bambino 0-3 anni

Materie:Tesina
Categoria:Psicologia

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Testo

Dadati Valeria, 3°E
INDICE
Pag. 3 Presentazione
Pag. 4 Personalità
Pag. da 5 a 7 Differenze di temperamento
Pag. 8 Cosa pensa il neonato?
Pag. da 9 a 10 Emozioni
Pag. 11 Udito e vista
Pag. da 12 a 14 Lo sviluppo del cervello
Pag. da 15 a 20 Attività
Pag. da 21 a 23 Lo sviluppo motorio
Pag. 24 Dentizione
Pag. da 25 a 27 Linguaggio
Pag. 28 Il ruolo del padre
Pag. da 29 a 30 Società
Pag. da 31 a 33 Gioco
Pag. 34 La crisi del divezzamento
Pag. 35 Intelligenza senso-motoria
Pag. da 36 a 37 Freud
Pag. da 38 a 39 Erikson
Pag. 40 Conclusione
Pag. 41 Bibliografia
Presentazione
Questo lavoro è stato realizzato come compito per le vacanze estive dell’anno 2004, legato al progetto di classe svolto con i docenti di italiano e diritto che si basa sul ruolo giocato dall’arrivo di una nuova vita, sul livello emotivo, psicologico, etico, scientifico, artistico ed economico. Ciò è stato possibile dividendoci in gruppi e analizzando, a gruppi alterni, le varie tematiche, durante la gravidanza, e nel secondo anno di questo progetto, in un periodo che va dalla nascita ai tre anni. Lavoro agevolato dunque per il gruppo psicologico, che in questo primo quadrimestre dovrà amalgamare correttamente i vari approfondimenti all’interno del gruppo, dando così più completa esposizione al progetto di classe, colmando per tanto le possibili lacune delle studentesse del gruppo.
Questa breve tesina parlerà dello sviluppo infantile dalla nascita ai tre anni di vita.0
Al momento della nascita la vita del bambino è ridotta all’ uso delle strutture riflesse, ovvero alle coordinazioni sensoriali-motorie, come ad esempio quelle alimentari. Fin dall’inizio egli manifesta un’autentica attività che testimonia l’esistenza di una precoce assimilazione sensomotoria, poi interpretata come intelligenza sensomotoria.
Nel corso dei primi tre anni di vita il bambino sviluppa anche le sensazioni e le emozioni base per il suo futuro che nella prima fase danno l’illusione di una sorta di egocentrismo, di narcisismo, del mettere il suo corpo al centro del mondo, ma che col tempo e con la formazione dell’intelligenza il bimbo tramuterà poi in uno schema oggettivo col quale vedere il mondo esterno, e il proprio corpo come parte di esso. Così arriverà alla concezioni di altri esseri viventi che interagiscono con il mondo, le persone, e a quest’ultime verranno attribuiti tutti quei sentimenti inizialmente rivolti a sé stesso (positivi) e ai propri insuccessi (negativi).
Il passaggio che il bimbo compie dalla nascita ai tre anni è uno sviluppo incredibilmente complesso e allo stesso tempo rapido, in cui il bimbo passa da uno stadio mentale al quanto rudimentale all’ intelligenza.
Questi progressi si verificano per ogni bambino in un certo modo e in un dato tempo, ci sono bimbi che ad ogni minimo suono si distraggono dall’attività in corso e altri che, cascasse il mondo, continuano imperterriti nelle loro faccende. Dunque gli sviluppi che vedremo in questa tesina cambiano da bambino a bambino ed è LUI solo a decidere come e quando progredire, non gli adulti che lo circondano, perché imporrendo al bambino un funzionamento cronometrico causa intorno a lui un ambiente rigido e intollerante senza concessioni e possibilità di espressione personale, e soprattutto perché non corrisponderà alle esigenze del neonato, bensì alle pretese e alle convinzioni dei familiari.
Sin dai primi giorni di vita è possibile notare delle differenze tra i neonati che dipendono dal temperamento. Alcuni piangono molto, altri sono tranquilli, alcuni dormono seguendo schemi regolari, altri hanno un sonno irregolare, alcuni si agitano in continuazione, altri rimangono tranquilli per ore nella culla. È possibile naturalmente plasmare i bambini eccessivamente attivi o tranquilli adottando determinate tecniche, ma alcuni bambini nascono con un’ inclinazione netta verso certi stati d’ amino e determinati stili di reazione.
Queste tendenze innate sono definite temperamento.
Secondo gli studi di due psicologi Mr. Thomas e Miss Chess, avvalorati da altre teorie, i bambini nascono con almeno nove tratti comportamentali ed emotivi fondamentali, che intrecciandosi tra loro vanno a costituire il comportamento di ognuno.
Questi tratti tendono a restare stabili nel tempo e, soprattutto quando sono accentuati, un buon
osservatore può riconoscerne alcuni fin dai primi mesi di vita.
Aperto
Retratto
Si separa facilmente dai genitori, gli piace interagire con persone diverse, accetta cibi e gusti nuovi. Si trova bene in situazioni nuove
È timido di fronte alle novità, ha difficoltà a separarsi dai genitori, ha bisogno di tempo per assimilare esperienze nuove, rifiuta cibi che non conosce e gusti diversi
Adattamento veloce
Adattamento lento
Si addormenta facilmente, il cambio di routine non lo disturba, accetta il cibo da persone diverse, se gli si parla sorride facilmente
Può rifiutare di dormire in un luogo che non gli è familiare, stenta a riprendere sonno se viene svegliato, non gli piace essere toccato o preso in braccio da estranei, si adatta lentamente alle situazioni nuove e ha bisogno di tempo per tornare di buon umore
Bassa intensità delle relazioni
Alta intensità delle relazioni
Non sempre si capisce se sta provando delle emozioni di fronte a determinati stimoli, sembra indifferente
Reagisce con intensità, positiva o negativa, alle persone estranee, ai rumori, alle luci intense; è chiassoso ed esprime apertamente le proprie emozioni
Umore positivo
Umore negativo
Sorride e ride facilmente, è contento anche quando gli si cambia il pannolino, è felice di vedervi
Piange facilmente, a volte senza un motivo apparente, si irrita quando gli si cambia il pannolino,si lamenta quando gli si spazzolano i capelli
Poco attivo
Molto attivo
Non si muove quando lo si cambia, in auto sta seduto tranquillo, preferisce giochi di scarso movimento
Si muove molto durante il sonno, è sempre in movimento, non è facile vestirlo, lavarlo, cambiarlo, fermarlo.
Ama i giochi di movimento
Prevedibile
Imprevedibile
Si addormenta, si sveglia e usa il vasino sempre negli stessi orari, è regolare nel mangiare e nel dormire, non gli piacciono i cambiamenti
Può fare o non fare il sonnellino, ha problemi di sonno e si sveglia presto di notte, ha fame in momenti vari della giornata, l’ uso del vasino è irregolare.
Soglia sensoriale alta
Soglia sensoriale bassa
Gradisce gli eventi rumorosi (circo, bande, partite di calcio) tollera il pannolino agnato o sporco, è emotivamente stabile, spesso non distingue tra due voci, tollera il dolore
È facilmente sovrastimolabile, leggeri rumori o contatti possono svegliarlo, è infastidito dai rumori forti, nota piccole variazioni nel gusto dei cibi. mostra intenso disagio se il pannolino è bagnato o sporco. Un golf di lana grossa sulla pelle può dar loro fastidio
Bassa distraibilità
Alta distraibilità
Riesce a concentrarsi facilmente, quando si concentra è difficile ottenere la sua attenzione o orientarlo su altro
Ha tempi di attenzione brevi, si distrae facilmente anche quando prende il latte
Perseveranza e durata dell’ attenzione
Scarsa perseveranza
In culla può giocare per vari minuti, può fare un nuovo gioco di movimento per un minuto o più; osserva gli altri bambini mentre giocano, osserva ciò che accade intorno a sé, protesta quando si smette di giocare con lui
In culla abbandona un gioco appena iniziato, ha tempi di attenzione brevi e si stanca presto dei giocattoli e dei giochi che gli vengono proposti; non ama impegnarsi in attività nuove
Concludendo..se da un lato è interessante osservare questa tratti nei bambini, dall’ altro è bene non trarre conclusioni affrettate. Alcuni di questi tratti, variano anche in rapporto all’ età, ossia allo stadio di sviluppo: per poterli attribuire al temperamento individuale bisogna osservarli
In un arco di tempo sufficientemente lungo. Per esempio a partire dai 1-9 mesi fino ai 14-16 tutti i bambini mostrano un disagio di fronte agli estranei perché distinguono un volto dall’ altro assai meglio di quanto non riuscissero a fare prima: le differenze individuali per questo tratto emergono con chiarezza successivamente oppure dall’ intensità della reazione (un bambino si limita a ritirarsi mentre un altro scoppia in pianto). Per quanto riguarda i rumori e i lampi luminosi, tutti i neonati mostrano di non gradire i rumori forti e le luci improvvise, le differenze individuali emergono con chiarezza nel secondo e terzo anno di vita; in ogni caso possono essere più o meno accentuate o ridotte dall’ azione dell’ ambiente
Vediamo ora di rispondere, nei limiti del possibile, a questa affascinante domanda: che cosa pensa il neonato? O meglio cosa sente nella sua piccola mente? Diciamo che, prima di tutto, per il neonato non esiste quella divisione, che a noi sembra così ovvia, fra il proprio io e il resto del mondo. Se noi prendiamo una martellata sulla testa, ci rendiamo conto che il mal di testa fa parte dell’ “Io”, mentre la martellata di un mondo esterno, del “non Io”, per il neonato ciò non accade, martellata e dolore sono un unico fenomeno, che non è né dentro né fuori di lui, è dolore. Egli, in altre parole, non sa che c’ è un mondo da una parte e che c’ è lui, il neonato stesso, dall’ altra; egli sa che esiste qualcosa. Ma non sa dividere questo qualcosa in due: sé stesso di qua e il mondo di là.
Nel momento in cui il bambino nasce, il mondo nasce insieme a lui. Potremmo dire che, dal punto di vista del neonato, lui stesso e il mondo sono partoriti come una cosa sola: in quel momento, il bambino-mondo comincia ad esistere. Proviamo a cercar di capire quale può essere il significato di questa parola: esistere. Per il bambino vuol dire probabilmente, in un primo tempo, solo dispiacere. Nell’esistenza ci sono parecchie cose che non vanno: traumi, fatiche, bisogni. Un universo che non ha nulla di gradevole. È verosimile che tutto ciò sia vissuto dal bambino, subito dopo la nascita, come una condizione di abbandono, di solitudine e di paura.
Ma ben presto arriva un elemento nuovo: il piacere. E precisamente il piacere della suzione. Non c’ è dubbio infatti che l’ attività del succhiare sia legata a una profonda emozione primitiva di piacere. Così come sembra certo che il neonato abbia realmente intenzione di succhiare, e cioè che la suzione sia qualcosa di più di un semplice riflesso.
Quando il bambino comincia a succhiare si verifica un fatto di enorme importanza: egli, col succhiare, cerca di mettere dentro di sé qualcosa di piacevole, cerca di incorporare il piacere. In altri termini, è vero che per lui il mondo e la sua persona sono tutt’uno e costituiscono un’ unica realtà, ma è anche vero che questa realtà si è, per un altro verso, divisa in due parti: prima c’ era solo il dispiacere, mentre adesso vi è anche il piacere. , quest’ ultimo, è qualcosa che va incorporato, che va assimilato; mentre il dispiacere è qualcosa che va allontanato e respinto. Naturalmente, in questo modo il bambino può respingere anche una parte di sé stesso,se lo disturba, e d’ altra parte può incorporare una parte del mondo esterno, per esempio il seno materno, che gli piace. Così per il neonato l’ universo non si divide in due parti, di cui una costituita da lui stesso e l’ altra dal mondo esterno, ma si divide in piacere e dispiacere.
S’ intende che questo duplice atteggiamento del neonato di incorporare il piacere ed allontanare il dispiacere sia già una prima forma di distinzione fra la sua persona e il mondo. All’ inizio tutto questo non è altro che puro istinto, ma che poco a poco si sposterà sul piano psicologico fino all’ identificazione tra il dentro con la persona del bimbo e il fuori con il mondo esterno, che arriverà tra molti mesi, e coinciderà con l’ identificazione .
Dal primo al sesto mese
• Felicità: A un mese sorride a qualsiasi oggetto si muova verso di lui, a sei settimane sorride agli occhi che possono essere rappresentati da due punti, a 10 sorride con più facilità se agli occhi si aggiungono le sopracciglia, a 12 agli occhi e alle sopracciglia si deve aggiungere il naso, a 20 settimane la bocca è un tratto rilevante, a 24 settimane un volto sorridente è più gradito di un volto serio e a 30 settimane si preferiscono i volti famigliari a quelli sconosciuti
• Protesta: Nel secondo mese la protesta avviene quando vi è un impedimento delle sue attività se sta giocando con un oggetto che la madre reputa pericoloso ella glielo ritirerà causando collera,o per non risposta ad un richiamo, se il bimbo è lasciato solo in una stanza e viene colto da una paura improvvisa della solitudine, dell’assenza della madre, se questa non accorrerà al suo pianto di timore, quel pianto di tramuterà in un pianto di collera. Nei mesi successivi la protesta e la collera vengono manifestate quando ad una data azione non corrisponde una data conseguenza, se ha visto che tirando una cordicina si accende una luce, non si spiega perché tirandone un’ altra si muovano le gambe del pagliaccio invece di accendersi la luce.
Dal sesto mese all’anno
☺ Gioia: dopo i 6 mesi il bimbo dà chiare dimostrazioni di essere contento, ogni sua scoperta è motivo di felicità, ma anche quando gli altri si occupano di lui prestandogli interesse, e ogni cosa buffa insolita e bizzarra (solletico, smorfie degli adulti per farlo divertire,..) lo incanta.
☺ Collera: la rabbia si scatena quando gli adulti ostacolano le sue iniziative, inoltre questo si somma al brutto periodo in cui ci troviamo: la dentizione, in cui il bimbo è disperato, e l’unico modo di alleviare il dolore è mordere, quando la madre fugge ai suoi morsi egli si sente abbandonato al suo dolore.
☺ Paura: la paura del buio, causata dalla solitudine si manifesta perché egli è abbastanza evoluto da immaginare l’esistenza dei pericoli, ma non abbastanza per escluderli in certe situazioni sul piano della logica.
Nel primo mese
o Durante il primo mese il bimbo non distingue il baccano dalla musica, riesce comunque a percepire l’esistenza del suono. Con il passare del tempo egli riuscirà a organizzare i diversi suoni in due diverse categorie che daranno origine a due diversi tipi di sensazioni: sensazioni positive saranno il prodotto della musica, mentre sensazioni negative verranno stimolate dal baccano.
o Per quanto riguarda la vista possiamo dire che in questo periodo il mondo visivo del bambino è immerso in una fitta coltre di nebbia, ove all’ età di una settimana egli percepisce la luminosità e di conseguenza in base all’intensità di essa, ne verrà attratto (se è tenue), o la fuggirà (se è forte) coprendosi il viso con le braccia. Nella seconda settimana è molto attratto dalle fonti luminose e vi reagisce con benessere, salivando e interrompendo le sue attività per concentrarsi sulla fonte luminosa. In questa fase non distingue i colori
Dal secondo al sesto mese
• Verso la fine del secondo mese reagisce con piacere alla voce umana e a cinque mesi si volta verso l’emittente, indicando un’affinata sensibilità dell’udito. La voce umana è il suono prediletto dal bambino che vi reagisce con sorriso soprattutto se questa è dolce affettuosa e tenera come in genere è la voce di una persona quando si rivolge ad un bimbo.
• In questa fascia il bambino organizza quell’ insieme confuso di luci e ombre che ora man mano emergono dalla primitiva coltre di nebbia, trasformandole in oggetti ben definiti. Affina la vista e la concentrazione visiva, cosicché dal vedere passa al guardare. A tre mesi distingue i colori vivaci, i quali suscitano in lui notevoli stimoli tanto da arrivare ai tentativi di impossessarsene, tentativi vani fino alla fine del quarto mese, ove poi ottengono il raggiungimento del loro scopo e il bimbo raggiunge e afferra con decisione l’oggetto scoprendo così il senso del tatto.
Dal sesto mese all’anno
➢ L’udito non ha più confini, il mondo uditivo è già del tutto esplorato.
Vede come noi, il mondo della vista smette di avere segreti per un ormai professionista come lui, il suo campo di viso è molto ampio. Tra i 6 e i 9 mesi aumenta ancora la sua concentrazione visiva che gli permette di fissarsi su di un oggetto e di seguirlo nel movimento finché gli sarà possibile farlo. Con questa concentrazione e con il raggiungimento dell’ anno riuscirà ad avere molto coordinazione tra i due occhi e a vedere, di conseguenza, in 3D.
Nei primi anni di vita il cervello di un bambino assomiglia molto a quello di altri primati: i suoi neuroni e i suoi circuiti sono simili a quelli di uno scimpanzé, ma la differenza sta nella corteccia, la corteccia cerebrale presenta infatti caratteristiche uniche: le aree associative che connettono tra di loro le diverse aree che decodificano i messaggi sensoriali, hanno uno spazio maggiore negli esseri umani, la corteccia frontale è più espansa ed anche diverse aree del cervelletto hanno un maggior sviluppo. Nelle prime settimane di vita la sopravvivenza e i comportamenti di un lattante dipendono in gran parte dall’ attività delle strutture situate al di sotto della corteccia, strutture che assicurano il sonno, le attività alimentari, le sensazioni non molto distinte. La corteccia cerebrale, infatti, non è ancora matura alla nascita: la sua maturazione è avvenuta molto lentamente nel corso della vita fetale e alla nascita ha ancora un lungo periodo da compiere.
Fig. 1
La maturazione della corteccia cerebrale è un processo che si svolge lentamente nei
mesi e anni che seguono la fecondazione e in seguito la nascita. In questa figura vediamo i preparati che Raymon y Cajal eseguì nei primi del 900 e si può vedere come dai tre ai ventiquattro mesi si verifichi
una crescita imponente delle diramazioni che partono dalle cellule nervose piramidali della corteccia.
Questa fase di estrema plasticità delle strutture cerebrali è simultanea alla fase di maturazione dei comportamenti cognitivi, verbali e motori. Fattori come la denutrizione gravo o malattie infettive del cervello possono interferire con questi processi di maturazione e dare luogo a ritardi mentali.
Dai 3 ai 6 mesi…
È soltanto intorno ai 3-6 mesi di vita che iniziano a svilupparsi le aree occipitali, temporali e parietali da cui dipendono una serie di attività sensoriali e motorie. Grazie allo sviluppo di queste aree un bambino comincia a controllare i muscoli del corpo (prima quelli del collo, poi quelli delle braccia e del tronco, infine quelli delle gambe), a distinguere i messaggi visivi, a riconoscere quelli uditivi. Finché queste aree non sono mature, un bambino piccolo padroneggia soltanto i muscoli del volto (con cui può succhiare il latte ed emettere suoni poco distinti), si trova immerso in un mondo visivo un po’ sfocato, non è in grado di distinguere bene i suoni del linguaggio, di ricordarli, di ripeterli.
Dai 7 ai 10 mesi…
Dal settimo mese la corteccia inizia a maturare rapidamente e si sviluppano le lunghe fibre nervose che connettono tra di loro le varie aree della corteccia facendo si che le aree responsabili della decifrazione dei suoni, dei messaggi visivi e tattili, della produzione di movimenti si possano scambiare informazioni: linguaggio, comunicazione, memoria, apprendimenti, dipendono dalla cooperazione di queste aree che si scambiano informazioni essenziali per capire, per esempio, che se si muovono in un certo modo i muscoli della laringe, della lingua e della bocca vengono prodotti dei suoni che hanno particolari conseguenze e che, quindi, devono avere una particolare significato.. è una fase in cui il bambino imita l’adulto, comincia a comunicare in modo intenzionale, fa uso di oggetti, scopre che un oggetti, scopre che un oggetto nascosto può essere ritrovato e non cessa di esistere: ritrovare un oggetto che scompare è fonte di grande soddisfazione e il bambino piccolo si diverte a trovare e riscoprire decine e decine di volte l’oggetto che non c’è più, una pallina, un animaletto di pezza che cade dal seggiolone, un adulto che gioca con lui a nascondino dietro la porta. Gradualmente si sviluppa il linguaggio mentre vengono man mano abbandonati quei suoni non linguistici con cui il neonato comunicava con gli adulti.
Dagli undici mesi ai due anni…
A partire dall’ undicesimo mese e sino oltre la fine del secondo anno di vita, il cervello di un bambino piccolo va incontro ad una profonda trasformazione: le cellule nervose fabbricano un enorme quantità di sinapsi, i minuscoli bottoni attraverso cui i prolungamenti dei neuroni, assone e dendriti, entrano in contatto con i prolungamenti o i corpi cellulari di altre cellule nervose: la produzione di sinapsi è enorme, diventa circa il 150% di quella che si verifica nel cervello di un adulto.
Le sinapsi vengono prodotte ad ogni età della vita per sostituire quelle esistenti o per creare nuovi circuiti, unioni tra neuroni e neuroni essenziali a registrare memorie, ristrutturare apprendimenti: ma tra il primo e il secondo anno di vita la produzione di nuove sinapsi è intensa in quanto il cervello di un bambino deve far fronte a nuove e importanti attività come acquisire nuovi vocaboli, imparare regole grammaticali (seppur a livello minimale), dar vita al gioco simbolico, assortire eventi, esperienze, memorie in categorie, classificandole secondo dispari criteri.
Dai due ai tre anni…
All’ età di due anni, quando buona parte delle strutture grammaticali sono state acquisite e lo sforzo linguistico è meno intenso, la produzione di sinapsi declina e altrettanto avviene per il metabolismo cerebrale: produrre sinapsi, infatti, significa anche sintetizzare nuove proteine ( di cui le sinapsi sono fatte) e fornire alimento ai neuroni, zucchero soprattutto, per sostenere le loro intense attività.
A partire dalla fine del secondo anno inizia un lungo processo di potatura sinaptica attraverso cui, gradualmente, i ridondanti circuiti cerebrali di un bambino piccolo assumono la forma che essi avranno nell’ adulto: tra il primo e il secondo anno, infatti, la massiccia produzione di sinapsi porta alla costruzione di un cervello che è ridondante di circuiti, dotato di un potenziale enorme pur senza avere una “forma” appropriata: i circuiti nervosi, i dendriti e le innumerevoli sinapsi del cervello di un bambino piccolo possono essere paragonati alla chioma di un albero enorme, ricca e folta, che non è stata ancora plasmata dal lavoro del giardiniere: dopo la potatura essa assumerà quella forma che l’albero avrà in seguito, anche grazie alle “potature” successive che si verificano nel corso di tutta la vita del cervello.
I RIFLESSI
Alla nascita l’essere umano è dotato di una serie di connessioni neuro-muscolari già costituite: i riflessi, con cui risponde in modo rudimentale agli stimoli. I riflessi sono controllati dal midollo spinale e dal midollo allungato, parte di transizione tra il midollo spinale e il cervello. Il neonato respira, tossisce urina, si sottrae a stimoli sgradevoli in via riflessa; ed è sempre per meccanismi geneticamente programmati che orienta il capo verso il seno, afferra il dito della mamma, protende le braccia se ha la sensazione di cadere e si muove se sente dei rumori. Si tratta di reazioni istintive che assicurano la sopravvivenza quando la corteccia cerebrale è ancora immatura.
I riflessi sono tutti comportamenti involontari che scompaiono o si trasformano in atti volontari in concomitanza con la maturazione dei centri corticali; se seguiamo l’ evoluzione da riflesso ad atto volontario di un comportamento, ad esempio di prensione, vedremo che dapprima il neonato afferra soltanto gli oggetti che premono sulle dita o sul palmo della mano, mentre dopo alcune settimane appaiono le prime forme di afferramento intenzionale.
I riflessi più evidenti sono:
• Babinsky
• Moro
• Palpebrale
• Prensione
• Deambulazione
• Routing
• Suzione
• Ritirare il piede
• Leccare
• Increspare le labbra
• Nuoto
• “Occhi di bambola”
• Deglutizione
Riflesso
Procedimento usato per ottenere il riflesso
Descrizione
Riflesso di Babinsky
L’esaminatore solletica la pianta del piede del bambino dalle dita verso il calcagno
Il bambino flette l’alluce mentre allarga le altre dita
Riflesso di Moro
Lascia cadere di pochi centimentri esaminatore produce un rumore improvviso (esempio fa scoppiare un palloncino) oppure tiene sollevato il bambino e lascia cadere di pochi centimetri la testa.se il bambino è sdraiato sul dorso nella culla dà un colpo alla culla contemporaneamente ai due lati della testa
Il bambino allarga le braccia e poi le stringe insieme verso la parte mediana del corpo
Riflesso palpebrale
Una luce forte e improvvisa
Il bambino chiude le palpebre
Riflesso di prensione
L’ esaminatore inserisce un dito o una matita nel palmo del bambino
Il bambino afferra l’oggetto
Riflesso di deambulazione
Il bambino viene tenuto dritto mentre l’esaminatore lo sposta in avanti e lo fa piegare da un lato
Il bambino fa qualche movimento come se stesse camminando
Riflesso di Routing
L’esaminatore stimola il bambino in un angolo della bocca o della guancia
Il bambino gira la testa verso il dito e apre la bocca cercando di succhiare
Riflesso di suzione
L’esaminatore inserisce un dito nella bocca del bambino
Il bambino comincia a succhiare
Riflesso del ritirare il piede
L’esaminatore punge la pianta del piede del bambino con uno spillo
Il bambino flette la gamba e ritira il piede dallo spillo
Riflesso del leccare
L’ esaminatore mette dell’acqua zuccherata sulla lingua del bambino
Il bambino si lecca le labbra e compie movimento di suzione
Riflesso di increspare le labbra
L’esaminatore mette una sostanza acida sulla lingua del bambino
Il bambino increspa le labbra e chiude le palpebre
Riflesso del nuoto
L’esaminatore immerge nell’acqua il bambino sorreggendolo in posizione ventrale
Il bambino muove braccia e gambe
Riflesso “occhi di bambola”
L’ esaminatore fa passare davanti agli occhi del bambino un’oggetto qualsiasi
Il bambino segue con gli occhi l’ oggetto
Riflesso della deglutizione
-
Il bambino inghiotte tutto ciò che ha in bocca
Durante il periodo dei riflessi….
Nelle prime settimane si ha l’impressione che il bimbo sia passivo, ma non è affatto così, egli infatti sviluppa un adattamento all’ambiente circostante o perlomeno si sforza di adattarsi attraverso l’uso del sistema nervoso ancora immaturo e incompleto.
Ha comportamenti e atteggiamenti irregolari, incostanti e confusi, che verranno regolarizzati dal ritmo che l’ambiente circostante gli insegnerà, ad esempio la madre con la poppata; ovviamente il ritmo che si vuole dare al bimbo deve essere costante ogni giorno, non variare di volta in volta.
La maggior parte delle attività del bambino è il prodotto degli stimoli interni da cui dipende inizialmente e alle quali risponderà con una data azione, se questa porterà soddisfazione interesse e utilità (es. la suzione porta alla soddisfazione della fame) avremo una generalizzazione dell’ attività in ogni sua azione e scoperta; inoltre egli ripeterà immediatamente il movimento che ha portato quelle sensazioni positive,questo fenomeno è detto reazione circolare. Con la crescita invece egli viene influenzato da stimoli esterni e le sue attività diventano sempre più precise e organizzate.
reazione circolare:
il lattante impara che se
piange giungerà la madre
il lattante,gratificato dalla presen-
za della madre,smette di piangere
il lattante piange la madre interviene
la madre è gratificata dalla
sospensione del pianto
la madre impara a intervenire per
interrompere il pianto del lattante
Il neonato, possiede anche abilità quali seguire con gli occhi per brevi periodi un oggetto in movimento e rispondere alla luce, la prima è facilmente verificabile in condizioni normali, mentre la seconda è osservabile soltanto se si dispone di particolari strumenti. Si è constatato infatti, che quando è al buio il piccolo tiene spesso gli occhi aperti alla ricerca di una fonte di luce. Se poi si accende la luce e si fa in modo che abbia innanzi a se uno schermo bianco, lo vedremo cercare una forma su cui posare lo sguardo. Se invece al posto dello schermo bianco gli mostreremo un disegno egli lo fisserà scorrendone i contorni.
Da parte del bambino abbiamo quindi un atteggiamento di ricerca attiva che prelude alla capacità di orientarsi.
Max Werthewimer dimostrò che i neonati riescono a distinguere le direzioni da cui provengono i suoni e orientando gli occhi in quelle posizioni sembrano quasi voler scorgere la causa del rumore. In molti sono infatti gli psicologi che sostengono che i neonati abbiano già quell’ importante capacità di attendersi, da un’ informazione percepita con un dato sistema sensoriale (l’udito in questo caso) ne implichi una di un diverso sistema sensoriale (la vista).
I neonati sono inoltre in grado di imparare che alcuni loro comportamenti producono nell’ ambiente un effetto prevedibile: possono infatti girare la testa di lato per ricevere il cibo già a 2-3 giorni di vita e in seguito impareranno a piangere per far accorrere la madre.
Dal primo al sesto mese…
Alla fine del terzo mese e all’ inizio del quarto il bimbo ama star seduto con dei cuscini da supporto ad osservare il mondo circostante per abituarsi all’ ambiente con cui ha a che fare. A quest’ età sta in piedi con l’aiuto di qualcuno che lo sostenga sotto le ascelle e, in questa posizione, stende prima una gamba e poi l’ altra quasi a voler star in piedi su di una sola, in questi momenti la sua gioia è alle stelle e ride con soddisfazione.
Fra i tre e i sei mesi egli si esercita ad afferrare gli oggetti, e questa sua capacità di coordinamento si riscontra anche quando, a sei mesi, differenzia le attività della mano destra da quelle della mano sinistra, scoprendo i fenomeni di causa-effetto. A sei mesi inoltre sta seduto autonomamente senza supporto.
Dal sesto mese al primo anno..
Dopo i sei mesi il bimbo incomincia a guardare il mondo da una posizione elevata rispetto ai mesi precedenti e comincia a sentirsi superiore a tutto ciò che vede dall’alto verso il basso, infatti a quest’ età egli sta seduto autonomamente, per poi a otto mesi gattonare e alla fine dei nove a reggersi in piedi aggrappandosi a tavoli, letti e oggetti stabili dell’ambiente, per poi arrivare all’anno ove questo atto è compiuto automaticamente.
Tra gli 8 mesi e l’anno il bimbo riesce ad acquisire maggior manualità e a perfezionare l’uso delle dita, infatti all’età di un anno riesce ad afferrare l’oggetto desiderato, ma in modo primitivo, infatti non coordinando bene il movimento del braccio con l’arresto, egli lo afferra certo, ma lo sposta anche mentre vi avvicina la mano. Ma nel disegnare non ha ancora grande familiarità con la matita, infatti la afferra come se fosse un pugnale, e la utilizza a punteruolo.
Dall’ anno al diciottesimo mese..
Ai diciotto mesi sta ritto in piedi senza problemi, cammina con disinvoltura, pur sembrando una paperella, gestisce abbastanza bene le azioni del proprio corpo, si siede, s’arrampica, fa le scale.
Con le mani:
• Prendere: non si limita ad afferrare l’oggetto, ma lo usa, tenta di scoprire il perché di quell’ oggetto; ciò nonostante persiste quella non coordinanza tra i movimenti;
• Costruire una torre: crea la sua prima torre accatastando 3 cubi tra loro, la torre risulterà comunque alquanto vacillante ed instabile;
• Disegnare: persiste l’impugnatura a pugnale, ma riesce a trascinare su e giù per il foglio la matita;
• Lanciare: non coordina il movimento del braccio con quello delle dita e l’oggetto cade o troppo presto o troppo tardi, creando anche situazioni buffe, di cui il bimbo stesso si burla;
Dal diciottesimo mese ai tre anni..
A due anni il bimbo domina il proprio equilibrio e lo sfrutta dando calci, saltando, ballando, sperimenta nel vero senso della parola il suo corpo, usa le forbici ed è perfettamente autonomo a tavola.
A tre anni invece corre a diverse velocità, è in grado di fermarsi bruscamente, riesce a gestire curve sia larghe che strette, sta su di un sol piede e gioca con le costruzioni.
Con le mani:
• Prendere: a due anni afferra l’oggetto perfezionando i movimenti e evitando di spostarlo come faceva invece in precedenza
• Costruire una torre: a due anni costruisce una torre di sei cubi, mentre a tre anni la fa da 10, nonostante la torre barcolli notevolmente l’importante è aver raggiunto il cielo, essere riuscito a creare una fantastica opera
• Disegnare: a due anni con l’aiuto dell’altra mano si sistema in modo pressoché stabile la matita e disegna linee circolari o verticali, mentre a tre anni disegna uomini e oggetti reali con sorprendente maestria.
• Lanciare: a due anni lancia ma la precisione lascia molto a desiderare, invece a tre anni è già un campione
Prima di parlare di sviluppo motorio dobbiamo conoscere le varie fasi dello sviluppo del bambino, durante il quale ha luogo un evoluzione fisica e un’ evoluzione mentale, entrambe legate strettamente alla funzione del movimento.
Lo sviluppo motorio del bambino inizia già nei primi mesi della gestazione. Infatti fin da quando si trova nell’ utero materno il bambino viene sollecitato continuamente dal liquido amniotico tramite stimoli che provengono dall’ esterno, e risponde ad essi con veri messaggi: se si passa una mano fredda o lo stetoscopio sul ventre materno si avrà un’ immediata reazione. All’ interno dell’ utero il bambino avverte tutto e risponde alle vibrazioni, alle pressioni e alle pulsazioni vascolari della madre.
Al momento del parto, la pelle del bambino viene stimolata dalle condizioni dell’utero, ed è proprio in questa fase che le forti pulsioni e le sempre più frequenti contrazioni forniscono una grande quantità di informazioni. Il tatto del bambino viene coinvolto in misura sempre più crescente, in relazione sia al contatto sia alla pressione, al caldo, al freddo o al dolore. Sembra che il tatto, per queste ragioni, sia il primo dei sensi a svilupparsi, in quanto offre all’ individuo la capacità di vedere senza guardare, di sentire senza ascoltare.
I primi movimenti sono involontari e spontanei (i riflessi), dovuti al sistema nervoso, che per il momento si limita al mantenimento della vita vegetativa del bambino che, non essendo autonomo, deve la soddisfazione dei più elementari e importanti bisogni ( come mangiare e bere) all’ adulto.
➢ Nel neonato questo primitivo appagamento dei bisogni rappresenta la prima forma di socializzazione. Sebbene si trovi in uno stato di semicoscienza, appena nato il bambino è già in grado di sollevare leggermente il capo, pedalare con le gambe, stringere le dita quando viene toccato sul palmo della mano o sulla pianta del piede. È capace di seguire una luce che si muova lungo la linea del suo sguardo. In questo periodo la migliore posizione per sviluppare l’ apprendimento motorio è quella prona; ciò non significa che non debba essere messo anche in altre posizioni (col ventre in alto o su un fianco). Dovrà avere anche la possibilità di muoversi in totale libertà, senza fasciature opprimenti. Fondamentale è anche trasmettergli sicurezza, mediante il contatto con la pelle dei genitori, abbracciandolo e cullandolo.
➢ Al secondo mese è in grado di seguire con lo sguardo un oggetto che si muove per circa 90°; ha inizio un dialogo con la madre attraverso il tatto, la voce e la vista. Il bambino diventa parte attiva cosicché al terzo mese gioca con le mani tirandosi i vestiti, segue un oggetto in movimento per oltre 180°, prende gli oggetti e li porta in bocca. Inizia così a conoscere il mondo che lo circonda.
➢ Dal terzo al quinto mese ruota già la testa indipendentemente dal movimento degli arti, può deambulare strisciando, acquisendo nuove informazioni e facendo nuove esperienze, riconoscere le voci e rispondere con suoni di gioia agli stimoli che gli giungono dall’ esterno. Sorride alla voce della madre, inizia in questo periodo la ripetizione delle sillabe in modo monotono.
➢ A sei mesi è capace di star seduto, anche se con un appoggio, possiede un bagaglio notevole di esperienze e con gli arti superiori afferra con più facilità gli oggetti. Compare il primo dentino da latte. Scopre contemporaneamente i piedi, e ci gioca portando alla bocca, e i genitali; sorride vedendosi allo specchio
➢ Nel settimo e nell’ ottavo mese altri importanti conquiste vengono fatte dal bambino: sta ben seduto a gambe tese, si muove carponi, passa gli oggetti da una mano all’ altra con sicurezza, riesce a usare qualche oggetto secondo la sua funzione (porta la tazza alla bocca, suona il campanello)
➢ Il periodo che va dal nono al dodicesimo mese è caratterizzato dalla comparsa della deambulazione in stazione eretta, meta alla quale arriverà dopo aver percorso le tappe di andare carponi e alzarsi appoggiandosi; è molto importante che il bambino cammini percorrendo successivamente distanze diverse e sopra superfici di varia natura, possibilmente a piedi scalzi. Ciò ne aumenta l’ equilibrio e la sicurezza. In questo periodo abbiamo lo sviluppo del linguaggio.
➢ È intorno all’ undicesimo e dodicesimo mese che il piccolo riesce a scagliare gli oggetti volontariamente, lanciandoli, e a metterli e a toglierli dai recipienti. È importante sottolineare che la deambulazione avviene in base alla maturazione biologica, ai fattori ambientali (genetici e alimentari) e all’ educazione al movimento impartita dai genitori.
➢ Dai dodici ai diciotto mesi la posizione eretta è più stabile e il bambino può calciare senza cadere; a diciotto mesi salta su un solo arto, può fare mezzo giro su se stesso. La buona manualità raggiunta comporta l’ uso di diversi oggetti per raggiungere lo scopo. Il bambino riesce a distinguere i vari colori, il corpo diventa oggetto di studio e di scoperta al pari degli altri componenti ambientali; usa le medesime parole per indicare situazioni. È il momento della parola-frase. Per quanto riguarda i rumori, non si limita a battere, ma riesce a produrre suoni di varia intensità (più forte, più piano).
➢ Dai diciotto mesi al secondo anno è molto sicuro nel camminare, nel saltare, nel correre, può scendere e salire le scale, apre la porta mediante la maniglia, tiene in mano un bicchiere.
Una volta acquistata questa autonomia motoria, procede velocemente nell’ apprendimento di successive cognizioni. In questa fase che va dal primo al terzo anno la crescita avviene con ingrossamento degli arti inferiori e relativo aumento del tronco, relativamente di grandezza inferiore alla testa.

Un aspetto importante dello sviluppo, è la dentizione che, iniziando nel secondo semestre di vita dà origine al passaggio dalla suzione alla masticazione. Succhiare, è forse l’ attività dominante nel bambino nei primi mesi; ora questo suo modo di essere, dominato da labbra e lingua, viene sconvolto dall’ inizio della dentizione. Con l’ eruzione dei primi denti per il bambino cambiano molte cose, cambia addirittura la maniera di stabilire un rapporto col mondo.
La dentizione comincia in genere fra il sesto e l’ ottavo mese, e si conclude verso i due anni e mezzo. Più spesso i primi a comparire sono gli incisivi mediani inferiori, poi i due corrispondenti incisivi superiori, indi i due incisivi laterali superiori, e quindi gli incisivi laterali inferiori; fra i dodici e i sedici mesi fanno la loro comparsa i premolari, a venti mesi arrivano i canini, per lasciar spazio nel terzo anno ai molari.
Come parla il neonato?
Il neonato è in grado di comunicarci le sue esperienze. Di certo non è una comunicazione intenzionale, ma riusciamo ad accorgercene in base alla reazione che avrà, diverse per ogni situazioni e, a grandi linee nella maggior parte dei casi, sono messaggi decifrabili.
Il mezzo col quale il bambino manifesta le sue reazioni, il canale mediante il quale egli comunica con noi è il pianto. Il pianto di un neonato non è sempre uguale, e ci si può accorgere che certe sfumature hanno un preciso significato. Ci sono tre tipi fondamentali di pianto:
• Pianto da fame o da disagio, l’abituale pianto a cui vi abituerete a sentirlo abitualmente;
• Pianto da dolore, molto più violento del precedente, il bimbo urla a squarciagola, diventa rosso ed è preso da una specie di crisi durante la quale trattiene il respiro;
• Pianto da malattia grave, flebile lamentoso, sommesso, più un gemito che un pianto, a volte non lo si sente nemmeno, è un brutto segno: il bimbo soffre talmente da non avere nemmeno la forza di strillare.
Dal primo al sesto mese…
In quest’età il linguaggio del bambino è molto limitato, egli si limita al pianto indirizzato alla soddisfazione di un’ esigenza, pertanto solo studiando i lineamenti potremo capirne la causa. Comunque con il passare del tempo il bimbo si specializzerà sempre più arricchendo la mimica e usando il mezzo del pianto più per attirare l’attenzione su di sé.
Dal sesto mese all’anno..
Iniziano le prime paroline, il bimbo accosta infatti varie consonanti a varie vocali emettendo sillabe sulle quali si esercita un’ infinità di volte. In questa fase non è importante l’imitazione che il bimbo fa del genitore, ma l’imitazione che il genitore fa del bambino, infatti, quando il bimbo inizierà la sua serie di MA-MA-MA-MA la madre lo bloccherà alla seconda sillaba ripetendola con convinzione e raddoppiando la M prima della seconda sillaba, affinché il bimbo la segua, quando ciò si verifica avremo un’esplosione di gioia e giubilo nella madre che ricompenserà il bimbo con baci e abbracci inducendolo ovviamente alla ripetizione della parola ottenuta. Il bimbo dunque ogni volta che avrà bisogno di sua madre invocherà a gran voce le due sillabe imparate.
Dall’anno ai diciotto mesi
A un anno il bambino in genere usa le cosiddette parole-frasi, cioè parole singole usate come se fossero espressioni complete. Per esempio “mamma” vorrebbe dire “voglio che la mamma venga da me” oppure “mamma ho fame” o “ mamma sto male”.
Con l’ interazione con altri bimbi, il bambino si confronta e abbiamo notevole attenzione agli amici e meno litigi per i giochi, questi incontri favoriscono il linguaggio per cui egli imita sia i genitori che gli amici, arricchendo il suo vocabolario, poi utilizzato per rappresentare il proprio io interiore attraverso il monologo interiore, che porta poi alla realizzazione del pensiero interiore.
Due anni e mezzo..
Usa duecento o più parole riconoscibili, imita le frasi pronunciate dai grandi, ma le riduce agli elementi linguistici essenziali, per esempio: “Apriamo l’armadio e prendiamo la caramella” potrà essere ridotto a “armadio” e “caramella” (parola-frase).
Pone domande del tipo che cosa? Chi? E usa i pronomi io, me e tu.
È facile che balbetti quando è irritato. È in grado di ripetere semplici rime. Si diverte ad ascoltare brevi storie lette da libri illustrati.
Gioca con oggetti in miniatura, come ad esempio la casa delle bambole, facendo commenti appropriati.
Tre anni..
Modula il linguaggio per volume e per gamma di toni.
Possiede un vocabolario intelligibile(conosciuto solo dall’intelletto) anche agli estranei . usa periodi di due, quattro frasi intere e le parole ieri oggi e domani anche se il loro uso resta incerto, come del resto l’uso dei tempi verbali, troveremo allora frasi del tipo “ieri vado all’asilo”.
È in grado di dire il proprio nome, sesso e qualche volta l’età. Usa i pronomi personali e i plurali in modo corretto e la maggior parte delle preposizioni.
Parla ancora da solo in lunghi monologhi prevalentemente centrati sul presente e sul “far finta di”.
È in grado di condurre semplici conversazioni e di descrivere brevemente le sue attività presenti e le esperienze passate.
Pone domande incominciando con cosa, dove e chi.
Ascolta con passione i racconti e richiede di ascoltare le sue storie preferite all’infinito.
Se va alla scuola materna sa varie rime che canterella volentieri.
Conta fino a 10 a memoria anche se non conosce bene il valore effettivo dei numeri superiori al due o al tre.

La maggior parte degli studi pongono l’ accento sulla relazione madre-bambino, ignorando la possibile interazione del padre.
Cosa non da evitare perché vi sono delle differenze nel modo in cui i padri e le madri interagiscono con i loro figli piccolini.
I padri tendono ad essere più decisivi nei movimenti, sollecitano, stimolano, toccano di più il bambino e in tal modo ne tengono viva l’attenzione.
Le madri invece sono più avvolgenti, hanno più spesso atteggiamenti protettivi, cullano, dondolano, parlano dolcemente.
Entrambe le modalità sono gradite al bambino, che si trova bene con entrambi i genitori,
il padre e la madre dunque svolgono funzioni diverse ma complementari utili entrambi alla crescita del bambino che così facendo si affezionerà ad entrambi.
I primi rapporti col mondo esterno..
In questa fase và evidenziata la crisi dell’8° mese, essa corrisponde alla paura dell’estraneo, il bambino era abituato a vedere il viso come il viso materno, ora vedendo che al viso non corrisponde più la vecchia associazione viene quasi sconvolto: fugge da esso e tenta di celarlo riparandosi con le manine.
Dopo l’8° mese egli distingue le persone amiche da quelle meno simpatiche e il suo comportamento e i suoi atteggiamenti cambieranno a seconda delle persone con cui dovrà interagire.
Con gli altri bimbi al nido non vi è molta interazione, essi si ignorano a vicenda, vi sono solo singoli sorrisi, verso i dodici mesi invece c’è più attenzione all’altro, ma è solo rivolta a possibili litigi per i giocattoli.
Dall’anno ai diciotto mesi
Con l’ interazione con altri bimbi, il bambino si confronta e abbiamo notevole attenzione agli amici e meno litigi per i giochi, questi incontri favoriscono il linguaggio per cui egli imita sia i genitori che gli amici, arricchendo il suo vocabolario, poi utilizzato per rappresentare il proprio io interiore attraverso il monologo interiore, che porta poi alla realizzazione del pensiero interiore.
Dai diciotto mesi ai tre anni
Tra i 19 e i 25 mesi quando il bimbo viene messo in una stanza con bambini che parlano tenderà a parlare anch’egli, e noi abbiamo la sensazione che si capiscano, ma in realtà ognuno sentendo la voce dell’ altro vuole rispondervi e non sapendo né cosa sia stato detto né cosa egli debba dire, riferisce tutte le parole che gli passano per la testa, questo tipo di fenomeno viene detto monologo collettivo. A quest’ età abbiamo dunque maggior interazione con i compagni e l’ introduzione dei giochi collaborativi e collettivi.
A due anni e mezzo mangia col cucchiaino e inizia a tenere in mano la forchetta.
Può tirarsi giù i pantaloni e le mutandine ma difficilmente è in grado di rimetterseli.
È molto attivo, irrequieto e instancabile. Ha una scarsa comprensione dei pericoli comuni e non sa differire i desideri immediati.
Se contrastato fa capricci e non è facile calmarlo.
Emotivamente è molto dipendente dall’adulto.
Produce sequenze ludiche più lunghe:mette a letto la bambola, lava i panni, guida l’automobile,ma si rivolge in cerca d’aiuto agli adulti.
Guarda con interesse gli altri bambini che giocano e a volte si unisce a loro per qualche minuto, ma non è ancora molto propenso a condividere i suoi giocattoli.
A tre anni mangia con forchetta e cucchiaino.
Si lava le mani ma ha bisogno di aiuto per asciugarle.
Può tirare giù e su i pantaloni e le mutandine ma ha bisogno di aiuto per i bottoni e le altre chiusure.
Gli piace aiutare gli adulti in casa e per le compere.
Realizza in maniera efficace dei giochi di finzione che includono persone ed oggetti inventati.
Ama giocare sul pavimento con ogni tipo di giocattolo, sia da solo sia con altri bambini.
Si associa ai giochi di finzione degli altri bambini.
Incomincia a condividere giocattoli, dolci e altri oggetti propri.
Giochi di esercizio
Nei primi due anni il bambino è soddisfatto nello svolgere semplici attività come afferrare un oggetto, agitare le gambe,sollevarsi e così via (piacere funzionale), oppure dal constatare di essere lui la causa di una modifica, come far suonare un oggetto o fare gli spruzzi battendo l’acqua con le mani (piacere dell’ esser causa).
Piaget ha definito queste attività giochi di esercizio, ossia attività il cui scopo è quello di ripetere uno schema appreso in precedenza per appropriarsene e divertirsi.
A 15 mesi il bambino svolge infatti instancabilmente attività locomotorie, getta e raccoglie oggetti, ripetendo più e più volte l’operazione; tre mesi più tardi la sua attenzione avrà mutamenti molto rapidi, espressi in grossolani mutamenti motori, si muove attivamente da un posto all’ altro, trascina i giocattoli, porta o abbraccia l’orso o la bambola, imita molte cose, come leggere un giornale, scopare, spolverare. In quest’ età il bambino gioca “da spettatore”, o meglio esercita il gioco solitario.
A due anni vi sono mutamenti nell’ attenzione meno rapidi, l’ interesse è rivolto alle bambole, agli orsacchiotti di stoffa, alle pallottole che infila o lascia cadere nei buchi dei coperchi delle scatole o, più semplicemente alcuni sono solo in grado di tirarle fuori e si limitano a ripetere il processo, trasporta i cubi su un carretto invece di limitarsi a usarli per costruire. Non imita le cose che ricorda, ma solo gli avvenimenti che sono presenti ai suoi sensi. Predomina il gioco parallelo. Ha scarso interesse per ciò che dicono o fanno gli altri bambini ma può abbracciarli o spingerli via dalla sua “area” come se fossero oggetti. In questo periodo ha poco scambio sociale, può spesso finire in vivaci zuffe e non chiede aiuto all’ adulto, deve essere quest’ ultimo a decidere se e quando intervenire.
Questo genere di attività continua anche dopo i due anni, rientrano in questa categoria quindi vi sono giochi di movimento quali correre, saltare, far le capriole, la trottola, giochi importanti sia per la crescita fisica sia per la crescita psichica.
Verso i due anni e mezzo il bambino affina i movimenti, vediamo che mangia con il cucchiaino e che inizia a tenere in mano la forchetta, sa abbassarsi pantaloni e mutandine anche se il processo inverso crea dei problemi. Se è contrastato fa spesso dei capricci e non è facile calmarlo, emotivamente è dipendente dall’adulto, e anche i nei suoi giochi spesso si rivolge agli adulti.
I bambini dai due anni in poi hanno bisogno di spazi dove rincorrersi, saltare, giocare con la palla per divertirsi, osare e naturalmente sentirsi liberi.
Giochi simbolici
Drammatizzazione e immaginazione incominciano a entrare in gioco, e si parlerà quindi di un particolare tipo di gioco, quello simbolico, che caratterizza la seconda infanzia.
Questo gioco ha radici nei giochi di esercizio di cui è un’ evoluzione. Il gioco simbolico consiste anch’ esso nel ripetere uno schema di comportamento, però in questo caso gli “schemi” motori e vocali non sono applicati agli oggetti cui sono ordinariamente applicati, al contrario ad oggetti nuovi oppure a situazioni immaginarie in cui il bambino “fa finta” che tali oggetti esistano. Per esempio il bambino di due anni e quattro mesi usa una pietra lunga invece del pettine, ripetendo lo “schema” del pettinarsi, quando avrà sette mesi fingerà di lavarsi le orecchie con dell’ acqua immaginaria.
Il gioco simbolico consente dunque al bambino di proiettare su altri esseri, o oggetti, schemi che fanno parte della sua condotta abituale, perciò può far camminare, saltare, piangere, mangiare la bambola tanto quanto l’orsacchiotto.
Il gioco simbolico non ha soltanto una funzione cognitiva ma ha anche un risvolto emotivo. Il bambino di età prescolare ha spesso piccole delusioni che contrastano i suoi desideri o le sue aspettative; per esempio può desiderare di piantare un chiodo nel muro come sa fare il suo papà, ma per quanti sforzi faccia non ci riesce; può desiderare di cucinare un dolce, guidare l’automobile, il trattore, il treno…tutte cose che non gli è permesso fare nella vita reale.
Il gioco simbolico invece, per la sua funzione compensatrice, consente di realizzare qualsiasi desiderio.
Per questa caratteristica i giochi simbolici possono anche essere considerati una forma di psicoterapia spontanea.
Funzione terapeutica del gioco
Agendo simbolicamente il bambino può sdrammatizzare una situazione, la bambina di due anni e mezzo se cade e si ferisce rifiuta temporaneamente il cerotto perché lo associa al dolore, ma il giorno dopo vorrà il cerotto perché la sua bambola “è caduta e sanguina” così facendo la bambina sdrammatizza autonomamente la situazione e in seguito accetterà di farsi medicare. I bambini si trovano spesso a dover essere oggetto passivo di cure e il fatto di poter svolgere un ruolo attivo infonde loro sicurezza.
Una forma tipica di gioco simbolico è la drammatizzazione con marionette e burattini. Il bambino si identifica immediatamente con i burattini per mezzo dei quali può rivivere esperienze piacevoli o spiacevoli o anticipare, sul piano dell’ immaginazione, esperienze non ancora vissute. Quando è più piccolo preferisce che sia l’ adulto a far muovere i burattini e a recitare, lui parteciperà ai dialoghi, risponderà, chiederà, quando invece si sente più sicuro vuole essere lui il burattinaio.
Ovvero la crisi del distacco
si ramifica in due strade di distacco:
• Dalla madre: con questo distaccamento crolla il periodo delle soddisfazioni, il grembo materno viene sostituito dal seggiolone, il “buon seno” scompare e la consolazione ottenuta dal succhiare lascia spazio al cucchiaino.
• Dal latte: egli vedeva il latte ( o più in generale i liquidi) come il Buono della madre che attraverso la suzione passava al bimbo, era il buono per eccellenza, quando però viene a contatto con il cibo solido lo sputa e lo ripudia in quanto solido e classificandolo di conseguenza nel ”cattivo”.
La crisi del divezzamento è quindi una brutta battaglia che obbliga il bimbo a capovolgere le sue credenze, il suo mondo, nonostante sia una vera e propria crisi dal punto di vista del bimbo è però necessaria in quanto gli permetterà di raggiungere una propria indipendenza, indispensabile per la sua crescita.
Passata questa crisi egli tenderà a sostituire il bene perduto con altri beni provenienti dal mondo esterno e gli aprirà quindi nuovi orizzonti.
Un capitolo a se…..
……l’
L’intelligenza sensomotoria compare molto prima del linguaggio verbale, si tratta però solo di un’intelligenza basata sulla manipolazione degli oggetti e che utilizza percezioni e movimenti. Prendiamo ad esempio il bimbo che col bastone riesce ad avvicinare l’oggetto desiderato, atto tanto d’intelligenza quanto tardivo: avviene verso i 18 mesi. L’intelligenza sensomotoria avviene perché le azioni precedentemente effettuate e archiviate si moltiplicano e si differenziano, il bimbo non si accontenta infatti di ripetere i gesti, ma li arricchisce variandoli a piacere e registrando i risultati di queste variazioni. Gli schemi precedentemente assimilati sono suscettibili di coordinarsi tra loro in modo da costituire poi le nozioni o i concetti del pensiero stesso: questo fenomeno è detto assimilazione o intelligenza sensomotoria.
Lo stadio sensomotorio è stato studiato da Piaget e da lui diviso in sei sottostadi
I SEI SOTTOSTADI O FASI DELLO STADIO SENSOMOTORIO
I primi due implicano per il bambino un rapporto con il proprio corpo
Dalla nascita a un mese
Esercizio dei riflessi primari
1-4 mesi
Reazioni circolari primarie: accomodazione e coordinazione dei riflessi
I due stadi successivi coinvolgono gli oggetti e le persone
4-8 mesi
Reazioni circolari secondarie: procedimenti per continuare gli effetti che interessano rispondendo alle cose e agli oggetti
8-12 mesi
Coordinazione degli schemi: nuovi adattamenti, anticipazioni ed un diventare più attivi e finalizzati nel rispondere alle persone e agli oggetti
Gli ultimi due sono i più creativi, con prima azione e poi rappresentazione degli oggetti
12-18 mesi
Reazioni circolari terziarie: nuovi mezzi tramite la sperimentazione attiva
18-24 mesi
Invenzione di mezzi nuovi tramite combinazioni mentali: pensare prima di fare rende il bambino sperimentale e creativo in modo nuovo
Sigmund Freud, medico viennese, nacque nel 1856 e morì nel 1939, egli ha influenzato enormemente le moderne teorie della personalità e ha avuto un’ importante azione sullo sviluppo della psicologia. Per motivi di attinenza a questa tesina mi limiterò ad analizzare le prime, con il determinismo psichico freudiano.
La teoria del determinismo psichico sostiene che nel comportamento, nulla avviene per caso, ma è determinato da altri fattori precedenti. Di conseguenza ci si dovrebbe chiedere il perché di ogni azione, molte volte sarà facile, ma in alcune circostanze ci troveremo spesso a non capire il motivo del nostro agire e a pensare che, quindi, sia dovuto semplicemente al caso.
La psicoanalisi sostiene che è sempre possibile trovare spiegazioni, anche se non ci si rende conto della loro presenza, essi molto spesso risalgono infatti ai primi anni della vita.
La personalità e la sessualità secondo Freud, costituiscono un tutt’uno e il loro sviluppo avviene in alcune fasi (orale, anale, fallica, di latenza, genitale); il modo in cui il bambino le trascorrerà e le supererà, influenzerà il suo comportamento adulto. A questo punto è necessario porre due postille:
• È giusto parlare di personalità e di sessualità come di un’ unica cosa nell’ individuo; in realtà le sfumature della sua vita affettiva e sessuale non sono a sé stanti, bensì rispecchiano il suo modo generale di comportarsi;
• Freud sosteneva che il neonato ha esperienze analoghe alla tensione e al piacere sessuale dell’ adulto e che le attività collegate all’ allattamento hanno caratteristiche “erotiche”. I termini “sessualità infantile” ed “erotismo infantile” vanno però interpretati in modo ragionevole, la sessualità non sorge infatti all’ improvviso, con l’ adolescenza, ma le sue radici vanno ricercate nella storia del bambino, storia che fa prevedere un risultato senza dubbio incompleto ma che ha comunque un suo fondamentale peso.
Freud ha sostenuto inoltre che i comportamenti dell’ adulto sono il risultato di una continua interazione che è anche lotta interna tra tre fondamentali componenti l’ Io, l’ Es e il Super-Io.
• L’ Es agisce secondo il principio del piacere, tendente a mantenere bassa la tensione, soddisfando immediatamente il bisogno sopraggiunto, ed è quello secondo il quale agisce il neonato;
• L’ Io, che è la tendenza a rimandare la soddisfazione degli impulsi dell’ Es nel momento più idoneo (principio della realtà), questa componente potrà svilupparsi a partire dalla metà del secondo anno, quando il bambino inizia a prendere coscienza di sé
• Il Super-Io, componente morale della personalità, si svilupperà con l’ ingresso nella scuola elementare.
Fase psico-sessuale
età
Caratteristica della fase
Il risultato di una fissazione a questa fase
Fase orale
Primo anno
Interesse rivolto sulla zona della bocca; prova piacere nel succhiare e nel mordere
Problemi permanenti riguardanti la dipendenza dagli altri; piacere nel mangiare, bere, parlare e in altre attività orali
Fase anale
2-3 anni
Interesse rivolto sugli organi riguardanti l’educazione degli sfinteri; piacere nell’ espellere o nel trattenere le feci o l’ urina
Tendenza esagerata all’ordine e alla pulizia; caparbietà e avarizia
Fase fallica
4-6 anni
Interesse rivolto sugli organi genitali
Difficoltà nei rapporti affettivi o sessuali, o nei rapporti con i superiori
Periodo di latenza
Fino all’ adolescenza
Interesse diminuito per le attività sessuali; l’ Io consolida quanto appreso
/
Fase genitale
adolescenza
Interesse rivolto su una relazione con gli altri reciprocamente soddisfacente
/
Erik Erikson nacque nel 1902 e morì nel 1944, fu uno psicoanalista che divergeva dal pensiero di Freud su due punti:
• Egli considerava la personalità come un sistema in continua formazione, dalla nascita alla vecchiaia, idea che si allontana appunto dal determinismo psichico freudiano, che si basa sulle prime esperienze, vi è quindi un limite ai mutamenti
• Sosteneva che la persona si sviluppa attraverso una serie di crisi psico-sociali (crisi= fase decisiva, psico-sociale= le relazioni sociali, che variano nel tempo, hanno un peso rilevante sulla psiche)
Quindi secondo questo psicoanalista nel primo anno di vita abbiamo la formazione della fiducia di base (sensazione che i propri bisogni siano soddisfatti e che il mondo sia un posto buono e piacevole), benessere ricavato da una situazione piacevole nella vita intima interna e nei rapporti con la madre esterna, tramite allattamento, dentizione e svezzamento, questo discorso è parallelo all’attaccamento (forte legame affettivo che si sviluppa tra il bambino e la madre), si divide anch’ esso in fasi, nascita, in via di formazione, già formato, formazione di maggior attaccamento, dalle quali nasceranno diversi tipi di attaccamento: con sicurezza, con ansia e con evitamento.
Del secondo anno Erikson evidenzia invece la formazione del senso di autonomia, la sensazione cioè di poter controllare i propri muscoli, i propri impulsi, sé stesso è il proprio ambiente fisico e sociale, che se formato in modo completo sviluppa caratteristiche durevoli, come l’indipendenza, la fiducia nelle proprie capacità, la perseveranza, l’ organizzazione, il raggiungimento degli obiettivi prefissati, l’ordine, l’ accettazione delle critiche giudicate costruttive, il senso del controllo interno, esperienze negative invece portano alla causa di dipendenza dagli altri, dubbi sulla proprie capacità, la disorganizzazione, essere molto confusionale, senso del controllo esterno.
FASI dello SVILUPPO PSICO-SOCIALE secondo ERIKSON
Fase
Età
Condizione sociale
Risultato ottimale
Fiducia o sfiducia negli altri
Primo anno
Appoggio e soddisfazione dei bisogni fondamentali, mancanza di appoggio e di soddisfazione dei bisogni fondamentali
Fiducia di base, ottimismo
Autonomia o dubbio e vergogna
Secondo anno
Permissività e appoggio. Iperprotezione e mancanza di appoggio
Senso del controllo di sé e dell’ambiente
Iniziativa o senso di colpa
Età prescolare
Incoraggiamento all’ esplorazione dell’ ambiente. Mancanza delle opportunità di esplorare
Decisione e costanza nel perseguire i propri obiettivi
Operosità o senso di inferiorità
Anni delle scuole elementari
Preparazione e incoraggiamento adeguati. Scarsa preparazione e mancanza di appoggio
Senso di competenza
Identità o idee non chiare sul proprio ruolo
Pubertà e adolescenza
Stabilità interna e risposte positive da parte degli altri. Confusione circa i propri obiettivi e risposte non chiare
Idee ben chiare su “chi sono io”
Intimità o isolamento
Età adulta o giovanile
Calore e partecipazione affettiva. Solitudine
Capacità di coinvolgimento, di intimità e di amore
Generatività o chiusura in sé stesso
Età di mezzo
Presenza di un fine significativo e capacità di produrre. Improduttività e regressione
Interesse per la famiglia, la società o le nuove generazioni
Senso di compiutezza o
di disperazione
Maturità
Senso di equilibrio e di realizzazione personale. Ostilità e insoddisfazione
Soddisfazione della vita trascorsa, dignità, saggezza
Anche Erikson, comunque, vedeva lo sviluppo della personalità diviso in fasi, vediamo quali.
CONCLUSIONE
Concludendo direi che i primi tre anni di vita sono la base del bambino, la sua formazione, in ogni piano: mentale, motorio, sensoriale, percettivo e psicologico, insegnata in questi primi tre anni, è il solido terreno su cui si andrà a formare un enorme palazzo che è poi la sua vita, se manca tutto ciò alla base, il palazzo crollerà e il bambino non vivrà una vita in pace con sé stesso.
BIBLIOGRAFIA
“Il nuovo bambino” Marcello Bernardi, Milano edizioni, 1980
“Psicologia dell’età evolutiva” Anna Emilia Berti e Anna Silvia Bombi, il Mulino
“Sviluppo del bambino” Piaget, Einaudi
“Psicologia”Anna e Alberto Oliario, Zanichelli
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