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Testo
SAGGIO BREVE
Titolo: Euro: una moneta unica per l’europa
Destinazione Editoriale: Rassegna di argomento culturale
Breve presentazione dell’argomento: l’entrata dell’Euro in Italia ed in Europa. Aspetti positivi ed aspetti negativi.
Non succedeva dai tempi del sesterzio, la piccola moneta romana che, dopo la riforma dell’imperatore Augusto, fu imposta dalla Spagna all’Asia minore: esattamente 2010 anni dopo ci prova l’Euro a unire le isole Canarie spagnole e la Sicilia, la Finlandia e il Portogallo, il Lussemburgo e la Francia, la Germania e il Belgio, l’Irlanda con l’Olanda e l’Austria.
Il Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992, sancisce, infatti, che la Cee, Comunità economica europea, si trasformi in Unione europea e impegna gli Stati membri ad istituire un’Unione economica e monetaria con una moneta unica e stabile e ad attuare una politica estera e di sicurezza comune che promuova la pace e il progresso nel mondo, al fine di realizzare un’integrazione politica ed economica dei vari Paesi.
Il trattato di Maastricht costituisce la base legale dell’Unione monetaria, con cinque criteri o “parametri”, ossia regole di buona gestione economica. Per entrare nel “club” dell’Euro, infatti, bisogna contenere l’inflazione, tenere sotto severo controllo debito e deficit pubblico, mantenere tassi di interesse in linea con gli altri Paesi dell’Ue, aver dimostrato stabilità nel cambio.
L’introduzione dell’Euro come moneta unica degli undici paesi che hanno soddisfatto i criteri del trattato di Maastricht non avverrà bruscamente: l’avventura dell’Euro, infatti, iniziata il primo week end del 1999, prevede un periodo di transizione, che va dal 1° gennaio 1999 al 1° gennaio 2002, durante il quale verrà realizzato un progressivo passaggio alla nuova moneta europea.
Il 1° luglio 2002 in tutta l'Unione monetaria europea le valute nazionali andranno fuori corso e cesseranno di avere valore legale. L’Euro avrà sostituito definitivamente la Lira e le altre monete nazionali: la nuova banconota circolerà in undici Paesi europei, tra cui l’Italia.
Orfani di lire, sterline, franchi o pesetas, ricchi, o poveri, solo di Euro: che cosa ci guadagneremo? Avremo più prodotti, di qualità migliore e a prezzi più bassi. Potremo collocare i risparmi all’estero. Pagheremo di meno telefoni e aerei. I servizi pubblici funzioneranno meglio. Potremo andare a lavorare o a studiare in qualsiasi Paese della Comunità. Viaggeremo per l’Europa senza passare dal cambiavalute. E avremo una moneta stabile, al riparo dall’inflazione.
L’Europa del futuro renderà più competitiva l’economia e quindi rilancerà l’occupazione. L’Euro, infatti, permetterà maggiore competitività e concorrenza; agevolerà gli scambi ed il funzionamento del mercato interno; favorirà la stabilità dei prezzi; amplierà le opportunità di crescita economica; accrescerà l’efficienza commerciale dell’Unione europea sul mercato mondiale.
La verità è che, nel bene e nel male, l'Euro è destinato a rivoluzionare il mondo, le economie, la vita quotidiana di tutti noi.
Quali vantaggi trarrà l'Europa dall'adozione della moneta unica? L’Euro darà all’Europa, che ha le potenzialità per essere la prima potenza commerciale del mondo, quella voce sulla scena monetaria internazionale che le è finora mancata e che è la rappresentazione concreta della forza e della unità d'intenti. La principale conseguenza dell'Unione monetaria a livello macroeconomico, come già era emerso sul “Messaggero”, sarà la costituzione di un unico grande mercato tra i Paesi membri il cui funzionamento si baserà sul principio della libera concorrenza.
Nella grande visione dei padri costituenti, il mercato unico dei capitali è nato per favorire i cittadini sia come consumatori sia come investitori. Nel primo caso, l'Euro dovrebbe portare più trasparenza e, alla lunga, un abbassamento dei prezzi dei prodotti di maggiore consumo. L'eliminazione dei costi dei cambi, infatti, provocherà un'ondata di consumismo a prezzi sempre più bassi. Le imprese potranno contare su un mercato potenziale di oltre 370 milioni di consumatori e, quindi, aumentare le possibilità di guadagno e intraprendere nuovi investimenti; ma aumenterà anche la concorrenza, e ciò determinerà un miglioramento della qualità dei prodotti e una diminuzione dei prezzi. L'introduzione della moneta unica determinerà, quindi, notevoli benefici per i consumatori e darà impulso all’occupazione; la grande stabilità finanziaria che caratterizzerà l'area europea finirà per comportare molti vantaggi in termini di crescita economica. Il mercato interno, inoltre, sarà caratterizzato da maggiore ampiezza ed efficienza, da alta stabilità e bassa inflazione. Sul piano, poi, della vita di tutti i giorni l'Euro significherà semplicità negli scambi, negli acquisti, nell'attività del turismo: insomma, più competitività e meno burocrazia. X quanto riguarda, invece gli svantaggi che l’Euro potrebbe portare con se, non sono molti. C’è soltanto il rischio di ritocchi ed arrotondamenti al rialzo, anche se di poco, per evitare i decimali. Personalmente, anche se ancora non sono riuscito ad integrarmi pienamente in questo nuovo sistema, penso che sia un’ottima cosa quella di aver fuso insieme i Paesi europei per dare vita ad una nuova potenza. L’eliminazione delle barriere che prima ci dividevano dalle altre Regioni, mi da, inoltre, un maggiore senso di libertà.
L'amicizia
Capita spesso di sentir dire che senza l'amore non ci sarebbe arte. Se questo è vero, è ancora più vero che non ci sarebbe l'arte senza l'amicizia. E' un discorso, questo, che viene molto prima dell'aspetto contenutistico delle singole opere: si può dire, anzi, che l'amiciza nell'arte è un fatto genetico.
La dimensione primitiva delle forme artistiche era essenzialmente performativa: l'arte è nata di fatto per essere condivisa, per essere goduta in tanti. La natura riflessiva e chiusa in sè che il consumo di opere d'arte ha assunto in seguito, e mantiene ancora oggi nella maggior parte dei casi, è una derivazione della originaria "comunitarietà" connessa al fatto artistico.
Tantissima poesia classica, per esempio, nasce per venire declamata in occasioni conviviali. Così gli stessi epigrammi licenziosi di Mariziale, che oggi noi studiamo sui libri, non avrebbereo avuto senso per chi li ha scritti se non recitati di fronte ai compagni di bagordi.
Da qui è chiaro che il contesto influenza il testo: la poesia di Marziale, scritta per gli amici, parla degli amici, e i suoi temi preferiti sono quelli che sappiamo (la festa, il vino, le donne).
Ma, al di là di questa parentela siamese tra arte e amicizia, il nostro è un tema che ritroviamo di continuo in tutta la storia del pensiero umano. A noi che abbiamo studiato gli stilnovisti a scuola viene immediatamente in mente l'incipit dantesco dalle Rime "Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io". Un caso eccellente di quell'amicizia fra artisti - amicizia vera - che si trasfonde nelle opere con altrettanto ecellenti risultati.
Di casi simili ce ne sarebbero da citare moltissimi: i decadentisti francesi, i nostri scapigliati, gli scrittori della beat generation. Tutti artisti che, nella loro epoca e nel loro contesto geografico, "facevano gruppo" e avevano l'abitudine di costellare le loro opere di accenni - impliciti e non - alle figure degli amici (che brutto dire colleghi!).
Opere di questo tipo ci interessano anche perchè assumono un vero e proprio valore testimoniale: succede cioè di riconoscere nell'opera di un artista, spesso celato dietro un personaggio, la figura di un amico anch'egli artista.
Il famoso dipinto di Courbet Lo studio del pittore, per esempio, oltre ad essere un'opera d'arte, è una vera foto di gruppo (che, per la cronaca, ci "fa vedere" Baudelaire emozionandoci molto di più che se leggessimo una biografia del poeta).
Certo, moltissime opere contemplano l'amicizia unicamente quale motivo ispiratore, e noi ne godiamo senza dover necessariamente problematizzare il rapporto del testo con la realtà effettiva dell'autore.
Il romanzo di formazione, per dirne una, è quasi per definizione romanzo di amicizie. Così nei classici, dal Werther al Rosso e il Nero, dall'Educazione sentimentale al Torless, a Bel-ami, fino ai contemporanei.
Il Giovane Holden, On the Road, Narciso e Boccadoro sono l'equivalente aggiornato e molto "di consumo" del bildungromasn in senso classico: eppure anche a un confronto superficiale ci accorgiamo subito che - se cambiano i temi, gli ambienti e il peso della scrittura - le emozioni sono sempre le stesse. Cioè, sono sempre le stesse le immagini di noi che riconosciamo nei personaggi. Si continua a essere amici, oggi come duecento anni fa (e presumibilmente come duemila anni fa), sostanzialmente per gli stessi motivi: perchè non è umano crescere da soli, si cresce sempre attraverso l'altro. In un'oscillazione continua, tra identificazione nell'amico e ostilità, tra desiderio di primeggiare e desiderio di annullarsi nell'altro, di lasciarsene assorbire.
Qui siamo proprio sul confine liminare dell'amicizia: dove l'amicizia, cioè, tende a sfumare in un rapporto morboso, oppure a prendere i connotati dell'innamoramento.
Sulla parziale congruenza, nei loro bordi esterni, tra amicizia e amore, già aveva rifletutto Svevo scrivendo da qualche parte "io non riesco a essere amico delle persone brutte". Che già di per sè dice tutto.
Ma basterebbe, a questo proposito, citare un solo film, famosissimo, che si pone proprio questa domanda (come amore e amicizia si distinguono) e, giustamente, non dà risposta: Jules e Jim di Truffaut.
Film nel quale ci pare di vedere in trasparenza un libro assai più anziano, Le affinità elettive, che si poneva anni prima la stesa domanda e, guarda caso, (non) dava la stessa risposta.
Oppure, abbiamo detto, in un rapporto di amicizia può prevalere quell'ansia di annullamento che ci spinge a lasciarci schiacciare, umiliare dall'altro. E' un altro tema antico, ed è antico perchè è vero: quasi mai le amicizie sono paritare. Anzi, si può dire che prorio nell'asimmetira, che è un'asimmetira che spesso e volentieri cambia segno, sta il motore che la spinge in avanti.
Amicizie malate, quelle cioè che estremizzano questa diversità di fondo, sono quelle del bambino protagonista di Agostino di Moravia, oopure quella tra tra il freak e lo studioso in Elephant Man di David Lynch. E si potrebbe continuare.
Ma fare elenchi non ci interessa più di tanto. E' importante sottolineare piuttosto che tra le multiformi espressioni che l'amicizia ha avuto in arte nel corso delle storia, non tutte ne rintracciano l'essenza nei sentimenti condivisione, generosità. L'amicizia ha molte forme, alcune anche liminari e disturbanti, e proprio in questi casi, ci pare, l'arte riesce a darne le realizzazioni migliori.
La pena di morte
Il bisogno dell’uomo di ricevere riparazioni,in misura equivalente al torto subito,è antichissimo e istintivo. Non è casuale che la Bibbia,una tra le più antiche scritture tramandate,propugni la legge del taglione. Occhio per occhio,dente per dente,è la risposta istintiva e convinta ad un’offesa o un crimine. Le più antiche civiltà applicavano la pena di morte senza porsi alcun dubbio etico o religioso. Gli dei adorati nell’antichità erano,spesso,feroci,vendicativi e pronti all’offesa,così come li avevano creati gli uomini di quei tempi. Tagliare la mano ad un ladro,la lingua allo spergiuro e giustiziare l’assassino erano pratiche quotidiane che non venivano discusse o criticate. Dovette arrivare il Cristianesimo con la pace,la bontà,la fratellanza ed il perdono predicati da Gesù perché cominciasse a diffondersi il dubbio sulla bontà della pena di morte. La stessa Chiesa prese posizione in materia sposando essa stessa pratiche abominevoli quali le torture e le esecuzioni nel periodo della Santa Inquisizione. Solo in epoche relativamente recenti la pena capitale è stata messa in discussione e,nei Paesi più civili e maturi,abolita. Tuttavia,nel mondo almeno tre quarti delle nazioni prevedono la pena di morte e,infatti,una mozione proposta in tempi recenti all’ONU dall’Italia,per l’universale abolizione della pena di morte,è stata bocciata dai delegati delle Nazioni. Ma,se è comprensibile che alcuni popoli in cui il trialismo è ancora forte non vogliano rinunciare alla pena di morte,non è assolutamente giustificabile che venga ancora praticata in paesi civili ed avanzati come alcuni Stati degli USA o in Nazioni europee. Comunque la dove si applichi,la morte non può far parte delle prerogative dell’uomo e non deve appartenere alla sfera delle competenze terrene. Se ogni individuo è anche il prodotto della società che l’ha generato,ogni condanna a morte è una sconfitta ed un rimprovero al sistemiche non ha saputo prevenire o curare le devianze. Una società sana prevede la giusta pena e la rieduca. Dare la morte sottolinea l’incapacità ed il fallimento della giustizia umana. Purtroppo,nonostante le battaglie condotte da quanti avversano la pena di morte,l’azione capillare di associazioni come Amnesty International,la recente,netta posizione della Chiesa Cattolica con l?enciclica Humanae Vitae,l’opinione pubblica è ancora molto divisa in materia. I periodici sondaggi che vengono compiuti rivelano che ancora un gran numero di persone è favorevole all’esecuzione capitale per crimini gravi. Ma una società in cui si applichi la pena di morte non può definirsi una civiltà completa. L’uomo è riuscito ad arrivare al cielo,a scendere sulla luna,a penetrare molti misteri dell’universo,ma non può e non deve appropriarsi dell’atto supremo che non gli appartiene:la vita.
saggio breve sulla pena di morte