Caravaggio

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
Download:190
Data:26.03.2000
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
caravaggio_6.zip (Dimensione: 4.7 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_caravaggio.doc     25 Kb


Testo

Michelangelo

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio
(Milano, 1571 - Porto Ercole, Grosseto, 1610)

Dopo l'apprendistato compiuto a Milano presso il pittore bergamasco Simone Peterzano, Caravaggio si trasferisce a Roma intorno al 1593. Qui inizia a lavorare nella bottega del Cavalier d'Arpino dove dipinge nature morte e crea alcune scene di genere con figure di adolescenti come il Ragazzo con canestro di frutta (1593) o il Ragazzo morso dal ramarro (1593). L'anno successivo entra al servizio del suo primo protettore romano, il cardinale Francesco Maria del Monte che gli commissiona, tra il 1594 e il 1599, la decorazione del gabinetto alchimistico del proprio palazzo (Casino Ludovisi) e alcuni dipinti tra cui il Concerto, la Buona ventura, il Suonatore di liuto, la Medusa e, probabilmente, il Bacco e il Canestro di frutta. Grazie al suo mecenate, Caravaggio entra in contatto con prestigiose e nobili famiglie romane che gli commissionano altri dipinti quali l'Amore vittorioso e la Cena in Emmaus. Tra il 1599 e il 1600 riceve due incarichi pubblici di grande rilievo: il ciclo per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1601), di cui ricordiamo il San Matteo e l'angelo, e un ciclo analogo per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo con la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo . Tra le opere realizzate durante il soggiorno romano si ricordano il Riposo nella fuga in Egitto, la Deposizione (1603 ca.), la Madonna della Serpe (1603 ca.) e La morte della Vergine (1605 ca.). Costretto a fuggire da Roma, dopo aver ucciso un uomo in una rissa, giunge a Napoli nel 1607 dove esegue numerosi dipinti, tra cui le Sette opere di Misericordia per la Chiesa del Pio Monte della Misericordia. Nel 1608 si trasferisce a Malta e, dopo aver dipinto San Gerolamo, la Decollazione del Battista e Amore dormiente, fugge nuovamente in seguito a un litigio, ma viene raggiunto e aggredito a Napoli dagli emissari dei Cavalieri dell'Ordine. Intenzionato a tornare a Roma, confidando nell'appoggio del papa, sbarca a Porto Ercole, ma qui viene arrestato per errore; rilasciato dopo due giorni in condizioni deliranti, Caravaggio muore sulla spiaggia il 18 luglio 1610.

San Matteo e l'angelo
Dall'oscurità dello sfondo emergono in primo piano le figure di San Matteo e dell'angelo, saldamente modellate dalla luce.
Essa esalta i colori delle vesti, cosi da semplificare la composizione che pare nascere dal contrapporsi tra il rosso del mantello ed il giallo oro della tunica dell'evangelista ed il velo bianco dell'angelo.
Questi è sospeso nel vuoto, avvolto in un gorgo di pieghe, e gli detta la genealogia di Cristo computandola con le dita.
La sua apparizione ha sorpreso il santo, che stava scrivendo puntellandosi con il ginocchio su di uno sgabello traballante, in bilico sull'orlo del quadro.
Ora ha interrotto di scrivere e scruta con occhi attenti il volto del messaggero divino per riportarne fedelmente le parole all'inizio del suo Vangelo.

Deposizione nel sepolcro
Caravaggio ambienta la scena della Deposizione all'esterno del sepolcro, collocando i sei protagonisti sopra la pietra tombale provvisoriamente spostata: Nicodemo e San Giovanni sorreggono con fatica il cadavere livido del Cristo, mentre le tre Marie assistono dolenti al suo seppellimento.
Il gruppo di figure appare quasi compresso entro i limiti del quadro, in un concatenarsi di moti e gesti che parte dal braccio abbandonato del Cristo e culmina nel gesto disperato di Maria di Cleofe.
Nelle braccia alzate della donna si esprime il dolore provato da ognuno, che le mani aperte propagano nello spazio circostante.
Il dramma della rappresentazione investe e coinvolge anche lo stesso spettatore, il cui mondo è come aggredito dal gomito di Nicodemo e dallo spigolo della pietra tombale, che sembrano sporgere al di qua della tela.

Canestro di frutta
Dal 1607 il dipinto, eseguito tra il 1595 e il 1596, figura nella collezione del cardinale Federico Borromeo, che probabilmente l'aveva acquistato durante il soggiorno romano.
Il cardinale amava molto quest'opera, tanto che descrivendola, ricordava di non essere riuscito a trovarle un pendant, a causa della sua incomparabile bellezza.
Il canestro è visto dal basso e domina in primo piano.
Da questa prospettiva risaltano la trasparenza dei chicchi d'uva, la luminosità della mela, la morbida rugosità del fico.
L'occhio dell'artista indaga ogni aspetto della realtà rappresentata ed indugia sul frutto bacato, sulle foglie accartocciate o mangiate dai vermi.
Pochi anni più tardi il pittore affermerà il principio dell'imitare bene le cose naturali e la convinzione che "tanta manifattura gli è a fare un quadro buono di fiori come di figure", proclamando la pari dignità di tutti i generi pittorici.
Già in questo dipinto giovanile emerge l'importanza che la luce acquisterà nelle opere mature del maestro anche se qui è ancora predominante come elemento costruttivo e chiaroscurale, come emerge in particolare nella foglia di fico all'estrema destra.

Esempio