Wolfgang Amadeus Mozart

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Testo

- Wolfgang Amadeus Mozart -

Wolfgang Amadeus Mozart era un famoso compositore austriaco nato a Salisburgo nel 1756. Mozart iniziò a studiare musica con il padre Leopold, maestro di cappella del principe arcivescovo di Salisburgo e celebre violinista compositore.
A sei anni Mozart era già in grado di esibirsi al clavicembalo, al violino, all’organo, suonando brani a prima vista o improvvisando. Nel 1762 Leopold portò il piccolo Wolfgang e sua sorella Nannerl di undici anni, in giro per le corti d’Europa.
Durante il viaggio Wolfgang compose sonate per violino e clavicembalo, una sinfonia, un oratorio e l’opera La finta semplice. Nel 1769 Leopold e Wolfgang si misero in viaggio verso le principali città italiane e soggiornarono a Venezia, Milano, Bologna, Roma e Napoli. Morto l’arcivescovo di Salisburgo, gli succedette Hyeronimus Colleredo, poco interessato alla sua musica.
In questo periodo Mozart restò quasi sempre a Salisburgo, fino a quando nel 1777 l’ambiente angusto della cittadina e i contrasti con l’arcivescovo Colleredo lo spinsero a partire con la madre per Monaco.
Le corti europee non si mostravano interessate al talento del giovane compositore, che si era trasferito da Monaco a Mannheim.
Ospitato dai coniugi Weber, Mozart si innamorò della loro figlia Aloysia, un giovane soprano.
L’improvvisa morte della madre nel 1778 spinse Wolfgang a ritornare a Salisburgo, dove si dedicò alla composizione di sonate, sinfonie e concerti.
L’inatteso successo dell’opera Idomeneo, re di Creta, convinse Wolfgang a tentare la carriera di musicista a Vienna, abbandonando definitivamente Salisburgo. In seguito a questa decisione e a quella di sposare Costanza Weber, sorella minore di Aloysia, egli ruppe i rapporti con il padre.
Nel 1782, a Vienna, l’imperatore Giuseppe II commissionò a Mozart un’opera: il compositore scelse di scrivere un “singspiel”, cioè un opera in tedesco con dialoghi recitati; così compose l’opera Il ratto dal serraglio.
Mozart tornò all’opera quattro anni dopo con Le nozze di figaro e Don Giovanni; le opere ottennero successi senza precedenti per l’epoca.
Nel 1787 la morte del padre arrecò un altro grave colpo al suo equilibrio psicologico. Il successo della terza opera Così fan tutte (1790) fu seguito dalla morte dell’imperatore Giuseppe II. Il successore Leopoldo II, pur non essendo interessato alla musica, nel 1791, per la sua incoronazione, commissionò a Mozart l’opera seria La clemenza di Tito .
Sebbene stanco e malato, sempre nel 1791, scrisse Il flauto magico, Il Requiem e due splendidi concerti, quello per pianoforte e orchestra K595 in si bemolle maggiore e quello per clarinetto e orchestra K622 in la maggiore. La sigla “K”, che si trova posta dinanzi ai numeri delle composizioni, si riferisce al “catalogo delle opere” di Mozart.
Morto in povertà nel 1791 a Vienna per cause rimaste sconosciute, Mozart fu seppellito in una fossa comune e il suo funerale fu seguito da poche persone.
Mozart produsse più di 600 opere in un arco di tempo che va dall’infanzia appena alla maturità.

IL CONCERTO
Il concerto è una composizione per uno strumento solista e per un’orchestra nella quale le capacità del solista vengono messe in evidenza.
Il concerto nacque verso la fine del 1600 per indicare un insieme di strumenti che dialogavano fra di loro con una serie di contrasti e alternanze.
La prima forma ebbe il nome di Concerto grosso che, agli inizi del Settecento, lasciò progressivamente il posto al Concerto solistico.
Entrambi i generi furono quasi sempre suddivisi in tre tempi: un movimento veloce (allegro), uno lento centrale (adagio, largo, andante, ecc.) ed un altro di nuovo veloce.
Il primo strumento solista fu il violino; più tardi lo divenne anche il pianoforte. Tra i primi importanti Concerti per pianoforte ricordiamo quelli di Mozart.

L’ORCHESTRA

L’orchestra è l’insieme di strumenti musicali; in senso stretto, il tipico insieme della musica occidentale, il cui nucleo è costituito da un gruppo di strumenti ad arco della famiglia del violino, integrati da legni, ottoni e percussioni. Il termine originariamente indicava, nel teatro dell'antica Grecia, la zona compresa tra il palcoscenico e lo spazio per il pubblico, usata da danzatori e strumentisti.
Le sezioni dell'orchestra

La sezione degli archi è suddivisa in cinque parti: primi e secondi violini, viole, violoncelli e contrabbassi.
Gli strumenti a fiato (legni e ottoni), a differenza degli archi, hanno di solito un solo esecutore per ogni parte. Alla fine del secolo la formazione più comune era di tre strumenti per tipo, e il terzo esecutore talvolta passava a uno strumento collegato (ad esempio il corno inglese, l'ottavino, il controfagotto, il clarinetto basso).
La sezione degli ottoni è costituita tipicamente da quattro corni, tre trombe, tre tromboni e una tuba. Talvolta si affiancano altri ottoni, come il trombone basso.
La sezione delle percussioni, oltre al singolo esecutore che suona solo i timpani, impiega tradizionalmente uno o due suonatori, ciascuno dei quali copre diversi strumenti.
Oltre a questi quattro gruppi molte orchestre impiegano anche un'arpa e un pianoforte.

La disposizione degli strumenti
Il posto degli orchestrali è stabilito dal direttore, che guida l'orchestra nelle esecuzioni. Primi e secondi violini si trovano abitualmente alla sinistra del direttore, le viole, i violoncelli e i contrabbassi sulla destra. I fiati sono di fronte al direttore ma dietro gli archi, e le percussioni in fondo a tutti.

Il direttore d’orchestra

Inizialmente il direttore d’orchestra fu lo stesso autore del brano che, conoscendone i più piccoli dettagli, dirigeva magistralmente i musicisti portandoli alla compiuta interpretazione dell’opera in ogni suo aspetto compositivo.
Dall’Ottocento a oggi, il direttore d’orchestra è un musicista che ha studiato “direzione”; le sue doti sono: un orecchio formidabile, una memoria eccezionale e una spiccata capacità gestuale; deve essere sensibile ad ogni minima sfumatura, deve conoscere tutta la composizione, le parti dei singoli strumenti e deve riuscire a comunicare, col movimento delle mani, del corpo e con la mimica facciale, ogni volontà interpretativa portando gli orchestrali ad una corretta entrata nel rispetto dei tempi e dell’evoluzione dinamica e agogica.
I principali direttori italiani sono Arturo Toscanini, Claudio Abbado e Riccardo Muti.

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Esempio



  


  1. Sabrina

    Sto cercando gli appunti di storia dell'arte dall'impressionismo in poi. Sostengo l'esame di terza media. Paolo di Tarso di Napoli.