTI
I CAMPI erano
- centri di vita pubblica
- vi si svolgevano cerimonie religiose
- vi si trovavano e vi si trovano mercati rionali
- teatro di spettacoli all’aperto, di fiere e di feste popolari,
- in alcuni vi si svolgevano le corride, S. Polo e S. Geremia
La CORTE è uno spazio rettangolare , molto spesso allungato con alle estremità due sottoporteghi per la comunicazione verso l’esterno. Nelle corti vi sono sempre uno o più pozzi. Es: Corte del Milion, corte Barzizza a S. Silvestro, CORTE DEL Teatro a San Luca, .
I POZZI
Parte integrante della vita che si svolge nei campi, cori e campielli è il POZZO, un vero e proprio impianto di utilità pubblica e di prima necessità. La vera da pozzo che sopraelevata da uno o più gradini si ammira nei campi e che spesso è opera d’arte non è che la parte terminale di un’opera più complessa che si trova sotto il selciato pedonale. Il pozzo è una vera e propria CISTERNA sotterranea per la raccolta , la depurazione e la conservazione dell’acqua piovana.
Nei periodi di siccità i pozzi venivano riforniti con acqua dolce trasportata con speciali barconi dai fiumi dal Brenta e del Sile.
1386 venne fondata la CORPORAZIONE degli ACQUAIOLI, che venne incaricata di questo servizio, ed era sotto la giurisdizione del MAGISTRATO della SANITA e del COLLEGIO della MILIZIA da MAR
COSTITUZIONE del POZZO:
- uno scavo profondo fino cinque sei metri, a pianta quadrata o rettangolare, di superficie estesa tanto da coprire lo spazio dei campi più piccoli
- nello scavo viene sistemata l’argilla per renderne le pareti e il fondo impermeabili, le cosidette CREE
- al centro si costituisce la canna del pozzo, formata da speciali mattoni chiamati POZZALI
- la canna è appoggiata sul fondo su un grosso disco di pietra d’Istria
- tutto l’invaso viene poi riempito di sabbia di fiume
- sopra la sabbia vengono poi costruiti dei cassoni o stretti canali con volta in muratura e con il fondo aperto
- viene stesa la massicciata e la pavimentazione del campo
- la pavimentazione presenta delle marcate pendenze verso i tombini in pietra, detti PILELLE, i quali in numero di 2 o di 4, convogliano l’acqua piovana all’interno del pozzo attraverso i cassoni.
- L’acqua attraverso la massa di sabbia dopo il filtraggio giunge all’interno della canna del pozzo
- L’acqua piovana viene raccolta dando le opportune pendenze alla pavimentazione del campo, per ricavare meglio l’IMPLUVIUM o limitare la profondità dello scavo, il piano del campo viene rialzato in parte , Campo S. Angelo, S. Trovaso, Piazzetta dei Leoncini.
- La costruzione del pozzo era un opera impegnativa: notevole è l’entità del materiale spostato, e per di più sotto il livello dell’acqua della laguna. Per cui sono necessari casseri e palancolate di protezione
- Necessita poi una particolare accuratezza di esecuzione e completa conoscenza della situazione del luogo, onde non turbare gli equilibri statici delle costruzioni circostanti.
- Anche sotto l’aspetto economico l’onere non era indifferente
- il governo della Repubblica ha sempre incoraggiato la costruzione e la manutenzione dei pozzi essendo l’approvvigionamento dell’acqua potabile per la città di Venezia un problema importantissimo

I REGGRUPPAMENTI EDILIZI
- Disposizione degli edifici abitativi, che formano la base urbanistica su cui spiccano le costruzioni monumentali più celebri ed appariscenti
- I raggruppamenti edilizi assumono diverse configurazioni, che si ripetono nelle diverse parti della città , ma anche in edifici di carattere vario, più o meno popolari e signorili, in epoche diverse.
- Lo schema più semplice è l’ ABBINAMENTO di DUE CASE o l’ACCOSTAMENTO in SERIE di case eguali tra loro in una striscia di terreno parallela a una calle o ad un rio. Questo è il tipico esempio edilizio di CASE a SCHIERA. ( Castello, sul rio della Tana, sul rio di S. Anna, in campo della Bragora,e in calle dei Botteri )
- Un altro schema derivato dal precedente è dato dall’ACCOSTAMENTO PARALLELO di DUE FILE di CASE a SCHIERA , formandosi così un unico insieme architettonico, infatti le due file di case comprendono uno spazio allungato, calle o corte, che è un’estensione o completamento spaziale degli edifici che la determinano. ( Calle del PARADISO, RIO DELLA Tana, campo S. Marina, campo della Pescheria, fondamenta dei Cereri a Dorsoduro)
- CASE a SCHIERA in TRIPLA FILA, complesso delle abitazioni detto della marinarezza, così shiamato perché fatto costruire dalla Repubblica nel 1500 in beneficio dei marinai benemeriti. Questo complesso rappresenta la soluzione di un problema spiccatamente sociale e politico, data l’importanza delle gente di mare per la Repubblica. Sono 55 alloggi, un numero eccezionale per quei tempi.
- L’assegnazione gratuita delle case risale al XIV secolo ed era amministrata dalla PROCURATIA DE CITRA ed era una delle forme di assistenza ai marinai e alle loro famiglie. L’assistenza poteva anche essere finanziaria per esempio attraverso le casse comuni amministrate da Scuole o sodalizi
- Altri tipi di edifici a SCHIERA anche se gli edifici non sono tra loro eguali, lo si trova lungo fondamente o rii importanti, SCHEMA a PETTINE : rio di Cannaregio e lungo il Canal Grande.
- Gli edifici, nonostante la successione continua delle facciate non rappresentano sul retro altrettanta compatezza, essi hanno piante e L o a C, e includono degli spazi aperti o cortili ( Madonna dell’Orto, San Samuele, S, Zandegolà, S. Felice, s. POLO)
- SCHEMA ad ANELLO attorno ad uno spazio centrale, campiello, corte, complessi costruttivi adottati nel XVIII, per case in affitto e per scopo di speculazione ( S. Luca, in corte del Forno; in calle delle Rasse, in calle dei Furlani, S. Basegio alle Zattere). L’esempio più antico del 1529 è quello della Corte di S. Marco, Fta Cereri, 24 abitazioni furono costruite per lascito di un iscritto alla Scuola di S. Marco, a favore di altrettante famiglie di confratelli poveri appartenenti alla stessa Scuola. Se le case della Marinarezza sono un esempio di assistenza pubblica pianificata, queste casette sono un esempio di solidarietà civica a sfondo religioso e corporativo, nell’ambito di quelle comunità tipiche che erano le Scuole.
LE ISOLE URBANE
- ISOLATI a FORMA RETTANGOLARE, di solito molto allungati, schema molto antico, lo si ritrova non solo a Venezia, ma anche a Chioggia, Pellestrina ed alcune zone di Burano. Esso offre due vantaggi: di mettere in comunicazione tutte le case con i rii e di orientare le case e calli in un'unica direzione, la migliore possibile in rapporto al sole e ai venti.( parte nord di Cannaregio, attorno alla chiesa di S. Sofia ,a Dorsoduro tra i rii di S. Vio e delle Toresselle, a Castello tra via Garibaldi e il rio della Tana, a Rialto tra il Canal Grande e Ruga vecchia, a Castello tra il rio di S. Giuseppe e calle Secco Marina)
- ISOLE o STRISCE di Terra molto allungata compresa tra due rii paralleli, l’isola è percorsa longitudinalmente da una calle principale dalla quale si dipartono numerose calli trasversali. Questo schema offre il vantaggio di un minor sviluppo di strade pedonali e di una maggior intensità di fabbricazione, oltre ad aver molte case con un fronte direttamente sul canale. ( calle lunga S. Barnaba e con calle dei Cerchieri, la salizzada S. Lio, calle della Testa, S. Maurizio e S Maria del Giglio.)
- ZONA compresa tra due rii paralleli e più spesso convergenti verso un rio più largo, detta zona è servita da una lunga calle a fondo cieco e da una fondamenta laterale, da cui si diramano altre callette. ( calle degli Avvocati, ai Biri, S. Giovanni in Laterano, Campo due Pozzi)
- ISOLA o GRUPPO di ISOLE che gravitano attorno ad un campo di solito di grandi dimensioni I rii non hanno più un andamento ortogonale o parallelo, ma si incurvano incontrandosi in modo vario. L’andamento edilizio risente dell’andamento irregolare dell’idrografia. Sono queste le zone della città a conformazione labirintica, anche se si possono leggerne i caratteri distributivi. Dal campo si dipartono diverse calli disposte a raggera, che penetrano nella massa compatta degli edifici; dal campo si distaccano alcune calli principali dalle quali si ramificano quelle secondarie (S: Polo, S. MARIA Formosa, la Bragora S. Fantin)
- ISOLE o ZONE ben determinate da CANALI o CALLI, che sono del tutto o prevalentemente occupate da un convento con gli edifici attorno ai chiostri, le Scuole, gli oratori, gli orti ed i giardini del convento. E un nucleo urbanistico del tutto particolare che ha avuto con i conventi benedettini una grande importanza nella formazione del tessuto urbano locale del tessuto urbano e sociale della prima Venezia. ( S: Alvise, Madonna dell’Orto, dell’Abbazia della Misericordia)
GLI AMBIENTI URBANISITICI
- Vario e mutevole l’aspetto della città: ciò deriva dal fatto che i comuni aspetti e schemi funzionali sono stati applicati adattandoli di volta in volta alle differenti situazioni preesistenti con una numerosa combinazione di elementi che possono essere in rapporto diverso tra loro per dimensioni, colore, forma, carattere.
- Campiello di S. GIOVANNI EVANGELISTA e della Scuola: un unico spazio rettangolare tra gli edifici della Scuola e della Chiesa, sono due spazi di diverso carattere pur tra di loro collegati, più piccolo, ed unitario nelle graziose partiture architettoniche il primo, più ampio e sobrio il secondo. Si presenta come uno slargo, mentre appare più interessante e ricco giungendo da calle Zane invece che da calle dell’Olio. Le piccole dimensioni del campiello e la successione su tre lati delle lesene, assieme all’elemento verticale del pilo portabandiera, danno a questo ambiente l’aspetto di un patio, dall’altra parte il setto con portale e finestre che lo mette in comunicazione con lo spazio successivo, lo fa quasi diventare il pronao dell’ambiente principale rappresentata dal campiello della Scuola. Questo a sua volta chiuso tra il muro trasversale e il basso sottoportico della Lacca non è che uno spazio di sosta e preparazione all’ingresso nei locali della Scuola e della Chiesa. Un gioco di scatole cinesi, non unico a Venezia.
- RIO delle EREMITE e RIO MALPAGA: gradevole aspetto di questo angolo, non vi sono attorno costruzioni particolari, non vi sono complessità architettoniche. Il tracciato dei canali e delle fondamente è semplice. E essenziale indagare cosa abbiano in comune questi rii: un identico orientamento Nord- Sud, e l’esistenza delle fondamente ai lati del rio, il particolare rapporto tra larghezza totale e l’altezza degli edifici che è costante.
Il Rio delle Eremite è leggermente incurvato verso sud per cui ponendosi all’incrocio con rio della Malpaga non se ne vede la fine, provocando un senso di indeterminatezza spaziale. I due ponti sono senza muretti ai lati, con radi pilastrini e pochi ferri di protezione, i gradini hanno un rapporto ampio tra la pedalata e l’alzata, risultando leggeri, infine sulla testata Nord si trovano due costruzioni strette, messe là in coppia a chiudere lo spazio, ma questo fluisce tra i tre spacchi, uno centrale dove si incunea il ponte e due laterali. S e si perviene dalla fondamenta Lombardo si vede più avanti la grande facciata del convento rivolta a Nord, che segue la curva del Rio di Malpaga.
- Inserimento della CHIESA DI SAN FANTIN, edificio della chiesa, a forma di T, sembra collocato in una piazza preesistente, il cui spazio si protende in tre piccoli slarghi, i due laterali con il suo pozzo e quello frontale che li congiunge. Un tal modo di colloca re la chiesa a Venezia ha precedenti illustri, basta pensare a S. Marco e a S. Fosca a Torcello. Però lo spazio antistante le due costruzioni veneto-bizantine, ha una ampiezza di tutt’altra dimensione e proporzione, inoltre tra piazza re chiesa esistono degli organismi interposti che attutiscono ed assorbono l’immediato contatto tra lo spazio esterno e l’involucro murario della chiesa. Qui i percorsi sono laterali, ve ne sono due tra la calle del Teatro e le calli del Frutarol e drio la chiesa. Sono disposti in modo tale che passandovi si è costretti a subire il rimbalzo successivo di spigoli e rientranze, di piani verticali, quasi quinte teatrali. La piccola chiesa sembra per la sua posizione e la sua articolazione volumetrica u7n’architettura più monumentale di quelle che le stanno intorno: la facciata del Teatro la Fenice, e della Scuola di S. Girolamo. Queste due architetture assorbono lo spazio esterno del campo: il teatro attraverso il suo pronao, la Scuola con le sue aperture e soprattutto con il movimento della decorazione plastica. L’edificio della chiesa fa da protagonista, gli altri sono coprimari.
- Il PONTE DI RIALTO: non è considerato di grande interesse architettonico, bensì molto più interessante sotto il profilo urbanistico. Esso definisce tre ambienti urbanistici distinti e con proprie caratteristiche: i due spazi del Canal Grande prima e dopo il ponte e lo spazio pedonale sopra il ponte., i due spazi del Canal Grande, quello verso S. Marco e quello verso la stazione, non possono essere considerati un tutto unico urbanistico, nonostante siano riuniti dalla stessa via d’acqua, per la presenza della mole del ponte. Questo conclude le due pareti di edifici sulle sponde del Canale riunendole attraverso la parete del ponte. L’ambiente urbanistico sopra il ponte è la continuazione in salita e discesa della strada che collega S. Bartolomeo al la Chiesa di S. Giacomo.
CITTA MEDIEVALE: osservazioni conclusive
- Il singolo edificio e il raggruppamento e la disposizione di più edifici, sia l’andamento dei percorsi acquei e pedonali sono conseguenza diretta della conformazione idrografica primitiva dell’ambiente lagunare. Sarebbe più significativo dire che Venezia è una città nell’acqua. Non c’è una differenziazione prefissata, questo rimane un indice generale della vita economica e sociale della Repubblica.
- La sua configurazione urbanistica risulta più regolare e ordinata di quello che si crede.: ciò deriva da criteri di razionalità ed economia che furono alla base dell’impostazione urbanistica della città sin dall’epoca medievale, tenute presenti nei secoli.
- Non vi sono nella sua impostazione modelli precostituiti, come avviene per le città ideali del Rinascimento.. Venezia è nata città medievale e tale è rimasta anche con edifici rinascimentali e barocchi.
- D’altra parte vi erano nella sua edilizia dei concetti giuridici limitativi della proprietà, per quanto concerne i sottoporteghi o i barbacani; che l’interesse pubblico era preminente rispetto al privato, in merito alla distribuzione delle attività artigiane e della costruzione dei pozzi. Le iniziative sociali erano numerose anche per la costruzione di abitazioni a carattere popolare. La sua edilizia merita di essere studiata per il suo contenuto politico ed economico, sociale e giuridico. La città mostra una civiltà molto avanzata rispetto ai tempi.
L’ASPETTO GENERALE DELLA CITTA
- Venezia si è sviluppata da un arcipelago di isolette.
- Nel 1200 aveva già raggiunto la sua fisionomia fondamentale anche se il suo sviluppo è continuato nel 1500.
Nel 1700 il suo aspetto si è consolidato rimanendo inalterato nella sua estensione e nelle caratteristiche generali.
Nel XIX secolo la città ha subito degli ampliamenti periferici dovuti a estesi interramenti, delle modifiche interne della viabilità pedonale e delle trasformazioni dovute al collegamento diretto con la terraferma attraverso il ponte della ferrovia.
- Per conoscere l’aspetto autentico della città è bene fare riferimento alle mappe che la rappresentano nei secoli dal XVI al XVIII.
- Dal punto topografico la città si divide in due grandi zone : una a Nord-Est, l’altra a Sud-Ovest. I l Canal Grande era l’arteria dove convergevano tutte le principali attività commerciali, la parte più importante della zona portuale e la via di rappresentanza.
- Dal punto di vista residenziale non sono individuabili zone ben definite e differenziate sotto l’aspetto economico, poiché abitazioni di diverso carattere sono mescolate in uno stesso nucleo urbano. Tuttavia si possono individuare zone con case prevalentemente a carattere popolare abitate da pescatori, marinai o prestatori d’opera, Arsenale, tradizionale è la divisione di una certa parte della popolazione veneziana in Arsenalotti e Nicolotti. Vi sono zone con case prettamente signorili lungo il Canal Grande.
- Amministrativamente la città si divide in sei sestieri.
- Si potevano individuare tre centri importanti per la vita della Repubblica: il centro politico e religioso a S. Marco, il centro commerciale generale a Rialto, il centro militare e cantieristico all’Arsenale. Questi tre centri erano riuniti dalla vasta zona portuale. Il porto di Venezia antica era infatti imperniato nel Bacino di S. Marco e si estendeva dalle rive del sestiere di Castello, collegate direttamente con un canale alle darsene dell’Arsenale, fino alle rive attorno alla Punta della Dogana da Mar, il fulcro dei servizi portuali attorno alla zona di Dorsoduro e sulle rive della Giudecca, dove erano numerose le costruzioni di granai e magazzini; il porto proseguiva anche all’interno della città attraverso il Canal Grande e lo prova il fatto che il ponte di Rialto è stato un ponte levatoio. I palazzi sulle sue sponde erano dei fonteghi o case fontego, delle costruzioni adatte alalo scarico e carico delle merci che vi venivano immagazzinate e alle attività amministrative relative. I magazzini sulle sponde di Castello, di Dorsoduro, e della Giudecca servivano per le merci di grande quantità e volume, di interesse generale e strategico come GRANAGLIE o SALE, nei fonteghi sul Canal Grande, relativamente piccoli, vi erano le merci di tipo vario meno voluminose ma più preziose. Le zone commerciali interne della città si sviluppavano in vicinanza delle sponde del Canal Grande attorno a Rialto in direzione di S. Marco, oppure attorno ai principali nuclei urbani come S. Polo, SD. Giacomo dell’Orio, SS. Apostoli, S. Maria Formosa, S. Stefano.
- L’organizzazione urbanistica della città si estendeva anche sulla laguna circostante. I più importanti canali tra la città ed il mare erano il Canale di S. Spirito e il Canale di S, Nicolò, a nord della città il canale delle Navi, che partendo da Murano passava verso l’Arsenale, le vie che collegavano Venezia con Fusina e la terraferma.
- Le isole convento della laguna continuavano assieme ai lidi la difesa della città, in queste zone continuava l’attività produttiva che non si limitava alla pesca e alla coltivazione di ortaggi, ma si sviluppava con la produzione più articolata del sale

Venezia NEL MEDIOEVO
IL DOMINIO VENEZIANO NEL XII E XIV SECOLO
- 1054 scisma orientale per opera di Michele Cerularo con la separazione del patriarcato di Costantinopoli dalla Chiesa di Roma ed ebbe come conseguenza il distacco dal pontefice romano dei 3 più antichi patriarcati appartenenti al mondo bizantino: ALESSANDRIA, ANTIOCHIA e GERUSALEMME, dando origine alla chiesa greco ortodossa.
- 1082 Crisobolla al fine di favorire i trattati commerciali e i numerosi matrimoni favoriti dalla diplomazia bizantina tra principesse legate alla famiglia imperiale di Costantinopoli con importanti personalità d’arme del mondo occidentale
- Lo scisma tra cristiani d’Occidente e di Oriente ha origine da un presunto principio di diritto che proviene da un assioma tipicamente medievale: l’autorità di Roma con Costantino s’era trasferita a Bisanzio, l’autorità del primo vescovo di Bisanzio era sovrana rispetto a quella mantenuta dal pontefice di Roma, che era al centro di un paese disgregatosi a seguito delle invasioni barbariche.
- Le Crociate avevano spostato grandi masse dall’Occidente verso l’Oriente ed avevano avuto nei popoli reazioni differenti: per i bizantini si trattò di vere e proprie invasioni con conseguenze disastrose, per i Latini fu uno stimolo d’apertura verso nuovi orizzonti che ebbero ripercussioni sui giovani stati che andavano formandosi in Francia, Inghilterra, in Germania e in Italia. L’Oriente era rimasto fermo nel suo complesso apparato burocratico che lo legava ad un sistema ieratico di governo centrale, modellato su quello di Roma antica, mentre l’Occidente era animato da un nuovo spirito di indipendenza sullo slancio delle attività dei Comuni.
- Venezia e le Repubbliche marinare erano vissute in mezzo al blocco delle due parti, svolgevano ruoli di intermediazione marittima. Le Crociate vengono a creare un’immensa serie di incontri di re, imperatori, ecc. pellegrini di diversi paesi.
ENRICO DANDOLO E LA QUARTA CROCIATA
- 1202 Enrico Dandolo riesce a dirottare i Crociati verso i due centri più importanti prima verso ZARA e poi verso COSTANTINOPOLI .
- Su Zara e la costa dalmata gravitavano sia gli Ungheresi che i Serbi, questi ricevevano aiuti dai Normanni e dai Pisani per cui gli interessi dei veneziani sul maree Adriatico erano seriamente compromessi.
- Anche a Costantinopoli, dopo una lunga serie di contrasti con la colonia veneziana, la situazione precipitava: Alessio IV Angelo aveva chiesto aiuto ai Crociati. La crisi di successione che stava avvenendo a Costantinopoli avveniva subito dopo la terza Crociata. La IV Crociata venne accolta con minore entusiasmo: in Oriente a causa dello scisma religioso che divideva i cristiani, le lotte familiari della dinastia imperiale e il rancore verso i latini erano elementi che venivano ad accentuarsi.
- IV CROCIATA: Venezia venne scelta come porto di raduno delle varie armate in partenza per la Terrasanta. Visto che i Crociati si trovavano nell’impossibilità di pagare la somma pattuita con Venezia, il doge Dandolo propose la conquista di Zara come primo pagamento che poteva essere fatto subito a Venezia. La partecipazione diretta del doge come crociato impegnava la Repubblica in una azione decisiva, mentre il governo della Repubblica venne delegato al figlio. I Crociati volsero alla conquista di Zara e nel 1203 alla Conquista di Costantinopoli, invece di dirigersi alle terre della Siria, come era stato stabilito in un primo tempo per la conquista di Gerusalemme. Alessio III fuggì e venne nominato l’alleato Alessio IV, che perde la situazione di mano e viene ucciso. Un congiurato assume il diadema imperiale con il nome di Alessio V.
- 1204 il doge Dandolo ed i vari comandanti della Crociata stabiliscono un patto di comune accordo per venire in possesso dell’intera città.
LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI
- 1204 All’Impero di Bisanzio veniva sostituito un impero latino in cui predominava la figura del doge Dandolo. La corona imperiale venne affidato a Baldovino di Fiandra.
- Il Dandolo cercò di non perdere il controllo della situazione: di mirare ad un interesse di stabile fondo economico nel novero delle discordanti proposte di predominio territoriale e delle regolamentazioni civili e politiche. La politica veneziana mirava da secoli agli scali commerciali e agli empori marittimi aperti al traffico della mercanzia, e al posto di altri feudi di grande fama pretese alcuni centri essenziali per la rotta delle navi che dall’Adriatico proseguivano fino al Bosforo e dal Bosforo al Mar Nero.
- Il Dandolo sapeva che la Repubblica avrebbe giudicato il suo operato esclusivamente secondo i vantaggi che avrebbe saputo trarne. La svolta che impresse con la IV Crociata a Venezia fu di capitale importanza, il resto del secolo non può essere compreso se non si tiene conto l’opera di questo doge, le aperture del nuovo dominio coloniale e l’influsso che ebbero le opere d’arte trasportate al tesoro di S. Marco dal ricchissimo bottino della città.
- L’impero latino ebbe breve durata, solo 57 anni, il territorio venne diviso in feudi tra i baroni latini ed i veneziani.
- 1205 Il Dandolo veniva sepolto in S. Sofia
- La Crociata per Venezia aveva determinato la sua ascesa che da mercantile era diventata politica.
MARCO POLO
IL MILIONE
LA RIVALITA CON GENOVA
- 1261 CADUTA DELL’IMPEROLATINO
- 1381 PACE DI TORINO
- Uno dei motivi predominanti della politica di Venezia è la rivalità con Genova
- 1378 Battaglia di Chioggia
- La storia di Genova è la storia di famiglie di armatori e di mercanti che prevalgono sulla spinta di interessi, quella di Venezia è formata da famiglie, ma la loro forza è livellata da organi costituzionali di controllo.
- Dinastia dei Paleologi torna aCostantinopoli con l’aiuto dei Genovesi, che si stabilirono nella zona affidata un tempo ai Veneziani.
- La colonia veneziana a Costantinopoli e quella pisana in contrapposto al quartiere genovese a Galata si trovavano presso le rive della vecchia città lungo il mare, ma erano di estensioni molto minori tanto di suscitare la gelosia di Venezia.
- 1284 Battaglia della Meloria i Genovesi sconfissero i Pisani. Il dominio coloniale di Pisa venne spartito tra i Genovesi, i Veneziani e Barcellona.
- Lotta tra Genova e Venezia, dopo la sconfitta di Pisa, per interessi economici
- Dopo la caduta dell’Impero latino d’Oriente Venezia si volgerà verso l’Occidente.
- Il DOMINIO di Venezia consiste in città colonie o intere zone di città oppure scali marittimi con vasti magazzini di merci, e si estende nell’Adriatico in numerosi centri della costa Dalmata, DALL’Istria a Ragusa, poi nello Ionio comprende le isole di Cefalonia e Zante, alcune città della costa albanese, i passaggi obbligati del Pelopponeso,, come le due fortezze di Modone e Corone, ed altri porti di interesse strategico, lungo la costa greca fino a Salonicco, parte delle isole dell’Egeo e l’isola di Creta, ad Oriente nel Mar di Marmara, Costantinopoli, e attraverso il Bosforo, nel Mar Nero fino alla Crimea. Nella costa asiatica importanti possedimenti si trovano nell’isola di Cipro e quindi a Smirne, e poi a sud in numerosi porti della Siria, della Palestina e dell’Egitto fino ad Alessandria. Mantenere questa fitta rete di rapporti commerciali oltre ad una attività amministrativa significava essere pronti a battersi per la difesa di un impero marittimo così vasto. La figura del mercante si riassume nella figura dell’uomo politico e dell’uomo d’arme.
- Francesco Petrarca interveniva presso il suo amico, doge Andrea Dandolo, per la pace tra le due città
- 1378-81 guerra di Chioggia Il motivo della guerra è il possesso dell’isola di Tenedo, all’imboccatura dei Dardanelli. Genova riuscì a sconfiggere Venezia nell’Adriatico, prima nelle acque di Pola, e a conquistare Chioggia, che fu rasa al suolo Vettor Pisani riuscì a vincere i Genovesi
- 1381 Pace di Torino Venezia deve cedere la Dalmazia all’Ungheria, ma mantiene intatto il suo ordinamento interno.

ARCHITETTURA MEDIEVALE A Venezia
- XI-XIV secolo si sviluppa l’architettura medievale a Venezia
- XV secolo architettura rinascimentale questo salto di stile avviene in concomitanza con la svolta di natura militare, politica ed economica nella vita della città i cui interessi non sono più rivolti solo al mare, ma sempre di più legati alla terraferma e al continente europeo.
- L’architettura medievale può essere considerata la tipica architettura di Venezia, l’impianto urbanistico della città è medievale e che tale è rimasta anche nel periodo rinascimentale e barocco, una cosa analoga si può dire per l’architettura e l’edilizia.
L’ARCHITETTURA CIVILE
- Le costruzioni civili, le dimore signorili, hanno come modello per la FACCIATA, la CASA ROMANA o meglio la VILLA ROMANA che erano assai diffuse ad Altino. I lunghi LOGGIATI al centro della facciata, le due TORRI LATERALI, ricalcano il modello della villa. La CASA VENETO BIZANTINA risultava così aperta ed ariosa: rappresentava insieme la dimora residenziale e l’azienda commerciale. L’adozione dei PORTICI verso l’acqua era dettata dalla necessità pratica di carico e scarico delle merci dalle imbarcazioni, servivano inoltre ad alleggerire l’intera costruzione. Porticati, loggiati e scale esterne, aperture a tutti i livelli presupponevano uno stato di relativa tranquillità. I vari dettagli della casa traggono ispirazione da fonti diverse: la forma degli ARCHI dall’architettura bizantina, le MERLATURE e altre DECORAZIONI GEOMETRICHE dall’architettura moresca o ottomana.
- I FONTEGHI, costruzioni adibite a magazzini centri di contrattazione commerciale e sedi di comunità straniere, traggono la loro forma molto funzionale da quella assai simile dei CONVENTI, specie benedettini.
Essi differiscono da questi per la loro complessità altimetrica e spaziale.
ARCHITETTURA RELIGIOSA
- Nell’arch. Religiosa si possono individuare due ORIGINI DIVERSE:
1 una ESARCALE rappresentata dalla chiesa di Torcello
2 una bizantina rappresentata da S Fosca e da S. Marco.
- Sui due filoni si innestano influssi:
1 di origine ROMANICA (lombarda e pugliese)
2 arch. OTTOMANA e ARABA
3 arch. GOTICA del centro e nord Europa
- Le PIANTE delle chiese rispecchiano l’accavallarsi di molti influssi.
- chiese a pianta BASILICALE , ove è evidente la primitiva impostazione di origine esarcale denunciata dalla lunghezza delle navate e dalla proporzione delle absidi (S. Eufemia, S. Zandegolà, S. Polo, S. Sofia, S. Nicolò dei Mendicoli, S. Agnese). Meno numerosi sono gli esempi delle chiese dove è riconoscibile l’influsso BIZANTINO, se escludiamo le parti decorative e le forme degli archi che caratterizzano tutta l’arch, veneziana.(S; Giacometo con pianta a CROCE GRECA completata da navatelle laterali): s. Marco è pure a croce greca e deve aver suggerito la pianta della primitiva chiesa di S. Maria Formosa, anche dopo il rifacimento rinascimentale del Coducci l’impianto tipico bizantino è stato mantenuto. E significativo che lo schema a croce greca è presente anche nell’ultimo lavoro del Coducci a San Giovanni Crisostomo. Lo schema ha suggerito altre chiese quelle di San Felice e quella di Santa Maria Mater Domini. Una combinazione di pianta BASILICALE e CROCE GRECA si trova in alcune chiese dell’XI XII secolo: S. Maria e Donato e S. Giacomo dell’Orio. In esse la pianta a tre navate è estesa al grande transetto che risulta di pari altezza e larghezza del corpo centrale.
- INFLUSSI ROMANICI NELL’ARCH. VENEZIANA
L’arch romanica dell’Italia sett. E della Puglia hanno pure influenzato l’arch. religiosa veneziana. Tale influenza è riscontrabile in elementi tipici quali le LESENE, sporgenti sul fianco e sulla fronte dell’edificio, gli ARCHETTI pensili sotto il cornicione. La presenza di ROSONI sulla facciata, la forma dell’ARCO CENTINATO, a doppia o a TRIPLA GHIERA sovrapposta, come S. Apollonia o S. Maria e Donato. Pur di derivazione romanica è la decorazione con ANIMALI STILOFORI, come nel campanile di S. Polo. I PORTICHETTI antistanti le chiese di S, Giacomo e di S. Nicolò dei Mendicoli possono essere forse derivate dal quadriportico o dal protiro romanico, ma più verisimilmente derivano dal nartece bizantino o dal portico esarcale di Torcello. Sono assenti le tipiche strutture romaniche quali le VOLTE A CROCERA e a COSTOLONI, persistono le COPERTURE LIGNEE, più adatte alla situazione lagunare.
Elementi strutturali che derivano dall’arch romanica sono sicuramente i contrafforti della facciata e del fianco nord della Chiesa di S. Marco, r il complesso di archi e nicchie che decorano l’abside di S. Donato, e un tempo l’abside di S. Polo
- ELEMENTI DI ARCH. GOTICA si ritrovano a Venezia dal 1300 in poi portati dagli Ordini religiosi, come i domenicani e i francescani: i Frari e S. Giovanni e Paolo . Più che la forma di elementi strutturali e decorativi come l’ARCO OGIVALE , si può considerare una novità lo straordinario SVILUPPO PLANIMETRICO e SPAZIALE della parte presbiteriale della chiesa dato dalla presenza delle absidi multiple accostate, è una importante novità arch. per l’effetto di maggiore luminosità sul fondo della chiesa ottenuto con le grandi vetrate colorate. L e abside multiple e il TORNACORO vennero usate a Venezia in un solo esempio verso la metà del 1400 in S. Zaccaria, considerata la chiesa più gotica di Venezia ed è allo stesso tempo considerata uno degli esempi più notevoli di arch. rinascimentale: tale sovrapposizione di elementi è un aspetto tipico di Venezia .
I METODI COSTRUTTIVI E I MATERIALI DA COSTRUZIONE
I metodi costruttivi sono rimasti fino al secolo XVIII gli stessi e sono legati alla natura particolare del terreno e dell’ambiente lagunare. Per giustificare questa permanenza attraverso i secoli occorre precisare altri due fattori:
- uno consiste nelle difficoltà e nel conseguente alto costo per trasportare a Venezia i vari materiali da costruzione
- l’altro è il carattere alieno dagli sprechi e conservatore dei veneziani.
Per edificare la città sono stati portati tutti i materiali occorrenti, ma sono stati anche adottati all’inizio dei metodi costruttivi già sperimentati in precedenza nei numerosi centri lagunari che hanno formato nell’Alto Medioevo il Ducato veneziano. (Grado, Caorle, Jesolo, Torcello, Malamocco, Chioggia)Da questi centri più antichi sono giunti anche MATERIALI di RECUPERO e addirittura intere parti costruttive o decorative, colonne, capitelli, architravi.
PROVENIENZA del MATERIALE:
- il LEGNAME per gli edifici e per le navi veniva dalle foreste della pianura veneta poi dai boschi delle prealpi,, Montello e Cansiglio, in seguito dai boschi delle Alpi del Cadore o dalla Dalmazia
- l’ARGILLA per la fabbricazione delle tegole ed i mattoni e altri elementi in terracotta proveniva da cave della terraferma, , denominazioni quali calle della crea sono rimaste nella città vicino alla Salute, rio e fondamenta della fornace dove venivano cotti i mattoni.
- la SABBIA SILICEA veniva portata dai burchi dal Brenta.
- La PIETRA da TAGLIO era di due qualità diverse: il MARMO ROSSO di VERONA usato fino al XIV e XV secolo e la PIETRA d’ISTRIA che veniva estratta dalle cave di Rovigno.
- La TRACHITE veniva usata per il selciato e proveniva dai colli Euganei.
- Il GRIGIO del Carso ed il MARMO GRECO erano altri marmi che venivano utilizzati
- I grossi MASSI per la costruzione dei murazzi provenivano dall’Istria o dal Carso, venivano trasportati su barche dette marani, dalla località di Marano, vi è ancora il canale dei Marani tra Murano e Venezia.
- Il Ferro ed il Rame provenivano dalle miniere delle montagne, attorno a Feltre ed Agordo.
Visto che tutto veniva trasportato da fuori, perfino l’acqua potabile tutto veniva riutilizzato e reintegrato sempre se possibile. Per esempio i piccoli mattoni romani, le ALTINELLE, che portati da Altino a Torcello, sono stati reimpiegati qui nelle prime costruzioni veneto bizantine, demolite queste talvolta negli edifici gotici o rinascimentali, vedi per esempio il portale di SS. Giovanni e Paolo. Casi più frequente era il mantenimento della antica pianta e fondazione dell’edificio, visto che probabilmente erano le parti meglio conservate, mantenendo spesso anche l’impianto planimetrico preesistente.
LA FONDAZIONE DEGLI EDIFICI
L a fondazione degli edifici di Venezia seguono da sempre lo stesso sistema: a fondazione indiretta.
- La zona da edificare viene prima SOLIDIFICATA piantando dei PALI di LEGNO APPUNTITI di larice o rovere, corti e nodosi, fino a raggiungere lo strato di terreno chiamato CARANTO, di particolare consistenza.
- La disposizione dei pali viene effettuata secondo un ALLINEAMENTO MULTIPLO, lungo la striscia di terreno sopra la quale si elevano i MURI.
- Se lo strato di caranto è troppo profondo e i pali non arrivano a conficcarvisi, la sottofondazione può essere fatta per costipamento. In tal caso i pali vengono piantati su tutta la superficie sopra la quale poggerà l’edificio, prima chiudendo il perimetro con una fitta PALIFICATA e procedendo poi all’interno con il disegno a spirale verso il centro della zona. Questo procedimento è usato quando l’edificio da sostenere è molto pesante, per esempio i campanili o la chiesa della Salute.
- Sopra le teste dei pali vengono fissati DUE STRATI INCROCIATI tra loro di TAVOLONI di legno di larice.
- Sopra questo ZATTERONE viene elevata la costruzione vera e propria costituita da un MURO a PLINTO, cioè a zoccolo con le pareti leggermente inclinate, a strati abbastanza regolari in BLOCCHI di PIETRA d’ISTRIA. Si raggiunge così il livello del piano terra.
- Sopra il muro di pietra vengono posti o le colonne ed i pilastri o i muri dell’edificio.
- Con tale tipo di fondazione solo la parte in pietra d’Istria rimane a contatto con l’acqua salsa e l’aria mentre le parti in legno restano conficcate nella melma o nel caranto, subendo nel tempo un processo di MINERALIZZAZIONE che anziché marcire le rendono più resistenti.
- Il peso degli edifici di Venezia è sostenuto dunque direttamente o indirettamente dal caranto, strato geologico che risulta abbastanza compatto, ma che presenta una resistenza abbastanza modesta .
- Lo strato di argilla mista a sabbia che compone il caranto non è sempre omogeneo e presenta quindi resistenza talvolta ineguale, inoltre il caranto è per sua natura relativamente elastico anche per il fatto che sotto di esso vi sono ad una certa profondità strati di TORBA, falde acquifere o lenti gas naturali.
TECNICA EDILIZIA E ARTE NAVALI-
I primi edifici della laguna furono con ogni probabilità costruiti tutti in legno e con una tecnica assai vicina a quella delle imbarcazioni. Anche le costruzioni nelle isole di Rialto fino al 1100 erano in buona parte in legno, chiese comprese . Si spiegano così i frequenti incendi che avvenivano nella città.
Un po’ alla volta le costruzioni in legno vennero sostituite da altre in muratura, ma rimaneva nei veneziani la forma mentis del carpentiere, del marangon, in un ambiente dove il terreno di fondazione era così poco resistente e così elastico, è rimasta la necessità di costruire fondazioni leggere ed elastiche come le navi.
Vi è tutt’ora un elemento tipico nella conformazione dei muri di Venezia che può ricordare le navi: la interruzione dei strati di mattoni con liste orizzontali in legno dette REME. Questa denominazione deriva forse dal fatto che per costruirle venivano utilizzati vecchi remi da galera, oppure venivano utilizzate le stesse liste di legno da cui si ricavavano anche i remi.
Le reme hanno una funzione di legamento generale.
Anche negli edifici religiosi sono stati adottati sistemi costruttivi adatti all’ambiente lagunare e che possono ricordare la tecnica navale: I travi orizzontali che congiungono gli archi e attraversano le navate delle chiese medievali veneziane: S. Maria Assunta e S. Fosca, S. Maria e Donato , S. Giacomo dall’Orio, S. Stefano, S. Giovanni e Paolo, i Frari, possono essere paragonati ai ponti nelle strutture navali o anche ai trasti. Quei TRAVI ORIZZONTALI hanno la funzione di TIRANTI per eliminare le spinte degli archi, ma hanno anche la funzione generale di cucitura per tenere legato l’insieme dell’edificio. I muri esterni dovendo sopportare carichi verticali sono sottili e possono considerarsi una specie di involucro dello spazio interno dell’edificio.
L’elemento che più assomiglia alle costruzioni navali è la copertura lignea delle navate centrali, copertura denominata a CARENA DI NAVE: S. Giacomo dell’ Orio, S. Polo, S. Stefano, nella cattedrale di Aquileia, a S, Zeno a Verona ,a S. Giusto a Trieste, a S. Francesco a Ravenna, agli Eremitani a Padova. Sono più vicine all’arte navale le complesse strutture di copertura delle grandi Halls costruite in Inghilterra dal XIV al XVI secolo.
L’arte navale ha avuto a Venezia uno sviluppo straordinario, i tecnici specializzati erano i marangoni, carpentieri o maestri d’ascia. E significativo che la più grossa campana del campanile si chiami MARANGONA perché i marangoni l’hanno offerta alla città.

.IL LEGNO NEGLI EDIFICI
Il legno costituisce:
- la parte più profonda delle fondazioni
- con le reme il legamento della muratura
- l’architrave orizzontale, che viene utilizzato per sostituire l’arco delle grandi aperture di portici verso corti private o di sottoporteghi lungo i rii, sia nelle aperture di negozi o laboratori lungo le calli
- al legno spetta la parte orizzontale delle costruzioni, mentre alla pietra le parti verticali.
I BARBACANI
- I BARBACANI sono mensole in legno che sorreggono i muri a sbalzo di facciate lungo intere calli, soluzione urbanistica ed edilizia insieme.
- Vengono adoperati come elemento di raccordo tra la colonna e il pilastro in pietra e l’architrave in legno
- Sono usati specialmente nel XIV e XV secolo
- Portici con architravi rinforzati da barbacani
- All’interno degli edifici venivano usati per rinforzare architravi principali sotto il centro di grandi soffitti, come negli androni di molte Scuole, Sala del Piovego in Palazzo Ducale, dove architravi, barbacani, e travi formano un complesso di forme strutturali.
- NAVATE DI ALCUNE CHIESE GOTICHE VENGONO RINFORZATE DA BARBACANI: s. Giacomo dell’Orio, Madonna dell’Orto, S, Stefano.
- Logge con strutture in architrave in legno, liagò ossia logge che occupano l’ultimo piano della facciata, era non adoperate per prendere il sole
LE ALTANE: sono una curiosa loggia tipica di Venezia, costruita tutta in legno sopra il tetto della casa. Una specie di piattaforma in assi e travi, sorretta da pilastrini sormontata da un traliccio di travicelli, all’altana di giunge attraverso abbaini e talvolta scalette esterne in legno.
Le logge, le altane, i balconi costituiscono nel periodo medievale il luogo più riservato, dove le donne potevano rimanere più in libertà per svolgervi le minute faccende domestiche
I SOLAI
- I SOLAI sono costituiti da travi squadrate in legno, abete o larice, disposti paralleli, di solito secondo il lato più breve del locale. I travi sono appoggiati direttamente al muro livellato da una rema, oppure possono appoggiare su un trave addossato alla parete sostenuto a sua volta da mensole in pietra. Sopra i travi portanti vengono posti dei tavoloni di abete che sorreggono la pavimentazione vera e propria, costituita da semplici travi di legno o dal caratteristico pavimento alla veneziana. Sotto i travi del solaio veniva steso un soffitto di malta su cannicciato, più spesso i travi erano lasciati a vista. Nei soffitti i travi risultano perfettamente squadrati e distanziati regolarmente. I giunti degli assi visibili tra le travi sono coperti da coprigiunti, per cui vengono a formarsi tra trave e trave dei riquadri o lacunari, spesso decorati o dipinti, e dipinti venivano anche i travi: soffitto alla Sansovino.

IL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
- E costituito da un sottofondo, impasto di cotto macinato e calce, dello spessore variabile di 10,15 cm e anche più.
- Il sottofondo viene posto sopra le assi del solaio
- Sopra il sottofondo viene posto il pavimento vero e proprio , dello spessore di qualche centimetro.
- I vari pezzi di marmo che pongono il pavimento di diverso colore e dimensione vengono seminati amano a mano ad uno ad uno alla maniera di un mosaico.
- Oltre che prestare attenzione alla composizione cromatica delle numerose varietà di marmi, tra cui alcuni piuttosto rari come la MALACHITE, chi esegue la semina deve avere anche l’accorgimento di porre i vari pezzi di diversa dimensione e profondità tale per cui i diametri dei sassi risultino tutti su per giù allo stesso livello.
- Quando il pavimento sarà levigato a mano con un grosso SASSO di POMICE , i pezzi grandi e piccoli dovranno risultare a contatto, riducendo al minimo gli spazi riempiti dalla malta di legamento nella quale i sassi sono stati conficcati.
- Il COLORE del pavimento alla veneziana ha una sua particolare vibrazione e luminosità, divenendo sempre più intenso con il trascorrere del tempo con l’imbibizione di olio di lino e cere.
I DIVISORI INTERNI
- I muri portanti sono in mattoni, mentre i divisori interni sono con anima di legno e rivestimento di malta.
- Questa tecnica viene usata per alleggerire le strutture,
- L’anima dei divisori è costituita da tavoloni grezzi i abete, detti SCORZONI, perché tratti dalla parte del tronco a contatto con la corteccia. Gli scorzoni sono posti verticalmente accostati tra loro uniti da strisce di legno orizzontale, CANTINELLE, fissate su entrambi i lati, sulle cantinelle e sugli spazi tra queste viene steso un sottofondo, impasto di cotto macinato e calce, e su questo l’intonaco di malta. Talvolta le cantinelle vengono disposte inclinate, con l’inclinazione contraria sulle facce opposte, in questo caso la parete assume una maggiore rigidezza complessiva.
- Anche qui è evidente la somiglianza con la tecnica navale: gli scorzoni hanno funzione analoga alle centine trasversali dello scafo, le cantinelle funzionano come doppio fasciame.
LEGNO E ARCHITETTURA
- Le parti in legno forse sono le più numerose ed essenziali di quelle in muratura:
- palificate e zatteroni di fondazione,
- mensole e architravi orizzontali,
- barbacani di sostegno,
- reme e travi di appoggio all’interno
- travi e tavole nei solai
- scorzoni e cantinelle nei divisori
- capriate,
- travi,
- morali e tavole di sostegno del tetto
- altane sopra i tetti
- i travi di collegamento nelle chiese
- coperture a cassettoni
Ciò dona agli edifici una particolare capacità di resistenza e di adattamento a sollecitazioni non previste e a cedimenti del terreno di appoggio.
Numerosi sono gli edifici a Venezia con facciate inclinate e rigonfie, pavimenti interni curvati verso l’interno della stanza o con accentuata inclinazione su un lato. Questo è dovuto a ragioni di costruzione e per esigenze urbanistiche, più spesso è dovuto a cedimenti ed assestamenti dell’edificio successivi alla sua costruzione .Gli edifici venivano costruiti a mano, la figura dell’architetto come direttore unico di un edificio, in sostituzione di un nuovo proto o capomastro compare verso la fine del XV secolo.
LA DECORAZIONE
- la decorazione delle facciate
- le stoffe dei costumi
LA CASA FONTEGO
- La forma tutta particolare dell’architettura delle facciate di Venezia è anche strettamente legata alla FUNZIONALITA dell’edificio e alla sua spazialit, interna.
- Disposizione interna degli edifici in rapporto alla facciata: la suddivisione interna, sia che si tratti di edifici civili sia che religiosi trova corrispondenza immediata con la composizione esterna.
- La casa tipica dell’arch. medievale era la CASA FONTEGO con una DISPOSIZIONE PLANIMETRICA TRIPARTITA:
- Per ogni piano vi è al centro un il grande SALONE con ai lati due file di stanze,
- Al centro vi è il FINESTRATO, ai lati vi sono due finestre per ogni locale,
- I locali posti su un lato hanno larghezza leggermente diversa dai locali del lato opposto, di conseguenza anche le due finestre sono distanziate in maniera diversa provocando una leggera asimmetria della facciata che si nota in quasi tutti gli edifici civili.
- Quando poi il SALONE CENTRALE del piano nobile, IL PORTEGO, si svolge a L con una loggia tutta da un lato come alla Ca’ d’Oro la facciata diventa completamente asimmetrica
- Al PIANOTERRA presenta un grande ANDRONE , cui corrisponde in facciata un portico sull’acqua, Ai lati dell’androne vi sono piccoli ambienti per MAGAZZINI, depositi. A questi corrispondono sulla facciata piccole finestre quadrate o ad arco ribassato.
- Sull’androne al piano terra si prospettano di solito altri piccoli ambienti di un PIANO AMEZZATO, usati per gli uffici di amministrazione aziendale.
- Al primo e all’eventuale secondo piano nobile corrispondono i finestrati centrali. La grande superficie vetrata di questi finestrati è estesa anche in altezza, fin quasi sotto il soffitto con gli archi molto allungati del periodo veneto bizantino, poi a forma di tondi quadrilobati tipici del gotico veneziano e con i fori quadrati della serliana del 1500.Il finestrato deve illuminare un ambiente stretto e profondo quale è il salone centrale, il portego. I finestrati del portego generalmente sono due uno in facciata e uno sul fondo, prospettante il cortiletto interno.
- Il salone centrale serviva oltre che da pianerottolo per la scala principale e da disimpegno di tutti i locali interni laterali, anche da locale di rappresentanza o sala di ricevimento, non solo ma il piano nobile e il salone centrale era usato anticamente come luogo di esposizione delle merci e di qui la necessità di una buona illuminazione.
- L’ultimo piano cui corrispondeva sulla facciata una serie di piccole finestre era assegnato ai dipendenti, servitori dipendenti della famiglia che facevano parte di un unico sistema sociale economico di carattere patriarcale.
- La casa fontego era perciò una unità autonoma, confronto con la vita in una nave. La sua configurazione specie al piano terra presenta una particolare articolazione spaziale. Dall’esterno all’interno dell’edificio vi è un graduale passaggio di spazi, senza quasi soluzione di continuità tra gli spazi urbanistici e gli ambienti propri della casa. Verso il rio vi è il portico aperto e luminoso che fa da pronao all’androne, sullo spazio dell’androne prospettano le finestre dell’amezzato e da qui dsi diparte per la scala interna laterale.
- L’androne si prolunga verso il cortiletto, munito di pozzo, di solito uno spazio aperto, raccolto e di grande effetto scenografico, dovuto alla presenza di vari elementi: il muro merlato di cinta, il portone ad arco, il portico verso l’androne, il pozzo e la scala esterna che porta al piano nobile.
SCALE ESTERNE
- La scaletta esterna è sostenuta da una successione di archi sempre più alti o da un unico arco rampante a sostegno dei gradini,
- La balaustra a colonnine porta sul corrimano in pietra elementi decorativi rappresentanti teste e altre figurazioni di animali o vegetali, termina in alto con una parte più ampia quasi un poggiolo.
- La scaletta può essere ricoperta da un piccolo tetto sorretto da pilastrini come il cortile della Ca’ d’Oro, e quello di casa Goldoni.
- Nell’edificio civile veneziano le scale possono essere di 3 TIPI:
- La scala interna che ha due rampe per piano e si svolge sul fianco dell’androne e del salone centrale superiore,
- La scala esterna nel cortiletto scoperta o coperta dal tetto
- La scala a chiocciola adibita a scala di servizio o di emergenza per comunicazioni rapide tra un piano e l’altro
LE MERLATURE
- Sono sulla sommità dei muri di cinta dei cortiletti privati o sulla sommità di un edificio e costituiscono un elemento tipico dell’arch, veneziana, elemento che persisterà anche nel periodo rinascimentale.
- Le merlature rendono frastagliato il profilo dell’edificio sulla sommità
- Il senso di leggerezza che costituisce questo elemento è ottenuto con diversi ACCORGIMENTI:
- 1 con la coloritura e la decorazione ad affresco delle facciate
- 2 con la ripartizione delle facciate in campiture rettangolari o riquadrate da leggerissime decorazioni a rilievo
- erano sorte come strumento di difesa , torri dell’Arsenale, in seguito hanno assunto un aspetto puramente decorativo.
- Le merlature sono presenti soprattutto negli edifici di destinazione pubblica: Arsenale, i Fonteghi, le Procuratie della Piazza, il Palazzo Ducale, la Ca’ d’Oro
- Inizialmente erano in mattoni , poi in cotto, poi in pietra, prima avevano forma triangolare tipiche del periodo veneto bizantino, la forma rettangolare è la meno frequente, le merlature in cotto assumono forme più eleborate a V, ad arco inflesso, a nicchie. Nel periodo rinascimentale e barocco vengono eseguite in pietra d’Istria ed assumono un aspetto raffinato.
- PALLADIO ci ha dato una versione nuova della merlatura ad ARCO ROVESCIATO, nella chiesa di S. Giorgio e sulla Punta della Dogana.
DECORAZIONE A TORTIGLIONE
- Di derivazione nautica: a ricordo delle corde o gomene delle navi
- Eseguito in legno, in pietra sugli spigoli dei portoni principali, sugli spigoli verticali dei palazzi di una certa importanza, talvolta assumono la forma di una colonnina tortile
- L’accorgimento di svuotare e decorare lo spigolo dell’edificio non è solo dell’arch. gotica, ma lo si ritrova nell’arch di Hoffmann, come pure nelle costruzioni contemporanee di Mies Van der Rohe
L’ARCO VENEZIANO
- :
Singolari caratteri statici dell’arco:
-Le spinte ai lati dell’arco stesso, non si sono costruiti archi di grandi dimensioni, ma piuttosto archi di piccole dimensioni. I piccoli archi di loggiati centrali trovavano abbondante equilibrio nei due blocchi laterali delle torreselle.
- Gli archi hanno anche un’altra caratteristica: nel periodo veneto bizantino sono alti e stretti, muniti di un alto peduccio sotto la parte a semicerchio, nel periodo gotico inventano ogivali. T
- Tutte queste forme di arco alte e strette generano piccole spinte, il più delle volte l’arco veneziano è un finto arco.
- EVOLUZIONE FORMALE DELL’ARCO
- Periodo veneto bizantino l’arco a peducci rialzati con ghiera curvata a semicerchio sulla sommità S. Marco e Torcello, Loredan Farsetti
- Periodo veneto bizantino l’arco a ferro di cavallo o moresco solitamente usato al piano terra come in Corte del Milion, Palazzo Barzizza a S. Toma
- Periodo veneto bizantino arco appuntito alla sommità dapprima la punta è solo sull’estradosso della ghiera come a Ca’ da Mosto, poi la punta superiore interessa tutta la ghiera anche nell’intradosso come a Palazzo Vitturi a S. Maria Formosa.
- Periodo veneto bizantino la punta dell’arco è a triangolo come in Corte del Remer e nel Palazzo Priuli a S. Stae sul Canal Grande. Forse di derivazione moresca, esso può ricordare il profilo del copricapo a turbante munito di un piccolo cono sulla sommità.
- Periodo gotico l’arco inflesso, il cui stadio di passaggio lo si può osservare in Palazzo Sagredo, contemporaneamente l’arco ogivale tipico dell’architettura gotica di oltralpe, adottato nei portici, al piano terra di edifici civili e nelle navate delle chiese.
L’arco appuntito, ma di derivazione ottomana era già conosciuto ed adottato a Venezia ancor prima di quello ogivale, lo si trova a S. Marco nel nartece e neo piloni angolari. Vi è pure qualche esempio di arco a ferro di cavallo con arco ogivale, come uno sul rio di S, Pantalon. Nel periodo gotico prevalgono l’arco inflesso, l’arco trilobato e la combinazione dei due archi. Il più antico esempio di arco trilobato è quello sulla Porta dei Fiori a S. Marco, ve ne sono altri di antichi nella Corte del Milion, periodi diversi vi sono rappresentati, dal moresco al bizantino, dall’ogivale al trilobato.
- L’arco che avrà più fortuna nel periodo gotico a Venezia sarà l’arco inflesso con racchiuso l’arco trilobato. Il profilo interno trilobato viene chiamato anche TERZAGU, terzo acuto, Palazzo Ducale, Ca’ d’Oro,, Palazzo Giovanelli, Palazzo Fortuny, Ca’ Foscari.
IL FINESTRATO
- La successione degli archi nei loggiati era arricchita nel periodo veneto bizantino da patere decorative di diversa forma e grandezza poste sopra gli archi, Ca’ da Mosto, Campo S. Maria Materdomini.
- Nel periodo gotico quando gli archi inflessi cominciarono ad essere coronati da pennacchi viene usata la riquadratura rettangolare attorno a tutto il finestrato come il Palazzo Tiepolo a S. Maria Mater Domini.
- Il finestrato comincerà a diventare un fatto complesso con l’introduzione degli archi e sopra gli stessi di fori dapprima circolari poi quadrilobati.
- L’interposizione di fori quadrilobati tra gli archi inflessi trova l’esempio più splendido in Palazzo Ducale. I TRAFORI SOPRA GLI ARCHI AVRANNO AMPIA APPLICAZIONE ANCHE NEGLI EDIFICI CIVILI PER VIA DELL’ILLUMINAZIONE INTERNA. Il traforo sul finestrato di Palazzo Ariani Minotto all’Angelo Raffaele assume quasi l’aspetto di un ricamo in marmo.
- Sopra gli archi vi era il traforo ,sotto il finestrato fra le colonne erano poste le balaustre di parapetto. Esse erano costituite dapprima da plutei, cioè da lastre di marmo decorate da rilievi, e poi le balaustre vengono eseguite da colonnine.
- Soesso il finestrato gotico trova un completamento molto attraente per la presenza di piccoli poggioli a colonnine sporgenti Dalle due finestre estreme del loggiato. Ogni poggiolo è sorretto da due mensole di pietra chiamate Modiglione, molto elaborate ed arricchite da statuine di animali.
- Il finestrato con il traforo, le balaustre, i poggioli, i capitelli, costituisce la parte più eleborata e vistosa della facciata.
LA CA D’ORO
- Trafori marmorei
- Impianto planimetrico con sceme a C che si svolge attorno al cortiletto laterale, il vero centro spaziale di questo edificio
- Sviluppo a L invece verso il Canal Grande: l’androne del piano terra, il Portego, dei due piani nobili
- Susseguirsi di spazi con continui mutamenti di prospettive: scenografia dei palazzi ottenuta successivamente dal Massari, dove al piano terra portici, androni, cortiletti, fontana, scalone, sono concatenati secondo una visione logica spaziale e luministica
- progressiva modifica dal piano terra ai piani superiori in due modi contrastanti:
- 1 le strutture si vanno alleggerendo passando dalle semplici arcate dei portici ai quadrilobi del primo finestrato ed agli eleganti intrecci del piano superiore, al contrario i vuoti diminuiscono verso l’alto
- i cinque archi al piano terra formano un unico porticato aperto verso l’acqua
- la zona di muro pieno ricorda il periodo veneto bizantino posta sopra i loggiati , vedi Palazzo Ducale.
- La ripartizione delle finestre segue pure le tradizioni più antiche
- Soluzione all’angolo sono a doppio tortiglione
- Riquadri di marmi policromi
- Poggioli con colonnine
- Casa fontego, muro merlato , il portale sormontato dall’arco ogivale, la scaletta esterna, il portico verso l’androne con i barbacani in legno, il finestrato del primo piano con i plutei, la riquadratura rettangolare
- Non porta dunque innovative costruttive e strutturali, riassume in se le caratteristiche della casa veneziana realizzata con raffinatezza.
L’ESPANSIONE IN TERRAFERMA DAL XIV SECOLO ALLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI
Tre avvenimenti di capitale importanza sono ricordati nei quadri alle pareti del Palazzo Ducale nella Sala del Maggior Consiglio:
1 nel 1177 l’incontro a Venezia dell’imperatore Barbarossa e il papa Alessandro III con la mediazione del doge Sebastiano Ziani
2 nel 1202gli episodi più importanti della quarta crociata capitanata dal doge Enrico Dandolo
3 1379 il trionfo del doge Andrea Contarini dopo la guerra di Chioggia del VERONESE posto di fronte al Paradiso, un posto d'’onore che non va sottovalutato nella storiografia veneziana, tanto più che questo posto non è solo contrassegnato dal quadro commemorativo, ma anche da una antica lapide al centro del quadro con lo stemma del doge e una iscrizione a ricordo della vittoria veneziana. La lapide sembra un prezioso cartiglio. L’occupazione di Chioggia da parte dell’armata genovese, dopo che Pietro Doria aveva sconfitto la flotta veneziana di VITTOR PISANI a Pola, segna il momento di maggior pericolo che abbia superato la Repubblica di Venezia nella sua lunga storia, quando ci si rende conto che il nemico atrocissimo come dice la scritta, era entrato nella stessa laguna. Fu lo stesso Vittor Pisani liberato dal carcere a causa della sconfitta a Pola, a condurre la vittoria armata del vecchio doge Andrea Contarini .Non solo era la fine di una battaglia navale conclusasi con la pace di Torino nel 1381, ma era la conclusione di una lotta più che centenaria tra la Repubblica di Genova e di Venezia,la piccola guerra dei cento anni. Venezia aveva come alleati il re di Cipro e i Visconti di Milano,, Genova il re di Ungheria,, Francesco da Carrara, il duca d’Austria e il Patriarca di Aquileia. L’avversario più temibile per Venezia era Francesco da Carrara perché con i suoi eserciti si era spinto fino ai limiti della laguna.
Venezia, Genova, Milano e Firenze nell’epoca rinascimentale Dal 1300 al 1500 furono città importanti dal punto di vista politico militare ed economico e disponevano di una potenza ben superiore alle altre…… Godevano di una propria autonomia giuridica nei loro territori,, ma anche di una forza militare.
L’esperienza della guerra di Chioggia e l’improvvisa minaccia della Signoria di Padova, spingono Venezia ad assicurarsi alla fine del Trecento un territorio sicuro nell’immediata terraferma.
Nel 1389 TREVISO si dà spontaneamente alla Repubblica, fu libero comune e combattè contro Federico Barbarossa a Legnano,, in un primo tempo sotto Ezzelino da Romano, poi sotto la Signoria dei Da Camino, passo poi alla dominazione dei Conti di Gorizia, quali vicari imperiali, agli Scaligeri, a Leopoldo d’Austria, ai Carraresi, e alla Repubblica. Fu oggetto di contesa per la sua posizione economica particolare fino alla pacificazione generale di tutto il Veneto sotto la Repubblica nel 1420.
La prosperità e l’indipendenza di Venezia dipendevano dalla libertà delle vie fluviali del retroterra, una zona diventata ormai importante per gli scambi con il nord Europa.
I primi decenni del Trecento costituiscono un periodo di assestamento politico, specie contro i Dalla Scala e i Da Carrara.
LA NUOVA POSIZIONE POLITICA.
- L a scelta tra la politica di mare oppure quella rivolta verso la terraferma viene posta di solito dalla tradizione tra il dogado di Tommaso Mocenigo e quello di Francesco Foscari.
- 1318 inizio a Padova del dominio dei Carraresi che nel periodo di maggior splendore si decisero ad affrontare Venezia
- 1378 Padova si allea con Genova per colpire Venezia alle spalle, mentre la Serenissima era occupata a Chioggia.
- Venezia per avere partita vinta sulle Signorie vicine si alleò con i Visconti. Alla fine restavano quindi da regolare grosse partite con Milano e con Firenze.
- 1402 Morte di Gian Galeazzo Visconti duca di Milano,
- 1405 serie di guerre contro Padova con la sua finale capitolazione : capitano di ventura Francesco Dal Verme, morte del Signore di Padova. Le signorie dei Dalla Scala e i Carraresi furono distrutte per sempre nella lotta contro Venezia.
- Differenza tra Signorie sostenute dal solo prestigio di una famiglia che era destinata a soccombere nel gioco spietato delle rivalità che si sviluppavano rapide tra le alleanze, congiure e battaglie secondo la spinta di interessi ed ostilità .
- Venezia seppe contare su una FORZA COSTITUZIONALE, che seppe tener testa agli eventi anche nei momenti più avversi, senza rifuggire a quegli intrighi politici che caratterizzavano i rapporti di questa epoca. Presenza di milizie mercenarie . I DOGI di Venezia spesso eletti in età avanzata, avevano il mandato di mantenere la Repubblica in una unica direzione attraverso una politica paziente e lungimirante, che era determinata da un consiglio di nobili dotati di poteri straordinari. Il doge era quindi l’espressione di un governo più che un assoluto arbitro del potere politico.
- 1420 Conquista definitiva del Friuli dopo che fu posto fine all’antico feudo appartenente al Patriarcato di Aquileia, dominio che si era conservato intatto nei secoli. Il confine veniva spostato alla linea di un altro fiume che dalle Alpi si versa nell’Adriatico: dalla Livenza all’Isonzo.
- 140971420 estensione definitiva di Venezia sulla Dalmazia, assicurandosi i porti più importabnti senza contrarsi con gli Ungheresi. L’obiettivo di ZARA era quello più importante per Venezia, per poter costruire quell’unità di dominio della costa dalmata che aveva i suoi centri in Sebenico, Spalato e Traù.
- Il contrasto con il re di Ungheria, Sigismondo ed i veneziani durò a lungo.
- L’economia di Venezia e della Dalmazia trovarono scambio dei reciproci prodotti una integrazione molto importante, facilitata dal governo veneto. Che fece perno sul rispetto delle tradizioni.
L’UNITA CON LA TERRAFERMA
- 1420 periodo di maggior floridezza di Venezia, che aveva esteso i suoi territori nel retroterra prima verso TRECISO, VICENZA, BASSANO, FELTRE E BELLUNO , poi VERONA e PADOVA, quindi aveva ottenuto l’annessione del FRIULI, dell’ISTRIA, delle principali città della DALMAZIA, e infine le città di BERGAMO e di BRESCIA.
- All’epoca del doge FOSCARI la politica di Milano e FIRENZE, impone un diverso comportamento della Repubblica in una serie di guerre ed alleanze che sono dispendiose., ma che inseriscono Venezia nel respiro più ampio della civiltà italiana del RINASCIMENTO., in questa epoca si attua il passaggio dal Medioevo al Rinascimento.
- Condottieri di questo periodo al servizio di Venezia furono Bartolomeo Colleoni ed il Gattamelata.
Venezia ED I TURCHI
- E di questo periodo l’avanzata dei Turchi che costituiranno la minaccia della sicurezza del dominio veneziano in Oriente: conflitto secolare etnico e religioso.
- L’impero dei Turchi ottomani si era esteso nella seconda metà del XIV secolo dall’Asia Minore, ad alcuni territori europei nella penisola balcanica ai danni dell’impero bizantino con infiltrazioni decisive in territorio greco per poi giungere al nord del Danubio.
- 1389 battaglia di KOSSOWO tra le armate cristiane e gli ottomani maomettani presentò all’Europa il pericolo di questa nuova potenza.
- L’avanzata turca non poteva non interessare Venezia, tanto più che venivano a toccare una zona non molto distante dai possedimenti veneziani del PELOPPONESO, dell’ALBANIA e della DALMAZIA Ma Venezia presa nelle lotte contro le Signorie confinanti dell’alta Italia, preferì tenersi in relazioni di rispetto con i turchi.
- 1396 vittoria dei Turchi contro una lega cristiana che intendeva contenere la minaccia turca contro COSTANTINOPOLI , Tamerlano, re dei MONGOLI , riuscì a fermare l’avanzata turca per qualche tempo. Dopo aver sottomesso la Persia e la Siria Tamerlano vinse i Turchi ad Angora nel 1402 facendo prigioniero l’imperatore.
- 1413 Maometto figlio del re turco Bayazid, riuscì a vincere i fratelli e dominare incontrastato sull’intero territorio turco, facendo intendere che voleva estendere il suo dominio su tutta la Grecia e arrivare fino al centro dell’Europa.
- Il lungo dramma tra Venezia e i Turchi si sviluppa nella prima e più cruenta fase con Maometto i (141371421) con Murad II (1421-1451) E Maometto II (1451-1481):
- Venezia era intervenuta là dove la situazione la interessava direttamente a Rodi e a Cipro, senza dare più ascolto ai tentativi di una nuova crociata, richiesta dallo stesso imperatore di Costantinopoli, Manuele II
LA CADUTA DI COSTANTINOPOLI
1453 anche l’ultimo baluardo cristiano in Oriente, Costantinopoli, cade in mano turca.
L’assedio della città è uno degli episodi più famosi degli episodi di guerra più famosi della storia di Europa, non solo per la posizione strategica e le difese naturali della città, ma anche per l’energia che la vecchia città seppe trarre da tutti i suoi uomini nella difesa della capitale.
Imperatore di Bisanzio: Costantino
Maometto stabilì la sua reggia, il celebre SERRAGLIO sul tratto di collina che da Santa Sofia si volge verso il mare.
La caduta della città significò il crollo del vecchio impero romano d’Oriente e la costituzione di n nuovo impero di origine e di religione differente, quello turco che minacciava l’Europa.
Gli stati europei sospesero per 40 anni con la pace di Lodi le ostilità interne. Venezia troncò la sua rivalità con Milano.
Venezia era stata costretta a rivolgersi verso la terraferma, anche perché era cosciente che in Oriente si era venuta a creare una situazione nuova, la potenza turca le era superiore.

CARATTERE E FORMAZIONE DEL GOVERNO
FEDELTA ALLE ORIGINI
- economia di traffico marittimo
- S. Marco diventa un motivo di vanto della Repubblica, simbolo dell’autorità e il sigillo di ogni atto pubblico dello stato
- Il governo di Venezia era conservatore, ma allo stesso tempo precorreva i tempi sui principi ad esempio che reggono lo stato al di sopra degli interessi del singolo, sull’intervento del governo nello sviluppo dell’economia privata, sulla partecipazione del corpo consiliare sulla funzione delle ambasciate permanenti nell’indirizzo della cosa pubblica e sull’azione dello stato in favore della mutua assistenza dei cittadini.
LA COSTITUZIONE GIURIDICA DELLO STATO.
- vengono distinti tre periodi per l’evoluzione del pensiero politico in cui si evolve la continuità di pensiero politico che forma la struttura sociale interna della Repubblica:
- 1 – un periodo durante il quale il ducato si forma ai margini dell’impero bizantino e formalmente dipende da Bisanzio, anche se in sostanza la sua vita è indipendente. Questa epoca non può essere precisata con certezza, ma viene definita dai primi dogi dell’VIII secolo fino molto dopo il trattato di Acquisgrana, nell’814 riconoscimento giuridico di Venezia quale stato indipendente tra l’impero bizantino e quello carolingio, per giungere alle soglie del X secolo quando il doge Pietro Orseolo II è definito da Bisanzio dux Dalmatiae e Croatiae per l’opera che egli presta contro i pirati a favore dei Bizantini
- 2 – XI secolo fine XII in cui la COSTITUZIONE ha un carattere prettamente COMUNALE nella semplicità dello schema primitivo con assoluta indipendenza nell’elezione del doge, nelle deliberazioni politico legislative e nell’amministrazione dello stato.
- 3 - XIII-XVI vengono sempre più garantiti gli organi di tutela dello stato attraverso numerose MAGISTRATURE , che complicano l’apparato governativo a salvaguardia dei privilegi dei nobili e in posizione di difesa contro qualunque sviluppo imprevisto che potesse assumere la Repubblica, limitando il potere del doge e prevenendo qualsiasi tentativo di supremazia da parte di una famiglia patrizia nella compagine governativa.
- Dal XVI alla fine della Repubblica non si registrano grandi variazioni nel Governo della Repubblica
LE ISTITUZIONI POLITICO-AMMINISTRATIVE: LE ORIGINI
- Le istituzioni politico amministrative interne della Repubblica di Venezia si maturarono dai primi TRIBUNI che ressero la cosa pubblica ai dogi, quali espressione di una autorità basata sulla propria indipendenza di diritto e di fatto.
- Il DOGE a Venezia fu scelto da FAMIGLIE PATRIZIE e quindi entro una cerchia di persone che dovevano seguire di norma un particolare tirocinio prima di giungere alla suprema magistratura.; tanto più che la sua posizione investiva un carattere religioso, secondo il modello bizantino di considerare l’imperatore al di sopra del patriarca.
- I dogi Paoluccio Anafesto, Maurizio Tegalliano non possono risultare tali, il primo fu esarca di Ravenna, il secondo governatore bizantino della provincia veneta con il grado di MAGISTER MILITUM. Orso Ipato acclamato dalle milizie stanziate nelle lagune per primo rappresenta l’espressione locale, che si fa forte dallo spunto della lotta iconoclasta nel 727 tra l’imperatore di Bisanzio ed il papa, parteggiando apertamente per il papa. Primo pronunciamento di indipendenza.
- 751 Caduta di Ravenna
- 770 la conquista dell’Istria da parte dei Longobardi, l’indipendenza del doge rispetto a Bisanzio
- 814 Angelo Partecipazio ottiene un riconoscimento ufficiale nella pace franco bizantina
- L’INVESTITURA DEL DOGE si compiva i primi tempi per diretta PARTECIPAZIONE POPOLARE, alla quale seguiva il conferimento della dignità bizantina, attraverso il governo di Bisanzio che intendeva ribadire la sua preminenza, anche se lontana e sempre più formale.
- Nell’XI secolo vengono creati dei GIUDICI che succedono ai tribuni, con un compito amministrativo nella città che veniva a formarsi vicino a Rialto
- Nei primi secoli hanno importanza le varie giurisdizioni episcopali che si affiancano a quelle dei giudici e dei gastaldi, ma con altro carattere, per cui l’opera dei vescovi si estende nel territorio attorno a Venezia, oltre a Olivolo e a Torcello. Complessa definizione dei limiti e di competenze tra il potere politico e quello religioso, dando origine ad una dialettica che rimarrà viva nella Repubblica.
- Il Consiglio viene a formare un organo intermediario tra il potere assoluto del doge e del popolo. All’inizio si tratta di un CONSIGLIO DEI SAPIENTI, una specie di Senato, ogni isola aveva i propri rappresentanti9 nelle elezioni dogali
La promissione ducale
-La promissione ducale è la prima forma di delimitazione del potere ducale: la richiesta da parte degli elettori che l doge, nell’atto di assumere la carica, compisse un solenne GIURAMENTO di attenersi ad alcune norme riunite in singoli codici, determinarono il pensiero costante della Repubblica e rafforzarono sempre più la posizione del Consiglio affiancato al doge.
- Ogni doge ha la propria PROMISSIONE DUCALE ed una delle prime e fondamentali è quella del doge Enrico Dandolo, fatta all’atto della sua elezione nel 1193, nella quale il suo potere viene limitato:
- non può intromettersi nella nomina del patriarca,
- non può disporre dei beni pubblici
- non può trattare direttamente con il papa o con altri principi
- La promissione diviene un atto pubblico fondamentale nella storia civile della Repubblica,, il suo valore era di tale gravità da richiedere a partire dal 1229 la nomina di una COMMISSINE di 5 Membri: i CORRETTORI della PROMISSIONE DUCALE
- Appena morto il doge venivano eletti immediatamente 3INQUISITORI, per indagare il comportamento politico del doge defunto, la cui salma era esposta in una grande sala di Palazzo Ducale sotto quella del Maggior Consiglio, chiamata della sala del PIOVEGO. Finito entro tre giorni questo rito di inchiesta e di proposte si davano solenni onoranze funebri al doge nella chiesa di San Giovanni e Paolo a partire dalla metà del 1300.
- 1172 1178 doge Sebastiano Ziani, uno dei maggiori di tutta la storia che seppe realizzare il famoso incontro tra il Barbarossa ed il papa,. Il lungo tirocinio compiuto a servizio della Repubblica prima a Costantinopoli poi a Sebenico prima di ottenere la massima carica dello stato, gli aveva dato una larga esperienza sulla missione di Venezia nei mari di Oriente in collegamento con gli stati europei. L’enorme ricchezza accumulata dalla sua famiglia gli permisero alcune opere pubbliche che rimasero fondamentali per la città, come ad esempio l’allargamento della Piazza nella configurazione molto simile all’attuale, la sistemazione del Palazzo Ducale e del centro urbano attorno a S, Marco. L’elezione di Sebastiano Ziani non avviene più per acclamazione, ma da parte di una assemblea di savi, designati per questo compito con la ratifica di una vasta assemblea popolare: si aveva così un passo essenziale per la formazione del Maggior Consiglio che si attuerà nel corso del tempo. Nell’epoca che precedette questo doge il Governo era formato da cinque giudici, dal Consiglio dei Sapienti, 35, e dall’assemblea popolare.
- La promissione ducale viene sempre più restringendo il potere del doge affinchè il massimo esponente della Repubblica non fosse tentato di rendere ereditaria la sua carica e per stroncare quindi ogni forma di nepotismo. Dal 1521 i membri della famiglia del doge vengono esclusi dalle cariche ecclesiastiche e dalle funzioni di Avogadore di Comun, e dal 1646 dalle ambasciate. Anche la dogaressa doveva attenersi secondo la promissione ducale ad una etichetta distato in quelle forme di cerimonie pubbliche che riflettevano un ordine e uno stile anche nel costume politico del Governo.
LA COMMISSIONE DUCALE
- La commissione ducale per il mandato di potere da parte del doge ad un patrizio per una azione di governo, affidata solennemente all’atto del conferimento del comando. Ha origine dalla costituzione del libero comune, che chiede garanzie a chilo regge, così la commissione è sorta dal mandato commerciale, attraverso il quale il commissionario agisce per conto del committente, tipica forma del contratto di commercio iniziata dalle Repubbliche marinare a partire dell’XI secolo.
Questi documenti che dalla sfera mercantile passano alla sfera dello stato, ridotti in forma notarile su manoscritti, sono ornati a partire dal 1400 con finissime miniature.(UMANESIMO VENETO)
LE MAGISTRATURE
- La parte amministrativa nei primi secoli della Repubblica aveva un semplice apparato retto dal PROCURASTORE DI SAN MARCO , che regolava i diritti pubblici in nome del Comune. Al quale per diritto confluivano i dazi, gli affitti, i redditi immobiliari, ed i redditi mercantili e patrimoniali di tutto il ducato.
- 1223 la prima documentazione del Consiglio dei 40 e il Consiglio dei Pregadi (senatori).l’unione di queste magistrature forma il MAGGIOR CONSIGLIO, composto di membri di diritto e di membri eletti con funzioni legislative. Fine del XIII avverrà la Serrata del Maggior Consiglio allo scopo di dare appunto soltanto alle famiglie del patriziato il privilegio di appartenere al massimo consiglio di Stato.
- Il CONSIGLIO dei 40 controllava non solo i titoli del patriziato e quindi l’ereditarietà, ma anche quelle delle altre magistrature. Le funzioni notarili vengono ad acquistare una importanza fondamentale in questa epoca: il notaio è considerato pubblico ufficiale che determina mediante l’atto pubblico l’autenticità delle decisioni di pertinenza del singolo cittadino di fronte alla comunità alla quale appartiene quale suddito.
- L’ELEZIONE POPOLARE del DOGE resta un rito esterno, un’ACCLAMAZIONE, con mero significato di festa pubblica, mentre il Maggior Consiglio andò a mano a mano allargandosi affidando i singoli incarichi ai nuovi organi di Governo, richiesti dalla estensione degli interessi nell’interno e nel più vasto dominio d’oltremare.
Nel 1310 il Maggior Consiglio raggiunse i 900 membri, di questi alcuni erano senatori comuni, un piccolo numero formava il gruppo dei consiglieri privati del doge, alcuni avevano funzioni di ministri delle diramazioni più importanti del potere centrale, altri infine vennero a formare il CONSIGLIO dei X , nominato dopo la fallita congiura di Baiamonte Tiepolo.
- Il CONSIGLIO DEI X nato per un servizio ispettivo in un momento molto grave della vita della Repubblica, divenne una magistratura stabile quale organo di controllo di tutta la vita pubblica. Con funzione di tribunale speciale famoso per la sua severità e per il rigido potere che esso riuscì a conquistare.
- La SIGNORIA vera e propria nonostante il gran numero di appartenenti al Maggior Consiglio si restringe in definitiva ad una trentina di componenti, rappresentanti dei vari ordini presieduti dal doge. Questa assemblea più ristretta prende il nome di COLLEGIO.
- Il DOGE viveva nel suo appartamento al centro del Palazzo Ducale. Era un principe apparentemente assoluto, ma in pratica limitato da una serie di norme che restringevano il suo potere ad un simbolo di sovranità a cui compete di diritto ogni più alto onore. La sua nomina durava a vita, entro la cerchia carica di opere d’arte e di fasto del palazzo, tra procuratori di S. Marco,, magistrati, consiglieri, senatori, provveditori, e singoli rappresentanti del vastissimo dominio veneto sparso nel Mediterraneo. Difficilmente usciva in pubblico, la sua vita era regolata da una severa etichetta che stabiliva le prerogative della sua alta dignità di serenissimo principe, secondo alcune tradizioni che anche nell’importanza religiosa della sua autorità risalgono all’imperatore di Bisanzio.---
- Attraverso la SCALA d’ORO di Palazzo Ducale, che passa accanto all’appartamento privato del doge, si entra nella SALA del COLLEGIO, la Sala del Consiglio dei Ministri, nella quale sedeva il doge al centro con i 6 Consiglieri della sua corte, i SAVI, i 3 Capi del Consiglio dei X e i Cancellieri. Il Collegio poteva non solo decidere sugli affari più urgenti dello Stato, ma aveva anche il compito di ricevere i nunzi pontifici e i vari ambasciatori.
- Sala del SENATO
- Sala del CONSIGLIO dei X: decorata con dipinti del Veronese con motivi allegorici che ricordano la ricchezza di cui era stata dotata Venezia, ma anche la severità che si adottava verso chi andava contro le leggi. Giove scende dal cielo a fulminare la ribellione.
- Sede degli INQUISITORI di STATO
- Le sale d’armi per gli interventi immediati contro qualsiasi sedizione
- Il TRIBUNALE d’APPELLO
- La Sala del MAGGIOR CONSIGLIO a cui spettava di far le leggi e di conferire gli incarichi attraverso i numerosi scrutinii
- Le PRIGIONI
MAGISYTRATURE PRIMARIE
1 DOGE. Capo dello stato, eletto a vita, che presiedeva di diritto le magistrature della Repubblica
2 MAGGIOR CONSIGLIO assemblea di tutti i patrizi veneziani di età superiore ai 25 anni che raccoglieva le varie magistrature ed eleggeva il doge. Era formato da soli nobili eletti ogni anno, il numero dei componenti nel 1264 era di 317, nel 1310 di 900. Raggiunge il massimo di 1700 persone, Con la legge della SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO viene in pratica allargato il Consiglio secondo alcune norme, che resteranno le stesse fino al 1797
3 CONSIGLIO DEI SENATORI, PREGADI Scelti dal Maggior Consiglio a consuetudine 120con funzione legislativa ed in carica un anno.
4 CONSIGLIO DEI X
- Sorto nel 1310 come commissione inquirente nella congiura di Baiamonte Tiepolo e poi conservatosi fino alla fine della Repubblica. Aveva i compiti di vigilare contro i delitti dello stato, sui comportamenti dei nobili, e sull’osservanza della legge. Era composto da 10 patrizi titolari con l’aggiunta del doge, sei consiglieri, uno per sestiere, che formavano il consiglio privato del doge, e un avogadore, avvocato con mansione di accusatore contro chiunque del Consiglio avesse operato al di fuori dei principi statutari. Il Consiglio dei X era quindi composto da dieci membri di diritto non rieleggibili per un anno dopo quello trascorso in carica e altri otto aggiunti.
- Questa magistratura divenne con il tempo il più tipico e severo organo di vigilanza inquirente e giurisdicente della Repubblica di Venezia, la polizia di stato, che aveva i massimi poteri anche nel controspionaggio.
5 GLI INQUISITORI
Gli inquisitori, 3 eletti dal Maggior Consiglio a partire dal XIII secolo, formavano commissioni di inchiesta su particolari indicazioni del Consiglio dei X come Inquisitori alle acque, Inquisitori sopra le arti, Inquisitori dei suoli pubblici. Particolare importanza ebbero gli inquisitori contro le eresie. L’incarico più delicato che ebbero fin dall’origine fu quello di esaminare l’operato di ciascun doge dopo la sua morte.
6 LE QUARANTIE
Le quarantie erano 3 Tribunali supremi che giudicavano cause criminali e civili.
La prima si chiamava Consiglio dei Quaranta al Criminal, la seconda Consiglio dei Quaranta al civil vecchio, la terza si chiamava Consiglio dei Quaranta ala Civil nuovo. La Quarantia aveva come incarico di approvare la scelta di chi doveva far parte del Maggior Consiglio e dei Senatori, poi presiedere il tribunale criminale, quello di curare la polizia di stato, l’economia delle imposte, delle monete ed altre mansioni nel campo giuridico.
7 IL CONSIGLIO MINORE
Era detto pure Signoria, consiglio di sei nobili, uno per sestiere, che assistevano il doge e non dovevano avere con lui legami di parentela ai quali si unirono a partire dal XIII secolo i 3 capi della Quarantia Criminal, i tre maggiori magistrati giudiziari.
8 COLLEGIO DEI SAVI
Assemblea di 3, oppure 5, e definitivamente di 6 senatori con incarichi particolari di studio e di inchiesta alle dipendenze del Senato. Con l’allargamento nel 1420 del dominio veneziano in terraferma fu necessario aggiungere ai sei Savi Grandi, DIECI SAVI AGLI ORDINI, che curavano in particolare gli interessi della terraferma nella sua nuova struttura, quindi anche l’Arsenale e in seguito il dominio veneziano sul mare.
8 IL COLLEGIO
Era chiamato pieno collegio ed aveva una funzione di consiglio dei ministri e era composto dal doge, dai sedici savi, da sei consiglieri del doge e dai 3 capi della Quarantia criminale
LE MAGISTRATURE SECONDARIE.
- Componevano singoli ministeri come il Culto, la Polizia, il Commercio,, l’Agricoltura, la Pubblica Istruzione, la Politica, la Milizia, l’Economia, la Giustizia, le leggi.
- Tra gli incarichi che distinguevano la Polizia sono da ricordare le seguenti magistrature:
- Collegio delle Acque, composto da 75 nobili e alcuni specialisti di idraulica per la difesa della laguna, dei lidi, dei canali e in genere di tutti i problemi idraulici,
- Gli Avogadori del Comun, avvocati addetti al contenzioso sulla proprietà privata comprese i giudici del fisco
- I Provveditori sopra la giustizia, da cui dipendevano le 123 arti che vi si esercitavano a Venezia (26 per gli alimenti, 71 per le manifatture, 26 per la mercanzia), i provveditori per la legna, ai boschi, agli ospedali, alle pompe, (contro il lusso e le spese eccessive,), alla sanità(una delle prime e più celebri magistrature sulla salute pubblica in Europa, istituita nel 1485), alle Biade, alla Zecca,
- I Provveditori di San Marco composta dai provveditori che controllavano la basilica, il Palazzo Ducale e la Piazza S, Marco, altri che curavano gli interessi al di là e al di qua del Canal Grande. I Procuratori de supra , i 3 che si occupavano del Palazzo, della Piazza e della Chiesa occupavano la più alta carica dopo il doge. Molti dogi prima di essere eletti erano procuratori e per diritto prima di tutti gli altri procuratori abitavano negli edifici della piazza chiamate Procuratie. Alò Procuratore spettava la toga rossa come un cardinale, il titolo di eccellenza e come il doge era eletto a vita, mentre tutte le altre cariche dello stato erano temporanee.
- Tra gli incarichi affidati al commercio sono catalogate ben dieci magistrature diverse e quattro per l’agricoltura. All’educazione e letteratura appartenevano i Riformatori dello Studio di Padova istituiti nel 1516.
- Nella milizia sono da ricordare i provveditori all’Arsenale, alle artiglierie, alle fortezze, ai rifornimenti di uomini alle galere, ai boschi, nell’economia gli esattori, i provveditori al danaro pubblico, le rendite, il sale, le dogane, il dazio.
- Nella giustizia le suddivisioni delle magistrature si fanno ancora più fitte e circostanziate in diretta dipendenza del Consiglio dei X, nei vari collegi e nelle corti di Palazzo. Dalla amministrazione della Giustizia dipendevano anche i conservatori delle leggi, i correttori della Promissione Ducale, sotto vigilanza del Cancelliere grande.
- Incarichi specifici: Ambasciatore, podestà, capitano, camerlengo, castellano, vicario, oltre al Provveditore generale della Dalmazia e dell’Albania.
IL GOVERNO E LA CITTA
QUALE INFLUSSO HA AVUTO LA STRUTTURA GOVERNATIVA DELLO STATO SULLA STRUTTUTRA URBANISTICA DELLA CITTA?
-Sguardo dall’alto sull’operare cittadino
- la laguna insediamento ideale
- l’aggregato cellulare interno così ricco di nuclei tra gli spazi dei campielli e dei canali è facilmente sorvegliabile in mezzo ad una comunità che si controlla reciprocamente nella stessa trama urbana nella quale è raccolta. La città formatasi strutturalmente romanico bizantina e poi gotica, resta sempre tale, cioè come si presentava agli inizi del 1400, anche se in seguito si affacciano gli stili rivoluzionari durante il Rinascimento e l’epoca barocca in tutti i suoi sviluppi fino al neoclassico.
Il carattere conservatore di Venezia, quello del governo dei patrizi che affollavano la Sala del Maggior Consiglio, mantiene una vecchia struttura e le dà una impronta di aristocrazia, adattando i nuovi stili al volto più intimo della città che non muta più, a grandi linee dopo il 1400. Questo carattere si esprime in un apparato esterno ed uno interno. Quello esterno serve da rituale, quello interno da valore alla pietra.
- La dottrina del Consiglio dei X garantisce per secoli una linea di condotta allo Stato: ciò ha un suo riflesso anche in quello che è stato costruito e nel modo in cui è stato costruito. Questa prima osservazione urbanistica in rapporto all’apparato governativo peccherebbe di partito preso se non si considerasse la volontà popolare., che forma le cellule più preziose della città: casa, chiesa, palazzo, ponte fondamenta, campiello, sarebbero impensabili se fossero imposte dall’alto. Non c’è nessuna città così artigiana come Venezia, fatta con il gusto artigiano, anche nelle parti più minute che sfuggono ad ogni classificazione urbanistica.
- I Procuratori di S. Marco non avrebbero senso a Venezia senza questa forza popolare che impone il suo gusto.
- A Venezia, il singolo non può prevaricare andare oltre ai limiti stabiliti. La regola che nega l’arbitrio del singolo tipica del Consiglio dei X agisce in profondità.

LA SALA DEL MAGGIOR CONSIGLIO IN PALAZZO DUCALE
- SAN MARCO: aveva la funzione di cappella ducale, non aveva né caminetti né canne fumarie, ebbe quindi il privilegio di non subire gli incendi di Palazzo Ducale, quegli incendi che imposero talvolta dei radicali rinnovamenti ad alcune parti del Palazzo.
- Ambedue gli edifici costituiscono una fondamentale testimonianza di due momenti essenziali della civiltà veneziana:
- 1 la basilica di SAN MARCO è un monumento romanico-bizantino che attesta l’apertura di Venezia verso l’arte dell’Oriente mediterraneo.
- 2 Il PALAZZO DUCALE segna l’apertura di Venezia verso la civiltà delle signorie italiane che fiorirono ed ebbero il massimo sviluppo nel 1300 e 1400 , quando non solo gli apporti economici, ma anche artistici con l’Oriente stavano diminuendo fino alla caduta di Costantinopoli.
- Il PALAZZO DUCALE è quindi un Palazzo della Signoria . Scomparsi il primo palazzo contemporaneo alla prima chiesa di San Marco e le successive ricostruzioni, quello che noi conserviamo è il frutto dell’impegno di Venezia nel 1300, al pari delle più importanti Signorie italiane, dopo le rivalità con Genova PER MARE, LE COMPETIZIONI CON GLI Scaligeri, i Carraresi, i Visconti.
- Venezia, nel 1300 aveva superato la sua primitiva funzione di repubblica marinara legata alle Crociate, si pone sul piano delle signorie dando nuova forma ai suoi traffici marittimi. La funzione di Amalfi e di Pisa viene allora a cessare. Dopo la guerra di Chioggia Genova si dedica alle attività bancarie.
- Il Palazzo Ducale nel suo aspetto formativo del 1300 testimonia il proposito di Venezia di stabilire quella struttura aristocratica che conserverà poi inalterata, perché il Palazzo come è, con i suoi doppi loggiati e le sue partiture ben nette, nasce da una contingenza e da una funzione storica ben chiara, che dipende da un atto fondamentale della Repubblica nel febbraio 1297 che passa sotto il nome di SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO Con questo veniva determinato il numero di famiglie nobili alle quali spettava di diritto ogni incarico di governo. Una magistratura speciale chiamata QUARANTIA doveva stabilire e regolare l’ingresso di chi aveva diritto all’ingresso al governo della cosa pubblica. Nel 1319 questo atto costituzionale fu perfezionato in modo tale da determinare una serie di norme molto complesse per coloro che avevano diritto di sedere nel Maggior Consiglio, perché il semplice organismo d4el vecchio governo ducale sulle soglie del 1300 non bastava più, faceva sentire le sue debolezze di fonte alle nuove prese di posizione imposte dalla situazione storica
- La congiura di Baiamonte Tiepolo, la costituzione del Consiglio dei X WE LA CONGIURA DI Marin Faliero nel 1355 sono sintomi di una violenta TRASFORMAZIONE INTERNA CHE LA Repubblica doveva regolare con fermezza se voleva mantenere i caratteri originari.
- La progettazione del Palazzo segna la svolta politica della città. La vecchia Venezia bizantina e mercantile avverte la portata della cultura dell’Occidente comunale e cavalleresco e pone in atto questa cultura anche nel rinnovo del palazzo pubblico.
- Il Palazzo diventa l’emblema della città nella sua funzione di raccordo tra Occidente e Oriente.
LE TRASFORMAZIONI DEL PALAZZO
Il PALAZZO è formato da 3 parti
- una lungo il rio di Palazzo
- una verso il bacino di S. Marco
- una verso la Piazzetta
- La parte più antica è quella verso il bacino di San Marco che risale al 1340-
- Le altre parti si sono sviluppate in seguito da questo primo nucleo originario
- la nuova costruzione della fine del 1300 impose la sua forma architettonica alle altre due ali, un tempo palazzi distaccati con funzioni di governo e di abitazione dogale.
- Il 28 dicembre del 1340 il Governo stanzia la somma di 10.000 ducati perché si costruisca un’enorme sala che possa contenere tutti i 1212 membri che avevano diritto di entrare nel Maggior Consiglio.
- Al Maggior Consiglio era diferito il POTERE LEGISLATIVO e da questo emanavano gli altri: quello del Senato(PREGADI), quello dell’ordine esecutivo,(doge e ministri) e quello giurisdizionale( consiglio dei quaranta):
La storia del Palazzo si configura mediante varie ricostruzioni in tre epoche ben distinte:
- una prima coeva alla formazione della città e alla più antica costruzione della Basilica di San Marco, subito dopo il trasporto del corpo dell’Evangelista a Venezia nell’828
- una seconda che si accentra attorno alla ricostruzione fatta dal doge SEBASTIANO ZIANI e composta di tre edifici separati
- la terza composta nella seconda metà del 1300 e nel primo 1400 ed è quella che conserviamo.
Il posto del Palazzo rimase costantemente il medesimo per circa un millennio in eguale rapporto di spazio tra la chiesa, il bacino e la piazza San Marco, vicino agli antichissimi conventi benedettini di San Zaccaria e San Giorgio nell’isola di fronte il palazzo. Chiesa, palazzo e piazza restano legati in un'unica funzione religiosa, civile e popolare insieme, attorno alla reliquia dell’Evangelista, che fornisce il fondamentale motivo d’orgoglio della Repubblica.
Non si conoscono le MISURE degli edifici precedenti che nel loro complesso formavano l’antico Palazzo Ducale, ma dovevano essere notevolmente più basse, circa 10 metri in meno al posto dei 25,50 attuali alla linea di gronda., se si tiene conto delle misure medie degli edifici romanico-bizantini, che precedettero la innovazione architettonica dello stile gotico.
Per diverse ragioni si ritiene che la facciata del Palazzo verso la Piazzetta dovesse avere le dimensioni dell’Ospizio Orseolo, come ci appare nella Processione di Gentile Bellini del 1496, che costituisce un prezioso punto di riferimento per quanto riguarda la Piazza.
I motivi che caratterizzano il Palazzo Ducale del 1300 e 1400 si trovano in nucleo anche nell’architettura civile che lo precedette.
Il Palazzo più antico viene ingoiato dal nuovo, la vecchia forma si trasfigura nella nuova senza mutare la sostanza.
Nel quadro del Bellini ci viene posto in evidenza il modulo tipico delle costruzioni civili di un certo pregio a Venezia. La fabbrica è divisa in tre parti:
- un porticato terreno,
- un loggiato soprastante
- un muro pieno decorato a merlature: questa è inferiore di un terzo all’intera costruzione: risulta così che il porticato e il loggiato superiore sostengano un mezzanino ed una merlatura che formano assieme un elegante coronamento alla fitta sequenza degli archi
LA SALA DEL MAGGIOR CONSIGLIO
- 1340 inizia la costruzione della sala, atto insolito che inverte le proporzioni dell’edilizia civile bizantina e dovuto all’urgenza di accogliere l’intera nobiltà veneziana entro una unica sala e l’ambizione di rivaleggiare con uno degli edifici civili più splendidi del Medioevo italiano: la SALA DELLA RAGIONE di PADOVA.
- L’antico palazzo aveva un piano in meno e nel piano nobile vi era una suddivisione in mezzanini che accoglievano oltre all’appartamento del doge le varie magistrature e la cappella privata di San Nicolò
Il 17 e 18 dicembre 1340 si decide se ampliare la vecchia sala posta lungo il rio di PALAZZO O DI FARNE UNA nuova VERSO IL Bacino di S, Marco, si decide per una nuova costruzione.
LE DATE DI COSTRUZIONE
.1341 si affettano i lavori
1342 la sala deve essere portata oltre i limiti della Quarantia Vecchia,
1344 nel luogo dove si stava lavorando vi erano le prigioni e che dovevano essere trasferite, le prigioni saranno portate al pianoterra,
1348 vi è una battuta di arresto per la pestilenza, la sala però in questo periodo è strutturalmente terminata
1355 era già dipinto il ritratto del doge Falier
1366 il ritratto del doge Falier viene tolto
1365-12368 il GUARIENTO affresca nella Sala la famosa INCORONAZIONE DELLA VERGINE
1368 dopo questa data furono affrescati: la BATTAGLIA DI SPOLETO attribuita allo stesso GUARIENTO,
altri episodi dell’INCONTRO DEL PAPA con il BARBAROSSA.
La guerra di Chioggia deve aver bloccato le sorse
1400 costruzione del BALCONE nella Sala nella facciata verso S. Giorgio
1409 Si constata che le pitture che decorano la sala avevano bisogno di essere riparate
1409-11 si deduce che GENTILE da FABRIANO vi abbia lavorato nell’affresco la BATTAGLIA di SALVORE.
1415 vengono stanziati 100 ducati per la costruzione di una nuova scala di marmo che poi verrà costruita in legno Intorno a questa epoca PISANELLO da Verona dipinge l’affresco sull’episodio del BARBAROSSA CHE ACCOGLIE IL FIGLIO OTTONE.
ARCHITETTURA E DECORAZIONE
1385-1415 decorazione gotica della facciata di San Marco, queste due date si collegano alla decorazione di Palazzo Ducale
1422 il Maggior Consiglio decretò di continuare l’edificio in maniera uguale al lato verso il Molo dall’ottava colonna fino alla Porta della Carta, costruita nel 1438
1345 la Pala d’Oro
Per un paradosso di tecnica la parte più leggera sta in basso, la più pesante in alto:
- il muro superiore misura m. 25,50, perde il suo peso attraverso le tonalità di rettangoli bianchi in pietra d’Istria e rosa in marmo di Verona, composti a losanga e disposti simmetricamente intorno al motivo di piccole croci di bardiglio grigio perla. Ciascuna croce e ciascuna losanga costituiscono un nucleo cromatico
- nella parte inferiore è stato creato un nucleo di SCULTURA-ARCHITETTURA, così nella parte superiore è stato creato un modulo di ARCHITETTURA-COLORE
- Gli incastri delle FINESTRE specie quelle più antiche ed originali che si trovano verso il ponte della Paglia, obbediscono alle leggi dell’ORIFICERIA GOTICA, non tanto per la verticalità delle linee ma per l’INTRECCIO ARABESCO
- La MERLATURA sulla sommità dell’edificio porta il segno di questa ricchezza artigianale. E composta da lastre di marmo e da piccole cuspidi, le lastre hanno attorno una cornice a forte rilievo, per accentuare la linea dell’arco orientale, entro la lastra con spessori diversi è ripetuto il modulo dell’arco gotico sormontato da un foro al di sopra del quale è scolpito un fiore a rilievo. La merlatura è resa ancora più aerea dalle cuspidi che si alternano ritmicamente in color rosso marmo di Verona. L’ovulo terminale che si innesta nella cuspideè di pietra bianca e risponde al motivo ad ovali delle linee del vicino arco della merlatura
ARCHITETTURA E CARPENTERIA NAVALE
Nella storia dell’edilizia veneziana la primitiva costruzione in legno si muta in muratura, ma il ricordo della primitiva costruzione permane anche nella inflessione architettonica dell’elemento costruttivo in mattone ed in pietra.
Il LEGNO si inserisce in continuazione nell’architettura a Venezia, all’interno e all’esterno delle murature.
Nel PALAZZO DUCALE:
- la decorazione esterna ricorda l’orificeria gotica, da un altro si ispira alla ornamentazione di un cassone da sposa
- un motivo diffuso è la decorazione a ROSETTE ben inquadrat con sagome d’intaglio suggerite dal legno
- Il Palazzo sembra una immensa galera pronta allo scalo prima del varo
- L’ala del Palazzo verso il Bacino ricorda la tecnica navale nello schema compositivo e nella struttura interna: dal grande vano superiore che accoglie la grande sala ci si collega ai piani inferiori mediante un robusto sostegno al centro, nella Sala del Piovego, che fa pensare ad una chiglia, come nella grande ossatura delle navi.
- Il pianoterra è diviso in comparti in una serie di muri ad alveare a sostegno di tutto l’edificio.
- Il selciato si trova due gradini più in basso della base delle colonne, come possiamo notare nelle Procuratie nuove.
- Il Palazzo più ancora che dai muri perimetrali è sostenuto dai muri che stanno dentro ai loggiati e si dispongono attorno in posizione parallela. L’uso delle colonne ricorda le navate delle chiese gotiche, qui poste all’esterno invece che all’interno per reggere un’unica grande sala.
ARCHITETTURA DEL GOTICO FIORITO
- La decorazione del Palazzo dai finestrati ai capitelli, dalle sculture alle cornici porta il segno del distacco dall’arte gotica dal primitivo e più austero linearismo.
- Decorazione e architettura si fondono a Venezia in uno stile congeniale quale è quello del GOTICO FIORITO del 1300 e 1400
- Nel loggiato interno verso il cortile quello più antico anche per lo stesso modellato dei capitelli costruito attorno al 1350 gli spessori sono molto più robusti, le colonne sono unite a pilastro a gruppi di cinque con un unico capitello, all’esterno archi e colonne fatti più tardi vengono smaterializzati.
- Gli ornamenti fanno parte della linea decorativa architettonica donde si ha l’illusione che prevalga la decorazione sulla statica Alle volte nascondono delle parti vitali per il sostegno dell’edificio: l’ARCANGELO MICHELE nasconde nell’angolo interno una colonnina di rinforzo.
L’INTERNO DELLA SALA
-MISURE di lunghezza e di larghezza della sala: 53m x 23,70
- 1577 venne rinnovato il soffitto e tutte le pitture che decoravano la sala: la sala era coperta da un soffitto ligneo a carena di nave dipinto in azzurro e intervallato da stelle d’oro come era nello stemma del doge Michele Steno nel 1406. Questo sfondo dava l’immagine del cielo come si trova nella Cappelle degli Scrovegni e nella sala della Ragione a Padova. L’AZZURRO era ricavato da materie preziose ed era ricercatissimo, una delle sostanze coloranti più costose e più rare, spesso ordinata nei contratti per l’apposita fornitura, come la foglia d’oro di zecchino per le parti dorate. Un resto del colore, con cielo azzurro e stelle d’oro che forse era simile a quello della volta scomparsa si trova ancora percettibile nella COPERTURA della TOMBA del doge Andrea Dandolo nel BATTISTERO, eseguita nel 1354.
- La forma a CARENA di NAVE della volta viene suggerita dai soffitti di tre chiese veneziane:
- chiesa di S. Stefano,
- chiesa di S. Polo
- - chiesa di S. Giacomo dell’Orio
La più vicina per somiglianza doveva essere quella di Santo Stefano, chiesa dell’ordine agostiniano costruita ai primi del 1300 ed ha alcuni richiami con il Palazzo come le piccole EDICOLE ai lati della facciata in pietra d’Istria e marmo rosa. Lo stesso doge Andrea Contarini vincitore della guerra di Chioggia volle essere sepolto nella chiesa di S. Stefano. La chiesa di S, Giusto a Trieste ha un soffitto che ci riporta ancor di più a quello della Sala: a carena di nave, su fondo azzurro a riquadri con stelle dorate. Il soffitto eseguito nella seconda metà del 1300 è stato rifatto nel 1500.
- Le FINESTRE sono piccole e tonde, di 1,30 di diametro a sesto acuto con bifora ora sono cieche perché alla volta a carena di nave si è sostituito dopo l’incendio un soffitto piatto dove VERONESE, TINTORETTO, PALMA il Giovane, e i loro aiuti poterono continuare la decorazione pittorica delle pareti.
- Il cielo a quadretti d’oro doveva intonarsi con l’Incoronazione della Vergine del Guariento nel fondo della sala e con gli affreschi di Gentile da Fabriano e Pisanello nelle pareti laterali, certamente improntati secondo il gotico internazionale nella preziosità miniaturistica dei dettagli e colori. E questo dopo la decorazione musiva della Chiesa di San Marco uno dei capolavori più antichi della pittura a Venezia, il primo grandioso tentativo di decorare a Venezia una grande superficie non più in mosaico, bensì in AFFRESCO, compiuto nel 1365-68. I resti dell’affresco vennero scoperti sotto la tela del Tintoretto nel 1903 in occasione di un restauro. Sotto il trono della Vergine versi che Dante avrebbe dettato per questo tipo di composizione, richiamano il canto XXXIII del Paradiso e sono a commento dell’incoronazione della Vergine da parte di Cristo in un alto trono, attorno al quale si trovano gli evangelisti con angeli musicanti, serafini, cherubini, profeti, apostoli, martiri, santi, in una speciale distribuzione di scanni a schiera secondo gli ordini delle varie gerarchie.
- GUARIENTO era il più noto artista di Padova pittore di corte dei Carraresi, della Chiesa degli Eremitani. Nato verso il 1310, era già ricordato quale maestro nel 1338, quando ancora era vivo il ricordo di Giotto , che aveva ultimato la Cappella degli Scrovegni nel 1306. Nel 1351 aveva già dipinto una Incoronazione della Vergine per la chiesa di S, Agostino di Padova e poco dopo decorava la cappella di corte dei Carraresi, di cui resta una bella schiera di angeli su tavola, nella quale l’artista distaccatosi da Giotto è più vicino alla pittura veneziana di antica tradizione bizantina. L’affresco con l’INCORONAZIONE della VERGINE in Palazzo Ducale, di circa 20 metri di larghezza, doveva avere un’infinita profusione di ornamenti d’oro e d’argento, che culminavano nella corona della Madonna in una immensa costruzione di figure di santi, di aureole e di schiere angeliche, di vari colori secondo l’ordine gerarchico, legate assieme oltre che dagli stalli anche dai grandi cartigli nei quali i profeti, i santi, gli angeli, indicavano i motivi di gloria della Vergine.
- GENTILE DA FABRIANO è documentato a Venezia nel 1410 per un affresco con la BATTAGLIA DI SALVORE combattuta tra Ottone, figlio di Barbarossa e i veneziani.
- PISANELLO poco dopo con un affresco con il BARBAROSSA CHE RICEVE IL FIGLIO OTTONE.
LA SCULTURA
- 1400-1404 IL DOGE Michele Steno fece costruire da PIER PAOLO E PAOLO DELLE MASEGNE il BALCONE sul MOLO, simile ad un reliquiario, che porta una figura femminile rappresentante la giustizia con la spada nella destra e la bilancia nella sinistra, quella attuale è rifatta nel 1500 sull’antico modello. Michele Steno prima di essere eletto doge fu procuratore di San Marco x 14 anni ed aveva segnato il suo nome ben evidenza sulla iconostasi della basilica di S. Marco nel 1394 compiuta da JACOBELLO E PIER PAOLO DELLE MASEGNE, ai quali si deve nella stessa basilica i tabernacoli custodia in forma di reliquiario, con una decorazione di statuette sui piloni della cappella di San Clemente e di San Pietro presso il presbiterio. Questi tabernacoli del 1387-88 anticipano il balcone sul molo, ornato di 14 statue con un coronamento verticale che dà un moto ascensionale alla linea longitudinale del Palazzo. Il termine reliquario richiama l’oreficeria. Il nome del doge viene riportato accanto alla data di completamento del balcone del 1404. La figura della giustizia è dominante nel Palazzo: Venezia assume l’immagine della GIUSTIZIA spesso assisa tra due leoni, come si vede nel tondo della ottava colonna. Un’altra giustizia del 1441 di BARTOLOMEO BON si trova al vertice della porta della carta, ancora gotica. Le sculture del finestrato si legano con quelle dei capitelli e dei gruppi angolari, questi ultimi formano un corpo unico.
- SIMBOLOGIA DEI GRUPPI DI SCULTURA ANGOLARI:
1) verso il Ponte della Paglia: Noè si lascia vincere dall’ebbrezza suscitatagli dal vino, mentre Sem e Jafet gli coprono le nudità, Cam se ne sta tutto solo dall’altra parte dell’arco, nel piano superiore l’arcangelo Raffaele conduce per mano il piccolo Tobiolo nell’avventuroso viaggio che egli intraprende per incarico del padre. La debolezza umana deve essere sorretta dall’aiuto dell’angelo custode, che è posto bene in vista all’angolo che guarda verso il mare le navi in partenza ed in arrivo
2) nel piano inferiore dell’angolo verso la Piazzetta il tema è il peccato di Adamo ed Eva, rappresentato da un albero centrale, dove scende il serpente, e dalle due figure ai lati, mentre nel piano superiore l’arcangelo Michele con la spada difende gli uomini dalla malignità del tentatore.
3) NEL PIANO INFERIORE ALL’ANGOLO VERSO La chiesa il giudizio di Salomone è simbolo della giustizia umana, mentre nel piano superiore l’arcangelo Gabriele con un fiore è annuncio della salvezza.

Nei tre lati del palazzo al di sopra delle colonne, dei capitelli e dei gruppi marmorei, la linea dello spigolo continua con un’altra invenzione decorativa, formata da un rilievo a tortiglione in pietra d’Istria simile ad una grossa fune.
L’attribuzione delle colonne e delle sculture del porticato è uno dei problemi più vivi della scultura veneta della fine del 1300 e dei primi del 1400. I gruppi scultorei sono della fine del 1300, dal complesso delle sculture dei 36 capitelli che ornano il porticato scaturisce un racconto ciclico.
I simboli dei vari CAPITELLI si disponevano a fare una SUMMA: chiunque sia stato l’autore dell’ebbrezza di Noè e dell’Adamo ed Eva si trattò di un artista cresciuto in quella poetica. La data per questi gruppi marmorei è il 1390
Il gruppo del Giudizio di Salomone venne attribuito a JACOPO della QUERCIA attorno al 1410.
L’ultimo capitello vicino alla porta della Carta tratta il tema della giustizia
IL PALAZZO E GLI ARTISTI DEL TEMPO
- Il nome dell’architetto che ha costruito il Palazzo
- I documenti fanno accenno ad un maestro Enrico, poi a Pietro Baseggio, e Filippo Calendario, che muore nella congiura di Marin Falier.
- L’ideazione dell’edificio risale ai Procuratori incaricati dal governo ad eseguire i lavori con le maestranze. I documenti parlano di maestri muratori, di maestri tajapiera, o di maestri falegnami, s’intende il gruppo che lavora, non vi era ancora quel culto della personalità dell’artista che tarda a farsi avanti anche nel 1400 perché la Repubblica assegna la responsabilità, il merito o demerito di un’opera all’incaricato politico di eseguirla. Nelle deliberazioni è spesso messa in evidenza l’ammenda pecuniaria che viene determinata all’amministratore in caso di mancata esecuzione nei termini stabiliti.
- Nell’architettura il ruolo della progettazione è tipicamente rinascimentale e bisogna attendere Leon Battista Alberti, che per primo teorizzò tra la progettazione e l’esecuzione secondo la concezione di un ordine mentale che segue le direttive di pensiero umanistico.
- Palazzo Ducale nasce dalla prassi artigianale, che a Venezia perdura molto di più rispetto agli altri centri, ciò spiega alcune soluzioni medievali nell’accordo tra elementi costruttivi ed elementi formali, tali soluzioni sono considerate da un classico quale il Palladio un errore, che scrive chiaramente le sue opinioni in merito alla relazione sul Palazzo dopo l’incendio del 1577, insistendo sulla debolezza statica dell’edificio, nella parte inferiori .
- Palazzo della Ragione –1306
- Palazzo Pubblico di Siena 1298-1309
- Palazzo Ducale 1345-1365
Per Venezia valse l’esempio del Palazzo della Ragione di Padova e il Palazzo dei Trecento di Treviso.
Andrea Dandolo fu il primo doge di Venezia che si laureò a Padova, famoso storico ed amante delle arti, come attesta la costruzione della cappella di S. Isidoro e del Battistero nel 1354, dove fu sepolto. Amico del Petrarca.
Il Palazzo della Ragione era destinato a quel tipico ramo dell’amministrazione della giustizia medievale, la stessa funzione che aveva nel vecchio Palazzo Ducale il lato verso la Piazzetta di S. Marco: si trattava di piccole cause esposte oralmente al giudice e risolte con celerità.
Nella svolta di Venezia verso l’OCCIDENTE Padova dà un’indicazione determinante anche verso la cultura e l’arte della Toscana: Padova nel 1300 e 1400 è il maggior centro d’arte e di cultura toscano nel Veneto: GIOTTO e
DONATELLO. nei solenni monumenti funebri dei dogi nella Basilica di San Giovanni e Paolo.

EDIFICI PER LE MAGISTRATURE E LE COSTRUZIONI DI INTERESSE PUBBLICO
Gli edifici di interesse pubblico e sedi di magistrature vengono concentrati nei 3 centri di primario interesse: Arsenale, S, Marco e Rialto. Nei 3 centri si concentrano le attività gestite da parte dello stato, siano esse politico-religiose e culturali, o economico finanziarie o cantieristiche e militari.
LA DISTRIBUZIONE DEGLI EDIFICI PUBBLICI NELLA CITTA
Il maggior addensamento di edifici pubblici avviene attorno As, Marco.
RIALTO
1) il Palazzo dei X SAVI
2) IL palazzo dei CAMERLENGHI
3) Le FABBRICHE VECCHIE
4) Le FABBRICHE NUOVE
ARSENALE
1) Strutture destinate alla produzione cantieristica e militare
2) Magistrature proposte alla gestione e sorveglianza del complesso industriale
Al di fuori dei 3 centri primari si trovano pochissimi edifici di interesse pubblico:
1) S. NICOLO di LIDO : vi sono alcune costruzioni legate alla funzione difensiva del più grande ingresso alla laguna: la cosidetta CASA ROSSA di pertinenza del Consiglio dei x, il CASTEL VECCHIO, la fortificazione medievale ora scomparsa, e il CASTEL NUOVO o FORTE DI S. ANDREA, celebre opera del Sanmicheli
2) BACINI di S. MARCO: si trovano i GRANAI di S. BASILIO e i FORNI PUBBLICI che affiancano il rio dell’ARSENALE e sono legati a questo complesso
3) La DOGANA da MAR centro dell’attività portuale, si ricollega al centro di S, Marco
4) Alle ZATTERE: i MAGAZZINI del SALE
5) Alla GIUDECCA: si allineano numerosi depositi per le granaglie
6) Ben addentro nel Canal Grande il MAGAZZINO del MEGIO
Tutte le costruzioni pubbliche per quanto distanti tra loro sono legate all’attività portuale e si trovano affacciate agli specchi d’acqua dove si svolgeva tale attività. Hanno un aspetto architettonico puramente funzionale, solamente il Forte di S. Andrea e la Dogana mostrano caratteri di severa monumentalità
Concomitanza delle date di fondazione e sviluppo del Centro di S. Marco, Rialto e l’Arsenale, si riconoscono spiccate analogie nei caratteri generali urbanistici dei 3 centri medesimi.
DATE fondamentali per lo sviluppo della città
- 1063 la costruzione ella chiesa, terminata nelle sue strutture nel 1071 e consacrata nel 1094
- 1106-1116 la costruzione del primo Palazzo Ducale
- 1104 fondazione dell’Arsenale
- 1097 fondazione dei Mercati di Rialto
ARSENALE
- XII-XIII secolo primo nucleo dell’impianto cantieristico
- 1300 arsenale nuovo
- 1400 arsenale nuovissimo
- 1500 darsena delle galeazze
RIALTO
- resti di edifici veneto-bizantini e gotici
- ricostruzione del primo 1500 , rinnovò gli edifici , ma non modificò l’impianto urbanistico preesistente.
LO SVILUPPO DEL CENTRO DI S, MARCO
- XII Secolo ampliamento della Piazza e la formazione della Piazzetta con gli interramenti del Rio Batario, della Darsena, del rio tra la Chiesa e il Palazzo
- 1172-1178 dogado di S. Ziani il radicale cambiamento urbanistico del Centro venne completato: edifici duecenteschi quali le PROCURATIE e l’OSPIZIO ORSEOLO, il CAMPANILE
- 1156-72 con il doge Vitale Michiel venne costruita la cella campanaria del campanile
- 1172 le due colonne vennero erette da Nicolò Barattieri, che realizzerà nel 1181 il primo ponte fisso in legno.
- 1277 LA zecca , ACCANTO AI CANTIERI DI Terranova
- 1264 Piazza e Piazzetta vennero unificate dalla medesima pavimentazione in cotto, che sarà mantenuta fino al XVIII secolo.
- 1310 AI Cantieri di Terranova la cui produzione fu interamente assorbita dall’Arsenale Nuovo, si sostituirono i GRANAI di Terranova, affiancato più tardi dal FONTEGHETTO DELLA FARINA
- 1340 la creazione della Sala del Maggior Consiglio
- 1422-1441 completamento del Palazzetto gotico
- XIII sovrapposizione delle nuove cupole della basilica
- 1385-1445 decorazione gotica sulle facciate della basilica
- 1400-1500 ricostruzioni delle Procuratie, della Torre dell’Orologio e dell’ala del Palazzo Ducale verso il rio, completando quindi la forma ad u del Palazzo che si sviluppò attorno al grande cortile interno e anche dietro la Basilica.
GIRGIO SPAVENTO
- 1501 curò il restauro del vecchio ponte di legno di Rialto
- 1505-1508 progettò il Nuovo Fontego dei Tedeschi
- ebbe l’incarico del nuovo progetto del campanile di S. Marco
- realizzò in Palazzo Ducale le due importanti opere della Chiesetta di S, Teodoro, accanto alle absidi di San Marco, e l’ala dei Prega di, a fianco della Scala dei Giganti.
GUGLIELMO dei GRIGI BERGAMASCO
- 1512-32 potò a compimento il secondo piano delle Procuratie Vecchie
- costruì il Palazzo dei Camerlenghi a Rialto
SCARPAGNINO
- autore della ricostruzione di tutto il complesso dei Mercati di Rialto
- 1515 continuazione dei lavori della nuova ala del Palazzo Ducale verso il rio, iniziata dal RIZZO e dal PIETRO LOMBARDO
SANSOVINO
- 1529 la trasformazione architettonica degli edifici attorno a S, Marco,
- 1555 autore dei progetti delle Fabbriche Nuove a Rialto
ANDREA DA PONTE
- 1579-93 ricostruì il lungo edificio della Tana dell’Arsenale
- 1588-91 realizzò il nuovo ponte in pietra a Rialto
- 1589-1614 costruzione del Palazzo delle Prigioni
1500-1600 definitiva sistemazione della Piazza
trasformazione in veste architettonica che si diede agli edifici pubblici sotto la spinta di una necessità politica derivante dalla situazione generale in cui si trovò la Repubblica di Venezia alla metà del 1500. 1527 Sacco di Roma e di Firenze,. La trasformazione non avvenne solo per gli edifici, ma anche contemporaneamente per gli edifici di Rialto e l’Arsenale
Altre parti della città risentono di questi cambiamenti:
- l’isola di SAN GIORGIO il chiostro del Buora paragonato a quello del Palladio terminato dal Longhena
- le dimore patrizie sul Canal Grande, Ca’ Vendramin Calergi, il Palazzo Corner e il Palazzo Grimani, cui faranno seguito Palazzo Pesaro E Ca’ Rezzonico
- Alcune chiese, le cui nuove e grosse facciate furono applicate a precedenti impianti architettonici e alla nuova e vistosa macchina della Chiesa della Salute, che rinnovò con la sua mole il fondale dell’intero bacino di San Marco. La chiesa assunse il ruolo di protagonista nel profilo della città, ruolo che era sostenuto dalla Chiesa di San Marco con le sue cupole ormai seminascoste.
FUNZIONALITA DEL PALAZZO DUCALE
DISTRIBUZIONE INTERNA DEL PALAZZO:
1) sopra le logge, al primo piano nobile, si trovano le grandi Sale:
- la SALA del MAGGIOR CONSIGLIO occupa l’ala meridionale del Palazzo verso la laguna con annesse le Sale della Quarantia Vecchia
- la SALA dello SCRUTINIO occupa l’ala occidentale verso la Piazzetta: queste sale costituiscono un unico complesso di ambienti destinati all’attività del Maggior Consiglio: la grande Sala delle Riunioni, la Sala delle operazioni di verifica delle votazioni, le Salette della Magistratura che regolava la partecipazione all’assemblea legislativa
- l’ala orientale del rio risultava frazionata in numerosi ambienti grandi e piccoli e divisa in altezza in due piani nobili, nella zona centrale erano collocati vari TRIBUNALI, al piano superiore il CONSIGLIO DEI X, e gli INQUISITORI DI STATO, al piano inferiore la QUARANTIA CRIMINALE, al piano sottostante al livello delle logge un altro tribunale detto Avogaria, una specie di Procura della Repubblica. Sotto e sopra ai piani adibiti ai Tribunali si trovano le Prigioni, i PIOMBI POSTISOTTO IL TETTO, E I Pozzi al piano terra. Tutto il settore costituiva un vero e proprio Palazzo di Giustizia
- L’edificio delle PRIGIONI fu iniziato nel 1563 da G, A. RUSCONI nella parte più interna adibita a reclusorio, le cosidette carceri nuove in aggiunta a quelle esistenti in Palazzo, la costruzione fu continuata nel 1589 DA a. DA Ponte nella parte verso la laguna, che fu completata nel 16124 dai Contino costruttori anche del celebre Ponte dei Sospiri del 1603.
- Le sale che prospettano sul molo erano sede dell’antica Magistratura dei SIGNORI di notte al criminale, incaricata di sorvegliare il comportamento dei cittadini, specie di notte, con funzioni paragonabili all’attuale Questura. Fu suprema legge che nessuno potesse essere giudicato e condannato senza difesa e l’ordinamento veneziano fu il primo che introdusse l’istituto dell’infermità mentale a favore dell’accusato.
- L’ARMERIA allo stesso piano e sotto la diretta sorveglianza del Consiglio dei X , posta all’ultimo piano all’angolo del Palazzo tra il canale ed il molo, era la riserva strategica di emergenza a difesa del governo aristocratico.
L’armeria era collegata direttamente al Maggior Consiglio attraverso una scaletta ormai scomparsa ed in caso di necessità i componenti potevano essere armati.
- Nell’ala orientale verso il rio, nella parte a settentrione verso il Palazzo di giustizia, al di là della Scala d’Oro si trovano al secondo piano le sale del Collegio e le Sale dei Pregadi. Nella sala del Collegio si adunavano giornalmente il Doge con la Signoria, i Savi Grandi,, i Savi di terraferma, e agli Ordini. La Sala dei Pregadi serviva alle adunanze del supremo consesso legislativo. Le due sale erano pure destinate a solenni udienze del doge e costituivano perciò assieme alla chiesetta posta sullo stesso piano, gli ambienti di rappresentanza del Principe, la cui residenza si sviluppava nei due piani sottostanti della medesima zona del Palazzo.
- Sotto il piano delle grandi sale, al piano delle logge, erano collocate le sedi dei vari uffici e magistrature alle quali il pubblico poteva accedere. Servite dalla SCALA DEI GIGANTI E da tre grandi scale interne, le logge fungevano da strada pensile, e disimpegnavano tutti gli uffici del piano.
- Gli uffici erano numerosi e con una grande varietà di compiti: molteplicità delle funzioni del Palazzo Ducale:
1) il Magistrato alle Biade
2) ufficio notarile
3) ufficio del Piovego
4) ufficio degli auditori, giudici di prima istanza
5) ufficio dei cataveri, agenzia delle tasse
ala orientale vi erano:
1) la Cancelleria inferiore, archivio
2) il Segretario delle voci, controllore delle scadenze delle cariche pubbliche
3) i provveditori alla Milizia da Mar, addetti al reclutamento dei galeotti l’Avogaria
4) l’Ufficio dei Censori, addetti alle operazioni elettorali
Tribunali allogati nella Sala del Piovego erano destinati a dirimere le cause civili tra privati cittadini, analogamente a quanto avveniva nella Sala della Regione a Padova, mentre nel Tribunale di Giustizia erano i Tribunali criminali e preposti alla sicurezza dello Stato.
- l’ala occidentale verso la Piazzetta conserva un aspetto più aperto con la doppia LOGGIA FOSCARA dove si tenevano mostre in onore della Dogaressa di oggetti prodotti da varie corporazioni artigiane. In questa ala ebbero sede dopo il 1600 le varie Magistrature minori alle Petizioni, alle Procuratie, del Nobile e del Forestiere, più avanti in corrispondenza della porta della Carta e dell’Arco Foscari era l’Ufficio sopra i monasteri.
- Le due zone al piano delle logge verso il molo e la Piazzetta con i numerosi uffici di giustizia e amministrativi adibiti dal quotidiano uso del pubblico dovevano presentare l’aspetto movimentato di un antico foro.
- Il piano terra del Palazzo, oltre che dai porticati e dagli ingressi da terra e dall’acqua era occupato da vari ambienti sussidiari come magazzini, prigioni o locali per il corpo della guardia, nel lato verso il molo erano collocate anche le sedi di alcuni Uffici pubblici come il Magistrato dell’armar, la Milizia da mar, il Magistrato alle acque, Nel lato verso la Piazzetta si trovavano le Scuderie e verso il Cortile le abitazioni degli stallieri. Nel 1600 venne prolungato il porticato verso il cortile e in luogo delle scuderie venne collocata la sede del Magistrato ai 5 Savi alla Marcanzia. Il cortile presentava la Scala dei Giganti, oltre due altre scale esterne, una del 1300, simile a quella di tanti palazzi gotici era all’angolo sud est e doveva servire di disimpegno della Sala del Maggior Consiglio, l’altra la Scala Foscara o scala di piombo, per la copertura in lastre di piombo, si trovava all’opposto angolo dell’arco Foscari, demolita nel 1600.
- PIANO TERRA e PRIMO PIANO si trovano Uffici e Magistrature che dovevano essere a diretto contatto con il pubblico e quindi accessibili ai comuni cittadini
- PIANI SUPERIORI erano collocate le Magistrature e gli Uffici il cui funzionamento comportava un netto distacco dalla vita cittadina.
- Lo STILE ARCHITTETONICO si adeguava al diverso rapporto tra gli Uffici e la stessa cittadinanza: aperto e arioso lo stile dei piani inferiori, con portici e loggiati continui, confacente al via vai continuo, mentre la parte sovrastante è compatta come una muraglia adatta a difendere i segreti di stato. La tanto celebrata inversione dei PIENI e dei VUOTI è la coerente espressione architettonica di una perfetta corrispondenza tra funzione interna dell’edificio e il suo aspetto esterno
LE PROCURATIE
- Sono l’edificio più importante dopo il Palazzo Ducale. Ospitavano:
1) Uffici sei Procuratori di S ,Marco
2) La Magistratura che sopraintendeva alla fabbrica della Basilica di S. Marco e alla quale competeva la sorveglianza e la tutela di eredità e lasciti patrimoniali.
CARICA di Procuratore era la più prestigiosa dopo quella di doge, molti dogi furono procuratori, Sebastiano Ziani, che diresse come procuratore la trasformazione della Piazza e della Piazzetta, Andrea Dandolo , la sua azione fu determinante per la costruzione della nuova sala del Maggior Consiglio, Michele Steno e Tommaso Mocenigo che agirono anch’essi prima come procuratori poi come dogi.
Anticamente vi era un solo procuratore che tutelava la fabbrica della chiesa successivamente aumentarono le mansioni che si estesero alla sovrintendenza dell’edificio ducale e di altre costruzioni di pertinenza statale.
I Procuratori divennero nove divisi in tre distinti Uffici.
1) i Procuratori DE SUPRA che avevano in cura la Basilica, il Palazzo Ducale e gli edifici pubblici intorno alla Piazza
2) i Procuratori DE CITRA la cui giurisdizione si estendeva alla parte della città a nord del Canal Grande
3) i Procuratoti DE ULTRA che si occupavano della città posta oltre il Canal Grande.
Le PROCURATIE erano sede di uffici dove veniva impostata e condotta tutta la politica che determinava l’assetto generale e il volto architettonico di S. arco, dove si appaltavano e dirigevano importanti lavori e dove si amministravano ingenti somme di danaro pubblico. Le PROCURATIE VECCHIE in stile veneto-bizantino sono la sequenza ininterrotta di un modulo di facciata, allo stesso tempo strutturale e architettonico e che si ripete all’infinito, sottintende all’interno una flessibilità d’uso e una disponibilità dell’edificio a variazioni negli spazi interni e a possibili modifiche nel tempo.
La RICOSTRUZIONE rinascimentale delle Procuratie , le cui origini risalivano al XII secolo, progettata dal CODUCCI a due piani e ad arcate continue, si rifece al modulo veneto bizantino rivelatosi ancora adatto al particolare tipo di edificio e alle sue esigenze di funzionamento così come la ricostruzione delle Fabbriche nuove di Rialto attuata dopo pochi anni dallo Scarpagnino si rifarà alla configurazione architettonico urbanistica delle costruzioni preesistenti.
Il fenomeno del riapparire o del ripetersi in epoca rinascimentale di schemi bizantini è stato notato nelle chiese di Santa Maria Formosa e di San Giovanni Crisostomo, nella ricostruzione di s. Giovanni Elemosinario a Rialto da parte dello Scarpagnino, lo si nota ora nelle PROCURATIE VECCHIE da parte del Coducci sia nell’opera di sopra elevazionew e di completamento dei successivi architetti, il Bon, il Bergamasco, il Sansovino.
L’edificio delle PROCURATIE NUOVE necessario per esigenze amministrative e rappresentanza dei Procuratori venne costruito dallo Scamozzi nel 1582-1586 e terminato dal Longhena nel 1640.. Stabilì un nuovo allineamento determinato dalla posizione dell’angolo della Libreria, in tal modo la Piazza venne allargata di 15 m., lasciando isolata la torre del campanile. Le Procuratie Nuove furono più una fastosa residenza che una sede di rappresentanza della Magistratura.
LA ZECCA
- 1536 venne costruita la Zecca, in luogo di quella del 1200,dapprima con un solo piano
- 1558 venne innalzato un secondo piano per esigenze funzionali a simbolo della supremazia in campo monetario
- la moneta veneziana assieme a quella fiorentina circolava in tutta l’Europa. Il DUCATO d’ORO o ZECCHINO era usato anche nei paesi d’Oriente.
- Risulta essere divisa planimetricamente in 2 parti, di uso e forma diversi:
1) una zona interna, che si svolge attorno al cortile rettangolare, divisa in numerosi piccoli ambienti adibiti a laboratori del conio e lavorazione dei metalli
2) una zona esterna, con facciata sul Molo, dove erano custoditi il Tesoro della Repubblica e i depositi privati con gli uffici relativi.
3) Tra le due zone sono poste le zone di disimpegno, che occupa il lato sud del cortile e le due scale.
4) Alle estremità del corridoio vi sono l’ingresso da terra, in corrispondenza alla 17 arcata della Libreria, e l’ingresso d’acqua dal piccolo rio della Zecca, Gli ingressi risultano entrambi non sulla facciata, ma in posizione laterale.
5) Carattere rigoroso e monumentale della Zecca
LA LIBRERIA E L’ATTIVITA EDITORIALE NEL 1500
- La Libreria fu costruita su progetto di Sansovino sul luogo dove sorgevano piccole costruzioni, una panetteria, vecchi alberghi, una beccaria verso il Molo, allo scopo di accogliere vecchi codici lasciati in legato dal Cardinale Bessarione alla Repubblica nel 1468, raccolta fino ad allora custodita nel Palazzo.
- La Libreria fu opera innovatrice per tre motivi:
1) Urbanistici: le innovazioni si riferiscono ai nuovi allineamenti del lato occidentale della Piazzetta e del lato meridionale della Piazza definiti dall’angolo della Libreria verso il Campanile, l’angolo è il punto focale di collegamento tra i due grandi spazi pubblici che divennero raccordati dopo l’isolamento del Campanile e attraverso la continuità della Libreria e delle Procuratie nuove.
2) Architettonici: il carattere classico della Libreria costituiva una novità per Venezia, anche se il Rinascimento vi era già stato accolto per gradi. L’ispirazione ora non giungeva più dall’arch toscana del 1400, attraverso l’arch romana del 1500, Bramante, Michelangelo,…… , si cercava di recuperare il linguaggio della Roma antica, Teatro di Marcello, Colosseo, Archi di trionfo, recupero non archeologico, ma carico di significati simbolici, culturali e politici.
3) Culturali: doveva rappresentare il prestigio culturale dello Stato Veneto basato sulla valorizzazione della cultura classica.
Arte della STAMPA:
- 1469 si trasferirono a Venezia i primi stampatori tedeschi, e dopo 15 anni dalla stampa del primo libro a caratteri mobili di Gutenberg a Magonza, iniziarono la produzione libraria veneziana.
- Prima del 1500 operavano in città 154 officine che produssero 3000 edizioni.
- La qualità della carte proveniente da Fabriano nelle Marche o dal Friuli, la nitidezza dei caratteri introdotti dal tedesco Giovanni da Spira e perfezionati dal francese Jenson, la raffinatezza delle decorazioni ed illustrazioni, la pregevole fattura delle rilegature specie quella di derivazione persiana.
- ALDO MANUZIO , nativo del Lazio, dotto umanista, giunse a Venezia quarantenne e vi operò dal 1489 al 1515 pubblicando testi classici, soprattutto greci nella lingua originale. La HYPNEROTOMACHIA POLYPHILI DEL 1499 è uno dei libri usciti dalla sua tipografia.
- Dimensione dei volumi dall’in folio venne ridotta in ottavo.
LA LOGGETTA E IL SIGNIFICATO DELL’ASSETTO URBANISTICO DI S, MARCO
- 1537-49 costruita dal SANSOVINO in sostituzione di una Loggia o ridotto dei nobili
- 1569 fu adibita a posto di guardia degli arsenalotti durante le sedute del Maggior Consiglio
- la loggetta assunse un ruolo celebrativo
- la sua configurazione architettonica deriva dall’arco di trionfo romano, ne indica la particolare destinazione
- significato allegorico delle numerose decorazioni plastiche che decorano , tutte derivate dalla mitologia classica
- la sua posizione sporgente, isolata e sopraelevata si prestava all’uso di un corpo di guardia che dovesse sorvegliare contemporaneamente il Palazzo e tutto lo spazio circostante
- 1600 venne aggiunta la terrazza, si poteva tener d’occhio Piazza e Piazzetta, il Molo e l’ingresso al Palazzo dalla Porta della Carta, si potevano sorvegliare due direttrici di accesso alla Piazza da sotto la Torre dell’Orologio e dai portici delle Procuratie Nuove.
- La Loggetta è visibile da ogni punto della Piazza
LA TORRE DELL’OROLOGIO
- 1496 su progetto del Coducci
- ali laterali aggiunte successivamente
- 1755 vennero sopraelevate le ali laterali
- al centro è decorato da un grande quadrante in azzurro e oro che porta le indicazioni delle ore, delle fasi lunari, del moto solare,. Nell’ordine superiore il leone alato in oro su fondo azzurro, la torre xulmina con una terrazza sulla quale le sculture in bronzo chiamate Mori, del 1497, battono le ore sulla campana al centro.
Il Campanile, torre e faro per i naviganti
I Pili di bronzo istoriato simbolo dell’unità nazionale

Venezia E L’EUROPA
IL CONFRONTO CON L’EUROPA: DALLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI ALLA BATTAGLIA DI LEPANTO
- Francesco Foscari: deciso sostenitore della supremazia di Venezia in terraferma, tanto che il doge fu costretto ad abdicare con una procedura mai usata prima per espresso invito del Consiglio dei X.
- 1453 caduta di Costantinopoli in mano turca
- avanzata dell’esercito turco dalla Grecia e dalla Romania verso il nord della penisola balcanica
- 1454 pace di Lodi, gli stati italiani riconoscono una comune e unitaria situazione politica tra di loro di fronte ad altre potenze
- Venezia è colpita dal pericolo turco, dal 1453 al 1509 vive i momenti più cruciali della sua storia, quelli risolutivi, perché sa imporsi nella politica dei vari Stati italiani.
IL MAPPAMONDO DI FRA MAURO
1450-59 la realizzazione a Venezia di uno dei più celebri mappamondi, noto come il mappamondo di Fra’ Mauro, monaco camaldolese, è la sintesi delle puntuali conoscenze geografiche che giungono a Venezia da ogni parte del mondo
1498 l’esplorazione attraverso la nuova via delle Indie doveva essere fatale per Venezia, era un’altra strada turca per mare per giungere ai mercati di Oriente. La famosa via delle spezie trovava una soluzione diversa da quella del Mediterraneo, che era di quasi esclusivo monopolio di Venezia. La presenza turca nel Mediterraneo orientale aveva sollecitato la ricerca di questa via sulle rotte dell’Oceano che divengono con la scoperta dell’America di gran lunga le più importanti del mercato mondiale, mentre Venezia cercherà una soluzione nel 1500 di un canale che possa attraversare lo stretto di Suez per una nuova via delle Indie.
L’interesse economico si sposta verso i mari interni dell’Europa, il Mare del Nord, il Mare Baltico, il Mare Mediterraneo, alle nuove strade indicate dalle scoperte geografiche . La scoperta di Vasco de Gama ebbe le sue ripercussioni economiche su Venezia,, mentre più tardi si avvertiranno quelle dell’America del Nord e dell’America del Sud.
Una sala di Palazzo Ducale, la SALA dello SCUDO, era già nei primi decenni del 1500 dedicata alle carte geografiche, eseguite da uno dei maggiori geografi del Rinascimento, GIACOMO GASTALDI, con il consiglio e l’esperienza di G. Ramusio, che negli stessi anni fu cancelliere della Repubblica, segretario del Senato. La sala dello scudo è ancor oggi decorata con carte geografiche rifatte nel 1700 in sostituzione di quelle distrutte, con una decorazione di pittura legata all’arte e alla geografia che tramandano l’antica predilezione di Venezia per la cartografia, base prima per una repubblica marinara e per la conoscenza delle terre allora sconosciute.
Venezia E GLI ALTRI STATI EUROPEI
- spostamento dell’equilibrio economico inizia il lento declino di Venezia, che durerà più di tre secoli, nell’epoca stessa in cui la città si abbellirà d’arte e diviene uno dei più importanti centri di cultura del mondo
- la duplicità di posizione di Venezia tra dominio di terra e di mare impone una duplice politica , .
- la scoperta delle via delle Indie e del Nuovo Mondo sposta gli antichi rapporti economici, mentre Venezia vede crescere attorno a se i grandi stati nazionali
- ridimensionamento della Repubblica nel nuovo ruolo che viene a rappresentare sulla scena mondiale, mentre appare sempre più importante quello culturale ed artistico, che avrà il suo massimo splendore nel 1500.
IL PERICOLO TURCO
- Maometto II mirava ad allargare il suo dominio verso il Pelopponeso, il Negroponte, l’Albania e la Serbia, come egli poi attuò prima di morire nel 1481.
- L’impero turco costituisce quindi una continua minaccia per Venezia, la quale cerca di arginare questo problema con continue guerre e trattati diplomatici; questa lotta sarà unica per Venezia perché durerà per ben tre secoli, con un enorme logorio di mezzi.
- 1463 Venezia riprendeva l’iniziativa contro i turchi, ma alla fine dopo diverse azioni, doveva subire una grande sconfitta nel 1470 con la perdita del NEGROPONTE presso l’Attica.
- 1479 pace con il sultano non segna che una breve tregua per ottenere la libertà della navigazione e del commercio a condizione di pagare al nemico un grosso pedaggio annuo e cedere Argo, Negroponte, Lemno, Scutari e ogni possedimento in Albania.
CIPRO
1489 possesso di CIPRO mediante un’accorta politica diplomatica: Venezia si servì questa volta di un matrimonio per volgere in suo favore il dominio dell’isola, ricca di prodotti ricercati, in una posizione di grande interesse strategico.
Morte di Giacomo di Lusignano, Caterina Cornaro era rimasta vedova e fu abilmente guidata dal governo di Venezia nella cessione diretta alla Repubblica dell’isola in cambio di una reggia e corte ad Asolo.
LA LEGA DI CAMBRAI
- Reazione violenta degli Stati italiani contro Venezia perché pareva che essa mirasse alla monarchia di Italia
- Venezia, ha alle spalle un nemico implacabile come i Turchi, ad imporre ai suoi uomini di rappresentanza un contegno più guardingo: posizione del bailo a Costantinopoli tra pace e guerra, in cui l’ambasciatore diveniva spesso prigionie e ostaggio del nemico in una prassi politica orientale diversa da quella italiana.
- Venezia riesce a rimanere indipendente nella serie di lotte tra le signorie e i principati del 1400 e il 1500 di fronte alla molteplicità di corti rinascimentali, ma di fronte anche alla personalità dei singoli principi, che non si sarebbero adattati ad una monarchia centralizzata di tipo occidentale.
- Venezia, pur nell’oligarchia, mantenga infatti alcuni elementi vitali delle istituzioni repubblicane comunali a carattere popolare e attraverso queste forze, sappia ottenere un ricambio vitale alle sue istituzioni.
- 1482 guerra di Ferrara aveva visto tutti gli stati italiani contro Venezia alleatisi allora con lo Stato pontificio. Più forte si palesò il contrasto tra Venezia e Roma, dopo la venuta in Italia del re Carlo VIII e Luigi XII e la rottura dell’equilibrio creatosi all’epoca di Lorenzo il Magnifico a Firenze: questo rancore sfociò prima nella lega di Blois nel 1504 e quindi quella di Cambrai nel 1509, animate dal papa Giulio II contro Venezia. Il papa tendeva alla restituzione dei territori che i Veneziani avevano tolto in Romagna allo stato pontificio, il re Luigi XII mirava di unire ai danni di Venezia tutti i territori della Lombardia, l’imperatore Massimiliano d’Asburgo invece voleva estendere l’Impero d’Austria su varie parti del Veneto e sui porti dell’Adriatico. Il primo a muoversi fu l’imperatore Massimiliano, ma la spedizione si risolse con esito favorevole nei confronti di Venezia, destando la gelosia delle altre potenze della lega.
- 1509 battaglia di Agnadello vinta dal re di Francia . Padova, Verona e Vicenza si allearono con Massimiliano. Solo Treviso rimase fedele a Venezia, che si battè contro l’Europa intera, al comando di Andrea Gritti: la vittoria a Padova contro l’imperatore fu l’inizio della riscossa.
- Il doge Leonardo Loredan seppe sfruttare le gelosie tra gli alleati: offrì in restituzione al papa le città di Rimini, Ravenna, Faenza e Cervia e accentuò le rivalità tra Luigi XII e Massimiliano.
- Il papa riconobbe alla fine la compatezza di Venezia, unico stato italiano ancora indipendente e ne diede riconoscimento alla lega antifrancese nel 1511, ma gli avvenimenti presero subito un altro corso, come il Papa si accorse prima di morire nel 1513. Nel 1513 si stabilì un patto tra Venezia e Luigi XII di mutua assistenza contro le pretese di Massimiliano d’Austria su Brescia e Verona, per ristabilire l’equilibrio nel territorio veneto.
Venezia TRA CARLO V E FRANCESCO II
- 1518 nuovo conflitto europeo tra Carlo V, imperatore d’Asburgo e Francesco I, re di Francia
Venezia favorisce la Francia
- 1529 congresso di Bologna Carlo V si incontra con il Papa Clemente VII per regolare la situazione italiana nel corso delle guerre con Francesco I.
- il doge Andrea Gritti rappresentato da Girolamo Contarini, provveditore all’armata cede in nome del Senato al papa Cervia e Ravenna e all’imperatore i porti disputati in Puglia, aggiungendo una indennità, riesce però a conservare intatto il territorio in terraferma che resterà alla Repubblica fino alla fine del 1700.
- Dopo il congresso di Bologna, Venezia fu invitata dal re di Francia ad allearsi con il sultano turco: era l’estrema carta nella lotta tra le maggiori potenze d’Europa e il sultano turco era lusingato di questa alleanza. La Repubblica rifiutò l’invito, per non incorrere in una politica che sarebbe stata contraria a tutta la sua politica marinara .
- Venezia fu costretta dagli avvenimenti a passare con Carlo V e la lega cristiana quando il Sultano Solimano assediò CORFU ed occupò alcuni centri veneziani dell’Egeo. L’esercito della lega ebbe la peggio e il danno maggiore ricadde su Venezia.
- Sconfitta di PREVESA, sulle coste della Grecia, nel mar Ionio
- 1559 pace di Cateau- Cambresis quando Carlo V si ritira dalla scena politica e viene sancita la dominazione spagnola in Italia, Venezia ribadisce la sua neutralità tra Francia e Spagna mantenendosi sulla linea dei suoi possedimenti in terraferma, entro i confini sull’Adda e nelle appendici oltre quel fiume.
- La Repubblica rimane sola di fronte agli stati di Occidente che le sono ostili, la Spagna, gli Asburgo, lo Stato Pontificio. Questi talvolta si uniscono con Venezia, per combattere i turchi.
I DOGI DEL 1500
- 1538-1571: questo periodo fu relativamente tranquillo per Venezia, in gran parte un periodo rivolto all’assestamento delle finanze della Repubblica. Siamo nell’epoca di maggior splendore del Rinascimento. I dogi vengono eletti in carica ad un’età molto avanzata, tanto che i caratteri delle singole personalità vanno ricercati nella carriera precedente al dogado, più che nel dogado stesso.
- L’età molto avanzata dei dogi componeva come la loro funzione fosse più di rappresentanza che di comando nella più alta magistratura della Repubblica. L’onore del dogado veniva a coronare una lunga attività in vari settori di governo :
1) la carriera comincia con il commercio, la navigazione, gli studi,
2) le missioni come podestà, come capitano di città del Dominio,
3) esperienza di governo, delle ambasciate, alla partecipazione dei Consigli di Stato, fino alla nomina di Procuratore di S. Marco, che rappresentava il grado più ambito.
LA BATTAGLIA DI LEPANTO
- il Sultano Selim informò la Repubblica che l’isola di Cipro gli spettava di diritto, cosa non gradita a i Veneziani.
- 1571 CIPRO cadde in mano turca nonostante l’eroica difesa del BRAGADIN, CHE FU UCCISO.
- 7 OTT 1571 vittoria della lega cristiana contro i turchi: vittoria celebrata con numerose tele di Palazzo Ducale, dalla costruzione della Cappella del Rosario in S. Giovanni e Paolo alle numerose opere fatte un po’ ovunque nella città a ricordo dell’avvenimento. BATTAGLIA DI LEPANTO del VERONESE, nella Sala del Collegio
- 1572 Venezia preferì fare una pace separata con i turchi
L’ARSENALE E L’INDUSTRIA NAVALE
L’ARSENALE VECCHIO
- 1104 l’Arsenale sorse nella parte orientale della città su due isole gemelle, furono installati 24 cantieri, in recinto protetto da mura, con un bacino centrale collegato al Bacino di S. Marco attraverso il rio della Madonna
- ARSENALE forse dalla parola araba DARSINA , casa dell’industria, costituì il primo nucleo del cantiere di stato, affinché si potessero costruire le navi della flotta militare.
- Fin dal VII secolo esistevano a Venezia cantieri privati sia di carattere militare che commerciale, per la navigazione lagunare e d’alto mare. Tali cantieri erano detti SQUADRI, da squadrare il legno, per cui SQUERI ed erano sparsi in varie zone della città S. Alvise, Cannaregio, S, Ternita, S. Rocco, in località Terranova sul Bacino di S. Marco.
- Il primo nucleo dell’ARSENALE VECCHIO sorse in concorrenza con questi cantieri privati, come cantiere specializzato per costruire direttamente dallo stato, unità della flotta militare in un periodo quello delle Crociate, nel quale la Repubblica si venne a trovare sempre più coinvolta in impegnative operazioni navali. Comunque anche gli altri cantieri se necessario erano mobilitati dallo Stato per la costruzioni delle navi.
- 1303 primo ingrandimento dell’Arsenale
- 1325 secondo ingrandimento
- 1306 avvenne la visita di Dante a Venezia, quale ambasciatore dei Da Polenta di Ravenna, egli ne trasse la celebre descrizione dell’Arsenale.
LA POSIZIONE TOPOGRAFICA
- Ragioni della sua posizione rispetto la laguna e Venezia, anche in rapporto ad altri Arsenali celebri
- La posizione non è dovuta a prestigio o comodità bensì a ragioni di sicurezza per la difesa degli impianti, sicurezza strategica per la segretezza dei tipi e della quantità del naviglio in allestimento. L’Arsenale fu posto in una parte interna della città, collegato con il Bacino di San Marco da un solo canale di larghezza sufficiente per il passaggio di una nave e quindi facilmente difendibile. Verso nord l’Arsenale confinava con terreni paludosi difficilmente praticabili anche da piccole imbarcazioni lagunari.
- 1473 terzo ampliamento fu aperto un secondo ingresso detto anche PORTA nuova, che poi fu richiuso: immetteva nel largo canale di S. Pietro che portava direttamente al porto di S. Nicolò di Lido.
- La posizione dell’Arsenale rispetto alla città comunque fu scelta in modo da trovarsi nella parte orientale verso il mare vicino allo specchio d’acqua ampio ma sicuro tra l’isola di S. Servolo e S. Elena, dove poteva stazionare un numero di navi della flotta militare senza disturbare l’attività del porto commerciale
- La posizione urbanistica dell’Arsenale non costituisce un fatto isolato,. A Costantinopoli l’Arsenale si trovava non sul Mar di Marmara, ma sulle sponde del Corno d’Oro,; A Genova invece si trovava al centro del grande arco di banchine con un suo specchio d'acqua, separato dal resto del porto da alte mura; a Pisa invece l’arsenale era simile a quello di Venezia, i bacini erano collegati con l’Arno attraverso un solo passaggio difeso da torri.
AMPLIAMENTI E TRASFORMAZIONI
- 1303 primo ingrandimento
- 1325 secondo ingrandimentoù1390 una aggiunta a sud venne incorporato il lago di S. Andrea ad est dell’Arsenale Vecchio e attorno al quale si costruì l’Arsenale Nuovo, che ebbe un’estensione quadrupla rispetto al vecchio
- L’ARSENALE VECCHIO era uno dei tanti cantieri anche se il più importante della città. Le navi venivano impostate, costruite e allestite ognuna nel loro scalo e immesse poi nel piccolo bacino centrale, venivano armate rimanendo sempre sullo stesso posto fino alla consegna della flotta.
- L’ARSENALE NUOVO fu organizzato con criteri diversi; sugli scali le nave venivano impostate e costruite solo sullo scafo nudo, indi venivano varate nel bacino e spostate in altri ormeggi dove venivano via via completati i lavori di allestimento e armamento. Vi corrispondevano altre attività le officine accessori: fu attuato in tal modo un tipo di lavorazione con montaggio a catena.
- Vennero concentrate da parte dello Stato le attività cantieristiche più importanti , sia militari che commerciali, si stabilì una sorta di monopolio che si estese non solo alle costruzioni navali , ma anche all’approvvigionamento delle materie prime come il legname e la canapa. Per esempio nella casa del Canevo, si conservava e si lavorava tutta la canapa sia per uso pubblico che privato, e lo stabilimento era regolato dai Vicedomini della Tana.
- 1474 Ampliamento verso nord: ARSENALE NOVISSIMO
- 1539 La VASCA DELLE GALEAZZE
L’INFLUENZA URBANISTICA
- Arsenale era dunque l’unico grande impianto cantieristico di Venezia, polarizzò attorno a se attività e attrezzature collaterali, determinò lo sviluppo di zone residenziali per i lavori dell’Arsenale e le loro famiglie
- Magazzini PER I CEREALI E I forni pubblici posti sulla riva degli Schiavoni al lato dell’imboccatura del rio dell’Arsenale. Nell’edificio dei Forni rinnovato nel 1473 vi erano 32 impianti che preparavano i biscotti o gallette per tutte le navi veneziane , militari e commerciali, e per le guarnigioni delle piazzeforti oltremare. La qualità dei biscotti era ottima.
- Le ZONE RESIDENZIALI vennero a disporsi con evidente pianificazione urbanistica, attorno ai tre lati dell’Arsenale:
1) a sud verso il Bacino
2) ad ovest verso il centro
3) ad est verso San Pietro
4) il lato nord prospettava direttamente sulla laguna
- le case della MARINAREZZA, quelle a S. Anna, a S. Martino, S. Domenico, tra il rio della Tana e Via Garibaldi.
- Tutto il sestiere di Castello perlomeno fino al rio della Pietà divenne poco per volta una espansione urbanistica dell’Arsenale. Concetto di zonizzazione, che fu utilizzato anche per il vetro di Murano .
L’ORGANIZZAZIONE INTERNA: GLI ARSENALOTTI
- La direzione venne divisa in due rami: uno tecnico e l’altro amministrativo.
- La magistratura detta ECCELLENTISSIMA BANCA controllava tutto l’andamento produttivo ed era una sorta di Consiglio di Amministrazione.
- Il Consiglio di Amministrazione era composto: 3 Provveditori dell’Arsenale, membri del Senato a cui dovevano riferire, da 3 Patroni, scelti tra i membri del Maggior Consiglio.
- La parte amministrativa era retta da uno Scrivano grande, da un Avvocato fiscale, e da un Nodaro criminale; alle dipendenze avevano il Masser della Cassa, vari ragionieri e contabili. Il Masser doveva riferire ogni mese al Consiglio dei X se i Patroni avessero compiuto il loro dovere.
- Uno dei Patroni divenne una specie di Ufficiale di picchetto, doveva a turno dormire ogni 15 giorni in Arsenale, custodirne le chiavi di ingresso, dei magazzini e delle officine e doveva eseguire la ronda notturna per ispezionare le guardie, egli non poteva assentarsi nemmeno per le sedute del Maggior Consiglio.
- Dal lato tecnico e industriale dirigeva l’Arsenale il Magnifico Ammiraglio, nominato per concorso, proveniva dalle maestranze tecniche più qualificate. Per la parte disciplinare era coaudiuvato da un Capitanio e da altri aiutanti, per la parte tecnica agli ordini dell’Ammiraglio erano i Protomagistri detti Proti, che erano i caporeparto dei principali gruppi di operai nelle varie specializzazioni, marangoni, carpentieri, calafati, remieri, fabbri, …….
- Le diverse specializzazioni erano organizzate in gruppi di lavoro con un sottoproto, gastaldi, maestri e giovani fanti, oltre ai facchini. Tutte le maestranze dell’Arsenale conosciute con il nome generico di ARSENALOTTI godevano di grande prestigio nella Repubblica e costituivano una specie di casta privilegiata rispetto ad altri prestatori d’opera. Avevano incarichi di particolare fiducia, oltre alla guardia dell’Arsenale di notte a turno e nei giorni festivi, effettuavano ala guardia di Palazzo Ducale durante le riunioni del Maggior Consiglio, il corpo della guardia era nella loggetta del campanile, prestavano la guardia alla Zecca e al Tesoro. Durante la Festa annuale dello Sposalizio del Mare gli arsenalotti vogavano nel Bucintoro. Lavoravano con un orario che andava dall’alba al tramonto, con un’interruzione per il pranzo, l’inizio e la fine del lavoro erano annunciati da una campana posta su una torre detta della campanella al centro dell’Arsenale. Le retribuzioni non erano molto alte, nonostante fossero migliori di quelle di altri lavoratori, godevano di benefici sussidiari come gratifiche straordinarie, alloggi gratuiti per gli impiegati, e capi maestranze, elargizioni di vino, potevano anche asportare e utilizzare per necessità famigliari ritagli nella lavorazione del legno, detti stelle. Si era costituita a loro favore una certa forma di assistenza contro la malattia e la vecchiaia. Nel 1577 quando venne distrutto il Palazzo Ducale furono gli arsenalotti che domarono l’incendio e a limitarne i danni. Rimasto senza sala si decise di tenere le riunioni all’Arsenale.
LE COSTRUZIONI NAVALI
- officine sussidiarie di cordami, di remi, alberature, vele, ancore artiglieria
- depositi di materiale grezzo, legname, diverse erano le qualità di legname usato: la quercia per l’ossatura,, il larice e l’abete per il fasciame, per gli alberi e i pennoni,, il faggio e il frassino per i remi, il noce per i timoni. Fino al XV secolo il legname proveniva dalle foreste del litorale adriatico e dalla vicina pianura veneta, Dopo l’espansione di Venezia in terraferma furono acquisiti allo stato i principali boschi, che divennero demaniali, posti sul Montello e sul Cansiglio nelle Prealpi Venete e nelle numerose vallate del Cadore. I boschi erano sorvegliati da patrizi con la carica di Provveditori e Sopraprovveditori nominati tra i patroni dell’Arsenale e questi a loro volta erano sorvegliati dagli Inquisitori, gli alberi da abbattere erano scelti da appositi proti. Il trasporto avveniva lungo i fiumi, primo fra tutti il fiume Piave
NAVI: vennero costruiti due tipi di navi a remi e navi a vele.
- NAVI a REMI : galere nelle varie versioni, dalla galera sottile alla galera grossa, dalla galera da Capitano Generale a quello di Provveditore dell’Armata, o galere bastarde, dalle galeotte alle galere da mercanzia.
1) La GALERA era un tipo di nave di origine antichissima largamente diffusa nel Mediterraneo e che si prestava a numerosi impieghi sia guerreschi sia commerciali, disponeva di un posto limitato per il trasporto delle merci di particolare valore. Convogli di galere le MUDE venivano effettuate fin dal XIII secolo a scopo commerciale. La galera era dotata di una o più vele triangolari, ma la sua velocità era data soprattutto dai remi, vogati ciascuno da un rematore, dopo il 1500 si ridusse il numero di remi maneggiati da tre o più vogatori.
Tra il 1526-29 venne costruita la Quiquereme Faustina, la nave era dotata di 200 remi su cinque ordini, aveva una lunghezza di 28 passi ed era armata con 300 tra cannoni e armi di vario genere. Fu tenuta in servizio solo un anno perché giudicata troppo costosa, sia nella costruzione sia nell’esercizio Tutte le galere erano di proprietà dello stato che le dava in appalto quando si trattava di adoperarle per le mude, i servizi regolari di trasporto merci organizzati e garantiti dallo stato
3) La COCCA era per lo più di proprietà privata, il tipo più diffuso di nave rotonda, mossa solo da vele, disponeva di un equipaggio ridotto, circa 15 uomini ed aveva una capacità di carico superiore alle galere. Quadri del Carpaccio.
4) .La GALERA GROSSA o la GALEAZZA, un nuovo tipo di nave a remi che ebbe stabile impiego nella flotta dalla metà del 1500 in poi. Per tale tipo di nave venne costruito in Arsenale uno speciale reparto la VASCA DELLE GALEAZZE con sei scali coperti. Posto a nord dell’Arsenale Vecchio il nuovo reparto fu congiunto con un canale detto delle Galeazze. Le galeazze combatterono per la prima volta nella battaglia di Lepanto, ma rivelarono difetti in velocità, essendo state costruite come navi mercantili e adattate a scopi militari.
Misure ottimali per le galeazze: lunghezza totale 29 passi-50,41 m., con i remi di 14 piedi di girone- 4,85m., e 29 piedi di pala- m. 9,70, interessante è anche l’elenco delle armi a bordo: 26 pezzi di artiglieria di vario tipo.
Le navi ricevute in consegna dai Capi DA MAR erano tenute bene, come fossero cosa propria e venivano decorate a spese proprie con lo stemma di famiglia, intagli colorati e dorati, invano il Senato intervenne su questa spesa inutile e superflua. Delibera del 1581 che stabiliva una ammenda peri capitani da mar che decoravano la loro nave.
5) VASCELLI E FREGATE spinte da vele quadre, armate da numerosi cannoni disposti in batteria sulle fiancate. 1660-67 si ha la costruzione di questo tipo all’arsenale. Nella guerra del Pelopponeso (1684-98) e la guerra di Corfu (1715-189 il nucleo più importante della flotta veneziana era costituita da navi a vela, però le navi a remi venivano ancora usate per servizi ausiliari, come il rimorchio dei vascelli in caso di bonaccia o vento contrario.
La persistenza così a lungo di navi a remi nel bacino del Mediterraneo era dovuta alle differenti condizioni climatiche di questo bacino rispetto ai mari del Nord e all’Atlantico, caratterizzati da forti venti costanti, ovvero con la larga disponibilità di manodopera per la voga nelle marinerie veneziane e turca data dai prigionieri di guerra resi schiavi e dai numerosi condannati per vari reati: i galeotti.
La costruzione delle navi a vela fu la conseguenza di una necessità per adeguarsi alla situazione marinara generale
LO SVILUPPO NEGLI ULTIMI SECOLI
L’ARTIGLIERIA
- 1473 un nuovo bacino che servì per lo stazionamento delle navi già allestite, fu attorniato da scali e da tettoie e fu denominato ARSENALE NOVISSIMO, la striscia di terra tra gli specchi d’acqua dell’Arsenale Nuovo e Novissimo fu chiamata Isolotto, la attraversava un canale il rio delle Seghe, che metteva in comunicazione i due bacini.
- 1539-64 vasca e canale delle galeazze, che venne ad occupare un’area a nord-ovest dell’Arsenale, verso la laguna.
- La sezione della Corderia e della Tana ricostruita nel 1579-83 occupava il lato sud, verso il rio dell’Arsenale erano l’edificio dell’Officina remi, ricostruito nel 1562 e i Magazzini Generali costruiti nel 1537, attorno al bacino dell’Arsenale Vecchio al posto degli scali furono sistemati i magazzini di legname, catrame,….nel \1476 vennero costruiti gli edifici poi utilizzati come sale d’arme.
- 1544-47 tra l’Arsenale Nuovo e l’Arsenale Vecchio venne costruito l’edificio speciale per contenere il BUCINTORO, la nave da parata,
- 1778 l’edificio degli squadratori, dove si squadrava l’ossatura delle navi, con annessa una sala per la conservazione dei modelli
- Le armi e le munizioni, i veneziani usarono per la prima volta le artiglierie navali nel 1349. Nel 1390 furono trasferite all’Arsenale le FONDERIE che prima erano nel Ghetto, la località del sestiere di Cannaregio poi destinata a sede della comunità ebraica. Le fonderie di bronzo furono sistemate nell’angolo meridionale, verso l’ingresso, mentre il reparto per la confezione delle polveri fu situato nell’angolo orientale, verso il convento di S. Daniele. Le fonderie in bronzo rimasero sempre allo stesso posto e furono dirette per 25 anni dalla famiglia ALBERGHETTI autori di veri capolavori dell’arte della fusione. Il reparto delle polveri venne mantenuto all’interno delle mura dell’Arsenale nonostante i pericoli che tale reparto comportasse. 1509 un incendio danneggiò tutto il reparto polveri situato all’angolo sud est e anche il vicino convento. Questo reparto venne allora trasportato verso la Celestia, le poveri vennero custodite anche sulla sommità delle torri della cinta muraria. 1539 un altro incendio, si decise di conservare le polveri lontano dall’Arsenale in alcune isole della laguna, a S, Angelo Caotorta detta della polvere e nei pressi di San Nicolò.
- SALE D’ARMI composte da sei vasti ambienti erano depositate le armi da taglio e da fuoco portatili. Dopo la caduta della Repubblica l’Arsenale fu spogliato di tutto quello che poteva servire a scopo militare, vi sono solo pochi pezzi conservati nel museo storico navale.
L’ARCHITETTURA E L’OPERA D’ARTE
- Coppia di torri che fiancheggiano l’ingresso: portale monumentale rappresentato anche da Canaletto , le due torri furono ricostruite o restaurate nel 1574, furono rifatte nel 1686 per allargare lo spazio interposto e consentire il passaggio del nuovo tipo di navi a vela. Le due grosse torri isolate, come ora si presentano, non danno l’idea della loro primitiva forza di sostegno e perno dei due cancelloni mobili con affiancato il ponte levatoio ad essi incorporato, detto ponte del restrello, si trattava di una macchina complessa dove le due torri erano un elemento fondamentale, infatti cancelli, ponte, fune torri, costituivano un sistema unitario dove ogni elemento aveva il suo ruolo preciso. Il PORTALE d’ingresso da terra ha un carattere celebrativo. Il piccolo fossato fa pensare che vi fosse a sua volta un ponte levatoio. Costruito nel 1460 dal GAMBELLO, utilizzando antiche colonne di marmo greco e bellissimi capitelli veneto bizantini, furono adottate le forme rinascimentali e il portale subisce le prime tracce di questo stile. Dopo la Battaglia di Lepanto il portale fu sopraelevato e decorato con il leone alato e la scritta celebrativa, successivamente venne aggiunta sulla sommità la statua di Santa Giustina. Nel 1687 per celebrare le vittorie di Francesco Morosini nel Pelopponeso l’ingresso fu arricchito, vennero posti due leoni provenienti dal Pireo, statua della Vergine è del Sansovino all’interno dell’ingresso e il pilo portabandiera di bronzo opera di Gianfranco Alberghetti, posto sul piazzale davanti all’ingresso.
- Tratti della cinta muraria
- Le zone lungo la Tana, lungo il rio delle Vergini e nella parte settentrionale del piccolo rio detto riello.
- Dei secoli antichi rimangono edifici utilitari: gli scali ora scoperchiati, le tettoie delle Galeazze, le tettoie acquatiche dell’Arsenale Novo, le due tettoie acquatiche dette delle Gaggiandre nell’Arsenale Novissimo.
- 1547 Fu costruito dal Sanmicheli il fabbricato destinato a custodire il Bucintoro, doveva chiaramente avere un aspetto monumentale
- 1562 il fabbricato dell’Officina remi che fu il luogo che ospitò il Maggior Consiglio nel 1577
- 1537 Magazzini Generali poi sede del Magnifico Ammiraglio
- 1579-83 si ricostruì il grande edificio della Corderia o Casa del Canevo o della Tana. L’architetto fu A. DA PONTE L’edificio ebbe misure eccezionali derivate dalla necessità della confezione delle lunghe gomene per le navi: lunghezza m.315, larghezza m.20, altezza 14, lo spazio interno fu diviso in tre navate diviso da 84 colonne in muratura
- Metà del 1500 venne costruita la porta dell’artiglieria
- 1580 le sale d’armi e i depositi esterni di armi e munizioni.
- 1778 sala degli squadratori opera di Giuseppe SCALFUROTTO, lungo 150 m e impostato su 13 arcate venne costruito sul lato est del Canale delle Galeazze per preparare l’ossatura delle grandi navi a vela
ARSENALE NELL’EPOCA CONTEMPORANEA
- Dopo la prima breve occupazione francese con il trattato di Campoformido l’Arsenale fu completamente spogliato delle navi, attrezzature, ecc.
- Ampliamenti e modifiche: venne costruita la TORRE di PORTA nuova
- Durante la successiva e lunga occupazione austriaca dal 1814 al 1866 vi fu una limitata attività costruttiva anche perché l’Austria preferì tenere a Pola la base della sua flotta.
- Dopo l’annessione di Venezia all’Italia, nel 1866, l’Arsenale riprese la piena attività cantieristica con nuove modifiche e ampliamenti. Furono riunite le due darsene dell’Arsenale Nuovo e Nuovissimo in un unico grande bacino, asportando la lingua di terra detta isolotto, fu aggregata l’area detta del Convento delle Vergini e con successivi interramenti nella zona a nord est furono costruiti i BACINI DI CARENAGGIO , 1875-78 notevole opera di ingegneria idraulica, pregevole anche per l’opera costruttiva. Un terzo bacino di carenaggio venne costruito all’inizio del nostro secolo
- L’importanza militare dell’Arsenale si protraeva in pieno durante la prima guerra mondiale e parzialmente anche durante il secondo conflitto.

I MERCATI DI RIALTO E IL COMMERCIO INTERNAZIONALE
POSIZIONE URBANISTICA
- La zona dei mercati si trova lungo il Canal Grande, principale arteria di traffico, proprio all’interno della sua ansa centrale, quasi su una penisola, le rive vengono ad avere un notevole sviluppo, interessando i due lati più lunghi del quadrilatero che configura la zona stessa, con la possibilità di moltiplicare la disponibilità di posti di attracco per i natanti
- ORIGINE della DENOMINAZIONE di RIVOALTO sta ad indicare che il terreno era più alto sul livello dell’acqua rispetto ad altri punti di Venezia, quindi più assestato e solido .L’isola urbana sulla quale sono i Mercati ha una notevole estensione dopo l’interramento del rio di S. Silvestro, si passa da un settore all’altro senza dover passare alcun rio, Rialto è una zona senza ponti, Il collegamento tra Rialto e il resto della città venne facilitato dalla minor larghezza del Canal Grande in questo punto e dalla costruzione di un ponte inizialmente su barche, poi fisso in legno, indi in legno, ma levatoio, trasformato in pietra nel XVI secolo, restò l’unico ponte sul Canal Grande per tutta la durata della Repubblica
SVILUPPO STORICO
Le isole Realtine furono secondo la tradizione il primo nucleo abitato di quel complesso residenziale che divenne in seguito la città di Venezia. Sebbene per isole realtine si intende in origine tutto l’arcipelago posto al centro della laguna, è indubbio che proprio attorno all’attuale Rialto siano avvenuti i primi stanziamenti di popolazioni lagunari.
Il luogo si trovava al centro dell’arcipelago in posizione protetta sia dalle burrasche che dalle incursioni nemiche, nel contempo la laguna aperta e le isole erano facilmente raggiungibili attraverso il largo canal.
Un a riprova che Rialto è uno dei centri più antichi è dovuto dalla forma degli isolati che sono di forma molto allungata, divisi da strette calli e disposte a pettine, cioè ortogonalmente rispetto ad un percorso principale.
1097 fondazione dei Mercati di Rialto, tutto intorno esempi di architetture due-trecentesche veneto-bizantine, case fontego, con destinazione non solo residenziale, ma anche portuale.
La chiesetta di S. Giacomo fondata nel V secolo convalida l’esistenza a Rialto di un centro di notevole importanza fin dai primi tempi della formazione della città. Il carattere mercantile della zona è testimoniato da un’antica iscrizione del XII secolo sull’abside della chiesa ricostruita nell’XI dove si raccomanda l’onestà del mercante, l’esattezza dei pesi e la lealtà dei contratti.
1513 gli edifici di Rialto vennero distrutti, il Miracolo della croce del Carpaccio , dove viene rappresentato il ponte levatoio in legno. La posizione del ponte di legno non era uguale a quello odierno, era leggermente spostato più a nord e con una direzione ruotata rispetto all’attuale, così che l’appoggio sulla sponda orientale del Canale veniva a trovarsi molto più vicino all’edificio del Fontego dei Tedeschi.Il vecchio ponte aveva solo il passaggio centrale e risultava di larghezza assai minore, la lunghezza complessiva era più corta e lasciava libere le due rive opposte, nonostante l’ampio apparato centrale a ponte levatoio.
La LOGGIA dei CAVALIERI venne sostituita dal PALAZZO dei CAMERLENGHI
Verso l’Erbaria vi è la presenza di un piccolo campaniletto che presumeva l’esistenza di una chiesa, mai ricostruita
La ricostruzione del 1500 non ha mutato l’impianto urbanistico medievale dei singoli edifici, si sono riutilizzate vecchie fondazioni, materiali da costruzione, sistemazioni edilizie. Nonostante il cambiamento delle forme si volle conservare l’impianto medievale.
LA RICOSTRUZIONE CINQUECENTESCA
- 1513 INCENDIO, ricostruzione da parte dell’Arch. Antonio Abbondi detto lo SCARPAGNINO, che ricalca la precedente sistemazione urbanistica che risaliva all’epoca dei mercati, alla fine dell’XI secolo.
Fabbriche vecchie, palazzo dei X Savi….. Tutti gli edifici presentano al piano terra portici e negozi, mentre ai due piani superiori a lunghe fila di stanze per uffici.
1527-29 Fu ricostruita la chiesa che presenta pianta a croce greca iscritta in un quadrato con linee rinascimentali, lo schema planimetrico è riconducibile all’architettura veneto-bizantina, lo Scarpagnino utilizzando le forme della chiesa del 1501 interpretava un linguaggio rinascimentale l’impostazione veneto bizantina.
1515-28 venne costruito il Palazzo dei Camerlenghi ad opera di Guglielmo de Grigi detto il Bergamasco, in stile rinascimentale.
1505-08 Fontego dei Tedeschi su progetto di Giorgio Spavento e terminato dallo Scarpagnino. Caratteristiche che si riallacciano alla tradizione veneto bizantina, la tipica tripartizione della facciata, con le due torreselle laterali e il portico centrale.
Una continuazione delle Fabbriche Vecchie è l’edificio detto Fabbriche Nuove , si snoda per25 arcate con una leggera curva per seguire l’andamento della riva del canale, la costruzione venne eseguita nel 1555 su progetto di Jacopo Sansovino . Lo schema costruttivo è analogo a quello delle Fabbriche Vecchie, portico e negozi al piano terra, stanze per gli uffici nei due piani superiori, ma le rifiniture architettoniche sono più massicce , per cui sull’edificio tende a prevalere l’aspetto monumentale e rappresentativo, come già era avvenuto nelle Procuratie di Piazza San Marco.
- 1588-1591 ricostruzione del ponte di Rialto in pietra da parte di Antonio da Ponte: ciò significa un cambiamento nella vita economica della Venezia del 1500 perché la costruzione del ponte di Rialto non più mobile non permetteva il passaggio delle grossi navi. Collaborazione del nipote Antonio Contino .Il ponte appare una logica continuazione dei Mercati. E allineato con il suo asse con la Ruga degli Orefici e della Salizzada verso campo San Bartolomeo.
IL COMMERCIO INTERNAZIONALE
- Nel porto e nei fonteghi avveniva il movimento effettivo delle merci
- Nell’Arsenale si allestivano i mezzi navali per il trasporto delle merci,
- A Rialto vi era il centro operativo dove si organizzavano e si concludevano le complesse operazioni economiche e finanziarie che erano alla base e la ragione del commercio internazionale.
- Il commercio marittimo assunse due forme ben distinte e tra loro complementari: il commercio realizzato con navi di proprietà statale, garantito e protetto dalla stato il commercio libero organizzato da privati con navi di proprietà privata.
1) Il commercio realizzato dallo stato con galere armate che riunite in convoglio compivano in date prestabilite viaggi di andata e ritorno tra Venezia ed alcuni importanti porti del Mediterraneo e del Nord Europa. Tali servizi regolari di linea erano chiamate MUDE o viaggi di galere, venivano effettuati una o più volte all’anno e per la loro regolarità e soprattutto per la loro relativa sicurezza erano utilizzati per il trasporto merci di alto valore e di ridotto ingombro come il pepe, spezie, profumi, medicinali, materie coloranti, sete e drapperie, pietre e metalli preziosi; per il cotone fu istituita fin Dal 1300 una muda speciale, detta muda del cotone, dai porti di Cipro e di Laiazzo nella Piccola Armenia, Si effettuava due volte all’anno con otto COCCHE, le navi da trasporto non armate, e in autunno solo con due. Le mude erano generalmente composte nel 1300 da 8 a 11 galere, in seguito il loro numero diminuì in conseguenza all’aumento del loro tonnellaggio, venivano date dallo Stato in appalto ai mercanti privati, singoli o riuniti in gruppo, con prezzi che variavano a seconda della lunghezza del viaggio e più spesso a seconda a seconda della convenienza commerciale, dagli 800 ai 1000 ducati x galera.
Linea di COSTANTINOPOLI : quattro mude all’anno, Beirut, Tripoli di Siria, Alessandria e Cipro
Linea per la Romania e la Tana, Mar d’Azov, Trebisonda nel Mar Nero
Linea per la Sicilia, la Barberia, le Baleari, la Catalogna, Aigues Mortes nel Mediterraneo Centrale e occidentale
Linea per l’Inghilterra e le Fiandre attraverso Gibilterra e l’Atlantico
2) I porti del Mediterraneo orientale toccati dai servizi di linea costituivano i centri di raccolta merci trasportate dall’entroterra per lo più con carovane, in molti di questi porti risiedevano colonie di veneziani. L e merci trasportate dai servizi di linea pur essendo le più preziose erano solo una parte e piccola del commercio marittimo veneziano che veniva svolto con le navi private, queste erano le economiche cocche che richiedevano meno equipaggio e disponevano di maggior disponibilità per il carico.
3) Le navi private trasportavano le merci rimaste nei porti dopo il carico delle galere dei servizi di linea : caricavano sale, frumento e cereali, ma anche quantità di vino, cotone, canapa, pelli, legname da costruzione.
Le navi erano di proprietà di una o più famiglie che partecipavano con proporzioni diverse alle 24 carature in cui era diviso il valore della nave L’armatore e il mercante erano in questo caso la stessa persona.
4) Intenso traffico fluviale per mezzo di chiatte attraverso il Po fino a Piacenza toccando Ferrara, Mantova e Cremona attraverso il Ticino, fino a Pavia risalendo il Reno fino a Bologna, l’Adige era navigabile fino a Verona, il Piave veniva usato per il trasporto di legname dal Cadore, Padova e Treviso erano collegate a Venezia con servizi regolari e giornalieri attraverso il Brenta ed il Sile. L e merci trasportate erano principalmente granaglie e materiali da costruzione per Venezia, sale prodotti orientali, e tessuti nell’altro senso.
5) Relazioni con i paesi d’Oltralpe, le merci trasportate a soma o con piccoli carri, attraverso queste vie potevano raggiungere l’Austria e la Germania per proseguire poi per l’Ungheria da un lato, e nelle Fiandre dall’altro lato, i trasporti terrestri si spingevano fino al Baltico.
La politica di Venezia fu quella di favorire il commercio internazionale non con il fare di Venezia un porto di Transito, bensì il mercato dove dovevano effettuarsi le operazioni di compravendita. Il commercio internazionale diventò una attività riservata a tutti quei veneziani che ritenevano giusto non essere esclusi dalla più importante fonte di ricchezza della loro città.
Destinazione e funzionalità
- Rialto ebbe molteplici funzioni economiche:
- Centro dell’attività finanziaria privata connesse con il commercio internazionale
- Sede delle Magistrature preposte alla amministrazione della finanza pubblica, alla navigazione e ai problemi annonari
- Mercato all’ingrosso centrale dei principali prodotti alimentari
- Luogo di vendita e di lavorazione delle merci preziose come seterie, oreficerie, spezie
- Fra tutte la più importante attività per l’economia veneziana fu quella FINANZIARIA: il portico che delimita su due lati il Campo di San Giacomo proprio il cuore di Rialto, ivi erano i banchi dove venivano registrati su conti personali le operazioni di dare e avere conseguenti alle numerose contrattazioni quotidiane. Dette operazioni venivano eseguite con il sistema di giro di conto, cioè senza fosse necessario movimento di denaro, per tale denominazione il portico venne denominato banco di giro. I banchi de scripta furono gestiti nei primi secoli da privati, in genere ricchi nobili che dovevano ottenere l’autorizzazione versando adeguata cauzione. I banchi privati furono sostituiti dopo il 1587 dai banchi pubblici, gestiti direttamente dallo Stato.
- Le operazioni finanziarie più frequenti erano quelle che riguardavano il commercio marittimo e prendevano di solito la forma di mutui negotiandum o di contratti di colleganza. I mutui erano una forma di finanziamento pura e semplice, meno rischiosa della colleganza e venivano concessi per fini commerciali sia per altri scopi di impiego. La COLLEGANZA era una forma assai diffusa nel 1200 e 1300 di compartecipazione in imprese di commercio cui erano associati con quote e caricature variabili, soci finanziatori, che non si muovevano da Venezia, con un socio che compiva il viaggio e le operazioni di scambio relative
- Il Campo di San Giacomo di Rialto era il luogo dove venivano definiti i contratti di finanziamento o di compartecipazione ed ogni mattina era affollato di mercanti veneziani e stranieri e dei loro agenti che vi trattavano affari.
- Una istituzione che integrava ed accentuava il carattere internazionale del centro commercilae di Rialto era il Fontego dei Tedeschi che dalla metà del 1200 veniva usufruito dai mercanti tedeschi, Accanto ad esso vi era il Fontego dei Persiani, sullo stesso lato del Canal, demolito nel 1830. Il FONDACO non era un Punto Franco di proprietà straniera, al contrario era un edificio costruito dallo Stato veneziano e dato in affitto ai mercanti stranieri come albergo, magazzino e luogo di vendita, sempre però sotto la stretta vigilanza dello Stato, attraverso una Magistratura speciale: i Visdomini del Fontego e un corpo si sensali, i Messeti, incaricati di tener nota e di riscuotere i dazi di tutti gli affari conclusi entro il Fontego.
- Calle della Sicurtà così denominata perché vi si stipulavano fin dal 1300 i contratti di assicurazione marittima, entrati in uso contro i rischi della navigazione
- Portici degli Orefici: le botteghe delle merci più ricche, Ruga dei Speziali e le botteghe dei prodotti orientali, ALTRI NEGOZI LUNGO LA Ruga Vecchia, sul Ponte di Rialto, la salizzada fino al Campo S. Bartolomeo:
I mercati generali all’ingrosso: la Naranzeria per gli agrumi, l’Erbaria per la frutta e la verdura, la Casaria, il campo delle Beccarie, la Pescaria, poco più avanti la Riva dell’Olio, dove si scaricavano le partite di questo prodotto provenienti dalla Sicilia, da Creta e dalla Puglia. Sull’altro ramo del canale si sviluppavano la Riva del Vin e le rive del Carbon e del Ferro: sulle rive i depositi di prodotti e materiali di maggior ingombro.
- Disposizione e distribuzione delle merci: le merci pregiate si sono concentrate nella parte centrale del mercato, digradandole via via secondo una scala di valori, dal centro verso le parti periferiche, gli spazi vicino al Canal Grande invece venivano adibiti allo scarico e al commercio dei prodotti ingombranti e più difficili da trasportare come l’olio, il vino e le verdure, e anche più sporchi e maleodoranti come il carbone, pesce e formaggi, spostando verso la parte centrale i prodotti meno ingombranti e non di giornaliero approvvigionamento più facilmente trasportabili lungo percorsi pedonali.
- Nel Palazzo dei X Savi alle Decime una specie di Ministero delle Finanze venivano raccolti i dazi, le tasse, i prestiti obbligatori, .. e vi è ben in vista dal ponte e dai Mercati la statua della Giustizia.
- Nelle fabbriche attorno al Campo San Giacomo erano gli Uffici addetti alla navigazione, preposto alla importazione delle merci oltre mare, più avanti risiedevano gli Uffici della ANNONA, che sopraintendevano alla distribuzione e approvvigionamento dei prodotti alimentari. Il Palazzo dei Camerlenghi di diretta nomina del Senato con al piano terra le Prigioni.

IL RINASCIMENTO A Venezia: CARATTERI DEL RINASCIMENTO A Venezia
- Il RINASCIMENTO a Venezia si distingue dal Rinascimento che si era sviluppato negli altri centri artistici italiani del tempo per un fattore che la distingue da questi, essa sorge dall’acqua rispetto alla solidità del terreno su cui sono state costruite le altre città.
- Particolare adattamento delle regole architettoniche rinascimentali alla fragilità del terreno, che si è solidificato con il tempo tra la fitta venatura dei canali e i larghi spazi della laguna
- L’importanza del colore e la diversa impostazione della prospettiva che danno alla città un aspetto scenografico e teatrale rispetto alla solidità della struttura e all’integrazione razionale delle proporzioni secondo i rapporti matematici che creano l’armonia e la bellezza ideale tanto ricercate nel Rinascimento dall’Alberti e dal Palladio. Prospettiva e colore travisano spesso la proporzione reale fondamentale nel Rinascimento.
- Venezia è ANTICLASSICA e ANTIRINASCIMENTALE: A Venezia le regole rinascimentali devono adeguarsi alla singolare struttura della città e al prepotente predominio della pittura su tutte le arti
EVOLUZIONE URBANISTICA
- Metà del 1400 influssi Rinascimentali, Venezia era già costruita nel profilo che ancor oggi si è conservato e quindi doveva rifare se stessa.
- La nuova classe dirigente si indirizza verso un rinnovo della città, nell’edilizia monumentale e in quella popolare, prendono lo spunto dall’evoluzione iniziatasi da tempo dal gotico fiorito. La Venezia marinara si ricostruisce e fa proprie le energie che scaturivano dal terreno italico, da contrapporre alle stratificazioni di civiltà bizantina con cui la città si era formata . Il processo di assimilazione di Venezia della civiltà del Rinascimento fu lento e non privo di involuzioni, ma si innesta senza soluzioni di continuità ,per cui l’ultimo gotico possiede già lo spirito rinascimentali. La genesi e lo sviluppo del Palazzo Ducale lo stanno a dimostrare.
- Venezia una volta uscita dall’isolamento dalla quale si sentiva circondata nel 1300 trova un nuovo e vitale interesse che matura con la coscienza dell’uomo rinascimentale, a contatto con la città di Padova, sottomessa definitivamente nel 1405, la città del nord più vicina a Firenze per i suoi legami culturali, e che esercitò su Venezia un grande fascino durante il primo Rinascimento. Ma il simbolo di rinnovamento viene anche da altre signorie, Verona e Mantova, che accolgono un singolare aspetto del Rinascimento, oppure Ferrara, governata da una corte tanto splendida come quella degli Estensi, Milano, la capitali ce ha maggiori interessi politici ed economici con Venezia nel 1400 e 1500.
- Alla fine del 1400 si svilupperanno i contatti con Roma soprattutto con il cardinale Pietro Barbo, nipote del papa Eugenio IV Condulmer, che divenne pure papa con il nome di Paolo II. Eugenio IV presiedette il Concilio per l’unione della chiesa Romana con la Chiesa Greca a Bologna, Ferrara, Firenze nel 1431-39, che vide riuniti i maggiori esponenti della cultura umanistica latina e greca e colse l nella Curia i maggiori umanisti dell’epoca. Ambedue i papi provenivano dal convento dei canonici dell’isola di San Giorgio in Alga, poco distante dalla città che aveva saputo cogliere le maggiori personalità in campo religioso nel 1400 a Venezia. A Pietro BARBIO DOBBIAMO LA COSTRUZIONE DI Palazzo Venezia a Roma del 1455, sede dal 15664 dell’ambasciata veneta a Roma, uno dei più prestigiosi palazzi del 1400, attribuito al collaboratore dell’Alberti Bernardo Rossellino. Il palazzo venne edificato nel luogo dove la tradizione dice che abbia abitato San Marco, dove nel IV secolo sorse il primo oratorio dedicato al Santo, trasformato poi nella chiesa di San Marco da papa Gregorio IV La chiesa è stata racchiusa entro le mura di Palazzo Venezia.
Venezia e la cultura umanistica italiana
- Adozione delle nuove forme Rinascimentali, per quanto vi siano già delle presenze toscane agli inizi del 1400.
- 1403 Nicolò Lamberti lavora già per il doge Michele Steno nelle sculture esterne di S. Marco
- 1423-34 Nicolò e Pietro Lamberti sono documentati per opere di scultura a S. Marco
- 1425-32 Paolo Uccello eseguì un importante mosaico a S. Marco
- 1442 Andrea del Castagno firma un affresco nella chiesa di S. Zaccaria
- 1433-34 Michelozzo è a Venezia
- 1438 Donatello fa una scultura per i rari per la cappella dei Fiorentini
- 1443-1453 Donatello è a Padova
- 1450 decorazione della cappella dei Mascoli segna il più importante momento di incontro tra l’arte toscana e quella veneta del primo Rianscimento.
- 1453 caduta di Costantinopoli
- 1454 pace di Lodi
- In questo periodo si avverte una diretta partecipazione di Venezia all’Umanesimo toscano, filtrato nei primi momenti attraverso Padova. La figura del mercante però, quello che domina il tessuto sociale della città di Venezia, ha bisogno di un completamento con il tessuto umanistico: la prassi economica di Venezia, il suo stesso pragmatismo economico si scontrano con l’otium letterario dei maggiori umanisti fiorentini, ma ne assimila alcuni valori connaturali. Il pensiero umanista diviene il connettivo tra l’attività del mercante e il diplomatico per la formazione di quell’individuo in quell’arte di stato che costituisce il più alto raggiungimento della classe dirigente veneziana. La scuola di umanistica e retorica aveva sede presso la Cancelleria di San Marco, nell’orbita dello stesso governo, e la Scuola di logica e filosofia naturale e le matematiche, che aveva sede presso la chiesa di S. Giovanni Elemosinario a Rialto nel centro della attività commerciale. Due scuole fondamentali, una con un netto carattere umanistico l’altra scientifico, che integravano e preparavano a Venezia gli studi dell’Università di Padova, accanto all’attività culturale svolta dai conventi di San Giovanni e Paolo. I Frari, S. Stefano. S. Francesco della Vigna, S. Michele in Isola, e San Giorgio in Alga.
- La CULTURA ARABA aveva avuto durante il Medio Evo nell’Università di Padova uno dei centri più importanti. E L’epoca in cui Venezia è rivale di Padova da un punto di vista politico: è lo spirito di Padova che apre Venezia dall’involucro bizantino e fa intuire una problematica più vasta della cosmologia tolemaica e della metafisica aristotelica, che erano alla base delle credenze medievali.
SCUOLE UMANISTICHE
- 1362 Petrarca viene a Venezia
- insegnanti delle due scuole umanistiche a Venezia erano Nicolò Della Pergola dal 1421 al 1454, Domenico Bragadin dal 1453 al 1483, Antonio Corner, Antonio Giustinian, Sebastiano Foscarin, Nicolò da Ponte
- 1513 la scuola di Rialto venne trasferita nella Libreria del Sansovino
- 1430-40 contributi che pervengono dalla cultura greca in occasione del Concilio tra la chiesa latina e quella greca e con l’afflusso di molti esponenti della cultura greco-bizantina a Venezia sotto la minaccia turca su Costantinopoli e il continuo esodo che si venne a creare di conseguenza. Una corrente ellenistica si installa nel pensiero umanistico e rinascimentale di Venezia e ne forma una delle componenti più originali: intere biblioteche con codici greci dovevano essere salvate e la Serenissima costituiva il luogo più adatto a trasferire questi libri per salvarli dalla distruzione.
- 1468 donazione che il cardinale Bessarione nativo di Trebisonda sul mar Nero e il più autorevole rappresentante della cultura greca dell’epoca, di tutti i suoi libri e codici alla Repubblica, che costituivano una delle maggiori collezioni del tempo alla biblioteca di S. Marco, raccoglie il più prezioso gruppo di opere latine e greche a Venezia. I codici miniati vennero posti nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, prima di essere collocati definitivamente nella biblioteca che sarà costruita dal Sansovino
SCIENZA E ARTE
1470 anno in cui appaiono le prime tipografie viene considerata la data di inizio del Rinascimento veneziano, dopo una grande evoluzione umanistica precedente.
- 1470 iniziano le prime architetture rinascimentali del CODUCCI, le sculture dei LOMBARDO,
- 1470 l’incontro della pittura di GIOVANNI BELLINI con l’opera di PIERO della FRANCESCA e la prospettiva spaziale ed aerea che proveniva dalla ricerca estetico-matematica toscana.
- 1471 entrò a far parte del Maggior Consiglio ERMOLAO BARBARO, il più profondo umanista veneziano, studioso della cultura antica
- interesse per la scienza quale rivelatrice di un mondo poetico che solo la filosofia e la scienza con la loro certezza visionaria sembravano poter dischiudere.
- Studi scientifici: dalla botanica alla medicina
L’ARCHITETTURA DEL RINASCIMENTO
- 1433-34 è documentato a Venezia per la costruzione della biblioteca del convento di S. Giorgio MICHELOZZO, il continuatore dell’opera di Brunelleschi a Firenze. L’artista era venuto a Venezia al seguito di Cosimo de Medici, e si sa che la biblioteca poi distrutta nel 1600 aveva all’ingresso gli stemmi della famiglia Medici.
Michelozzo ha ideato una delle più belle biblioteche del 1400 nel convento di S. MARCO a Firenze, e quindi è ancor più dolorosa questa perdita veneziana.
- I DALLA ROBBIA sono presenti a Venezia nella chiesa di San Giobbe per la decorazione in ceramica nella cappella della famiglia lucchese Martini, attribuita a ROSSELLINO per l’architettura
- UNIONE dello stile GOTICO con quello RINASCIMENTALE: tipico esempio la SCUOLA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA, dall’atrio del primo cortile dei Lombardo alla scala interna di Coducci chiaramente rinascimentale, alla struttura e decorazione dell’edificio gotiche. Loscalone di Coducci è del 1498 ed è chiaramente rinascimentale.
PIETRO LOMBARDO 1435-1515
- lavora a S. Marco
- 1481-89 lavora alla costruzione della Chiesa dei Miracoli che è il suo capolavoro, importanza del colore sugli elementi architettonici e la finezza grafica degli elementi a bassorilievo. Archi, finte colonne, capitelli, cornici, fregi, costituiscono fantasiosi pretesti decorativi, in cui l’ornamentazione della pietra si inserisce con incastonature sapienti a un preciso effetto cromatico: porfido rosso cupo e verde antico, marmi screziati. La fattura della chiesa è ancora bizantina, specie nella cupola presso l’abside modellata come quella di S. Marco. Anche l’interno corrisponde a questa eleganza di colore e decorazione, entro uno spazio semplificato al massimo in una elementare struttura architettonica. L’immagine della Madonna, dipinta da NICOLO DI PIETRO per la quale è stata costruita la chiesa a seguito di un voto di tutta la comunità della zona.
- L’ordine e l’equilibrio rinascimentale diventano decorazione, motivo conduttore, che avvolge lo spazio interno ed esterno con i mezzi della pittura, della scultura e dell’arch. insieme

MAURO CODUCCI 1440-1504
- più vicino al pensiero di Leon Battista Alberti , molto più architetto che decoratore, ma non per questo meno veneziano. Il Coducci è un precursore di Palladio, Pietro Lombardo è più vicino al Carpaccio. La Venezia che appare nei quadri del Carpaccio, dietro le schiere di nobiluomini, che accompagnano S.Orsola e le sue compagne nei fastosi cortei è tipicamente lombardesca. Ma anche gli interni del Carpaccio corrispondono a questa ispirazione nella misura degli spazi tra gli intarsi dei marmi colorati e la compostezza degli elementi compositivi, propria del 1400, rispetto al fasto decorativo del 1500.
- Nel Coducci i rapporti di spazio rinascimentali passano dalle superfici alla pianta dell’edificio, nella composta organicità delle varie parti e della loro proporzione, che corrispondono singolarmente ad un concetto unitario, regolato da principi matematici di volumi.
- Le sue opere principali sono:
1) S. Michele in Isola
2) S. Zaccaria
3) S. Maria Formosa
4) S. Giovanni Grisostomo
5) Scuola di S. Giovanni Evangelista
6) Scuola di S. Marco
7) Torre dell’Orologio
8) Procuratie Vecchie
9) Palazzo Zorzi a San Severo
10) Palazzo Manzoni Angaran
11) Palazzo Corner Spinelli
12) Palazzo Vendramin Calergi
- 1460 L’architettura del Rinascimento si era presentata a Venezia con un arco trionfale quello della porta dell’Arsenale, che ricorda gli archi romani con le colonnine binate ai lati, motivo tanto caro al Sansovino.
SANSOVINO, SANMICHELI, PALLADIO
JACOPO SANSOVINO 1486-1570
- insigne scultore e d architetto , la sua opera sarà la più determinante per l’architettura veneziana del 1500
- 1527 viene a Venezia dopo il Sacco di Roma, ciò segna un punto fermo per l’impronta che egli apporta allo stesso contesto urbanistico della città
- Nomina a PROTO di S. Marco, primo architetto del governo, diviene una personalità politicamente molto in vista.
- Sansovino riuscì a fondere il classicismo romano con l’ambiente e l’atmosfera veneziana, rendendo aerea e leggera la potenza strutturale delle sue costruzioni. E sensibile allea pittura di Venezia, al suo carattere , alla sua classicità.
- I suoi capolavori sono:
1) la Libreria
2) la Zecca
3) la Loggetta
Sono edifici emblematici della Venezia rinascimentale in stretto rapporto con l’ambiente e alle soluzioni spaziali che essi prospettano con il loro inserimento nella Piazza
- L’architettura si esprime attraverso il Sansovino nelle forme del classicismo toscano e romano ai quali aspirava l’ambizione della Repubblica. Il dialetto del Coducci e del Lombardo contrasta con la lingua dotta del Sansovino, chiamato a sostenere l’ideologia ufficiale dello Stato.
MICHELE SANMICHELI 1484-1559
- PROVENIENTE DA Verona, ove ha lavorato maggiormente
- La sua classicità è sobria e robusta sul modello dell’architettura militare
1) Forte di S. Andrea
2) Palazzo Grimani
ANDREA PALLADIO 1508-1580
- artista vicentino
- Le sue opere:
1) il Convento della Carità
2) la facciata della chiesa di S, Francesco della Vigna
3) la chiesa di S. Giorgio Maggiore , il solenne refettorio ed il chiostro
4) la chiesa del Redentore
- La sua architettura è legata all’ambiente, ad una armonica fusione tra l’opera dell’uomo e della natura. Le sue architetture più famose sono poste all’aperto, ben distaccate dal contesto della città, sono diventate parte integrante dell’ambiente naturale e urbanistico nella visione pittorico-spaziale prospettata dall’artista.
- Palladio cercava di far nascere l’arte classica nell’ambiente veneto
- Il suo ideale di perfezione trova in queste creazioni il suo apice: c’è l’impegno dell’uomo che sa misurarsi con i secoli in una Venezia che gli aveva concesso di costruire poco.
- I suoi rapporti con i committenti, essi stessi compartecipi a quell’impegno estetico che le opere di architettura pretendono. Nei rapporti tra governo di Venezia e Palladio si può constatare quale fondamentale importanza e qual peso abbiano avuto La direzione politica nella struttura della città, tanto più che lo stesso uomo politico, deposta la toga con cui sedeva in Maggior Consiglio o Senato diventa il più ambito ed autorevole committente privato.
Gli apporti di questi artisti rinnovano l’indirizzo umanistico veneto in una più vasta dialettica ed in particolare quelli di Palladio. Egli è il maggiore e puro interprete di una classicità che si illumina di fantasia nella libertà compositiva dell’architettura
ANTONIO DA PONTE
GIAN ANTONIO RUSCONI
VINCENZO SCAMOZZI
Lavorano a Venezia nella seconda metà del 1500

LA PITTURA DEL 1400
- 1443-1453 soggiorno di Donatello a Padova ha costituito la più grande premessa di rinnovamento della pittura e della scultura del Veneto nel senso strettamente rinascimentale. C’era in Donatello una ricchezza creativa
- ANDREA MANTEGNA 1431-1506
Negli affreschi degli Eremitani a Padova esprime in pittura la visione di Donatello in senso più grammaticale ed archeologico verso l’antichità, rivissuta con ala passione dell’umanista, che vuole riconquistare e fare propria la romanità.

- JACOPO BELLINI
Si iniziò nella scuola del Mantegna, ed ebbe l’avventura come Carlo Crivelli di vivere a cavallo delle due epoche, di assimilare nell’essenza la tradizione medievale, che stava per finire e di tradurre nei disegni più che nella pittura quelle idee nuove che l’umanesimo diffondeva non solo nel costume mentale della speculazione filosofica ma anche nella pittura.
Per fare il punto della pittura veneziana del Rinascimento bisogna risalire a Padova nella prima metà del 1400, mentre si stanno per mettere in opera le sculture di Donatello: l’altar maggiore all’interno e il Gattamelata all’esterno della basilica del Santo, mentre Mantegna dipinge gli affreschi della cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani e gli scolari dello Squarcione, come Carlo Crivelli e Giorgio Schiavone, stanno per iniziare le loro peregrinazioni nei territori della Serenissima.
1453 La figlia di Jacopo Bellini, Nicolosia sposa Andrea Mantegna e si stabilisce un legame ancora più profondo tra Mantegna e la famiglia Bellini.
CARLO CRIVELLI 1430-1497
E portato alle regole fisse, alle misure e alla raffinatezza del gotico internazionale, quello di Pisanello, Gentile da Fabriano e di Antonio Vivarini, ma questa vocazione si stempera sotto la forgia di Donatello e di Mantegna.
La grande pittura del 1400 non è solo prerogativa delle chiese, ma entra ad ornare sontuosamente le singole sale del Palazzo Ducale, dopo l’inizio della Sala del Maggior Consiglio, e dal Palazzo l’impiego della decorazione con grandi dipinti su tela passa prima nelle SCUOLE GRANDI, poi nelle scuole piccole e infine sulle facciate delle case con gli affreschi. Venezia viene inondata dalla pittura
GIOVANNI BELLINI 1430 1516
Lavora nella seconda metà del 1400 e i primi del 1500 , la sua arte si affina ai nuovi apporti che vengono da altri centri artistici italiani. Vi è in lui una vena di profondo ascetismo medievale che si unisce all’introspezione e all’intensità umana dei suoi personaggi. C’è ancora un sedimento bizantino nelle sue Madonne si esprime in una compostezza ieratica e in un senso di mistero nel rapporto tra l’umano e il divino, che gli artisti del 1500 non sanno penetrare.
- 1450 incomincia la sua attività negli anni in cui dominava a Padova l’arte del cognato, il Mantegna. L’incontro con il Mantegna fu decisivo per l’arte del Bellini.
- 1470 fece un viaggio a Pesaro dove ebbe modo di conoscere l’arte di Piero della Francesca
- 1475 si incontra a Venezia con Antonello da Messina, che aprirà un nuovo mondo alla sua visione pittorica.
- 1479 è chiamato a lavorare a Palazzo Ducale e diviene così il pittore ufficiale della Repubblica
- 1490 si accosta alla pittura fiamminga e trasfigura la lucidezza spaziale nordica in un colore Tonale tutto veneto
- Primi del1500 si accosta alla pittura dello scolaro, Giorgione e ne interpreta il nuovo stile
- Negli ultimi anni interpreta il nuovo accento legato al fascino di Tiziano
GENTILE BELLINI
1479 venne chiamato da Maometto II come pittore ufficiale di corte
Lavorò in Palazzo Ducale e nelle Scuole grandi.
VITTORE CARPACCIO
CIMA DA CONEGLIANO
1492 è a Venezia, si forma tra Antonello da Messina, Bartolomeo Mantegna e Giovanni Bellini.
ALVISE VIVARINI
1475 fu allievo dello zio Bartolomeo, uno dei più alti interpreti di Antonello Da Messina in una luce tipicamente veneziana
LA PITTURA DEL 1500
GIORGIONE 1477 1510
Aveva concluso un proprio mondo artistico, che abbaglia per la sua chiarezza e che colpisce per il mistero che circonda la sua opera, un’opera che comporta un’altissima idea di bellezza, alla quale si accompagna una segreta ragione del sentimento umano
1502 ci si accorge della sua presenza, Giovanni Bellini ne risente l’influsso e non rimane insensibile alla nuova dolcezza tonale che ha origine dal suo allievo.
TIZIANO 1485-1576
1508 dipinge insieme a Giorgione la facciata del Fontego dei Tedeschi. Nella sua pittura si avverte subito una forza virile che trasfigura l’intimismo dei personaggi di Giorgione in una esplosione di energia, impregnata di una vitalità, che domina ed assapora la realtà terrestre che lo circonda. L’estrema spontaneità è la maggiore dote degli artisti del Rinascimento, si fonde in Tiziano con una esuberanza vitale, che è espressione di sentimento, di calma. Di felicità, di bellezza maestosa, di sontuosità regale, di drammaticità, di intuizione psicologica, di dinamismo della forma, di un largo accordo tra artista e il mondo che gli sta attorno.
Egli espresse nella sua arte il trionfo e la crisi del Rinascimento: all’epoca giorgionesca, succede verso il 1540 l’ammirazione per la pittura di Michelangelo e del romanismo in cui si addensa una dramaticità più intensa. Il vecchio Tiziano riesce a superare l’equilibrio e la perfetta plasticità compositiva tipica del Rinascimento nella ricerca di una luminosità nuova
LORENZO LOTTO 1480 1556
Nella sua pittura si nota la sua vena sentimentale ,nei RITRATTI si scopre una carcia emotiva, una sottile simpatia umana, psicologia dei suoi personaggi. Anche le Madonne scendono dai cieli azzurri per partecipare alla scena, mentre gli angeli, le sante ci guardano dal quadro con una confidenza e un abbandono che ignorano i canoni delle leggi classiche.
Lotto si accosta al Bellini e alla estrema precisione di DURER in un colore lucido e terso, quasi nordico, nei calcolati contrasti dei toni freddi su cieli irreali
Fu il primo a fare l’esperienza della pittura romana, trenta anni prima di Tiziano, il primo che compia un ciclo vasto di esperienze dal primitivo al manierista, che si chiuderà nella propria orbita senza continuatori in una solitudine che ha del drammatico.
Se si vuole rimanere sul tema del ritratto le posizioni di Tintoretto, Veronese e Bassano erano assai diverse da quelle del Lotto. Nella Venezia del 1500 esisteva un senso di nobiltà nella ritrattistica, che si confaceva alla solennità dell’uomo nella vita pubblica, procuratore o senatore della Repubblica, ambasciatore o magistrato o uomo di chiesa.
L’architettura del tempo, lo splendore della seconda metà del 1400 sino a tutto il 1500 ci dà di riflesso la misura dell’uomo e lo spazio interno ed esterno i cui ama circondarsi: c’è nell’aria il profondo richiamo all’Oriente, il gusto della cerimonia e il fasto sulla gamma dei costumi veneziani, che sembrano paramenti sacri, con stole, pellicce d’ermellino, e manti di porpora. La pittura non poteva non partecipare a questa concezione della vita, tanto più che la città offriva come ideale i telai di Palazzo Ducale, i personaggi della Repubblica Veneta.
TINTORETTO 1518 1594
- Si presenta sulla scena quando era viva la polemica sul manierismo toscano- romano tra il 1540 1550 e già dall’inizio la sua pittura va al di là delle regole classiche per divenire più corale e commossa, con una partecipazione di personaggi di ogni ceto sociale. E il
- pittore veneziano per eccellenza, più di tutti gli altri impegnato in una vastissima serie di opere pubbliche e private in Palazzo Ducale, nelle scuole, nelle chiese e persino sulle facciate dei palazzi Ci dà l’immagine di una inquietudine nuova, tipica della seconda metà del 1500, tra Controriforma e nuove correnti di pensiero che si incontrano a Venezia.
PAOLO VERONESE 1528 1588
- Si nota a Venezia il ritorno di un’altra classicità, per molti aspetti vicina a quella di Palladio, con l’apporto singolare di tutta la civiltà artistica che si accosta e si integra con quella di Venezia: quella di Verona.
- La felicità apollinea del colore di Paolo è propria della tradizione veronese, accanto al chiaroscuro luministico di Tintoretto; egli inizia con i dipinti di San Sebastiano poco dopo il 1550 e comincia con l’Apoteosi di Venezia nel Palazzo Ducale poco prima di morire nel 1588.
- Veronese è rimasto intatto nella sua felicità creativa in uno dei periodi più tormentati della storia dell’arte e la sua opera esprime l’ultimo canto del classicismo mentre storia, letteratura, pensiero si orientavano alle grandi penombre del periodo barocco.
- La sua classicità proviene da un sicuro dominio della forma,in una costante ricerca di una idea illuminante di bellezza che dalla creatura umana si irradia su tutti gli aspetti del creato.
- La VILLA BARBARO MASER : egli lavora nelle volte costruite dal Palladio e accanto a uno dei maggiori scultori dell’epoca: Alessandro Vittoria.
JACOPO BASSANO 1515 1592
- Seppe sfuggire alla tirannia di Tiziano, restò fedele all’ispirazione del suo paese natale, al sapore rustico che egli evoca dalla dolcezza virgiliana e la letizia agreste della sua terra, da una compartecipazione amorosa della vita degli animali domestici, le pecore, gli asini, i buoi, i cani, sul pretesto di racconti biblici su sfondo campestre. Su questo fondo che diviene incandescente nei tramonti, e ancor di più nei lividi notturni, brilla una pennellata sospesa e vibrante, che diviene sempre più intensa negli ultimi anni del suo lavoro, nel periodo in cui nella pittura di Tiziano si affaccia una introspezione prima sconosciuta , mentre Tintoretto dipinge come un fanatico visionario nella scuola di San Rocco. Il Greco si aggira in questi anni a Venezia con occhi da bizantino tra gli studi di Tintoretto, Tiziano e soprattutto di Bassano si fonde al misticismo iconografico bizantino, che egli ha assimilato dalla sua terra.
- Verso il 1580 Jacopo Bassano lascia continuare ai suoi figli e alla scuola i soggetti agresti a lui tanto cari.
LA SCULTURA
- LEGAMI TRA SCULTURA E ARCHITETTURA SONO MOLTO EVIDENTI A Venezia: l’opera del tajapiera , questo è un titolo che veniva assegnato tanto all’architetto quanto allo scultore e all’artigiano che si dedicava al lavoro della pietra. Predilezione nella città del lavoro in pietra che si ispira alla preziosità dell’oreficeria, ripresa anche nelle più raffinate creazioni della scultura rinascimentale. Il trapasso nella seconda metà del 1400 dal Gotico al Rinascimento si avverte appena all’inizio specie nelle opere dei Lombardo, quando agli archi a sesto acuto sottentrano gli archi a pieno sesto nella loro preziosa eleganza, che investe il portale, le edicole, i finestrati, le merlature, le finestre ed i singoli elementi della struttura architettonica come avviene nella SCALA A BOVOLO che è orientale come un minareto, gotica nello spirito e rinascimentale nelle forme.
- Apporto della scultura toscana del 1400 e 1500 a Venezia: i Lamberti ai primi del 1400 ne rivelano i caratteri fondamentali e di fronte al Capitello della GIUSTIZIA DI SALOMOME presso la porta della carta si fa anche il nome di Jacopo della Quercia.
- Un giudizio sulla scultura veneziana viene dato tenendo conto degli apporti esterni che vengono da Firenze, Roma e dalla Lombardia. Essa appare in due opere di bellezza proprio all’ingresso di Palazzo Ducale nelle statue di ADAMO ed EVA di ANTONIO RIZZO, eseguite verso il 1480, ai piedi della scala dei giganti, che è il suo capolavoro di scultura ed architettura. Non si erano viste sculture di tale qualità dopo Donatello, al quale è legato il tirocinio artistico, ancor oggi poco conosciuto del Rizzo.
- S. GIOVANNI E PAOLO e i FRARI conservano opera di scultura del Rinascimento, ai Frari vanno ricordati i capolavori di Piero e Tullio Lombardo e la loro scuola, di Antonio e Paolo Bregno, di Antonio Rizzo, il famoso monumento del doge TRON, iniziato dopo il 1473 e quelli di Alessandro Vittoria, e Gerolamo Campagna. Non va dimenticato in questa chiesa il singolare CORO DEI FRATI al centro della crociera, tra le statue di santi e profeti ancora gotiche di Bartolomeo Bon della metà del 1400 e quelle rinascimentali, di poco posteriori di Pietro Lombardo disposte tra gli intarsi di legno dei Camozzi di Lendinara e gli stalli del coro di Marco COZZI del 1468, che presentano una fondamentale ricerca della prospettiva rinascimentale legata all’architettura, alla scultura e alla pittura del tempo. A S. Giovanni e Paolo i monumenti funebri ai dogi sono ancora più solenni, dalle opere gotiche di Nino Pisano nel monumento al doge Marco Corner del 1368 a quelle rinascimentali del toscano Pietro Lamberti e Giovanni Martini da Fiesole, monumento del doge Tommaso Mocenigo, di Pietro Lombardo: il monumento al doge Pasquale Malipiero, Pietro Mocenigo e Niccolò Marcello , del figlio Tullio e Antonio lombardo, ai dogi Andrea e Giovanni Mocenigo.
- La scultura dei LOMBARDO trova in questi monumenti le espressioni di più grande rilievo, dalle prime opere improntate ai caratteri toscani, a quelle più tarde e prettamente venete .
- Il famoso monumento equestre a BARTOLOMEO COLLEONI del 1496 del fiorentino Andrea Verrocchio, l’esempio più illustre di questi modelli, fu fuso in bronzo dallo scultore veneziano Alessandro Leopardi, al quale spetta il piedistallo della statua.
- Sculture del Sansovino: quelle per la loggia, il suo capolavoro è la porta della sacrestia nel presbiterio della Basilica di San Marco. La lezione del Sansovino rimane fondamentale nella scultura veneziana del 1500, anche negli allievi Danese Cattaneo e Tiziano Aspetti, impegnati nelle diverse opere a Palazzo Ducale. Tra gli allievi che si sono distaccati presto dal maestro, notiamo ALESSANDRO VITTORIA, al quale si deve la preziosa decorazione della Scala d’Oro in Palazzo, ideata per la parte architettonica dal Sansovino. Vittoria, 1525- 1608, accentra attorno a se nel 1500 un grande interesse nel campo della scultura, si distingue per la libertà compositiva che egli sa infondere alle sue figure, rese sottili ed ariose, secondo un dinamico modello compositivo, che si stacca dalla tradizione di Michelangelo e Sansovino, vicino alla pittura del Parmigianino. La figura umana viene usata come emblema decorativo e diviene pretesto. La sua scultura annuncia il barocco, la sua fama è però legata ai ritratti di numerosi magistrati, uomini d’arme e di chiesa del suo tempo.

LE SCUOLE: CARPACCIO E SAN GIORGIO DEGLI SCHIAVONI
- Le scuole grandi e le scuole piccole presentano uno degli aspetti più interessanti della vita civile e religiosa e sociale della popolazione veneziana. L’incentivo a riunirsi a gruppi di piccole confraternite sotto la protezione di un santo patrono, come era nel costume medievale, quando le scuole e le confraternite di formarono nel 1300 nasce da una necessità di MUTUO SOCCORSO e di ASSISTENZA che si sviluppava sempre più nei vari ceti soprattutto quelli degli artigiani e dei commercianti, che si sentivano indifesi rispetto al patriziato.
- Fine del 1200 e inizi del 1300 le scuole si dividevano in grandi e piccole, secondo il censo degli associati e la qualificazione che l’alta borghesia vuole fare rispetto alle altre classi popolari. Le scuole minori si moltiplicano e si sviluppano con una diramazione così vasta da caratterizzare la vita sociale.
- Le scuole piccole erano numerose e differenziate tra di loro, riesce difficile stabilirne il numero esatto, nel 1501 il Sanudo conta ben 210 scuole con le loro insegne presenti al funerale del cardinale Zen. Il numero dei confratelli delle scuole grandi erano:
1) Scuola di S. Marco 784
2) S. Giovanni Evangelista 622
3) S. Rocco 512
4) Misericordia 612
5) Carità 623
- Nel 1552 si aggiunse la scuola grande di San Teodoro e nel 1600 quella di Santa Maria dei Carmini
- Le scuole grandi rimasero limitate a questo numero, ben distribuite nei sestieri del centro della città, entro le piccole ebbero uno sviluppo molto rilevante perché dal primitivo carattere assistenziale e devozionale assunsero con il tempo quello associativo dei vari mestieri artigiani, tanto da ottenere una classificazione corporativa ed una importanza sociale ben precisa.
-
- Le scuole di DEVOZIONE furono le più antiche
- 1247 è LA DATA DELLA PRIMA SCUOLA A CARATTERE DEVOZIONALE
- NELLA SECONDA META DEL 1200 SI FORMANO LE PIU ANTICHE SCUOLE DI ARTI E MESTIERI, CHE SI VENGONO COSTITUENDO CON PROPRIE mariegole, LIBRI STATUTARI, UNA PROPRIA SEDE, O IN MANCANZA DI UNA PROPRIA SEDE DI UN ALTARE IN UNA CHIESA, UN PROPRIO Guardian Grande, come principale esponente eletto dai confratelli e una propria giunta esecutiva.
- Le scuole dipendevano da una speciale magistratura, chiamata Provveditor di Comun, che prende coscienza dell’importanza dell’assistenza sociale e della vigilanza interna.
- Marangoni e falegnami divisi in diverse categorie, una scuola a parte raccoglieva i numerosi falegnami dell’Arsenale; la scuola dei calzolai che aveva una sede a Santo Stefano e una a S. Tomà, dei laneri che avevano la loro sede di fronte alla chiesa di Santo Stefano, dei muratori con sede a San Samuele, dei merciai vicino alla chiesa di San Giuliano,, dei fabbri nella calle omonima, dei filatori di seta, degli stampatori, dei bombardieri,…..
- I pittori di quadri avevano la loro scuola sotto la protezione di San Luca ed avevano sede a Santa Sofia. Alcuni mestieri erano tipicamente veneziani, lavoratori delle barche, vetri, lacche e specchi. I lavoratori di seta di Lucca avevano la loro scuola detta dei Lucchesi, i fiorentini e i milanesi avevano una loro cappella nella Chiesa dei Frari. Una professione diffusa era quella dei tintori di panni sotto la protezione di S. Onofrio. Famosa era la scuola dei Mercanti alla Madonna dell’Orto, di cui si conserva la sede del 1570 su progetto di Palladio, I battiloro avevano una piccola ed elegante sede a S. Stae, ora negozio di mobili.
- Tutti i mestieri sono rappresentati nelle scuole, alcune specifiche direttive dettate dallo Stato sono comuni a tutte le scuole, che anticiparono i compiti di assistenza e di previdenza alle classi più povere.
- Il rapporto tra il cittadino e lo Stato e tra lo Stato e il cittadino. I patrizi in genere non sono associati nelle scuole, se non per eccezione e in particolari circostanze.
LE SCUOLE E IL PATRIZIATO
1297 SERRATA DEL MAGGIOR CONSIGLIO, in cui vi fu un allargamento delle famiglie patrizie,
1381 si ebbe l’ultima immissione di nobili nel Maggior Consiglio e su tale numero ci si mantenne fino al 1646 con la guerra di Candia
1462 il comune diviene Signoria
1506 si istituì il LIBRO D’ORO del patriziato veneziano, con norme rigorose per l’ammissione al Maggior Consiglio
- Le costituzioni del patriziato permettevano che un nobile sposasse la figlia di un mercante o di un qualunque cittadino che emergesse dall’economia della città, ma il numero delle famiglie doveva essere ben determinato nel libro d’oro.
- Il Libro d’oro creò la classificazione dei privilegi di casta e il graduale invecchiamento della Repubblica in un apparato politico che durò per secoli.
Le SCUOLE nel 1500 acquistano una sempre maggiore consapevolezza della loro funzione:
- GUARDIAN GRANDE è il preposto alle scuole, nominato dai confratelli
- BANCA e ZONTA sono la giunta esecutiva, nominati dai confratelli
- Guardian Grande e la giunta esecutiva sono il piccolo governo interno del sodalizio.
L’intromissione del governo all’interno delle scuole era caratterizzata da una stretta vigilanza che non transigeva nei controlli, il sodalizio era difeso dallo Stato nelle sue prerogative dalle ingerenze di altre forme pubbliche.
- La MARIEGOLA, statuto, il CATASTICO, raccolta delle più importanti determinazioni sono i documenti delle scuole.
La protezione e l’assistenza sociale veniva effettuata mediante la connessione di case ,le doti alle spose, sussidi ai malati. Si tratta in genere di nuclei di artigiani e di commercianti, che rappresentano uno degli aspetti più intimi della società veneziana, dato il grandissimo numero di consociati, che investiva tutta la popolazione della città.
Le scuole grandi che raccoglievano i cittadini di maggior censo, che formavano la maggior parte dell’apparato burocratico, acquistarono con il tempo una propria distinzione sociale accanto al potere politico ed amministrativo del patriziato.
La gran parte delle 210 scuole piccole erano formate dalla plebe. Le scuole furono spesso un anello di congiunzione tra il potere pubblico e la vita privata del cittadino, che si inseriva attraverso il connettivo sociale, secondo affinità di lavoro, di interessi e di nazionalità. Esse avevano il potere di porre in luce di fronte allo Stato le benemerenze dei cittadini facoltosi che avessero elargito denaro a favore delle loro iniziative: accanto ai motivi di pietà si stabiliva un accordo economico e sociale.
OPERE D’ARTE NELLE SCUOLE
- Ricchezza delle opere d’arte delle scuole e in particolare di pittura, scultura ed arte applicata.
- Opere perdute o andate disperse rispetto agli inventari
- Le opere d’arte erano frutto di tutte le economie dei confratelli, che si fanno partecipi, mediante le decisioni del consiglio direttivo della scuola, decisioni che puntualmente vengono segnate nei libri dei conti e del catastico, spesso con i singoli contributi e rateazioni.
- La scuola di San Giorgio degli Schiavoni tra le minori e quella di San Rocco tra le maggiori hanno il raro privilegio di aver conservato intatto il loro patrimonio artistico.
- Molte scuole comprese quelle che avevano una loro sede avevano un altare in una chiesa: la PALA D’ALTARE diventava un simbolo pubblico di tutto il sodalizio, che specchiava nell’opera d’arte il proprio gusto artistico. Ecco perché in quasi tutte le chiese veneziane vi è abbondanza di sfarzo nella pittura: la storia di ogni singolo altare può darci di riflesso non solo il fatto devozionale, ma anche l’incentivo e l’orgoglio delle singole scuole. La scuola dei bombardieri aveva il proprio altare nella chiesa di S. Maria Formosa, con la Santa Barbara di Palma il Vecchio; la scuola dei Mascoli aveva una cappella con sculture e paliotto d’altare di Bartolomeo Bon, mosaici su cartone di Michele Giambono, Andrea Mantegna e Andrea del Castagno.
- Ogni scuola aveva il suo GONFALONE che era portato solennemente in processione, per dipingere il gonfalone di una scuola spesso vi era un concorso di artisti. Vittore Carpaccio dipinse 4 cicli di pittura per 4 scuole piccole:
1) il ciclo di S. Orsola per la scuola omonima a S. Giovanni e Paolo
2) il ciclo di S. Giorgio degli Schiavoni A s, Antonin
3) il ciclo delle storie della Madonna per la scuola degli Albanesi a S. Maurizio
4) il ciclo di S. Stefano per la scuola dei laneri a S. Stefano.
Le sedi delle scuole piccole erano spesso adattate dentro gli edifici senza lo splendore architettonico delle scuole grandi, eppure avevano le pareti letteralmente ricoperte di quadri. Molte sedi di scuole piccole sono incorporate in abitazioni private, negozi, magazzini, ristoranti, e pochissime mantengono il loro patrimonio, tra queste va ricordata la scuola di S. Gerolamo a S. Fantin, sede dell’Ateneo Veneto.
- Gli Inventari testimoniano la predilezione dei confratelli per le opere d’arte applicata quale la CROCE ASTILE , che precedeva le insegne della scuola nelle processioni, come vediamo nel ciclo dei MIRACOLI DELLA CROCE eseguito da Gentile Bellini e dai suoi allievi attorno al 1490 per la scuola di San Giovanni Evangelista, gli stendardi, i reliquiari, i paramenti, gli arredi sacri, che erano portati in processione.
- La PROCESSIONE costituiva uno dei riti religiosi e civili prediletti dal popolo e dalla nobiltà.
LA SCUOLA DI SAN GIORGIO DEGLI SCHIAVONI
- 1451 anno della fondazione della scuola per raccogliere sotto la protezione di San Giorgio, San Gerolamo, San Tritone, i dalmati a Venezia
- 1807 ottenne, poco dopo la caduta della Repubblica, una deroga al decreto napoleonico sulla abolizione di tutte le scuole. La supplica del Guardian Grande ad Eugenio Bonaparte perché fosse conservato questo ultimo baluardo degli Schiavoni fu accolta e fu una eccezione di cui poté godere anche San Rocco per merito di chi seppe nascondere il tesoro
- Un angolo autentico della Venezia del Rinascimento, che non appartiene alla solennità civile del palazzo pubblico ne a quella religiosa delle chiesa.
- La sala contiene nove quadri del Carpaccio
- Nei suoi rapporti di spazio è al limite tra l’oratorio rinascimentale e il gabinetto per le pitture come quello inaugurato alla fine del 1400 da Isabella Gonzaga a Mantova .
- La scuola si trova preso il Priorato di Malta, che fu un tempo uno dei più importanti conventi .
- La facciata della scuola venne rifatta nel 1551 con abbellimenti di marmi e di sculture, è concepita come un elemento decorativo, che viene aggiunta alla parte anteriore dell’edificio per dargli un aspetto più prezioso. L a facciata ha l’aspetto della monumentalità propria dell’edilizia religiosa più che quella delle scuole
- La scultura di Pietro da Salò con il San Giorgio che uccide il drago, si innesta nella parte centrale della facciata, sotto l’antico bassorilievo, della metà del 1400, raffigurante la Madonna con il Bambino al centro con S. Giovanni Battista che presenta un confratello.
- La scuola si compone di un piano inferiore con una sala per le CERIMONIE RELIGIOSE, al piano superiore di una sala per le RIUNIONI e di una piccola stanza chiamata ALBERGO.
- La Mariegola della scuola di S. Giorgio si apre con l’annuncio della fondazione ed è decorata da borchie gotiche in argento nei due piatti della rilegatura, rappresentanti SAN Giorgio e S. Gerolamo, ricchi di lavori di oreficeria. All’interno una serie preziosa di miniature decorano le prime carte, decorazioni che indicano i principi statutari del sodalizio. Ricorda i principi di devozione dei confratelli verso i santi protettori e pone il privilegio concesso dal Consiglio dei X di riunirsi in confraternita o scuola sotto il titolo di San Giorgio e S Trifone nella chiesa di S Giovanni del Tempio dell’Ordine Gerosolimitano in primo piano.
- La supplica per la formazione del nuovo sodalizio pone in rilievo le condizioni in cui venivano a trovarsi i marinai della costa dalmata, privi di assistenza e bisognosi di aiuto.
- 1455 si sancisce la regola della scuola. Il diritto di avere un altare nella chiesa di San Giovanni del Tempio, una località per riunirsi nell’antico Ospizio di Santa Caterina attiguo alla chiesa
- Si tratta di una comunità di artigiani , oltre alle normali attività artigiane, vi appartiene pure la gente di mare.
- Nel catastico veniva elaborato l’assetto economico della scuola e la sua funzione tra i marinai Schiavoni a Venezia, che giungevano continuamente con le galere da Cattaro, famosa per la sua gente di mare, da Zara, capitale del dominio Veneto, da Sebenico e da altre città delle isole e della costa. Venivano assistiti i marinai dalmati dell’armata veneta reduci dalle imprese di guerra.
- 1502 Carpaccio firmava i suoi primi dipinti per la scuola, due episodi della vita di Cristo pongono in rilievo lo stemma del probabile donatore della scuola. I primi due quadri furono ordinati al Carpaccio da Sebastiano Michiel, che fu un personaggio di primo piano nella scuola, protagonista di una causa giudiziaria dal 1502 al 1518. Il Michiel fu eletto Priore del convento dei Gerosolimitani, nel 1492 e fu confermato Gran Maestro di Rodi nel 1498. Una grossa contesa tra la scuola e il Priorato nata da pretesti contingenti si svilupperà su motivi di principio, di limiti e di competenze, tra il potere civile e quello ecclesiastico. L a sentenza diede una certa rinomanza alla scuola.
- Dopo i lavori di abbellimento esterno essa si sistema senza più avvenimenti di rilievo, la vita della scuola si indirizza nella sua essenziale funzione di mutuo soccorso e di assistenza religiosa dei cittadini dalmati a Venezia.
CARPACCIO NELLA PITTURA VENEZIANA DEL RINASCIMENTO
1490 1525 Fase lavorativa di questo artista, che appartiene per ispirazione al periodo precedente, al 1400, anche se vissuto a lungo nel nuovo secolo. La sua opera ci riporta alla forma mentale del primo Rinascimento. Ebbe una grnade potenza di sintesi , il suo mondo figurativo, la varietà di ispirazione e di contatti, l’intima aderenza alla vita che lo circondava, appartengono ad una aristocrazia di pensiero, di visione, di nuovi apporti di cultura.
1490-95 i teleri di S. Orsola si avverte un taglio compositivo, una inquadratura spaziale e prospettica, un gusto inventivo, una verve figurativa aristocratica e popolare , per cui siamo portati a far spaziare la cultura formativa dell’artista.
L’artista dimostra di prediligere le leggende medievali intessute sulla vite dei santi, leggende che offrono uno spunto a d un racconto aperto ai ricorsi più impensati della fantasia in cui si avverte una sottile carica sentimentale.
Egli esordisce quale narratore, con un temperamento diverso da quello del Bellini, l’artista religioso, Carpaccio è più confidenziale. Questa legatura ha le sue profonde ramificazioni nell’opera di Antonello da MESSINA E Piero della Francesca. La sua cultura figurativa viene legata ad una conoscenza diretta a della pittura al di fuori dell’ambiente di Venezia. L’umanesimo veneto. Interpreta in modo suo la sequenza degli episodi, il loro svolgersi ed arricchirsi di richiami che dalla leggenda passano alla vita veneziana del tempo. Hans Memling nella serie di scomparti per la decorazione della cassa di S. Orsola datata 1489 ne dà una interpretazione tipicamente fiamminga, così il maestro della leggenda di S. Orsola datata 1489 di colonia, negli stessi anni crea attorno alla Santa e agli episodi del suo martirio un’atmosfera tipica della scuola renana. In Carpaccio il ciclo si svolge tra interni ed esterni, popolati da una folla di personaggi più vari, in un paesaggio che ci dà la Venezia del tempo: costumi lussuosi: Egli indaga ogni forma di vita e se ne rende interprete coni soli mezzi sulla pittura mediante una prospettiva intesa in senso rinascimentale di conquista dello spazio. E una luce tutta sua.
I quadri di Carpaccio nella Scuola
1551 i quadri vi vennero trasportati dopo il restauro dell’edificio dalla sala superiore a quella inferiore, che è più piccola. La disposizione è rimasta intatta, queste opere riflettono pure l’intento del committente, che nei primi due quadri ha voluto porre il proprio stemma.
- Dopo i due episodi evangelici: l’ Orazione nell’Orto e la Vocazione di S. Matteo, i confratelli chiesero all’artista un commento da par suo alle favolose storie di 3 santi protettori. I 3 santi erano già comparsi più volte in pittura, architettura, scultura, oreficeria, miniatura dentro le pareti della Scuola dal 1451 al 1502,. Forse l’intervento del Michiel con il dono dei due quadri con il suo stemma, in uno dei quali vi era anche il suo ritratto tra l gruppo degli apostoli nella Vocazione di San Matteo, deve aver dato modo ai confratelli di avvicinare l’artista. Sul modulo degli altri due quadri si sviluppano gli altri sette lungo le pareti del luogo di riunione.
- La comunicazione di un racconto di fantasia trova rispondenza nella illusione poetica della pittura presso la comunità artigiana, che era educata all’opera figurativa dall’assidua frequentazione con quei capolavori che prendevano vita a Venezia.
- I n questo ciclo la pittura diviene più intima, raccolta, sulla mediazione della conoscenza diretta della pittura fiamminga: essa è ora meno spettacolare rispetto a S. Orsola, ma coerente alla quadratura armonica nella lucida trama prospettica rinascimentale.
1) Nella VOCAZIONE DI SAN Matteo Gesù invita con lo sguardo il futuro apostolo ad abbandonare il banco della gabella e a seguirlo. Datato 1502 ha lo stemma del donatore ben in vista A sinistra l’interno di una bottega, che ricorda simili interni fiamminghi, verso destra la visione prospettica e graduata attraverso le figure e paesaggio facendo perno sulla figura del Cristo, che sta al centro del gruppo degli Apostoli. Sullo sfondo una città caratteristica di provincia veneta, come Treviso o Castelfranco. Il profilo del priore Sebastiano Michiel è tra gli apostoli.
2) L’ORAZIONE NELL’ORTO conserva una impronta arcaica propria delle opere giovanili di Mantegna, nella inquadratura delle figure con il paesaggio, secondo una strutturazione che lega personaggi e rocce, li dispone come elementi di equilibrio di una natura inorganica, rocce essi stessi dai colori vivaci, nelle disposizioni delle forme del terreno. Il paesaggio si sviluppa in funzione della scena: presenta i vari piani dove sono gli apostoli, stacca tutta sola in alto la figura del Cristo in preghiera, poi accorda questa scenografia con il profilo lontano dei colli mediante un grande albero che si ingigantisce nella prospettiva. Anche il colore nell’atmosfera di notturno ha una parte rilevante, nella veste rosso scarlatto del Cristo, che spicca entro l’incavo della roccia, nei bagliori lividi sui volti degli apostoli e nel diverso stacco che ha il secondo fondale di paesaggio rispetto al primo. Scopriamo in esso la schiera dei guerrieri che escono da Gerusalemme in lunga fila al chiarore delle torce, verso l’orizzonte le mura della città.
3) S. GEROLAMO: le sue storie sono tratte dalla Leggenda Aurea e da altri scritti sulla leggenda aurea del 13 sec.
I l primo episodio del leone che ferito ad una zampa da una spina si reca al convento, ove S. Gerolamo viveva ritirato, per farsi togliere la spina. Il tema presentava due semplici motivi: la serena tranquillità dell’animo del Santo e il timore dei frati che fuggono alla vista dell’animale, motivi che si intuiscono attraverso le cinque figure in primo piano, il leone, il santo che sono verticali, i 3 frati sono obliqui. Gli altri frati che fuggono nei vari piani del dipinto appartengono al paesaggio che ha l’intimità raccolta di un interno. Minuzia di dettagli, alberi e animali presuppongono uno studio dal vero, di chi sapeva unire questo studio alla conoscenza delle cose in senso rinascimentale.
4) FUNERALI DI SAN GEROLAMO è pure composto da due elementi ben distinti: la serie dei frati sul sagrato della chiesa che recitano l’ufficio funebre attorno alla salma del santo e il cortile che si affaccia al di là dei frati in preghiera. Il colore opera gli stacchi tra le parti della composizione, tra la sequenza del bianco e dell’azzurro delle tuniche sui timbri freddi del colore e il paesaggio che si dilata all’infinito lungo le quinte prospettiche delle case avvolte dalla luce.
5) LA VISIONE DI SANT’AGOSTINO : il titolo precedente era S. Gerolamo nello studio. Oltre ad essere stato fatto uno studio sulla iconografia del Santo, vi sono documenti della scuola che comprovano che il santo era S. A gostino. Nelle fattezze del Santo Carpaccio ha ritratto il cardinale Bessarione, che aveva dato ala Scuola nel 1464 un ambito privilegio mediante una indulgenza di cui si è conservata la bolla relativa alla scuola, una bolla episcopale pare evidente nel quadro in primo piano, vicino alla custodia aperta posata in fianco.Funzione della luce emanata dalla finestra, da questa illuminazione i singoli soggetti anche i meno importanti acquistano un valore comunicativo di profondo significato simbolico e di mediazione tra il fisico e il metafisico. In S. Orsola la luce ha il potere di suggerire alri spazi, qui invece sembra avvolgere lo spettatore e condurlo alla scoperta di questo oratorio rinascimentale e potenziare ogni cosa con il suo richiamo segreto.
6) S. GIORGIO CHE ASSALE IL DRAGO è il quadro più importante della scuola e il Carpaccio gli da una dimensione inusitata. Cavallo e drago sono composti in tutta l’estensione del quadro in una specie di triangolo che domina il dipinto. La leggenda che si svolge attorno a questo emblema è coerente alla traccia narrativa, ma appare la continua astrazione dell’artista dalla visione alla realtà ad una forma proiettata dalla fantasia. Minuzia di dettagli, i resti sul terreno sono studiati dal vero con indagine minuziosa, e sono frammenti dell’uomo, la giovinetta sembra ancora respirante, del cavallo e della pecora, ognuno con i suoi caratteri, in un orrido che cresce per la visione dei ramarri, dei rospi, dei corvi, degli avvoltoi,…Le visioni più terrificanti fanno parte di un racconto di favola e l’unità armonica del paesaggio Al di là del lago le cime delle montagna inverdiscono per la lontananza, un altro paesaggio si erge in simmetria per chiudere la scena, volta ad anfiteatro verso il lago.
7) IL TRIONFO DI SAN GIORGIO avviene su una grande piazza che ha sul fondo la Moschea della Roccia di Gerusalemme, al centro il santo mentre sta per vibrare il colpo sul mostro tenuto a guinzaglio con la cintura della principessa, a sinistra il re, la regina, la figlia liberata vicino alla fanfara, a destra un gruppo di cavalli bardati e di dignitari in lussuose vesti orientali. Attraverso il bel disegno preparatorio ora agli Uffizi, la spaziatura prospettica risalta sul perno del tempio al centro. Il colore assume una funzione plastica : in questo dipinto S. Giorgio non è più emblematico, ma scompare, mentre il suo cavallo bardato di rosso domina tutto il centro della scena.
8) S. GIORGIO BATTEZZA I PAGANI conclude il ciclo dei Santi. La scena si diparte dal punto di fuga tracciato dalle mura della città e i monumenti veneto-orientali di fantasia si dispongono ai lati. Le figure si allineano sul proscenio e qui sta la differenza con gli altri quadri.
9) S. TRIFONE, protettore di Cattaro, e titolare della cattedrale della città, secondo le trazioni è un santo giovanetto che compie miracoli in virtù dell’innocenza; secondo altre è un guerriero romano convertitosi al cristianesimo e poi martirizzato nel terzo secolo. S. Trifone è chiamato dall’imperatore romano Gordiano a liberare con il suo potere miracoloso la figlia invasata dal demonio, che si presenta sotto forma di un basilisco, un mostro araldico. La avviene un colloquio sulla natura del peccato, a destra la principessa e l’imperatore con un gruppo di personaggi. Il quadro è essenzialmente racconto.partizione del quadro è scandita dal loggiato dove avviene il miracolo: al centro i due protagonisti, il santo e il demonio vinto, con il quale

LE SEDI DELLE COMUNITA STRANIERE: VENEZIACITTA INTERNAZIONALE
- Apporto di individualità straniere, che stabilmente operarono a Venezia, contribuendo al carattere internazionale della città. L’internazionalità della città era dovuta dal fatto che Venezia era un emporio commerciale nel cui centro di Rialto facevano capo i numerosi traffici ,mercantili che si intrecciavano con tutti i paesi europei, dell’Asia e delle Coste dell’Africa.
- A Venezia, le comunità straniere risultavano maggiormente inserite nella vita produttiva cittadina, in compenso dovevano sottostare alla giurisdizione delle leggi dello Stato del Senato., dato che la Repubblica non tollerava che altri organismi si sostituissero ai suoi organismi nel controllo della vita dei cittadini e di altre attività che potevano essere svolte sia da veneziani che da stranieri.
- Alla maggiore libertà di iniziativa e possibilità di lavoro, alla relativa eguaglianza amministrativa e giuridica con la popolazione locale, corrispondeva per le varie comunità straniere minore possibilità di organizzarsi come piccole entità politiche autonomamente gestite. Tale situazione è chiarita dalla distribuzione delle sedi delle varie comunità all’interno della città. Esse non si trovavano infatti sistemate come a Costantinopoli, in una unica località, ne sono circoscritte in zone ben definite, le abitazioni, le costruzioni per le attività produttive e per il culto, usate dalle diverse colonie straniere, risultano sparse in differenti località cittadine e inserite senza confini precisi nel tessuto urbano. Anche la sede della comunità ebraica risponde in parte a questi caratteri: dapprima entro l’isola del Ghetto, fu poi ampliata estendendosi ad altre zone.
- Le comunità di stranieri residenti a Venezia furono di importanza e di entità differenti, mutando la loro consistenza nel tempo: tra le colonie più importanti quelle dei Tedeschi, dei Greci, degli Ebrei e degli Armeni, di notevole importanza furono i gruppi etnici rappresentati dai Dalmati, dagli Albanesi, dai Turchi e dai Persiani.
- Commercianti e artigiani provenienti da città e regioni italiane: dalla Lombardia provennero le migliori maestranze delle arti edificatorie: lapicidi, muratori, capimastri, architetti,, la famiglia dei Solari detta i Lombardo, i bergamaschi: Coducci, Bon, Dei Grigi, i milanesi RAVERTI e Scarpagnino, i luganesi: Buora, Bregno, Contino. I toscani furono i più numerosi a Venezia: i lucchesi esercitarono l’arte e il commercio della seta ed ebbero case e botteghe nei pressi di San Giovanni Grisostomo, i Fiorentini si dedicavano al commercio dei panni, Nella chiesa di San Giobbe i Martini fecero costruire per sé una cappella, nella chiesa dei Frari la cappella dei milanesi e dei Fiorentini
IL GHETTO E LA COMUNITA EBRAICA
- La comunità ebraica fu la prima ad installarsi a Venezia, divenne con il tempo sempre più numerosa ed attiva, trovando da parte della Repubblica un trattamento di comprensione migliore rispetto agli altri paesi europei.
- Relativa tranquillità di soggiorno a Venezia rispetto agli altri paesi
- Numerosi gruppi di ebrei si trasferirono da vari paesi Europei, Germania, Spagna e Portogallo e dall’Oriente.
- Mantennero la loro lingua, i loro caratteri essenziali delle loro tradizioni
- Era la comunità veneziana che pubblicava il Talmud e altri testi che venivano stampati dalle tipografie veneziane.
- La permanenza degli ebrei a Venezia era consistente nel 12 secolo quando il loro numero era di 13oo pax, nel 13 secolo ebbero il permesso di avere dimora stabile nell’isola di Spinalonga, che dai Giudei trasse il nome di Giudecca e dove pare vi fossero delle sinagoghe.
- 1298 a gli ebrei fu tolto il permesso di residenza in città, perché praticavano l’usura, severamente proibita a Venezia, ed essi si stabilirono a Mestre, e in altre città vicine . Da questi luoghi gli ebrei potevano recarsi facilmente per i loro affari a Venezia pur non potendo risiedervi. Gradualmente fu tolto il divieto di soggiorno stabile fino a che nel 1516 con decreto del Maggior Consiglio che gli ebrei potessero risiedere in una località del Sestiere di Cannaregio dove una volta vi era un a fonderia di Cannoni e perciò chiamata getto, storpiata in ghetto forse dalla pronuncia dura degli ebrei di provenienza tedesca. La denominazione fu poi adottata in tutta l’Europa per sottolineare la segregazione degli ebrei.
- L’isola urbana del Ghetto fu scelta perché facilmente separabile dal resto della città essendo ad essa collegata all’inizio da due soli ingressi che dovevano essere chiusi durante la notte. L’affluenza degli ebrei dalla Spagna e dal Levante il Ghetto si rivelò insufficiente e nel 1541 venne allargato nella zona del cosidetto ghetto vecchio, posto ad ovest verso il Canale di Cannaregio, un successivo ampliamento avvenne nel 1633 con il ghetto novissimo.
- 1500 Ritorno della comunità ebraica a Venezia, dapprima la comunità era isolata in una località circondata dall’acqua come un castello, poi estesa i una zona ben delimitata ma a diretto contatto con altre costruzioni infine allargata e inserita senza più precisi confini nel tessuto residenziale cittadino.
- La popolazione arrivò fino a 5ooo pax con una densità demografica eccezionale espressa urbanisticamente dalle alte costruzioni con numerosi piani e stipate in breve spazio. I servizi quotidiani erano assicurati dai pozzi pubblici, da macellerie, da forni da pane, esistevano pure tre banchi di pegno.
- Il complesso residenziale era completato dagli ambienti dedicati al culto: le SINAGOGHE, queste erano denominate SCHOLE, da scuole o confraternite religiose. Erano numerose a Venezia, se ne contavano 9sino al 1719,ora se ne conservano 5, tra le più antiche e ricche di Europa. Si distinguono per la provenienza dei vari gruppi di ebrei dai paesi di origine:
1) la SCOLA GRANDE TEDESCA 1528
2) la SCHOLA ITALIANA 1575
3) la SCHOLA CANTON 1532
4) la Spagnola o ponentina 1555
5) la LEVANTINA 1538
- Le sinagoghe del Ghetto Novo occupano l’ultimo piano di uno dei tanti edifici, sono di piccole dimensioni anche se riccamente arredate e decorate, le due sinagoghe del Ghetto Vecchio sono più grandi e spaziose e si presentano come una costruzione a se stante
- La sinagoga Spagnola fu ricostruita dal Longhena nel 1654, la sinagoga levantina arredata dal Brustolon con la tribuna a colonne tortili affiancata da scalette ad elica fu rinnovata nell’architettura esterna probabilmente dal Longhena.
- Un interessante completamento della sede ebraica è costituito dal CIMITERO ISRAELITICO situato al Lido, tombe antichissime rimaste intatte.
I GRECI
- Il Ghetto è la sede della comunità straniera più interessante per l’aspetto urbanistico
- La sede della comunità greca è la più notevole dal complesso architettonico
- Alla fine del 1400 i Greci ottennero il permesso di erigere una Scuola e una chiesa dove si potesse officiare secondo il rito greco ortodosso, attorno alla chiesa si svilupparono gli edifici della comunità, le abitazioni, la Scuola di devozione, l’ospedale, l’archivio, l’università, il cimitero presso le absidi della chiesa. Tutto il complesso si estese in una zona tra il rio dei Greci e il rio della Pietà con una toponomastica riferita alla nazionalità degli abitanti: ponte, salizzada, calle, ramo I e ramo II , detti sempre dei greci.
- La CHIESA dedicata a S. Giorgio fu iniziata nel 1539 su progetto di Sante Lombardo e fu continuata da A. Chiona, fu consacrata nel 1561, più tardi venne aggiunta la cupola nel 1571. L’interno è a una sola navata con matroneo e iconostasi tipica delle chiese greche ortodosse. Tra le numerose opere d’arte greca, il CSISTO PANTOCRATORE del XIV, trasportata a Venezia da Costantinopoli poco prima della caduta dell’impero bizantino. Sull’angolo meridionale il campanile pendente, costruito nel 1587-92,da Simone Sorella, si vedono i resti dell’elegante chiostro rinascimentale e l’edificio della Scoletta Greca del XVII. Sul lato settentrionale del cortile due importanti costruzioni del Longhena eseguite nel 1678: la Scuola di S. Nicolò, e il Collegio Flangini
- All’interno della SCUOLA sono esposte numerose opere di artisti originari dell’isola di Creta, giunti a Venezia nel XV secolo e che dettero vita fino al XVIII alla scuola cretese, essi erano conosciuti come i madoneri di Rialto perché avevano là le loro botteghe, nella loro pittura la rigida tradizione bizantina viene temperata dai caratteri dell’arte veneta. A questo ambiente appartenne pure Domenikos Thetocopolous detto El Greco, che giunto a Venezia nel 1565nsotto l’influenza di Tiziano, Veronese, Tintoretto e Bassano, trasformò il suo stile ancora legato alla pittura bizantina, prima di trasferirsi in Spagna nel 1576.
- Molto importante fu la presenza della cultura greca per lo sviluppo dell’Umanesimo e del Rinascimento Veneziano.
- 1678 il Longhena costruì la recinzione verso il rio, traforato da una successione di finestre e porte sormontate da timpani, il muro si presenta come una grande transenna che limita lo spazio davanti agli edifici senza occluderli completamente alla vista del canale
- Quella dei Greci è una delle comunità ancora attive a Venezia
- 1664 Girolamo Flangini, oriundo greco venne ammesso al, patriziato veneziano e desse inizio alla costruzione di un sontuoso palazzo sul Canal Grande a San Geremia, costruzione opera di Giuseppe Sardi, rimase interrotta per la morte del Flangini nel 1682. Altro Palazzo simile e il Palazzo Flangini Fini costruito dal Tremignon sul Canal Grande nel 1688, anch’essi di origine greca. I Fini furono ammessi al patriziato mediante l’esborso di una forte somma.
GLI ALBANESI E GLI SCHIAVONI
- GLI Albanesi e gli Schiavoni non furono numerosi come i Greci,, ma ebbero una notevole importanza nella vita pubblica veneziana: le due comunità rivestivano un grande interesse politico data l’importanza che le coste adriatico orientali ebbero in ogni tempo per gli interessi marittimi della Repubblica.
- Le sedi delle due comunità furono dotati della Scuola, di notevole pregio architettonico, gli interni delle due Scuole furono decorate dal Carpaccio.
1) La COMUNITA ALBANESE, che si riuniva nella Chiesa di San Severo a Castello, ebbe poi la sua sede stabile a San Maurizio dal 1400 al 1780, nel piccolo edificio accanto alla chiesa. All’interno della Scuola la Sala dell’Albergo era decorata un tempo da 5 tele rappresentanti le scene della vita della Vergine dipinte dal Carpaccio nel 1504, dipinti dispersi nei vari musei. La Facciata della chiesa venne costruita nel 1531, un bassorilievo ricorda la difesa di Scutari contro i turchi nel 1479, altri raffigurano i Santi protettori della comunità S. Gallo e S. Maurizio Le proprietà degli albanesi si estendevano dal rio del Santissimo al rio Corner Zaguri, .
2) I Dalmati o Schiavoni confusi un tempo con gli Albanesi vollero sempre essere distinti, ebbero la loro sede a Castello in posizione interna rispetto alla celebre riva sul Bacino di San Marco, denominata degli Schiavoni dagli approdi delle loro navi. I Dalmati ebbero sempre rapporti commerciali con la Repubblica e la loro presenza si fece più numerosa quando nel 1400 la costa adriatica orientale passò sotto il dominio veneziano, gli Schiavoni furono considerati non più stranieri bensì cittadini della Repubblica. Nel 1471 la colonia dalmata si raccolse in corporazione avendo la sua sede presso la Chiesa di San Giovanni del Tempio, dei Cavalieri templari, ai primi del 1500 sempre sotto il Convento dei Gerosomilitani ebbero la loro propria scuola. La scuola degli Schiavoni era vicino al convento che dopo la caduta di Rodi in mano turca nel 1552 venne chiamato Priorato di Malta. I componenti della scuola erano per lo più artigiani e marinai. Ebbero problemi con il Priorato per questione di giurisdizione e di proprietà: per questo fecero ricorso al Consiglio dei X per avere ragione sul Priorato.
FONTEGHI SUL CANAL GRANDE
- 3 FONTEGHI in uso a comunità straniere lungo il Canal grande:
1) il Fontego dei Tedeschi
2) il Fontego dei Persiani
3) il Fontego dei Turchi
- I Fonteghi erano costruzioni di proprietà veneziana date in uso a commercianti stranieri, nei tre edifici si può configurare un tipo di insediamento diverso da quello dei Greci, degli Ebrei, dei Dalmati, più simile a quello delle colonie dei mercanti veneziani nei paesi d’oltremare. I Fonteghi erano usati da una popolazione fluttuante, avente mansioni commerciali, l’aspetto residenziale diveniva puramente utilitaristico.
- IL FONTEGO DEI TEDESCHI era quello più importante, dato che la comunità germanica fu tra quelle che ebbero a Venezia più durevoli e intensi rapporti non solo di scambi commerciali , ma anche culturali ed artistici, tanto più che nella denominazione di tedeschi erano inclusi gli austriaci, i boemi, gli ungheresi. Nel 1400 il Fontego era una grossa struttura a diversi piani, che si svolge attorno a due cortili interni principali ,uno dei quali abbelliti da loggiati e ad altri cortili secondari,. Ricostruzione nel 1505-08 dallo Spavento e completata dallo Scarpagnino. Il nuovo Fontego poté vantare nuove decorazioni sulla facciata da parte di Giorgione e Tiziano. La decorazione continuava all’interno dell’edificio, in particolare nelle due sale di riunione, poste al primo piano negli angoli dette Sale d’Inverno e Sala d’Estate. La sala d’Inverno conteneva una stufa, la sala d’Estat era chiamata il tesoro delle pitture: Tiziano, Tintoretto, Veronese, Palma il Vecchio Il loro luogo di riunione era la chiesa di S. Bartolomeo, che può essere considerata per lungo tempo la chiesa dei Tedeschi. Essi avevano un propria cappella a destra di quella centrale, sopra l’altare figurava un tempo la celebre pala del DURER LA MADONNA DEL ROSARIO. Il dipinto fu eseguito appositamente a Venezia dall’artista nel 1505 su commissione di Cristoforo Fugger, sepolto nella stessa chiesa.
-
- IL FONTEGO DEI PERSIANI
Fu demolito nel 1830, posto sullo stesso lato del Canal Grande del Fontego dei Tedeschi,è pure raffigurato nella veduta del de Barbari, appare come una costruzione alta e stretta, senza particolari pregi architettonici, un grosso edificio utilitario anche se di dimensioni e di complessità assai minori di quello consimile dei Tedeschi.. Le carovane collegavano i porti del Mediterraneo orientale con città persine tra cui Tabriz, evidentemente le merci dovevano essere abbastanza ricche, le rilegature dei libri erano persiane. L’arte della lavorazione del cuoio doveva aver avuto le sue radici e le fonti di approvvigionamento attraverso la presenza degli operatori economici e artigiani giunti dalla regione persiana.
IL FONTEGO DEI TURCHI
- Modello della casa fontego veneto bizantina, risale al XIII secolo come Palazzo privato di Giacomo Palmieri, fu in seguito acquistata dalla Repubblica per ospitarvi persone illustri. Nel 1621 lo Stato Veneto lo affittò per cederlo come fontego ai commercianti turchi che l’usarono fino al 1838, anche dopo la caduta della Repubblica. Le ragioni economiche avevano il sopravvento su antichi odi ed antagonsmi.
- Di particolare importanza fu la presenza inglese a Venezia nel 1700 come si vedrà con il console Joseph Smith, fece costruire il suo palazzo sul canal Grande dal Visentini.
- Le mude veneziane raggiungevano i porti inglesi cariche di mercanzie preziose.
LA COMUNITA ARMENA
1496 gli Armeni erano presenti vicino a San Giuliano nel sestiere di San Marco, dove possedevano un gruppo di abitazioni,un ospizio e un oratorio, calle e ramo degli armeni. Soltanto alla fine del 1600 l’oratorio venne trasformato in chiesa detta appunto S. Croce degli Armeni 1622-1688, progettata da Giuseppe Sardi, la chiesa è a pianta quadrata e con bella copertura a cupola, risulta priva di facciata poiché vi si addossano case fitte e alte . Altre abitazioni di armeni si trovavano in Ruga Giuffa, la cui denominazione si fa risalire dalla città armena di Juffa.
L’isola di San Lazzaro FU ASSEGNATA NEL 1717 AD UN GRUPPO DI MONACI BENEDETTINI DI ORIGINE ARMENA GUIDATI DAL PADRE Manug DI Pietro, Mechitar, dal quale fu preso l’appellativo di mechitaristi.
IL FONTEGO DEGLI ARABI in campo dei Mori a Cannaregio, Palazzo Mastelli
I GRANDI CICLI PITTORICI
TINTORETTO A SAN ROCCO E VERONESE A MASER
- La tradizione dei cicli pittorici che nasce dalla visualizzazione dei racconti dell’Antico e del Nuovo Testamento, viene ad assumere a Venezia sin dal XVI secolo funzioni e significati diversi:
1) di tipo storico politico in Palazzo Ducale
- 2) Di tipo religioso sociale nelle Scuole
- 3) Di tipo allegorico e mitologico legato alla tradizione umanistica, nelle ville di campagna,
- La SCUOLA DI SAN ROCCO con i suoi 500 consociati, uniti insieme non solo nel nome di un santo, per le finalità dello statuto,, in nome dell’arte, costituisce un gruppo sociale veneziano di estrazione in gran parte artigianale e popolare.
- LA VILLA MASER accosta Veronese ai due fratelli Barbaro, committenti che appartengono alla più qualificata nobiltà veneziana, l’ambasciatore Marcantonio e il patriarca di Aquileia Daniele. Al pittore si uniscono i nomi del Palladio e di Alessandro Vittoria
- La partecipazione dei committenti è presente sia nella Scuola che nella villa, prospettiva storico-estetica che vede gli artisti ed i committenti operare nello stesso tessuto sociale.
TINTORETTO NELLA SCUOLA DI SAN ROCCO
- 1564-1587 Tintoretto lavora a San Rocco, questo periodo segna la crisi e l’evoluzione dell’arte, ma anche la crisi della Repubblica di Venezia.
- Ultima stagione del Rinascimento
- Sul processo di sviluppo dello Stile di Tintoretto rispetto al naturalismo rinascimentale ed alla interpretazione del mondo classico, si identificano chiaramente i contatti tra l’arte veneta e toscana, emiliana, romana, e la personalità di Michelangelo.
- La SCUOLA DI SAN ROCCO, quale sede di una confraternita, si lega ad una tradizione e a un costume che da medievali diventano rinascimentali, e poi continuano nel 1600 e nel 1700 con un carattere associativo. Il termine scuola dal greco scolé significa unione di persone e determina il luogo di queste riunioni. La scuola riuniva cittadini di un certo censo, di un rango amministrativo finanziario elevato e poi di artigiani e popolani, ma non specificatamente del patriziato, che solo in piccola parte partecipava alla vita delle Scuole. Fu proibito ai patrizi dal Consiglio dei X di partecipare e di iscriversi alle scuole. Circa la metà degli introiti della scuolam erano devoluti in spese generali, in particolare per la decorazione della scuola, per addobbi per dar sfoggio nelle processioni, nello sfarzo dei vestiti, nelle insegne e negli oggetti di culto. La tipica struttura architettonica decorativa che le sei scuole assumono alla fine del 1400 e 1500 ci induce a soffermarsi sugli uomini che le frequentavano, i vari consociati, .
LE SCUOLE GRANDI NELL’AMBIENTE URBANO
Le Scuole Grandi sono formate da due sale molto vaste ed elevate in altezza, una INFERIORE ed una SUPERIORE, dalla quale si accede ad una più PICCOLA SALA, chiamata ALBERGO, vicina a quella superiore.
1) La sala inferiore ha uno scopo puramente religioso, è di aspetto severo, ed è molto meno decorata di quella superiore
2) L’albergo destinato alle riunioni dei membri di governo raccoglie le opere d’arte più preziose.
3) Nella sala superiore hanno luogo le adunanze dove i confratelli si ritrovano, discutono, danno i voti alle decisioni del loro governo interno, presieduto dal GUARDIAN GRANDE.
4) Ai motivi umanitari e di pietà la MARIEGOLA, lo statuto del sodalizio, si uniscono quelli sociali e politici. Come il Governo ha la sua grande sala di riunioni nel Maggior Consiglio così i confratelli delle sei Scuole grandi hanno la loro sala nel maggior consiglio, come il Governo si vanta dello splendore artistico della sua sala, così la Scuola grande ha il privilegio di decorarsi con assoluta libertà.
5) La procedura amministrativa e le opere sociali erano vigilate con severità dal Consiglio dei X, che non permetteva una attività politica che sarebbe da aspettarsi da queste associazioni, così potenti per i mezzi finanziari nel tessuto sociale della popolazione veneziana.
6) La Scuola di San Rocco aveva favorito la fabbricazione di belle case per confratelli nella struttura tipica del 1500: portano ancor oggi ben in vista lo stemma della confraternita.
7) Le Scuole grandi, dice il Sansovino, presero modello dalla prima, detta della CARITA , così nella fabbrica come nel governo. Si crea un corpo di cittadini per un anno, un Guardiano, un Guardiano da Mattino. Un Vicario, con altri ufficiali e ministri e i dodici della Giunta…Il Guardian Grande con il Vicario nel giorno del Coppo di Cristo sono vestiti solennemente, uno di color cremisino con le maniche alla Ducale, l’altro di panno paonazzo a comito, come rappresentanti di questa parte del dominio. Le scuole grandi maritano ogni anno più di 1500 ragazze con le entrate dei lasciti e dei testamenti. Ogni scuola grande costituiva un nucleo sociale, quassi una piccola Repubblica, ben concatenato al governo centrale. La Scuola grande diventa intermediaria tra il potere pubblico e il potere privato in quella direzione filantropica umanitaria, che era vanto di Venezia, che però si basava sul contrasto della chiusura delle classi ociali. L’idea di stato era così sovrana, che raramente si assiste a dei conflitti tra il governo e lo Stato.
8) Le sei Scuole Grandi avevano ricevuto la concessione del terreno dai più noti conventi veneziani: Santa Maria della Carità dal convento della Carità dei canonici lateranensi, San Marco dai domenicani di San Giovanni e Paolo,, S. Giovanni Evangelista dall’antico ospizio Badoer nell’orbita del convento francescano dei Frari, San Rocco dai Frari,, Santa M. della Misericordia dall’abbazia della Misericordia, S. Teodoro dal convento agostiniano di San Salvatore.
9) Le scuole risalgono al 1200 e 1300, hanno rinnovato le loro sedi nella seconda metà del 1400 e 1500 con la collaborazione di alcuni dei maggiori artisti. Notevoli sono le affinità architettoniche dei sei edifici che assumono come modello ideale non tanto una chiesa, quanto la sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale, di cui riprendono non solo la forma rettangolare, ma anche il rapporto tra lunghezza e larghezza, che è circa la metà. La sala dell’albergo è in rapporto costante sono la grandezza della sala capitolare ed occupa all’incirca un quinto della superficie della sala maggiore. La soluzione estetico architettonica della scala che congiunge le due sale è quanto mai interessante nelle diverse sedi, specie quelle di CODUCCI, in SAN Marco e S, Giovanni Evangelista, dello Scarpagnino in S. Rocco, e di Sansovino in S. M. della Misericordia.
10) COSTRUZIONE DI SAN ROCCO si avvicendarono tre dei maggiori architetti operanti a Venezia nella prima metà del 1500: BARTOLOMEO BON al quale si deve l’iniziale impostazione dell’edificio che è del 1515, viene sostituito nel 1524 perché aveva delle divergenze con la scuola. Viene nominato SANTE LOMBARDO, ma a condizioni troppo onerose e tre anni più tardi gli subentra ANTONIO SCARPAGNINO, proto di Palazzo Ducale, che porta a termine il mandato fino alla morte nel 1549. La facciata esterna: le colonne hanno un valore decorativo e non statico, vivacità cromatica dei tondi in porfido verde e rosso sulla pietra d’Istria del prospetto.
LA DECORAZIONE PITTORICA
- 1534-38 Tiziano aveva compiuto per la sala dell’albergo della Scuola della Carità la presentazione della Vergine al tempio
- 1546 per il soffitto della Scuola di S. G. Evangelista Tiziano aveva compito una grande tavola ora a Washington
- 1551 Tiziano era stato accolto come confratello della Scuola di S. Rocco e nel 1553 si era offerto di eseguire un quadro per l’albergo della scuola, opera in seguito non più compiuta.
- La Scuola della Carità vantava un soffitto dorato nella sala capitolare con fregi, intagli, splendidi affreschi alle pareti
- La scuola di San Giovanni Evangelista vantava il famoso ciclo di pitture dei MIRACOLI DELLA CROCE in cui predominano le celebri opere del Carpaccio e di gentile bellini
- La Scuola di San Marco aveva nell’albergo uno dei più noti quadri di Gentile e Giovanni Bellini La predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto, e nella sala capitolare il ciclo degli episodi della vita di San Marco del Tintoretto
L’OPERA DEL TINTORETTO
- I rapporti della scuola con il Tintoretto sono noti: l’artista non chiede di essere pagato, ma di essere rimborsato delle spese perché egli vuole fare dono della sua arte a S Rocco. L’artista è perfino ricorso ad uno stratagemma per aver partita vinta con gli altri competitori che desideravano dipingere nella Scuola da poco ultimata da Antonio Scarpagnino.
- 1564 I confratelli bandirono un concorso tra gli artisti veneziani invitandoli a presentare un abbozzo per la sala dell’albergo rappresentante S. Rocco in gloria. Tintoretto non presentò il disegno al concorso, ma l’intero quadro gia sistemato nella sala. Alla fine si diede l’incarico al Tintoretto, vincendo le opposizioni di chi dichiarava illegale il concorso.
- 1565 Tintoretto ultimava la Grande Crocefissione e nel 1567 tutte le altre pitture della sala dell’albergo.
- 1575-81 il pittore torna a lavorare nella Scuola e compie la grande sala capitolare
- 1585- 87 compie i dipinti della sala terrena.
TINTOREETTO nacque a Venezia nel 1518, il padre era tintore, nel 1539 dimorava nella parrocchia di San Cassiano a Rialto. Dal 1559 abitò a Palazzo Mastelli a San Marziale vicino alla chiesa di Madonna dell’orto, palazzo del quale divenne proprietario, ebbe otto figli, di cui tre pittori, Domenico, Marco e Marietta.
scuola di San Marco
1565 viene letto confratello della Scuola di San Rocco
1580 si reca a Mantova alla corte dei Gonzaga, per sistemare 8 dipinti.
1592-94 dipinge alcune tele per San Giorgio Maggiore
1577 lavora in Palazzo Ducale
LA SALA DELL’ALBERGO
- questa sala raccoglieva il consiglio direttivo della scuola, di forma quadrata, di circa 13 m di lato
1) soffitto: S. Rocco in gloria
2) La Crocifissione del 1565 è uno dei suoi capolavori, la scena occupa l’intera parete e avvolge con la sua luce tutta la sala, una luce livida, da tramonto, che accentua il pathos emotivo del dramma, attorno alla croce al centro, in cui la figura del Cristo sembra abbracciare non solo con il gesto, ma anche con l’aureola luminosa attorno l’intera umanità che si dispiega negli aspetti più vari. Viene esaltata la figura di Cristo, il paesaggio viene trasfigurato. La meditazione sul dramma di Cristo continua sugli altri quadri della sala con rara coerenza stilistica
3) Cristo davanti a Pilato
4) L’incoronazione di spine
5) La salita al calvario
LA SALA CAPITOLARE
- L’opera pittorica di questa sala comincia dal soffitto e si estende lungo tutto il giro delle pareti. Tra le cornici dorate, tra gli archi e le colonne, che formano le bifore delle finestre, i portali e l’altare di fondo, unico elemento estraneo aggiunto alla sala nel 1588, quando era già ultimata la decorazione pittorica
- Il soffitto ha come tema centrale l’ANTICO TESTAMENTO, con temi che si accordano con quelli delle pareti, che illustrano il NUOVO TESTAMENTO. I temi sono concordati con i confratelli, ma Tintoretto esprime un sentimento religioso proprio della Riforma cattolica, con aspetto tipicamente veneziano, in rapporto alla Riforma Protestante e alla Controriforma del Concilio di Trento. Egli attua un programma non fissato in precedenza, ma sul filo di una idea precisa, per esaltare il fine caritativo della scuola, leggendo i testi sacri scoprendo forse con l’aiuto di qualche teologo o dotto confratello, legami tra le storie del vecchio e il Nuovo Testamento.
- 3 tele del soffitto: il motivo della liberazione sui mali corporali : malattie, sete e fame
- le tele alla pareti narrano la vita del Redentore,, celebrano la vittoria sui mali corporali mediante l’istituzione del Battesimo, acqua, della Comunione, pane, e la certezza della vittoria sulla tentazione, Cristo tentato, e sulla morte, Resurrezione.
1) IL MIRACOLO DEL SERPENTE DI BRONZO: liberazione dai mali corporali
Inizia il nuovo ciclo di pitture nel 1575. Il tema si svolge lungo la dorsale di un monte immaginario al cui vertice sta il serpente eretto su una croce, simbolo di Cristo e additato da Mosé per la salvezza dei mali dalla folla disposta sul pendio. Così pure cari al pittore sono i temi della caduta della manna, come preannuncio della istituzione dell’Eucarestia nell’Ultima Cena e di Mosè che fa scaturire l’acqua, quale simbolo del Battesimo. Attorno al soffitto altre pitture dell’Antico Testamento.
Tintoretto dispone di un grande spazio senza soggetti obbligati, come avveniva nei quadri celebrativi di palazzo Ducale. Egli si oppone al culto ideale della bellezza, tema dominante di Giorgione, Tiziano, e in Veronese, per sprigionare la vitalità più varia dell’uomo del popolo, inserito nella folla e nel paesaggio quale forza unitaria della natura. Il quadro che non rappresenta più il singolo, sia esso un santo ed alcuni devoti su una pala dì altare, sia il signore nel ritratto, nasce a Venezia nelle Scuole: basti ricordare i fastosi cortei di Sant’Orsola,, i Miracoli della Croce di Gentile Bellini. I confratelli ritrovarono spesso i loro ritratti nelle tele, seconda l’ambiziosa usanza delle scuole. Queste moltitudini erano composte secondo il cerimoniale come voleva la ritrattistica del 1500, che tendeva all’ideale di bellezza.
2) Lo spazio alle pareti:
- Adorazione dei pastori: la scena è divisa in due parti ed è illuminata da una luce miracolosa dall’alto che attraverso il tetto dà all0’umile fienile un aspetto irreale.
- IL Battesimo
- L’orazione nell’orto
- L’ultima cena: si compone in diagonale su diversi piani, luci provengono da varie direzioni, nell’ultimo piano splende l’aureola di Cristo
- La moltiplicazione dei pani e dei pesci
- La resurrezione di Lazzaro
- L’ascensione
- Cristo risana il paralitico
- Le tentazioni di Cristo
Il COLORE non è realistico, ma allusivo, si compone di bagliori di luce sulla forma e non sul tradzionale modellato plastico, bagliori che hanno il potere di irradiare nello spettatore gli stati d’animo, il contenuto spitrituale dei singoli personaggi.
LE ULTIME OPERE
1583-87 il ciclo si impernia sulle storie di Maria
- L’Annunciazione
- L’Adorazione dei Magi
- La Fuga in Egitto
- La Strage degli Innocenti
- La Circoncisione
- L’Assunzione della Vergine
- S. Maria Maddalena
- S. Maria Egiziaca
Il senso di mistero delle ultime opere è vivo in queste opere, soprattutto nei paesaggi. Dopo i successi a Palazzo Ducale T. ritorna alla Scuola con fresca e visionaria libertà creativa specie nell’affrontare il PAESAGGIO in rapporto alla figura umana: le dimensioni illusorie, concrete e fantasiose ad un tempo, che circondano il momento spirituale vissuto dall’uomo. Le storie di Maria permettono questa libertà compositiva specie nella Fuga in Egitto nel quale si realizza
Uno dei più importanti paesaggi del T.: un paesaggio che preannuncia la più alta pittura del 1600 nella graduazione magica della luce, che compone le figurere in primo piano e inonda l’atmosfera di bagliori d’incendio, tra nuvole e profili di montagne lontane, intraviste sul tramonto, attraverso una trama di fiori e di grandi alberi, che danno con le loro ombre scure una spazialità ancor più profonda, un senso di mistero a tutta la scena.
La LUCE ha una funzione più irreale, di un luminismo ancor più sognante, in S. Maria Maddalena e S. Maria Egiziaca. Qui il rapporto tra figura e spazio accentua il senso cosmico della creazione umana immersa nella natura. La luce e l’ombra perdono il loro significato fisico per scoprire uno spazio ignoto, tutto legato alla partecipazione religiosa nella quale sono coinvolte la meditazione. I due paesaggi rappresentano degli estremi nell’arte del T. in una fusione luministica tra uomo e natura.
IL RICHIAMO DELLA VILLA: Barbaro maser
1508 lega di Cambrai, il ritorno della pace sui terreni del retroterra veneto, Venezia avvia la sua politica economica verso i possedimenti di terraferma. Progressivo abbandono del mare, il legame con la terraferma ha anche un riflesso nell’arte, nella letteratura, nel teatro, nella musica.
- Il richiamo della villa ha un fascino e trova le risonanze più varie: i colori luminosi, la gioia di vivere in campagna si contrappone al severo costume medievale, la vita trova una espansione nuova.
- Dal 1500 al 1700 tutta l’arte veneta ha una apertura tematica verso il paesagggio che fa da corona a Venezia: colli, vigneti, fiumi, alberi, prati, castelli elevati su poggi e montagne.
- Vi è un consueto scambio tra la città e la campagna, il possedimento del Palazzo sul Canal Grande e la villa costruita lungo la riviera del fiume che conduce verso Padova e sulla strada che da Venezia va verso Treviso.
- I nobili delle città di provincia,specie Padovam, Treviso, Vicenza, Verona, cercano di trovare nell’economia agricola, nella piccola industria e nel commercio un equilibrio, un interscambio con quelli di Venezia,
- La villa veneta porta il segno di questo scambio.
- Veronese ha il privilegio di decorare una delle più belle ville del Palladio quella di Maser, posta nell’anfiteatro dei colli innanzi a quella cerchia di Prealpi che dal Piave si estendono fino al Brenta a Bassano del Grappa. Poco lontano si trova Asolo sormontato dal castello della regina Cornaro del 1489. Fu proprio questa piccola corte a creare un ambito modello signorile di abitare in villa: La letteratura specie quella di Pietro Bembo resta legata a questa Vicenza
- Non a caso il patriarca di Aquileia Daniele Barbaro e il fratello Marc’ Antonio scelsero un luogo così consono al loro gusto e così determinante per il genio creativo di uno splendido modello di villa veneta.
L’ARCHITETTURA DEL PALLADIO
1570 Palladio pubblica i 4 Libri dell’Architettura
- Vi descrive la villa fatta in collaborazione con i due proprietari, essa è frutto di un comune accordo: si sofferma in particolar modo sulla fonte d’acqua, che nasce dallo scosceso pendio entro cui si innesta a forma di esedra il cortile retrostante, sembra che questa fonte sia il perno dell’edificio. L’acqua forma un laghetto che serve per peschiera, poi passa ad irrigare i giardini in leggero declivio e l’orto.
- Segue la descrizione della parte centrale ove abita il padrone ed i loggiati che hanno due colombare, e sotto vi sono i luoghi per fare i vini, le stalle e gli altri luoghi ad uso della villa.
- Il paesaggio è un elemento essenziale nel quadro architettonico, che non è solo per il padrone, ma anche per tutta la comunità.
- Dalla pianta appare chiara questa armonia tra uomo e natura,.
- I l tempietto a destra del giardino sul bordo della strada conclude nel 1580 l’opera del Palladio: esso si apre non solo ai padroni di casa ma a tutta la comunità agricola che gravita attorno alla villa.
- I committenti ebbero nella costruzione della villa una parte non indifferente: Daniele era un esponente della cultura e del patriziato veneziano e patriarca di Aquileia, Marco Antonio era un diplomatico, ambasciatore presso il re di Francia e il sultano di Costantinopoli.
- Daniele Barbaro aveva tradotto in lingua italiana il trattato di architettura di tutta l’antichità classica lasciatoci da Vitruvio, e nell’edizione del 1556 il testo era decorato da disegni del Palladio. Egli nell’introduzione alla traduzione annuncia i 4 libri dell’Architettura del Palladio. Palladio soggiornò a Trento con Daniele Barbaro nel 1552-53 in occasione del Concilio viaggiò e del viaggio a Roma nel 1554.
- 1550 Costruzione della villa : la bellezza della villa risulterà dalla corrispondenza del tutto con le parti, delle parti tra loro e di quelle al tutto.
- Le due scale simmetriche che si stendono lungo il porticato al centro dell’edificio, ci immettono nell’appartamento di rappresentanza del piano superiore, tutto affrescato dal Veronese nel 1560-61
- Il corpo centrale immette a livello piano nello spazio chiuso dal ninfeo ad esedra ricavato dal pendio del colle, con un’articolazione basata sulla stessa pendenza.
- L’edificio si stende nelle due ali laterali in una concatenazione di spazi semplici, che si dilatano in una sequenza prospettica.
La pittura di Veronese
- Il Palladio nei 4 Libri dell’architettura era solito ricordare puntualmente i suoi collaboratori, non si sa se nel caso del Veronese se ne dimentichi casualmente o non lo ricorda appositamente.
- Per merito dei committenti la Villa Maser ha un significato opere di valore: quelle del Palladio, Veronese, Vittoria.
- Per Veronese le pareti chiare della villa, in un involucro di spazio tra esterno ed interno, offrono una scena perfetta per un sontuoso spettacolo rinascimentale.
- L’edificio incarna alcune idee che sono eteree ed astratte:
1) l’idea della bellezza rinascimentale, intravista nel mondo classico, e come essa si concretizzi nel mondo veneto.
2) Veronese fa lo stesso, la sua pittura di netto carattere rinascimentale per quel senso di esaltazione musicale del colore e della forma. V. apre delle finestre sul muro pieno, riprende i motivi della balaustra, con i contorni dei pilastrini disegnati dall’architetto, innalza colonne corinzie, inventa nicchie con statue, in marmo ed in bronzo dischiude delle porte da cui appaiono nuovi personaggi, crea nei soffitti prospettive.
1555 Daniele Barbaro aveva potuto vedere come Veronese aveva realizzato in Palazzo Ducale il Soffitto della Sala del Consiglio dei X, i temi a lui assegnati e la decorazione di questa sala era stata una rivelazione del giovane artista, appena giunto a Venezia da Verona. Il pittore si era imposto però con la decorazione di San Sebastiano, appena ultimata dallo Scarpagnino nel 1548. S SEBASTIANO è la premessa di Maser
Gli affreschi del Veronese si distribuiscono in sei sale del corpo centrale lungo due assi ortogonali:
1) la SALA DELL’OLIMPO: le cui pareti sono affrescate da una serie di motivi illusionistici ed allegorici, su basamenti di finto marmo poggiano nicchie con statue, archi e colonne corinzie con trabeazioni e paesaggi fantastici. Nella volta a botte al centro dell’orditura ottagonale campeggia la Divina Sapienza circondata dalle divinità dell’Olimpo. Ai quattro segmenti dell’ottagono sporgono le immagini allegoriche dei quattro elementi: terra, fuoco, aria e acqua. La volta è perimetrata da un finto ballatoio entro il quale appare una lunetta con l’allegoria dell’estate e dell’autunno e dirimpetto la lunetta con l’inverno e la primavera. Negli altri due lati si affacciano figure non immaginarie quali la padrona di casa, moglie di Marco Antonio Barbaro, con una veste colore azzurro indaco, il tono azzurro si contrappone al verde scuro della veste della nutrice che le è alla destra con la faccia bruna. A sinistra appare il volto del più piccolo dei figli Barbaro. Nel versante opposto due personaggi, forse il maggiore dei figli Barbaro, Francesco, legge un libro ed un altro giovane in tenuta da caccia che potrebbe essere il terzo figlio.
2) La SALA DEL CANE :
3) La SALA DELLA LUCERNA
Sono le sale più piccole e uniscono a motivi illusionistico architettonici e classico allegorici due sacre famiglie, una con Santa Caterina, l’altra con San Giuseppe
4) La SALA A CROCIERA , la prima grande dell’ingresso, il pittore immagina una architettura aperta verso l’esterno, paesaggi e finte nicchie con otto suonatrici, ma il gioco scenico si fa ancora più importante con l’aprirsi improvviso di due porte, una presenta un paggio che saluta, in un’altra una bambina che guarda sorpresa. Il gusto per il teatro si rende ancor più evidente in questa sala tanto più che alla celebrazione dell’armonia della musica, come tema unitario di tutta la stanza risponde il richiamo della composizione.
5) STANZA DEL TRIBUNALED’AMORE: presenta i personaggi di questo tribunale, il giudice, la Verità, la giustizia che giudicano, l’avvocato difensore, la moglie e il marito che sono esaminati, tra un volo di amorini che gettano fiori e corone.
6) LA SALA DI BACCO: è dominata dal motivo dei doni che la natura dà all’uomo ed in particolare quello del vino, uomini, divinità, simboli felici della musica e dell’amore sono proiettati verso l’azzurro del cielo ornato di nuvole rosa.
I colori del Veronese sono semplificati al massimo, ma su accostamenti che vanno percepiti prima nei loro timbri originali e poi nei vari influssi che ogni tinta riesce a dare a quella congiunta. V. sa così ottenere una ricchezza di rapporti attraverso accordi e disaccordi di colore che egli dispiega nel fluire delle composizioni.
Il pittore lavorando sull’intonaco fresco appena preparato da un muratore ottiene alcuni effetti di luminosità e freschezza immediata di tocco differenti da quelli del quadro ad olio, dove la sua opera può sembrare più preziosa e meditata. Egli contrappone spesso un colore ANTITONALE, a tinte fredde e complementari che non ammettono ombre nel senso tradizionale. L’immagine pittorica assume una qualità straordinaria di colorazione nei suoi valori primari.
LA DECORAZIONE DEL VITTORIA
1561-65 A. Vittoria, quale collaboratore nella realizzazione degli stucchi
- le chiavi d’arco nelle due ali esterne hanno alcuni spiccati caratteri del Vittoria
- i due caminetti interni sono sicuramente decorati dal Vittoria, il grande volto all’interno del caminetto ci appare quale una mascherata teatro tra le due figure laterali dipinte
- il NINFEO è l’opera a stucco più spettacolare della villa: sembra un singolare paravento decorato di sculture tra il bosco retrostante e lo spazio interno della villa, che si innesta sul pendio. Nella volta al centro del ninfeo Paolo Veronese ha dipinto delle figure allegoriche femminili, avvolte nella stessa grazia delle più belle sculture del Vittoria.

LE VILLE VENETE
- Diffusione in un territorio vastissimo: dal Garda al Friuli, al Polesine, al Cadore
- Arco di tempo che va dal XV al XIX secolo
- Rappresenta un fenomeno che merita di essere considerato non solo dal punto di vita architettonico, paesaggistico, ma anche nelle sue cause storiche, politiche, economiche, e nei suoi riflessi sociali e culturali.
- Penetrazione della civiltà veneziana nel retroterra, che assunse proporzioni imponenti
- Investimento di ingenti mezzi finanziari
- La conseguenza di un ribaltamento della politica di Venezia che dagli interessi commerciali marittimi verso l’Oriente ripiegava sugli investimenti fondiari in terraferma.
- Prima del 1500 l’arricchimento mercantile che fino ad allora era stato alla base della potenza economica veneziana cominciava ad aver bisogno di altre garanzie: gli investimenti fondiari suggerivano una maggiore sicurezza
Venezia E LA TERRAFERMA
- L’acquisto di proprietà terriere da parte dei ricchi veneziani iniziò prima della conquista militare e politica della terraferma operata da Venezia nel XV secolo.
- Nel 1300 i confini della repubblica si trovavano aldilà dei margini della laguna, alcuni terreni agricoli a Padova e Treviso appartenevano a qualche famiglia patrizia veneziana: venivano chiamati investimenti all’estero.
- Il commercio era per Venezia, la principale attività economica, fonte di ricchezza, ma richiedeva sempre l’appoggio e la garanzia di proprietà immobiliari anche per i rischi non frequenti della pirateria e la perdita di costosi mezzi navali. La garanzia fino ad ora era rappresentata da proprietà edilizie cittadine,. Mano amano che i rischi del commercio marittimo andavano aumentando l’espansione fuori dell’ambito veneziano nelle provincie agricole aumentò.
Da ciò l’estensione fuori dell’ambito strettamente veneziano delle proprie ricchezze e rendite nelle province agricole circostanti.
La vita nella campagna era più tranquilla rispetto alla vita in città: oltre ai vantaggi ed ai frutti della terra che se ne ricavavano si beneficiava anche dal punto di vista psicologico. Sorsero sul modello delle case nobiliari della Giudecca e di Murano ville sulla terraferma, nella vita di villa si verifica l’ideale dell’umanesimo.
I veneziani a partire dal XV secolo, ma anche prima eseguirono una vera e propria conquista del retroterra veneto,, secondo una progressione costante nel tempo e nello spazio e le conquiste militari si alternarono con pacifiche annessioni di città e province Il territorio della Repubblica si estese anche nella provincia lombarda tra i fiumi Mincio ed Adda, comprendendo le province di Bergamo e Brescia,
Dapprima l’acquisizione di territori agricoli da parte dei Veneziani avvenne attraverso la confisca e la ridistribuzione delle proprietà già appartenenti alle Signorie spodestate, in seguito sempre più numerosi furono gli acquisti dei privati resi possibili dagli ingenti capitali posseduti da mercanti e da famiglie di Venezia, confrontati alle più scarse ricchezze dei cittadini delle città venete sottomesse
LA CRISI DEL 1500
- A partire dal 1500 sino alla Rivoluzione industriale la base dell’economia veneziana come tutti gli altri paesi fu l’AGRICOLTURA e forme di rendite ad essa connessa.
- Nella seconda metà del 1500 le famiglie più nobili di Venezia cominciarono ad ostentare un certo disprezzo verso la MERCATURA, il nobile deve vivere di rendita ed esercitare certe attività: la politica o la giuridica, non la mercantile.
- Questa mentalità proveniente da altri paesi finì con il radicarsi pure a Venezia, ove le leggi non escludevano i mercanti dalla nobiltà come invece facevano le altre città di terraferma.
- Uno dei motivi per cui i Veneziani guardarono più facilmente alla terraferma rispetto ai mari, fu l’aumento della pericolosità dei mari, delle insidie che questo nascondeva, pirati, attacchi alle navi, guerre, e l’aumento della potenza turca ed altre cause che determinarono la decadenza della Repubblica.
- La Repubblica aveva tutto l’interesse di mantenere il mito della PAX VENEZIANA, cioè di una tranquillità sociale e politica, economicamente redditizia per tutti, sotto la vigilanza dello Stato. Vi erano degli ispettori che sorvegliavano l’operato dei podestà, magistrati veneziani,
- 1508-09 LEGA DI CAMBRAI mentre gli eserciti imperiali scorrazzavano per le province venete, e si impadronivano di tutte le città, le classi sociali, che cercarono di riprendere il potere alleandosi ai conquistatori nemici di Venezia furono la nobiltà e la grossa borghesia
- 1559 PACE DI CATEAU CAMBRESIS e del ritorno del dominio di Venezia, nei territori dalla Lombardia al Friuli, con il diffondersi delle proprietà agricole dei veneziani, le condizioni economiche dei contadini rimanevano estremamente povere, oppressi da tasse e GRAVAMI INGIUSTE CON L’OBBLIGO DI ANDARE A VOGARE COME SCHIAVI NELLE GALERE
- Sudditanza della campagna alla città: le granaglie, e il loro uso venivano regolate da apposite leggi, penuria di manodopera che essendo pagata male si spostava verso la città
- Il carattere delle ville non più chiuse a fortilizio, ma aperte con portici e loggiati, Il confronto che si suole fare è con il PALAZZO PATRIZIO VENEZIANO E quello fiorentino. CA D’ORO, CA FOSCARI e PALAZZO STROZZI e Palazzo MEDICI. Questo confronto può essere posto analogamente tra le ville venete e le ville contemporanee di altre regioni. Nel Veneto lo sviluppo fu di maggiore espansione relativamente alle altre zone, ma non fu un fenomeno isolato.
- L’espansione dei Veneziani in terraferma e la diffusione delle ville avvenne dopo la pace di CATEAU CAMBRESIS del 1559 :la penetrazione veneziana si fece sentire dal punto di vista politico-economico inizialmente poi anche in quello culturale e di costume, trasformazione dei linguaggi.
- La trasformazione del tipo di mercante-navigatore in quello di proprietario terriero che disdegnava ogni altro lavoro compresa la mercatura, vedeva l’evoluzione del nobile in una persona capace di vivere solo di rendita. L’involuzione psicologica e politica mostra come si determinasse una specie di scambio di esperienze e di reciproca influenza di caratteri, una vera e propria osmosi fra le classi al potere a Venezia e in terraferma. Alla mentalità aperta del mercante si sostituisce la mentalità gretta del proprietario terriero che si limitava ad ottenere il massimo reddito dei prodotti del suolo.
- Trasformazione involutiva di tutta l’economia veneziana, anticamente rivolta verso gli scambi internazionali, con lo sviluppo delle ville venete l’economia si riduceva progressivamente allo sfruttamento dei prodotti agricoli ed artigianali, con scambi commerciali regionali.
- Nel XVII E XVIII secolo, il possesso della villa divenne il segno dello stato economico e sociale , essa con le sue dimensioni, ricchezza delle decorazioni e dell’arredamento poteva dimostrare ancor più che il palazzo la potenza ed il prestigio di una persona illustre
- Negli ultimi tempi della Repubblica alla spensierata vita in città dei mesi invernali, celebre il Carnevale, corrispondeva nei mesi estivi la vita di villa dei mesi estivi: la villeggiatura , vedi pure Carlo Goldoni
DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELE VILLE
Due furono le principali direttrici geografiche lungo le quali si insediarono le prime proprietà terriere e le ville ei Veneziani
- ad ovest in direzione di Padova lungo la Riviera del Brenta
- a Nord verso Treviso lungo il Terraglio e il fiume Sile
- Mentre la direttrice per Treviso risulta sdoppiata in due percorsi diversi, la grande carrabile denominata TERRAGLIO e la via d’acqua sul SILE, nella direttrice di Padova il percorso terrestre e quello acqueo si snodano l’uno a fianco all’altro., una sistemazione analoga di uno dei lunghi rii del Sestiere di Cannaregio
- La differente situazione geografica ha influito sull’aspetto paesaggistico determinato dalla presenza delle ville. Lungo il Terraglio e lungo il Sile le ville si trovano distribuite liberamente, poste all’interno dei rispettivi archi e giardini, entro grandi isole di verde, quasi a cercare di sfuggire la vista e i disturbi del traffico lungo le vie di comunicazione. Lungo la Riviera dl Brenta le costruzioni si affacciano quasi in continuazione sulla strada e lungo il canale rispecchiando la fisionomia urbanistica di Venezia.
- L’estensione delle proprietà fondiarie e delle rispettive ville si allargò nelle province di Padova e di Treviso continuando in quelle di Vicenza e Verona. La fertile pianura della Marca Trevigiana, della Bassa Padovana e veronese offriva le migliori condizioni di sfuttamento economico per le coltivazioni estensive come le zone più lontane di pianura del Polesine e del Friuli dove si estesero le proprietà veneziane. Ma anche attorno alle zone collinari i colli Euganei, il Montello, i Monti Berici i colli Asolani e le valli delle Prealpi vicentine, e veronesi, dove la coltivazione della vite e dei frutteti poteva essere sviluppata si verificò un intenso stanziamento delle ville.
- La situazione paesaggistica e orografica offerta da terreni in declivio con vegetazione di vario tipo e con lo sfondo di valli boschive suggerì per le ville le soluzioni architettoniche e scenografiche più attraenti.
- Oltre che alle zone pedemontane collinari, troviamo ville all’interno delle valli alpine intorno a Belluno, Agordo, Feltre dove l’economia veneziana aveva notevoli interessi nella produzione del legname, nella lavorazione dei marmi e nell’attività mineraria.
- Nelle zone di pianura le ville sono sorte con una distribuzione più legata alla POSIZIONE, all’AMPIEZZA, al frazionamento delle proprietà fondiarie.; NELLE ZONE COLLINARI LE VILLE RISULTANO Più FITTE, FORSE PER LA MINORE ESTENSIONE DELLE PROPRIETA, MA ANCHE PR LA MIGLIORE POSIZIONE, Più ADATTA AL SOGGIORNO ESTIVO.
L’ORGANIZZAZIONE ECONOMICA
- La villa era il centro di una più vasta e complessa organizzazione a sfondo economico-produttivo
- Lavori di trasformazione del paesaggio circostante
- Grandi opere di bonifica, specie nella pianura friulana, nel padovano, e nel basso Polesine, allo scopo di aumentare la redditività dei terreni a coltura
- La villa veneta riprende lo schema della CASA FONTEGO VENEZIANA, dove la vita dei familiari e dei dipendenti si svolgeva nello stesso luogo e coesisteva con l’attività commerciale : FUNZIONALITA DELL’EDIFICIO
- La gestione della proprietà col passare del tempo venne affidata al fattore o al gastaldo , che disponeva della propria abitazione nell’ambito della villa, decideva l’andamento delle colture e aveva diretti rapporti con i prestatori d’opera.
- Nel XVIII secolo vengono aumentate le costruzioni di quelle costruzioni accessorie come :
- I viali alberati,
- I lunghi pergolati
- Il brolo,
- Le terrazze
- Le fontane
- Le peschiere
- Le voliere
- Le serre
- Le cedraie
- Teatri
- Grandi parchi
- Lo scopo era quello di rendere più attraente la vita in villa e di aumentare il valore del paesaggio, venendo meno dunque il sano principio dell’utilità pratica ed economica.
FISIONOMIA ARCHITETTONICA E FUNZIONALITA DELLA VILLA
- Forme e dimensioni della villa scaturiscono dall’evoluzione cronologica, dall’adeguamento a differenti possibilità economiche del committente stesso
- ELEMENTI TIPICI riconoscibili nelle ville, caratteristiche costanti che fanno parte dei requisiti funzionali della VILLA FATTORIA
- La costruzione della villa si articola in varie parti:
- L’ABITAZIONE PADRONALE è generalmente posta al centro ed è la parte più alta, con una disposizione planimetrica tipica della casa veneziana: ambiente di rappresentanza al centro con corrispondente finestrato e talvolta portico in facciata, ambienti secondari sui due lati, con finestre distaccate e di dimensioni più ridotte. La parte centrale della facciata è spesso arricchita da pronao con colonne con sovrapposto timpano triangolare ed è completata da una gradinata esterna o scala a più rampe, camini, piccoli obelischi, pinnacoli vari che emergono quale coronamento.
- Le BARCHESSE : accanto alla parte padronale spesso in continuazione con questa si trovano le ALI della villa più propriamente adibite alle necessità produttive dell’azienda, cioè le abitazioni del mezzadro, e dei contadini, i depositi di attrezzi, i magazzini per i prodotti agricoli, le rimesse dei veicoli da di porto e da lavoro, le scuderie, le stalle, i fienili
- Tutti questi ambienti sono distribuiti per lo più in 2 ALI dell’edificio, dette barchesse, che si estendono lateralmente lungo il corpo di fabbrica, su uno o due piani con anteposto un portico continuo ad archi. Emergono spesso delle TORRETTE al di sopra delle barchesse sono le COLOMBAIE, adibite all’allevamento dei volatili. Le barchesse sono sovente un ampliamento rettilineo laterale del corpo centrale, poste quasi sullo stesso piano di facciata. Alcune volte sono staccate dall’edificio, e sono in senso ortogonale a questo, formando un ambiente rettangolare davanti a questi generalmente verso la strada, uno spazio sistemato a giardino .
- Le barchesse della villa di Passariano le barchesse hanno il ruolo di protagoniste,
- Origine della forma architettonica delle barchesse: si possono formulare 2 ipotesi, una di carattere locale facendole derivare dai portici che si aprivano nelle grandi case rurali, un’altra possibilità proviene dalla città di Venezia: edifici di pubblica utilità come le Procuratie e le Fabbriche nei mercati.
- 1600-1700 venne in uso di dotare la villa di una piccola CAPPELLA posta generalmente sulla testata di una delle barchesse o isolata, ma sempre con la facciata verso la strada poiché fosse aperta a chiunque.
- RECINZIONE A MURO: di varia altezza e talvolta merlato con le aperture affiancate da pilastri sormontati da statue e chiuse da cancellate
- GIARDINI CON STATUE E DONTANE l’acqua spesso giocava un ruolo primario nelle caratteristiche ambientali della villa, le fontane erano grandi vasche per pesci, le peschiere collegate da canali che sfruttano le sorgive del luogo: Il brolo era il frutteto e giardino insieme, l’orto ad uso privato
- IL PARCO
- È il completamento di maggior prestigio e l’intervento più esteso e radicale nell’ambiente naturale
- Non è sempre presente tra gli elementi che completano la villa, poiché il parco venne adottato nel 1600-1700 e nel XIX secolo
- Molto spesso vi è una sistemazione sproporzionata dello stesso rispetto alla villa come la villa di Valsanzibio, non sempre villa e parco furono costruiti nello stesso periodo
- L’esempio più unitario è la villa Pisani, dove si trova una integrazione completa tra lo stile e le dimensioni della villa e il parco che la circonda
- Nel parco si trovano sistemazioni artificiali quali torrette belvedere, Labirinti di siepi e teatri all’aperto come nella villa Bolasco a Castelfranco
- Nel XIX secolo il parco venne trasformato e perse le sue rigidezze geometriche, assumendo una fisionomia più libera, arricchita da corsi d’acqua, ponticelli, serre e tempietti
- Le forme geometriche sono proprie del giardino all’italiana
- Gli aspetti scenografici sono legati al giardino alla francese
- Le influenze romantiche del giardino all’inglese, con tentativi di assimilazione esotica, quali le coltivazioni entro le serre come le cedraie.
I VARI TIPI DI VILLE
- I n base alle dimensioni
- Alla destinazione
- All’importanza architettonica
- Classificazione fatta da Antonio Doni 5 tipi di ville secondo l’utilizzazione e la classe sociale dei proprietari:
- Villa civile da re, da duca, da signore,
- Il podere da spasso da gentiluomo
- Possessione da ricreazione
- Ristorativa delle fatiche
- Casa di risparmio
- Capanna dell’utile
Della villa-reggia abbiamo 2 esempi la villa Manin e la villa Pisani
La villa Palazzo di cui abbiamo molti esempi
Tipo medio di villa dove coesistono le prerogative della residenza signorile per la villeggiatura e le caratteristiche della fattoria ben organizzata è senza dubbio il più diffuso: Rotonda, Malcontenta, Badoera, Barbaro Volpi, la Cordellina
Villa castello del periodo feudale, il castello fu il simbolo della società che Venezia si sforzò di sradicare,m ma che sopravisse nel Friuli. La villa castello fu comunque una delle matrici della villa veneta: LA VILLA Giustiniani di Roncade, il Cataio grande costruzione sui colli euganei.
TEATRO, MUSICA, E ARTI FIGURATIVE TRA IL 1500 E IL 1600
- La festa veneziana prende forma dalla struttura della città: la scenografia fissa determinata dalla disposizione urbanistica e quella mobile e variopinta nei vestiti di fogge diverse, tra il popolo, i cittadini, la nobiltà e molti forestieri che si incontrano nel breve spazio delle calli, dei canali e dei campi.
- Importanza delle processioni quale pubblico spettacolo
- Bisogna guardare alla pittura per avere suggerimenti sul teatro di Venezia e in particolare a quella del 1500, tanto da trovare dei sensibili legami tra le due arti. Osservando in modo comparativo la pittura veneziana del 1500 nei luoghi originari in cui si trovava: chiesa, convento, palazzo pubblico, scuola grande, scuola piccola, gabinetto o studiolo,
- Gli INTERNI di Venezia del 1500 erano coperti di pittura nel genere sacro e profano. LA basilica di San Marco è l’esempio più tipico della predilezione dei Veneziani per il colore: i mosaici sono una introduzione spettacolare a questo aspetto della città dipinta.
- Nelle Scuole Grandi molte delle opere di pittura non sarebbero pensabili senza l’opera del Teatro, anticipatrice di un illusionistico legame con un’altra realtà. La SALA CAPITOLARE della Scuola Grande offre uno spazio vasto ed armonico che perderebbe il suo significato senza lo spettacolo della pittura. L’interno di una scuola non ha i vincoli liturgici di quello di una chiesa: è fatto per una assemblea sociale.
LA SCENOGRAFIA DEL CARPACCIO
- 4 Famosi cicli per Scuole grandi e piccole
- le sue storie romanzate della vita dei santi si adattavano più all’ambiente delle scuole che alle chiese
- le sue immagini si accostavano più facilmente a quelle contemporanee degli amici che recitavano nelle Compagnie della Calza, che a quelle delle Chiese legate a iconografia liturgica.
- Le COMPAGNIE DELLA CALZA costituiscono sulla fine del 1400 le prime vere e proprie COMPAGNIE TEATRALI profane e sorgono in una orbita aristocratica. Gruppi di giovani patrizi si raccoglievano nel salone centrale di un grande palazzo di loro amici per rappresentazioni drammatiche, spesso ispirate al testo classico che viene riscoperto dagli studi umanistici nel genere pastorale, in quello idillico, nelle più celebri commedie di Plauto e Terenzio, in quello più colorato della farsa, che tocca più da vicino il costume e la satira.
- Annotazione sulla Scuola di Sant’Orsola: i teleri del Carpaccio della Scuola sono da vedere in uno stretto parallelo tra costume, azione teatrale, e documentazione del tempo. L’artista le ha compiute tra il 1490-95: egli dispone i personaggi sui vari luoghi con le regole di un cerimoniale che ricorda l’illusione prospettica della scena e l’antico schema della sacra rappresentazione. Alcuni di questi gentiluomini appartengono alle Compagnie della Calza.
- Il Carpaccio è il più letterato e umanista di tutti i pittori che precedono il Giorgione.
- Le novità del teatro allora nascente sono da lui trasfigurate in quella sua fiabesca scenografia che lo distingue da tutti gli altri pittori
- I soggetti della sua pittura: conosce le vedute e i primi libri illustrati non solo di Venezia, ma anche di Magonza. Riporta bassorilievi e fregi classici con gusto archeologico, iscrizioni ebraiche traducibili, spartiti di musica.
TINTORETTO, VERONESE E IL TEATRO DEL TEMPO
- 1550 La pittura veneziana manifesta una esperienza della realtà anche nella resa dell’immagine: essa proviene da nuove aperture conoscitive di pensiero, che si uniscono a quelle della pittura, per la quale bisogna tener conto del fascino del teatro.
- 1527 SACCO DI ROMA: aveva fatto confluire a Venezia e verso il Nord uomini di determinata importanza per l’evoluzione del Rinascimento: Sansovino, Aretino, Serlio, Baldassare Peruzzi, dei quali abbiamo dei veri esempi di progetti teatrali, fatti con fantasia artistica e su principi teorici ritenuti classici.
- 1540-50 appare a Venezia l’influsso della pittura romana e toscana, mediante gli scambi culturali che si vennero a creare tra Venezia, Firenze e Roma anche nel teatro.
- Raffaello, Michelangelo, Giulio Romano, Giorgio Vasari, il Salviati, fecero sentire la loro personalità anche sulla pittura veneziana.
- Sono gli anni del Tintoretto e del Veronese: sulla loro arte la visione colorita del teatro, la tecnica sperimentale della scena e il sapore di novità dell’intreccio drammatico giocano un ruolo non trascurabile.
- MIRACOLO DELLO SCHIAVO del T. del 1548 per la sala capitolare della Scuola di San Marco, il primo della serie fatto dall’artista per la Scuola
- Gli apparti scenici creano dei presupposti nell’arte del Tintoretto e del Veronese .
L’amicizia del T. con Andrea Calmo deve essersi cementata nella collaborazione scenica tra i due, tanto più che si orriva al pittore con la decorazione della Scuola di San Marco un nuovo spazio per dipingere in piena libertà di invenzione, larga e spettacolare. Non si spiegherebbe allora la PROSPETTIVA RACCORCIATA, visualizzata sulla scena e non sugli scemi classici, accanto al Miracolo dello Schiavo e il Ritrovamento dl corpo del Santo ora alla galleria di Brera. Non solo la composizione e le linee prospettiche confermano questa induzione, ma anche la qualità della pittura. Nel Trafugamento le figure del primo piano sono plastiche e scultoree, mentre sono labili e scenografici da quinta teatrale le architetture e i personaggi sullo sfondo.
La SINTESI massima di un VEDERE PROSPETTICO in una multiforme esperienza teatrale la si ha nella CROCEFISSIONE di San Rocco eseguita nel 1565 pochi anni dopo il Miracolo di San Marco. Il quadro è in stretto rapporto con lo spazio ambientale della sala che lo racchiude in modo che questo spazio sembra investito dalla parete dipinta. Esso si impernia sulla rotazione dei gesti: sull’immenso abbraccio del Cristo dalla croce verso l’umanità che sta sotto di lui. La croce appare al centro della stessa sala, esce dalla prospettiva normale del dipinto ed invade il primo piano. L’inquadratura formale della scena accordata secondo la prospettiva delle linee, dei volumi, dei piani, e la distribuzione delle luci, è regolata con estrema cura per esaltare il perno spirituale del dramma, la croce, come avveniva nelle sacre rappresentazioni. Di cui questa opera è una immagine vivente, come una miracolosa rappresentazione. Questa esperienza visiva del dramma non si spiega senza l’arteficio pittorico ricevuto dalla primitiva realizzazione teatrale del tempo e l’artificio luministico, proiettato dalle finestre laterali che rischiarano lo spazio unico del teatro, dove viene a crearsi l’incontro tra spettatore e attore.
- Paolo VERONESE rispetto allo sviluppo teatrale della scenografia è un regista meno drammatico del T. e meno incline alle sacre rappresentazioni, ma più aperto alle nuove sperimentazioni profane ed edonistiche proprie del teatro. La sua pittura giovanile s’innesta nell’apparato scenico del Vasari e alla sognante classicità delle architetture degli amici, Sanmicheli e Palladio
- E proprio di PALLADIO a Venezia il primo TEATRO costruito nel cortile di PALAZZO DOLFIN A Rialto nel 1565
- L’inquadratura prospettica di Veronese che tende ad aprire larghi spazi all’orizzonte sulla linea di architetture sapientemente disposte in contrapposto alla collocazione dei personaggi in primo piano, specie nelle famose grandi cene, fanno pensare ad una fastosa e multiforme mise en scene fissata in un particolare momento espressivo.
- La CENA IN CASA LEVI del 1573 precorre di pochi l’apertura del Teatro Olimpico del Palladio a Vicenza e ne prelude l’importanza strutturale con le sue prospettive sul proscenio entro la fuga degli archi e i raccordi di edifici lontani, con carattere più scenografico che costruttivo. Il gesto del personaggio di Veronese sa racchiudere in maniera sorprendente l’azione scenica in una gamma varia di espressioni che si concretano in una comunicazione aperta con lo spettatore, al quale si dà per scontata la finzione scenica chiamata comunemente posa del personaggio. Nelle CENE di Veronese predomina la scenografia profana sul vero dramma sacro. Non sono esenti comunque da questa composizione scenica neppure le composizioni di tema sacro, come appare nei dipinti ad olio e negli affreschi ancor giovanili della Chiesa di SAN SEBASTIANO Questa chiesa dello SCARPAGNINO, di semplice linearità rinascimentale inondata di luce dall’opera del Veronese si anima con una regia che non può ignorare le regole del teatro nella presentazione delle scene sacre secondo differenti angoli visivi sugli altari, sulle portelle d’organo, sulle pareti e sul soffitto, tanto da coinvolgere lo spettatore. V. pone gli arcieri che martirizzano S. Sebastiano in una parete e in quella di fronte il santo colpito dalle stesse frecce, che volano invisibili da un lato all0’altro della chiesa, come avviene nel gioco scenico teatrale. All’azione scenica predisposta su modelli meditati si adattano gli affreschi delle ville e i vasti refettori, per i quali erano stati preparati i grandi dipinti di Cene oggi al Louvre, all’Accademia di Venezia, al Santuario di Monte Berico di Vicenza.
I 4 dipinti oggi a DRESDA, ma concepiti per la sala del Palazzo Coccina – Tiepolo Papadopoli, dovevano circondare l’intera sala che fungeva da platea, così come sono concepiti a due a due uguali lunghi più di 4 m ciascuno.
In uno vi è l’intera famiglia, composta da 16 persone, di grandezza naturale, presentata alla Madonna con il Bambino tra santi. Questa presentazione si manifesta in una composta teatralità nella gamma dei sentimenti di pietà, di amore, di sorpresa.
TEATRO ED ARCHITETTURA
- Le più antiche rappresentazioni vengono messe in scena nella grande sala centrale corrispondente al lungo porticato terreno, che caratterizza la pianta del palazzo veneziano. La sala, illuminata da grandi finestrati del prospetto da un lato e dal cortile interno dall’altro, divide in due parti simmetriche l’edificio. Le feste teatrali hanno luogo in questa sala, ma lo spazio per occasioni del genere non basta mai tale è il numero delle persone che desiderano assistervi.
- PALAZZO PESARO DEGLI ORFEI: vi sono delle sale in questo Palazzo che sembrano proprio ideate per il teatro per la loro ampiezza, lunghe 45 m. illuminate da 7 finestre. L’allargamento delle sale centrali dei due piani nobili del palazzo gotico è stato fatto probabilmente in funzione di recite e spettacoli che alla fine del 1400 già si presentavano nelle sedi signorili dei patrizi veneziani. 1514 in questo palazzo veniva recitato Miles gloriosus di Plauto dalla Compagnia degli Immortali, 1515 una Rappresentazione de Paris, nel 1521 una commedia del Ruzzante, la cui recitazione dava scandalo per l’uso delle parole sporche, per cui si richiamava spesso i patrizi ad una proibizione emanata dal Magistrato alle Pompe per la crudezza del linguaggio teatrale,.

CA PESARO ED IL TEATRO
- 1682 Ca’ Pesaro a San Stae costruito dal Longhena col lascito del doge Giovanni Pesaro e completato dal Gaspari, risponde ad un principio informatore teatrale. Le due sale centrali corrispondenti al porticato terreno al centro dell’edificio secondo l’antico modello veneziano, hanno uno sviluppo enorme rispetto a quelle laterali disposte simmetricamente. Il salone va visto nello spazio aperto, l’aspetto esterno ed interno del Palazzo sono collegati per motivi diversi ai sontuosi apparati teatrali del 1600. La facciata sul Canal Grande ricca di chiaroscuri e decorazioni con i grandi elmi piumati al centro degli archi non sarebbe pensabile senza la fantasiosa scenografia dell’epoca., legata alla classicità nella esuberanza delle colonne, di diversi ordini, e di sculture che si inseriscono nella partita architettonica a forte aggetto. Un edificio simile precedente a questo è il teatro Olimpico, mentre il palazzo del Longhena diviene più modellato e legato alla invenzione scenica. Nell’interno l’idea del teatro guida la connessione degli spazi e la fuga prospettica delle stanze. La disposizione del cortile ci richiama la scenografia dei giochi degli elementi architettonici e nelle decorazioni, concepiti come fondali, il ballatoio serve per fare apparire dall’alto i personaggi sulla scena.
- La pianta dl teatro di SAN SAMUELE del 1656 si accosta alla composizione del porticato e del cortile interno di questo palazzo.
PIANTE INTERNE E PALAZZI
- 1580 Palazzo Olimpico pianta esemplata su modelli romani studiati sui testi di Vitruvio
- 1588 Teatro dei Gonzaga a
- Sabbioneta presso Mantova dello Scamozzi
- 1618 Teatro dei Farnese di Parma dell’Aleotti
- 1656 teatro di San Samuele
- a Venezia avviene una progressiva trasformazione nel tipico modello del palcoscenico, dell’orchestra, della platea, e dei palchi in più ordini. dal semicerchio dell’anfiteatro classico, contenuto entro una struttura quadrata, si passa ad una pianta allungata ad ellisse e poi a quella tipica ad U, leggermente ristretta sul boccascena, che resterà dominante nelle costruzioni teatrali entro il rettangolo esterno dei muri perimetrali.
- Il teatro veneziano è sempre vicino ad un canale, in modo che gli spettatori possono servirsi delle gondole.
- TEATRO VECCHIO DI SAN CASSIANO : dal 1637 aperto per tutte le classi sociali, specializzato in opera lirica
- 1724 venne iniziata la costruzione di Palazzo Corner della Regina per opera di Domenico Rossi ideato anche esso guardando la sua disposizione interna secondo i canoni teatrali, nonostante si mantenga l’antica partizione dello schema strutturale veneziano. Le opere del Rossi in genere sono testimonianza di questo tipo di analogia tra le scene dell’architettura.
- PALAZZO PISANI in Campo S. Stefano è forse il più teatrale di tutti gli edifici veneziani del 1600 e 1700 Costruito dal Monopola che ne ideò la parte centrale nel 1600, per ingrandirlo con nuovi lavori del Frigimelica. Una macchinosa struttura nella pianta e nella struttura che si snoda e si dilata nei vari piani e si sviluppa in altezza verso il Canal Grande.
TEATRO E SCULTURA
- La scultura del 1500 si presta ad una nuova ricchezza decorativa dell’edificio che la severità dell’architettura del primo Rinascimento non ammetteva.
- 1537 capolavoro della LIBRERIA DI SAN MARCO , ideata dal Sansovino dischiude gli aspetti scenografici mediante l’intervento della scultura.
- La decorazione plastica vivifica la pietra e dissimula la forza statica dell’edificio, quella pittorica sulle facciate del Canal grande completa la bellezza della città. Mentre le pitture e gli affreschi sono scomparsi le sculture sono rimaste intatte tra le partiture architettoniche .
- Le STATUE della balaustrata sopra il cornicione della Libreria di San Marco completano i rilievi della facciata con una impostazione così teatrale da suggerire lo stesso motivo anche a PALLADIO ne l Teatro Olimpico. La statua sospesa è personaggio in posa recitante. La Libreria nel suo ornato andava oltre i limiti della purezza compositiva degli ordini, diventava teatro nel piacere visivo delle immagini, nei fregi a festoni, sugli architravi, sui pennacchi degli archi, negli incavi dei sottarchi, nelle chiavi di volta con teste umane e teste di leone e nella festosa scansione dei piani, nei pilastri, nel forte rilievo delle cornici, nella ricchezza delle statue, e nel chiaroscuro pittorico che venivano così a crearsi in tutto il complesso, sostenuto dal ritmo solenne delle colonne, tanto ammirato dagli artisti dell’epoca barocca, dal Longhena e da Inigo Jones.
- A. VITTORIA per decorare i portali della Libreria nel porticato porrà delle grandi statue in funzione di colonne per accordare questa festosa decorazione scultorea alle linee architettoniche.
- Pietro Aretino era un uomo di teatro e amico intimo di Jacopo Sansovino, fu il più autorevole difensore assieme a Tiziano dell’architetto quando la Repubblica non esitò ad imprigionarlo per l’improvviso crollo di una parte dell’edificio nel 1545.
- La scultura della Libreria oltre a presentarci personaggi in posa ci propone maschere nelle chiavi di volta degli archi, diffuse in tutta la città. L e serraglie degli archi, e dei portali decorati con volti umani assumono una così vasta diffusione tanto da suggerire un motivo caratteristico all’architettura barocca.
- Alla metà del 1500 si nota che le chiavi di volta della facciata di Sansovino e Sanmicheli assumono un aspetto umano, cariche di espressionismo teatrale.
- La pietra d’Istria viene trattata con una eccezionale abilità dagli scalpellini che lavorano a Venezia nel 1500: alcuni si specializzavano nel tema del volto umano, spesso chiuso in una espressione severa di vecchio con la barba fluente, secondo il modello classico dell’incarnazione dei fiumi. Le maschere poste sulle porte dei campanili avevano un significato ben preciso: tener lontano il diavolo dal suono delle campane.
- La Salute con sculture di Juste le Court: tutto l’altare è il centro ideale d’ogni sguardo e vuole significare la ragione intima di tutto il monumento: La Madonna protegge Venezia dalla peste, accoglie la preghiera fiduciosa delle città che scaccia la malattia, raffigurata in una vecchia che fugge, tra S. Marco e San Lorenzo Giustiniani. La scena si compone nelle varie parti dell’altare senza una pausa.
- Il LONGHENA usufruendo di tutti i modelli precedenti a lui disponibili quali Palladio, Veronese, Giusto Le Court, concepisce la straordinaria macchina della chiesa della Salute, quale monumento alla Vergine, da porre all’ingresso della città in una posizione dominante ed ideale. Spesso la cultura veneziana barocca e rococò si lascia influenzare dalla scenografia, senza contrapporre una concreta realizzazione di valori plastici tale è la sua importanza rinascimentale.
- Alcune facciate di chiese a Venezia come quella famosa di Santa Maria del Giglio si staccano da ogni tradizione per diventare fondali di scena nell’inserto spaziale urbano. Al centro della facciata posa il capitano da mar provveditore generale in Dalmazia, Antonio Barbaro. Aveva lasciato 3000 ducati e un disegno da lui approvato con tutti i particolari dell’esecuzione compiuta per l’architettura di Giuseppe Sardi e per la scultura di Giusto le Court. Sotto la statua i 4 fratelli Marino, Francesco, Giovanni Maria, Carlo poi le rappresentazioni dell’onore e della Virtù in alto la Fama e la Sapienza. Trofei di guerra, di navi, e infine le piante delle città in cui era viva la sua grandezza: Candia, Corfù, Zara., Padova, Roma. Tutta l’opera dice il testamento può essere eseguita in pietra d’Istria di Rovigno, mentre le statue dell’eccellenza e dei 4 fratelli in marmo di Carrara. La Virtù, l’Onore, la Fama, e la Sapienza, come apparivano nel teatro e in posa attorno ai personaggi sulla scena, figurano librate nell’aria,. La personificazione allegorica sembra porre gli angeli e le grandi ali dei santi in atteggiamento declamatorio.
- Antonio BONAZZA: primi del 1700 inventa le proprie creazioni nell’arte plastica sul modello dei garzoni di bottega, delle contadine con i piedi scalzi, dei soldati pieni di boria, dei vecchi carichi di umori acidi, cercando una forte caratterizzazione da questi soggetti popolari in cui la vena ispiratrice coincide con l’espressione dei volti e dell’intero corpo con quel realismo arguto ora ironico e ora cattivante che sorge dalla commedia.
- STATUE DA GIARDINO. Complesso più importante è quello della villa WIDMANN di BAGNOLI dove Antonio Bonazza eseguì tutta la serie di personaggi vivaci, uomini e donne come se dialogassero, in un assieme tipico teatrale. Non a caso i committenti erano appassionati di commedia, ed essi stessi recitavano nel teatrino che era allestito nella loro villa. Ebbero come ospite Goldoni.
- FRANCESCO PIANTA ( !630-90) compie le sue opere ispirate al teatro popolare sui dossali lungo le pareti della sala capitolare di San Rocco. Figure commiste ad un singolare armamentario d’oggetti, uniti insieme con gusto realistico, grottesco e fantasioso insieme, carico di osservazioni curiose sugli uomini sulle cose. C’è qualcosa in lui che fa pensare al realismo di Ruzzante, pur essendo lo scultore vissuto un secolo dopo.
- Ambedue ebbero committenti fuori regola: lo scrittore un patrizio geniale come Alvise Cornaro, che abbandonò Venezia con le lusinghe proprie di una città spettacolare come essa era, per preferire la vita sana dei campi. Lo scultore i confratelli della scuola di San Rocco.
IL TEATRO DI RUZZANTE
- Angelo Beolco detto Ruzzante (1500-42) si riscontrano delle analogie nell’esperienza viva del loro tempo come avviene a Lorenzo Lotto:
- Lotto era vissuto per lungo tempo in diverse città di provincia rispetto alla capitale ed aveva seguito l’ispirazione di un temperamento appartato, solitario e in un certo senso contro corrente rispetto all’arte aulica che dominava a Venezia.
- Ruzzante aveva scelto per il suo teatro i caratteri popolari, l’aspro linguaggio della campagna, rispetto alle scintillanti commedie di un grande amico di Tiziano quelle di Pietro l’Aretino, e dei soggetti preferiti dai patrizi veneziani.
- 1523 Recita in Palazzo Ducale, la sua commedia è in chiave realistica
- Egli deve la sua carriera artistica ad Alvise Cornaro, di cui fu fattore ed ebbe parecchi incarichi amministrativi nelle terre di proprietà del patrizio veneto tra le campagne di Padova e Rovigo.
- Fu autore di commedie che rispecchiano la coscienza polemica dei poveri contro il mondo brillante e raffinato dell’aristocrazia del tempo.. Riflette il mondo contadino poco conosciuto e addirittura disprezzato dalla città. L
- Le rappresentazioni delle sue commedie a Venezia furono poche, vennero rappresentate a Padova nel Palazzo del Cornaro costruito da Gian Maria Falconetto nel 1524.
- La loggia ed il cortile del Palazzo erano sistemate appositamente a teatro per le rappresentazioni di commedie e costituivano una delle più geniali strutture di teatro del 1500. FALCONETTO viene definito il precursore di Palladio e Ruzzante sono due figure cresciute nell’orbita del Cornaro, che distaccatosi dalla vita veneziana, preferì dedicarsi all’amministrazione delle sue proprietà terriere vicino a Padova dove abitava, a celebrare nei suoi scritti la salubrità dei campi e il sistema di far fruttare la terra, negli anni che seguirono le guerre e le devastazioni dopo la lega di Cambrai.
- Nelle case patrizie venivano spesso recitate le commedie della COMPAGNIA DELLA CALZA. Gli attori erano gentiluomini giovani che esprimevano nelle opere più impegnate gli ideali classici a cui il teatro era legato. La commedia aveva nei palazzi una diffusione sempre più larga fino a Murano, alla Giudecca, talora nei conventi e anche nel Ghetto, nonostante le gelosie del governo sempre sospettoso dei cenacoli e dello spregiudicato atteggiamento dei teatranti.
- Tra le commedie venivano preferite quelle di Plauto e di Terenzio, alternate a più brevi commedie buffonesche in cui si profilano già nel 1500 il nome di alcuni celebrati attori.
- Accanto alle commedie di Pietro Aretino, e Andrea Calmo, vengono rappresentate tra le più note la Mandragola di Macchiavelli, la Calandria del Bibiena e la Cassaria dell’Ariosto.
- Il capolavoro di questo periodo è la VENEXIANA compiuto intorno al 1535 e ritenuto per le qualità poetiche e teatrali all’altezza della Mandragola di Macchiavelli, di cui però resta ignoto l’autore.
- Il teatro per la libertà del linguaggio e comportamento del pubblico e degli attori viene sempre più in sospetto alla Repubblica e particolarmente alla COMPAGNIA DEI GESUITI, che ottennero un decreto nel 1581 contro la rappresentazione di commedie che in seguito venne revocato.
- 1580-85 Teatro Olimpico del Palladio, terminato dallo Scamozzi, Palladio aveva meditato a lungo sui teatri classici e ne aveva ricavato una sintesi tutta sua . E decorato da 95 statue dei committenti. La prospettiva della scena rappresenta la città di Tebe. Lo spazio interno del teatro trova così la prima esemplare invenzione di una classicità rivissuta nella tipica forma mentale propria del Rinascimento veneto.
- Sulla bravura degli attori di questo periodo che recitavano al Teatro Olimpico doveva nascere a metà del 1500 la COMMEDIA DELL’ARTE, diffusasi in tutta l’Europa nel 1600, con comici di mestiere impegnati a recitare in compagnie tecnicamente preparate ad affrontare tutti gli aspetti della scena dalla recitazione alla mimica, dal canto alle acrobazie. Essi affrontarono il palcoscenico sul canovaccio della commedia, con parole, gesti inventati, e una felice facoltà di improvvisazione che rimase famosa, specie nella realizzazione delle maschere, che raccolgono la tipicità dei più celebri personaggi del teatro come PANTALONE, mercante veneziano.
- Il teatro classico e il teatro popolare hanno una naturale confluenza nella commedia dell’arte e a Venezia trovano spesso lo scenario naturale di Piazza San Marco o di qualche angolo caratteristico della città in cui gli intrighi d’amore si tramano allo scoperto, in una sequenza tipica di maschere, quale ci appare dalle stampe di Giacomo Franco, sul fondale casuale dei luoghi, rispetto alla città di Firenze, rigorosa nei principi di prospettiva geometrica cari al Rinascimento toscano.
LA MUSICA CINQUECENTESCA
- Alla fine del 1500 si accosta al teatro la musica. L’immagine di Giorgione suonatore di liuto nei concerti campestri e delle Veneri di Tiziano accanto alle melodie dell’organo restano emblemi della civiltà del Rinascimento a Venezia.
- Il legame del teatro con la musica costituisce la sintesi di due aspetti determinanti di tutto lo sviluppo del Rinascimento a Venezia: le arti figurative, la scenografia, e la letteratura fatta di immagini e di sentimenti si trasformano nella musica.
- La musica aveva trovato il suo centro spirituale tra le volte dorate della BASILICA DI SAN MARCO: il servizio più curato e più costoso della basilica era quello della cappella ducale. I libri delle spese della Basilica riportano delle cifre enormi per i maestri di cappella, per i cantori e suonatori di strumenti. Gli artisti che ne facevano parte erano alle dirette dipendenze dei 3 procuratori di San Marco, che avevano la responsabilità della Piazza e della Basilica, tanto più che il doge era la suprema autorità di questi luoghi, i quali gli appartenevano di diritto.
- Le composizioni sacre di San Marco ebbero una larga indipendenza dalla curia romana
- La presenza degli angeli musicanti nella pittura veneziana su tavola e ad affresco del 1300-1400 proviene dalla costante rappresentazione della musica in quest’epoca, per la sua dolcezza viene trasferita agli angeli, come qualcosa che non appartiene alla sfera terrestre, ma ha il potere di dare l’immagine della sfera celeste.
- Quando la musica è investita della forza del pensiero umanistico alla fine del 1400 s’avverte il trapasso anche in pittura: Sant’AGOSTINO nello Studio del Carpaccio nel 1502 è circondato dai preziosi codici miniati, dalle statue rinascimentali, dai numerosi oggetti che denunciano la disposizione della mente alla ricerca umanistica, ed ha i suoi piedi due partiture musicali, di cui una di carattere sacro, una di carattere profano.
- La presenza dei SUONATORI di Liuto, lo strumento prediletto del 1500, o di altri strumenti da concerto in soggetti profani di Giorgione, Tiziano, o nei maggiori pittori del secolo, vede ancor di più accostata la musica nell’edonismo alla vita del patriziato veneziano del Rinascimento: nei concerti campestri al posto degli angeli delle antiche tavole predomina la bellezza femminile.
- I GABRIELI. In essi vi è la misura, la compostezza, l’equilibrio, il sentimento religioso, proprie delle creazioni umanistiche,
ADRIANO WILLAERT
1527 venne chiamato dal doge Andrea Gritti uno dei più noti artisti franco- fiamminghi del tempo Adriano WILLAERT, a dirigere la Cappella di San Marco.
Gli fa capo la grande scuola della musica veneziana che vanta i nomi dei GABRIELI Andrea e Giovanni e che si conclude con il trapasso nell’epoca barocca, mediante l’attività di MONTEVERDI 1613-43, quale maestro della cappella di San Marco.
Anche la musica nel 500 allarga le sue possibilità creative come le altre arti su un piano europeo di conoscenza e di disciplina formativa.
Willaert apportò la sua diretta esperienza della architettura formale della musica franco- fiamminga e diede una nuova struttura alla Cappella Ducale con un chiaro ordine nell’educazione musicale, nella pratica esecutiva, nella cura di una scuola in senso umanistico.
ANDREA E GIOVANNI GABRIELI
- La libertà compositiva che i dogi permisero in chiesa con gli interventi degli strumenti accanto alla polifonia classica di scuola romana, favorì la creazione artistica dei Gabrieli, che succedettero all’incarico nella Chiesa.
- La sistemazione in chiesa dei 2 organi tra le volte del presbiterio, uno a ds e uno a sin dell’altare maggiore, contribuì a formare un nuovo stile musicale composto da voci umane intrecciate con il suono degli organi e la parte corale con strumenti dotati di nuovi timbri in un dialogo che prospetta le prime trame della sinfonia moderna e l’intuizione tra nuovi rapporti tra gli strumenti e le voci.
- Andrea Gabrieli ebbe incarichi ufficiali in occasione di alcune feste pubbliche, con composizioni espressamente eseguite per la Battaglia di Lepanto, per la venuta di Enrico III di Francia nel 1574, preparò le musiche per l’inaugurazione del Teatro Olimpico.
MUSICA EDARCHITETTURA
La ricerca delle regole classiche nella musica costituiva un ideale supremo
La corrispondenza di musica ed architettura nelle reciproche analisi di strutture teoriche si fa più sensibile all’epoca di Gabrieli a Venezia.
Trattato dello Zarlino del 1558: Istituzioni armoniche
Analisi comparata tra la musica e l’architettura: vedi Palladio nella seconda metà del 1500
Cori spezzati: viene utilizzata questa tecnica mediante la disposizione dei musicisti nelle gallerie di San Marco con un largo spazio tra i due organi e i due cori, cosa che viene utilizzata anche a San Giorgio dal Palladio.
MONTEVERDI A VENEZIA
1613 Claudio Monteverdi: maestro di cappella
1567 nato a Cremona aveva servito la corte dei duchi di Gonzaga
1643 muore a Venezia dove vi aveva lavorato per 30 anni
1607 opera lirica l’ORFEO, IL Vespro della Beata Vergine
Egli utilizza servendosi dell’esperienza del madrigale della musica d’organo e degli strumenti uniti in orchestra.
E a Venezia che egli attua l evoluzione creativa della sua musica:
I poemi del Petrarca, del Tasso, ecc sono la fonte del suo nucleo tematico,.
IL MELODRAMMA NEL 1600
1637 il melodramma diviene un genere di spettacolo veneziano aperto a tutti attraverso il teatro che non è più privato, ma vi si accede con l’acquisto di un biglietto per un pubblico indifferenziato. Il teatro è formato dallo spettatore moderno e dall’impresario che sostiene le spese e dirige le sorti economiche dello spettacolo, fonte di reddito.
Numerose famiglie patrizie come i Tron, i Michiel trovano vantaggioso investire una parte dei loro capitali nella costruzione di nuovi teatri. Si tenta con prudenza l’investimento anche perché questa era un’impresa con un certo margine di rischio.
Il MELODRAMMA permise la nascita di numerosi nuovi teatri anche di breve durata.
Come GENERE VENZIANO, SI DIFFONDE IN EUROPA.
Nel 1639 Francesco Cavalli, allievo del Monteverdi, inizia la creazione delle opere al Teatro di SAN CASSIANO, mentre si moltiplicano a Venezia i teatri d’opera con una incessante richiesta di spettacoli che coinvolgono oltre che i poeti ed i musicisti, scenografi, ballerini, cori, comparse, artigiani, ecc.
La macchina del melodramma si inseriva nel caleidoscopio delle arti veneziane in un secolo tumultuoso e variopinto quale il 1600, durante il quale si videro sorgere ben 16 teatri d’opera.
- San Cassiano
- San Moisè
- San Luca o San Salvador
- SS Giovanni e Paolo
- Sant’Aponal
- San Samuele
- Sant’Angelo
- Il teatro Nuovissimo a San Giovanni e Paolo
- Di San Giovanni Grisostomo
Francesco Cavalli musicò numerosi drammi per il teatro di San Cassiano., creando in 25 anni di lavoro una 40 di opere di carattere mitologico e storico.
TEATRO IN VILLA
Lo sfarzo del teatro non si può immaginare solo in città, ma anche in campagna dove nelle ville più note quali la Contarini a Piazzola sul Brenta, oggi Siemens, per la sua ampiezza di spazi, per la sua ricchezza di concezione architettonica si prestava allo sviluppo dell’arte del teatro:
Alla villa Contarini il TEATRO ebbe un’importanza straordinaria. Il procuratore di San Marco Marco Contarini non solo aggiunse nel 1660 nuove parti alla villa attorno al corpo centrale, ma anche 2 teatri, di cui uno molto grande e famoso, un istituto che ospitava 30 ragazze educate al canto, alla musica, e alla recitazione, chiamato il LUOGO DELLE VERGINI, e una stamperia che si specializzò nelle edizioni di musica e di libretti d’opera. Perfino le fontane, il laghetto nel parco, le peschiere, che si intersecano con i viali, e si dispongono in simmetria con la villa, per offrire nuovi effetti in questa scena ideale, che si animava con le luci del giorno e quelle artifici della notte.
Il collegio per raccogliere le virtuose della musica, la stamperia per le partiture e i libretti d’opera, costituiscono dei sussidi per il teatro tipicamente veneziani, com’era in uso a Venezia di servirsi tanto di tipografie specializzate quanto di ragazze raccolte negli OSPEDALETTI che erano addestrate fin da bambine a costituire dei validi elementi per l’orchestra ed il canto.
Il concetto informatore del teatro di città e quello di villa è fondamentalmente diverso. L’architettura di qualsiasi edificio a Venezia si compone di limitatissimi spazi, ricavati spesso da demolizioni di edifici preesistenti, nella villa Contarini, invece, oltre che ai teatri chiusi, vi è un teatro all’aperto, spazioso, dilatato anche oltre ai suoi limiti usuali. L’architettura esterna cerca di abbracciare nuovi spazi oltre i muri perimetrali della villa, mediante balaustre cariche di statue che animano l’ambiente ,.

Esempio



  


  1. Geom. Conti

    cerco appunti per un progetto di una chiesa