Droga e creazione artistica

Materie:Tesina
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Testo

Introduzione
Ho scelto questo tema come tesina per l’esame di stato, dal momento che quest’anno ho imparato ad apprezzare la volontà, le idee, le intenzioni che si nascondono dietro un’opera d’arte, che sia artistica o letteraria. Affinché “il dietro le quinte” di un’opera sia chiaro, bisogna risalire alle motivazioni, ai mezzi ed al contesto in cui questi risultati sono stati raggiunti: è per questo che ho approfondito materie piuttosto teoriche come la storia dell’arte e la letteratura; al termine di questo percorso concettuale ho tentato la creazione di “un’opera concettuale”, dove volevo che, più che il soggetto, fosse importante la concezione del soggetto stesso.

Evasione per la creazione
“Un percorso letterario ed uno artistico nel XIX secolo”

Agli inizi degli anni ’80 e ’90 (fino al 1930) del XIX secolo si avvertiva in Francia uno stato d’animo caratterizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà; si presagiva un prossimo crollo, un cambiamento epocale.
Accanto alla corrente del Positivismo, comincia a farsi strada una nuova tendenza di pensiero, determinata dalla crisi della ragione; crisi che avrà ripercussioni nell’ambito non solo letterario, ma anche artistico.
Il denominatore comune resta comunque la crisi di un’epoca: crisi che si riversa non solo nella società e sul lavoro, ma soprattutto nella cultura ed in particolare sugli artisti, i quali vivono una sensazione di spaesamento, dovuto ad una crisi dei valori di fine Ottocento, sconvolti da:
• La Seconda Rivoluzione Industriale: caratterizzata da scoperte scientifiche ed invenzioni tecnologiche, messe a servizio dell’industria; l’introduzione di nuove macchine e fonti di energia (elettricità e petrolio); nascita di nuovi tipi di industria, nonché il rinnovamento di quelle già esistenti; nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione, tanto da essere definita come “una trasformazione rivoluzionaria nella vita e nelle prospettive dell’uomo”.
• Le lotte di classe: concetto di storia sviluppato da Marx nel suo “Manifesto del Partito comunista” del 1848, secondo il quale è la lotta tra le classi sociali il "motore" della storia e la fonte principale del cambiamento;
• L’Imperialismo: ovvero una politica di potenza messa in atto da alcuni paesi europei che mirano, da un lato a sostenere la propria economia attraverso lo sfruttamento di materie prime degli stati sottomessi o attraverso la ricerca di nuovi mercati, dall’altro di aumentare la potenza e il prestigio della nazione.
Questo periodo è universalmente noto come Decadentismo.
In senso stretto, il termine, utilizzato dai critici dell’epoca con un’accezione negativa, fa riferimento esclusivamente alla Francia dell’ultimo ventennio dell’800, dove operano alcuni letterati trasgressivi che se da una parte esprimono il clima di quell’epoca, sono anche contro la morale borghese: sono i cosiddetti “Poètes maudits” (=poeti maledetti) che intendono l’arte come conoscenza di una realtà più profonda, alla quale si può pervenire attraverso strumenti puramente irrazionali.
Charles Baudelaire, sebbene come epoca sia antecedente al Decadentismo, vive infatti tra il 1821 ed il 1867, è il riferimento principale per questa nuova corrente letteraria ed i successivi poeti sregolati.
La modernità della poesia baudeleriana deriva dal fatto che trae ispirazione da quanto la vita ha di meno poetico, quanto più è nocivo e distruttivo per essa: tra i temi più ricorrenti nella sua produzione vi è infatti l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti come mezzi di evasione.
Nel marzo del 1851 viene pubblicato per la prima volta su “Le Messager de l’Assemblée” (un quotidiano francese uscito a Parigi dal 16 febbraio al 2 dicembre 1851) un breve saggio dal titolo “Del vino e dell’hashish”, dal quale Baudelaire trarrà spunto per realizzare l’opera “I paradisi artificiali” del 1860.
Questa raccolta di brevi saggi, con riflessioni sugli effetti di droga e vino in particolare, si compone di due parti:
• 1° parte: Le poème du hashish realizzato dall’autore stesso;
• 2° parte: Confessions of an English opium-eater, nato come analisi dell’omonimo libro di Thomas Quincey1, ma poi sviluppatosi come un testo a sé che assume la poetica e lo stile del poeta francese;
ed è definito dallo stesso autore come un libro di morale, dove espressa la propria esperienza, l’intento è quello di mettere in guardia il pubblico contro la degradazione che deriva dall’abuso delle sostanze stupefacenti. Al tempo stesso, tuttavia, è chiaramente evidente quanto egli sia interessato all’effetto che le droghe generano sulla resa poetica, sebbene cosciente dei danni provocati alla salute fisica.
Benché Baudelaire facesse largo uso di hashish ed oppio (è ben noto che egli faceva parte del Club des Hachichins), il vino è prescelto dal poeta poiché ha la virtù di essere il più semplice e naturale, il più “popolare” tra le droghe. Egli infatti sostiene:
“Se il vino sparisse dalla produzione umana,
credo che si aprirebbe, nella salute e nell’intelletto del pianeta,
un’assenza, una mancanza molto più spaventosa di tutti gli eccessi
e le deviazioni di cui si rende responsabile il vino.”
Al contrario, l’hashish, sebbene produca uno stato mentale “poetico”, paralizza la volontà, ossia quella facoltà che potrebbe metterlo a frutto, trasformando l’esperienza soggettiva e privata in un’opera d’arte comunicativa.
“Il vino esalta la volontà, l’hashish l’annichila.
Il vino è un sostegno fisico, l’hashish è un’arma per il suicida.
[…]
Il vino è utile, produce risultati fruttuosi.
L’hashish è inutile e pericoloso.”
L’ebbrezza diventa quindi uno stato indispensabile alla creazione poetica perché scardina la banale quotidianità e spinge a vivere in uno stato di libertà interiore.
Allo stesso modo, Parigi, una delle città più largamente descritte nei testi di Baudelaire, una città moderna, industriale e capitalistica, è in grado con le sue numerose sollecitazioni visive (“la solennità naturale di una città immensa”, “la maestà della pietra accumulata”, “i campanili[…]”, “gli obelischi dell’industria”, “il cielo tumultuoso, carico di collera e rancore”.) e la sua folla (“il velo fluttuante attraverso il quale Baudelaire vedeva Parigi”, “i drammi umani che vi sono contenuti”), di produrre un’ebbrezza ed uno stordimento pari a quello delle droghe.

Baudelaire è immerso nella realtà cittadina del suo tempo. Contrariamente a quanto accade ad Eugene Henry Paul Gauguin.
Egli attua un percorso di evasione completamente diverso. L’artista non farà ricorso alle droghe per arrivare alla creazione, anzi, il successo che gli è riconosciuto ancora oggi è dovuto senza dubbio allo sradicamento culturale che lo porterà lontano dalla civiltà occidentale della quale faceva parte.
Il primo “paradiso perduto” che Gauguin rimpiangerà sarà la casa del nonno materno in Perù, dove la madre si era rifugiata alla vigilia del colpo di stato di Napoleone III2 in Francia.
Sarà però al culmine della sua maturità che l’artista, abbandonato il rimpianto, deciderà di allontanarsi definitivamente dalla civiltà occidentale, nella quale era nato e vissuto (Gauguin nasce infatti a Parigi nel 1848 e per un certo periodo vive nella stessa città con la moglie Mette ed i figli), per ritrovare la purezza perduta nel mondo primitivo. E’ allora che parte per Tahiti.
Sebbene la sua presenza sull’isola fosse giustificata come una missione artistica da parte del governo francese (“missione artistica, è vero, ma agli occhi del nero la parola non era che sinonimo ufficiale di spionaggio…”, dal libro Noa-Noa, P.Gauguin3) egli in realtà ha una missione del tutto personale: vivere a stretto contatto con la natura, con individui che la società occidentale avrebbe definito “primitivi”, quasi bambini (“… perché bisogna essere bambini per immaginare che un artista sia qualcosa di utile…”, dal libro Noa-Noa, P.Gauguin), per ritrovare quell’autenticità e quella limpidezza di sentimenti (come i bambini, appunto) che genera arte.
La prima impressione sarà però di delusione, poiché Papeete, capitale dell’isola, dove sbarca nel giugno del 1891, dopo due mesi e mezzo di navigazione, è ormai contaminata dalla civiltà occidentale, Gauguin decide comunque di restare.
Sebbene molti artisti suoi contemporanei non condividessero la sua scelta, Gauguin, che già dai tempi della scuola di Pont-Aven aveva intuito che la ricerca più innovativa in una società che evolveva rapidamente, andava in direzione del primitivo, sente il bisogno di sfuggire alla “tradizione latina, disseccata, ossificata, moribonda”. E’ così che i soggiorni nei mari del Sud diventano importanti nel suo percorso artistico.
Il processo di immedesimazione con i luoghi, la gente e la natura, si avvia con il trasferimento a sud di Papeete, a Mataiea, località che vede la nascita non solo del diario Noa-Noa(=“profumi deliziosi” o “profumata, profumata” in lingua maori), nel quale riporta le sensazioni che le isole Marchesi produssero nella sua indole europea, ma anche di un’arte che, sebbene faccia continui riferimenti a differenti civiltà figurative, tra le quali anche a numerosi capolavori della storia dell’arte (“l’Olympia” di Manet, ad esempio),è creata attraverso occhi “nuovi”, lontani dalla malizia, i pregiudizi ed i preconcetti dell’arte occidentale.
Questa ricerca del “nuovo”, attraverso l’evasione, proseguirà anche nella letteratura, (i “poeti maledetti” che si ispireranno a Baudelaire), ma dal punto di vista artistico trova il suo rappresentante più decisivo nella figura di Gauguin, il quale è riuscito a cambiare la propria vita ed il proprio percorso artistico, attraverso una fuga non solo dell’anima ma anche del corpo, per il semplice desiderio di ritrovare qualcosa che non si sa bene cos’è, qualcosa che forse si è posseduto ma che non si ha più, qualcosa che non si può trovare nel mondo in cui si vive.
1Thomas De Quincey:
Scrittore inglese, precursore del Decadentismo(1785 – 1859).
2 Napoleone III o Luigi Napoleone Bonaparte:
Imperatore dei Francesi (a partire dal 1852 fino al 1870) durante il Secondo Impero.
3 P. Gauguin, Noa-Noa, Passigli Editore 2000
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Esempio



  


  1. Liceo delle scienze sociali

    stò scaricando la tesina per poter approfondire maggiormente e in diversi campi la questione delle droghe come "rituale" del rpesente e nel passato( a livello antropologico)