Pianificazione economica centralizzata

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Testo

Economia pianificata dal centro

La pianificazione centralizzata può avvenire sia in un contesto istituzionale di tipo capitalista, che in un contesto di tipo socialista. Per esempio in un’economia capitalista la pianificazione economica centralizzata assume una grande importanza in un periodo di guerra.
Qualunque sia il regime della proprietà dei mezzi di produzione, l’economia pianificata dal centro presenta due principali caratteristiche: la prima consiste nell’esistenza di una dettagliata pianificazione e di un ampio controllo di quasi tutte le fasi della vita economica, quindi al contrario dell’economia di mercato si assiste ad una sovranità del pianificatore piuttosto che di quella del consumatore; la seconda caratteristica sta nel fatto che le risorse sono ripartite anzitutto mediante ordini amministrativi in termini reali (ad esempio obiettivi di produzione, ordini d’assegnazione e di razionamento) invece che essere soprattutto distribuite mediante i meccanismi del mercato e dei prezzi (come avviene nell’economia di mercato).
I pianificatori di un’economia pianificata dal centro di tipo tradizionale si propongono, come obiettivo principale, la raggiunta di un tasso di sviluppo molto alto, in genere di molto più elevato del tasso che caratterizza le economie di mercato. L’espansione dei settori industriali è molto accelerata. Più specificatamente, vengono stimolati i settori che producono beni capitali, e in particolare certe industrie pesanti, come quella mineraria, quella metallurgica e quella meccanica. Questo fatto provoca necessariamente, col passare del tempo, un progressivo disinteresse per l’agricoltura. Parlando più in generale si può affermare che si ottiene uno sviluppo industriale non equilibrato.
Il fatto di esser qualificata com’economia centralizzata sta a significare, da una parte, che le decisioni importanti, relative alla pianificazione, sono riservate ai direttori del sistema; e daltraparte, che le decisioni sono comunicate alle unità operative mediante ordini diretti, vale a dire direttive.
Un’economia pianificata dal centro presenta sei elementi chiave:
1. Un’economia socialista, vale a dire fondata sul principio della proprietà pubblica dei mezzi di produzione.
2. Un’economia dirigistica, che rappresenta la gestione burocratica e centralizzata dell’economia, attraverso una pianificazione ed un’offerta dettagliata in termini fisici.
3. Un’economia delle pressioni, in altre parole l’insistenza su un alto saggio di risparmio forzato a livello macroeconomico, e su una rigida pianificazione della produzione dei fattori e delle scorte, a livello microeconomico.
4. Un’economia delle priorità, in pratica la pianificazione basata su delle priorità, che riflettono la prevalenza di criteri politici ed ideologici (ad esempio il primato dell’industria sull’agricoltura), fatta eccezione per l’elevata priorità data all’educazione.
5. Uno sviluppo intensivo, cioè la pianificazione della produzione con lo sforzo di realizzare una sempre crescente qualità di produzione, raggiunta con massicce aggiunte di lavoro e capitale.
6. Un’economia chiusa, in altri termini la priorità delle considerazioni economiche interne, sulle esigenze del commercio estero.

Come l’economia di mercato anche l’economia pianificata dal centro presenta vantaggi e svantaggi, qui di seguito sono rappresentati, sotto forma d’elenco, i principali effetti positivi dell’economia pianificata dal centro, e i principali effetti negativi di quest’ultima.

Effetti desiderabili:

1. La proprietà pubblica permette lo sviluppo economico senza creare nuovamente una distribuzione del reddito molto diseguale.
2. Lo sviluppo estensivo, l’economia delle priorità e l’economia socialista, facilitano l’utilizzazione di un lavoro agricolo, e di un lavoro urbano non occupato, come pure il reclutamento di forza lavoro femminile.
3. Un altro effetto desiderabile è il miglioramento del livello d’educazione e dell’abilità professionale delle persone.
4. Vi è uno sviluppo accelerato del PNL, sebbene non necessariamente accompagnato da un pari sviluppo del livello di vita.
5. Il consentire all’economia di concentrarsi su obiettivi d’elevata priorità e di stimolare una rapida trasformazione strutturale dell’economia.
6. La promozione di tentativi di sollevare le regioni meno sviluppate del paese ad un livello più sviluppato.
7. L’assenza di monopoli artificiali, basati su brevetti, che stimola una o più rapida diffusione delle conoscenze tecniche.

Conseguenze non desiderate:

1. La presenza a volte di un’ipercentralizzazione e di una rigidità organizzativa, in modo da provocare inefficienze amministrative.
2. Il fatto che molti degli elementi chiave di un’economia pianificata dal centro (l’economia dirigistica, l’economia delle priorità e l’economia chiusa) si oppongono ad una razionale stabilizzazione dei prezzi.
3. Strettamente correlato al punto precedente è il problema dei cambi con l’estero generalmente arbitrari.
4. Il fatto che gli incentivi discontinui portano ad una distinzione troppo marcata tra successo ed insuccesso. La conseguenza finale è una filosofia categorica (o tutto o niente).
5. Un altro aspetto negativo sta nel fatto che la soddisfazione del consumatore è mantenuta ad un livello costantemente basso, a causa del risparmio forzato, del disinteresse della pianificazione per i servizi e dalla bassa priorità dell’agricoltura.
6. Ultimo punto è il disinteresse per le tradizionali industrie che producono beni per l’esportazione e l’incapacità di sviluppare nuove industrie, che producano sulla base dei vantaggi comparati del commercio internazionale.

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