Botticelli

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Botticèlli(Sandro), soprannome di Sandro Filipepi, pittore italiano (Firenze 1445- 1510). Figlio di Mariano “galigaio” (conciatore di pelli), a tredici anni “sta a legere ed è malsano”, ma già nel 1470, dopo essere stato successivamente presso un orefice e nelle botteghe di Filippo Lippi (1465-1467), del Verrocchio e di Antonio Pollaiolo, aprì a sua volta bottega e si affermò come pittore di chiara fama. Sembra che il soprannome gli sia venuto dal fratello maggiore Giovanni “sensale al Monte”, detto il Botticello.
Protetto dai due rami dei Medici, cioè da Lorenzo il Magnifico e da Lorenzo di Pier Francesco, a contatto con la migliore società e cultura del tempo (i Bini, i Tornabuoni, i Soderini, i Pucci, il Ficino, il Poliziano e gli umanisti della corte medicea), la sua vita e la sua arte, le sue idee, la sua filosofia e il suo particolare misticismo crebbero senza scosse nell'ambito fiorentino dal quale egli si allontanò solo nel 1481-1482 per gli affreschi della Cappella Sistina. Preceduta da piccole Madonne e ritratti, la più parte di attribuzione e data contestate, la sua prima commissione ufficiale e opera documentata è la Fortezza(1470, Uffizi), ove la tipologia e il modellato scultoreo verrocchiesco divengono espressione di intensa inquietudine.
Ma l'inconfondibile grafia botticelliana, maturata dalle esperienze del Lippi, del Verrocchio, del Pollaiolo, e che sempre più era venuta approfondendosi, meglio appare nel dittico di Giuditta e Oloferne (1472, Uffizi), ove la storia si trasforma nel mito, e nei ritratti, ove, di volta in volta, il lume dell'intelligenza (Uomo della medaglia, Uffizi), la nobiltà dell'animo (Adolescente, Londra, National Gallery), l'ansia del sentimento (Giuliano de' Medici, Bergamo, Accademia Carrara) si riflettono nello specchio pacato dell'arte. Un anno dopo l'Adorazione dei Magi, dipinta per la chiesa di Santa Maria Novella nel 1477 circa (Uffizi), in cui un tempo e uno spazio non storici ma mitici sono fatti reali da un'eccezionale saldezza ritmica e costruttiva, ha inizio la serie delle allegorie e dei miti antichi: La Primavera (1478, Uffizi), Pallade doma il centauro (1482, Uffizi), Venere e Marte (148
3, Londra, National Gallery), la Nascita di Venere (1484, Uffizi).
Si inseriscono tra il 1481 e il 1482 i dipinti della Cappella Sistina (Prove di Mosè, Prove di Cristo, Punizione dei ribelli), grandi affreschi ove, tra particolari stupendi, si rivela l'insofferenza dell'artista per le vaste superfici e la sintetica pittura monumentale. Anche se la Madonna del Magnificat (Uffizi) è anteriore alla Nascita di Venere, le allegorie mitiche chiudono un periodo e ne aprono un altro (1484-1490), quello dei tondi e delle pale, della trasfigurazione poetica di emozioni religiose. Nascono così la Madonna della Melagrana (1487, Uffizi), la pala di san Barnaba (Uffizi), e l'Annunciazione (Uffizi), l'Incoronazione della Vergine (Uffizi), la Madonna del padiglione (Milano, Ambrosiana), e infine i due Compianti di Cristo, di Monaco di Baviera (Pinacoteca) e di Milano (Museo Poldi Pezzoli), ambedue posteriori al 1490, ma che in un certo senso chiudono questo periodo. E mentre le storie di Virginia (Bergamo, Accademia Carrara) e di Lucrezia (Boston, Museo) proclamano l'insufficienza del mito e la Calunnia (1497, Uffizi) l'insufficienza dell'antica saggezza, le allegorie mistiche: Ultima comunione di san Girolamo (New York, Metropolitan Museum), Natività mistica (Londra, National Gallery), Crocifissione mistica (Cambridge, Massachusetts, Museo), sono le ultime voci del coerente mondo poetico del Botticelli, ispirato dall'umanesimo e profondamente spiritualizzato.
Il Botticelli chiude l'umanesimo fiorentino, quello che ebbe inizio con Masaccio e Brunelleschi. L'intensità espressiva, l'acutezza del tratto, i colori luminosi scelti più a esprimere sentimenti che a ricreare una realtà naturale, la luce ferma sul moto scattante delle figure fanno del pittore l'artista più affascinante e rivelatore del suo tempo. Si ricordano ancora i cento disegni per la Divina Commedia, che rivelarono il Botticelli come unico illustratore all'altezza del poeta, purtroppo quasi tutti dispersi.

Esempio



  


  1. Antonietta Andreano

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