Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 05.11.2001 |
Numero di pagine: | 2 |
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BRAMANTE, DONATO
Bramante, Donato di Pascuccio d’Antonio, detto il, architetto e pittore (Monte Asdruvaldo, Fermignano, 1444 - Roma 1514). Fu precursore del gusto e delle conquiste del Cinquecento romano con la sua opera architettonica grandiosa, ricca di effetti prospettici e luminosi. La sua formazione si svolse nell’ambiente urbinate della corte di Federico da Montefeltro, permeato del classicismo albertiano e dell’esperienza prospettica di Piero della Francesca. La prima attività pittorica documentata di B. in Lombardia, prima a Bergamo (1477, decorazione ad affresco della facciata del palazzo del Podestà), poi a Milano (ca 1480-85, affreschi di una sala di casa Panigarola; decorazione della facciata di casa Fontana), dimostra chiaramente la sua formazione di pittore prospettico. Tale esperienza pittorica è fondamentale per la realizzazione della prima opera di architettura di B., la sistemazione della chiesa di S. Maria presso S. Satiro a Milano (1479-83), dove risolse i condizionamenti di spazio imposti dal preesistente edificio con un falso coro prospettico, che ristabilisce l’equilibrio proporzionale dell’insieme, dando al ristretto spazio un’illusoria qualità monumentale e scenografica. Durante l’attività svolta per Lodovico il Moro, B. venne a contatto con i maggiori artisti operosi in quel momento: con Leonardo fu interessato alla sistemazione della piazza e del castello ducale di Vigevano, ancora con Leonardo e Francesco di Giorgio fornì consulenze per il duomo di Milano e per il duomo di Pavia. Importanti lavori condusse in S. Maria delle Grazie, dove progettò, oltre al piccolo chiostro e alla sagrestia vecchia, la grandiosa tribuna. Altre attività degli anni milanesi sono la parziale realizzazione della canonica e dei chiostri di S. Ambrogio (1492-98) e gli interventi al Castello Sforzesco. Ultima testimonianza, pressoché certa, dell’attività lombarda di B. è l’arcone della chiesa di S. Maria Nuova ad Abbiategrasso (1497). Nel 1499, alla caduta di Lodovico il Moro, l’artista abbandonò Milano; a Roma, dove gli stimoli più vivi gli vennero dallo studio dei monumenti e dei sistemi costruttivi degli antichi, ricevette il maggiore impulso alla sua attività da papa Giulio II che gli affiderà incarichi grandiosi: il rinnovamento dei palazzi vaticani (1503), il progetto del cortile del Belvedere (1504), interventi urbanistici con la ristrutturazione di via della Lungara, via Giulia, via dei Banchi (1505-08) e infine il progetto del nuovo S. Pietro (1506). Purtroppo ben poco è rimasto integro di questa straordinaria attività. Perduti sono inoltre il monumentale palazzo dei Tribunali (1506-08) e il palazzo Caprini in Borgo (ca 1510), prototipi per l’architettura civile del Cinquecento. Integri rimangono il coro di S. Maria del Popolo (1505-07) e il tempietto di S. Pietro in Montorio (realizzato ca 1502-10), vero paradigma dell’ideale pianta centrale.