I diritti delle donne

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I DIRITTI DELLE DONNE

Il primo articolo è tratto dal rapporto annuale 1995 di Amnesty International, l’organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani nel mondo e parla di tutte le violenze e abusi subiti dalle donne nell’ultimo secolo.
Questo rapporto dimostra quanto le donne, come gli uomini continuino ad essere vittime della indiscriminata repressione degli stati.

ESEMPI:

•Angun San Suu Kyi, premio nobel per la pace e agli arresti domiciliari;
•Agate Uwilingiyimana primo ministro del Ruanda vittima della carneficina;
•Angelica Mendoza de Ascarza oggetto di continue persecuzioni e accusata di terrorismo per aver lavorato in favore degli scomparsi in Perù;
•Ragazza incinta del Ruanda, flagellata da un medico Hutu durante il travaglio perché era una Tutsi;
•Donna musulmana percossa e violentata da soldati serbi mascherati davanti alla figlia ed ai genitori, nella Bosnia-Erzegovina;
•Tre sorelle, di 16, 18 e 20 anni, sono state violentate dai soldati ad un posto di blocco in Chiapas, uno stato del Messico meridionale;
•Sorella quattordicenne di un membro dell’opposizione è stata violentata da appartenenti a una milizia civile armata ad Haiti;

Questa donne sono sfruttate da persone poco affidabili la maggior parte delle volte, ma spesso vengono violentate dalle persone che al contrario dovrebbero difenderle.
Più dell’80 % dei venti milioni di rifugiati nel mondo sono donne che soffrono non solo per la povertà, l’umiliazione e lo sconvolgimento derivanti dall’abbandono del proprio paese, ma anche per la crudeltà ed abusi a cui sono obbligate sottostare.
Questo problema non è solo per le ragazze adulte o abbastanza cresciute, infatti l’UNICEF conta più di un milione di bambine appena nate uccise perché femmine.
Tutte le bambine, ragazze, donne che muoiono per queste violenze spesso muoiono per poche e ricorrenti cause:

per disturbi politici;
pper ricavarne soldi;
pper abusi;
pper “volontà” obbligata.

Donne come questa hanno contribuito ai movimenti delle donne e alle organizzazioni per i diritti umani che, negli ultimi vent’anni, hanno fatto sentire la propria voce in tutto il mondo. Alcune oggi lavorano per i familiari scomparsi; altre sono attive nelle proprie comunità e lottano per diritti fondamentali come quello alla libertà dal bisogno; altre ancora operano contro la tortura, contro la violenza domestica, per un uguale trattamento sul posto di lavoro o per i diritti dei contadini.

DONNE IN GABBIA

Questo articolo racconta ed illustra la vita di moltissime ragazze (60000) che vivono ghettizzate nel quartiere a luci rosse della megalopoli indiana Mumbai.
Queste donne, in gran parte giovanissime, vendono il loro corpo per poche rupie e trascorrono tutta loro vita dietro sbarre di gabbie sulle strade di Kamathipura dove vengono ogni giorno violentate ed usate come veri e propri oggetti di divertimento; ognuna di esse fa questo per sopravvivere dalla grandissima povertà e dal degrado urbano che incombono sulla città.
Qui la prostituzione non viene vissuta come in qualsiasi altro paese, infatti le donne non dipendono da loro stesse, ma da ben 22000 protettori a cui devono cedere gran parte del loro ricavo.
Mumbay è la città più moderna del subcontinente, ma anche quella in cui è più evidente il degrado urbano e sociale e dove il 45% della popolazione vive in vaste baraccopoli o addirittura sui marciapiedi.
Tutte le donne che vivono in questo quartiere sono continuamente sfruttate da una folla di uomini di tutte le età; è un ciclo continuo di generazioni che si avvicenda in questa città per continuare il “lavoro iniziato molto tempo fa.
I clienti più ricorrenti e assidui sono gli sceicchi ed i signori che si divertono ad usare queste donne in cerca di sopravvivenza.
L’articolo dedica anche due pagine per la prostituzione nelle città più sviluppate come Catania in Italia e Monaco dove, pur non essendoci la povertà, c’è la violenza a luci rosse.
A Monaco, in locali speciali le ragazze più belle e più sicure sanitariamente vengono vendute dai magnaccia per petrodollari per ore di piacevole sesso, ma in questa città il 60% delle prostitute è sieropositiva e l’80% è affetta da malattie veneree.
Non solo in Italia ed a Monaco sono presenti prostitute, infatti anche in Germania i bordelli, anche se illegali e camuffati sono ampliamente tollerati ed in tutto il mondo sono presenti ragazze sottoposte a queste violenze.

SCHIAVITU’ NEL 2000

Quest’articolo parla della schiavitù che ancora oggi è praticata in molti paesi dell’est e di molte sue forme di camuffaggio. Tutt’oggi numerose persone e soprattutto bambini molto giovani vengono comprati, venduti, sfruttati e uccisi in cambio di lavoro.
Il rapimento di persone per renderle schiave è ormai diventato un crimine in tantissimi paesi, ma esistono diversi metodi meno rischiosi per avere manodopera gratis. Uno di questi è il metodo dell’indebitamento molto semplice ed efficace: il ricco padrone compra persone a basso prezzo dai paesi più poveri e gli promette un lavoro sicuro e ben pagato; il lavoro è però un’attività pesante che non viene salariata abbastanza,il lavoratore, ormai schiavo del padrone deve per forza lavorare e deve comprarsi gli attrezzi di lavoro senza però avere soldi a sufficienza; questo porta lo schiavo a chiedere prestiti e di conseguenza ad indebitarsi. Il lavoratore allora per scontare il debito è obbligato a lavorare fino al saldo dei prestiti che però sono troppo alti da poter essere riparati: alcuni tra i 5 milioni di schiavi stanno andando avanti scontare il loro debito da otto generazioni continuando a lavorare sempre per la stessa famiglia di padroni.
Oggi però queste tecniche sono poco in uso, si preferiscono i contratti di lavoro che impongono condizioni molto svantaggiose per i lavoratori e i matrimoni fasulli.Spesso queste persone non vengono pagate per il lavoro che fanno e vengono rinchiuse nelle case in cui prestano servizio; come maggiore sicurezza i padroni sottraggono agli schiavi il passaporto.
Il commercio di donne, come fatto notare prima, è diffusissimo anche senza la copertura del matrimonio.Le donne con la promessa di un lavoro vengono rinchiuse nei ghetti di Calcutta e Bombay.
L’offerta però è ancora minore della domanda e questo comporta numerosi rapimenti in molti paesi.

BAMBINI, DIRITTI VIOLATI

Quest’articolo parla della situazione dei bambini in India, Nepal, Afghanistan, Pakistan Bangladesh, Indonesia, Sri Lanka, Brasile, Thailandia, Marocco, Perù, Calcutta, Nuova Delhi ed Egitto dove vengono usati come macchine da lavoro: comprati e pagati a bassissimi prezzi, sfruttati e tenuti sotto controllo come animali e poco salvaguardati.
Racconta diverse esperienze: Kasur che lavora pelli di capra in Pakistan, Sa Nguan alle prese con bicchieri di carta a Bangkok e Ashfaq che lavora argilla in una fabbrica in Pakistan.
Questo sfruttamento di giovani bambini è dato dal fatto per cui i paesi poveri per restare nel mercato internazionale devono affrontare la concorrenza e l’unica arma a loro disposizione è il baso prezzo delle merci: lo sfruttamento dei bambini diventa il metodo più rapido per accumulare profitti.

Questo secondo articolo sullo sfruttamento minorile parla della vicenda della nave con a bordo 250 bambini destinati al lavoro nero.
Lo sfruttamento di minori in Africa Occidentale è un grosso problema che coinvolge 200 bambini, 100 solo nello stato del Benin. Altri stati interessati sono: Togo, Ghana, stati poveri dove i bambini vengono usati come veri lavoratori e Nigeria, Gabon, Costa d’Avorio, paesi più ricchi dove invece svolgono lavori domestici o lavori nelle piantagioni. Esistono anche precauzioni in molti di questi paesi, ma la malavita ed il degrado rendono tutti i lavori difficili per la mancanza di fondi. L’Unicef e l’ Ilo hanno calcolato che nel mondo lavorano 250 milioni di bambini di cui 44 solo in India.
Altri paesi sono: Bangladesh, Thailandia, Filippine, Nigeria, Camerun e Brasile.

Quest’ultimo articolo parla dei bambini che vengono sfruttati per scopi militari e paramilitari (con caratteristiche affini a quelle di organismi militari).
Anche per questi scopi sono coinvolti numerosi paesi tra i quali: Nordafrica, Algeria, Egitto, Iran, Iraq, Sudan, Turchia, Yemen, Giordania e Marocco.
L’anno scorso l’Onu ha approvato un protocollo facoltativo sull’implicazione dei bambini nei conflitti armati da allegare alla Convenzione dell’Onu sui diritti del bambino del 1989 che alza da 15 a 18 anni l’età per il reclutamento di minori.
È stato firmato da oltre 70 Paesi in Medio Oriente e Nordafrica, ma solo tre membri dell’Onu , Canada, Bangladesh e Sri Lanka, lo hanno ratificato.

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