La città greca

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LA CITTÀ GRECA
La città è un complesso di edifici che si vanno a inserire in un territorio, e il suo sviluppo può dipendere da fattori di tipo geografico, economico e politico.
Il fattore geografico è stato determinante per la Grecia avendo un territorio estremamente montuoso e questo determinò poche piccole città sparse per il territorio. Inoltre queste cercavano di insediarsi in zone con presenza d’acqua, terra fertile e in posti dove i rilievi erano meno accentuati; queste esigenze erano giustificate dal fatto che, essendo tutte isolate l’una dalle altre, dovevano procurarsi tutto il necessario sfruttando il terreno e raccogliendone i frutti. Per questo motivo quei piccoli paesi autonomi furono chiamate città-stato.
Essendo su un territorio montuoso, anche la polis seguiva l’andamento del suolo, e questa, in casi di pericolo, era circondata dalle mura (che avevano una funzione protettiva).
La civiltà greca si estende dal secolo VIII a.C. fino al III a.C. seguendo varie evoluzioni con l’andare del tempo.
Inizialmente la città non aveva nessun disegno prescelto o pensato in modo funzionale, ma nasceva casualmente. Gli unici edifici che si ripetono in ogni città e con la stessa collocazione sono:
• L’acropoli, situata nella parte alta della città, era luogo di culto, di rappresentanza e dimora del sovrano.era visibile anche da lontano e per questo veniva considerato lo stendardo della città; quando si passerà da un governo tirannico ad un governo democratico, sparirà il palazzo del sovrano e quindi nell’acropoli si andrà solo per motivi religiosi.
• L’agorà, situata nella parte bassa della città, che era il centro cittadino della vita civile, politica e commerciale. La parte bassa della città era essenzialmente costituita di una serie di quartieri destinati alle residenze private le quali, in contrasto con gli edifici pubblici, erano di un’estrema semplicità.
Anche le strade erano senza un preciso ordinamento e per questo motivo assumevano inoltre un carattere difensivo, in quanto il nemico, non conoscendole, si perdeva in esse.
Le abitazioni erano per la maggioranza ad un piano (raramente di due piani) ed erano distribuite in questo modo: si entrava da un portone affacciato ad un cortile e questo permetteva di accedere a tutte le stanze della casa. Erano costruite con materiale povero come fango, sassi ed un composto somigliante alla calcina; le coperture erano effettuate con il legno.
Questa disposizione caotica della città rimase invariata fino al V secolo a.C. quando, in occasione della distruzione della città di Mileto (Asia minore) a seguito di una guerra. Quando si decise di ricostruire la città, il compito fu affidato ad Ippodamo, cittadino di Mileto; egli pensò di ricostruirla a tavolino considerando le esigenze della città e della sua popolazione. Dopo aver esaminato attentamente tutte le necessità, egli individua diverse aree e queste erano di carattere commerciale, civile, religioso, ed infine la zona residenziale. Tutte le aree vengono collegate attraverso una rete di vie, anche queste studiate in modo da risultare a scacchiera. In questo modo gli spazi vengono ottimizzati per la loro funzione, tanto che questo sistema fu seguito da tutta la grecia e venne ripresa nelle ere successive anche dai romani.
La costruzione degli edifici pubblici, come ad esempio i templi, venivano già da allora costruiti con l’antichissimo sistema trilitico, che consiste in elementi orizzontali, gli architravi, appoggiati su elementi verticali, le colonne. La pianta di questi edifici è rettangolare ed è delineata da una o più file di colonne, mentre all’interno un muro racchiude il luogo sacro, la piccola cella in cui si conservava la statua della divinità e che era accessibile solo ai sacerdoti. Sui due lati più corti un frontone triangolare, detto timpano, accoglieva, all’interno di una cornice sporgente, sculture in altorilievo rappresentanti storie relative alla divinità cui il tempio era dedicato.
I templi venivano progettati seguendo dei canoni ben precisi, i cosiddetti ordini, cioè i tre diversi stili che segnarono altrettante tappe nella storia dell’arte greca. I tre ordini sono:
• Dorico, che prevede una colonna scanalata, abbastanza massiccia, che si va ad assottigliare verso l’alto, mentre circa nella parte mediana è leggermente rigonfia, in modo da evidenziare lo sforzo dell’elemento verticale sotto il peso dell’architrave. La colonna dorica, poggiante direttamente sul basamento del tempio (stilobate), termina in alto in un capitello composto di una parte rotonda schiacciata (echino) alla quale è sovrapposto un elemento a forma di parallelepipedo (abaco) che segna il punto in cui l’architrave poggia sulla colonna. Al di sopra del dell’architrave sta il cosiddetto fregio, cioè una fascia su cui si alternano tavolette rettangolari decorate con bassorilievi e serie di scanalature verticali (triglifi).
• Ionico, è caratterizzato da una colonna più sottile e più finemente scanalata, la quale non poggia direttamente sullo stilobate ma su una base formata da un anello convesso e da uno concavo sovrapposti. Il capitello è formato da due eleganti volute e il fregio è scolpito in tutta la sua lunghezza, essendo privo di triglifi.
• Corinzio, caratterizzato da una colonna scanalata, molto affusolata, poggiante su una base più alta rispetto a quella ionica. Essa termina in un capitello assai complesso con una decorazione rappresentante un cesto di foglie di acanto.

L’ARTE ROMANA
La fondazione di Roma è avvenuta nel 753 a.C.
Secondo la tradizione etrusca, prima di fondare una città, bisognava consultare i sacerdoti e gli aruspici (stregoni), che davano le indicazioni sul periodo e sul luogo della costruzione della città.questa veniva inaugurata tracciando il primo solco con l’aratro, e su questo andavano a nascere le mura della città. All’interno delle mura, il terreno veniva diviso in lotti regolari e questi venivano affidati ai cavalieri che si distinguevano dagli altri per le sue gesta.
Il foro sostituisce l’agorà ed è una piazza in cui venivano affiancati sia gli edifici pubblici che quelli sacri. La zona in cui è sorta Roma è stata scelta perché:
• Era di fianco al Tevere, proprio nel punto in cui si formava un ansa, dove l’acqua rallentava la sua velocità e quindi il fiume era percorribile a piedi;
• Le pareti del colle erano abbastanza scoscese, è quindi una zona strategica dal punto di vista difensivo.
Nel periodo più culminante di Roma, le mura racchiudevano al suo interno tutti i sette colli, e contenevano quasi 1 milione di abitanti, che era un fatto eccezionale per quell’epoca.
Tra l’Arno e il Tevere abitavano gli etruschi, e questi avevano raggiunto il culmine dal punto di vista culturale, avevano un po’ le sembianze della cultura greca, soprattutto per quanto riguarda gli edifici. Di questo popolo però ci sono rimaste solo le tombe sotterranee (ipogee = sottoterra). Essi pensavano che persona defunta continuasse a vivere nell’aldilà e quindi all’interno della tomba si lasciavano i suoi effetti personali.
I romani, venendo in contatto con le altre popolazioni, assimilarono sia la cultura greca sia quell’etrusca e queste saranno alla base dei fondamenti dell’arte romana. Una delle più importanti assimilazioni riguarda all’arco e la volta: sono costituiti da cocci di pietra che vengono inseriti ad incastro e quindi si stabilisce una forza di compressione, che viene annullata dalla contrapposizione di una forza orizzontale, costituita dalla muratura (spessa 1m); la celtina è l’impalcatura di legno dove verranno posti i cocci della volta, e l’ultimo inserito si chiama chiave di volta. L’arco può essere fatto con cocci di pietra o con laterizi. Tutti gli elementi dell’arco si ritrovano nella volta in modo che la larghezza dell’arco diventerà la lunghezza della volta. Le volte possono suddividersi in due categorie:
• Semplici, costituite da superfici appartenenti ad un unico solido;
• Composte, costituite da superfici appartenenti a corpi solidi diversi.
Per la volta veniva utilizzato l’opus cementitio, cioè veniva rivestita con delle lastre di pietra (travertino o con delle pietre reperibili sul posto). Oppure veniva utilizzato il sistema ad anfore per alleggerire la volta (sono contenitori vuoti oppure si utilizzava la pomice). L’opus cementitio è un calcestruzzo primitivo, con pietre, acqua e frammenti di laterizio, il tutto mescolato con malta di calce. Grazie a questo materiale scompaiono le pietre come materiale portante, e assumono l’unica funzione di rivestimento.
I romani furono i costruttori dei mattoni cotti (più resistenti T = 900/1000°C), che sono molto più avanzati di quelli crudi degli etruschi. Ne producevano in gran quantità tanto da fare delle ditte che li producevano mettendo un timbro della ditta su ogni mattone. Scoprirono anche che la pozzolana con la calce acquista il potere dell’idraulicità che gli permise di costruire i primi ponti e acquedotti. Inoltre furono i primi ad incanalare l’acqua in tubi (di piombo o laterizi), che venivano interrati, ma in alcuni punti venivano rialzati su arcate per superare i dislivelli (perché non esistevano le pompe in grado di farlo). Raccoglievano l’acqua anche fino a 70 m ed era studiato in modo che l’acqua defluisse meglio dando una leggera pendenza.
Le fognature inizialmente erano a cielo aperto, ma più tardi vennero coperte ed incanalate in tubi sotterranei. Dopo aver realizzato tutte queste infrastrutture, i romani passarono alla formazione della città vera e propria. Dopo aver diviso il territorio in lotti (centurie) si costruirono le strade lastricate, dotate di marciapiedi e di strisce pedonali realizzate con le pietre.
Il foro aveva la funzione religiosa più quella politica. Gli edifici religiosi, cioè il tempio, vengono realizzati su alto podio. Hanno lo schema dei templi greci. Per quanto riguarda le colonne, ne troviamo un nuovo stile, il composito (un misto tra ionico e corinzio). Le terme erano molto importanti perché i romani dedicavano molo tempo alla cura del corpo, e nonostante avessero le abitazioni con i servizi igienici, preferivano andare alle terme, perché erano considerate degli ambienti d’incontro. Al loro interno troviamole palestre, gli spogliatoi, il frigidarium (ambiente freddo), il tiepidarium (ambiente tiepido) e il calidarium, che è l’ambiente più caldo, in cui c’era un vero e proprio impianto di riscaldamento: era affiancata ad una stanza dove veniva scaldata l’acqua e il vapore veniva incanalato sotto il pavimento o nelle mura. La basilica è una specie di tribunale, e non una chiesa come diverrà successivamente con l’espandersi dei cristiani. L’abside è la cavità semicircolare in cui veniva posta la statua dell’imperatore. Il tabularium era l’archivio di stato in cui veniva conservato il denaro.
Gli edifici di carattere residenziale si differenziano per classi sociali:
• Insule: sono edifici a quattro o cinque piani, dove al primo piano c’erano le botteghe. Le residenze erano poco igieniche e a volte sprovvisti.
• Domus: sono le case patrizie e sono costituite da ingresso (protilo), atrio (dove c’era l’impluvium), tablinum che è un ambiente che fa da filtro all’atrio (si costudivano le statue) e da il peristinum (che è lo spazio posteriore dove si mangiava, …)
• Ville imperiali:queste abitazioni erano enormi per esaltare la figura dell’imperatore.

LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
La diffusione del cristianesimo contrasta con l’impero, perché l’imperatore veniva considerato come una divinità. Quando questa religione cominciò ad essere seguita da molti, l’imperatore Costantino fu costretto ad emanare nel 313 d.C. l’editto di libertà di culto. Quindi durante questo periodo di transizione abbiamo due culture: mentre si costruivano ancora templi, i cristiani diventarono troppi per potersi riunire ancora nelle loro abitazioni e quindi cominciarono anche loro a costruire la basilica paleocristiana, inizialmente presero spunto da quella di Massenzio, e successivamente vi apportarono delle modifiche: misero l’ingresso sul lato più corto, il prete volta le spalle ai credenti, non c’erano le navate ed era rettangolare. Inoltre al suo interno cambia l’utilizzo dello spazio, perché per i greci all’interno del tempio potevano accedere solo i sacerdoti, mentre la basilica paleocristiana accoglieva tutta l’assemblea dei religiosi. La forma della basilica ha anche un significato mistico perché chi entra nella chiesa ha di fronte a sé, sull’altare, la statua di Dio; la navata rappresenta la vita dell’uomo e quindi la materialità della vita, che fa un percorso di cammino di fede, fino ad arrivare all’altare.
Inizialmente le basiliche si presentavano come edifici molto semplici e spogli (essenziali) perché si basavano sull’uguaglianza e sulla parità. Inoltre non si poteva nemmeno raffigurare la divinità in un affresco o in una statua perché si commetteva una idolatria. Successivamente, siccome le persone erano “ignoranti” perché non sapevano ne leggere ne scrivere, allora cominciarono a raffigurare gli episodi in immagini simboliche. Gli affreschi venivano posti sopra il catino abilitale (cioè la volta che chiude l’abside) e sopra le navate centrali. Il pittore, prima disegnava l’affresco su un cartone, poi lo realizza sulla parete con tamponi, ma deve essere molto veloce perché la pittura deve asciugarsi insieme all’intonaco. L’affresco viene sostituito dal mosaico, che è una tecnica orientale e consiste nell’utilizzo di tessere di vetro o di pietra colorate che venivano inserite nell’intonaco mentre era ancora fresco. Vengono rappresentate delle figure molto colorate senza profondità e la stessa persona viene ripetuta nello stesso modo. Lo sfondo oro serve per riflettere la luce naturale e rappresentala luce divina.
I battistei sono gli edifici in cui si battezza, ed era un edificio a sé, cioè staccato dalla chiesa, perché chi non era stato battezzato non poteva entrare in chiesa, inoltre la cerimonia avveniva per immersione di tutto il corpo e quindi serviva un locale tanto grande da contenere una vasca. Le catacombe (= cavità sotterranea) erano i cimiteri cristiani sotterranei. Sono dei cunicoli scavati nel terreno, con degli slarghi in cui vengono ad essere realizzate le tombe delle famiglie più ricche; inoltre avevano dei fori nella parte alta per areare il locale.

Il materiale più utilizzato per la costruzione degli edifici greci era il marmo pentelico. Era un marmo facilmente lavorabile e questo ha permesso di arrivare alla straordinaria levigatezza e precisione dell’intaglio per murature e rocchi per colonne. Inoltre questo marmo permette do costruire architravi lunghe più di 4 ½. I blocchi di marmo posti in opera venivano collocati uno accanto all’altro senza aiuto di malta e quindi agganciati con graffe metalliche
ANFITEATRO: sono edifici d’invenzione tipicamente romana, nati probabilmente in Campania nel I secolo a.C. e sviluppatisi via via fino alle forme imponenti dell’epoca imperiale. In pratica gli anfiteatri erano teatri raddoppiati: la cavea, sostenuta da struttura architettonica possente, correva tutt’intorno a un arena ovale, nella quale avevano luogo i giochi e i combattimenti. Le gradinate erano divise in diversi ordini ai quali il pubblico accedeva attraverso decine d’ingressi numerati, per evitare assembramenti e resse. Un alto parapetto (podium) e una rete metallica riparavano gli spettatori delle prime file dagli assalti degli animali inferociti.
Il CIRCO: questo edificio ripeteva, anche se in dimensioni maggiori, le forme dello stadio e dell’ippodromo. La lunga pista per le corse dei carri a due o a quattro cavalli era divisa longitudinalmente da un terrapieno o da un muro (spina), alle estremità del quale erano posti due segnali (metae), che indicavano la curva da affrontare. Le gradinate per il pubblico erano disposte tutt’intorno alla pista.
Il TEATRO: quando i romani cominciarono a costruire teatri stabili in muratura s’ispirarono al modello greco, già organicamente definito e strettamente legato all’evoluzione delle forme letterarie della tragedia e della commedia. I teatri romani conservarono però sin dall’inizio soltanto alcuni elementi essenziali di quelli greci e su questi elaborarono strutture originali. Il teatro romano si presentava come un edificio isolato e chiuso, il cui prospetto esterno era dato dalla possente struttura architettonica a tre ordini, che sosteneva la cavea. Spesso inoltre l’emiciclo caveale era coronato da un portico a colonne, che poteva accogliere altri spettatori. Il coro, che aveva perso importanza, non rimaneva più nell’orchestra, ma stava sul palcoscenico con gli attori. Quindi nel teatro romano l’edificio scenico era molto più profondo e ampio che in quello greco: era sopraelevato di tre o quattro metri e comprendeva la fronte scenica, le quinte laterali e il palcoscenico. La fronte scenica venne arricchita di elementi architettonici, statuari e ornamentali, in modo da chiudere la visione dell’orizzonte e da costruire una scena fissa. Si usava anche il sipario, che veniva abbassato e sollevato con un ingegnoso sistema di asta accorciabili e allungabili.

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