La bella serata, Moravia

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Testo

ANALISI DEL TESTO “LA BELLA SERATA ”
(Alberto Moravia)
Il racconto “La bella serata”, pubblicato nell’anno 1954, è stato scritto da Alberto Moravia (il suo vero nome era Alberto Pincherle), scrittore romano nato nel 1907 appartenente alla corrente del Neorealismo. Come nella maggior parte dei testi narrativi dello scrittore romano vi è una netta prevalenza dell’azione sulla riflessione, infatti la vicenda procede attraverso contrasti psicologici marcati tra i personaggi, solitamente pochi, che si rivelano attraverso i gesti e i dialoghi; i luoghi esterni sono scarsi, sempre in rapporto con le situazioni del racconto; il linguaggio mantiene costantemente un livello medio, spesso con inflessioni romanesche.
La vicenda si apre con la presentazione di sei amici, protagonisti del racconto, i quali si sono dati appuntamento in una fredda sera invernale, per fare una bella cena assieme. Il luogo di ritrovo è una piazza di Roma, forse non la più bella o la più celebre, ma uno dei sei assicura di conoscere lì vicino un’osteria dove si può cenare proprio bene. In realtà la serata non sarà “bella” come si aspettano gli amici: la strada è lunga, l’aria è fredda, l’osteria è sporca, umida e gelata, l’oste non è per niente affabile. Sembra quasi che colui che aveva tanto insistito nell’andare in quell’osteria in realtà si sia sbagliato posto, ma come si fa ad ammetterlo davanti a cinque amici? Così i personaggi un po’ per cocciutaggine e un po’ per ingenuità non sanno correggere il corso degli avvenimenti e l’esito della serata è sicuramente lontano dalle loro aspettative.
Il narratore di questo racconto è uno dei sei amici protagonisti della serata, quindi si può dire che sia interno e dall’esposizione delle sequenze si intuisce che egli conosce già gli avvenimenti esposti.
Il tempo del racconto è contemporaneo al periodo di produzione (1954). Quello narrativo scandisce con precisione i momenti della cena: l’arrivo in trattoria, l’ordinazione, l’antipasto, i primi, i secondi, il dessert, la canzone finale, il pagamento e l’uscita dal locale. Questo è un tempo vissuto dai personaggi come qualcosa di oppressivo, lungo e pesante ed ogni momento sembra preannunciare un peggioramento successivo.
La descrizione dell’ambiente esterno e interno si sussegue senza discontinuità né narrativa né di contesto: le strade sono lunghe, smorte e fredde, i locali della trattoria sono grandi, scrostati, sporchi e freddi. Passando dall’esterno all’interno non cambia la situazione degli avventori e quindi si procede ad un peggioramento; infatti gli avvenimenti si svolgono sia nella strada per arrivare alla trattoria, sia all’interno di quest’ultima. Dell’osteria abbiamo una descrizione dettagliata che dice che i sei amici subito si accorgono che non è un gran che. C’è un primo stanzone coi tavoli di marmo per berci il mezzo litro e poi c’era un secondo stanzone diviso in due parti da un tramezzo: da una parte la cucina, dall’altra la trattoria vera e propria con cinque o sei tavoli con le tovaglie. Per il resto il solito squallore dei locali intorno alla stazione: segatura in terra, intonaco scrostato alle pareti, seggiole sgangherate, tavoli idem, tovaglie rammentate, bucate e per giunta sporche quello che li colpisce di più è il freddo: intenso, umido, di grotta.
I personaggi del racconto sono principalmente sei. I loro nomi ci vengono subito citati: Adele, Amilcare, Gemma, Remo, Sirio e il narratore del quale non viene espresso il nome. Dei personaggi non ci viene comunque indicata una lunga descrizione, ma solo alcune cose fondamentali durante il corso degli avvenimenti. Dei primi tre ci viene detto che sono legati familiarmente, infatti Adele è la moglie di Amilcare e Gemma è la loro nipote di Terni venuta in gita a Roma. I due coniugi ci vengono descritti come due persone differenti: lei ci viene descritta come una persona secca e triste, mentre lui grasso e allegro. Inoltre il marito viene anche descritto come una persona tirchia (perché infatti ha scelto lui un posto simile per risparmiare), ma nonostante questo ci tiene a far bella figura davanti ai suoi amici, cercando più volte di raddrizzare la serata anche se spesso senza successo. Della loro nipote Gemma, oltre a quanto già detto sopra, viene anche detto che è una bella ragazza bruna e che passa gran parte della serata a scherzare con Remo. Quest’ultimo ci viene descritto come un uomo piccoletto, con la faccia bruna e accesa, la fronte bassa tutta riccioletti neri, gli occhi strizzati e iniettati di sangue e gli piace cantare. Nonostante questa descrizione un po’ negativa, quando canta, non è mai volgare, semmai troppo sdolcinato. Durante la serata, trascorre gran parte del suo tempo a scherzare con Gemma, probabilmente per una cotta; infatti a fine serata le canterà anche una canzone. Un altro amico è Sirio il quale è affetto dall’ulcera allo stomaco e dai suoi atteggiamenti si può anche capire che è un uomo abbastanza critico; infatti non perde occasione per rinfacciare ad Amilcare la scelta del posto. Oltre al fatto che è appassionato di calcio come il narratore, non viene detto nient’altro. Del personaggio che narra la storia, non viene espressa alcuna descrizione. Oltre a questi sei protagonisti, abbiamo anche un altro personaggio, l’oste. Un omaccione con la faccia tetra, quadrata e gli occhi pesti e mal contenti. In vari momenti del racconto ci vengono descritti alcuni suoi atteggiamenti svogliati, non curante dei clienti è testardo tanto da non essere neppure permaloso. Come ultima comparsa abbiamo un uomo che finirà per fare a pugni con Amilcare, e che viene descritto come un biondino ricciuto, basso, con una maglia rossa che gli arriva fino alle orecchie.
Il momento conviviale è nella tradizione narrativa il simbolo dell’amicizia e della coesione del gruppo. Qui però, nella dimensione simbolica, si introducono numerose piccole miserie appartenenti alla vita quotidiana (le difficoltà digestive di uno, la sbadataggine di un altro che non sa trovare il locale ecc.)che danno subito la sensazione di un inevitabile fallimento.
La lingua scelta dal narratore che emerge nei discorsi diretti dei personaggi è la lingua dialettale romanesca: una lingua diretta, trasparente, capace di rappresentare la “miseria” di quei luoghi e di quella serata.
Lo svolgimento del racconto ha un andamento lineare (fabula) con la seguente successione di sequenze:
• Prologo: decisione di andare a mangiare in trattoria;
• L’incontro con l’oste, il quale non riconosce Amilcare;
• Primo litigio con l’oste: antipasto e primo;
• Secondo litigio con l’oste e i secondi piatti;
• Episodio della canzone di Renzo;
• Litigio con i commensali;
• La rissa finale;
• Epilogo: uscita dalla trattoria con appendice dei rifiuti sulla testa di Amilcare.

Giovannini Marco 2^A

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