Diario

Materie:Appunti
Categoria:Ricerche

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Testo

17 giugno 2000
Oggi è il giorno più brutto della mia vita. Stamattina, alle 10.42, in diretta televisiva nel Texas e ritrasmessa nei telegiornali di tutto il mondo il giudice Paul W. Ha sentenziato la tanto insperata quanto quasi certa pena di morte. Il mondo mi è crollato addosso, non avevo nemmeno la forza morale per piangere. Uscendo dall’aula del tribunale scortato da cinque guardie carcerarie, mi chiedevo che senso aveva avuto la mia vita fino a quel punto e soprattutto che senso avrà in quei sedici anni che mi separano da quel maledetto 17 giugno 2016. Non trovo più cose positive a cui pensare, vedo la morte davanti agli occhi sotto forma di una siringa letale. Tutti sono contenti e in fondo hanno ragione perché certe persone non hanno il diritto di esistere. Anche i pochi che mi sostenevano dovranno farsene una ragione: non c’erano scuse, i fatti erano chiari e lampanti. Io non voglio fare la vittima, mi preparo solo a trascorrere dei giorni terribili che mi porteranno alla morte.

28 ottobre 2005
Ormai non vivo più. Si può dire che subisco la vita. Prima della sentenza in carcere quanto meno cercavo di divertirmi, c’erano dei piccoli clan e avevo molti amici. Da cinque anni a questa parte non mi interessa più niente, gli altri non mi considerano e spesso mi sfottono, ma a me non importa, anzi li invidio perché almeno loro, usciti di qui, potranno rifarsi una vita. Invece io non potrei ricominciare da zero, anche se uscissi sarei sempre segnato dagli atti disumani che ho commesso. Ricordo benissimo le emozioni che ho provato uccidendo quelle otto persone nel giro di cinque giorni, tutte nello stesso modo: con un’arma da taglio incidevo la loro giugulare, per legarli e assistere alla lenta agonia che li portava alla morte. Provavo esaltazione, ma anche angoscia quando imprecavano, bestemmiavano, piangevano. Sono stati i giorni più intensi della mia vita. Era da tanto tempo che ci pensavo: la mia vita era stata quella di una persona normale, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che mi sarebbe venuto in mente di compiere atti del genere. In fondo non so neanche io perché li ho fatti; gli psichiatri hanno detto che sono uno psicolabile che ha scaricato la sua voglia di sangue in quei delitti. Non so se quello che provavo quando mi intrufolavo di nascosto nelle loro case era qualcosa di positivo o negativo. So solo che erano attimi di un’intensità unica, con un’atmosfera di tensione da togliere il fiato. La cosa strana è che sapevo che poi avrei pagato con lo stesso prezzo, ma non me ne importava.

17 giugno 2016
Ci siamo! Sono le 10.32 ed esattamente tra dieci minuti cesserò di esistere. Sono riuscito a far passare sedici anni terribili tutti predisposti per questo giorno. È quasi una liberazione, anzi senza quasi; non ce la facevo più a vivere sapendo il giorno, l’ora e il luogo prestabilito per morire. Quest’ultimo mese l’ho passato isolato da tutti, mi passavano il cibo tramite un cassetto bilaterale per evitare che mi venissero strane idee. Questa notte non ho dormito e ho pensato a ciò che ho fatto e finalmente ho capito, stupendomi di me stesso, le atrocità dei delitti che ho commesso. Insomma mi sono pentito! Se qualcuno leggerà quello che sto scrivendo dirà che è troppo comodo pentirsi una notte prima dell’esecuzione. È quello che penso anch’io e infatti non chiedo pietà perché ho sempre ritenuta giusta la pena che mi è stata inflitta. Adesso verranno a prendermi e mi porteranno in una stanza con cinque persone che mi faranno l’iniezione letale ed entro otto minuti morirò… ecco, sento dei passi, stanno arrivando: voglio solo dire a tutti addio!

La direzione del carcere xxx di Houston (Texas)
in data 17/06/16 consegna alla famiglia del condannato
questo oggetto come effetto personale.

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