CUBISMO E PICASSO

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

IL CUBISMO
Il Cubismo prese vita agli inizi del Novecento, nel clima generale di nuove sperimentazioni artistiche e scientifiche.
La soluzione proposta dal Cubismo è la resa integrale dell’oggetto, presentato anche nelle parti che normalmente non si vedono, dal momento che gli oggetti non sono visti dagli occhi ma dalla mente, nella loro essenza e nel loro rapporto con lo spazio e il tempo, fuori da ogni logica realistica.
I pittori cubisti non cercano di compiacere l’occhio umano imitando la realtà, né tentando di rappresentarne le impressioni; essi invece si sforzano di costruire una nuova realtà, che sia vera a tutti gli effetti. Anziché descrivere in modo fedele il mondo circostante, i pittori cubisti lo scomponevano in piani e forme geometriche elementari e sintetizzavano in un'unica composizione punti di vista diversi, che nella realtà non potrebbero essere adottati simultaneamente. Influirono profondamente sulla formazione di questo rivoluzionario approccio, che forniva un'attenzione nuova agli aspetti minori e più "essenziali" della natura, la conoscenza dell'arte tribale africana e dell'Oceania, con la sua scarsa attenzione alla resa realistica delle pose e della figura umana, e l'opera del pittore postimpressionista Paul Cézanne, che dava risalto alle strutture geometriche della realtà circostante. Si fa una distinzione infatti tra ciò che è vero e ciò che invece è verosimile: un cubo visto in prospettiva, per esempio, è verosimile, poiché non presenta le caratteristiche reali del cubo, cioè non tutti gli spigoli verticali sono paralleli e uguali tra loro, non tutti gli angoli sono uguali, e per di più non si vedono neanche tutte le facce! Al contrario, lo sviluppo piano di un cubo è la rappresentazione reale di quel cubo.
Nei quadri di Picasso l’oggetto viene rappresentato da una molteplicità di punti di vista così da ottenere una rappresentazione «totale» dell’oggetto. Tuttavia, questa sua particolare tecnica lo portava ad ottenere immagini dalla apparente incomprensibiltà, in quanto risultavano del tutto diverse da come la nostra esperienza è abituata a vedere le cose.
La realtà cubista comprende anche per la prima volta il fattore tempo: il pittore cubista infatti fa entrare il tempo nella sua opera poiché la presenta sotto tutti gli aspetti e da tutti i punti di vista! Quando si tratta di un oggetto, lo ruota tra le sue mani; quando si tratta di una figura umana, le gira intorno, riuscendo così a percepire momenti diversi di una medesima scena.
Il tempo e la percezione
L’immagine naturalistica ha un limite ben preciso: può rappresentare solo un istante della percezione. Avviene da un solo punto di vista e coglie solo un momento. Quando il cubismo rompe la convenzione sull’unicità del punto di vista di fatto introduce nella rappresentazione pittorica un nuovo elemento: il tempo.
Per poter vedere un oggetto da più punti di vista è necessario che la percezione avvenga in un tempo prolungato che non si limita ad un solo istante. È necessario che l’artista abbia il tempo di vedere l’oggetto, e quando passa alla rappresentazione porta nel quadro tutta la conoscenza che egli ha acquisito dell’oggetto.
L’introduzione di questa nuova variabile, il tempo, è un dato che non riguarda solo la costruzione del quadro ma anche la sua lettura. Un quadro cubista, così come tantissimi quadri di altri movimenti del Novecento, non può essere letto e compreso con uno sguardo istantaneo. Deve, invece, essere percepito con un tempo preciso di lettura. Il tempo, cioè, di analizzarne le singole parti, e ricostruirle mentalmente, per giungere con gradualità dall’immagine al suo significato.

Il nome del movimento gli fu dato per la prima volta in accezione negativa da un critico che commentò un quadro di Braque, e si rifà al loro uso di scomporre la realtà in piani e volumi elementari, cioè proprio i cubetti.
La data di inizio del Cubismo si fa convenzionalmente risalire al 1907, anno in cui Ricasso espose il suo “Les demoiselles d’Avignon”, e termina con la prima mondiale, che interruppe bruscamente la grande stagione di questa corrente.

Si possono considerare due momenti del Cubismo: in una prima fase ci si limita a scomporre oggetti della quotidianità, ed è questo il Cubismo analitico; si passa poi a creare forme che non hanno più alcun rapporto con quelle esistenti, ed è questo il Cubismo sintetico.
I dipinti cubisti sono sempre stati molto difficili da interpretare a causa della loro tendenza all’astrazione, in un qualcosa di puramente mentale, senza più alcun rapporto con la concretezza della realtà. E’ per questo che Picasso e Braque cominciarono ad inserire nelle loro opere anche lettere dell’alfabeto e numeri, così da conservare la riconoscibilità di questi elementi. Sempre allo scopo di radicare la propria pittura nella realtà, Braque adottò la tecnica dei papiers collèe, e Picasso quella dei collage. La prima consisteva nell’applicare sulla tela anche pezzi di giornale e carta, mentre la seconda prevedeva l’uso dei materiali più eterogenei: stoffa, gesso, legno e altri, che riuscivano a richiamare direttamente alla mente gli oggetti reali.
Picasso e Braque volevano cogliere nei loro dipinti l’aspetto essenziale degli oggetti: non l’apparenza esteriore, fatta di colori e volumi, che possono cambiare nel tempo, ma la struttura geometrica elementare, che costituisce la caratteristica immutabile delle cose, la loro realtà: non la visione da un solo punto di vista, come nell’arte tradizionale, ma la visione simultanea di tutti i punti di vista di una figura.

PABLO PICASSO
Picasso nacque in Spagna, e già giovanissimo fu avviato agli studi artistici e dimostrò un grande talento, tanto da riscuotere anche molti consensi fra i critici. Di animo irrequieto e indipendente, l’artista ben presto si allontana dalla famiglia per intraprendere una serie di viaggi nella Catalogna. Egli affermava, alla fine dei suoi anni: “A 13 anni dipingevo come Raffaello, c’ho messo una vita per imparare a dipingere come un bambino”, proprio perché la pittura di un bambino, libera dalle regole prospettiche, riuscendo a mostrare contemporaneamente più facciate della realtà, è quella che più si avvicina al gusto cubista.

Nel rappresentare la tristezza e la solitudine dell'uomo, temi cari all'artista in questi anni, egli ricorse all'uso di una contenuta monocromia azzurra che ben si adatta alle sue dolorose e malinconiche immagini e che caratterizza quello che fu definito il "periodo blu", protrattosi fino alla primavera del 1904. Il nome a questo periodo deriva dal fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e triste. Ne risultavano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con cui i quadri erano realizzati.

Nella primavera del 1904 l'artista lasciò la Spagna per trasferirsi definitivamente a Parigi, dove rinsaldò precedenti amicizie e ne fece di nuove, ottenendo una crescente stima per la sua opera, che fin da quest'epoca diede il via al collezionismo. Furono forse anche questi eventi a spingerlo ad abbandonare la tristezza del primo periodo. Il mondo del circo fu tema ricorrente della maggior parte delle opere di quegli anni: saltimbanchi, giocolieri, acrobati e arlecchini furono realizzati con quel morbido color di incarnato che caratterizzò il "periodo rosa".
Gli ultimi mesi del 1906 segnano la cosiddetta epoca negra, nel corso della quale l’artista si interessa alla scultura africana e polinesiana, ricercandovi quella forza espressiva di una umanità incorrotta e non contaminata ancora dai condizionamenti sociali.

Les Demoiselles d'Avignon
Rappresentano il manifesto ideologico del movimento. E’ un dipinto di grandi dimensioni, che è stato più volte corretto, cancellato, riaggiustato e ridipinto. Inizialmente infatti presentava 7 personaggi, dei quali due uomini; poi sono stati cancellati per lasciare il posto solo alle figure dei nudi femminili. Picasso semplifica le geometrie dei corpi e rappresenta anche lo spazio come se fosse esso stesso un corpo, lo materializza, facendolo compenetrare con le figure. Nella realizzazione dei volti delle figure centrali egli si ispira alla scultura iberica tradizionale, mentre quelli delle due figure sulla destra risentono dell’influsso delle maschere polinesiane.
Soprattutto la figura in basso, con gli occhi ad altezza diversa, la torsione esagerata del naso e del corpo, evidenzia come Picasso sia giunto alla simultaneità delle immagini, cioè la presenza contemporanea di più punti di vista.
Ciò che costituisce la grande novità dell’opera è l’annullamento di differenza tra pieni e vuoti. L’immagine si compone di una serie di piani solidi che si intersecano secondo angolazioni diverse.
Le singole figure, costruite secondo il criterio della visione simultanea da più lati, si presentano con un aspetto decisamente inconsueto che sembra ignorare qualsiasi legge anatomica. Vediamo così apparire su un volto frontale un naso di profilo, oppure, come nella figura in basso a destra, la testa appare ruotata sulle spalle di un angolo innaturale. Tutto ciò è comunque la premessa di quella grande svolta, che Picasso compie con il cubismo, per cui la rappresentazione tiene conto non solo di ciò che si vede in un solo istante, ma di tutta la percezione e conoscenza che l’artista ha del soggetto che rappresenta.

GUERNICA
DESCRIZIONE:
E’ questo il manifesto politico ed ideologico di Picasso, che si mostra sempre accesamente democratico ed antifascista, tant’è vero che nella Germania nazista alcune sue opere vennero pubblicamente bruciate sulle piazze, come esempio di arte degenerata. Il soggetto della raffigurazione è il bombardamento di Guernica durante la guerra civile spagnola, quindi un evento reale, anche se è rappresentato con una tecnica (tipica del cubismo) che tende a deformare la realtà, geometrizzare le forme e a utilizzare pochi colori. In questo caso Picasso ha utilizzato solo una scala di grigi per rendere la drammaticità di ciò che stava rappresentando e soprattutto per rendere il senso di morte.
Le dimensioni sono notevoli; la rappresentazione è sia interna sia esterna, come si evince dalla presenza del lampadario al centro e sulla destra di un palazzo in fiamme. A prima vista il dipinto sembra essere un ammucchiamento caotico di cose e persone, ma a ben vedere esso è ben strutturato ed organizzato in tre fasce verticali, delle quali quelle laterali sono simmetriche. Sembra quasi di sentire l’urlo di queste persone, che sono state violate nella propria intimità: sulla sinistra il grido disperato di una donna che porta tra le braccia il cadavere del figlioletto, sulla destra le si contrappone l’urlo di una donna che protende le braccia al cielo.
Sono presenti diversi simboli che aiutano a comprendere il significato drammatico del dipinto:
Il soldato caduto è il simbolo della gioventù distrutta dalle atrocità della guerra;
Le donne, di cui una che scappa, una che regge un lume e un’altra che grida dall’interno di una casa, sono altri segni di dolore e rassegnazione;
La luce non è più quella del Sole (che non continua a splendere su Guernica) ma proviene da due fonti artificiali: la lampada posta al centro della scena e il lume retto dalla donna dentro la casa;
Vi sono segni di morte ovunque, perfino la lingua del cavallo o i raggi del lampadario diventano spade aguzze e taglienti.
Il fiore in mano al soldato e l’uccello (forse una colomba) a sinistra della lampada sono, però, segni di pace e speranza, simboli della vita e della ragionevolezza che, nonostante tutto, avrà comunque la meglio sulla morte e sulla barbarie.

Guernica è il nome di una cittadina spagnola che ha un triste primato. È stata la prima città in assoluto ad aver subìto un bombardamento aereo. Ciò avvenne la sera del 26 aprile del 1937 ad opera dell’aviazione militare tedesca. L’operazione fu decisa con freddo cinismo dai comandi militari nazisti semplicemente come esperimento. In quegli anni era in corso la guerra civile in Spagna, con la quale il generale Franco cercava di attuare un colpo di stato per sostituirsi alla legittima monarchia. In questa guerra aveva come alleati gli italiani e i tedeschi. Tuttavia la cittadina di Guernica non era teatro di azioni belliche, così che la furia distruttrice del primo bombardamento aereo della storia si abbatté sulla popolazione civile uccidendo soprattutto donne e bambini.
Quando la notizia di un tale efferato crimine contro l’umanità si diffuse tra l’opinione pubblica, Picasso era impegnato alla realizzazione di un’opera che rappresentasse la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Decide così di realizzare questo pannello che denunciasse l’atrocità del bombardamento su Guernica. L’opera di notevoli dimensioni (metri 3,5 x 8) fu realizzata in appena due mesi.
Al cavallo Picasso contrappone sulla sinistra la figura di un toro. È esso il simbolo della Spagna offesa. Di una Spagna che concepiva la lotta come scontro leale e ad armi pari. Uno scontro leale come quello della corrida dove un uomo ingaggia la lotta con un animale più forte di lui rischiando la propria vita. Invece il bombardamento aereo rappresenta quanto di più vile l’uomo possa attuare, perché la distruzione piove dal cielo senza che gli si possa opporre resistenza. La fine di un modo di concepire la guerra viene rappresentato, anche in basso, da un braccio che ha in mano una spada spezzata: la spada, come simbolo dell’arma bianca, ricorda la lealtà di uno scontro che vede affrontarsi degli uomini ad armi pari

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