Materie: | Altro |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 06.06.2005 |
Numero di pagine: | 2 |
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Testo
L' Impressionismo
Nome con cui si designa la corrente pittorica sviluppatasi in Francia fra il 1867 e il 1880. Il gruppo cominciò a costituirsi già intorno al 1860, quando all'Accadémie Suisse a Parigi si incontrarono Monet, Pissarro, Guillaumin e Cézanne; tutti attratti in questi primi anni dal naturalismo di Courbet. Il termine apparve per la prima volta con intenzione di scherno nel 1874, sul giornale satirico Le Charivari, in un articolo di Louis Leroy, che derivò la parola dal titolo di un quadro di Claude Monet: Impression, soleil levant (Impressione. Il levar del sole), esposto alla mostra privata apertasi a Parigi il 15 aprile di quell'anno nelle sale del fotografo Nadar. Il gruppo di pittori, scultori e incisori che aveva organizzato l'esposizione era costituito da artisti rifiutati dal Salon ufficiale: Pissarro, Monet, Sisley, Degas, Renoir, Cézanne per ricordare i maggiori. Il Salon era l'esposizione ufficiale che consacrava la fama degli artisti. Per essere ammesse al Salon le opere dovevano passare attraverso il vaglio di una giuria, che accettava quelle consone alla tradizione, ligie agli insegniamenti accademici e perciò ripetitive, e respingeva quelle più originali che, con la loro novità, sconvolgevano e disturbavano il quieto modo di pensare degli esaminatori e del pubblico. Da vari anni questi artisti si battevano contro l'accademismo per l'affermazione di una pittura che interpretasse la realtà in maniera nuova e libera. Le idee, sperimentate giornalmente nella pittura, venivano discusse negli incontri che avvenivano al Caffè Guerbois dove gli artisti (detti , dal quartiere parigino ove si trovava il Caffè Guerbois) si recavano quando, tramontato il sole, diventava impossibile continuare a dipingere. Il punto di partenza era la resa della realtà, che rendono così come la vedono e non si limitano a rappresentare la realtà naturale, ma anche quella umana e cittadina. Gli impressionisti si rendono conto che noi non percepiamo la realtà per frammenti isolati, definiti, immobilizzati, ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nessun oggetto vive da solo, ma in un contesto generale che, collegando l'uno all'altro, non ha mai termine. Lo spazio non è definibile, secondo le norme della prospettiva, come una scatola geometrica, perchè esiste non soltanto in profondità verso il , ma anche a destra e a sinistra; se non lo vediamo con la stessa esattezza come quando mettiamo a fuoco un oggetto solo, tuttavia lo intravediamo con la