L' osteria milanese

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Testo

LICEO SCIENTIFICO I. NIEVO
Padova, 26/3/99
II D
Fabio Diodati
TEMA:
l’osteria milanese: ambientazione, oste, clienti, atmosfera.

Nello svolgimento del romanzo “I Promessi Sposi”, l’osteria si presenta come luogo ricorrente in quanto non solo limitata ai capitoli riguardanti l’avventura di Renzo a Milano; la si ritrova infatti anche, ad esempio, nel capitolo VII, quando il giovane vi si ritrova con Tonio per organizzare il matrimonio segreto.
Renzo, attraverso un cortiletto, accede al locale, costituito da una stanza abbastanza grande, all’interno della quale sono posti una lunga tavolata e due panche, molto lunghe, che ne cingono i lati più lunghi. All’entrata del giovane l’oste è seduto vicino alla cappa del camino e sta sorvegliando i suoi clienti: di lui il Manzoni a causa della sua poca rilevanza nella storia non fa un ritratto vero e proprio e si limita a descriverne i comportamenti, peraltro molto eloquenti: l’oste milanese infatti come il suo collega lecchese segue la morale dell’utile, ovvero dimostra di pensare solo al proprio tornaconto personale: egli nel capitolo XV denuncerà Renzo alla polizia per il discorso politico tenuto nel suo locale; arriverà cioè a denunciare un innocente pur di salvaguardare il proprio tornaconto personale; questo aspetto del carattere di questo personaggio rivela delle affinità con colui che si può considerare il motore di tutta la vicenda, ovvero Don Abbondio: anche il parroco di Olate dimostra infatti di condividere la stessa filosofia del gestore del locale in quanto non celebrando il matrimonio tra i due giovani egli trasgredisce i suoi obblighi di sacerdote pur di non mettere a repentaglio la propria incolumità. Questa affinità di carattere è evidente nelle parole dell’oste al notaio criminale: gli ossequi ai governanti e l’atteggiamento di apparente sottomissione tradiscono la volontà di accattivarsene le simpatie. L’oste diventa quindi personaggio negativo nella vicenda ed anche fonte di possibili imbrogli, come d’altronde lo era stato Don Abbondio. A giustificazione di questo si ricordi ad esempio la richiesta da parte dell’oste del nome al giovane, a causa di una presunta grida che obbligherebbe gli osti a domandare le generalità a tutti coloro che volessero trascorrere la notte presso di loro.
Analogamente al gestore anche il locale ha valenza negativa in quanto, come già verificatosi nel capitolo VII, è il luogo dove si tramano gli imbrogli ed i sotterfugi: la fondamentale differenza tra l’osteria di Olate e quella milanese è che mentre nel paese è Renzo a progettare e poi mettere in pratica il sotterfugio, nel capoluogo egli è la vittima della “congiura” improvvisata ai suoi danni dall’oste in collaborazione con il birro-falso spadaio Ambrogio Fusella. Il nome dell’osteria, “Alla luna piena”, nasconde in realtà un ambiente cupo e ricco di imbrogli: questa negatività dell’ambiente è sottolineata anche dai componenti la tavolata, tutti delinquenti o comunque gente di malaffare. Viene messo in evidenza il ceto sociale di appartenenza di questi poichè nessuno crede alle parole di Renzo il quale afferma, sinceramente, di aver colto da terra il pane che mangia all’osteria: i clienti pensano cioè che egli sia un delinquente come loro e che voglia negare di aver rubato il pane per evitare di finire nei guai. L’uso quindi dello straniamento nei confronti del giovane si rivela poi molto opportuno anche per spiegare al lettore l’atmosfera venutasi a creare nel locale: predomina in Renzo, e nel lettore che lo segue nella sua avventura, la sensazione di una continua al pericolo di essere ingannati, o dall’oste, o da qualche cliente. Perciò il locale perde il significato del suo stereotipo originale, ovvero l’osteria intesa come luogo di svago e di ristoro, e si tramuta in luogo dell’inganno. Potremmo da ciò definire un altro stereotipo di osteria, quella Manzoniana, individuabile non solo nell’osteria “Alla luna piena”, ma anche nell’altra osteria, quella di Olate.
L’autore si serve di questo espediente per trattare nel suo romanzo, anche se in modo marginale e limitatamente ai capitoli da XII a XVII, la formazione del protagonista, descrivendone gli errori commessi nella sua avventura milanese, ma anche le soluzioni attuate per uscire dai guai.

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