Ateismo e deismo

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Testo

ATEISMO

L'accusa di ateismo è stata talora rivolta arbitrariamente e impropriamente da alcuni filosofi e teologi a tutti coloro che dell'Essere eterno e infinito, causa prima del mondo, non avevano una concezione esattamente conforme alla loro (anche Socrate fu accusato di ateismo, perché rifiutava di seguire le credenze popolari dei suoi tempi). In particolare, si è voluto vedere nel panteismo una forma dissimulata di ateismo; ma questo non è esatto. L'identificazione di Dio con il mondo sostenuta dai panteisti si risolve in genere in una concezione di Dio come principio immanente dell'unità dell'universo, mentre il mondo è inteso come il molteplice in cui l'essenza unica di Dio si manifesta o si realizza. Così, per il panteismo stoico, Dio pervade tutto l'universo, è immanente in tutte le cose, ma ne è in certo qual modo distinto, in quanto principio attivo, provvidenza: non si può quindi parlare di ateismo a proposito dello stoicismo. Anche per Giordano Bruno Dio è la natura stessa, ma è pur sempre inteso come causa e principio delle cose che costituiscono il mondo, rimanendo distinto da esse. Soprattutto Spinoza è stato accusato di ateismo, in quanto risolve tutte le cose in un'unica sostanza (monismo), che è eterna, increata, causa di se stessa (causa sui): ma invero, come giustamente osservava Hegel, il sistema di Spinoza, più che un ateismo, è piuttosto da considerare un acosmismo. Vere e proprie professioni di ateismo sono state fatte, sia nell'antichità sia nell'età moderna, dai filosofi sostenitori del monismo materialistico, cioè da tutti coloro che ammettono essere la materia il fondamento unico di tutta la realtà. Così, nell'antichità, Eraclito sostiene che “il mondo non è stato creato da nessun dio, ma è sempre stato, è e sarà sempre un fuoco eternamente vivente”. Epicuro e Lucrezio non negano l'esistenza degli dei, ma li considerano indifferenti e incuranti delle cose umane. Una forma di ateismo scettico è quella di Carneade (II sec. a.C.), che mirò a dimostrare la debolezza delle argomentazioni tendenti a provare l'esistenza della divinità. Durante il XVIII sec. i materialisti meccanicisti, come il La Mettrie e il d'Holbach, facendo appunto derivare tutto dalla materia in movimento, esclusero la possibilità della esistenza di Dio. Sempre nel XVIII sec., particolarmente interessante è l'ateismo scettico di Hume, il quale nega sia la possibilità di fornire prove a priori dell'esistenza della divinità, sia la possibilità di dare prove soddisfacenti attraverso l'esperienza. Durante il XIX sec. l'ateismo è tipico di alcuni fondamentali orientamenti filosofici: tra questi il pessimismo irrazionalistico di Schopenhauer, che nega la possibilità dell'esistenza di Dio, in quanto il male e il dolore dominanti nel mondo sono l'immediata confutazione di ogni ottimismo teologico. Verso la metà del 1800 assume particolare rilievo la posizione di Feuerbach, il quale afferma che il divino nasce dall'esigenza dell'uomo di costruirsi l'ideale di una personalità infinita, ricca di tutte quelle possibilità che mancano a lui; pertanto l'uomo si “aliena” nell'esigenza religiosa, dimentico della sua concreta realtà umana. Anche il materialismo dialettico di Marx, che fa dipendere tutta la realtà storica dalle condizioni di fatto in cui l'uomo vive e opera, esclude ogni giustificazione teologica. Il rifiuto del divino è esplicito anche in Nietzsche, per il quale l'ateismo è condizione basilare perché l'uomo viva nella pienezza della sua umanità. Tra i contemporanei tipico è infine l'ateismo di Sartre, per il quale la stessa precarietà dell'esistenza umana, disancorata da ogni oggettività assoluta, dimostra l'impossibilità dell'esistenza di Dio.
DEISMO
Il deismo si affermò largamente in Inghilterra nei secc. XVII -XVIII, a partire da Herbert di Cherbury, ed ebbe i suoi maggiori rappresentanti in A. Shaftesbury, S. Clark, F. R. Hutcheson, J. Butler, J. Toland, A. Collins e M. Tindal. Passato in Francia, trovò il suo ambito culturale più favorevole nella filosofia razionalistica degli illuministi, in particolare Montesquieu, Voltaire e Rousseau. In Germania si diffuse tra i seguaci di C. von Wolff. Kant distinse il deismo dal teismo: il primo si pone l'esigenza di un Essere originario al di sopra di ogni nostra possibilità conoscitiva e quindi destinato a rimanere per noi indeterminato; il secondo, invece, mira a determinare in qualche modo questa entità originaria. Ciò che in definitiva caratterizza il deismo è una concezione di Dio al di fuori dei dogmi e della Rivelazione, una “religione naturale” che si propone spontaneamente agli esseri umani.

Esempio



  


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