Materie: | Altro |
Categoria: | Storia Dell'arte |
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Data: | 04.01.2006 |
Numero di pagine: | 6 |
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Testo
Caratteristiche generali
Sono almeno tre i temi di base che si ritrovano continuamente nell'arte tradizionale africana: 1) la distinzione fra foresta e villaggio; 2) i rapporti problematici fra i due sessi; 3) la lotta per non farsi sopraffare dalle varie forze naturali e soprannaturali e per raggiungere determinati fini.
Il senso del dualismo fra foresta e villaggio pervade tutta l'Africa, anche se esso viene espresso in forme che variano da un luogo a un altro. Ad esso è sottintesa la nozione che il mondo è formato da due sfere complementari: quella della natura esuberante e selvaggia, caotica e indomata; l'altra, quella della cultura, dominata dall'ordine, dal controllo, dalla misura, dal prevedibile, insomma il mondo umano del villaggio. Gli Ibo della Nigeria esprimono questo dualismo per mezzo di maschere e di copricapi: il maschio simbolizza l'elefante, la più forte di tutte le creature della foresta; la femmina simbolizza la cultura ed ha una delicata acconciatura che deve esprimere la raffinatezza e la civilizzazione.
Presso gli Yaka e presso altre popolazioni congolesi le maschere che presiedono ai riti dell'iniziazione sono fatte di materiale boschivo rozzo e con lineamenti piuttosto astratti; quelle che invece vengono usate alla conclusione del rito - quando, nell'accezione simbolica, i ragazzi si sono trasferiti dallo stato di natura allo stato di cultura - sono fatte di legno, con lineamenti più naturalistici e intendono burlarsi delle debolezze umane. Presso i Dogon del Mali la distinzione è rappresentata figurativamente mediante il contrasto fra le forme a spirale (la natura) e quelle rettangolari (la cultura).
Nel trattare i problemi delle relazioni fra i due sessi e le varie questioni di contorno, molte società africane usano l'arte come espediente terapeutico. Per esempio i Baule della Costa d'Avorio fanno delle figurine intagliate che vogliono rappresentare l'essere amato nelle proprie fantasie; credono infatti che, se si ingelosiscono, questi esseri possono procurare interminabili problemi ai viventi e alle loro mogli o mariti.
In ogni caso gli africani non rimangono mai passivi di fronte alle più potenti forze naturali o soprannaturali. La principale funzione dell'arte, infatti, nella società tradizionale africana, è sempre stata quella di tentare di dominare le forze che influiscono sulla vita della gente. Queste forze non sono ritenute idealmente solo buone o solo cattive, come avviene nella società occidentale; sono considerate invece influenzabili, malleabili e controllabili, purché si riesca a trovare il sistema appropriato. Così gli Yoruba della Nigeria sud occidentale eseguono complicate cerimonie mascherate, chiamate gelede, per onorare e ingraziarsi le streghe; alla base di quest'usanza c'è la concezione antropomorfica per cui si pensa che se l'adulazione ha effetto sulla gente comune, deve avere effetto anche sulle streghe.
Altre maschere, volutamente repellenti, che devono servire a cacciare le streghe, come quelle dei Senufo, "mangiatori di fuoco" della Costa d'Avorio, e altri esempi simili delle popolazioni della savana, vanno interpretate come un contrattacco violento alle forze magiche, che contrappone letteralmente il fuoco al fuoco.
Dogon
I popoli Dogon vissero e vivono nella zona fra il Niger e il Sanaga, in questa zona arida invocare l'abbondanza dei raccolti è di importanza essenziale, quanto lo è in ogni società l'invocare la benevolenza degli antenati e trasmettere ai giovani la dottrina tradizionale degli anziani. A questo fine vengono rivolti sacrifici e danze alle maschere e alle immagini che rappresentano leggendari antenati. Tra i Dogon le forme tendono ad essere piuttosto stilizzate, austere e angolose, hanno subito molte influenze nel corso del tempo e tra i maggiori soggetti riscontriamo oggetti funerali, maschere di dei e anziani policrome e oggetti di uso quotidiano co figure animali, forse a causa delle influenze esterne si riscontrano diverse somiglianze nell’uso dei materiali e in quello del colori.
Nok
La cultura Nok fu riscontrata in tutta l’africa ma specialmente a nord della Nigeria e della costa d’avorio. Quelle della tradizione Nok sono le più antiche sculture conosciute mai trovate nell'Africa sub-sahariana, e si ha l'impressione che proprio queste sculture abbiano aperto la strada alla tradizione di stupendi ritratti in terracotta e in bronzo che si è sviluppata più tardi nella città santa di Ife (di cultura Dogon), nella Nigeria occidentale. Essendo questa cultura così antica William Fagg, archeologo che per primo trovò reperti Nok, si disse meravigliato del ritrovamento di molte maschere in ferro che significavano una avanzata metallurgia artigianale. Alcuni popoli moderni, nella regione del Sudan centrale, come i Tiv, gli Jukun, i Chamba e gli Afo, scolpiscono maschere o figure, che impressionano per la loro somiglianza con quelle Nok, questo suggerisce l'ipotesi di antichi collegamenti attraverso la savana, che sarebbero stati interrotti approssimativamente nell'ultimo millennio dalle incursioni islamiche.
Akan
L'arte dei popoli Akan (Ashanti) è la più ricca e complessa di tutta quanta l'Africa; e le popolazioni, assai conosciute, sono quelle del Camerun occidentale e la Guinea .
Questi gruppi sociali erano tradizionalmente raffinati, in carattere con la monarchia divina e con altre istituzioni centralizzate; nella loro arte vengono utilizzati materiali nobili quali oro, argento, seta e avorio, nonché bronzo, ottone e perline colorate. Corporazioni specializzate di artisti vicini alle corti producevano elaborate opere di artigianato, ad uso e consumo, in genere, dei governanti. La produzione artistica della
Guinea costiera comprende sgabelli, tamburi, stoffe riccamente decorate, vasellame, figurine in terracotta, spade ornamentali, maschere in miniatura, pettini, specchi dorati, bastoni, recipienti, pifferi e altri strumenti musicali intagliati nell’ebano. La prosperità di questa regione e la conseguente ricchezza artistica era dovuta in parte al lucroso commercio con le navi europee, che cominciarono a frequentare le coste dell'Africa occidentale fino dagli ultimi anni del XV sec., ma questo col tempo influenzò l’arte di quei popoli che ora è totalmente alterata .
Baulè
Erano i popoli più conosciuti della foresta equatoriale, che si estende su tutto il Gabon e la parte settentrionale dello Zaire. Questa regione, che è tutta coperta da fitte foreste pluviali, salvo dove gli alberi sono stati abbattuti per l'agricoltura, accoglie ancora i Pigmei, gli originari abitanti, cacciatori e agricoltori. I popoli agricoli con una produzione artistica cominciarono a introdursi in questa regione della Nigeria meridionale circa 2000 anni fa, durante quella che viene spesso indicata come "l'espansione Bantu". Le loro forme d'arte comprendono numerose maschere, figure, armi dai bellissimi disegni, oggetti divinatori e feticci intagliati, pitture murali, strumenti musicali e utensili pratici. Un motivo decorativo spesso ricorrente è la cosiddetta faccia a forma di cuore, che risolve la faccia in forma concava, dall'incavo degli occhi fino presso la bocca. Questo motivo potrebbe benissimo essere stato importato dagli immigranti Bantu dalla Nigeria, e al contrario di tutto il resto delle tradizioni artistiche sia rimasto, anzi si sia col tempo fortificato.
Bundu
Gli stili che si sono sviluppati in prossimità delle bocche del fiume Congo hanno subito, verso il 1500, l'influenza dei portoghesi, che convertirono al cristianesimo il re (il Mani-Congo) e molti dei suoi cortigiani. Durante i tre secoli seguenti l'influenza portoghese introdusse un gran numero di temi cristiani. In seguito al ritiro dei portoghesi molti di questi simboli presi a prestito acquistarono significati pagani; per esempio, il crocifisso divenne simbolo del massimo potere. Sembra che abbiano origine cristiana anche altre forme d'arte del Congo inferiore, fra cui le statue mortuarie in pietra, i gruppi statuari di madri e bambini e i feticci trapunti di chiodi,
dell’arte precedente si sono ritrovati solo poche maschere e qualche figura ma si sono riscontrati poche similitudini fra opere pressoché vicine e questo fa pensare che ogni villaggio avesse dei propri moduli.
Baluba
Nell'ampia cintura dell'altopiano dell'Africa centrale ci sono molte popolazioni Bantu ma soprattutto popolazioni Baluba. Ciò che origina e rende necessaria la produzione d'arte presso questo popolo, sono probabilmente i riti di iniziazione, che segnano il passaggio dei ragazzi dall'adolescenza alla virilità. Fanno parte di queste iniziazioni maschere, costumi, figure ed effetti teatrali spettacolari, che hanno spesso anche una funzione didattica sia in senso culturale, sia per insegnare quale contegno si addice all'uomo. I Baluba della parte centrale dello Zaire, in aggiunta ai complessi riti di iniziazione, hanno raffinate ed elaborate forme d'arte in cui si trovano ritratti regali scolpiti nel ebano, eleganti coppe, tamburi e recipienti.
Forse l’unico popolo dall’arte più ricca di quella Baluba fu quella Akan con la quale si presume ci possano essere stati contati tutt’atro che amichevoli attorno al IX sec.
GHANA, SCULTURA AKAN
Quest’opera probabilmente scolpita per essere affissa alla sommità di un bastone cerimoniale è un chiaro esempio di arte Akan; per primo punto l’opera è stata intagliata in un legno pregiato, le superfici al contrario di opere di molti altri popoli dell’africa son ben levigate, raffigura un uomo con la fisionomia tipica di quei popoli che è il piedi su un piedistallo stando in equilibrio su una sfera, le forme sono ricercate e il piedistallo e la sfera sono adornati con motivi geometrici; l’opera presenta volumi pieni e ben equilibrati, tanto equilibrati che in un primo studio l’archeologo che lo trovò pensò si potesse trattare di un gioco di pesi che ancora oggi è usato dai neonati, si pensò che l’omino avesse la funzione di stare sempre in piedi ma questa ipotesi fu smentita dal ritrovamento di altre opere di questo genere non così equilibrate ferme su altri solidi.
L’espressione dell’uomo è supplichevole, sembra aspettare e essere estremamente attento, la figura dell’uomo è sproporzionata, la testa è più grossa del resto del corpo le braccia più lunghe delle gambe, e il collo estremamente lungo, “la lunghezza del collo però potrebbe essere dovuta ad una reale sproporzione che probabilmente possedevano quei popoli”, questa è una citazione di A.Rety che per anni a potato avanti degli scavi nella Guinea settentrionale.