"Scienza e società oggi" di Renato Dulbecco

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Categoria:Scienze
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Testo

Laura Zoboli II A
“SCIENZA E SOCIETA’ OGGI” di Renato Dulbecco
CAP1:premessa, la scelta del tema
Il tema affrontato concerne il problema dei rapporti tra scienza e società, prendendo soprattutto in considerazione la paura che la società stessa nutre nei confronti della scienza. L’autore reputa opportuno intensificare i rapporti tra il mondo degli scienziati e il pubblico. Il dialogo e il confronto fra scienza e società vanno nella direzione di rendere le società partecipi di quanto stia realizzando la ricerca scientifica. Dulbecco ha deciso di trattare questo tema basandosi sulla sua diretta esperienza di ricercatore scientifico, nel tentativo di agevolare il pubblico a intendere la mentalità, le ansie, le inquietudini e le speranze dei ricercatori. Le paure che la società nutre nei confronti della scienza possono essere meglio intese se si comprende l’attività realizzata dallo scienziato, un uomo come tutti gli altri uomini, soggetto a errori e a emozioni.
CAP2:il rapporto tra scienza e società
La scienza appartiene alla società e la stessa società non costituisce affatto una realtà scissa dalla dimensione della ricerca scientifica. Infatti la scienza esiste sempre all’interno di una determinata società mentre le società umane hanno sempre convissuto con un determinato sapere scientifico. La riflessione di Dulbecco affronterà in particolare gli aspetti caratteristici che rendono la scienza un’attivita “speciale”, anche se si svolge all’interno della società. Egli adotterà un punto di vista peculiare, che muove dall’ottica radicata nel mondo della ricerca scientifica, per meglio intendere il rapporto che può instaurarsi tra le comunità scientifiche e la società umana nel suo complesso. Inoltre si cercherà di comprendere perchè la società contemporanea ha paura della scienza e da dove provenga questa paura.
CAP3:come lavora uno scienziato?
Le attitudini e i bisogni degli scienziati, a confronto con quelli della società, risultano essere molto diversi. Lo scienziato segue, nelle sue attività, un percorso ben definito e attraversa stadi successivi ben precisi. In uno di questi stadi egli si può porre un problema specifico, per il quale deve dedicarsi allo studio e alla ricerca. Il ricercatore arriva poi a delineare un’ ipotesi, che deve verificare in laboratorio, tramite esperimenti. L’attività dello scienziato va dunque avanti alternando continuamente le ipotesi e gli esperimenti.
CAP4: dietro ogni conoscenza si cela sempre dell’ignoranza
Quando un’ipotesi sopravvive a tutte le prove viene accettata come una vera possibilità. Tuttavia una possibilità non è una verità, perché la verità assoluta non si raggiunge mai. Per questa ragione occorre sempre tener presente che in ogni ambito di ricerca esistono elementi sconosciuti. La scienza infatti è sempre aperta a tutte le revisioni e sempre attenta a intrecciare le ipotesi alla dimensione sperimentale.
CAP5:la nascita del concetto di gene
Nell’ottocento, sulla base di indagini sperimentali, Mendel aveva formulato l’idea fondamentale che alcune caratteristiche individuali dei singoli organismi fossero dovute a fattori ereditari. Nei primi anni del novecento Morgan pensava che le osservazioni di Mendel potessero essere spiegate in altro modo, dato che mancavano delle prove sperimentali rilevanti. Egli prese in considerazione particolare il comportamento della Drosofila, un moscerino della frutta; attraverso questo studio Morgan confermò le idee di Mendel, aggiungendovi anche caratteristiche concernenti i cambiamenti improvvisi, poi indicati con il termine di mutazioni. Questi fattori ereditari furono dunque identificati nei “geni”, solo successivamente si sono scoperti i cromosomi. Il gene diventava dunque una sorta di punto su una linea, rappresentata dai cromosomi. Studiando i virus si è poi visto che il gene possedeva una dimensione, e che dunque era un segmento. Solo in un tempo molto posteriore si è infine scoperto che il gene era DNA. Tuttavia in quel momento storico il DNA appariva solo come una sostanza vischiosa, più avanti si è scoperto che il DNA possiede una specifica struttura filiforme e allora si è finalmente compreso che i geni costituiscono una parte di questa struttura.
CAP6:che cos’è il genoma?
Nel termine genoma figura la desinenza “oma” che indica un’insieme di cose simili, in questo caso di geni. Fino a non molti anni fa il genoma veniva inteso o come una cordicella di DNA con delle palline, i geni, oppure come una stringa di DNA sulla quale erano collocati dei segmenti chiamati geni. Oggi questi punti di vista appaiono incompleti, in quanto ogni segmento del DNA deve essere considerato tanto come una sostanza quanto come un messaggio. Entrambe queste proprietà sono rivelate dalla sequenza delle sue basi; leggendo le basi possiamo quindi approfondire la conoscenza dei geni. In sintesi il genoma costituisce il vero cuore di un organismo, poiché raccoglie l’informazione indispensabile per costruire le proteine.
CAP7:la ricerca scientifica è sempre aperta
La ricerca va sempre avanti, non esistono punti fermi insuperabili, solo punti fermi “temporanei”. Si può affermare che le conoscenze scientifiche progrediscono sempre a gradi: la verità assoluta infatti non si raggiunge mai.
CAP8:la ricerca scientifica e il pubblico, il caso Di Bella
Il pubblico tende ad assimilare solo ciò che gli piace e che gli è immediatamente utile. Si fa riferimento al “caso Di Bella”, quando si è inposta l’idea che possedesse una sua cura del cancro tramite pillola. Questa idea è stata accettata con grande entusiasmo dalla popolazione: risultava infatti essere molto più agevole della chemioterapia. Di conseguenza è occorso molto tempo per convincere che il metodo “Di Bella” non era efficace. In tale maniera dunque una questione strettamente medica si è trasformata in un caso politico. Un altro caso di conflitto tra scienza e società è quello di Galileo e del suo rapporto con la Chiesa cattolica del tempo. Oggi questo conflitto sembra essere stato ricomposto, tuttavia è effettivamente esistito, e può ancora ripresentarsi.
CAP9:l’ostacolo del linguaggio specialistico
Capita spesso che lo scienziato, a causa del suo linguaggio specialistico, estremamente tecnico, non sia più in grado di comunicare con il grande pubblico e non riesca a spiegare il suo progetto di ricerca. In questo caso il linguaggio specialistico si trasforma in un limite: lo scienziato mostra così la preoccupante tendenza a chiudersi nel suo mondo. Questa incapacità di spiegare correttamente il significato delle proprie ricerche a un pubblico di non specialisti costituisce una grave responsabità degli scienziati.
CAP10:l’eccessiva fiducia degli scienziati nei loro risultati
Spesso lo scienziato mostra di nutrire una fiducia eccessiva nei suoi risultati. Per esempio un genetista inglese, lavorando con i moscerini della frutta, si rese conto che esiste una connessione diretta tra il gene e una determinata caratteristica del moscerino. Egli ritenne che si potesse applicare addirittura alla personalità di un essere vivente. Quindi giunse alla conclusione che tutti gli individui con comportamento cattivo non dovevano essere messi in condizione di poter trasmettere ad altri i loro geni: propose pertanto di castrare gli individui cattivi e purtroppo questo è accaduto. Un altro esempio è connesso a una sostanza, detta DDT, usata per combattere la malaria. Ben presto si scoprì che questa sostanza era nociva per le uova degli uccelli e per gli animali a sangue caldo nei quali si accumula. Infine il DDT è stato messo al bando.
CAP11:che cos’è l’ingegneria genetica?
L’ingegneria genetica consiste nell’isolare dei geni da un determinato organismo, per poi studiarli. Studiare i geni significa conoscere quale sia il loro comportamento e quale possa essere il loro effetto all’interno di un determinato organismo. Attorno ai primi anni settanta, un chimico, Berg, pensò di prendere il DNA di un virus e di collocarlo nel DNA di un determinato batterio, che moltiplicandosi offriva tanti virus e quantità sufficienti di DNA. Immediatamente insorsero delle paure se questo batterio potesse diventare un super batterio e se potesse poi provocare cancro nell’uomo. Dopo parecchi anni di lavoro si è constatato come non esistessero affatto i super batteri e inoltre non si è mai potuta riscontrare alcuna azione cancerogena prodotta da questi batteri.
CAP12:la paura generata dall’ingegneria genetica
L’ingegneria genetica si è sempre più trasformata in un mezzo formidabile per l’industria farmaceutica. Per esempio grazie all’ingegneria genetica si possono produrre ormoni in grande quantità e l’insulina umana. Per mezzo dell’ingegneria genetica possiamo conseguire moltissimi risultati importanti che hanno contribuito a modificare positivamente la nostra esistenza. Pertanto permane una diffusa e radicata paura nei confronti dell’ingegneria genetica, e, più in generale, nei confronti della ricerca scientifica più avanzata.
CAP13:I cibi geneticamente modificati
Questi cibi sono ottenuti da piante modificate con l’ingegneria genetica, per facilitarne la coltivazione. Si sono prodotte delle piante resistenti agli insetti, immettendo nel genoma delle piante un gene ottenuto da un batterio. Per combattere la concorrenza delle erbacce, sono stati prodotti del granoturco, della soia e del cotone, resistenti a diversi erbicidi. Pertanto sono scaturite nel pubblico paura e preoccupazione: si temono conseguenze nocive. Si potrebbe pensare che tutte queste modificazioni artificiali producano dei danni sia alle persone sia all’ambiente naturale. Bisogna dunque predisporre degli esperimenti rigorosi per verificare se queste paure hanno fondamento reale. Tuttavia questi metodi sono stati generalmente proibiti.
CAP14:il riso d’oro e la diffusione della vitamina A
Il riso è l’alimento più diffuso in tutto il mondo, tuttavia non è molto nutriente perché manca di sostanze in grado di produrre la vitamina A. A Zurigo si è costruito il riso d’oro, in grado di produrre una sostanza precorritrice della vitamina A. Si tratta di un risultato di notevole interesse, anche se non è stato ancora possibile adottarlo, soprattutto nei paesi del terzo mondo. Se le malattie endemiche, che possono colpire tutti, sono studiate con una certa attenzione, ci si rende conto dell’influenza di una corretta dieta alimentare nel prevenire certe patologie.
CAP15:il problema della clonazione
La parola clonazione indica la costruzione di qualcosa che risulta essere uguale a qualcos’altro. La clonazione prende le mosse dalla normale procedura di fecondazione in cui esiste una cellula uovo che viene a contatto con uno spermatozoo. In teoria basterebbe prendere una cellula e poi metterla nel citoplasma, cioè nella parte esterna dell’uovo, dopo aver levato il nucleo dell’uovo. Allora questo uovo modificato presenterà due copie di geni e dovrebbe quindi svilupparsi come se fosse un uovo fecondato da uno spermatozoo. Il primo risultato sperimentale, ottenuto dopo duecentosettantasette tentativi, è stata la famosa pecora Dolly. Questa procedura di clonazione è molto primitiva e incontra ancora molte difficoltà. Si presenta dunque come un problema estremamente interessante, ma, alla luce delle nostre limitatissime conoscenze, non è un bene applicare la clonazione.
CAP16:si può clonare l’uomo?
Perché mai dovremmo clonare un essere umano? L’illusione fantastica di clonare un individuo umano per produrne un altro completamente uguale costituisce un errore, perchè non possiede alcun fondamento nella realtà storica. Inoltre bisognerebbe compiere un’infinità di tentativi, molte donne abortirebbero e nascerebbero anche dei bambini alterati. La maggioranza degli scienziati non è dunque affatto favorevole alle ricerche finalizzate a clonare l’uomo.
CAP17:è praticabile la clonazione terapeutica?
In Inghilterra è consentita la clonazione terapeutica: se un individuo è affetto da una patologia e necessita di un’iniezione di cellule che sostituiscano le sue cellule ammalate, allora gli sarebbe consentito di clonare se stesso. Attualmente questa procedura è consentita unicamente in Inghilterra, per l’evidente motivo che si consente la formazione di un inizio di un embrione, che poi deve essere necessariamente ucciso.
CAP18:la questione delle cellule staminali
Le cellule staminali possono essere utilizzate positivamente per curare malattie degenerative, a causa delle quali determinate cellule dell’organismo muoiono. Se fossimo in grado di indurre queste cellule staminali a riprodursi nella direzione di quel particolare tipo cellulare morto, saremmo finalmente in grado di curare queste malattie devastanti. Dobbiamo però necessariamente prendere delle cellule umane, ma esistono ragioni etiche molto serie per non farlo. Si è pensato di trovare una soluzione utilizzando colture di cellule staminali derivate da embrioni vivi congelati; tuttavia sul piano etico non risulta del tutto corretto, perché per ottenere le cellule questi embrioni sono stati soppressi. Più recentemente si è scoperto che le cellule staminali sono presenti in tutti gli organi del nostro corpo. Le cellule staminali si possono pertanto utilizzare per riparare lesioni nell’organo stesso dal quale si estraggono. Successivamente ci si è resi conto che le cellule staminali di un determinato organo possono essere utilizzate per rimpiazzare le cellule di un altro organo. Attualmente le cellule più promettenti sembrano essere quelle del midollo osseo, che possono anche essere prelevate dal cordone ombelicale.
CAP19:la separazione tra scienza e società e il suo superamento
Guardando lo sviluppo scientifico nel suo complesso, vediamo aspetti positivi accanto a conseguenze negative. Spesso lo scienziato risulta anche essere mosso da una specifica ambizione personale o da un suo egoismo; ma permane pertanto una sincera esigenza conoscitiva, la quale possiede, una ricaduta positiva per l’umanità intera.
Bisogna riuscire a discutere delle ansie che l’uomo vive quotidianamente nei confronti della scienza, e rendersi conto che in tutte le attività umane è sempre presente un determinato rischio, da analizzare con prudenza e obbiettività. Se si riuscirà a diffondere questo atteggiamento critico, allora l’abisso che separa la scienza dalla società potrà essere colmato con reciproco vantaggio.
COMMENTO
Ho trovato questo libro abbastanza interessante e costruttivo. Credo infatti mi abbia dato una visione d’insieme su quali possano essere gli ostacoli, le paure e le incomprensioni che si sono sviluppati tra la “scienza” e la società.
Inoltre Dulbecco affronta tematiche scientifiche di grande rilevanza che, seppur in maniera piuttosto sommaria, mi hanno permesso di capire qualcosa in più riguardo al progresso scientifico al giorno d’oggi. Indubbiamente i concetti non sono approfonditi, quindi non si ha modo di averne una conoscenza analitica; d’altro canto il carattere abbastanza elementare della trattazione mi ha permesso di non avere difficoltà a comprendere dei concetti su cui sapevo abbastanza poco.
Credo infine che questa conferenza, tenuta da Dulbecco, dovrebbe essere interpretata come un campanello d’allarme sia dal mondo scientifico che dalla società, affinché si riesca a instaurare un rapporto di collaborazione reciproca.

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