Materie: | Tesina |
Categoria: | Scienze |
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Data: | 10.06.2005 |
Numero di pagine: | 5 |
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Testo
Che cosa è l’evoluzione
Studiando la storia della Terra e della vita, sorge spontaneo chiedersi che cosa abbia “plasmato” le forme viventi, dalle prime semplici cellule che comparvero negli ambienti acquatici dell’era archeozoica fino alle specie attualmente viventi. Il processo di graduale cambiamento delle specie viventi nel tempo prende il nome di evoluzione. Le testimonianze fossili mostrano che tutte le specie viventi discendono da forme più semplici: L’evoluzione porta verso organismi sempre più complessi. Ciò non esclude che esistano numerose specie semplicissime che sopravvivono da centinaia di milioni di anni, convivendo con altre più evolute e complesse. I fossili forniscono prove che le specie viventi si sono modificate nel tempo, ma non ne spiegano le cause e i modi. A questo proposito sono state elaborate diverse teorie.
La teoria di Lamarck
Il primo scienziato europeo che elaborò una teoria sistematica dell’evoluzione fu Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829). Nel 1801 ipotizzò arditamente che tutte le specie, discendessero da altre specie. Lamarck era particolarmente interessato agli organismi unicellulari e agli invertebrati. Egli aveva osservato che generalmente le rocce più antiche contenevano fossili di forme più semplici. Interpretò questo fatto nel senso che le forme più complesse sarebbero derivate da forme più semplici mediante una specie di progressione. Secondo la sua ipotesi, questa progressione è regolata da due principi fondamentali.
- Ereditarietà dei caratteri acquisiti in vita : possibilità di trasmettere i caratteri acquisiti in vita alle generazioni successive.
- Teoria dell’uso e del disuso: poiché gli esseri viventi si evolvono per ambientarsi nell’ambiente circostante, essi mantengono solamente le strutture che utilizzano, mentre eliminano le strutture inutili.
L’esempio più famoso usato da Lamark a sostegno della sua teoria è quello che riguarda il collo delle giraffe. La giraffa vive in ambienti in cui il suolo è per lunghi periodi dell’anno quasi privo di erbe; perciò, per nutrirsi essa è costretta a brucare le foglie degli alberi. Il continuo esercizio fatto per raggiungere i rami più alti avrebbe causato nel corso delle generazioni un allungamento del collo. Questo carattere, originariamente proprio di pochi individui, si sarebbe poi trasmesso di generazione in generazione diventando proprio della specie.
Il punto debole della teoria di Lamarck: i caratteri acquisiti non si trasmettono.
Nel meccanismo evolutivo proposto da Lamark c’è un punto debole:se è vero che l’uso ripetuto di certe parti del corpo ne produce un rafforzamento e una modificazione, è altrettanto vero che queste modifiche non si trasmettono alle generazioni successive. Per esempio i figli di coloro che praticano sport non nascono con una muscolatura più sviluppata del normale. Il grande merito di Lamark resta comunque quello di aver contrapposto alla teoria dell’immutabilità nel tempo delle specie quella dell’evoluzione.
Lo sviluppo della teoria evolutiva di Darwin
Si è generalmente d’accordo nel riconoscere che la persona che influenzò maggiormente Darwin fu il geologo britannico Charles Lyell (1797-1875).
Quando Darwin s’imbarcò sul brigantino inglese “Beagle”, portò con sé il primo volume di Principi di Geologia di Lyell, appena pubblicato, e il secondo volume gli fu spedito quando era già in viaggio. Lyell si opponeva alla teoria delle catastrofi, fornendo invece nuove prove a sostegno della teoria di Hutton.
Secondo Lyell, la somma dei lenti e costanti effetti delle forze naturali aveva prodotto continui cambiamenti nel corso della storia della Terra; dal momento che questo processo è manifestamente lento, deve aver operato su tempi molto lunghi.
Mentre il “Beagle” veleggiava lungo la costa atlantica dell’America meridionale, attraversava lo stretto di Magellano, risaliva lungo la costa del Pacifico, Darwin spesso lasciava la nave per esplorare l’entroterra, osservare i ricchi letti fossiliferi dell’America meridionale e collezionare esemplari di molti nuovi tipi di animali e piante.
La cosa più interessante per Darwin fu l’osservazione degli animali e delle piante nell’arcipelago delle Galapagos. Infatti, ogni isola ha il suo tipo di testuggine che differisce in qualche particolare dalle testuggini delle altre isole. Inoltre, vi era un gruppo di fringuelli, 13 specie complessivamente, che differivano tra loro nella grandezza e nella forma dei corpi e dei becchi, pur essendo tutti chiaramente fringuelli.
Nel 1836, Darwin ritornò in Inghilterra. Nel 1838, lesse un saggio del reverendo Thomas Malthus. In questo libro, Malthus prevedeva che, se la popolazione umana avesse continuato ad aumentare così rapidamente, sarebbe stato impossibile sfamare tutta la popolazione. Darwin sapeva che le conclusioni di Malthus erano vere per tutte le specie viventi. Darwin calcolò che una coppia di elefanti produrrebbe, circa 19 milioni di elefanti in 750 anni, eppure il numero medio di individui rimane generalmente lo stesso nel tempo. Sebbene una coppia possa produrre in teoria 19 milioni di discendenti, in pratica, ne produce in media, solo due. Il processo mediante il quale questi due animali sono “scelti” fu chiamato da Darwin, selezione naturale.
La selezione naturale
Darwin osservò che nelle specie migliori ogni coppia genera più discendenti di quanti sono necessari a rimpiazzare gli adulti che muoiono. Si rese conto tuttavia che non tutti i discendenti sopravvivono. Darwin arrivò alla conclusione che le creature o le piante devono lottare per sopravvivere. Le possibilità di sopravvivenza di un essere vivente dipendono da molti fattori, uno dei quali è anche la capacità di trovare cibo sufficente e di sfuggire ai propri nemici. Inoltre capì che gli individui di un particolare gruppo o specie non sono assolutamente simili tra loro. Ci sono alcune differenze che possono favorire la sopravvivenza di un particolare individuo abbastanza a lungo da poter generare un maggior numero di discendenti. Ad esempio alcuni animali dello stesso gruppo possono avere un colore di pelle o di pelo differente, che li rende meno facilmente visibili degli altri. Se questi individui si accoppiano tra loro è possibile che trasmettono questo loro vantaggio anche alla prole. In modo graduale questa differenza nel colore della pelle o del pelo sarà acquisito da un numero sempre maggiore di discendenti. La specie si sarà evoluta.
Quando individui con certe caratteristiche ereditarie sopravvivono e si riproducono e altri con caratteri ereditari diversi sono eliminati, la popolazione lentamente si modifica.
La differenza fondamentale tra la formulazione di Darwin e quella di ogni altro predecessore è il ruolo centrale delle variazioni. Le specie si originano quando le differenze tra individui nell’ambito di un gruppo sono gradualmente convertite, nel corso di molte generazioni, in differenze tra gruppi. Questo può verificarsi a mano a mano che i membri del gruppo originale si separano nello spazio e nel tempo, e sono sottoposti a forze ambientali differenti.
La selezione naturale fu una delle sue più importanti teorie ed egli la espose nel libro “L’Origine delle Specie”, su cui rifletté per più di vent’anni; fu pubblicato il 24 novembre 1859 e da allora il mondo occidentale non è più stato lo stesso. L’evoluzione è il filo conduttore unificante di tutti i diversi fenomeni del mondo vivente.
L’adattamento all’ambiente
La selezione naturale favoriscre gli organismi più adatti, cioè quelli che riescono più facilmente a superare le difficoltà dell’ambiente in cu vivono. Il carattere che accresce la probabilità di sopravvivenza di un individuo è detto adattamento. Tale carattere può riguardare le sue funzioni biologiche, la forma del suo corpo o il suo comportamento.
L’adattamento
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La teoria dell'evoluzione: tesina di scienze