Espressionismo

Materie:Riassunto
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

ESPRESSIONISMO TEDESCO
L’espressionismo è una delle prime avanguardie del ‘900 che va dal 1905 al 1925 e che si sviluppa in tutta l’Europa centro-settentrionale ma soprattutto in Germania, a Berlino, Dresda e Monaco di Baviera, Vienna e in tutta l’Austria. In modo particolare inoltre la pittura Giapponese influenzerà moltissimo l’Espressionismo Francese il cui massimo esponente sarà Matisse, dove la linea di contorno e la figura come la natura stessa saranno deformati in funzione dell’artista.
Le fonti principali dell’Espressionismo sia Tedesco che francese saranno le maschere dell’Africa primitiva e le sculture in legno scheggiate dove non c’è niente di anatomico.
Con l’Impressionismo si rappresentava una sorta di moto dall’esterno verso l’interno, l’Espressionismo invece costituisce il moto inverso, dall’interno all’esterno: dall’anima dell’artista direttamente nella realtà, senza meditazioni nè filtri. Ecco peraltro spiegata anche la durezza percettiva di tale arte, nella cui realizzazione sono stati banditi tutti gli illusori artefici della prospettiva e del chiaroscuro. La natura stessa dell’Espressionismo è intesa come proiezione immediata di sentimenti e stati d’animo estremamente soggettivi, ricca di contenuti sociali, di spunti dialettici, di drammatica testimonianza della realtà. Una realtà però amara di guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspra lotta di classe: e proprio questi sono i temi più dolorosamente cari agli artisti espressionisti.
Alle motivazioni sociali inoltre si aggiungono quelle ideologiche; l’Espressionismo tedesco tende a togliere al mondo ogni sua realtà oggettiva per trasferirla nella sfera del personale, attraverso colori arbitrari e antinaturalistici. L’arte espressionistica è fatta di colori violenti, forme sommarie, modellati angolosi.
In modo particolare l’Espressionismo tedesco avrà un carattere particolarmente di ribellione, per rompere con il passato ed andare contro tutti rinnovando la società. Il cui capostipite sarà Enest Kirchner.
In questo periodo la categoria del brutto si diffonde sempre di più come si diffonderanno i manifesti di questi artisti per coinvolgere altri giovani a ribellarsi, ma anche per finanziarsi e propagandarsi a scopo economico e per farsi conoscere attraverso le xilografie: un tipo di stampa che si ottiene incidendo lastre di legno, inchiostrando le parti non incise, ponendovi sopra il foglio. Il fascino di questa tecnica consiste soprattutto nella sua incisività e precisione: adottata soprattutto dai Giapponesi. L’uso della stampa artista,come già detto, fu molto care agli Espressionisti; perché una stessa grafica poteva essere prodotta in molto esemplari ed era in grado di raggiungere un pubblico più vasto del quadro ad olio; uno degli scopi infatti degli artisti di questo periodo era quello di coinvolgere più persone possibile e di attirare a sé tutti gli elementi rivoluzionari in fermento.
Gli Espressionisti continuarono a suscitare soprattutto reazioni di indifferenza o di disprezzo, inaugurando una contraddizione destinata a durare per tutto il ‘900.
ERNEST LUDWIG KIRCHNER
Ernest Ludiw Kirchner ha una formazione che attinge in egual misura all’incisione del Cinquecento tedesco e all’arte primitiva e al gusto delle stampe giapponesi.
Appassionato, impetuoso e infaticabile era il più dotato tra gli artisti del gruppo Die Bruke, e tendeva, come la maggior parte degli artisti in questo periodo a gravi depressioni che si fecero particolarmente intense allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Si tolse la vita nel 1938. Le caratteristiche stilistiche dell’artista sono le tipiche caratteristiche degli Espressionisti. Una linea molto dura e spigolosa, pennellate molto larghe e morbide con grande attenzione per i colori come vediamo anche in Marcella.
MARCELLA (FIG. 2.43) è un ritratto di una giovane prostituta dai colori antinaturalistici e arbitrari (verde acido, viola ed arancione). Una ragazzina che ancora non ha il seno e sta seduta su un letto con le mani che si incrociano sul pube, come la protagonista di Pubertà di Munch; ma mentre quella si mostra stupita e intimorita, qui la ragazza è già in fase di prostituzione e questo lo notiamo dal pesant trucco e dallo sguardo reso adulto da occhiaie verdi, appare quindi allo stesso tempo aggressiva e rassegnata, arresa al ruolo violento che la donna può assumere in una società deviata. È bidimensionale, non è organica, piatta, no effetti chiaroscuro,non abbiamo prospettiva. Una linea molto dura e spigolosa, quasi che tende verso l’alto. È completamente superata la bellezza ideale, ma il volto viene deformato in funzione della rabbia dell’artista, molto sintetico con grande impatto comunicativo. Il volto è quasi una maschera lignea a cui si ispira, quelle maschere primitive Africane. Inoltre l’artista come la maggior parte degli artisti Espressionisti vanno a studiare i pazzi in manicomio ed in modo particolare i loro volti e le loro espressioni di solitudine e di inquietudine. I soggetti preferiti sono quelli della borghesia, ai quali andavano contro, e le signore borghesi che consideravano false e vuote.
Successivamente questi artisti si sposteranno in città, dalla quale però saranno delusi, dove si sentiranno soffocati e sarà il momento della tecnica dove i colori diventeranno impastati di nero e da luci gialli artificiali e la costruzione degli spazi tra una figura e l’altra dà luogo a continui angoli acuti che circondano l’architettura gotica. E proprio in questo periodo e in nell’ambiente cittadino a Berlino che viene rappresentata l’opera Cinque donne nella strada (fig. 2.46)
CINQUE DONNE NELLA STRADA è un olio su tela che rappresenta 5 prostitute sulla strada di Berlino, e non è l’unica opera ambientata nelle strade Berlinesi. La struttura ricorda il ricorrersi degli archi ogivali dove la linea tende verso l’alto. Lo spazio si annulla e diventa quasi un essenza a se. Le due figure laterali guardano verso l’esterno, dove anche qui abbiamo un inquadratura a taglio fotografico, dove, come in un istantanea, i bordi vengono leggermente tagliati, a sinistra in basso si intravede la ruota di un automobile e in lontananza l’accenno di un palazzo squadrato. Spazio completamente piatto, primo di prospettiva. Colori molto scuri ed acidi, come il verde dello sfondo, e il nero della linea di contorno diventa il colore pieno. I visi sono costituiti da una linea retta spezzata e spigolosi, tutti molto pallidi, taglienti ritratti di profilo ed enigmatici come quelli delle figure egizie. Le figure sono allineate e ferme come gli alberi di un bosco, rigide come il legno, con radici e rami al posto degli arti. Infatti la testa ed i piedi hanno un aspetto e si accompagnano all’aggressività senza sorriso degli sguardi. Gli abiti seguono la moda in voga a Berlino, grande città in fase di crescita, la bizzarria dei cappelli denuncia la vanità delle signore.
Ne emerge la difficoltà di vivere in un contesto che non premia, ma anzi ostacola, i moti affettivi, dove emergono l’asprezza di un esistenza narcisistica dedicata a guardarsi e a mostrarsi e l’incapacità di comunicare, travestita da elegante distacco, tipica della borghesia nei grandi centri.
Successivamente molti artisti passeranno molti weekend al mare scappando appunto dalla città che li soffoca e li sopprime, disegnando appunto molte opere rappresentando loro con le loro modelle o modelli addirittura nudi e liberi tra la natura.
L’ESPRESSIONISMO AUSTRIACO
Agli inizi del ‘900 Vienna era una metropoli molto emancipata, un grande mosaico di etnie e di nazionalità in fermento, al crocevia geografico fra Oriente ed Occidente.
La città ospitò negli anni ingegni innovatori come il padre della psicanalisi Sigmund Freud. Una delle caratteristiche dell’humus culturale viennese era il tentativo costante di superare gli steccati disciplinari.
In Austria l’Espressionismo artistico non si sviluppò come in Germania, come opera di artisti che non erano in relazione diretti: i suoi pionieri furono Oskar Kokoshka ed Egon Schile. Entrambi avevano personalità molto forti, incapaci di formare legami di durevole collaborazione. Questo individualismo li portava a non credere. Inoltre nell’espressionismo Austriaco si ritornerà all’uso dei colori primari, le figure saranno ancora a carattere figurativo, i volti saranno sempre più tristi e drammatici, lo sfondo tenderà sempre di più ad essere annullato e le figure tenderanno ad esserne assorbite.
Molti di questi artisti si arruoleranno volontari allo scoppio della prima guerra mondiale, ma dopo poco scopriranno che la guerra non era come se l’aspettavano.
EGON SHEILE
Egon Shiele nasce nella Bassa Austria.
L’attenzione artistica di Schile è prepotentemente attratta dalla figura umana e dalla straordinaria gamma espressiva che essa gli offre. Nei suoi nudi asciutti, quasi taglianti; nelle sue donne intense e altere prepotentemente padrone di se stesse e del proprio corpo; nei ritratti e negli autoritratti di profondissimo spessore psicologico; nelle coppie avvinte in erotici abbracci senza amore, Schiele sperimenta un approccio del tutto proprio all’Espressionismo europeo. Agitato ed insoddisfatto, egli scava i propri personaggi per metterne a nudo l’anima, proiettando autobiograficamente in essi le stesse inquietudini che lo divorano.
Nelle mani nodose dei suoi amanti, negli scheletrici volti femminili accesi dal lampo vermiglio delle labbra, nell’inquietante occhieggiare dei seni o del pube tra gli squadratoi panneggi di vesti succinte si riscontra sempre la stessa, inconfondibile forza d’impatto. La stessa voglia di ribellione e provocazione contro quella borghesia falsa e moralista, sempre pronta a condannare i suoi disegni e le sue idee. L’artista getta sul proprio corpo e su quello delle sue modelle uno sguardo crudo, al tempo stesso appassionato e ghiacciato dall’osservazione; leva i vestiti, mostra i segni della magrezza o del piacere; affronta tabù del comportamento come l’omosessualità femminile e l’autoerotismo. Tutto ciò si apre su scenari visionari al limite della follia, dal simbolismo ricco di penetrazione psicologica.
ABBRACCIO (fig. 28.84)
In questa opera l’artista raggiunge uno dei suoi momenti di più alta drammatica sintesi espressiva. Due amanti si stringono in un abbraccio che è più di disperazione che di amore. I muscoli tesi del braccio sinistro dell’uomo e la mano sinistra della donna, ci danno la sensazione di una stretta quasi dolorosa. Intorno ai due corpi, dai contorni esageratamente marcati, un grande lenzuolo spiegazzato è quanto rimane dell’amore che fu. Una sorta di scomposto campo di battaglia nel quali i due personaggi, nonostante l’intimità quasi selvaggia, si ritrovano soli e distanti, serrati in un abbraccio che vorrebbe unire le loro anime e che, invece, non riesce a unire neanche i loro corpi. È quasi una fusione tra amore e morte.
ESPRESSIONISMO FRANCESE
Come già si era diffuso sia in Germania che in Austria, Espressionismo si diffonde, sempre nello stesso periodo, come d'altronde anche tutte le avanguardie, in Francia a Parigi , dove a capostipite di questo movimento abbiamo Henri Matisse, quando espone nel 1905 al Salon d’Automne dei suoi lavori, insieme a quello che diventerà il suo gruppo di artisti chiamati i Fauves (Le belve) chiamati appunto così perché nell’esposizione era presente anche una statua classica che un critico la definì “Una statua bella tra le belve”. Si ristorna in sostanza ad una stesura piatta del colore, con influenza giapponese e dell’Eclausionnisme, una pittura a carattere decorativo. In particolare uno dei pochi obbiettivi del gruppo dei Fauves era descrivere il gusto di vivere, di sentire, di esercitare al massimo il potere di emozionarsi, e in questo senso fu essenziale la libertà insegnata loro dai precursori. Essi volevano che la composizione stesse in piedi da sola, come un insieme di linee e di colori, a prescindere dalla scena ritratta. Il dipinto, infatti, deve dare spazio essenzialmente al colore; non bisogna dipingere secondo l’impressione, ma in relazione al proprio sentire interiore; si deve, cioè, esprimere se stessi e rappresentare le cose dopo averle fatte proprie; la pittura, dando corpo alle sensazioni dell’artista di fronte all’oggetto di riprodurre, deve essere istintiva e immediata; il colore va svincolato dalla realtà che rappresenta. L’interesse dell’artista quindi non deve mai essere indirizzato verso la riproduzione realistica della natura.
Come anche per la Germania lo era stato Munch, anche per l’Espressionismo Francese abbiamo tre grandi precursori: Cézanne, Gauguin e Van Gogh. Il primo per la materializzazione e ricomposizione delle forme, il secondo e il terzo per i colori impiegati puri con violenza, e per il loro voler sempre esprimere se stessi.
HENRI MATISSE
Henri Matisse nasce nel 1869, figlio di un negoziante e destinato alla carriera legale, che divenne pittore grazie a una vocazione tardiva. Ansiosissimo da ragazzo, passò la vita a cercare una calma interiore che potesse anche assumere le forme esteriori dell’arte.
A 20 anni cominciò improvvisamente a disegnare e si trasferì a Parigi dove si iscrisse a corsi di decorazione e di pittura, dove cominciò ad apprezzare la pittura di Manet e Monet.
Frequentò moltissimo Pisarro e comperò piccole opere di Van Gogh, Cézanne e Gauguin.
I viaggi in Corsica e sul Mediterraneo, ma soprattutto la visione di una mostra di Turner a Londra, indirizzarono Matisse verso una luminosità molto carica.
Di selvaggio l’artista aveva poco, dato il suo matrimonio sereno, l’estrema metodicità nel lavoro e l’amore incondizionato per la vita che traspare anche dai titoli dei suoi dipinti.
La sua pittura, però, si era ormai spinta su un territorio sul quale nessun maestro lo voleva più difendere. Lo scopo delle maggiori opere di Matisse era quello di deformare le linee del corpo umano al fine di armonizzare e semplificare il valore artistico dei colori puri, che adoperava soltanto accoppiati al bianco. Quello che esso ricercava, in modo particolare, era l’espresisone. L’espressione non consisteva nella passione rispecchiata su un volto umano o tradita da un gesto violento, ma l’intera disposizione del suo quadro era espressiva. La composizione è l’arte di ordinare in maniera decorativa i vari elementi di cui il pittore dispone per esprimere i propri sentimenti.
Un’opera d’arte deve essere armonioso nella sua interezza: qualsiasi dettaglio superfluo rimpiazzerebbe qualche dettaglio essenziale nella mente dello spettatore.
Dal punto di vista stilistico, la forma circolare e la ripetizione ritmica divennero cose costanti nelle opere di Matisse.
LA DANZA - HENRI MATISSE
La Danza è una delle opere più famose dell’artista. Rappresenta cinque donne nude colte in una danza vertiginosa, mentre si tengono per mano muovendosi in circolo. Il ritmo convulso comporta che la danzante in primo piano, al centro, lasci la mano della compagna di sinistra e si lanci verso di lei per riagguantarla e ricomporre il cerchio.
Il dipinto è risolto con l’uso di tre semplici colori principali: il verde brillante per il prato, il blu per il cielo, il rosso per i corpi delle fanciulle.
La brillantezza delle tende e la scelta del rosso, allontanano il soggetto dalla verità del colore naturale. La campitura pitta sottolinea l’aspetto decorativo dell’opera nella sua essenzialità di forme sciolte nel colore. Abbiamo una rappresentazione piatta, linea circolare e sinuosa che trasmette a tutto il dipinto serenità e pace, leggerezza. Colori arbitrati e antinaturalistici.
LA TAVOLA IMBANDITA – HENRI MATISSE
La tavola imbandita viene rappresentata ben due volte dall’artista, ma lo stile in pochissimo tempo, come si può notare, è completamente mutato. In entrambi i dipinti sono rappresentati gli stessi elementi: due sedie, una finestra: da cui proviene la luce, le caraffe, le fruttiere, e la stessa scena, la figura femminile con il grembiule chiaro, ritratta in tre quarti che sta imbandendo la tavola.
Il quadro espressionistica però è il risultato di un processo di semplificazione estrema e di accentuazione del ruolo del colore, che è diventato l’unico veicolo della luce: tanto più forte è la luce, quanto più viene scelto un colore forte, e soprattutto un accostamento di colori adatto ad accenderli reciprocamente.
Nella opera del 1897 si attraversano tutte le gamme cromatiche, passando per i toni medi e composti. Ciò a cui il pittore presta attenzione sono i riflessi creati dalla luce sopra gli oggetti. Nel quadro espressionistico, invece, egli appare interessato al colore della cosa, dimostrando di avere abbandonato la ricerca, cara agli Impressionisti, sui dati fenomenici determinati dall’incontro fisico tra luce bianca e superfici dei corpi.
Anche la costruzione dello spazio varia drasticamente; in entrambe le opere le indicazioni prospettiche provengono da linee che salgono dal basso a destra verso l’alto a sinistra. Nell’immagine Espressionistica sono presenti tre solo linee oblique che non condividono un unico punto di fuga. Ciò che davvero suggerisce lo sfondamento in profondità è il succedersi di piani colorati in modo diverso: il primissimo piano è senato dal giallo dell’impagliatura della sedia, il secondo dal rosso che confonde e unifica la tavola e la parete, il terzo dal verde della finestra. Gli oggetti inoltre vengono disposti in modo tale da appiattire la scena smentendo in parte anche questa prospettiva tanto semplificata. Il dipinto è pieno di elementi a carattere decorativo, sicuramente di influenza giapponese. Proprio qui la pittura viene concepita dall’artista come l’espressione di emozioni rese attraverso il colore, il suo modo di dipingere ha raggiunto una sintesi estrema, eliminando i mezzi toni e quella parte narrativa e realista che avrebbe potuto distrarre l’osservatore dall’armonia cromatica.

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