Traumi da sport

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Testo

LA SPALLA
L’articolazione della spalla è struttura anatomica il cui scheletro, composto da omero scapola e clavicola, si raccorda in due articolazioni fondamentali: la gleno-omerale e l'acromion-claveare.

Il complesso muscolare, che consente la rotazione del braccio e la sua elevazione, è indicata come cuffia dei rotatori, cui è sinergico il muscolo deltoide.

Lesioni dell'articolazione acromion-claveare

Un urto diretto alla faccia laterale della spalla, o per caduta o per investimento da parte di un avversario sportivo, è solitamente il meccanismo che produce un danno la cui estensione e profondità possono giungere, attraverso lo stadio di stiramento e parziale lacerazione, sino alla completa rottura della capsula e di tutto il complesso legamentoso dando così origine ad una lussazione acromion-claveare

Sintomi

Il dolore all’apice della spalla, di tale intensità da impedire ogni movimento, è il sintomo principale delle lesioni di quest'articolazione; in caso di franca lussazione dell’acromion-claveare si noterà una deformità alla spalla legata allo spostamento della clavicola verso l’alto, rispetto all’acromion.

Lesioni dell'articolazione gleno-omerale

Quest’articolazione, che possiede la particolarità di lavorare sospesa nel vuoto, è costituita dall’estremità sferoidale della testa omerale che ruota su una superficie della scapola, detta glena consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360° nello spazio.

Oltre alla capsula articolare, ad una struttura di contenimento appoggiata al bordo glenoideo scapolare, detta cercine, ed ai legamenti la stabilità articolare è affidata ad un complesso di muscoli che sovrapponendosi in vari strati mantengono "centrata" la testa omerale sulla glena scapolare durante il movimento.

Come per l’acromion claveare una sollecitazione del braccio, durante uno sforzo od un contrasto, provoca una lesione delle struttura capsulare, legamentosa e muscolare che può condurre alla lussazione dell’omero, ovvero alla perdita del fisiologico contatto tra omero e scapola.

A differenza dell’acromion claveare, la cui lussazione avviene in un solo piano dello spazio, la lussazione omerale, grazie all’ampiezza dell’arco di movimento, può prodursi in diversi piani (anteriore, posteriore, ascellare…). In realtà nello sportivo il 95% delle lussazioni gleno omerali è anteriore e si produce per un trauma prodotto mentre il braccio è alzato ed extrarotato.

L’aspetto clinico è caratteristico per la deformità che si evidenzia alla spalla lussata, oltre che per l’atteggiamento obbligato dell’arto superiore ed il dolore acuto che accompagna la lesione.

Lussazione

In ordine di frequenza l’articolazione del gomito è, nello sportivo, dopo quella della spalla, più frequentemente interessata da episodi di lussazione.

La lussazione che nel 90% dei casi colpisce il gomito è detta posteriore caratterizzata da uno spostamento di radio ed ulna posteriormente all’omero. Il quadro clinico evidenzia una tumefazione con marcata deformità del gomito accompagnata da dolore violento ed impotenza funzionale dell’articolazione; a volte per la stretta vicinanza all’articolazione di vasi e nervi si può avere, a seguito della lussazione, insorgenza di ischemia ( ridotta od assente circolazione sanguigna) e/o parestesie (disturbi della sensibilità legati a danno nervoso).

Un’esame radiografico conferma la diagnosi clinica; la riduzione della lussazione, ovvero il ristabilimento della congruità articolare, praticata da personale medico specialista è solitamente incruenta e seguita da periodo di immobilizzazione in gesso.

Alla rimozione del gesso, solitamente dopo venticinque giorni, viene praticata intensa fisiokinesiterapia al fine di recuperare in modo completo e rapido l’articolarità del gomito.

Come curare da soli la borsite
La borsite è un'infiammazione che colpisce la cosiddetta "borsa", il piccolo sacco che si trova tra muscoli, tendini ed all'interno di un'articolazione.

La sua funzione consiste nel permettere lo scorrimento tra i muscoli e i tendini mantenendo "oliato" il meccanismo e facendo funzionare l'articolazione.

Le borse che piu frequentemente tendono ad infiammarsi sono sicuramente quelle del ginocchio ( le cosiddette borse prepatellari), e quelle del gomito (chiamate borse olecraniche).

In linea generale le infiammazioni sono provocate da un eccessivo stress in seguito a ripetuta attività fisica, qualora questa non venga effettuata in una giusta maniera.

E' molto importante diagnosticare e curare in tempi precoci la borsite poiché essa tende velocemente a peggiorare.

Una delle conseguenze più fastidiose di tale peggioramento consiste nell'infezione della lesione, in quanto i batteri vanno ad invadere completamente la borsa.

In tal modo quest'ultima si irrigidisce e tende a calcificare, una volta avvenuta la calcificazione è, poi, impossibile, recuperare l'uso e la motilità dell'articolazione o dei fasci muscolo_tendinei interessati.

Accorgersi del problema in atto non è difficile, i sintomi della borsite, difatti, sono forti ed intensi, dolore ed arrossamento del gomito o del ginocchio sono i principali.
IL GINOCCHIO

E’ un’articolazione complessa, sottoposta a forze che si esprimono contemporaneamente su più piani, sottoponendo le strutture ossee, capsulari, meniscali, legamentose e miotendinee a notevoli sollecitazioni; l’esecuzione scorretta del gesto atletico, un improvviso sovraccarico funzionale al ginocchio, un contrasto con piede fisso a terra possono produrre lesioni acute.

Tra le strutture maggiormente colpite da fatti acuti vi sono sicuramente i menischi. Per ogni ginocchio ve ne sono due, uno detto mediale l’altro laterale, di forma grossolanamente a ferro di cavallo adagiati sulla superficie tibiale dell’articolazione del ginocchio. Essi sono addossati e fusi con la capsula articolare, possiedono una discreta mobilità e deformabilità che consente loro di adattarsi ai mutamenti spaziali che si verificano durante i diversi movimenti articolari; la loro funzione è di stabilizzare il movimento di scivolamento e rotolamento dell’estremità femorale, grossolanamente sferica, su una superficie piatta quale è quella della tibia.

Rottura del menisco

Quando una od entrambe queste strutture, o per un movimento sbagliato o per uno sbilanciamento dell’atleta, rimangono " intrappolate" tra il femore e la tibia vengono contuse o lacerate.

Rottura dei legamenti crociati

I legamenti crociati, anteriore e posteriore, alloggiati all’interno del ginocchio sono tesi tra il femore e la tibia incrociandosi l’un con l’altro; la funzione biomeccanica è di stabilizzare reciprocamente durante il movimento l’articolazione del ginocchio.

Come per i menischi un’anomala energia impressa ai legamenti da movimenti abnormi può causarne una distensione tale da provocarne la rottura parziale o totale.

Lesioni dei legamenti mediale e collateraleOltre ai legamenti crociati esistono altri due legamenti assai importanti per la stabilità del ginocchio: Il legamento collaterale mediale e collaterale laterale. Essi decorrono ai lati del ginocchio ed il loro compito è di stabilizzare l’articolazione nei movimenti di traslazione laterale .

LA CAVIGLIA

L'articolazione tibio-tarsica è un’ articolazione assai esposta al rischio di lesioni acute al complesso legamentoso sia interno (mediale) che esterno (laterale).

L’articolazione è composta dal complesso tibio-peroneale entro cui bascula, nei movimenti di flesso estensione e rotazione del piede, l’astragalo.

Distorsione

La distorsione di caviglia produce un danno legamentoso, più o meno complesso a seconda del numero di legamenti coinvolti, la cui estensione e gravità viene quantificata in tre gradi.

In seguito al trauma comparirà una marcata tumefazione della regione malleolare colpita, accompagnata da vivo dolore che spesso impedisce l’appoggio del piede a terra.

Nelle distorsioni di I grado spesso basta il riposo articolare , integrato da terapia anti infiammatoria, seguito da cicli di terapia fisica (ionoforesi, laser) e fisiocinesiterapia; la ripresa dell’attività sportiva sarà consentita a quadro clinico risolto.

Nelle lesioni di II grado in cui la compromissione dell’integrità legamentosa è più grave rispetto al precedente è opportuno procedere ad immobilizzazione per 4 settimane, a cui seguirà un intenso programma riabilitativo.

Le lesioni di III grado, ovvero la rottura completa del legamento, prevedono la terapia chirurgica seguita da periodo di immobilizzazione.

Tendinopatie

Come per le articolazioni della spalla e del gomito, anche i singoli tendini possono sviluppare processi patologici degenerativi legati al sovraccarico funzionale.

Fascite plantare

Il termine indica l’irritazione di una spessa tela fibrosa che decorre lungo la pianta del piede e si chiama aponeurosi plantare. Colpisce prevalentemente atleti amatoriali oltre i quarantenni d’età che pratichino corsa e tennis. Riconosce un sovraccarico funzionale associato soventemente ad alterazioni degenerative ossee (artrosi).Il dolore, avvertito in sede plantare soprattutto alla flessione delle dita, in fase iniziale regredisce con il semplice riposo. Quando cronicizza esso diviene persistente rendendo difficoltosa la deambulazione; in questa fase diviene necessario l’uso di terapia farmacologia, fisica (ultrasuoni) ed eventuale ortesi

Tendinite dei peronieri e del tibiale posteriore

Interessa robusti tendini che dalla loggia posteriore della gamba si inseriscono sul piede rispettivamente al lato esterno ed al lato interno della caviglia, passando sotto i rispettivi malleoli. La loro funzione è di stabilizzazione e flessione plantare del piede durante il cammino, la corsa ed il salto; le cause d’irritazione sono per la gran parte simili a quelle che colpiscono il tendine d’Achille. Il segno clinico è il dolore durante l’attività sportiva accompagnato a volte da tumefazione delle regioni sottomalleolari

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