Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia Dell'arte |
Download: | 810 |
Data: | 05.06.2007 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
JOHN CONSTABLE (1776 – 1837)
Nasce a East Bergholt, nell’Inghilterra sud-occidentale, da un padre mugnaio. Trascorrendo i suoi anni nella campagna inglese, tra ispirazione per i suoi futuri soggetti: cieli sconfinati, boschi frondosi, mulini scroscianti d’acqua.
I suoi esordi non sono per nulla promettenti, tuttavia, recatosi a Londra, si iscrive ai corsi di pittura presso l’Accademia Reale.
Attratto dalla natura, si interessa, al paesaggio, che per la prima volta assume la dignità di soggetto artistico. Anche se inizialmente è influenzato da grandi del passato come Tiziano, sviluppa presto uno stile autonomo e personale, la cui libertà gli procurerà amarezze: il suo stile, infatti, predilige lo schizzo immediato.
Barca in costruzione presso Flatford
È il primo punto di arrivo dopo circa un decennio di studi: egli aveva la consapevolezza che solo la conoscenza profonda della natura poteva rendere possibile una pittura veramente capace di destare emozioni.
La scena rappresenta un rudimentale cantiere navale presso il mulino di Flatford.
Il grande barcone in costruzione, orientato secondo la diagonale, è il fulcro attorno al quale ruota la rappresentazione. Sparsi, in primo piano, ci sono utensili e attrezzi vari, come due zappe, due caldari, in uno dei quali bolle la pece per calafatare lo scafo.
L’attenzione ad ogni minimo particolare testimonia che buona parte del dipinto è stata realizzata dal vero, inaugurando la tecnica della en plein air, che caratterizzerà gli impressionisti.
Gli alberi in secondo piano, il fiume che scorre in lontananza e lo sfumare dei campi, sono visti da Constable non come sfondo, ma come soggetti principali.
JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER (1775 – 1851)
Nasce a Londra. A 24 anni viene accettato alla scuola d‘arte della Royal Academy, dove studia la prospettiva. Grande viaggiatore, percorre in lungo e in largo il Galles e la Scozia, ricavandone emozione che rende in paesaggi ad acquarello, o semplicemente schizzati.
Visita poi la Svizzera, la Francia, la Germania, l’Austria e l’Italia, soffermandosi a Torino, Como, Roma, Napoli, Firenze e Venezia.
La luce mediterranea ha un’importanza decisiva nello sviluppo delle concezioni artistiche del pittore, reso celebre dagli scritti di John Ruskin.
Fra i pittori romantici inglesi, Turner è l’interprete più appassionato della poetica del “sublime”, secondo cui, la natura, nella sua potenza e immensità, si impone sull’uomo fino a stordirne i sensi.
Inizialmente mosso dalla volontà di fondere l’aderenza al soggetto con la possibilità di produrre la sensazione del mutamento atmosferico, si indirizza poi verso la ricerca luministica.
La sera del diluvio
L’opposizione fra i toni caldi (al centro) e le forti e cupe ombre (in basso e nell’arco superiore) è quanto di più elevato si possa immaginare per descrivere la terra nel momento in cui il diluvio sta per abbattersi su di essa.
Una massa globulare appena accennata si libra al centro della tela, suggerendo uno sfondamento prospettico. Ad essa si contrappone la terra che si protende in direzione di un’arca.
Verso questa si dirigono gli animali e gli uccelli, che solcano il cielo secondo un arco di circonferenza.
L’immensità del cielo è ridotta a uno spazio esiguo: la volta celeste è limitata da una coltre di nubi scure.
Il mattino dopo il diluvio
Il rosso e il giallo, danno vita a un cromatismo roteante, che simboleggia il potere vivificante della luce.
Turner aveva letto La teoria dei colori di Goethe, e, in questo dipinto concorda con lo scrittore presso la capacità del rosso e del giallo di provocare sentimenti positivi.
Vaghe forme umane sono trascinate nel vortice di luce. Mosè scrive la Genesi, mentre un serpente al centro ricorda la storia degli ebrei nel deserto.
Dopo il diluvio, è il giorno della rinascita, l’ottimismo dell’inizio.
Il colore asseconda lo stato aurorale, mentre il vortice attrae il genere umano vero un radioso futuro.
Il diluvio, ha da sempre affascinato gli artisti, e, in questo dipinto pare aver trovato la massima forza evocativa, prima che Kandinskij liberi il colore dalla prigionia della forma.