L'immagine della donna nell'arte

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Donna come corpo o come carattere, amica preziosa o incompresa nemica, amante o madre, forte o debole…si può dire che l’arte abbia colto ogni suo aspetto, ma mai la sua interezza, anche perché la donna stessa si esprime mediante aspetti differenti e parziali, come ogni individuo ma forse particolarmente, in virtù di quella lunaticità che tanto spesso le viene attribuita e che la rende un caleidoscopio di manifestazioni, un’altalena di stati d’animo, un dilemma tra bisogni e desideri, sempre diversa dalle altre donne e persino da sé stessa, eppure polarità altrettanto salda e necessaria di quella maschile per l’equilibrio e l’armonia di questo mondo duale….
Perché la donna è sempre stata oggetto di arte?
La donna da secoli è oggetto dell’arte. A partire dalle rappresentazioni e sculture della preistoria la donna è stata rappresentata nelle sue molteplici sfaccettature: donna come madre, donna come santa, donna come diavolo, donna come amante ecc. Per il pittore,però, la donna è anzitutto forma. E’ il simbolo della figurazione di tutti i tempi, è l’archetipo della dimensione umana, della sua trasparente profondità, del suo glorioso intelletto, della sua perfezione assoluta, sopra ogni altra forma vivente. E’ alla forma della donna che l’artista consegna il giudizio estetico dell’arte. Un artista, inoltre, spesso cerca il suo ideale femminile nel corpo di una donna e lo confronta con le proprie lacune interiori, così da poter definire, attraverso una personale interpretazione, quella metà di sé che vuole trovare nell’oggetto del suo desiderio.
Forse se le donne avessero avuto le stesse libertà degli uomini, non ci sarebbe stata in loro quella fatalità che tanto ha ispirato artisti di tutti i tempi.
Presentazione dei periodi analizzati
I periodi che ho scelto di prendere in considerazione sono:
1. Preistoria
2. Medioevo
3. Romanticismo (con approfondimento su Dante Gabriele Rossetti e il movimento pre-raffaellita)
4. XX e XI secolo
Le epoche storiche analizzate sono state scelte in quanto in esse è più evidente la relazione tra l’immagine socio-culturale della donna e la sua rappresentazione nell’arte.

Quadro storico generale della figura della donna nella Preistoria
L’era preistorica si suddivide in due grandi epoche: il paleolitico ed il neolitico.
Durante il paleolitico le comunità umane si nutrivano della frutta, delle radici raccolte e degli animali cacciati. Erano popoli nomadi, che si spostavano da un posto all’altro, a seconda della reperibilità di cibo. In queste società gli uomini erano addetti alla caccia, mentre alle donne spettava la raccolta di radici e tuberi, la caccia di piccoli roditori e la cura dei figli. Le donne della preistoria appresero dalla natura conoscenze, che contribuirono a creare un mondo mistico e magico, di cui sono state a lungo depositarie.
Essendo la donna, la misteriosa fonte di vita e la profonda conoscitrice della natura, si riteneva, che avesse un legame speciale con il mondo della magia e delle divinità; per questo motivo le donne erano direttamente coinvolte nella direzione delle cerimonie religiose, una sorta di stregone del gruppo.
Le donne, inoltre, erano addette alla trasmissione delle storie degli avi e delle leggende, che mantenevano saldo il legame con il passato e conferivano un’identità al gruppo. La comunità riconosceva il valore della donna all’interno del gruppo e le riservava un posto di rilievo.
Successivamente, nel neolitico, le comunità diventarono sedentarie e si sviluppò l’allevamento, la funzione, quindi, delle donne raccoglitrici svanì. Alle donne venne affidato esclusivamente il compito di badare alla prole e alla casa. L’estromissione dalle attività produttive generò anche l’estromissione dalla gestione della comunità, e più in là dalla gestione del potere pubblico.
L’immagine della donna nell’arte preistorica
La donna,nella preistoria, era vista come la misteriosa fonte di vita e come profonda conoscitrice della natura; pertanto nell’arte preistorica era prevalente l’immagine femminile legata alla fertilità.
Supporti grafici e relative descrizioni

Venere di Willendorf,25000 a.C.
Il corpo femminile, con le sue importantissime connotazioni simboliche legate alla procreazione e dunque al perpetuarsi della vita, fu il primo e più diffuso soggetto della piccola statuaria del Paleolitico. Fra i ritrovamenti più antichi va annoverata la Venere di Willendorf( cosiddetta dalla località austriaca sulle rive del Danubio in cui venne ritrovata), risalente al 25000 a.C. circa. Si tratta di una statuetta calcarea alta appena 11cm e raffigurante una donna pingue, corpulenta, di cui sono chiaramente messi in risalto gli attributi sessuali e la funzione riproduttiva.
Quadro storico generale della figura della donna nel Medioevo
Con il passare dei secoli, però, la figura della donna nella società cambia drasticamente. Si diffuse la credenza secondo cui la donna, in quanto più debole fisicamente, fosse parimenti inferiore intellettualmente; ad incentivare questa credenza sono state senza dubbio le religioni.Nella Bibbia, infatti, Dio pone Eva sotto l’autorità di Adamo e San Paolo esorta le donne all’obbedienza verso i mariti.
Attraverso il Cristianesimo e poi ancora nel Medioevo assistiamo ad una prevaricazione nichilista, che ha portato all’eccidio milione di donne, annullando ogni loro diritto di libertà e di espressione.
Penalizzanti ed oppressivi, questi periodi storici hanno schiacciato la libera scelta femminile, ogni sua spontanea inclinazione, raggiungendo il culmine con la “Santa Inquisizione” e la “Caccia alle Streghe”. Ogni riferimento ad una naturale sessualità era combattuta come opera del Diavolo.
L’immagine della donna nel Medioevo
Le immagini dell’arte medioevale riguardanti la figura femminile sono molteplici ed alcune discordanti tra loro, ma ho potuto notare che tutte hanno come denominatore comune l’influenza che la Chiesa ha avuto nel Medioevo. Le immagini più frequentemente riprodotte sono: la madre, la donna-angelo e nelle rappresentazioni allegoriche la figura diabolica e tentatrice.
Supporti grafici e relative descrizioni
Saint-jouin-de-Marnes; La lussuria afferrata dai serpenti.
Uno dei tratti più caratteristici dell’arte medioevale è quello di aver rappresentato dei cicli in cui sono abbinati i vizi e le virtù. La guerra che combattono è rappresentata in una serie di duelli in cui ogni Virtù trionfa sul Vizio che le si oppone.
I due peccati capitali più spesso denunciati dai predicatori erano l’avarizia e la lussuria; l’avarizia è un vizio maschile, ma la lussuria è considerata come il vizio femminile per eccellenza, rappresentato il più delle volte da una donna afferrata dai serpenti, come in questo bassorilievo.

Madonna dell’umiltà, Bartolomeo Camogli, 1346 Questa opera riassume l’immagine di donna come angelo e come madre. La Vergine indossa abiti austeri dove a malapena si immagina che avvolgano un corpo. Il viso è soave e risoluto, il sorriso è appena accennato. Il viso è TACITUS, silenzioso, poiché riduce al minimo l’intervento del corpo e si lascia dominare dalla ragione. E’ inoltre RARUS, non deve dimenticare le lacrime dopo il sacrificio di Cristo per la salvezza dell’umanità. La vergine è rappresentata composta e misurata. Le dita lunghe dimostrano le soavità dell’essere. A mio parere quest’opera rappresenta anche bene la figura della donna-angelo,donna eterea, mediatrice tra l’uomo e Dio, frequentemente descritta nelle letterature medioevali.

Quadro storico generale della figura della donna nell’Ottocento
La vita della donna dai primi anni dell’ Ottocento cambiò molto. In quel periodo si svilupparono l’urbanizzazione e l’industrializzazione, e gli imprenditori trovavano sempre più conveniente assumere donne e bambini, sottopagati e più docili. Le condizioni di vita e di lavoro delle operaie erano massacranti;inoltre il lavoro fuori casa non toglieva alle lavoratrici nessuno degli obblighi tradizionali di donne di casa, mogli e madri. Mentre la donna proletaria lavorava faticosamente fuori casa, la donna borghese si ispirava tendenzialmente sempre più al modello aristocratico: si prevedeva solamente che lei si dedicasse solamente a curare la casa, i figli e la propria bellezza. Alla fine del XIX secolo si assiste a una rapida crescita del settore dei servizi e dell’amministrazione pubblica; per le donne non sposate si amplia la possibilità di dedicarsi a lavori fuori casa socialmente onorevoli e meno faticosi di quelli dell’operaia, come la professione di maestra o di infermiera.
Il romanticismo
Il romanticismo è un movimento artistico che si afferma intorno al 1830. Le sue peculiarità sono: la rivalutazione della sfera del sentimento, della passione e anche della irrazionalità e la rivalutazione del medioevo. Il romanticismo si presenta con caratteristiche differenziate da nazione a nazione. L’artista romantico è un personaggio fondamentalmente pessimista, e il risultato di questo atteggiamento è un’arte che spesso ricerca l’orrore.
Dante Gabriele Rossetti
Dante Gabriele Rossetti (1828-1882), pittore inglese, è il principale esponente della Confraternita dei Preraffaelliti, costituita in Inghilterra nel 1848. La confraternita dei Preraffaelliti è la corrente artistica che più di qualsiasi altro movimento romantico si rifà al medioevo. Le loro intenzioni erano quelle di: rifarsi all’epoca tardo-medioevale, in particolare alla spiritualità e allo stile tardo-gotico e primo rinascimentale del Trecento e del Quattrocento. Ciò che rifiutano è quel rinascimento maturo che trovava in Raffaello l’esponente più tipico. Il fenomeno dell’arte preraffaellita è una delle ultime manifestazioni del romanticismo inglese.
L’immagine della donna nei dipinti della Confraternita Preraffaellita
Le opere preraffaellite, a mio parere, sono silenziose e malinconiche, tutte coinvolte in un dolore comune, per alcuni aspetti simili alle Madonne dell’arte medioevale. La figura femminile è sempre presente e svolge un ruolo simile a quello di Beatrice per Dante, ha il compito di svelare la dimensione trascendentale.
Supporti grafici e relative descrizioni
Beata Beatrix, Dante Gabriele Rossetti, 1864-70
Quest’opera dimostra quanto, Rossetti, nelle sue opere traeva ispirazione da Dante Alighieri. L’immagine di Beatrice, la donna amata da Dante, prematuramente scomparsa, si confonde con quella di Elizabeth Siddal, la moglie dell’artista anch’essa morta giovane. La donna, infatti, riceve nelle mani da un uccello rosso, simbolo di morte, un papavero bianco. Elizabeth Siddal morì infatti per una overdose di laudano, una droga che si estrae anche dal papavero. In secondo piano compaiono due figure: sono di nuovo Beatrice, la cui testa è circondata da un’aureola, che riceve Dante nel Paradiso. Sullo sfondo si apre uno squarcio luminoso che fa intravedere il Ponte Vecchio a Firenze. Come già ho accennato prima, tutto in quest’opera rimanda ad una dimensione trascendentale, anche l’espressione assorta della donna e la luce mistica che le illumina i capelli, danno la sensazione che lei stia già conoscendo la totalità divina.
Proserpina, Dante Gabriele Rossetti, 1874
L’opera “ Proserpina” è uno dei dipinti più celebri di Rossetti, ad essere ritratta è Jane, moglie di William Morris, il fondatore della Confraternita, che in anni precedenti aveva già posato per Rossetti. In questa tela la ritrae come Proserpina, la fanciulla rapita da Ade, signore dell’oltretomba, per farla sua sposa. Rossetti ritrae Proserpina con un melograno in mano, simbolo di matrimonio ma anche di prigionia. In primo piano un incensiere ci riporta alla natura spirituale di Proserpina che nell’antichità simboleggiava l’immortalità dell’anima. Di sotto vi è un’iscrizione in italiano che dice:”Dante Gabriele Rossetti ritrasse nel capodanno del 1874”. In alto,all’interno di un cartiglio, Rossetti scrive anche una breve poesia, sempre in italiano, per sottolineare la condizione di infelicità in cui era costretta Proserpina. Un ulteriore elemento che evidenzia la sua condizione di prigionia è, a mio avviso, il gesto di cingersi il polso, come se fosse imprigionata.
Quadro storico generale della donna nel XX e XXI secolo
Solo nel XX secolo la donna comincia a ribellarsi alla posizione subalterna all’uomo che, anche se in modi diversi, ha sempre caratterizzato le epoche precedenti. Attraverso il movimento femminista, promosso dalle suffragette, si cominciò a chiedere a gran voce l’emancipazione femminile: se le donne sono cittadine quando devono pagare le tasse o vengono condannate se commettono reati, allora devono avere anche i diritti correlati di gestire i propri beni e di votare. Il riconoscimento di un’eguaglianza morale e di una completa emancipazione, si ebbe dopo la ventata del 1968, quando le donne di tutti i paesi occidentali rivendicarono in massa i loro diritti fino a quel momento disattesi e riuscirono grazie anche a lotte clamorose, a vederli in parte soddisfatti. Fu anche grazie alle proteste delle femministe degli anni ’60 e ’70 che in Italia si arrivò alle leggi sul divorzio e sull’aborto. Anche nel campo lavorativo si ebbe una progressiva entrata delle donne in attività prevalentemente maschili.
La figura della donna nell’arte contemporanea
Nonostante l’emancipazione femminile, nel campo artistico l’immagine della donna ha continuato a mantenere un connotato di oggetto del desiderio maschile; pur essendo rappresentata nelle sue molteplici sfumature.
Supporti grafici e relative descrizioni
Il bagno, Botero, 1989
L’opera rappresenta una donna in bagno, che fissa la sua immagine riflessa dallo specchio. Le donne di Botero, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non sono grasse, sono spazio e occupano la totalità del quadro. Non ci sono grassi in Botero, vi sono spazi amplissimi, un’ampiezza spaziale che esige la sua pienezza. Nell’opera non vi è movimento, perché per Botero la pittura è stasi, pertanto le sue donne sono immobili. Nell’opera non c’è proporzione, o meglio solo il lavandino e lo specchio sono proporzionati al corpo della donna, gli altri elementi rappresentati( gabinetto e vasca ) sono visibilmente sproporzionati. Botero, inoltre esclude dalle sue tele l’ombra e non consente l’irruzione di luci dall’esterno. I corpi sono dotati di un’incredibile plasticità, data anche dalla scelta di colori accesi, come il rosa, il verde, il giallo…
Ritratto di Jeanne Hébuterne, Modigliani,1919
L’opera rappresenta un ritratto di Jeanne Hèbuterne, compagna del pittore, solito a ritrarre persone a lui amiche, delle quali, attraverso pochi tratti essenziali riusciva a cogliere inquietudini e passioni. Lo stile artistico è inequivocabile e assolutamente caratteristico: gli occhi della donna sono monocromi e spenti; la linea è marcata e sinuosa, ricordo del suo passato di scultore. Il famoso collo lungo dà, a mio avviso, un senso di eleganza ma anche di fragilità. Questi due aspetti, uniti alla malinconia evidente nei suoi ritratti, rispecchiano, secondo me, la vita del pittore, uomo molto corteggiato ma tormentato e provato anche dalla fragilità fisica.
Conclusioni finali
Il viaggio attraverso le epoche storiche che ho scelto di analizzare, ha sicuramente evidenziato i profondi e progressivi cambiamenti della posizione socio-culturale delle donne e quindi della loro rappresentazione nell’arte. Ciononostante, a mio parere, è rimasta pressoché inalterata, la profonda misoginia esplicitamente rappresentata nell’Antichità e ipocritamente negata ai giorni nostri, per cui la visione della femminilità è da sempre filtrata dalla concezione maschile di essa.
Valentina N.

Esempio



  


  1. giuseppina

    voglio cercare e sapere le condizioni della donna nel romanticismo artistico

  2. francesca

    la donna nell arte x l argomento di arte

  3. paola

    sto cercando appunti su walt disney e alice nel paese delle meraviglie spunti per la tesi dell accademia delle belle arti