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MARINA DI CAMEROTA
Il leone di Caprera
Il Leone di Caprera
Una barca di cento anni fa, prima affermazione di una vela italiana da diporto nelle
imprese oceaniche, rivivrа in una copia fedelissima che si sta allestendo a Marina di
Camerota, per rifare una celebre traversata oceanica compiuta da tre uomini di mare
italiani di quel tempo.
Dopo molti anni di incuria, una significativa testimonianza dei primi passi degli italiani
nel mondo della navigazione d' altura a vela, fatta per puro spirito d'avventura, per amore
per il mare ed esaltata anche dal pensiero di una Italia lontana, sarа salvata da un comune
della costiera sorrentina, Marina di Camerota, dopo la segnalazione dell'Associazione
Marinai d’Italia di Milano alla Marina Militare e la successiva consulenza tecnica
dell’Arsenale Militare Marittimo di La Spezia. Si tratta del Leone di Caprera, una piccola
goletta costruita nel 1879 a Montevideo rimasta per molti anni in stato di abbandono nell'
austero cortile del Museo della scienza e della Tecnica di Milano.
Una coraggiosa iniziativa
All'inizio del 1879 stretta marinai italiani, il capitano Vincenzo Fondacaro di Bagnata
Calabra e i marinai Orlando Grassoni di Ancona e di Pietro Troccoli di Camerato, si
ritrovano a Montevideo. Sono tutti compagni nella lacerante condizione di emigranti e di
marinai che da sempre imbarcano su navi di tutti i paesi. Nella grande comunitа italiana
locale la nostalgia della patria и grande e la figura di Garibaldi, che aveva vissuto in
Uruguay, costituisce un simbolo di grande significato, per cui alla barca che riescono a
costruire in loco dal cantiere di Luigi Briasco, con l'aiuto di molti sottoscrittori, viene
dato un nome - Il Leone di Caprera - riferito al mito dell' eroe dei due mondi, figura che
negli anni giovanili Fondacaro aveva anche incontrato. Il ragazzo di Bagnara и emigrato
giovane, a 17 anni, in Inghilterra e inizia lм la sua carriera di marinaio che lo porterа in
tutti gli scali del mondo ( " man mano che io crescevo negli anni, mi sentivo invaso da
una grande passione per visitare il mondo ... " ). Quello che caratterizza il suo sodalizio
col mare и che oltre a navigarvi per professione ( и capitano di lungo corso dal 1876)
dedica anche del tempo a praticare la navigazione per puro piacere e cosм nel primo
incontro a New York nel 1874 con l'anconetano Orlando Grassoni nasce il progetto di
una piccola barca a vela con la quale attraversare l'oceano unendo il continente
americano all'Italia. Lo stesso Fondacaro progetta una goletta lunga fuoritutto 9 metri,
larga alla massimo 2,3 con una stazza di 3 tonnellate, dotata di due alberi abbattibili
lunghi 4.5 metri ciascuno e l'impresa che ne segue prendere il via da Montevideo dove
vengono reperiti i fondi (20.000 lire ) per costruirla . Le vicende del periodo impiegato
nella costruzione non sono poche e Fondacaro prima di poter partire per il viaggio rischia
piщ volte di vedere sfumare il suo sogno tutto per colpa dei creditori ai quali via via ha
dovuto aggrapparsi per finire il battello. Finalmente il 3 ottobre 1880 il Leone di Caprera
и pronto ad affrontare l'oceano dopo avere caricato le ultime provviste e messo a punto di
strumenti di navigazione (una bussola, un barometro, un sestante ). Che cosa aveva
imbarcato il capitano Fondacaro per un viaggio della durata presunta di 100 giorni?
Galletta, carne in conserva e uova per un totale di 160 kg; poi alcune galline vive, 40 litri
di vino , qualche bottiglia di liquore e un recipiente per raccogliere 1000 litri di acqua
piovana. Infine una grande quantitа d'olio, poichй lo skipper de il Leone di Caprera lo
riteneva il migliore toccasana in caso di burrasca, quando veniva filato in mare facendolo
fuoriuscire da un sacco di canovaccio. Il liquido usciva lentamente dalla tela e attorno
alla barca le acque si calmavano, in altre parole l'olio impediva il formarsi di frangenti.
Un sacco col suo contenuto poteva durare 24 ore . Il battello imbarcava 100 litri di olio
che venne impiegato varie volte tanto da far dire a Fondacaro che il viaggio si era potuto
realizzare proprio per i risultati che questo metodo di operare sulle onde aveva dato. Ma
naturalmente, pur rispettando le opinioni del protagonista dell'impresa, il ricorso all'olio,
che pur si ritrova nelle antiche esperienze dei balenieri dell'America meridionale e delle
Azzorre, non puт assumere importanza che Fondacaro ha voluto dargli. Ben altre sono le
esperienze fatte dai navigatori moderni in fatto di navigazione in alto mare, e a questo
proposito anche l’ “ancora galleggiante” usata parecchie volte dai nostri tre navigatori ,
era giа di paternitа francese.
Ha inizio la traversata
Cosм equipaggiato il Leone di Caprera si allontana nell'oceano ed inizia la lunga
traversata traversata che permette subito all'equipaggio di sperimentare l'efficienza di
un'ancora galleggiante progettata dallo stesso Fondacaro e di utilizzare l’olio per calmare
le acque intorno al battello. Proseguendo il viaggio altre emozioni si hanno nella prima
quindicina di ottobre, quando la barca rischia di capovolgersi; ma dopo essere rimasta
breve periodo con l'albero in acqua, ritorna in assetto e prosegue (e cosм capiterа altre
volte). I tre a bordo sono soprattutto buoni marinai e anche sela barca risulta con molto
lenta nelle andature controvento, realizzano sempre una navigazione corretta e affrontano
le molte traversie di questo viaggio con grande rassegnazione. Una delle cose che piщ
colpisce nel libro che Fondacaro scrisse successivamente (" dall’ America all'Europa "
Gallerano editore-Casalvelino Scalo- 84040 Salerno), и la continua successione di
incontri con grandi navi a vela e con qualche raro bastimento a vapore che viene fatta dal
Leone di Caprera. L'abitudine dei comandanti di quell'epoca di fermarsi spesso in
occasione di questi incontri, era il miglior mezzo per far giungere notizie a terra; e di
conseguenza di questa piccola barca ce stava affrontando l'oceano giа se ne parlava in
parecchi paesi. La navigazione avviene inizialmente con venti da sud e successivamente
dopo l' equatore da nord- est e sono a favore anche le correnti del Brasile, l' Equatoriale,
della Guinea e delle Canarie. Il 24 novembre, circa sessanta giorni dalla partenza, la
goletta passa l' equatore tagliandolo all'altezza del 22esimo meridiano ovest. La nuova
situazione dei venti da nord-est si consolida verso natale, una data che viene ricordata dai
tre naviganti perchй trascorsa lottando col mare e con successive burrasche, mentre le
coste dell'Africa sono vicine e si intravvede giа il golfo del Senegal. Il battello finalmente
riesce ad atterrare alle Canarie ed entrare a Las Palmas per rifornimenti: i navigatori,
duramente provati e in stato di semincoscienza, vengono accolti da una popolazione
incuriosita per la eccezionalitа dell'impresa e da autoritа locali molto disponibili. La
notizia dell'avvenuta traversata viene rilanciata da alcune agenzie di stampa e compare
anche sui giornali italiani. Il 15 gennaio il Leone di Caprera riparte diretto a Gibilterra
dove il 23 gennaio termina la parte di reale interesse marinaresco rispetto dell'impresa.
Da notare che, proprio durante la traversata dello stretto, Fondacaro ancora una volta
ricorre al sacco d'olio per difendersi dalle onde che nel suo libro descrivere
dettagliatamente questo sistema per uscire senza danno dalla tempesta.
Il significato di un'impresa
Il viaggio sino a Gibilterra и durato 116 giorni, comprendendovi anche gli scali. Il
Leonedi Caprera aveva faticato non poco a risalire , facendo registrare una media di 4
nodi e mezzo sulle 5.000 miglia compiute in 90 giorni effettivi. L' interesse per l'impresa
del Leone di Caprera sta non tanto nella data in cui и avvenuta, anche se trova una giusta
collocazione cronologica come primo viaggio atlantico " di piacere " fatto da una
imbarcazione a vela italiana, ma nelle motivazioni per cui essa si и realizzata, non ultima
quella e potesse ricordare l'impresa di Colombo. Era in fondo la scelta coraggiosa e
caparbia di un comandante e di due suoi marinai, lontani dalla propria terra, di ritornarvi
famosi e riconosciuti. Fondacaro e gli altri sognavano in ogni momento lo stupore che
avrebbe provato il pubblico di fronte al loro coraggio e i riconoscimenti che ne sarebbero
derivati. Un grande sogno, dopo tanta vita duramente trascorsa su tutti i mari del mondo,
era poi quello di poter ritornare da protagonisti a rivedere l'amato " loro " golfo di Napoli.
Comunque gli yacht esistevano anche allora e cosм pure i " navigatori solitari ", dato che
la storia del diporto ci ha trasmesso i nomi di Crenston (1849), con una " lunga rotta " di
13 mila miglia lungo le coste delle due Americhe passando per Magellano, o quello del
pescatore Al Johnson (1876) recatosi da New -foundland all'Irlanda con una piccola
barca di sei metri, a cui si aggiunge la traversata del pacifico (San Francisco-Australia)
fatta da Bernard Gilboy ne l883, sempre con una barca di sei metri. Per non citare tutti
coloro che hanno preceduto Slocum e il suo spray nel 1895.
Un lungo oblio
In Italia Fondacaro e i suoi uomini sono accolti con molto calore; tra l'altro il re Umberto
I e la Regina li ricevono a Monza nella Villa Reale. Il Leone di Caprera viene trasportato
nella capitale lombarda e ormeggiato nel laghetto compreso all'interno dell'area dove
aveva luogo l'esposizione nazionale industriale, con tanto di gran pavese a riva. Poi,
come accade spesso in simili casi nel nostro paese tutto passa nel dimenticatoio e la
goletta, affidata in un primo tempo all'Arsenale di Venezia, ritorna a Milano nella 1932
come valido cimelio facente parte del Museo Navale Didattico e lм viene accuratamente
conservato a cura dell'Unione Marinara Italiana (che sarebbe poi diventata ANMI). Nel
1953 il Leone di Caprera и trasferito al Museo della Scienza e della Tecnica e da allora
viene lasciato in uno stato di assoluto abbandono in un cortile, mentre i legni e le
ferramenta subiscono il degrado di una esposizione all'aperto e le nebbie lombarde e le
non meno rovinose calure estive contribuiscono a fare il resto. Fondacaro riprende a
navigare, scrive il libro prima citato e scompare in mare nella 1893 mentre a bordo di un
piccolo battello, il Cesare Cantщ tenta un'altra impresa oceanica; Grassoni anche lui
ritorna alla vita di bordo mentre Troccoli rientra a Montevideo, dopo essere stato
festeggiato nel suo paese d'origine, Marina di Camerota - che gli offre una medaglia d'
oro coniata per l'occasione - e dopo aver consegnato a Garibaldi i doni affidatigli, dai
connazionali argentini. A Marina di Camerota il ricordo di questa singolare avventura
rimane vivo e si tramanda negli anni da padre in figlio - non per niente lo stadio
comunale si chiama " il Leone di Caprera " ed una cooperativa di pescatori reca il nome
di Pietro Troccoli - ed induce i suoi abitanti a costituire un Comitato per il restauro in
loco della goletta. L'obiettivo, grazie alla sensibilitа del Conservatore del Civico Museo
Navale Didattico di Milano, Salvatore Ferulli, si sta realizzando: il 10agosto scorso,
infatti, lo scafo viene trasportato a Marina di Camerota, accolto dal suono delle campane
delle chiese e dal sibilo delle imbarcazioni presenti nel porto. Sistemato in una spaziosa
grotta (600 mq) in riva al mare in localitа Lentiscelle, il 12 settembre и stato il
protagonista dell'annuale Festa del Pescatore, in occasione della quale sono giunti da
Montevideo cinque discendenti del Troccoli , i quali hanno fatto dono al Comune della
medaglia d'oro regalata nel 1881 all'illustre concittadino e da lui gelosamente conservata
fino alla sua morte avvenuta nel 1939 . Ma il comitato и voluto andare ben oltre il
restauro; sotto il controllo di una Commissione costituita dai rappresentanti dei due
Comuni, del Civico Museo Navale Didattico, della Marina Militare, della Lega Navale e
dell' ANMI si propone di realizzare una replica dell'unitа, affidandone la costruzione a
una squadra di specialisti provenienti dai cantieri locali, sotto la guida del maestro d'ascia
Aurelio Martuscelli . Si chiamerа il Leone di Caprera 2 e , condotta dallo skipper
Raffaele Gammarano , anch'egli di Marina di Camerota, effettuerа la traversata alla volta
di Montevideo, dove sarа donata al Museo Navale cittadino. Subito dopo il varo della
replica si procederа al restauro del dell'originale. Un doveroso atto di riparazione nei
confronti di una goletta ingiustamente dimenticata, che merita una sua precisa
collocazione nella storia dello yachting italiano.
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Articolo del giornalista EOLO ATTILIO PRATELLA
Si ringrazia il com.te Giovanni Forabosco, presidente della Delegazione Lega Navale
Italiana di Scario (SA), per le informazioni e il materiale illustrativo forniti.
MARINA DI CAMEROTA
Marina di Camerota si adagia su di un arco di costa tra ulivi di epoca saracena,
incastonati tra due piccoli promontori sormontati da torri. Al centro della cittadina v'и la
piazza con la chiesa, seguono poi le prime case dei pescatori disposte con simmetria
mentre le case moderne sono sorte solo nella seconda metа del secolo tra giardinetti con:
magnolie, palme, ficus, ibisco e rose. Marina nacque verso la fine del 600 come villaggio
di pescatori, si amplio` poi nell`ottocento con I'arrivo di gente dalle zone circostanti.
Marina ha molti legami col Venezuela, non a caso la via principale del la cittadina porta
il nome di Simon Bolivar. Un tempo tra le sue vie si Iavoravano le corde vegetali che
venivano poi esportate a Taranto, La Spezia e Venezia; oggi tra quelle vie circolano i
villeggianti di ogni dove d'Italia che hanno un unico interesse: una spiaggia morbida, un
mare ancora pulito! Marina и oggi nota per le sue oltremodo note grotte Preistoriche. Il
mare da secoli incanta I'uomo e i centri riviernschi usufruiscono del suo effetto benefico,
come difatti avviene a Marina di Camerota.
VIA LEON DI CAPRERA
Questa via porta il nome del battello detto "Leon di Caprera" che traverso` I'Atlantico da
Montevideo a Caprera. Esso aveva a bordo tre marinai di cui uno di Marina di Camerota:
Pietro Troccoli· Questi portarono la spada d'oro a Garibaldi donata dai cittadini di
Montevideo all'eroe dei due mondi. Nei pressi si trova la casa natia del nostro navigatore·
PIAZZA SAN DOMENICO
Questa piazza e` il centro della cittadina ed il punto d'incontro della gente di mare. Piaeza
S Domenico,segnata da una cerchia di case sembra mettere in evidenza il sagrato della
bella chiesa che primeggia come un palcoscenico di essa. Un tempo gueste belle case
lasciavano intravedere i pescatori sulla soglia. oggi, spesso vi si affacciano i villeggianti
d'ogni dove d'Italia e d'Europa.
VIA DEL MARCHESE
E' una delle poche vie rimaste intatte com'erano, conserva gli into- naci grezzi delle case,
gli archi e perfino una locanda: la cantina del Marchese. Il potente signore del luogo
amava qui rinfrancarsi con i signorotti dell'epoca; oggi permette di fare assaggiare i
prodotti del posto ai villeggianti.
LUNGOMARE E LE VILLE
Il lungomare ha vari aspetti: v'и la parte rimasta intatta da villa Mariosa al molo grande
del porto, v'e` poi I'attuale lastricato in pietra ed alberato. Villa Mariosa e`opera di un
architetto francese, essa ha due torri limitrofe ed un loggione con arcate prospiciente il
mare.Una romantica scaletta scende fino a mare tra gli aguzzi scogli. In questo luogo
intonava i primi accordi vocali la bella Hina Mariosa, che divenne poi un famoso mezzo
soprano negli anni trenta e, come per coronare I'opera sposo` il grande Wolr Ferrari noto
direttore d'orchestra, che tanto amava questo luogo e se ne innamoro` due volte. Qui
veniva spesso a villeggiare il noto maestro napoletano Luciano Lama e qui compose la
bella melodia "MARINA INDU SILENZIU" che poi fu resa nota come "Miaria indu
sileneiu".
VILLA GALLO- JUNGUEIRAS
Questa villa in pietra viva ben soleggiata richiama al sole del Bra- sile, difatti essa
appartiene alla famiglia GALLO-Jungueiras.Il Dot tore GALLO della vicina frazione
Licusati, sposo` donna Ziga Junguei- ras" la regina del caffи a Santa FE", denominata
cosм poiche` era la piu` grossa produttrice della prelibata graminacea. Gli eredi la cu-
stodiscono doverosamente.
VILLA SALERNO
L'attuale hotйl Tirreno era un tempo la dimora del Comm. Salerno, dirigente della polizia
italiana in 'Tripolitania, poi,alla fine della grande guerra,divenne questore di Napoli.
VILLA CARULLI
Questa e` costruita in pietra viva con un tetto aguzzo ed una torret- ta circolare. E' ben
inserita nel paesaggio rupestre tra la flora Me diterranea con colori di favola. Essa ospita
spesso il Prof Gabrie- le De rosa, storico di chiara fama, ha scritto qui qualche sua rino-
mata pagina.
VILLA LANZA
Sita in via Oberdan, tra le tante case spicca il suo giardinetto or- nato di statue varie. All'
ingresso s'imbocca un vialetto con le sta- tue che simboleggiano le stagioni. Il giardinetto
verso il centro imita lo stile pompeiano con colonnine sormontate da bronzi vari in- torno
al palchetto circolare.
VILLA DEL CAPITANO.
Un capitano di marina s'innamoro` di una donna del posto: la bella Placida. egli poi,
costruм qui la casa che sognava presso Ia riva di quel mare ove era nato il suo amore!
VILLA VOLPE- CUSATI
Essa fu la dimora di Cusati Giuseppe, impresario della MARLBORO a Caracas, onore
del lavoro italiano all'estero. Essa и colorata di un rosa cilento circondata da piste per
svaghi e piscine ,tanto da assumere sapore Hollivuddyano. poi Diana cacciatrice, vigila il
boschetto. Tra agavi e fiori v'и la cerva che si accosta alla vasca d'acqua; mette in scena
una favola del poeta latino FEDRO: "Cervus ad fontem". La vasca и sorretta dal- le Ninfe
dominatrici dei mari che appaiono tra bocche di leoni e bel le di notte. La cappella
interna ha varie pitture e reliquie. Il luogo ove и ubicato e`alquanto ameno.
IL PORTO
Il porto di Marina di Camerota fu iniziato a costruire nel 1968, и di quarta classe ed и il
meglio attrezzato dopo Salerno Centro. Esso и costituito da un molo di sopraflutto lungo
360 m. ed uno di sottoflutto di 130 m.. I due moli racchiudono uno specchio d'acqua di
46.000 mq. Esso и turistico e peschereccio nello stesso tempo, in quanto ha un notevole
movimento di pescherecci grandi e piccoli, come pure piccole barche da pesca. Spesso vi
approdano Jot e d'estate v'e` un servizio di aliscafi che collega Marina di Camerota con
Napoli e Capri direttamente.
GROTTE PREISTORICHE
La storia di questo luogo pero` e` remota, anzi ha visto i primi passi dell'uomo sulla
crosta terrestre e qui ci immergiamo addirittura nel la Preistoria al periodo dell'Uomo di
Naenderthal , quando qui dimora va l'H0MO CAMEROTAENSIS appartenente allo
stesso periodo che differi va dal primo,solo dal mento piu prominente, eravamo a
600.000 anni fa! L'Universita` di Napoli, dapprima, nel 1954, diretta dal Prof Parenzan,
scavo` in questi luoghi, poi in seguito da altri; attualmente и in atto uno scavo condotto
dall'Universita` di Siena, diretto dal Prof Gambassini da un lato e Dal Prof. Martini da un
altro. La grotta sepolcrale e` una di grosso interesse paleontologico, seguita da quella
della Serratura e da altre ancora. Gli studiosi avidi di sapere scavano ancora fino a
trovare la nitida roccia. L'Uomo vuole scoprire se stesso nel tempo e nel luogo,Marina
offre una pagina aperta agli studiosi ed ai curiosi. E`questo gia` un buon motivo che unito
alla salubrita` del posto ed alla gente ospitale del luogo, Marina ci offre ad un turismo
qualitativo senza pari.
Come un inno continuo, polifonico e dolce, cosм l'incanto che la natura ha donato a
questa costa di Marina di Camerota, scuote i nostri cuori. Queste rocce e queste
spiaggette dai colori smaglianti, sono tutte cosм come alle origini. La mano
sconvolgitrice dell'uomo, una volta tanto, non ha operato nella azione devastatrice.
Quм appaghiamo tutti i nostri sensi, ci ristoriamo in questi luoghi che sono l'orgoglio
ed il vanto del territorio camerotano.
La motobarca salpa verso oriente, mentre Marina resta illuminata da un raggio di sole.
La Costa Orientale di Marina di Camerota
1) POGGIO 2) GROTTA SEPOLCRALE
LENTISCELLE 3) GROTTA DELLA SERRATURA
4) ZANCALE GROTTA DEGLI INNAMORATI
CALA FORTUNA CACATA DEL MARCHESE
MONTE DI LUNA POZZALLO
SANTA CATERINA CALA BIANCA
ISCOLETTI GROTTA DELLE NOGLIE
INFRESCHI CALA LONGA
CALA DEI MORTI MARGELLINO
ARNALDO D'ALESSIO
POGGIO
la prima visione del nostro itinerario e' una delle tante torri che nel medio evo furono
costruite a salvaguardia della costa. Ognuna di esse aveva un servizio di vigilanza per
sorvegliare eventuali attacchi dei Saraceni o di pirati. Di giorno segnalavano con una
colonna di fumo, di notte con fiaccole a luce incandescente. Tutte le torri comunicavano
tra di loro mentre quella del Poggio trasmetteva notizie direttamente al castello
marchesale della vecchia Camerota.
GROTTA SEPOLCRALE
La nostra attenzione, subito dopo l'uscita dal porto, e' attratta da una grotta che si
spalanca lungo il pendio della ripida scogliera. La grotta e' denominata "Grotta
Sepolcrale" perche' all'interno di essa sono stati rinvenuti dal Prof. Parenzan reperti di
epoca Preistorica di interesse internazionale tra cui l' HOMO CAMEROTAENSIS
battezzato cosi' perche' e' una specie unica al mondo, somiglia all'uomo di Neaderthal
avente solo una lieve differenza nel mento.
LENTISCELLE
Tra le rocce scogliose del Poggio e la punta dello Zancale, come una lama di falce , v'e' la
spiaggia di Lentiscelle. Questa spiaggia e' tra le piu' belle del litorale di Marina di
Camerota perche' composta di sabbia finissima; ricca di cristalli di mica e perche'
lievemente degradante verso la profondita' di un mare cobalto.
GROTTA DELLA SERRATURA
la sabbia e' abbagliante ... ecco che tra la roccia si apre una spaccatura snella e slanciata
con una rigonfiatura nella parte superiore, somigliante alla toppa di una vecchia chiave,
essa e' denominata: grotta della serratura. In questi ultimi anni, essa , si e' accattivata
l'appellativo di grotta preistorica, in quanto in essa sono stati rinvenuti dal prof. Martini
dell'universita' di Siena, insediamenti di uomini primitivi risalenti addirittura all'eta'
paleolitica.
ZANCALE
E' questa un'altra delle torri costiere detta dello Zancale, ritta e slanciata a base
quadrangolare di colore giallo sbiadito. Il nome della punta su cui e' ubicata deriva
dall'antico greco Zante che vuol dire falce, di fatti e' situata al culmine della spiaggia
quasi fosse il manico di una falce.
GROTTA DEGLI INNAMORATI
Una grotta gigantesca e bellissima si apre sui fianchi della penisoletta dello Zancale, essa
ha preso il nome della "grotta degli innamorati" perche' in essa molti anni fa,
approfittando di una nascosta insenatura e del buio che in essa regna, una coppia di
innamorati contrastati, soddisfarono le loro gravanti necessita' amorose. Si dice e forse e'
vero che questa grotta, perforando tutta la larghezza dello Zancale, e' comunicante con la
spiaggia di Lentiscelle ed il suo terminale e' la grotta della Serratura.
CALA FORTUNA
Prende il nome da un tempio di epoca remota, dedicato alla dea fortuna; fu eretto lassu'
per tutelare gli antichi marinai. Nell'insenatura esiste una grotta azzurra che riceve la luce
da un raggio di sole che filtra da un'apertura a mare ed illuminando a mo' di luce teatrale
dipinge d'azzurro il mare e le pareti della roccia.
CACATA DEL MARCHESE
Subito dopo aver superato lo scoglio che separa la cala della fortuna da quella di Monte
di Luna, ecco che tra l'acqua turchina emerge un masso bianco e piatto; qui' il marchese
amava, nei suoi viaggi, tra lo sciacquio delle acque, ergere a poesia i suoi bisogni
corporali. Da allora, per burla, i marinai additano quello scoglio come la cacata del
Marchese.
MONTE DI LUNA
Come un semicerchio di un cilindro gigantesco, si erge, alta e scabrosa ai nostri occhi , la
parete della Cala di Monte di Luna. Il suo nome e' la garanzia piu' seria a dimostrare la
sua conformazione ad arco bicorno a somiglianza di quello lunare nella fase calante. La
parete di questo scoglio monumentale e' lata a strapiombo sul mare di circa 150m ed il
colore della sua roccia e' maculato, come un manto di leopardo, con i colori piu' vari.
Lungo le pareti vegetano e si specchiano nel sottostante mare chiome di alberi marini,
mentre affiorano dall'acqua come Tritoni enormi, tre scogli che ornano ed abbelliscono
l'arco di mare come fanno i faraglioni di Capri.
POZZALLO
L'eterno ha dato a questo mare una pennellata di intenso blu. L'acqua in alcuni punti e'
talmente sfumata che quasi si confonde man mano si avvicina agli scogli, col verde della
roccia. Una grotta a e' noi vicina, entriamo in essa e ... meraviglia della natura! Uno
spettacolo superbo e luminoso si svela ai nostri occhi: una festa di colori ed un'armonia
di scogli completano uno scenario meraviglioso che incanta e commuove.
SANTA CATERINA
In una chiazza d'acqua smeraldina a ridosso di scogli ecuneati, sfocia una sorgente di
acqua dolce, che a detta dei medici e degli esperti, contiene virtu' salutari. La sorgente e'
chiamata acqua di Santa Caterina.
CALA BIANCA
La macchia mediterranea, che lussuosa vegeta fin quasi sugli scogli, rispecchiandosi nel
mare cristallino, crea merletti di riflessi e di luci. Sulla profondita' del mare, fra sassolini
bianchi che danno il nome a questa baia paradisiaca ... il colore celeste chiaro predomina
e trasforma il sottofondo marino, in un ricco agglomerato di acquamarina.
ISCOLETTI
Subito dopo la Cala Bianca ecco il promontorio degli Iscoletti con le sue grotte, le sue
torri, il suo fascino, il suo mistero, il suo porto naturale. Qui su questo mare
paurosamente cristallino, navi e navi di ogni nazione e di ogni civilta', spinte dai marosi,
si sono inabissati ... e sotto queste acque apparentemente belle ma eternamente insidiose
sono custodite carcasse di scafi antichi e moderni uniti da un'unica tragedia: la morte.
NOGLIE
Si doppia il capo degli Iscoletti ed ecco la grotta delle "Noglie" che si spalanca sul mare
come una bocca aperta di un cetaceo alla deriva; entro il suo antro, visto dal mare,
sembra che vi siano appesi collane di salumi "noglie" che altro non sono che stalattiti di
color marrone scuro formatisi nei secoli per infiltrazione di acqua nel calcare della
roccia. Si dice pure che questa grotta sia stata abitata da ominidi e da uomini durante i
secoli passati e che ancora oggi si possono trovare tra i suoi anfratti ed i suoi cunicoli,
resti ossei di esseri primitivi.
INFRESCHI
Siamo quasi all'imbocco del porto e su di un pianoro di questo promontorio maestoso, vi
scorgiamo i ruderi della vecchia tonnara del marchese, mentre piu' in alto di essi si vede e
si potrebbe anche visitare il piccolo villaggio di pescatori addetti alle tonnare, le cui case
arroccate sui pendii a semicerchio del porto, fanno corona alla cappella di S. Lazzaro,
che dipinta di bianco, risplende come una colomba a riposo, tra il verde della macchia, il
turchino del cielo, l'azzurro del mare. Nel porto vi e' anche una sorgente di acqua dolce
che si trova in una grotta che si apre a fior di acqua e dove c'e' sempre un afflusso di
pescatori e di gente che si forniscono di acqua, che come quella di Santa Caterina, ha
particolari virtu' medicamentose. Questo porto, questi promontori, questi scogli
conservano ricordi e leggende del passato remoto e del passato prossimo. Si dice che in
questo porto fece sosta e si riforni' d'acqua Enea nel suo viaggio verso Palinuro, qui ,
parte della flotta dei crociati, si rifugio' nel suo andare verso le coste Africane; qui le navi
romane sostavano nelle varie battaglie combattute con la rivale Cartagine, e che qui' in
questo magnifico porto le sirene del vicino golfo di Napoli venivano a svernare tanto e'
vero che ancora oggi nei pressi di Camerota esiste una localita' detta delle "Sirene".
CALA LONGA
Nitida e semplice e' la spiaggia di Cala Longa, incastonata in una barriera di roccie
assume l'aspetto di un mondo selvaggio, ricercato dai registi cinematografici.
CALA DEI MORTI
Nel secolo scorso una fonte di ricchezza per le nostre povere contrade era l'erba spartea.
Molti erano dediti alla sua raccolta. Alcuni pero' furono poco fortunati; in quanto a carico
fatto della pregiata erba, il mare rovescio' la barca ed essi calarono a picco affogando,
vittime del lavoro! A ricordo dei naufraghi ed a monito delle future generazioni fu
innalzato sul posto un rigido segno: la Croce.
MERGELLINO
Mergellino e' uno sperone roccioso ricoperto da un bosco rigoglioso di piante cedue che
arriva quasi a lambire l'acqua marina. La caratteristica di questo sperone di roccia e' la
sua forma a zampa di elefante, in posizione di aggredire chi intendesse violare: i confini
del comune di Camerota.
Ci inoltriamo in un altro favoloso viaggio nel tempo, dirigendoci verso il lato
occidentale di Marina di Camerota fino alla foce del fiume Mingardo. E' un viaggio
attraverso un mondo leggendario e fiabesco per la sontuositа che la natura ha dato a
questi luoghi conosciuti da uomini di alta cultura greca e latina giа cantori
innamorati di questo armonico contrasto di cielo, terra e mare. La motobarca che
esce dal porto di Marina e salpa verso ovest ci lascia ammirare l'agglomerato urbano
appollaiato sugli scogli della punta Mariosa che doppiamo in breve tempo.
La Costa Occidentale di Marina di Camerota
MACINELLE CALANCA
SIRENE CAPO GROSSO
SPIAGGIA NUDISMO MINGARDO
ARNALDO D'ALESSIO
MACINELLE
Le Macinelle sono un agglomerato di scogli formanti un'unica banchina naturale a livello
d'acqua. Detti scogli perforati nel loro interno, spruzzano, come soffioni boraciferi
continuamente, ad intervalli regolari ed a secondo la intermittenza delle onde; l'acqua del
mare che pressata dalla marea emette rumori cavernosi e cupi da far sembrare a chi vi si
avventura di trovarsi in un mulino ad acqua dei vecchi tempi. Forse и appunto a questo
frastuono caratteristico di macini azionati ad acqua, che questo scoglio prende il nome di
Macinelle ...
CALANCA
La conformazione della spiaggia , ci fa supporre che nei tempi remoti sia stata una baia
ricca di bellezze e di comoditа marine da essere la sede mitologica piu' appropriata delle
Omeriche Sirene. Difatti il terreno sovrastante le pareti di questa maestosa cala ricca di
lussureggiante vegetazione, porta, ancora oggi il nome di Sirene. Si supera l'arco
sabbioso dell'arenile e si prosegue lungo il corno ovest del lunato e scoglioso litorale.
Siamo quasi sulla punta estrema di questo braccio di cale quando ci rendiamo conto di
dover attraversare un piccolo stretto formato, a levante da un isolotto scoglioso coperto
da macchie mediterranee ed a ovest dall'estrema propaggine di questa cala quasi
circolare. Difatti sotto la barca ed attraverso l'acqua cristallina una continuazione di
roccia ci dimostra che, nel tempo dei tempi, (forse appunto al tempo delle sirene)
l'isolotto era unito alla terra ferma ed il tutto formava una insenatura meravigliosa e
sicura, di forma quasi circolare. ove il tempo non aveva senso e le avversitа di
navigazione non avevano ragione di preoccupazioni per cui quel posto incantato e fatato
si rivelava come un mondo di fiaba ove tutto si ridimensionava in una visione di sogno e
di poetica sensibilitа. Cosм и avvenuto per lo scoglio a forma di trono che nella fantasia
dei tanti poeti и stato attribuito al dio Nettuno.
SIRENE
Si supera la punta dell'isola e si lascia alle spalle la torre saracena mentre un nuovo e
diverso panorama appare a noi dalla barca. La costa и un susseguirsi di cale, anfratti,
piccoli fiordi, spiagge, spiaggette. Quм i marinai nelle notti lunari godono uno stupendo
scenario: un guizzar tra le onde argentee, un movimento appassionante e lusinghiero:
sono le ricciole, che alimentano un mito, quello delle sirene incantatrici. La topografia
del posto e la dolcezza del clima rendono l'ambiente cosм idilliaco che sembra di trovarsi
in un angolo di paradiso.
CAPO GROSSO
Ci siamo avvicinati a Capo Grosso, piccolo e suggestivo promontorio che dalla sua forma
a maniera di una gigantesca testa umana ci sbarra il percorso e ci obbliga a doppiarlo ...
Doppiata questa punta, alra meraviglia ci attende; si apre ai nostri sguardi un'altra cala
oltremodo bella circondata da spiagge di sabbia finissima e luccicante per l'abbondanza
di cristalli di mica. Detta insenatura и chiamata "porticello". In questa insenatura che per
la sua caratteristica di riparo и stata chiamata "porticello", avvanne lo sbarco della
soldataglia francese che inerpicandosi lungo la fiancata del colle Fenosa raggiunse
l'altopiano del "Canto" dal quale bombardт la vecchia Camerota causando danni e
devastazioni. In questa cala due dorate spiagge sono l'una accanto all'altra divise solo da
un pungiglione di roccia che forma due baie di cui una и detta "Cala D'Arconte" poichи
un tempo fu demanio di un conte, l'altra и detta "Porticello". Su di uno scoglio esistono
ancora i resti di una torre, segno di un passato vigilato poichи l'umanitа ha sempre
guerreggiato. Ora laggiщ in quella distesa di giallo carico, chiusa tra due pareti di roccia
policromica, v'и una insenatura con tante suggestive grotti ove nei meriggi d'estate,
quando il sole dardeggia implacabile, i corpi si ristorano alla loro frescura.
SPIAGGIA NUDISMO
Sabbia morbida, morbida da far gola a chiunque, и la spiaggia detta del nudismo, dove le
forme del corpo non sono nascoste da un pezzo di stoffa ma vanno messe in risalto
garbatamente, segno di emancipazione e progresso risoluto. Poi la spiaggia continua
continua ancora ... in essa si erge uno scoglio di strana forma detto "La Vela"; gli sposi lo
scelgono per volere della tradizione, che dice di portar loro fortuna, nelle fotografie
ricordo. Si continua, si continua ancora!
MINGARDO
Dopo circa trenta minuti di motobarca e dopo aver superato la punta Fenosa, ecco che si
spalanca, a chi viene da Marina la grande immensa spiaggia del Mingardo famosa per i
profondi silenzi, i soavi e penetranti profumi ed i paesaggi selvaticamente incontaminati.
I suoi contorni sono frastagliati e montuosi, mentre il suo mare и di colore azzurro chiaro
di un'acqua trasparente e cristallina. Il bianco cenere della spiaggia degradante verso i
monti, va a confondersi con il verde tenue della vegetazione, mentre il piano dell'arenile
и rotto da piccole dune e da consequenziali piccoli anfratti. Lontano, il fiume Mingardo
si perde alla vista tra dolomitici macigni di montagne aspre e vergini. Il tutto diventa alla
fantasia di chi dal mare ammira tanta bellezza, in immenso anfiteatro dove, con la
sfumatura dei colori e con la prospettica dimensione delle forme, lo scenario naturale del
Mingardo acquista maestositа e bellezza indescrivibile. Tra tanto incanto l'occhio spazia,
in una prospettiva tridimensionale, dalla Fenosa all'altipiano di Sant'Iconio, dal retroterra
del Gelbison al lontano azzurrino Monte Stella; dalla gola del Mingardo al pacifico
maestoso capo Palinuro. Qui vicino alla sabbia vi и un grosso antro : la grotta del capraio
oggi detta di Marco. Detta grotta и formata da un enorme apertura nella roccia ed ha,
all'interno , smaglianti colori alle pareti; s'apre a bracci e forma, nelle viscere della terra,
qual tesoro, un'incomparabile stella marina.
oggi questa grotta и trasformata in luoghi di svago.
Lassщ sulla roccia che limita la baia vi sono tanti fiori rivieraschi: dal colore al lillа ,dal
rosso fuoco allo scarlatto. La roccia a sua volta , и un groviglio di rosa, grigio , verde,
sormontata da alte macchie mediterranee ove nidificano gli uccelli migratori. L'altopiano
di Sant'Iconio и cosparso di tanto verde: dal verde bandiera, al verde smeraldo od ancora
pistacchio, sono i pini d'aleppo, rara cultivar, che qui vegetano rigogliosi. La roccia si
allontana momentaneamente alla visuale per riapparire colorata di oro sotto i riflessi del
sol calante, mentre una macchia di lentisco, isolata e maestosa, si staglia tra la sabbia
spoglia lasciando immaginare che dietro di essa, innamorati si sussurrino dolcemente
quelle cose che non si dicono mai. Giа si sente uno scroscio, un fruscio di acqua che
frettolosamente s'immette nell'azzurro Tirreno: и la foce del fiume Mingardo . Questo
fiume fermт l'attenzione dei profughi troinani, come dice la metamorfosi dell'umanista
Bernardino Rota ... Palinuro invaghito di una fanciulla Kamaraton, bella come una dea
ma dal cuore duro come una roccia: non essendo stato corrisposto nel suo amore,
disperato si gettт nella profonditа del mare. La dea Venere, adirata, trasformт Kamaraton
in un desolato masso. Da esso prese il nome il territorio di Camerota.
CAMEROTA
Parco del Cilento
La vecchia Camerota e` situata su di un colle alto 322 m sul livello del mare e km 2 e
mezzo da esso in linea d` aria . Nel medioevo era la sede di un feudo , aveva una cinta
muraria , un castello e tre porte. Il centro storico e` un continuo contrasto tra Medioevo e
Rinascimento, e` un susseguirsi di archi ed archetti di varie forme e di varie epoche,
difatti il nome Camerota deriva dall` antico greco " KAMARATON" che vuol dire
costruire ad arco, fabbricare a volta. V` e` anzi una bellissima leggenda in proposito!
"Distrutta Troia , gli scampati al pericolo , fuggirono per via mare.La citta` era ancora in
fiamme quando Enea con il padre Anchise sulle spalle ed il figlio Ascanio per mano
lasciarono la citta` semidistrutta e si affidarono alle onde del mare. Il fato aveva loro
predetto che presso la foce di un fiume rigoglioso, al volo di dodici avvoltoi avrebbero
dovuto fermarsi per edificare una nuova citta` era questo il volere degli Dei. Essi giunti
alla foce dl fime Mingardo, sostarono un po`, ma qui volarono solo sei avvoltoi .Itanto il
nocchiero della nave Palinuro , s` era invaghito della della bellezza della fanciulla
KAMARATON, delle sue bionde chiome e dei suoi scuri occhi. Ma lei non ricambio`
mai il suo amore. Era bella ma aveva il cuore duro come la roccia. Palinuro disperato si
butto` a mare e mori`. La dea Venere , per punizione , trasformo` Kamatron in roccia. Era
questa la metamorfosi del letterato Berardino Rota. Camerota , infatti , e` situata da una
roccia solitaria delimitata da burroni, una cerchia di montagne vi gira intorno aperta solo
verso il mare , di qui non si denota nessun altro paese, neanche una sua frazione!