La pena di morte

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Testo

Pena di morte

Può la morte essere considerata una pena, o essa è solo una delle leggi più sacre della natura e pertanto l’uomo non la dovrebbe poter alterare? Un tempo,la pena si identificava con la punizione e il castigo, intesi a dissuadere dal compiere atti criminosi, e si riteneva che soltanto una pena severa, crudele, capitale, magari eseguita in pubblico, potesse raggiungere tale scopo. Oggi, il concetto di pena è radicalmente mutato. In Italia, la pena di morte non è prevista dalla legge, eppure alcuni settori dell’opinione pubblica ed alcuni uomini politici continuano ad indicarla come un’efficace rimedio al dilagare della criminalità.Nel nostro paese, le discussioni riguardo alla legittimità o meno della pena capitale risalgono addirittura al XVIII sec. quando lo scrittore illuminista Cesare Beccaria, nonno di Alessandro Manzoni, nel suo celebre saggio “DEI DELITTI E DELLE PENE” affermò l’irrazionalità giuridica della pena di morte e dell’esercizio della tortura. Tale corrente di pensiero si diffuse, negli ultimi decenni del ‘700. La pena di morte fu abolita, cosa che avvenne in seguito anche nell’impero asburgico ed in altri stati. La pena capitale non compare neanche nel codice in vigore durante il Regno d’Italia , anche se essa fu poi reintrodotta dal fascismo, soltanto però per reati di natura politica. L’attuale costituzione repubblicana, in base all’articolo 27, considera inammissibile la pena di morte nell’ambito di una concezione progressiva e democratica della giustizia, la quale deve sempre rispettare la dignità dell’individuo colpevole o presunto tale: anche in caso di detenzione, quest’ultimo non deve essere maltrattato fisicamente e psicologicamente, ma rieducato al fine di favorirne il reinserimento sociale. Interpretando alla lettera questo principio si dovrebbe chiedere anche l’abolizione della pena dell’ergastolo. Nonostante la pena di morte sia stata cancellata dall’ordinamento giudiziario di tanti stati, in vari paesi viene purtroppo ancora regolarmente eseguita: è il caso degli USA dive in alcuni stati con una certa frequenza, vengono eseguite sentenze capitali talvolta riguardanti minorati mentali ed adolescenti.(BERNABEI). Attraverso la pena di morte, si può porre un freno al diffondersi degli atti violenti e delinquenziali. Uno dei maggiori crucci della società contemporanea è indubbiamente la criminalità, il cui crescente aumento provoca sconcerto nella gente e talora manifestazioni scomposte che tendono a mettere l’accento su argomenti che in un modo o in un‘ altro tendono a influenzare anche la classe politica.
Ma la pena di morte è la peggiore punizione che si “possa “ infliggere a un uomo.Le virgolette vogliono significare, evidentemente, che l’uomo non dovrebbe potersi arrogare il diritto di punire un misfatto, togliendo la vita a chi lo abbia compiuto, poiché in questo modo egli non farebbe altro che ripristinare un’antichissima, ignobile legge, ovvero quello del taglione, o in base al detto “ occhio per occhio, dente per dente” che caratterizzavano le società primordiali: essa deve, invece, operare
secondo il moderno senso civico e morale, il quale, come rifiuta l’idea del delitto, cioè che un uomo possa uccidere un suo simile, allo stesso modo non pretende di decidere in modo infallibile della vita di un individuo. Io penso che tale pena potrebbe costituire un forte deterrente soltanto per le persone normali, che peraltro non si sognerebbero mai di compiere un delitto e che forse proprio per questo credono che la minaccia di morte serva a qualcosa: paradossalmente, il loro è un ragionamento distorto e inoggettivo poiché non tiene conto della sostanziale illogicità che informa la mente del deviato, soggetta alle sollecitazioni di una psiche alterata. La logica, la morale cristiana e il buon senso sono contro la pena capitale, ma i dibattiti tra coloro che vogliono reintrodurla e quanti invece la ritengono incivile sono sempre accesissimi.Alle scarse motivazioni di quanti sono a favore della pena di morte si contrappongono le ragioni di una giustizia vera, del diritto alla rieducazione, l’esigenza di non commettere omicidi di stato, il divieto morale di legalizzare la morte.Mentre ci incamminiamo verso la realizzazione dell’unione europea mi auguro che non si ripristino sistemi ormai relegati solo nei libri di scuola, o tutt’al più ancora adottati da qualche nazione civilmente arretrata. Una società progredita e civile deve trovare uno strumento migliore per giudicare ed eventualmente punire chi ha sbagliato concedendogli la possibilità di difendersi,di provare la sua innocenza o,in caso di condanna, per comprendere le ragioni che lo hanno indotto a commettere il reato di cui è accusato, consentendogli però di riscattarsi come essere umano nel momento in cui, uscito di prigione, si reinserisse nel contesto sociale. E in ogni caso la pena di morte è una soluzione definitiva. Dalla quale è impossibile ritornare indietro una volta che si ci rendesse conte che si è imputata una persona erroneamente.

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