PENA DI MORTE: tema svolto

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Testo

CESARE MAINO 2G 01/09/05
IL CANDIDATO ESPRIMA LA PROPRIA OPINIONE RIGUARDO LA PENA DI MORTE
La pena di morte non è solo una realtà di uomini e donne uccisi, ma è anche la concreta attuazione di un principio etico giuridico, in base al quale lo Stato può decidere legittimamente di togliere la vita ad una persona. Da parte di molti, vi è il sospetto che la pena di morte svolga una funzione di “pulizia sociale”, poiché sono numerosi gli alcolizzati, i malti di mente, gli emarginati che vengono uccisi, mentre a coloro che risultano colpevoli degli stessi crimini ma che vivono in condizioni migliori, viene riservata una sorte diversa. Si ha l’impressione di essere davanti a quello che è stato definito un “potere giardiniere”, un potere che si incarica di estirpare le erbacce. Tra le vittime di esecuzioni capitali si contano anche molti perseguitati per motivi politici o religiosi, uomini a volte “colpevoli” solamente di reati di opinione che non hanno mai fatto uso di violenza ne istigato all’uso. In questi casi la pena di morte appare non solo come strumento di discriminazione , ma anche di repressione. Le procedure che più frequentemente sono utilizzate per giungere ad una condanna a morte sembrano attestare che la pena capitale non è uno strumento di giustizia. Sarebbe doveroso, nell’ambito dei processi, assicurare alcune particolari garanzie, al fine di ridurre il rischio di un errore giudiziario con la conseguente pena di morte. Coloro che si dichiarano favorevoli alla pena di morte sostengono la loro posizione con un’esigenza di giustizia: lo Stato ha quale funzione basilare quella di difendere ogni singolo individuo ad ogni costo, tutelando in misura maggiore coloro che rispettano la legge rispetto a coloro che la trasgrediscono punendo chi commette reati con una pena commisurata. In alcuni casi la pena di morte costituisce la giusta punizione per gravi reati. Nelle dispute relative alla pena di morte si assiste allo scontro di due principi di giustizia: la retribuzione e la prevenzione. Nell’ottica della retribuzione, la pena si configura come reazione morale e giuridica al male che è stato commesso con il reato, alla cui gravità è proporzionato: si tratta di un castigo morale e non di vendetta. Secondo il principio di prevenzione lo Stato non restituisce male con male, semplicemente assicura la difesa della società, della pericolosità, degli autori dei reati, sforzandosi, mediante la pena, di impedire che soggetti socialmente pericolosi commettano altri reati. A quest’ultima concezione si appellano i sostenitori della pena di morte: svolgerebbe proprio una funzione preventiva nei confronti di ondate di criminalità organizzata, che rischierebbero di scompigliare il tessuto sociale di uno Stato. La pena di morte, inoltre, placando il rancore delle vittime dei loro parenti, attenuerebbe la tentazione di vendette private e di ricorso a disordini sociali. Inoltre il detenuto viene a gravare economicamente sullo stato in caso di ergastolo o lunga reclusione. La pena di morte è conveniente economicamente alla società civile. Rimane il fatto che la pena di morte costituisce una pena irreparabile e non è possibile risarcire chi sia stato condannato ingiustamente, il potere di ogni capo di stato è quello di concedere la grazia in caso di dubbio, commutandola in ergastolo o in un’altra pena detentiva. Coloro che si oppongono alla pena di morte si richiamano a motivazioni morali. Pur non cessando di denunciare la crudeltà della pena di morte che nessun uomo, ne come individuo ne come rappresentate della comunità, abbia il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, a prescindere dalla gravità delle colpe commesse da quest’ultimo. La pena di morte contravviene al principio secondo cui la finalità della pena non è data dalla vendetta o dalla semplice punizione del colpevole, ma dalla sua rieducazione e recupero sul piano umano e sociale. Il dibattito condotto dagli oppositori della pena di morte non si muove unicamente sul piano dell’etica e quest’ultima non rappresenta uno strumento efficace nemmeno contro la criminalità organizzata, che è stata sconfitta adottando mezzi diversi, in particolare colpendola nei suoi interessi economici. Certamente appaiono innegabili le tendenze alle recidive e alla vendetta privata, il problema si deve porre in termini di educazione sociale, e la soluzione è data da una continua assistenza degli ex-carcerati e da una opera di educazione alla legalità. A queste considerazioni se ne aggiungono altre due ancora più significative. L’eventualità di errori giudiziari che avrebbero come esito l’uccisione di un innocente. La pena di morte si configura inoltre come uno strumento di discriminazione sociale, poiché ad essere giustiziati sono nella maggior parte dei casi, criminali che appartengono alle classi sociali più deboli, membri delle minoranze razziali, individui con basso livello di scolarizzazione, soggetti con una vita sociale allo sbando, persone con reddito molto basso, a volte oppositori politici. I Paesi in cui si applica la pena di morte sono: alcuni stati degli USA, Cina, Singapore, Arabia Saudita e Congo. L’esecuzione di una condanna a morte può causare sofferenze fisiche di entità diverse a seconda delle tecniche usate. Abbondano le storie di esecuzioni particolarmente dolorose o cruente qualunque sia il metodo impiegato.vi è anche una forte componente di crudeltà psicologica. La durata e l’incertezza costituiscono una combinazione perversa. Dopo anni di attesa, l’annuncio dell’esecuzione può essere dato con pochi giorni d’anticipo o addirittura pochi minuti. Così la morte della personalità può anticipare di molti anni la morte fisica. I metodi d8i esecuzione utilizzati sono: la sedia elettrica, l’iniezione letale, la camera a gas, l’impiccagione, la fucilazione, la lapidazione e ghigliottina. Secondo me, la pena di morte in alcuni casi può essere utile, perché non trovo giusto che un criminale dopo aver commesso un omicidio venga punito solo con la reclusione di alcuni anni e poi rilasciato, magari per “buona condotta”, e libero di commettere altri gravi reati. Non sempre le opere di recupero per questi criminali sono efficaci e quindi è necessario attuare una pena più severa.

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