Tesina multidisciplinare

Materie:Tesina
Categoria:Ragioneria

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Testo

DIRITTO
LA CORTE DEI CONTI
La Corte dei Conti è il massimo organo di controllo dell'amministrazione dello Stato, nonché la suprema magistratura in materia di contabilità pubblica. Essa può definirsi come un organo collegiale e complesso:
* di rilievo Costituzionale: la costituzione enumera la C.d.C. fra gli "organi ausiliari", nel titolo III "il Governo": ma si tratta di un organo ausiliario dello Stato, e non certo del governo, come si rileva anche nella Relazione all'assemblea Costituente. (Non si può considerare organo ausiliare del Governo, perché la C.d.C. esercita un controllo (anche)sugli atti del Governo, e perchè espressamente la Costituzione ne prevede la indipendenza dal governo).
* costituente un "Potere dello Stato": in quanto organo autonomo, indipendente, superiore non recognoscens.
* titolare di funzioni:
* di controllo sugli atti del potere esecutivo;
* consultive, e amministrative interne;
* giurisdizionali, in materia contabile e di pensioni.

ORDINAMENTO DELLA CORTE DEI CONTI
Il personale della Corte dei Conti si distingue in:
A) Personale di Magistratura: questo personale esercita tutte le funzioni giurisdizionali e di controllo dell'organo, nonché alcune funzioni amministrative.
* Presidente della C. d. C.: è nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri( si tratta di un tipico atto “ministeriale” o “governativo” e non presidenziale).
* I presidenti di sezione della C. d. C.;
* Il procuratore generale è scelto fra i magistrati rappresenta l'ufficio del Pubblico Ministero presso la Corte dei Conti. Ha il potere di iniziativa dei procedimenti presso la Corte, ed ampi poteri istruttori.
Può intervenire in tutti i giudizi che si svolgono innanzi alle sezioni della C.d.C.
* I Consiglieri della C.d.C. di cui un Consigliere per decreto del Presidente, è scelto per esercitare le funzioni di segretario generale.
* Vice-procuratori generali.
* I Primi referendari dirigono uffici di controllo, alle dirette dipendenze del Consigliere, oppure sono addetti in qualità di relatore, alle sezioni giurisdizionali, o in qualità di sostituti procuratori generali alla Procura generale dei Corte dei Conti.
B) Personale amministrativo: comprende, come tutte le amministrazioni dello Stato, personale della carriera direttiva, di concetto, esecutiva, ausiliaria.

ATTRIBUZIONI DELLA CORTE DEI CONTI
Le attribuzioni della Corte dei Conti sono:
- di controllo di legittimità;
- amministrative e consultive;
- giurisdizionale.
* Attribuzione di controllo-
Il controllo della Corte dei Conti è un controllo di legittimità e non di merito: cioè è svolto sulla corrispondenza degli atti alle norme giuridiche che li regolano, e non sulla opportunità o convenienza dell'atto per la pubblica amministrazione che lo emana.
Il controllo della C.d.C. è diretto a contenere l'azione degli organi del potere esecutivo entro i limiti di competenza fissati dalla legge, e come tale, costituisce la garanzia costituzionale di legittimità degli atti emanati dal potere esecutivo. Esso comprende tutte e tre i "vizi di legittimità" degli atti amministrativi: incompetenza, eccesso di potere e violazione di legge. Con riferimento al momento in cui interviene, il controllo della Corte dei Conti può essere:
- preventivo: se viene effettuato prima che l'atto acquisti efficacia; in tal caso l'atto soggetto al controllo diviene efficace quando ha superato positivamente il controllo;
- successivo: se viene effettuato sull'atto già efficace.
Il controllo esercitato dalla Corte dei Conti si qualifica in base alle sue diverse finalità, come:
A) controllo generale di legittimità, tendente a verificare la conformità degli atti governativi alle leggi. Tale controllo sempre preventivo, viene effettuato su tutti gli atti del governo che abbiano la forma dei decreti presidenziali (compresi, quindi, gli atti normativi: decreti legge, decreti legislativi, regolamenti), ad eccezione di alcuni atti politici, tassativamente indicati (es. nomine ad alte cariche dello Stato, concessione di onorificenze etc.). Il controllo si esercita tramite il visto di legittimità (con cui si dichiara l'accertata conformità dell'atto alle norme) e la conseguente registrazione.
B) controllo finanziario di legittimità che interessa i provvedimenti aventi contenuto o riflessi di carattere finanziario e che pertanto hanno ripercussione sul bilancio statale. Tale forma di controllo mira a verificare se nell'adozione dei suddetti provvedimenti sia stata o meno violata la normativa di bilancio, controllando, in sostanza, che le spese predisposte o già effettuate non superino le somme stanziate.
Il controllo finanziario può essere preventivo, come è quello esercitato sui mandati di pagamento, e successivo, come ad esempio quello sui rendiconti. In particolare il controllo finanziario successivo è diretto a riesaminare la gestione finanziaria dello Stato e delle Aziende autonome, ha carattere contabile e si esaurisce nella verifica dei rendiconti che vengono trasmessi periodicamente alla Corte dei Conti.
La Corte dei Conti partecipa, inoltre, al controllo sulla gestione finanziaria degli enti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria. Si tratta di quegli enti che ricevono dallo Stato apporti al loro patrimonio sotto forma di capitali, servizi, beni, contributi ecc.. Il controllo, che si estende dalla legittimità al merito, viene esercitato attraverso l'esame dei conti consultivi e dei bilanci di esercizio che gli enti sono tenuti a trasmettere alla Corte.
ATTRIBUZIONI AMMINISTRATIVE:
Riguardano la nomina. la carriera e il trattamento economico del personale dipendente della Corte dei Conti.
ATTRIBUZIONI CONSULTIVE:
E' obbligatorio il parere della C.d.C. :
- su tutte le leggi che importino modifiche o conferimento di attribuzioni della C. d. C.
- sulle norme che modifichino la legge sulla contabilità generale dello Stato.
ATTRIBUZIONI GIURISDIZIONALI:
Le attribuzioni giurisdizionali della Corte dei Conti riguardano:
a) la materia del contenzioso contabile: nella responsabilità contabili possono incorrere tutti coloro, che, a qualunque titolo, hanno la disponibilità di denaro o beni dello Stato.
Su tutte le irregolarità nella gestione di denaro o di beni dello Stato giudica esclusivamente la Corte dei Conti;
b) la materia delle pensioni: per tutti i ricorsi in materia di pensioni totalmente o parzialmente a carico dello Stato, è competente esclusivamente la Corte dei Conti;
c) la materia dell'impiego pubblico limitatamente al personale della stessa Corte dei Conti;
d) la materia della responsabilità civile dei funzionari dello Stato per danni allo Stato o ad altre pubbliche amministrazioni.

ITALIANO
EUGENIO MONTALE
L’itinerario di Montale procede verso l’approfondimento di una visione della vita e di una concezione della poesia che sono chiaramente definite sin dai primi versi, si precisano man mano, ma senza svolte o ribaltamenti, acquistano risonanza e spessore per un lavoro di scavo – che non rinnega il punto di partenza – lento, discreto, alieno da ogni appariscenza. Il che d’altra parte è in perfetto accordo con la schiva riservatezza dell’uomo Montale.
VITA
Nato a Genova nel 1986, Eugenio Montale ha compiuto in questa città gli studi classici; iscrittosi alla facoltà di lettere ha interrotto gli studi perché chiamato alle armi: come ufficiale di fanteria partecipa alla prima guerra mondiale. Vicino, nel dopoguerra, all’ambiente gobettiano pubblica nelle edizioni de La Rivoluzione liberale, nel 1925, la sua prima raccolta di versi Ossi di seppia.
Per una decina di anni fa il direttore del “gabinetto scientifico G.P. Viesseux” a Firenze, ma nel 1939, per il rifiuto di iscriversi al partito fascista, ne viene allontanato. Ha collaborato intanto a riviste letterarie (Solaria, soprattutto) , ha scoperto, dedicandogli un famoso saggio nel 1925, Svevo, ha pubblicato nel 1939 la sua seconda raccolta di versi Le occasioni. Oltre che all’attività poetica (la sua terza edizione La bufera è del 1956) si è dedicato a quella di traduttore, di saggista, di critico musicale. Il punto di partenza dell’itinerario poetico di Montale è segnato dalla raccolta di Ossi di seppia che, pubblicata nel 1925, contiene quanto Montale aveva scritto in un decennio circa. Parecchie cose colpiscono in questa prima raccolta:
- anzitutto il linguaggio poetico: Montale si distingue sia per un lessico che mira ad una naturalistica precisione, non ripudia qualche presenza dialettale o gergale o tecnicistica e non ha ambizioni di tono alto; ha una predilezione verso un tono discorsivo che talvolta si distende nella descrizione, talvolta diventa sentenzioso, amaramente epigrammatico.
Anche la realtà paesaggistica descritta ha una sua fisionomia che va sottolineata: è il paesaggio ligure ma privo da ogni turistica seduzione, anzi colto nella sua asprezza (orto assetato; afa stagna irti ramelli; calvi picchi) nel suo dimesso squallore (viuzze che seguono i ciglioli e discendono tra i ciuffi delle canne; scalcinati muri, ripa…\franosa gialla \ da strioscie d’acqua piovana).
Come in ogni vero poeta, così in Montale questi due elementi (linguaggi e realtà paesaggistica) non sono che mezzi per estrinsecare, rendere manifesto un mondo interiore, una concezione del vivere i cui elementi essenziali sono una cupa angoscia esistenziale, un fermo stoici rifiuto della facile consolazione, la consapevolezza del male di vivere, la coscienza dello scacco, della sconfitta dell’uomo, prigioniero di determinazioni di cui gli sfugge il senso. Né la poesia ormai può indicare la strada per uscire da questa situazione (non domandarci la formula che mondi possa aprirti), può solo offrire qualche storta sillaba e secca come un ramo, cioè può solo trascrivere, rinvenendola negli oggetti, negli aspetti più ovvi, questa condizione di un cosmico mal di vivere: la poesia è consapevolezza della negatività, del non essere, del mancato realizzarsi dell’uomo. Ed ecco da ciò una costante della poesia di Montale: l’impegno di trovare, pur nel dato oggettivamente descritto, una soluzione simbolica, di oggettivare un modo di sentire in un paesaggio, in un elemento della realtà evitando così la facile effusione sentimentale, l’abbandono a un’oratoria che spiega a propaganda una posizione etico-intellettuale . Ma, per tornare agli Ossi di seppia, se è vero che la dimensione che domina la raccolta è quella della negatività, dell’inutilità ( e il titolo stesso richiama a cose morte, inaridite), della constatazione dell’impotenza dell’uomo, della sua angoscia esistenziale, bisogne aggiungere che si tratta di una negatività dialettica: che, cioè, non esclude l’esistenza della positività verso la quale, il poeta tende. Questo è visibile tutte le volte che il porta parla dell’ansioso tentativo di trovare un varco, una via di salvezza, una maglia rotte nella rete \ che ci stringe. Motivo, questo, che in un certo qual modo si fonde con quello del mare. Nel gruppo di liriche Mediterraneo –collocate al centro degli Ossi di seppia- il mare è cantato come lezione di vita vera e autentica, come “termine positivo” che il poeta ha ansia di raggiungere e insieme consapevolezza di non riuscirci perché lucidamente sa di essere della razza \ di chi rimane a terra. Il mare cioè è l’oggettivazione, l’emblema di quanto il poeta , pur volendo, non è riuscito a realizzare. Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale \ siccome i ciottoli che tu volvi \ mangiati dalla salsedine…\ Altro fui.
Certo, la negatività e la lucida accettazione di un destino di non redimibile angoscia dominano nel complesso gli Ossi di seppia, ma questi motivi si caricano di significato e di fascino poetico proprio perché sono il punto d’arrivo di una lotta, l’accettazione di una sconfitta, presuppongono una battaglia che ancora all’ultima della raccolta è presente, sia pure ridotta a nostalgica aspirazione: allorché il poeta sogna ancora di realizzare una poesia che possa cangiare un inno l’elegia, cioè che possa cantare la scoperta del varco, di un senso integro e pieno del vivere anziché lamentare la sconfitta. Ed è significativo, ai fini del nostro discorso, che gli Ossi di seppia si concludano con versi come questi: Potere \ simili a questi rami \ ieri scarniti e nudi ed oggi pieni \ di fremiti e di linfe,| sentire \ noi pur domani tra i profumi e i venti \ un riaffluir di sogni, un urger folle\ di voci verso un esito; e nel sole \che v’investe, riviere, \ rifiorire!
Con la seconda raccolta, Le occasioni, pubblicate nel 1939, Montale amplia ed approfondisce la sua tematica. La amplia dal mondo delle cose a quello della memoria, l’approfondisce trovando ulteriori semplificazioni al male di vivere. La pietraia degli ossi di seppia cede al passo alla vita interiore; il poeta vede determinato da mille cose passate e presenti , legate al passato, e, soprattutto, dagli incontri che egli ha sollecitato o subìto: le occasioni della vita . la memoria, il passato non offrono più ancore di salvezza, come non le offriva il presente: volti, ricordi, sono recisi dalla forbice del tempo.
La novità risiede nel fatto che l’autore, sempre autocritico, non può cedere ad abbandoni sentimentali o diaristici, quindi , si cela. Da qui hanno origine le difficoltà di letture, che derivano da questa tendenza a ridurre la materia sentimentale ad una semplice larva. L’avvicinarsi alla dimensione simbolica si accentuerà nella raccolta La bufera ed altro, risalente al 1956, che contiene poesie pubblicate precedentemente in alcune riviste e scritte tra il 1940 e il 1954.
In essa vi è un ulteriore approfondimento. Vi è la tensione verso il trascendente, anche se il poeta riafferma poi la sua accettazione di un destino non riscattabile dalla fede. Inoltre, in alcune rare occasioni, compare un legame tra la visione del vivere del poeta ed un preciso tempo storico. In particolare, in Piccolo testamento, posto alla fine della raccolta, Montale propone ancora la sua teologia negativa, il suo rifiuto a facili certezze; il poeta continua ad opporsi alla mitologia di una società che continua ad appoggiarsi sulla faciloneria.
Al termine del lungo periodo di silenzio poetico , negli anno ‘60 , Montale ritorna con una nuova poesia, più diretta, quasi dimessa, assolutamente lontana dal tono alto ed essenziale delle liriche precedenti. La parodia, l’ironia, la diversità di stili prendono il posto della tensione lirica per mostrarsi completamente attraverso una revisione della poetica, ora degradata a un livello più basso. La nuova arte si mostra semplice solo in apparenza, assumendo su di sé il vuoto delle banalizzazioni con disincanto e ironia, ma conservando come suo punto di riferimento la memoria.
Il passato si confronta con sé stesso e il presente in una nuova dimensione, nella quale il contemporaneo è ancora angoscioso, tra la perduta giovinezza e l’attuale vecchiaia come scoperta della precedente condizione e del suo significato. La voce di Montale sopravvive perché non può accettare il mondo, costretta a negarsi sottraendosi alla propria identità e alla verità. Satura, raccolta uscita nel 1971, sarà il primo risultato di questa poetica, di cui una parte era già stata pubblicata dieci anni prima, e il suo influsso resterà tale anche nelle composizioni degli ultimi anni, dove il poeta, sfuggendo al presente, osserva i dissensi, il disordine e la confusione di una vita artefatta. Alla base di questi più pacati atteggiamenti stilistici c’è il radicalizzarsi della dissonanza col proprio tempo. Far assumere alla disperazione la leggerezza del paradosso.
Gli anni del “boom” economico (1956 \ 1963) coincidono con il silenzio poetico di Montale, proprio a causa delle caratteristiche stesse di quel mondo in cui il poeta si trova a muoversi ma che in fondo rifiuta, in cui , infine, vede ben poca possibilità per la sopravvivenza della poesia.
Eppure egli riprende a scrivere versi, sollecitato da una necessità improvvisa del tutto intima, dettata dalla moglie, Drusilla Tanzi, nel 1963, versi che, però, non hanno più nulla di sublime, anche quando la tematica sia l’amore.
Basterebbe citare l’esempio della lirica di “Satura II” , vedo un uccello fermo sulla grondaia, per sottolineare come la visione della felicità, quella, concessa agli uomini, o, per dirla come il Montale degli Ossi di seppia, agli uomini che si voltano a vedere la realtà nella verità, senza illusorie sicurezze, sia trasmessa attraverso rilievi per nulla lirici, sia una condivisione profonda avvertita, con la consapevolezza che il mondo in genere, di tale felicità, non se ne accorga neppure, non sappia che farsene.
Del resto, proprio nella raccolta Satura l’autore conduce una sorta di dichiarazione poetica, nei due successivi componimenti intitolati La poesia: qui si avverte chiaramente la natura di una scrittura che non riesce più a creare l’incanto di una lingua raffinata e letteraria, che non sa più servirsi delle parole elette non soltanto della lirica passata, quanto, anche della produzione dello stesso Montale nelle Occasioni, per esempio, o nella Bufera e altro. Con l’ironia che è quasi sarcasmo, il letterato si pone criticamente di fronte l’apparato culturale che consiste su domande oziose, che vuole indagare per trovare l’essenza della poesia , la cifra della lingua poetica , ed il sarcasmo amaro di chi, poeta per necessità del proprio animo, si rende conto di quale vuoto sia da sfondo alla sua voce e di quale suono roco e quasi dissonante essa produca.
Spesso il male di vivere ho incontrato
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato
Meriggiare pallido e assorto...
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Scirocco
O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde
bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci - ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io
l'agave che s'abbarbica al crepaccio
dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento
d'ogni essenza, coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.
Non chiederci la parola
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
ECONOMIA AZIENDALE
ANALISI DI BILANCIO ED INDICI
La tecnica degli indici è chiamata in linguaggio internazionale "ratio analysis" perchè si avvale di una serie di quozienti o rapporti (ratio) con valore segnaletico sulla situazione finanziaria, economica e patrimoniale. Gli indici si riferiscono a un preciso momento della vita dell'azienda e hanno quindi un significato "statico", per cui il loro utilizzo offre risultati più a prezzabili se si estende a una serie di bilanci di due o più esercizi consecutivi (analisi sequenziale) in modo da evidenziare le tendenze in corso. Il calcolo dei rapporti implica l'interpretazione del bilancio stesso, che si esegue mediante un esame critico dei lavori che in esso figurano, mirando alla valutazione delle capacità di credito e dall'affidabilità dell'azienda. La tecnica dei flussi analizza l'azienda in senso dinamico, prendendo in esame i movimenti finanziari che si sono manifestati nel corso della gestione e accertando se le entrate e le uscite hanno avuto un andamento equilibrato, tale da assicurare un positivo livello di liquidità. L'analisi per flussi comporta il calcolo del "CASH FLOW" ossia del flusso dei mezzi liquidi generato dalla gestione reddituale. Richiede inoltre la compilazione di rendiconti finanziari atti a evidenziare sia i flussi che nell'esercizio hanno fatto variare il patrimonio circolante netto (differenza tra attivo circolante dell'impresa e le sue passività correnti) sia i flussi riguardanti la cassa e le altre liquidità immediate.
Si tratta del rendiconto finanziario delle variazioni del patrimonio circolante netto che può essere redatto comparando i dati di due bilanci d'esercizio consecutivi e ricavando le informazioni integrative dalla Nota Integrativa e di quello delle variazioni di liquidità.
QUOZIENTI DI NATURA FINANZIARIA
L'analisi della situazione finanziaria esamina la capacità dell'azienda di mantenere in equilibrio le entrate con le uscite senza compromettere l'andamento economico. Il concetto di situazione finanziaria fa riferimento non ad un istante, ma ad un periodo di tempo. Perchè si possa parlare di una buona situazione finanziaria non è però sufficiente che nel lungo andare le entrate superino le uscite, bensì' è necessario che questa condizione si verifichi anche nel breve andare. Per accertare correttamente la situazione finanziaria di un'azienda si dovrebbe effettuare L'ANALISI DEI FLUSSI FINANZIARI e compilare un preventivo finanziario, con delle entrate e delle uscite classificate per scadenza. Il bilancio non è in grado di esprimere la situazione finanziaria perchè fa riferimento ad un dato istante e non mette in evidenza gli impegni assunti alle varie scadenze; tuttavia dallo Stato Patrimoniale rielaborato è possibile trarre degli indici segnaletici che possono costituire una base per più approfondite indagini successive. L'analisi della situazione finanziaria attraverso il bilancio, considera sia gli indici di copertura sia gli indici di indebitamento sia gli indici di solvibilità.
INDICI DI LIQUIDITA'
L'equilibrio tra impieghi e finanziamenti risulta dagli indici di liquidità che rilevano la capacità dell'azienda di far fronte ai propri impegni correnti. Un primo indice di solvibilità è il rapporto tra l'attivo circolante e i debiti a breve scadenza, che si riallaccia al concetto contabile di "patrimonio circolante netto" (ossia la relazione fra attivo circolante e passività correnti).
attivo circolante
debiti e breve scadenza
Il quoziente di disponibilità rappresenta la potenziale capacità dell'impresa di far fronte agli impegni assunti a breve scadenza con i mezzi liquidi e prontamente realizzabili ed è uno dei rapporti più frequentemente usati.
Un quoziente >1 indica una situazione soddisfacente;
un quoziente 1) opera come fattore moltiplicatore della redditività del capitale investito; a sua volta l'indice di incidenza oneri/proventi extra caratteristici opera in senso riduttivo (se 1),ossia riduce o aumenta l'effetto leva esercitato dall'indice di dipendenza finanziaria.
RICAVI DI VENDITA:
ROS =RISULTATO OPERATIVO LORDO X100
La remunerazione dei ricavi di vendita è espressa dal tasso di redditività lorda delle vendite (return on sale=ROS) che si ottiene dal quoziente tra il risultato operativo lordo della gestione caratteristica e i ricavi netti di vendita. Questo tasso esprime la percentuale di redditività delle vendite indicando la quota di ricavi che rimane dopo la copertura di tutti i costi della gestione caratteristica. Se confrontato nel tempo in analisi sequenziale può fornire utili indicazioni sulla efficacia delle politiche di vendita via via effettuati dall'azienda .Il ROS è il tipico rapporto di resa operativa; in ROS, ad esempio, pari al 10% indica che ogni 10 centesimi di ricavo per vendite ne rimangono 10 dopo la copertura dei costi della gestione caratteristica; viceversa un rapporto =0 indica che i ricavi per vendita coprono soltanto i costi della gestione tipica. Nel caso di perdita operativa si avrebbe addirittura un quoziente I il tasso di rendimento del capitale proprio(ROE)diminuisce al crescere dell'indice di indebitamento.
RELAZIONE TRA ROI,ROS E INDICE DI ROTAZIONE
Il tasso di rendimento del capitale investito (ROI)è influenzato:
* dal tasso di rendimento lordo delle vendite (ROS).
* dall'indice di rotazione degli.
A parità di redditività delle vendite,il ROI aumenta la rotazione del capitale investito e diminuisce se questa diminuisce.
A parità di indice di rotazione, il ROI aumenta se aumenta la redditività delle vendite(cioè se migliora la relazione prezzi-costi),e diminuisce in caso contrario. L'effetto combinato della redditività delle vendite e della velocità di rotazione degli impieghi incide sensibilmente sui risultati della gestione .Vi sono infatti aziende con bassi margini economici sulle vendite che possono essere redditizie solo se presentano un elevato indice di rotazione di capitale investito(con elevato indice di rotazione del capitale circolante e quindi con rapido rigiro delle scorte e brevi dilazioni concesse ai clienti).
Analogamente aziende a basso indice di rotazione possono essere redditizie solo grazie ad un sensibile margine economico sulle vendite.
L'ANALISI PER FLUSSI: I RENDICONTI FINANZIARI
Sappiamo che il capitale è un fondo di valori esistente in un determinato istante;esso può essere rappresentato dal seguente schema che contrappone,raggruppati per classi, IMPIEGHI E FONTI DI FINANZIAMENTO:
Le operazioni di gestione determinano delle variazioni negli elementi del capitale,variazioni che prendono il nome di FLUSSI.
Il prospetto che mette in evidenza le variazioni(FLUSSI)di natura finanziaria,intervenute negli elementi del capitale per effetto dell'acquisto di fattori produttivi e della vendita di beni e servizi,per l'ottenimento,la concessione e l'estinzione di finanziamenti, è detto RENDICONTO FINANZIARIO.
Esso si affianca al prospetto che mette in evidenza le variazioni (FLUSSI) di natura economica che determinano il reddito d'esercizio,noto come CONTO ECONOMICO O PROFITTI E PERDITE.
Al fine dell'ANALISI FINANZIARIA della gestione aziendale assumono particolare importanza due tipi di rendiconti finanziari:
1) IL RENDICONTO FINANZIARIO DELLE VARIAZIONI DI CAPITALE CIRCOLANTE NETTO (detto anche prospetto delle variazioni nella situazione patrimoniale -finanziaria);esso mette in evidenza,indicandone le causali,i flussi finanziari che nell'esercizio hanno fatto variare il capitale circolante netto. Questo documento fornisce informazioni complementari a quelle contenute nel bilancio.
2) IL RENDICONTO FINANZIARIO DELLE VARIAZIONI DI LIQUIDITA';evidenzia,indicandone le causali,i flussi finanziari che nell'esercizio hanno fatto variare i fondi liquidi(cassa,c/c bancari,c/c postali).
I FLUSSI FINANZIARI DEL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Il capitale circolante netto(C.N.N.)è dato dalle differenza tra attivo circolante e passività correnti:
CAPITELE CIRCOLANTE NETTO = ATTIVO CIRCOLANTE - PASSIVITA' CORRENTI
Nel rendiconto finanziario delle variazioni di capitale circolante netto devono essere indicate le variazioni(flussi finanziari),provocate dalle operazioni di gestione che hanno interessato contemporaneamente il capitale circolante netto e le altri classi di valori patrimoniali.
Considerando i flussi finanziari che comportano variazioni(aumentative o diminutive)del capitale circolante netto;essi sono indicati con le frecce nello schema e consistono in:
1) Movimenti finanziari per variazioni nelle immobilizzazioni:
- disinvestimenti per vendite di immobilizzazioni;
- investimenti per acquisti di immobilizzazioni;
2) Movimenti finanziari per variazioni nelle passività consolidate:
- accensione di debiti a media/lunga scadenza;
- rimborso di debiti a media/lunga scadenza;
3) Movimenti finanziari per variazioni nel capitale netto:
- aumenti di capitali a pagamento,con versamento di mezzi liquidi;
- diminuzioni per rimborso del capitale o per pagamento degli utili ai soci;
4) Movimenti finanziari per variazioni riguardanti la gestione reddituale:
- costi monetari sostenuti per l'acquisto di fattori produttivi d'esercizio;
- ricavi monetari conseguiti con la vendita di merci,prodotti e servizi.
FONTI E IMPIEGHI DI RISORSE FINANZIARIE
I movimenti finanziari considerati provocano nel capitale circolante netto variazioni aumentative o diminutive:
A) SONO FONTI DI RISORSE FINANZIARIE (cioè provocano variazioni in aumento del cap. circolante netto):
- gli aumenti del capitale con versamenti liquidi;
- le accensioni di debiti a media/lunga scadenza;
- disinvestimenti per vendita di immobilizzazioni;
- ricavi monetari d'esercizio;
B) SONO IMPIEGHI DI RISORSE FINANZIARIE (cioè provocano variazioni in diminuzione del capitale circolante netto)
- le diminuzioni per rimborso del capitale;
- il pagamento degli utili ai soci;
- il rimborso di debiti a media/lunga scadenza;
- gli investimenti per acquisti di immobilizzazioni;
- i costi monetari d'esercizio.
VARIAZIONI NON FINANZIARIE
Non sono invece variazioni finanziarie finanziare e quindi devono essere escluse dal rendiconto finanziario,le variazioni provocate da operazioni aziendali nelle classi di valore patrimoniali che non coinvolgono il capitale circolante netto,quali ad esempio:
- gli aumenti gratuiti di capitale;
- la destinazione di una parte dell'utile ai fondi di riserva;
- gli aumenti di capitale per conferimenti in natura di immobilizzazioni;
- le rivalutazioni o svalutazioni di immobilizzazioni;
- le minusvalenze e le plusvalenze su immobilizzazioni;
- ricavi non monetari;
- i costi d'esercizio non monetari (ad esempio,gli ammortamenti).
I FLUSSI FINANZIARI DELLA GESTIONE REDDITUALE
E' opportuno soffermarsi sui flussi che derivano dalla gestione reddituale. Il REDDITO D'ESERCIZIO,come sappiamo, scaturisce dalla differenza tra costi e ricavi di competenza dell'esercizio. Tali ricavi e costi si distinguono in monetari e non monetari. Definiamo COMPONENTI DI REDDITO MONETARI quelli misurati da variazioni che intervengono negli elementi del capitale circolante netto. In particolare:
A) sono COSTI MONETARI i costi misurati da uscite di denaro e di c/c e da variazioni passive nelle poste che costituiscono il capitale circolante netto,nelle quali si include anche il fondo imposte;sono quindi costi monetari le spese per merci,materie e servizi, salari, stipendi, contributi, oneri finanziari, oneri tributari. I decrementi di magazzino, le sopravvenienze passive;
B) sono RICAVI MONETARI i ricavi misurati da entrate di denaro e di c/c e da variazioni attive nelle poste che costituiscono il capitale circolante netto;sono quindi ricavi monetari le vendite di merci,prodotti e servizi,i ricavi vari,le sopravvenienze attive,i lucri finanziari e gli incrementi di magazzino.
C) sono invece COMPONENTI DI REDDITO NON MONETARI(perchè non hanno dato luogo a variazioni del capitale circolante netto):
- le capitalizzazioni di costi
- gli accantonamenti nel fondo TFR
- le plusvalenze e le minusvalenze su immobilizzazioni.
I costi e i ricavi non monetari,pur influenzando il risultato della gestione reddituale,non danno luogo a variazioni finanziare;essi interessano le immobilizzazioni o le passività consolidate,ma non toccano gli elementi del capitale circolante netto.
Entrano a far parte del rendiconto finanziario le fonti e gli impieghi di risorse finanziare(che includono anche i ricavi e i costi monetari);devono invece essere esclusi dal rendiconto finanziario le variazioni non finanziarie(e quindi anche i ricavi e i costi non monetari).
IL FOGLIO DI LAVORO
Per redigere il rendiconto finanziario delle variazioni di capitale circolante netto è necessario disporre:
- dello Stato Patrimoniale redatto all'inizio e alla fine dell'esercizio,cioè di due Stati Patrimoniali comparati,onde poter analizzare le variazioni intervenute nelle classi di valori patrimoniali;
- del Profitti e Perdite dell'esercizio considerato,al fine di analizzare le variazioni generate dalla gestione reddituale;
- per informazioni integrative per mettere in luce quelle variazioni che non risultano dagli Stati Patrimoniali comparati in quanto si sono compensate tra loro.
I dati ottenuti dai citati documenti vengono rielaborati in un prospetto che prende il nome di FOGLIO DI LAVORO.
Il foglio di lavoro (work sheet) è costituito da più colonne,che vanno considerate a coppie.
STATI PATRIMONIALI:
A) Nella prima coppia di colonne si riportano gli Stati Patrimoniali comparati, indicando le voci per classi di valori.
Poiché oggetto del rendiconto è il capitale circolante netto, il suo importo iniziale e finale viene generalmente scritto come prima posta del documento.
VARIAZIONI GREZZE:
B) Nella seconda coppia di colonne si scrivono le variazioni intervenute nei valori di bilancio,indipendentemente dalla loro causa.
Si scrivono nella colonna del DARE:
- gli aumenti di attività;
- le diminuzioni di passività;
- le diminuzioni di capitale netto.
Sui scrivono nella colonna AVERE:
- le diminuzioni di attività;
- gli aumenti di passività;
- gli aumenti di capitale netto.
VARIAZIONI INTEGRALI:
C) La terza coppia di colonne accoglie i valori che si sostituiscono alle variazioni grezze,quando queste sono movimenti compensati(cioè derivano dalla compensazione di variazioni di segno contrario);detti movimenti devono invece essere scritti nel rendiconto finanziario per il loro importo integrale.
Ad esempio, la variazione grezza intervenuta nelle passività consolidate può derivare dalla compensazione tra accensioni ed estinzioni di mutui avvenute nell'esercizio. Quando durante l'esercizio ci sono movimenti che si sono compensati,le variazioni grezze devono essere sostituite dalle variazioni integrali si possono ottenere dalla contabilità. Il reddito dell'esercizio considerato viene inoltre sostituito dai componenti della gestione reddituale che lo determinano, tratti dal conto Profitti e Perdite.
VARIAZIONI NON FINANZIARIE DA ESCLUDERE:
D) Nella quarta coppia di colonne si scrivono le variazioni non finanziarie,che devono essere escluse dal rendiconto finanziario; esse vanno scritte con segno negativo nella stessa sezione in cui sono state in precedenza contabilizzate. In base alla regola fondamentale della partita doppia ogni operazione dà luogo a due variazioni di segno opposto;le variazioni da escludere vanno perciò sempre a coppia. Ad esempio, gli ammortamenti,che erano stati in precedenza rilevati in DARE come costi d'esercizio e in avere come variazioni passive delle immobilizzazioni, vanno esclusi in quanto costituiscono variazioni non finanziarie; ciò si effettua scrivendo nelle apposite colonne gli ammortamenti in DARE con segno negativo e per gli stessi importi le immobilizzazioni in AVERE, sempre con segno negativo.
VARIAZIONI DEL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO:
E) L'ultima coppia di colonne accoglie le variazioni del capitale circolante netto;più precisamente la colonna di sinistra accoglie i flussi che costituiscono IMPIEGHI DI RISORSE FINANZIARIE e la colonna di destra i flussi che costituiscono FONTI DI RISORSE FINANZIARIE. Gli importi si ottengono togliendo le variazioni non finanziarie(indicate nelle colonne D)dalla variazioni integrali(indicate nelle colonne C).
REDAZIONE DEL RENDICONTO FINANZIARIO
DELLE VARIAZIONI DEL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO.
Terminata la compilazione del foglio di lavoro,si hanno a disposizione dati necessari per redigere il rendiconto finanziario dalle variazioni di capitale circolante netto. Questo documento si compone di due parti,che possono essere presentate affiancate o sovrapposte. Nella prima parte sono esaminate i flussi provocati dalla gestione nelle immobilizzazioni,nelle passività consolidate e nel capitale netto,che hanno determinato contemporaneamente flussi in aumento netto. In pratica vengono indicate le fonti delle risorse finanziarie e le loro modalità di impiego.
DIMOSTRAZIONE DELLE FONTI E DEGLI IMPIEGHI
Se le fonti superano gli impieghi,la gestione ha generato dei mezzi per le esigenze di breve termine,dando luogo ad un incremento del capitale circolante netto. Se le fonti sono inferiori agli impieghi,la gestione ha assorbito dei mezzi sottraendoli alle esigenze di breve termine,dando luogo ad un decremento del capitale circolante netto.
VARIAZIONE NEI COMPONENTI IL CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Nella seconda parte sono rappresentate le variazioni intervenute nei singoli elementi che costituiscono il capitale circolante netto (liquidità, disponibilità finanziarie, magazzino, passività correnti).
La somma algebrica di dette variazioni corrisponde all'incremento o al decremento subìto dal capitale circolante netto nel periodo considerato.
Il rendiconto finanziario consente di analizzare gli spostamenti dei valori finanziari tra le varie classi di valori costituenti il capitale d'azienda;mette in evidenza i flussi finanziari che derivano da finanziamenti di terzi e quelli che scaturiscono dall'autofinanziamento.
In particolare viene indicata l'incidenza della gestione reddituale sul capitale circolante netto. Detto a incidenza è maggiore dell'utile d'esercizio in quanto i costi non monetari,pur essendo componenti negativi del risultato economico,non determinano variazioni finanziarie e quindi non incidono sul capitale circolante netto. La variazione del capitale circolante netto generata dalla gestione reddituale appare nella prima parte del rendiconto finanziario tra le fonti e indica la capacità dell'azienda di autofinanziarsi con la normale attività di gestione. Se però l'azienda è in perdita,la gestione reddituale può assorbire risorse finanziare(ciò si verifica se la perdita d'esercizio supera gli ammortamenti e gli accantonamenti a fondi spese a medio/lungo termine)e può quindi apparire,invece che tra le fonti,tra gli impieghi. La variazione del capitale circolante netto generata dalla gestione reddituale può essere calcolata con due diversi procedimenti:
A) con il procedimento diretto si ottiene per differenza tra ricavi monetari e costi monetari;si escludono quindi dai ricavi e dai costi di competenza quei componenti di reddito che non danno luogo ad introiti o ad esborsi sul breve termine (come gli ammortamenti e l'accantonamento al fondo TFR);
B) con il procedimento indiretto si ottiene sommando al risultato economico d'esercizio i costi non monetari e detraendo i ricavi non monetari;in pratica quando non ci sono ricavi non monetari,si ottiene aggiungendo all'utile d'esercizio gli ammortamenti e l'accantonamento al fondo TFR.
Si tenga presente che nell'uso corrente la variazione subìta dal capitale circolante netto per effetto dalla gestione reddituale è impropriamente detta CASH FLOW;questa denominazione è imprecisa in quanto in senso proprio il cash flow (letteralmente "flusso di cassa") si ottiene solo nell'ambito del rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità.
I FLUSSI FINANZIARI DI LIQUIDITA'
Il rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità,mette in evidenza i FLUSSI DI CASSA,cioè le entrate e le uscite avvenute nell'esercizio che hanno apportato variazioni alla "cassa", da intendersi in senso ampio come insieme di valori in cassa, c/c postali e c/c bancari.
LIQUIDITA' IMMEDIATA NETTA = FONDO DI CASSA
+ SALDI C/C POSTALI
+/- SALDI C/C BANCARI ATTIVI E PASSIVI
In detto rendiconto devono essere indicate solo le variazioni(flussi finanziari) che hanno interessato contemporaneamente la liquidità immediata netta e le altri classi di valori patrimoniali. Consideriamo i flussi finanziari che comportano variazioni (aumentative o diminutive) della liquidità immediata netta;essi sono indicati con le frecce nello schema e consistono in:
1) movimenti finanziari per variazioni nelle immobilizzazioni:
- riscossioni inerenti a vendite di immobilizzazioni;
- pagamenti inerenti ad acquisti di immobilizzazioni;
2) movimenti finanziari per variazioni nelle passività consolidate:
- accensione di debiti a media/lunga scadenza;
- rimborso di debiti a media/lunga scadenza;
3) movimenti finanziari per variazioni nel capitale netto:
- aumenti di capitale a pagamento,con versamento di mezzi liquidi;
- diminuzioni per rimborso del capitale o per pagamento degli utili ai soci;
4) movimenti finanziari per variazioni nei crediti e nei debiti a breve termine:
- riscossione di crediti a breve termine;
- pagamento di debiti a breve termine;
5) movimenti finanziari riguardanti la gestione reddituale:
- pagamenti connessi al regolamento di acquisti di fattori produttivi d'esercizio;
- riscossioni connesse al regolamento di vendite di merci,prodotti e servizi.
SFASATURA TRA FLUSSI MONETARI E FLUSSI ECONOMICI
E'opportuno osservare che i movimenti nei fondi liquidi(cassa,c/c postali e bancari) non coincidono nel tempo con il sostenimento dei costi e l'ottenimento dei ricavi. Mentre gli acquisti di materie e le vendite di prodotti effettuati con regolamento per pronta cassa fanno sorgere contemporaneamente sia uscite ed entrate di cassa sia costi che ricavi,gli acquisti e le vendite con pagamento anticipato provocano sfasature tra flussi finanziari di cassa e i flussi economici,per cui le uscite e le entrate si possono manifestare anche in esercizi diversi da quelli di competenza dei costi e dei ricavi. E' inoltre necessario tenere presente che vi sono costi e ricavi non monetari(come gli ammortamenti,gli accantonamenti ai f.di spese, i proventi in natura, i costi capitalizzati) che non danno luogo a movimenti di cassa,e vi sono invece movimenti di cassa che non originano costi o ricavi (gli aumenti di capitali,i prelevamenti dei proprietari,le accensioni e le estinzioni di debiti e crediti).
I FLUSSI FINANZIARI DI LIQUIDITA' sono indicate dalla seguente tabella e costituiscono l'oggetto della "gestione di tesoreria" dell'azienda.
REDAZIONE DEL RENDICONTO FINANZIARIO
DELLE VARIAZIONI DI LIQUIDITA'
Per redigere il rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità si compila il foglio di lavoro con procedimento analogo a quello già visto nei paragrafi precedenti.
Poiché nel rendiconto devono essere considerate le variazioni che interessano la "cassa" (intesa in senso ampio), nel foglio di lavoro questa sarà la prima voce che verrà scritta;inoltre devono essere escluse tutte quelle variazioni che sono estranee alla liquidità immediata nette,mentre bisognerà tenere conto dei movimenti compensati eventualmente avvenuti,sostituendo le variazioni grezze con le variazioni integrali.
Rispetto al rendiconto finanziario delle variazioni di capitale circolante netto,quello riguardante le variazioni di liquidità presenta un più ampio numero di variazioni da escludere. Non danno luogo a variazioni di "cassa" quelle che intervengono tra il magazzino e i crediti e i debiti correnti. Ad esempio non interessano la "cassa" gli acquisti e le vendite di merci o di immobilizzazioni a pagamento differito.
CASH FLOW
La variazione subìta nell'esercizio dalla liquidità immediata netta prende il nome di cash flow (flusso di cassa);esso corrisponde alla somma algebrica delle variazioni subìte dalla cassa e dai saldi dei c/c bancari e postali.
Il cash flow può essere:
- positivo (CASH FLOW) se la liquidità immediata netta dell'azienda ha subìto nell'esercizio un incremento;
- negativo (CASH OUTFLOW) se la liquidità netta dell'azienda ha subìto un decremento.
E' opportuno tenere presente che nella letteratura economica corrente si usa la definizione "cash flow" non in modo proprio per indicare il "flusso di cassa",ma in modo improprio con riferimento alle variazioni subìte dal capitale circolante netto per effetto della gestione reddituale.
VERSIONE SINTETICA DEL RENDICONTO
FINANZIARIO DELLE VARIAZIONI DI LIQUIDITA'
La redazione del rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità evidenzia i problemi della gestione della tesoreria,gestione che assume particolare importanza quando vi sono difficoltà nel reperimento di finanziamenti o vi è un alto costo del denaro. La redazione di detto rendiconto in versione integrale è possibile solo se si conoscono distintamente le entrate e le uscite connesse al regolamento dei componenti reddito rilevati nell'esercizio,e le entrate e le uscite connesse al regolamento dei componenti di reddito sorti in esercizi precedenti. Lo schema sintetico non consente la distinta determinazione dei flussi di liquidità generati (o assorbiti) dalla gestione reddituale e dei flussi generati (o assorbiti) dalle variazioni integrali degli elementi del capitale circolante netto;esso invece calcola complessivamente la liquidità generata (o assorbita) dall'insieme delle operazioni di esercizio.
Poiché generalmente esiste un divario temporale tra il conseguimento dei ricavi monetari e l'incasso dei relativi crediti e tra il sostenimento dei costi monetari e il pagamento de relativi debiti,il risultato che si ottiene sommando al risultato economico dell'esercizio i costi non monetari e sottraendo i ricavi non monetari,non esprime correttamente a liquidità generata dalla gestione reddituale,ma deve essere rettificato per le variazioni (grezze) intervenute negli elementi del capitale circolante netto (magazzino,crediti e debiti a breve,ratei e risconti).
INGLESE
GLOBALIZATION
When coming to use the term “globalization” we usally refer to a complex economic phenomenon for wich the world as a whole is\should be\ could be an unic market, in which there is a exchange of goods-meant as financial estates, real goods and services-following the rules of mechanism of demand and supply an fixation of price whereas those variables meet (liberism and neo-liberism).
Globalizatione,which with is multinational enterprises and joint ventures can be seen as an internationalization of capitalism, needs, and in the mean time gives rise to, an increasing omologation in the world-wide level of the demand of real goods, a standardizazion of anthropoligical-cultural behaviours, a crisis of the Nation-State and its sovereignty
It needs an integration in the world-wide level of activities and targets of enterprises having to supply to always more global demands but it also having to safety purchasers eventual particular requirements:”think global, act local”, from which the neologism “glocal”.Globaization, which implies delocalization of work, so that the same work is requested and transported from a place to another in the earth depending on the convenience, wouldn’t be praticable whithout the presence of quick communications (internet). By the way, it can be in fact noted how just the informatic techniques, not only making information pass but also determining and reinforcing demands, make, in their turn, delocalization of virtual work possible, moving it quickly from a zone to another in the world, always following the mechanism of demand and supply and price.
Historically speaking, globalization is the last phase, because it comes after the other, not because it is definitive, of modernization that, begun with the discovery of America, has passed through various moments ceracterized by capitalist system, which, in its evolution, has affirmed it self now and days as the referral standard model against other possible model.
Unification in the world, by the tendencial point of view of an unic market, does not delete (many scholars instead think it favours) disparuties among its areas or those in the single entities: it happens because economic mechanisms in a liberistic point of view do not depend on social rebalance not on resources. Just think of actual crisis of Welfare State, caused by the economic internationalization and the neo-liberism that distinguishes it.
STORIA
LA CRISI DELLO STATO LIBERALE E LA NASCITA DEL FASCISMO
L’ Italia, uscita dalla guerra indebolita sul piano economico e politico, visse momenti di acuta tensione sociale. La situazione interna del paese sembrò assumere connotazioni rivoluzionarie in tre momenti, che crebbero il timore di una rivoluzione socialista e contribuirono a minare le basi dello Stato liberale: la rivolta contro il carovita e la lotta nelle campagne del giugno 1919, l’ammutinamento militare di Ancona del giugno 1920, e, soprattutto, l’occupazione delle fabbriche del settembre 1920. La rivolta contro il carovita fu dettata dall’aumento dei prezzi e si propagò in tutto il paese senza incontrare alcuna resistenza da parte del governo, presieduto da Francesco Saverio Nitti. Mancò tuttavia un coordinamento politico al moto popolare, che si manifestò con saccheggi ai negozi di generi alimentari, e quando scoppiò nel Meridione la rivolta contadina, con l’occupazione delle terre, i due movimenti rimasero separati. L’ammutinamento di Ancona si verificò durante la campagna socialista contro l’ intervento in Albania,su cui l’Italia aveva mire espansionistiche. I bersaglieri si rifiutarono di partire e, appoggiati dagli operai che erano scesi in sciopero, tennero in mano la città per due giorni. Anche in questo caso non si ebbe raccordo tra la componente operaia e quella militare, pertanto la rivolta rimase isolata. L’occupazione delle fabbriche rappresentò il momento culminante delle agitazioni operaie e l’inizio dello scontro aperto tra la classe operaia e borghesia imprenditoriale .Gli operai metallurgici del nord richiesero il rinnovo del contratto di lavoro per la giornata lavorativa di otto ore e per adeguare il salario del costo della vita. Gli industriali rifiutarono gli aumenti per gli alti costi della riconversione produttiva, in particolare dell’industria pesante, che si era molto sviluppata nel periodo di guerra. Il sindacato proclamò l’agitazione di categoria, rallentando la produzione; gli imprenditori reagirono con la serrata, la chiusura degli stabilimenti, a cui gli operai riposero con l’occupazione. Il movimento da Milano si estese a Torino dove era forte la componente socialista, organizzata da Antonio Gramsci intorno al giornale L’ordine Nuovo , con una linea rivoluzionaria che vedeva nei consigli di fabbrica, eletti su modello dei soviet, lo strumento per conseguire l’egemonia operaia sulla società. L’ intervento di Giolitti (presidente del Consiglio dal giugno 1920 a luglio 1921) fu risolutivo, svolse una funzione mediatrice e fece prevalere le componenti moderate tra le due forze sociali, che giunsero ad un accordo. La linea politica della sinistra del partito socialista aveva fallito. In particolare la componente torinese, facente capo a Gramsci, e quella napoletana, guidata da Bordiga, entrarono in aperto contrasto con il partito, accusandolo di scarsa chiarezza politica a di mancata organizzazione rivoluzionaria. Nel Congresso di Livorno (1921) la scissione delle due componenti dal Psi permise la nascita del Partito comunista d’Italia sotto la guida di Gramsci Bordiga e Togliatti, che aderì alla Terza Internazionale su basi rivoluzionarie.
La “ vittoria mutilata” e l’irredentismo nazionalista
A minare lo Stato liberale ottocentesco, su posizioni opposte al movimento operaio e contadino, si muoveva l’ irredentismo nazionalista, reso più agguerrito dopo il deludente ruolo italiano nei trattati di pace.
L’irredentismo era la risposta alle aspettative mancate delle classi medie e degli ex combattenti, ed era fomentato da un’ideologia imperialista sostenuta dai settori più conservatori del capitalismo italiano. Punti di forza del movimento furono il mito della “ vittoria mutilata” e la volontà di espandersi sull’Adriatico. I del trentino, accontentavano gli interventisti democratici, che vedevano completato il programma unitario risorgimentale mentre lasciavano scontenti i nazionalisti con aspirazioni imperialistiche. Il ritorno dal fronte dei combattenti aggravò la situazione sociale ed economica per le rivendicazioni che ne seguirono, prima fra tutte la riforma agraria. Le posizioni oscillanti del governo circa la questione de Fiume avevano lasciato insoddisfatti i nazionalisti, che richiedevano uno stato forte all’interno e di prestigio all’estero. Il patto di Londra doveva essere rispettato: la Dalmazia e l’Istria con la città di Fiume dovevano essere annessi all’Italia, prescindendo dal criterio di nazionalità. Con un intervento diretto i gruppi nazionalisti ritennero di risolvere la questione. Il 12 settembre 1919 Gabriele D’Annunzio occupò Fiume con un corpo di volontari ex militari. Instaurò un governo provvisorio, la “Reggenza del Carnaro” e proclamò l’annessione della città all’Italia. Di fronte all’iniziativa il governo Nitti si mostrò debole, temporeggiò, incapace di prendere una posizione decisa. Alle elezioni del 1919, le prime dopo la fine della guerra, in cui fu adottato per la prima volta il sistema elettorale proporzionale, i liberali subirono un forte calo, a vantaggio dei socialisti e dei cattolici. Nitti si dimise e fu sostituito da Giolitti (giugno 1920). Il nuovo governo risolse la questione Fiume con l’accordo della Conferenza di Rapallo (novembre 1920) in cui l’Italia rinunciava alla Dalmazia e Fiume veniva riconosciuta città Libera.
La risposta dei partiti politici e il fascismo
In questo contesto socio-politico i partiti, presi dai problemi interni, non furono in grado di indirizzare le forze sociali. Il partito liberale perdeva peso politico e in quello socialista prevaleva la componente massimalista, che rifiutava la collaborazione con lo stato borghese. Il suffragio universale aveva accelerato la formazione del partito di massa che metteva in crisi la forma elitaria dello stato ottocentesco.
Di fronte al timore di una rivoluzione “rossa” il papa Benedetto XV abbandonò il “Non Expedit” e permise la fondazione del Partito popolare (1919)per iniziativa di don Luigi Sturzo, il partito si fondava sui valori cristiani, sosteneva il rispetto delle libertà civili e politiche dei cittadini e la formazione di uno Stato laico, indipendente dalla Chiesa. Il programma, oltre all’estensione del diritto di voto alle donne, tra i punti più qualificanti prevedeva la riforma agraria e una gestione sociale della produzione anche se riservava poco spazio al problema operaio. La nascita di un partito cattolico contribuì ad aumentare le preoccupazioni dei conservatori e, d’altra parte, anche le stesse gerarchie vaticane non lo sostennero in modo convincente.
Il 23 marzo 1919 a Milano, in piazza San sepolcro, veniva fondato, ad opera dell’ex socialista BENITO MUSSOLINI, un nuovo movimento, quello dei “fasci di combattimento”, che si trasformò in Partito nazionale fascista nel novembre 1921. Il programma dei fasci, improntato su idee antiborghesi, antisocialiste e nazionalistiche, prevedeva in politica estera la lotta all’imperialismo e l’adesione alla Società delle Nazioni. In politica interna, tra i vari punti, proponeva l’istituzione della repubblica e il suffragio universale esteso anche alle donne e l’abolizione del Senato di nomina regia. Il nuovo Stato doveva garantire la libertà di pensiero, di stampa e di associazione e promuovere riforme economiche e sociali, dal censimento delle ricchezze, compresi i titoli di stato, fini alla distribuzione delle terre ai contadini e alla partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende. Il programma di S. Sepolcro raccoglieva le diverse e contrastanti richieste dei ceti medio-bassi e i Fasci si presentavano come un movimento politico aperto ad istanze eterogenee. Le elezioni del 1919 evidenziarono il mutamento nei rapporti di forza che preoccupò i proprietari fondiari dell’Italia centro- settentrionale. Nel II Congresso dei Fasci (maggio 1920) Mussolini abbandonò il programma del 1919 e accentuò i caratteri antisocialisti del movimento, in conformità alle esigenze degli agrari, con manifestazioni di violenza, che presero avvio il 21 novembre 1920 a Bologna con la sparatoria di palazzo d’Accursio , sede del comune .
Dal quel momento le squadre d’azione imperversarono nella Bassa padana con le spedizioni punitive, finanziate dagli agrari e appoggiate anche dagli apparati dello Stato, contro le organizzazioni sindacali, le associazioni socialiste e cattoliche. La classe politica liberale, rappresentante dalla grande borghesia monopolistica che aveva visto crescere il suo potere durante la guerra, ritenne di poter gestire in modo strumentale la forza fascista contro il movimento operaio in vista di una reazione autoritaria per il ritorno all’ordine, e non riuscì a cogliere nel fascismo i segni di una struttura alternativa allo Stato liberale. Elemento decisivo per in mutamento della situazione politica furono le elezioni del maggio 1921. I risultati affermarono l’ascesa del fascismo in parlamento con 35 deputati, tra cui lo stesso Mussolini, eletti nelle file dei “blocchi nazionali”, proposti da Giolitti con il fine di costituire l’unità delle forza democratiche e liberali contro i partiti di massa. La preferenza fascista condizionò la vittoria liberale e determinò la caduta del governo Giolitti, che aveva ottenuto in parlamento una maggioranza limitata.
L’ultima fase dello Stato liberale si aprì con il governo Bonomi in carica per pochi mesi, eletto nel tentativo di raccogliere i consensi in parlamento tra i popolari e i socialisti interventisti. Gli successero i due governi Facta (1922) incapaci di dare una guida solida al paese in un momento particolarmente difficile.

Il fascismo al potere: La marcia su Roma
La natura del movimento fascista si manifestò nella violenza dello squadrismo che, tollerato dalle autorità governative, agiva impunemente e si sostituiva allo Stato nella repressione antioperaia e antisocialista con intimidazioni e uccisioni. L’ascesa del movimento fu facilitata dal rifiuto dei socialisti di collaborare con il governo e da una nuova scissione interna al partito, da cui nacque il Partito socialista unitario di Giacomo Matteotti (4 ottobre 1922).
In una situazione di scontro aperto, Mussolini, con i capi del partito (il quadrunvirato Balbo, De Vecchi, De Bono, Bianchi), decise un’azione di forza ordinando agli squadristi la marcia su Roma (28 ottobre 1922). Alla presa del potere fascista non fu opposta alcuna resistenza: il re Vittorio Emanuele III aveva rifiutato di firmare lo stato d’assedio proposto da Facta. Il 29 ottobre Mussolini , capo di un partito di minoranza, riceveva l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione, con ampio consenso parlamentare. Ad eccezione dei comunisti, tutti i deputati erano convinti che il fascismo sarebbe rientrato nella legalità.
Il fascismo conquista il potere
Tra il 1922 e il 1925 Mussolini diede avvio alla fascistizzazione dello Stato, con il rafforzamento dell’esecutivo e la persecuzione dell’opposizione fino all’instaurazione del partito unico. Nel dicembre 1922 era stato istituito il Gran consiglio del fascismo, un organo collegiale del partito con funzioni direttive sul governo. Seguì l’istituzionalizzazione dello squadrismo con la formazione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, un corpo paramilitare di partito. La politica economica fu caratterizzata da una linea liberista, tra i vari provvedimenti, con l’abolizione delle leggi giolittiane su titoli di Stato e con l’esonero delle tasse sui capitali esteri per agevolare gli investimenti, favorendo la collaborazione tra grande borghesia industriale e agraria. Per ottenere una maggioranza parlamentare assoluta, Mussolini indisse nuove elezioni dopo aver fatto votare la legge Acerbo (1923), che eliminava il sistema proporzionale e stabiliva per la lista di maggioranza relativa, i due terzi dei seggi. Le elezioni del 1924 furono vinte, con brogli e azioni intimidatorie degli squadristi, dal “listone” fascista, a cui avevano aderito anche i liberali ad eccezione di Giolitti. Il deputato socialista Matteotti, che in un intervento alla Camere aveva denunciato, le illegalità elettorali, fu rapito e assassinato dai fascisti. L’assassinio di Matteotti(10 giugno 1924) provocò in tutto il paese un’ondata di protesta spontanea, che mancò di un’adeguata direzione politica. La coalizione di governo si sciolse e l’opposizione abbandonò il parlamento, attuando la secessione, detta dell’Aventino, mentre il re mantenne in carica Mussolini. Questi, con il discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, si assunse la responsabilità dell’assassinio e diede inizio alla costituzione del regime fascista. Dal 1925 iniziarono ad essere varate le leggi “fascistissime”, che abolivano di fatto la costituzione liberale, per cui furono sciolti tutti i partiti politici e soppressa la libertà di parola, mentre la stampa veniva censurata e in seguito (1937) sottoposta al ministero della Cultura popolare. Il 24 dicembre 1925 il capo del governo assumeva poteri straordinari tra cui la nomina dei ministri. Nelle amministrazioni comunali i sindaci furono sostituiti dai podestà di nomina governativa; fu restaurata la pena di morte e istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926), che sottrasse alla magistratura ordinaria i giudici per reati politici, affiancato da una polizia politica (ovra) per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo. I codici furono rivisti, secondo l’ottica del regime, da Alfredo Rocco che elaborò il nuovo codice(1926), in cui si sanciva la preminenza dello Stato sui cittadini. Con questi mezzi l’opposizione antifascista fu perseguitata: uomini politici come Sturzo, Turati Pertini furono costretti a vivere in esilio, al confino o in carcere, altri che morirono per le percosse subite dagli squadristi.
LO STATO TOTALITARIO
Intorno al 1925 iniziò una fase di recessione economica, che portò Mussolini ad abbandonare il liberismo per dare avvio ad una fase dirigista, in cui affermò lo Stato come gestore diretto dell’economia
(Stato imprenditore).
Per contenere la forte svalutazione della lira erano necessari interventi immediati che stabilizzassero la moneta. Mussolini precedette alla rivalutazione, fissando il cambio a “quota 90”lire per una sterlina (1927). Ebbe inizio la trasformazione del modello economico e politico, con l’accentuazione del protezionismo a favore dell’industria pesante e la progressiva applicazione dell’autarchia, in particolare dopo l’impresa d’Etiopa. Per arginare la flessione delle esportazioni, lo Stato fascista divenne il principale acquirente e finanziatore dei prodotti industriali. La manovra economica, che favoriva la grande borghesia capitalistica, rendeva necessaria la riduzione dei salari operai e l’adozione di misure autoritarie per l’eliminazione del diritto di sciopero e di ogni forma di sindacato libero (1926). La carta del lavoro del 1927 sanciva la collaborazione tra lavoratori e imprenditori nelle corporazioni, che sostituirono i sindacati. I princìpi del corporativismo imposero la subordinazione degli interessi di classe a quelli “superiori” della nazione. Il consolidamento del regime, ormai forte del consenso della borghesia, richiedeva il sostegno delle gerarchie cattoliche e, con il favore dell’alto clero, Mussolini avviò trattative con il vaticano, che portarono ai Patti lateranensi (11 febbraio 1929), sottoscritti da Mussolini e dai cardinal Gasparri, a nome di Pio XI. I patti constavano di un Trattato, una Convenzione finanziaria e un Concordato.
Con il Trattato il papa riconosceva il Regno d’Italia con Roma capitale e l’Italia riconosceva la piena sovranità del papa sul nuovo Stato della Chiesa (Città del Vaticano). La Convenzione impegnava lo Stato italiano a versare un indennizzo alla Santa Sede per l’occupazione del 1870. il Concordato che legittimava lo Stato fascista presso le masse cattoliche, garantiva alla Chiesa le libertà di culto sul territorio nazionale, introduceva l’insegnamento nelle scuole della religione cattolica come religione di Stato e riconosceva la validità civile del matrimonio religioso. Nelle elezioni del 1929, indette su un’unica lista, il regime ebbe un consenso plebiscitario. Fecero parte del governo solo uomini di provata fede fascista e l’accesso agli impieghi pubblici fu consentito solo ai tesserati del partito. Più incisiva divenne la propaganda del regime, anche attraverso la scuola, riformata nel 1923 dal filosofo Gentile. Gentile fu anche il relatore del “Manifesto degli intellettuali fascisti” a cui rispose, con il “Manifesto degli intellettuali antifascisti” (1925), Benedetto Croce, il filosofo che con le sue opere costituì il riferimento culturale della resistenza al fascismo. Il regime s’impegnò a fondo nell’attività di propaganda e di educazione delle masse,utilizzando i mezzi tecnici più nuovi, come la radio e il cinema e istituì, nel 1937, il ministero della Cultura popolare. Dopo la crisi economica del 1929 si manifestò l’intervento dello Stato sull’economia. Il regime, con la creazione all’Istituto mobiliare italiano, concesse crediti agevolati alle industrie in difficoltà finanziare e, con l’Istituto per la ricostruzione industriale, lo Stato acquistò parte del pacchetto azionario di industrie e banche in difficoltà. Per frenare la disoccupazione fu portato a termine un vasto programma di lavori pubblici che migliorò la rete stradale e ferroviaria, si intensificò lo sviluppo dell’agricoltura con le bonifiche (paludi pontine 1931-19349 e, nell’intento di assicurare al paese il fabbisogno di grano, fu avviata fin dal 1925 la “battaglia del grano”, che ridusse sensibilmente le importazioni dall’estero. Nacque l’aviazione civile, fu potenziata la marina mercantile e fin dal 1926, per incoraggiare la ricerca petrolifera, fu istituita l’Azienda generale italiana petroli (AGIP). In questo quadro politico ed economico fu lanciata una politica demografica attraverso una serie di provvedimenti, come l’imposta sul celibato, le facilitazioni fiscali per le famiglie numerose, e la fondazione dell’Opera Nazionale per la maternità e l’infanzia, che tutelava l’assistenza delle madri e dei bambini. Inoltre fu approvata tra il 1933-1934 una legislazione sociale che portava a otto le ore lavorative nell’industria, tutelava il lavoro minorile e introduceva le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, le malattie e la vecchiaia.
LA POLITOCA ESTERA DEL FASCISMO
La politica estera, durante gli anni Venti, seguì la linea della prudenza per mostrare il fascismo come fattore di stabilità politica e quindi conquistare la fiducia delle grandi potenze straniere. Mussolini intavolò buoni rapporti con l’Inghilterra, mentre più difficili furono quelli con la Francia, che ostacolava la politica espansionistica italiana sui Balcani. Ottenne una modestia revisione dei trattati di pace con la rettifica dei confini coloniali in Somalia e in Libia, mentre fu raggiunto un nuovo accordo con li Jugoslavia, che portò l’annessione di Fiume.
Negli anni Trenta lo politica estera subì una svolta con il rilancio dell’espansionismo in Africa. La difficile situazione economica sembrava trovare una soluzione nella conquista coloniale, che avrebbe dato slancio all’industria con la commesse militari e ravvivato il nazionalismo. Nel 1934 Mussolini considerò la situazione europea favorevole alla conquista dell’Etiopa, dove il nuovo imperatore Selassiè stava avviando il rafforzamento militare dello Stato, ma l’opposizione inglese ritardava l’impresa. Pertanto nel 1935 Mussolini, per accrescere il consenso interno, scatenò una violenta propaganda britannica e l’esercito italiano iniziò l’invasione dell’ Etiopa (ottobre 1935).
La Società delle Nazioni dichiarò l’Italia Stato aggressore e deliberò l’applicazioni di sanzioni economiche. La guerra, presentata come un’impresa civilizzatrice, vide l’impiego dell’aviazione con attacchi indiscriminati sulla popolazione civile e l’uso di gas asfissianti. L’impresa si concluse con l’occupazione di Addis Abeba e la proclamazione dell’Impero dell’Africa Orientale italiana (1936),che comprendeva l’Etiopa, l’Eritrea e la Somalia. In seguito alla conquista coloniale, l’Italia abbandonò la Società della Nazioni e si avvicinò alla Germania nazista. L’alleanza con Hitler (Asse Roma-Berlino 1936) accentuò la spinta imperialistica della politica italiana e causò la rottura dei rapporti con l’Inghilterra. L’intervento in Spagna a favore del generale Franco rafforzò ulteriormente i legami tra i due regimi, che strinsero anche il Patto antikomintern con il Giappone. I legami sempre più stretti con la Germania, in una situazione di isolamento internazionale, portarono all’adozione anche in Italia delle misure più odiose del nazismo, come le leggi razziali (1938), con le quali iniziava la campagna antisemita. Dopo l’occupazione dell’Albania (1936), cui fece seguito il Patto d’acciaio che stabiliva l’alleanza militare tra l’Italia e la Germania.

SCIENZA DELLE FINANZE
IL BILANCIO DELLO STATO
Il bilancio é un prospetto articolato di tutte le entrate e di tutte le spese previste per un certo anno. Poiché deve essere approvato con una legge (la legge del bilancio), tale prospetto assume una rilevanza giuridica, in quanto soltanto le entrate e le uscite previste nel bilancio approvato possono essere eseguite, e per quanto riguarda specificatamente le uscite, le previsioni costituiscono anche il limite non valicabile.
I principi del bilancio sono:
* la UNIVERSALITA': tutte le entrate e tutte le spese devono essere iscritte nel bilancio;
* la INTEGRITA': l'iscrizione di ciascuna entrata deve essere fatta al lordo delle spese di riscossione,ecc. ad essa relative; tutte le uscite, parimenti, devono figurare per il loro importo integrale, senza riduzioni relative ad eventuali entrate ad essa correlate;
* la UNITA': tutte le entrate devono essere considerate come un complesso unitario, e pertanto una certa entrata non può essere destinata alla copertura di una specifica uscita.
* la PUBBLICITA': il bilancio deve essere reso pubblico; in effetti, come tutte le leggi dello Stato, è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale;
* la VERIDICITA': le spese e le entrate devono comparire nella loro reale entità, e non sopra o sotto valutate;
* la SPECIFICITA': le entrate e le spese devono essere quanto più minutamente possibile articolate o specificate secondo la natura, l'oggetto,ecc., e non essere aggregate assieme per grandi gruppi. A tale proposito, ricordiamo che l'unità elementare, ossia il raggruppamento più articolato é detto "capitolo" di bilancio sia per le entrate sia per le spese.
LA E PLURIENNALE TIPOLOGIA DEI BILANCI: DI CASSA E DI COMPETENZA;
Il bilancio si dice di cassa se le entrate e le spese previste sono quelle che materialmente avranno luogo durante l'anno di riferimento; si dice di competenza se vengono iscritte soltanto le entrate per le quali si prevede che maturerà il diritto a riscuotere, e, analogamente, le uscite per le quali maturerà l'obbligo o l'impegno a pagare.
Per meglio intendere questa distinzione occorre tenere presente che le entrate passano per le fasi:
A) dell'accertamento;
B) della riscossione;
C) del versamento.
Si ha l'accertamento quando l'Amministrazione individua la ragione del credito, la persona del debitore e l'ammontare relativo; la riscossione avviene quando il debitore paga la alla persona (fisica o giuridica) incaricata appositamente; il versamento, infine, quando l'incaricato versa nelle casse dello Stato. Analogamente le uscite passano attraverso le seguenti fasi:
- IMPEGNO;
- LIQUIDAZIONE;
- ORDINAZIONE;
- PAGAMENTO.
L'impegno si ha quando lo Stato assume l'obbligo di effettuare un determinato pagamento; la liquidazione si ha quando vengono individuati la persone del creditore e l'esatto ammontare del credito; l' ordinazione é un atto con il quale si ordina agli organi esecutivi o cassieri di pagare. Il pagamento, infine, si ha quando il denaro passa materialmente nelle mani del creditore. Il bilancio di cassa, allora, prevede le entrate alla fase della riscossione e le uscite a quella del pagamento; il bilancio di competenza, invece, prevede le entrate alla fase dell'accertamento e le spese a quella dell'impegno.
LA COMPOSIZIONE DEL BILANCIO DI STATO
Il bilancio dello Stato, materialmente, consiste in un grosso volume che comprende:
A) la legge di approvazione del bilancio e gli allegati relativi;
B) i Quadri generali riassuntivi del bilancio di competenza e del bilancio
di cassa;
C) il bilancio triennale dello Stato e delle Aziende autonome;
D) lo stato di previsione dell'entrata per tutta l'amministrazione statale;
E) tanti stati di previsione della spesa quanti sono i ministeri.
Allegati a ciascuno stato di previsione della spesa vi sono i bilanci preventivi delle organizzazioni pubbliche con bilancio allegato a quello delle Stato sottoposte alla vigilanza del Ministero relativo; in gran parte si tratta delle Aziende Autonome sopra viste. Ciascun stato di previsione é poi illustrato da una nota preliminare che ha lo scopo di illustrare i criteri adottati per la formulazione delle previsioni. Allo stato di previsione del Ministero del Tesoro é allegato anche l'elenco delle gestioni fuori bilancio,nonché altri elenchi, tra cui spiccano quelli relativi alla gestione dei fondi di riserva.
LA CLASSIFICAZIONE DELLE ENTRATE E DELLE SPESE NEL BILANCIO
Le entrate e le spese dello Stato sono ripartite in TITOLI, CATEGORIE, RUBRICHE e CAPITOLI: questi ultimi, sono i raggruppamenti più dettagliati che compaiono in bilancio, ossia l'unità elementare del bilancio stesso, e riguardano quindi l'oggetto dell'entrata e dell'uscita.
Le rubriche dell'entrate riguardano l'organo al quale é affidato l'accertamento (per le entrate tributarie c'é una sola rubrica; l'Amministrazione delle Finanze; per le altre entrate la rubrica corrisponde alle amministrazioni di ciascun ministero, più quella per le risorse proprie della UE).
Le rubriche delle uscite variano per ciascun ministero a secondo dell'organo che amministra la spesa o de servizio a cui si riferiscono le spese. La classificazione delle spese sopra riportata é una classificazione sostanzialmente economica come natura: così la II categoria riporta gli stipendi ai dipendenti, la III le pensioni agli ex dipendenti, la IV gli acquisti di beni e servizi, la V i trasferimenti,ecc. Tuttavia nel bilancio dello Stato viene effettuata anche una classificazione di tipo funzionale: a tal fine le spese vengono anche classificate in sezioni, che mettono in luce la spesa dello Stato per ciascun servizio o funzione dello Stato stesso. Tali sezioni sono:1. Amministrazione Generale; 2. Difesa nazionale; 3. Giustizia; 4. Sicurezza pubblica; 5. Relazioni internazionali; 6. Istruzione e cultura; 7. Azione e intervento nel campo delle abitazioni; 8. Azione e interventi nel campo del sociale; 9. Trasporti e comunicazioni; 10. azione e intervento nel campo dell'economico; 11. Interventi a favore della finanza regionale e locale; 12. Oneri non ripartibili.
LA FORMAZIONE E L'APPROVAZIONE DEL BILANCIO DI STATO
L'art. 81 della Costituzione prevede l'approvazione annuale del bilancio da parte delle Camere, dopo la presentazione dello stesso da parte del Governo. Entro il 10 Luglio il Ministero del Tesoro elabora le ipotesi di previsione per l'anno successivo, e le trasmette al Ministero del bilancio; entro il mese luglio il Ministro del Tesoro, di concerto con quello del bilancio e programmazione economica, presenta poi al CIPE lo schema delle linee di impostazione dei progetti di progetti di bilancio annuale pluriennale. Sempre entro luglio tali schemi sono trasmessi alle regioni; la commissione interregionale ad hoc deve esprimere il proprio parere entro agosto. Nel mese di settembre, infine, il Ministero de Tesoro di concerto con quello del bilancio e della programmazione economica presenta al Parlamento sia il bilancio pluriennale sia quello annuale per l'anno finanziario che inizia il 1°gennaio successivo.

GEOGRAFIA ECONOMICA
GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione è un processo per il quale si tende ad abbattere le frontiere e a costituire un unico mercato planetario, che interessi appunto il globo. La prima spinta verso la globalizzazione si può far risalire a quando l’uomo ebbe colonizzato tutte le terre abitabili del pianeta. Fu importante anche il superamento del feudalesimo medioevale con la conseguente ricerca di nuovi mercati. Ciò portò alla scoperta di nuove terre, che furono drasticamente adattate al sistema economico e culturale europeo. Anche la rivoluzione industriale rafforzò questo processo: da una parte c’erano i paesi industrializzati (centro), dall’altra la periferia, che forniva ai primi materie prime a basso costo ed era indipendente da essi. Nel ‘900 diversi fattori posero le basi al consolidamento della globalizzazione, per esempio i cambiamenti avvenuti a livello produttivo favoriti dalla diffusione dei mezzi di comunicazione, l’ingresso a livello economico mondiale degli USA.
Con la scomparsa del socialismo, l’economia di libero mercato ha ripreso ad alimentare il processo di globalizzazione a livello planetario. Infine il sorgere di molte associazioni economiche (es: UE) è utile per meglio affrontare la competizione globale.
FATTORI DELLA MONDIALIZZAZIONE
L’attuale livello di globalizzazione è dovuto allo sviluppo di trasporti e telecomunicazioni e alla liberalizzazione dei commerci e degli investimenti finanziari. Il trasporto merci è stato rivoluzionato dai container, che permettono di trasferire da un vettore all’altro la merce risparmiando così tempo e costi. Il trasporto delle persone è stato invece rivoluzionato dall’aereo, con cui si può raggiungere qualsiasi località in non più di un giorno. Le telecomunicazioni consentono di trasferire immagini, news, ecc. in tempi sempre più rapidi grazie ai satelliti, alla telefonia mobile. Una rivoluzione è anche lo sviluppo dell’elettronica e dell’informatica. La telematica (sistema che combina le potenzialità delle telecomunicazioni con quelle dell’informatica) ha portato alla riduzione degli spostamenti delle persone e al telelavoro e ha favorito il decentramento degli impianti di produzione. La diffusione di questi sistemi di comunicazione ha portato alla diffusione delle multinazionali che hanno la casa madre in un paese sviluppato e filiali in tutto il mondo. La loro azione è stata accompagnata dalla liberalizzazione dei commerci e dei flussi finanziari. La riduzione dei vincoli legislativi e delle barriere doganali e fiscali permettono di spostare in tempo reale enormi volumi di denaro con rapidi ordini impartiti con mezzi telematici.
L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEGLI SPAZI INDUSTRIALI
Nel “sistema mondo” i paesi stanno su piani diversi in base al loro potere economico. Sono divisi in 3 gruppi:
1. Centro: paesi a industrializzazione matura (Europa – soprattutto Germania, USA, Giappone), con industria sviluppata in tutti i settori, detenzione del monopolio delle multinazionali, presenza delle maggiori città mondiali, forte settore terziario avanzato e quaternario. Detengono il potere economico, commerciale, finanziario, politico, monopolizzano ricerca scientifica e comunicazioni a livello mondiale. A livello poco inferiore ci sono gli altri stati dell’Europa occidentale e l’Australia. Il ruolo di alcuni paesi europei (appartenenti all’UE) sarà rafforzato quando si realizzerà l’unione monetaria.
2. Semiperiferie: paesi emergenti. Alcuni paesi del Terzo Mondo, grazie al decentramento industriale operato dai paesi sviluppati o alla nascita di forme d’industrializzazione autoctone, si stanno evolvendo. I NIC (new industrialized countries) come i paesi del Sud-Est asiatico e America Latina (meno dinamici) si sono affacciati sul panorama industriale contemporaneo. I settori verso cui sono orientati sono il tessile e meccanico. I “Quattro Dragoni” (Corea del Sud, Taiwan, Singapore, Hong Kong), più evoluti, si occupano anche di elettronica. Ultimamente, sta emergendo anche la Cina. Lo sviluppo di alcuni dinamici stati dell’Asia orientale è dovuto al pesante orario di lavoro, ai bassi salari e all’operato dei governi che hanno costruito infrastrutture, hanno concesso agevolazioni fiscali agli investitori, ecc. Mentre i paesi asiatici puntano sul loro sviluppo sulle esportazioni, quelli latino-americani puntano sulla sostituzione delle importazioni con le produzioni interne. Altre semiperiferie: paesi ex-socialisti. A parte ricerca spaziale e armamenti, i settori dell’industria leggera erano rimasti penalizzati. Con la crisi del socialismo sono avvenute molte trasformazioni anche se non sufficienti per rendere competitive le produzioni su scala mondiale. Migliori risultati: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e anche Slovenia e Croazia. No la Russia.
3. Periferie: paesi economicamente più arretrati. Paesi in via di sviluppo (stati asiatici come Iran, Iraq, africani come Egitto, Algeria, americani come Venezuela, Colombia), ricchi di materie prime o petrolio che hanno in parte le tecnologie per sfruttarle. Quarto Mondo (Africa ma anche Asia e America Latina), con unità produttive piccole, gestite a livello familiare. Essi esportano materie prime e forniscono manodopera ai paesi più sviluppati.
Differenze tra periferie:
• P. integrata : stati vicini al centro, legati ad esso da strette relazioni economiche.
• P. annessa: stati che dipendono e sottostanno al centro ma hanno una parziale autonomia per la presenza di materie prime e manodopera a basso costo e discretamente preparata.
• P. sfruttata: stati ricchi di materie prime gestiti da multinazionali.
• P. semiautarchica: conta sulle proprie forze, scarse relazioni con il centro.
• P. abbandonata: stati poveri di risorse naturali, instabili politicamente, in guerra, senza apparente via d’uscita, ignorate dal centro.
PROVE DI GLOBALIZZAZIONE: LA CRISI ASIATICA
Nel 1997 si è verificata una grave crisi finanziaria e valutaria nel Sud-Est asiatico che ha portato al crollo delle borse valori e alla svalutazione delle monete nazionali.
Concause:
• peso del debito estero,
• corruzione dei politici (gestivano la cosa pubblica con i principi dell’interesse privato),
• assenza di trasparenza nella attività bancarie (riciclaggio di denaro sporco),
• presenza di paradisi fiscali,
• mancanza di regole e controlli sulle attività finanziarie,
• concentrazione dei poteri economico e finanziario in poche mani e intreccio tra politica e affari nella gestione di attività lecite e non.
Per prevenire queste situazioni sarebbe utile un governo mondiale dell'economia, così da tutelare l’equilibrio economico nazionale. La crisi asiatica è stata infatti globale. Ciò è dimostrato dal fatto, per esempio, che i grandi creditori del continente asiatico sono le banche europee seguite da quelle giapponesi e nordamericane.
Cresce quindi la convinzione che per proteggersi dalle recessioni economiche si debbano rafforzare le regole tra le diverse nazioni.
STATI E DEMOCRAZIA
Come il processo di globalizzazione ha ridotto la capacità dei singoli di incidere sulle decisioni politico-economiche a livello locale, la mobilità internazionale dei capitali ha indebolito l’azione economica dei singoli stati. Essi devono tenere conto della forza delle imprese private che chiedono le deregulation del mercato per avere maggiore autonomia. L’espansione delle imprese globali è favorita dall’assenza a livello mondiale di leggi antitrust e di tutela dei consumatori. Esse possono eludere i vincoli locali e inoltre possono contare su complesse alleanze che rendono indeterminati i confini dell’azienda.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, coi prestiti internazionali, possono controllare e orientare le economie di quasi la metà dei paesi del Sud del mondo. La difficoltà delle nazioni di controllare le loro economie sta indebolendo le istituzioni democratiche e c’è il desiderio, in alcune zone, del localismo.
La globalizzazione sta portando enormi cambiamenti nella sfera degli stati-nazione e nell’assetto geopolitico internazionale. L’esistenza degli individui è sempre più strettamente correlata alle istituzioni globali.
RICCHI E POVERI NELLA GLOBALIZZAZIONE
La globalizzazione sta portando alla diminuzione della povertà, all’aumento delle produzioni e all’innalzamento del livello di vita. Tale crescita economica però contribuirà, a causa della distribuzione non equa, ad aumentare il divario tra paesi ricchi e paesi poveri. Questo principio è chiamato TINA (There is not alternative), è considerato un fatto immutabile. La ridistribuzione del reddito prodotto va ai detentori della ricchezza, il Nord del Mondo (20% della popolazione). Il restante 80% ne è escluso. L’esclusione di intere fasce d’individui è considerata inevitabile. Le politiche di diversi paesi, per ridurre le spese di bilancio, sono costrette a tagliare gli investimenti interni per i servizi sociali.
I paesi poveri non possono competere con le produzioni di quelli industrializzati per:
• cause interne (scarso aiuto delle politiche governative, carenza di capitali, infrastrutture e conoscenze tecniche);
• cause esterne (indebitamento estero).
Anche nelle zone più industriali le situazioni produttive più marginali tendono a rimanere emarginate: ciò porta alla crisi delle imprese non competitive e alla disoccupazione. Inoltre, col libero mercato, sempre più imprese pubbliche vengono privatizzate, portando alla diminuzione dell’intervento dello stato e ancora una volta al calo dell’occupazione.
La globalizzazione, volendo imporre un unico modello di vita, produce un impoverimento culturale. Infatti gradualmente si annulleranno le differenze tra i vari popoli e si verrà condizionati sempre più dai gusti e dalle mode diffuse dai paesi dominanti attraverso i mass media.
ARMAMENTI E DIFESA
Dalla fine della seconda guerra mondiale USA e URSS, blocchi in conflitto durante la guerra fredda, hanno incrementato i loro arsenali militari con armi nucleari e sistemi di lancio sempre più sofisticati. Anche il Terzo Mondo si è armato (per la nascita di stati indipendenti, per mire espansionistiche, per la repressione da parte dei governi di dissensi interni o spinte separatiste, per alleanze). Questo ha causato l’aumento del sottosviluppo. Con la fine della guerra fredda e la cooperazione Est-Ovest la comunità internazionale si è sensibilizzata sulle proposte di disarmo (1990: accordo Nato-Patto di Varsavia). Per quanto riguarda gli armamenti nucleari, con lo scioglimento del Patto di Varsavia si è verificata una svendita degli arsenali militari che ha causato la proliferazione nucleare. Questi ordigni restano un’arma ambita, che definisce il potere militare di uno stato. Nonostante il Trattato per la non proliferazione di questi ordigni sia stato firmato da quasi tutti gli stati del mondo e l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (IAEA) abbia intensificato i controlli, numerosi stati, oltre ai 10 possessori ufficiali, hanno un armamento nucleare non dichiarato o sono in grado di produrlo in breve tempo.
IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Per assicurare democrazia, pace e rispetto dei diritti umani in tutte le zone della Terra, sono state istituiti degli organismi internazionali come l’ONU o altre associazioni regionali (NATO, UE, OCSE) o ONG (Organizzazioni Non Governative).
ONU: L’Organizzazione delle Nazioni Unite è stata costituita alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, a New York. Dai 51 membri iniziali è passata a quasi tutta la comunità internazionale.
I suoi scopi sono:
• cooperazione tra stati in campo economico, culturale, sociale;
• sviluppo di relazioni amichevoli tra essi;
• pace e sicurezza.
Si fonda su:
• ripudio della guerra;
• divieto dell’uso della violenza nelle controversie internazionali;
• rispetto dei diritti umani e della vita.
I CASCHI BLU, contingenti militari, intervengono nelle missioni di pace per:
• salvaguardare i civili da rappresaglie,
• disarmare le parti in lotta,
• consentire lo svolgimento di libere elezioni.
Gli organi ONU sono:
1. ASSEMBLEA GENERALE: riunisce tutti gli stati membri. Le decisioni sono prese a maggioranza semplice e gli atti non sono vincolanti.
2. CONSIGLIO DI SICUREZZA: composto da 10 membri eletti a rotazione ogni 2 anni dall’Assemblea e da 5 permanenti (Cina, Usa, Russia, G. Bretagna, Francia). Questi hanno diritto di veto (il principio di uguaglianza dell’ONU ha dunque un vizio di fondo). Le decisioni sono vincolanti e prese a maggioranza qualificata.
3. SEGRETARIATO GENERALE: eletto dall’Assemblea ogni 5 anni e rieleggibile. Partecipa alla realizzazione degli obiettivi statutari delle Nazioni Unite, interviene nelle missioni diplomatiche.
4. CONSIGLIO ECONOMICO-SOCIALE: si occupa del rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti dell’uomo.
5. CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA: risolve le controversie tra stati e emette sentenze.
Altre agenzie specializzate formano il sistema delle Nazioni Unite:
• OMS: Organizzazione Mondiale Sanità;
• OIL: O. Internazionale Lavoro;
• BM: Banca Mondiale;
• FMI: Fondo Monetario Internazionale;
• FAO: O. per l’Alimentazione e l’Agricoltura;
• UNESCO: O. per l’Educazione, la Scienza, la Cultura;
• UNIDO: O. Sviluppo Industriale.
FRANCESE
GLOBALISATION
L’Union européenne - réponse à la globalisation
L’économie mondiale est caractérisée par la globalisation des marchés. L’économie des Etats membres de l’UE et l’économie suisse font face aux mêmes défis. Depuis le début des années 90, l’économie suisse fait d’énormes efforts pour s’adapter à cette évolution. La Confédération s’efforce d’améliorer les conditions-cadre de l’économie (droit de la concurrence, marché intérieur, obstacles techniques au commerce, libéralisation des télécommunications, de la poste, du rail, marchés publics, énergie électrique, réforme de l’agriculture, etc). L’évolution dans l’Union est parallèle, souvent l’impulsion vient d’elle. Cette évolution comporte fréquemment des mesures d’accompagnement dans les domaines de l’environnement, du social, de la politique régionale dans l’UE et évidemment aussi en Suisse. Face à la globalisation, les grands acteurs économiques («global players») ont toujours un peu d’avance. Les gouvernements sont contraints de repenser leur rôle aussi face aux acteurs économiques

Esempio



  


  1. carmen

    tesina multidisciplinare su IL LAVORO per esame maturità istituto tecnico commerciale Igea

  2. assunta

    tesina sull'acqua per istituti tecnici ccommerciali