Franco Francisco

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NOTIZIE BIBIOGRAFICHE SU FRANCISCO FRANCO

Francisco Franco nasce a El Ferrol (attualmente in Galizia ) nella notte tra il 3 e il 4 dicembre 1892. Suo padre: don Nicolas Franco, ufficiale pagatore della regia Marina spagnola.
Sua madre: dona Pilar Bahamonde y Pardo.
La Galizia è una regione molto diversa dal resto della Spagna: ha una sua lingua particolare e una raffinata tradizione letteraria. Una caratteristica: la malinconia.
Nel 1892 conta circa 20 mila anime. Pochi i ricchi che vivono isolati nei loro palazzi e molti i poveri che campano alla giornata. Molti anche gli appartenenti al “terzo stato”, che fan le viste di vivere come i ricchi ma penano come i poveri. Sono in genere funzionari statali e militari, tra i quali vanno annoverati i Franco. Il nonno del futuro “Generalissimo”, Don Francisco Franco Vietti, ha nelle vene qualche goccia di sangue italiano. Al culmine della carriera, raggiunse il grado di ORDENATOR DE PRIMA CLASE. Stipendio annuo: 15 mila pesetas. E’ una discreta cifra, che gli permette di comperare una casa e di allevare bene i suoi numerosi figli. Il maggiore, Nicolàs, lo segue nella carriera navale. Da scapolo preferisce le serate al caffè e le avventure galanti al rosario che suo padre recita con la famiglia accanto al focolare. E continuerà così anche dopo il matrimonio con Pilar Bahamonde, figlia di don Ladislao, un altro ordenator di Marina. La sposa è una donna seria, religiosa, modesta e caritatevole. Lo stipendio del contador Nicolàs arriva a malapena alle 5000 pesetas annue, che non sempre bastano per tirar su i cinque figli nati in rapida successione: Nicolàs, Francisco, Pilar, Ramòn, e Pacita. In casa Franco le liti si alternano alle sempre più frequenti assenze del padre. Alla fine, i due coniugi si separano. Tra i figli, chi soffre maggiormente di questa situazione è Francisco, detto “Paquito”. Le lacrime, il dignitoso coraggio della madre e la leggerezza del padre influiranno molto sul suo carattere, gli daranno quel rigorismo morale che sarà uno dei tratti caratteristici della sua personalità. Tutti e tre i maschi di casa Franco faranno la ESCUELA DE AMMINISTRACION NAVAL.
Francisco comincia a studiare nel collegio del Sagrado Corazon, con don Manuel Coimbra, il cui credo educativo è “la letra, con sangre entra”. In pratica, il bastone insegna a scrivere. A dodici anni, passa all’Academia Naval Preparatoria del capitano Saturnino Suances. E quando si prepara a diventare un cadetto di Marina, ha la sgradita sorpresa di trovare tutte le porte chiuse. La perdita delle colonie (Cuba e Filippine), conseguenza della sconfitta contro gli USA, ha costretto il governo spagnolo a chiudere le iscrizioni all’ACADEMIA NAVAL. A Francisco non resta aperta che una strada: l’ Academia di Fanteria di Toledo.
Il 29 agosto 1907, Francisco Franco viene incorporato nel primo corso della Scuola di Fanteria dell’Alcazar di Toledo e nel luglio del 1910 esce dall' accademia con buone note caratteristiche e con il grado di sottotenente. Viene destinato a “Zamora”. Il ritorno a casa non deve risultare molto gradito a Franco, che chiede insistentemente mandato in Marocco. Nel febbraio del 1912, Franco può partire in compagnia di altri due sottotenenti, suo cugino Franco Salgado e Alonso Vega. Tanta è la fretta di lasciare El Ferrol, che i tre si imbarcano sul cargo Paulina che salpa nonostante il cattivo tempo. Il 24 febbraio, Franco sbarca a Melilla.
Due mesi dopo, Franco viene promosso tenente: la sua unica promozione per anzianità. E dopo altri due mesi, riceve la prima decorazione: la Croce rossa di prima classe al valor militare. A fine anno, Franco fa richiesta di essere trasferito alle truppe indigene, i Regulares. Viene accontentato nell’aprile del 1913.
Tra il 1913 e il 1914 combatte nella guerra contro il Marocco. Comincia a nascere ora il mito guerresco di Franco. A tutto il 1914, ha già collezionato tre medaglie al valor militare. E nell’aprile del 1915 arriva anche la promozione sul campo: capitano. Franco ha 25 anni. E’ il più giovane capitano dell’esercito spagnolo.
Il 28 giugno 1916 Franco parte all’assalto di alcune alture nei pressi di Biutz. Stavolta non c’è la baraka a proteggerlo: una pallottola gli trafigge il ventre. Immediato trasporto all’ospedale da campo dove i medici militari lo danno per spacciato e fanno venire dalla Spagna i suoi famigliari. E invece Franco si rimette, la pallottola non ha leso alcun organo vitale. Franco è nominato maggiore il 4 marzo 1917.
1917: da tre anni la guerra mondiale imperversa su tutti i fronti d’Europa. La Spagna (neutrale) si trova nella posizione privilegiata di poter riempire i vuoti lasciati dai belligeranti sui mercati mondiali, e nel giro di pochi anni conosce un boom economico industriale e la bilancia commerciale diventa attiva. Dal 1915 al 1917 il grano aumenta del 62% mentre i salari al massimo del 10%. Sanguinose sommosso provocate dalla miseria e dalla fame esplodono in varie località del paese. Il malcontento dilaga anche tra i 15 mila mal pagati ufficiali dell’Esercito. Nel 1917 gli ufficiali costituiscono dei sindacati, le JUNTAS DE DEFENSA. Inizialmente le Juntas non presentavano un carattere reazionario.
Ma la possibilità di un’alleanza tra esercito e forze progressiste salta quasi immediatamente di fronte allo sciopero generale proclamato per il 10 agosto 1917. Il governo dichiara illegale lo sciopero e chiede all’esercito di stroncarlo. Le Juntas fanno sparare sui dimostranti.
L’esercito ha fatto la sua scelta. Tra la rivoluzione dei partiti di sinistra e l’inerzia della classe dominante ha lanciato una terza alternativa: i militari al potere. Il neo maggiore Franco prende servizio in Ovieto, proprio in quei giorni fa la conoscenza della sua prima e ultima donna: una bella ragazza bruna, giovanissima, di nome Carmen Polo y Martinez Valdes. Se ne innamora, viene corrisposto. Tra i due comincia una corrispondenza segreta, fatta di mille intrighi e sotterfugi: i genitori di Carmen sono tutt’altro che favorevoli all’idillio. Ma i due innamorati tengono duro, e alla fine riescono a spuntarla. Si fidanzano e fissano le nozze per il 1920. E'’ quasi tutto pronto ma, all’ultimo momento, si fa avanti il colonnello Astray, che chiama Franco in Marocco. Non esita un istante: rinvia le nozze e si imbarca per il Marocco.
A Franco tocca subito il duro compito di inquadrare i primi 570 caballeros legionarios arruolati dal Tercio de Extrajeros. Tercio è il nome imposto dai burocrati del ministero della guerra. Dopo sette mesi di duro addestramento, i legionarios entrano in campagna contro il fiero ribelle El Raisuni. La campagna dura fino all’aprile del 1923 e consente agli spagnoli di riconquistare i territori perduti dopo Annual, ma non di sottomettere Abd el-Krim.
Franco si sposa nell’ottobre del 1923.
Mentre Franco è di nuovo in Marocco, in Spagna avviene un colpo di stato militare. Per impedire che le Cortes, il parlamento spagnolo, discutano pubblicamente il rapporto del generale Picasso sul disastro di Annual nella notte tra il 12 e il 13 settembre il generale de Rivera si è impadronito del potere. La prima mossa del “Mussolini spagnolo” è, ovviamente, quella di far sparire tutte le inchieste su Annual. Lo promuovono colonnello il 7 febbraio 1925, mentre il 3-2-1926 lo nominano generale di brigata e lo trasferiscono a Madrid.

A Madrid, Franco diventa il “Generale favorito” di Sua Maestà Alfonso XIII. Quattro mesi dopo, Franco viene incaricato da de Rivera di dirigere la nuova Accademia militare generale di Saragozza. Una Accademia che esiste solo sulla carta ma che in pochi mesi Franco riesce a mettere realmente in piede.
Il 5 ottobre 1928, 285 cadetti sfilano davanti a de Rivera, e Franco tiene il discorso inaugurale. Parla della disciplina, del lavoro e del sacrificio. Il 28 gennaio 1930, de Rivera è costretto a rassegnare le dimissioni. Si esilia a Parigi, dove muore poche settimane dopo.
Maginot (generale francese) ha parole di elogio per l’accademia che definisce “organizzazione modello”, il “centro più moderno del mondo”. In novembre, Franco restituisce la visita ai francesi. Al rientro in Spagna, Franco trova la monarchia in agonia: i repubblicani ormai agiscono allo scoperto.
Il 12 dicembre 1930 scoppia la sommossa antimonarchica: i capitani Galan e Hernandez si sollevano con i loro uomini a Aragona. Appena saputa la notizia, Franco telefona al governatore militare di Aragona e si mette a sua disposizione: è pronto a domare l’insurrezione. Le elezioni municipali del 12 aprile 1931 segnano una netta vittoria dei repubblicani in tutti i grossi centri, mentre i monarchici trionfano nelle campagne. I repubblicani scendono in piazza a esigere la Repubblica. Così il 14 aprile viene proclamata la seconda Repubblica della storia spagnola. La chiamano NINA BONITA, bella ragazza.
Franco non insorge in difesa della monarchia come non giubila alla proclamazione della repubblica. Franco è sospettoso al nuovo regime anche se lui dichiara di voler la repubblica pur essendo leale alla monarchia. Ma per il momento il governo provvisorio, dominato dal repubblicano Azana, ministro della Guerra, ha ben altro da fare che pensare ai vari Franco.
Con i decreti del 26 maggio 1931 Azana avvia subito la ristrutturazione dell’esercito. Un decreto del 29 giugno ordina la chiusura dell’Accademia di Saragozza. Franco congeda i suoi cadetti con un ambiguo discorso; conclude con VIVA ESPANA! senza una parola per la repubblica.
Il 12 settembre, tutte le promozioni militari per merito di guerra vengono abolite. Da generale di brigata di prima classe Franco viene retrocesso alla terza classe.
Il generale Sanjurjo organizza un pronunciamento per rovesciare la Repubblica. Molti militari vi aderiscono. Franco si incontra a Madrid con i cospiratoi ma decide di non compromettersi. Ha ragione: la sollevazione viene schiacciata senza affanno. Azana è soddisfatto del comportamento di Franco: per ricompensarlo di non essersi unito alla rivolta lo promuove comandante in capo delle forze armate di stanza alle Baleari. A metà marzo del 1933 Franco sbarca a Palma di Maiorca. Le elezioni del 1933 per il rinnovo delle Cortes, sciolte da Alcalà Zamora dopo una lunga serie di crisi del governo segnano una svolta nella vita del paese.
Il 7 gennaio 1936 accade ciò che è successo tre anni prima: di fronte alla impossibilità di formare un nuovo governo il presidente della repubblica Zamora è costretto a proclamare lo scioglimento delle Cortes e a fissare per il 16 febbraio le nuove elezioni generali. Contro le destre disunite, le sinistre si presentano compatte nel fronte popolare. Grazie alla legge elettorale in vigore, il fronte popolare conquista una schiacciante vittoria parlamentare.
“Su tutta la Spagna il cielo è senza nubi”. Questa frase in codice, trasmessa da Radio Ceuta la mattina del 18 luglio 1936 è il segnale dell’alzamento delle guarnigioni della penisola. Gli ufficiali che non si schierano immediatamente dalla parte dei nazionalisti vengono passati per le armi, come i generali Batet, Salcedo e Molero. Dove non ci sono soldati, entrano in azione i Comitati di Agitazione, formati da falangisti o partiti di destra. In brevi gli insorti si impadroniscono di intere regioni. Il 20 luglio l’alzamento perde il suo capo: la notizia peggiore per i ribelli arriva dalla defezione di Aviazione e Marina, che nella grande maggioranza si dichiararono per la repubblica. Sulle navi, i marinai trucidano gli ufficiali insorti e vanno a gettare l’ancora nel porto internazionale di Tangeri. E’ un duro colpo. Soprattutto per Franco che ha bisogno di trasportare in Spagna il suo efficientissimo Esercito d’Africa. Sembra una difficoltà insormontabile, ma la fortuna e la tenacia di Franco hanno la meglio. I suoi inviati riescono ad ottenere da Mussolini e da Hitler un immediato aiuto “tecnico”. Il 15 agosto, il primo convoglio franchista, scortato dai trimotori italiani che mettono in fuga l’incrociatore governativo Zamora puntano su Madrid, obiettivo verso il quale sta già convergendo l’esercito del nord comandato da Mola. Contro il parere dei suoi colleghi generali Franco fa interrompere l’offensiva su Madrid per correre in soccorso di Alcazar.
Mentre in Europa “i grandi” discutono sulla situazione, in Spagna Franco si avvia a conquistare la leadership delsuo campo, battendo la concorrenza di Mola.
Il 12 settembre Kindelan e un altro generale monarchico convinti che Franco desideri come loro una pronta restaurazione monarchica, riescono a farlo nominare comandante unico delle truppe di mare, terra e aria. Il 19 settembre, nuova riunione della Giunta. Verso sera viene approvato un decreto nel quale si nomina don Francisco Franco “Capo del Governo dello Stato spagnolo” oltre che generalissimo. Franco (43 anni) ha preso il potere e non lo lascerà più.
Adesso che è il capo supremo, Franco vuole la consacrazione di Madrid. Il giorno 7 novembre si scatena il grande attacco. I nazionalisti, sostenuti dall’aviazione italiana e tedesca, nonché da una compagnia di carri armati italiani sbarcati a Vigo, attaccano su quattro direttrici: il Ponte dei francesi, Casa del Campo, la Città universitaria e la caserma montana. Dopo tanti giorni di combattimento Madrid non cade. Il 24 novembre Franco è costretto a interrompere l’offensiva, Madrid cadrà solo alla fine della guerra.
Meno facile per Franco trovare un accordo con gli alleati italiani e tedeschi. I nazisti, che criticano apertamente lo scacco di Madrid e il modo con cui sono state condotte le operazioni, esigono che la loro Legione Condor resti indipendente. Gli italiani poi, arrivati in forze in Spagna nel gennaio del 1937, hanno addirittura un loro piano d’azione: sfondare sul fronte sud conquistare Malaga, risalire a nord e tagliare le direttrici che congiungono Madrid con Saragozza e Barcellona. Dopo di che, isolata dal resto del paese Madrid cadrà. Il 10 febbraio le truppe italiane di Roatta entrano in Malaga. Nella città conquistata i nazionalisti si abbandonano ad atti di giustizia così violenti, che l’ambasciatore italiano Cantalupo protesta presso Franco per incarico dello stesso governo italiano. Risposta: non è colpa del generalissimo, ma degli elementi locali incontrollabili. Dopo 20 giorni di furiosi combattimenti, l’attacco viene respinto dalle brigate internazionali comandate dal generale Cleber. Il 23 febbraio del 1937 si stabilizza : la grande battaglia è finita. Da una parte si grida alla “Caporetto del fascismo”; dall’altra si sostiene di aver “conquistato 20 km di fronte”. Mussolini però è furioso e minaccia sanzioni contro i “disfattisti” mentre negli ambienti militari spagnoli e tedeschi si accoglie con malcelata soddisfazione la disavventura degli scomodi alleati italiani. Franco è finalmente libero di dare addio alla conquista del nord.
Il 1938 si apre con una grande offensiva repubblicana su Tervel. L’8 gennaio i “rossi” sono padroni della cittadina, e subito devono respingere una serie di contrattacchi nazionalisti. Le armate nazionaliste ormai dilagano verso il mediterraneo. Il loro obiettivo è quello di tagliare in due la Spagna repubblicana, separando la Catalogna e Barcellona da Madrid e Valencia. Dal 1939 il Caudillo è il padrone della Spagna: ormai la storia dell’uomo Franco si identifica con quello della nazione. Sulla Spagna cala un velo di silenzio che durerà sino al 1945. E’ un silenzio che consente al nuovo regime di sistemare senza troppa pubblicità molti problemi interni.
Primo fra tutti quello della “pacificazione” o della resa dei conti. In base alla legge sulle responsabilità politiche emanata nel febbraio 1939 in piena guerra civile, vengono istituiti tribunali speciali incaricati di giudicare gli atti di sovversione compiuti dal 1 ottobre 1934. Franco ora si preoccupa di sistemare i contrasti interni che agitano il suo campo. L’8 agosto 1939, con una serie di disposizioni amministrative, si attribuisce definitivamente la totalità dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario.
Franco intende, sì, appoggiarsi alla Falange, che serve a dare al suo regime una impronta fascista gradita all’ Asse Berlino-Roma; non vuole però esserne condizionato. La trasforma in un organismo burocratico, la inserisce nel governo con un apposito dicastero e ne controlla tutti i posti chiave. Ma la guerra lampo tedesca, l’annientamento della Francia e le continue sparate di Mussolini convincono Franco che la vittoria dell’Asse è vicina. Subito il Caudillo trasforma la neutralità in “non belligeranza” e spedisce Serrano-Suner a Roma e a Berlino a trattare le condizioni dell’entrata in guerra della Spagna. Ma quando nel 1942 l’avanzata nazista viene bloccata e in Africa del nord cominciano a sbarcare gli americani, Franco prende le sue distanze dall’Asse.

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