I Macchiaioli

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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I MACCHIAIOLI
Tra il 1855 ed il 1867 un gruppo di pittori, definiti “Macchiaioli” si riunì a Firenze al Caffè Michelangelo. Il loro scopo era quello di propagandare una pittura che riproducesse “l’Impressionismo del vero”. Come gli Impressionisti anche essi rinunciarono al predominio del disegno prediligendo il colore a “macchia”. I soggetti preferiti erano i paesaggi della campagna toscana, la vita quotidiana, il tempo libero e la villeggiatura, i poveri e la loro condizione sociale. Questi temi sono simili a quelli del Realismo francese ed in parte a quelli dell’Impressionismo. I pittori avevano interesse per le guerre di indipendenza nazionale e combatterono volontari nelle guerre del nostro Risorgimento (Fattori, Signorini e Lega).
I pittori compirono numerosi viaggi all’estero per cui accrebbero la loro vitalità. Il momento di massimo vigore del gruppo è segnato dalle scuole di Castiglioncello e di Pergentina, i cui nomi sono riferiti alle rispettive località presso le quali questi lavoravano.
Presso Castiglioncello ricordiamo: Abbati, Sernesi, Borrani, Fattori, Boldoni, Signorini e Zandomeneghi. Mentre, per quanto riguarda Pergentina, il massimo esponente è rappresentato da Silvestro Lega.
Giovanni Fattori rielabora, con autonomia, le premesse accademiche che ritroviamo nel “Ritratto della cugina Argia” soprattutto per quanto riguarda i valori cromatici. Alcuni dei suoi temi preferiti sono i soldati ed i campi di battaglia, che possiamo notare nell’opera “In vendetta” nella quale egli accosta due generi solitamente distinti quali il quadro di storia e di paesaggio ed inserisce il soggetto militare con grande equilibrio grazie all’abbagliante luce solare. Questa alta intensità luminosa è raggiunta anche ne “Gli spacca sassi”. Il colore è l’unico mezzo con il quale Fattori realizza la propria pittura come nella tavoletta “Silvestro Lega che dipinge sugli scogli” nella quale egli oltre al colore sfrutta le venature del legno per ricreare visivamente la sensazione del vento che investe gli scogli.
Silvestro Lega rinnova la poetica degli effetti familiari come possiamo notare nell’opera “L’educazione al lavoro”, di impronta purista ma del tutto nuovo è il valore attribuito alla luce che filtra dalla finestra, divenendo la protagonista.
Raffaello Sernesi adotta l’esperienza ‘en plein air’ soprattutto nell’opera “Tetti al sole” nella quale egli opera attraverso ampie superfici colorate che rappresentano ombra o luce a seconda delle tonalità fredde o calde.

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