il linguaggio

Materie:Tema
Categoria:Psicologia

Voto:

2 (2)
Download:237
Data:18.04.2006
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
linguaggio_4.zip (Dimensione: 6.09 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_il-linguaggio.doc     37.5 Kb


Testo

Lo sviluppo del linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio può essere diviso in tre fasi:
- Fase non verbale, nel quale la comunicazione avviene non con la parola, ma con pianti, sorrisi, sguardi, movimenti ed emissione di suoni e balbettii;
- Fase del linguaggio infantile, nella quale compaiono delle parole isolate o unite in frasi rudimentali;
- Fase del linguaggio vero e proprio, con l’uso di una grammatica sempre più corretta.
FASE NON VERBALE
Fin dall’inizio della vita, il piccolo ha numerosi mezzi per comunicare anche senza l’uso della parola. Egli riesce ad esprimersi attraverso:
• La comunicazione non verbale;
• Produzioni vocali.
La comunicazione non verbale
Il piccolo possiede un vasto insieme di risorse per comunicare con gli altri.
Un ruolo molto importante è il SORRISO, un indice di emozioni positive quali piacere, gioia, tenerezza. Esso si sviluppa in tre momenti: il primo tipo, che è già presente fin dalla nascita, è un sorriso riflesso, non intenzionale: coinvolge solo i muscoli della bocca e non gli occhi.
Attorno al secondo mese, compare il sorriso sociale generale in risposta alla voce umana e ai volti sia familiari che sconosciuti: è un passo importante, perché induce gli adulti a interagire con il bambino e contribuisce alla formazione dei primi legami socio-affettivi.
Dopo il sesto mese, si ha un sorriso sociale selettivo: in risposta solo alle voci familiari.
Un altro importante mezzo di comunicazione non verbale è lo SGUARDO: un contatto e uno scambio di informazioni realizzati col modo di guardare. Inizialmente è una manifestazione dell’attaccamento alla madre e alle altre persone familiari.
Verso gli otto-nove mesi, il piccolo usa lo sguardo per sollecitare la madre a condividere l’interesse per gli stessi oggetti o per le stesse azioni; dopo alcuni mesi, il piccolo usa lo sguardo per chiedere l’approvazione del proprio operato e un aiuto per completarlo.

La comunicazione mediante produzioni vocali
La prima forma di linguaggio vocale è costituita dal PIANTO: è una forma sofisticata di comunicazione e con esso il bambino fa una richiesta di aiuto per un fastidio interno o per un avvenimento inatteso e inconsueto.
La preparazione di quello che sarà il “linguaggio” avviene in tre momenti:
• a uno-due mesi, compaiono dei suoni vocalici simili al tubare dei piccioni. Questo è un momento fondamentale per due ragioni: la prima è che il piccolo esercita anche i muscoli dell’apparato vocale, e il piccolo impara a controllare l’articolazione. La seconda ragione è che “il tubare ha un valore di scambio: fa parte cioè di un dialogo fra madre e bambino, in cui ciascuno dei due risponde all’altro”.
• al quinto-sesto mese, il bambino comincia a balbettare: se nel suo ambiente si parla l’italiano, egli emette molte sillabe come ma-ma, ga-ga. Siamo di fronte al balbettio sillabico.
• Verso otto-nove mesi, il piccolo comincia a imitare i suoni emessi dagli adulti. Qui, il bambino imita suoni e balbettii e NON parole. Le prime vere e proprie parole vengono pronunciate verso la fine del primo anno di vita.
FA SE DEL LINGUAGGIO INFANTILE
Attorno alla fine del primo anno, iniziano a comparire le prime vere parole. In questo modo, non si imitano i suoni emessi dagli adulti, ma si cerca di “riprodurli” con l’intenzione di indicare persone o oggetti precisi.
La caratteristica più evidente delle prime produzioni vocali è che ogni singola parola, ha un funzione olofrastica: una parola sta per un’intera frase.
Esempio: “pappa” = “ho fame”.
Un’altra caratteristica è la frase binaria: due parole indicano una frase intera. Esempio: “papà via” = “il papà è andato via”.
Influenza del pensiero sul linguaggio
Il bambino apprende subito le forme irregolari, ma corrette. A un certo momento,però, avendo colto le regole generali della lingua, comincia a creare le forme regolari, ma errate. Questi cambiamenti introdotti dal bambino si chiamano ipercorrettismi: non sono un passo indietro, ma è la prova che il bambino, grazie alle sue osservazioni e al suo pensiero, sta elaborando le regole della lingua in modo personale e attivo.

Influenza del linguaggio sul pensiero
Un linguaggio verbale ben sviluppato, permette al pensiero di manifestarsi in modo più preciso, analitico e articolato.
Bernstein sostiene che bambini che provengono da retroterra diversi sviluppano, fin dai primi anni, codici o forme di discorso.
Le famiglie della classe lavoratrice e quelle delle classi medie-alte, usano due codici differenti: codice ristretto e codice elaborato: il primo è caratterizzato da una grammatica rudimentale ed è ripetitivo, il secondo, di contro, ha una grammatica più complessa ed è molto vario.
Il linguaggio è un fattore molto importante nella maturazione del pensiero; i bambini della classi socio-economiche più svantaggiate, con l’uso di un codice ristretto, sarebbero quindi frenati nello sviluppo dell’intero potenziale intellettivo.

Esempio