Fortezza Pia

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Fortezza Pia
La celebre Fortezza Pia di Ascoli Piceno occupa la parte orientale della sommità del colle Pelasgico dominando i versanti dei due fiumi Castellano e Tronto , un punto strategico di primaria importanza a ben 600 metri d’altitudine all’esterno della città , già fortificato in epoca picena e romana. Sebbene gli aspetti esterni delle mura sud , est e nord dichiarino esplicitamente le proprie origini cinquecentesche , nell’alzato ovest e nell’interno del manufatto si possono ancora cogliere elementi architettonici anteriori , appartenuti al vecchio “Cassero al monte “ o “Castello “ costruito dai Piceni e distrutto da Strabone , immediatamente verso occidente si allungano le bianche vestigia perimetrali del detto cassero , le quali appaiono leggermente scarpate e purtroppo deprivate della tessitura muraria esterna tuttavia qualche concio basamentale si è salvato nel fronte sud limitato dagli scoscendimenti del fiume Castellano e mostra indiscutibili analogie con quelli della rocca in argomento . In generale queste rovine risultano costruite con pietra di fiume , pietra da taglio , scaglie di travertino grezzo , materiale tufaceo , frammenti di laterizio , pozzolana , coppi e embrici romeni provenienti da chissà quale costruzione o sepoltura . Ormai totalmente distrutto , il campo trincerato che si trovava accanto alla Fortezza Pia , comprendeva le tre bastionate sviluppate a sud e a nord dell’impianto erano frutto di una produzione rinascimentale . Nell’incisione “Ascolum Picenum “ di Emidio Ferretti , risalente al 1646 , si nota ancora intatto tale complesso bastionato in cui occhi esperti possono identificare i “ Baloardi “ , le “ facce dei Baloardi “ , “ gole dei Baloardi “ , i “ fianchi dei Baloardi “ , le “capitali dei Baloardi “ , gli “ angoli dei Baloardi “ e le “ Cortine “ , ( Baloardo è sinonimo di bastione ) . La fortezza Pia era collegata alle fortificazioni di porta romana tramite un camminamento ricavato nella doppia cerchia di mura . Smantellata dai Longobardi (578) , fu riedificata dal comune nel periodo del libero commercio precisamente tra il 1185 e il 1195 servì da rifugio ai guelfi durante l’occupazione ed il saccheggio della città da parte degli Svevi e Saraceni di Federico II (1242) . Fu restaurata nel 1349 da Galeotto Malatesta e , insieme a quella che porta il suo nome divenne uno dei due capisaldi per la difesa e la dominazione della città .Specialmente nei secoli XIV e XV venne a trovarsi al centro delle lotte per la conquista della “SIGNORIA” ascolana da parte di Vanne Vendibene Dalmonte (1318) ;Galeotto Malatesta (1354) ; Filippo Tibaldeschi (1360) ; Vanne Di Massa (1362) ; Conte ed Obizzone Carrara (1426) e Francesco Sforza (1433). Fu naturalmente il quartier generale delle truppe dei vari “Governatori” pontifici da Andrea Bentivoglio a Blasco Gomez di Albornoz ed altri , comunque , all’alba del XIV secolo , l’antico propugnacolo Pelagico doveva essere certamente inutilizzabile poiché le “Cronache Ascolane “ del 1349 attribuiscono l’edificazione del nuovo “ Cassero al Monte “ a Galeotto Malatesta di Rimini , un caparbio e baldanzoso condottiero venuto al soldo degli Ascolani per combattere i fermani che avevano danneggiato il porto :
“….1939….. Et nel medesimo anno il signore galiocto fe fare la roche in nascoli la quale è quella del casare al monte , et l’aldra de quella al casaro a ponte maggiore ……. “ il cassero venne poi munito di altre opere fortificate come esigevano le richieste di aggiornamento . In seguito gli ascolani tennero sempre in armi la fortezza pelasgica e la affidarono periodicamente a un probo castellano , mentre il “ governo dell’artiglieria “ lo concesse soltanto a mastri bombardieri di provate capacità militari . Il 2 dicembre 1534 , il Magnifico Consiglio dei Cento e della Pace affidò per 7 anni la responsabilità direttiva delle pesanti armi da fuoco montate su affusto della città al maestro “Bernardino Albanese Habitante in Ascoli “ il quale in precedenza si era impegnato formalmente di “curare et mantenere in ordine et accavallata la dicta artigliaria in tucti casi , et necessità che occorrerà “ per i “bisogni della patria nostra Ascolana , come si è visto a Castignano , et a fermo , et in altri luoghi” Nel 1500 ritornò in stato d’abbandono così per tenere a bada i turbolenti sudditi, papa Pio IV (da cui la fortezza prese il nome) ne ordinò la ricostruzione secondo i principi della moderna architettura militare, ma la riforma di Pio si limitò alla continua muraglia verso settentrione , in una Cortina fiancheggiata dai relativi Bastioni dalla parte della città . I lavori iniziarono nel 1561 e terminarono nel 1564 .La fisionomia attuale , dopo l’intervento di ristrutturazione dettato da Papa IV senza una certa attribuzione progettuale , è quella di una difesa esclusivamente per armi da fuoco .Un periodo difficile di storia ascolana si ebbe tra il 1555 e il 1557 , quando , esattamente nel basso piceno si manifestò con veemenza la cosiddetta “ Guerra del Tronto “ che impegno nei settori delle roventi operazioni le truppe imperiali del duca d’Alba, quelle pontefice del cardinale Carafa e l’esercito ausiliare francese comandato dal duca di Guisa . Terminata finalmente la “ Guerra del Tronto “ , Paolo IV ordinò , con breve del 6 marzo del 1558 , l’erezione di un nuovo baluardo sul colle Pelasgico e , “ in munitionem et perfectionem ac novam consrtuctionem propugnaculorum “ concesse 100 scudi d’oro che gli ascolani dovevano detrarre dal consueto sussidio triennale . L’impresa architettonica fu affidata ai muratori lombardi Antonio Luchini e Giovanni Angelo Di Marco detto Bonera , i lavori di scalpello ai maestri Lazzaro di Francesco e Galeazzo di Raffaello ….. , si sa però quasi per certo che tali interventi architettonici non furono rivolti all’attuale fortezza come erroneamente si è soliti sostenere , ma al “campo trincerato “ bastionato , che durante la “Guerra del Tronto “ diede ricetto ai soldati francesi . Il 7 dicembre 1560 il nuovo pontefice Pio IV fece sapere agli ascolani di interrompere per un periodo indeterminato tutte le opere di fortificazione urbane e la fabbrica che si andava conducendo presso il colle Pelasgico ; nel contempo ordinava al tesoriere di non sborsare più denaro fino a nuovo ordine . Consultando l’archivio Segreto Anzi anale del Comune di Ascoli abbiamo notato che l’anno seguente il veto non era già stato revocato : infatti il 15 giugno 1561 si comandava ai deputati alla fortificazione urbana di far “risarcire la muraglia ruinata verso la parte et faccia di porta Romana” et ancora di fortificare il castello del monte alla “ fronte “ , cioè alla “force”Nel documento è incluso il disegno di uno dei due bastioni che dovevano fiancheggiare l’ingresso al castello , provvisto di scarpa , cordone torico , appostamenti casamattati , merli guelfi e feritoie orizzontali .La fortezza pare raggiunse il suo aspetto definitivo ( dopo continue modifiche ) il febbraio del 1556 , essa , che dalle nostre parti rappresentava la massima espressione della potenza creatrice dell’uomo rinascimentale , venne purtroppo neutralizzata nel 1799 dai francesi . Abbandonata a se stessa subì esportazioni da parte di saccheggiatori di rovine antiche . La struttura bassa ed estesa è costruita su pianta centrale trapezoidale e presenta e presenta una scarpa in pietrame , torri d’angolo e massicci contrafforti . L’ingresso , di fattura monumentale è ricavato in una nicchia murata e presenta un portale ribassato.Gli interventi cinquecenteschi hanno modificato la parte anteriore rispetto a quella retrostante che presenta caratteristiche tipologiche differenti anche nell’uso di materiali al cotto e non lapidei . In una giunzione dei due lati del recinto si nota una rondella costruita in pietrame . Nonostante che dal 1985 (tempo del censimento ) si suggerivano interventi di restauro e recupero delle strutture che degli spazi interni e esterni un po’ sulla falsariga della famosa fortezza di Albornoz di Urbino , non vi sono stati fatti interventi efficaci di riqualificazione del bene , la cui fisionomia è rimasta sostanzialmente inalterata .Al di là della Fortezza lungo la cresta del monte si incontrano tracce di un campo trincerato , intorno e nella Fortezza stessa sono da vedersi estesi tratti di un acquedotto romano cunicolare la cui parte superiore è andata distrutta nel corso dei lavori agricoli , ma rimane chiaramente identificabile la struttura inferiore , con pavimento e pareti in opera cementizia spesse 50 cm racchiudenti lo speco largo 70-80 e con notevoli incrostazioni calcaree. Più oltre , il percorso non è attualmente rintracciabile né fuori né dentro la città . Secondo informazioni fornite a contadini del luogo , il condotto proseguiva i direzione ella città passando sul versante del Tronto , fra la strada di Rosara e la strada comunale della Fortezza Pia . Nel 1828 , in un terreno venne identificato un cunicolo che , a giudicare dalla relazione inviata al Camerlengo , doveva essere uno dei pozzi di aerazione dell’acquedotto . Un’altra indicazione relativa all’acquedotto è fornita dal Luzi , il quale riferisce che ma tali dati o sono attualmente verificabili .Si rinvennero in esso estesi tubi di piombo , il quale ci fa presumere che due specie di acque . Oggi non rimane firma certa della costruzione della fortezza se non quella dei costruttori , seppure dovettero essere determinanti i pareri espressi dall’ingegnere militare pontificio Francesco Laparelli . Dell’imponente complesso rimangono soltanto i resti delle mura perimetrali del lato nord e i bastioni del lato est tra i quali si apre il caratteristico portale bugnato , su cui è visibile la scritta : “ Pius IV Medic. Mediol/pont. Max./Moenia E Fundamentis/erexit MDLXIV ”.

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