Giovanni Bellini

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

GIOVANNI BELLINI
Nacque a Venezia nel 1430 circa, fu egli, l’innovatore della pittura veneziana che fino a quel momento non aveva ricevuto alcun influsso dalle innovazioni rinascimentali. All’inizio lavorò con il fratello, anch’egli pittore, nella bottega del padre. Ma fu l’incontro con Mantegna a guidare le sue scelte definitive, che verranno ancor più rafforzate con la conoscenza dei dipinti di Piero della Francesca e di Antonello da Messina. Nel 1483 divenne, per la sua fama, pittore ufficiale della Repubblica veneziana. Nel 1516 morì. Sin dai primi disegni degli anni ’70, il Bellini mostra la propria personalità. Rispetto al Mantegna la sua linea è più fluida e l’effetto cercato è decisamente quello chiaroscurale. Tale differenze si possono vedere anche nell’Orazione nell’orto. Mentre per il Mantegna l’essere umano è il soggetto principale di un dipinto, per il Bellini, al contrario, l’uomo è solo una parte come tutte le altre del mondo naturale. Rispetto a quella di Andrea la roccia su cui si trova Cristo è più morbida poiché quest’ultima ha meno asperità. Ma è in particolare il paesaggio ad aver perduto ogni artificiosità, cercando di attenersi il più possibile alla realtà. La fonte luminosa del dipinto non è l’aurora all’orizzonte, ma ve ne è un all’altra, calda e dorata, che pervade il Cristo. La profondità è data in particolare dall’uso dei colori caldi(sembrano andare avanti), per i primi piani, e dei colori freddi(indietro), per i piani successivi, inoltre usa per i piani intermedi quei colori,che ben dosati costituiscono il graduale passaggio dagli uni agli altri. Con il Bellini si ha l’impiego della prospettiva cromatica. Tale innovazione sarà alla base della pittura tonale dei veneti. Inoltre Giovanni realizza una pala d’altare per la chiesa di S. Francesco(a Pesaro). L’opera si compone della tavola centrale con l’Incoronazione di Maria e di una cimasa (decorazione che corona la sommità di un muro o…) con l’Imbalsamazione di Cristo. Alla prospettiva cromatica si aggiunge una prospettiva lineare nella pavimentazione e nel trono. I personaggi sono: la Vergine e il Cristo seduti sul trono, affiancati a destra da Girolamo e Francesco e, a sinistra, da Pietro e Paolo. Dietro di loro il paesaggio non c’è, tranne attraverso la spalliera del trono dove si vede in lontananza una rocca(“un quadro nel quadro”). È del 500 l’Allegoria sacra,nella quale Giovanni abbina nuovamente la prospettiva geometrica a quella cromatica. Il dipinto è ambientato in una terrazza. A sinistra si vede la Vergine seduta sul trono, affiancata da due figure femminili; all’estremità opposto vi sono due santi; tra quest’ultimi e la Vergine, dei bambini che giocano intorno ad un alberello(albero della vita). Tra la terrazza e lo sfondo prevalentemente roccioso, ma anche collinoso, vi è un lago, che assume i colori di quanto gli è prossimo. Inoltre la luce unifica cielo e terra. Secondo alcune interpretazioni questo dipinto rappresenta la resurrezione, infatti si pensa che il bambino seduto sul cuscino sia il Cristo. Il Cristo è intermediario tra la Vergine vista come Sede di Sapienza e S. Giobbe. Del 1505 è la Pala di S. Zaccaria, che mostra il rapporto tra architettura reale e quella dipinta. La tavola rappresenta un portico absidato, aperto dai due lati, dai quali entra la luce del sole. I personaggi principali sono la Vergine e il bambino al di sopra dei quali sono sospesi un uovo(simbolo della maternità)e una lampada. Ai piedi della Vergine vi è un angelo musicante, mentre ai quattro angoli della campata vi sono quattro santi: Santa Caterina d’Alessandria, Santa Lucia, S. Pietro e S. Gerolamo. Si noti la solida positura di quest’ultimo, avvolto da una veste cardinalizia, particolare molto strano dato che è sempre stato rappresentato in modo scarno e penitente.

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