Il mercato mondiale della droga

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Il mercato mondiale della droga.

Nel panorama economico mondiale si assiste spesso a fenomeni che ne turbano il normale andamento. Uno di questi è la corruzione agli interno di molti Stati, ma anche nei loro rapporti. Oppure nel prevalere di interessi privati, furti a danno di comunità povere e bisognose. Uno dei fenomeni che maggiormente turbano la vita economica e civile è il mercato della droga.
Il numero dei “clienti” della droga è alquanto incerto. Circa 3 milioni coloro che usano l’oppio e l’eroina, una decina di milioni quelli che fanno uso di coca e un imprecisato numero di milioni usa le droghe leggere. Il paese con maggiori consumatori di eroina si ritiene sia il Pakistan. In Europa è presente soprattutto l’eroina mentre negli Stati Uniti prevale la cocaina anche se, in America, si sta diffondendo una nuova droga: il crack.
La maggior parte della produzione si divide tra tre aree geografiche:
1) Il Vicino e Medio Oriente. I paesi della “Mezzaluna d’oro” (Iran, Afghanistan e Pakistan) producono circa 1500 tonnellate di oppio, che per un terzo vengono trasformate in eroina. L’Afghanistan, che resta comunque il secondo produttore mondiale, ha visto crollare la sua produzione a causa della guerra civile;
2) L’Asia sud – orientale. Il cosiddetto “Triangolo d’oro” (Birmania, Laos e Thailandia) produce 3500 tonnellate di oppio dalle quali se ne ricavano circa 45 tonnellate di eroina.
3) L’America Latina. In questo continente viene prodotta quasi la totalità della coca soprattutto in Colombia, Bolivia e Perù. Il Perù è il maggior produttore mondiale di coca ma il monopolio del traffico è riservato alla Colombia;
4) Uzbekistan e altre repubbliche ex – sovietiche;
5) Alcuni paesi africani a Sud del Sahara;

Il territorio impegnato nella coltivazione della droga è grande quanto la Calabria. Questa necessità di coltivare la droga è figlia della povertà e del sottosviluppo. Siccome il prezzo delle varie droghe è molto alto, e quindi si hanno spropositati e facili guadagni, è facile capire come favoriscano la tenacia e la resistenza dei mercati di morte. In alcuni piccoli Stati, questo commercio svolge un ruolo determinante nell’economia del paese e dà lavoro a molte persone. La concorrenza per il controllo del mercato dà luogo ad atti di terrorismo e vere e proprie “guerre” tra i gruppi di narcotrafficanti. “Cosa nostra” era arrivata a gestire il 30% del mercato internazionale ma, dal 1991, sembra sia scesa al 5%.

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