Il bisogno di sacro

Materie:Tema
Categoria:Lettere

Voto:

2 (2)
Download:50
Data:30.05.2007
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
bisogno-sacro_1.zip (Dimensione: 6.73 Kb)
trucheck.it_il-bisogno-di-sacro.doc     27.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Bisogno di Sacro

Mi dispiace dovermi trovar a mettere in discussione già in partenza l’affermazione centrale del titolo…la nostra epoca è caratterizzata da un vero e proprio “bisogno di sacro”?
Penso, innanzitutto, che per un tema così ampio sia impossibile e sbagliato svolgere riflessioni di carattere generale: dire “epoca”, “generazione”, “gente”, sottintende il fatto che tutte i membri che fanno parte di tali gruppi, partecipano, collettivamente, ad un determinato fenomeno.
Credo inoltre che la necessità di trovare un proprio credo religioso appartenga più a una minoranza che non, come afferma il testo, alla nostra epoca.
Sono invece completamente d’accordo sul fatto che le religioni tradizionali, soprattutto il cristianesimo (cattolicesimo e ortodossismo in primis), hanno subito una profonda crisi.
Le nuove dottrine sociali, sviluppatesi soprattutto a partire dall’illuminismo in poi, hanno sicuramente assegnato un ruolo di centralità all’individuo, screditando il concetto di Uomo inteso come membro di una comunità, hanno proposto un rifiuto dei dogmi (una volta scontati), in quanto la persona, essere pensante e fornito di ragione, può giungere razionalmente, senza bisogno di forzature e indirizzi, a delle conclusioni. C’è da dire anche che si riafferma un immagine della Chiesa piuttosto negativa: le corruzioni e gli errori del passato vengono rispolverati e analizzati sotto una luce nuova, sotto il lume dei nuovi ideali politici, morali e filosofici.
Non è rara neanche l’opinione, a mio avviso molto superficiale, secondo la quale le religioni tradizionali siano crollate di fronte al semplice quesito –come è possibile parlare di Dio, dopo le morti, i massacri e le stragi delle guerre mondiali?- ( in realtà, si tratta solo di una giustificazione, di un modo per sentirsi meno colpevoli. Si pretende il “libero arbitrio”, ma si “incolpa” Dio…non è più corretto dire –come è possibile parlare di Uomo?-).
Infine la politica della Chiesa, quasi sempre conservatrice, si è scontrata con quella delle masse che nel ‘900 ha visto l’affermarsi di temi come l’aborto, il divorzio, l’eutanasia (adesso anche il matrimonio tra coppie gay e la fecondazione assistita), e ha fatto sì che i singoli individui, trovandosi in disaccordo con una dottrina chiusa alle innovazioni, abbia “abbandonato il Dio tradizionale”, abbandonato la pratica effettiva del culto (moltissimi vengono battezzati, ricevono i sacramenti, si sposano in chiesa, più per tradizione che per credo), trovato un’alternativa, o piuttosto “caduti” nell’ateismo.
Dico “caduti”, forse esagerando, mettendo però in risalto il fatto che una laicizzazione della società ha portato talvolta ad un’indifferenza generale, ad una mancanza di valori, e a processi quali lo sviluppo incontrollato, fautore di consumismo e di una visione di uomo come elemento economicamente utile (non più come membro di una collettività, ma come “prodotto” del sistema, omologato e uniformato alla massa).
Anche per questo devo sottolineare che non è corretto svolgere un’analisi globale, facendo “di tutta l’erba un fascio”…Si può notare comunque che verso la fine del secolo, soprattutto dopo il crollo dell’unione sovietica, la Chiesa è riuscita a riprendersi e a riacquistare credibilità, grazie anche e soprattutto al papa Giovanni Paolo II, che ha saputo instaurare un rapporto di apertura e di dialogo soprattutto verso i giovani.
Il rifiuto dei credi tradizionali ha favorito l’avvento di nuove religioni, spesso più “pratiche” che non culti veri e propri, come invece accadeva in passato.
L’immagine del monaco cattolico orante, con un breviario in mano, inginocchiato in una chiesa, viene piano piano sostituita con quella del tibetano con la tonaca arancione, immerso a gambe incrociate in qualche meditazione.
Si dà molta più importanza alla cura del corpo e a tecniche provenienti dalle religioni orientali (c’è un attrazione potentissima da parte di ciò che è nuovo, diverso e proveniente da lontano) in cui spesso la preghiera si trasforma in rilassamento fisico, in ricerca di equilibrio, in un rapporto anima-corpo molto più stretto di quanto non proponesse la mentalità tradizionale in cui la fisicità è spesso collegata alla sessualità e quindi a tabù o peccato. Forse si tratta più di scelte di comodo, che non effettivamente di fede (questi credi non hanno quasi niente a che vedere con le dottrine ascetiche da cui provengono, se non i nomi e alcune sfumature) dove le nuove dottrine giustificano i nostri gesti e la mentalità moderna.
Altra “categoria” è quella di chi non si è staccato del tutto dalla mentalità del Dio cristiano, naturalmente composta da persone non praticanti, ma che tagliando in modo netto con la Chiesa e i dogmi, si crea un “Gesù Personale” (come quello cantato dai Depeche Mode a metà degli anni ’80, per cui ogni fedele si costruisce una propria visione distorta e soggettiva della figura divina).
Certezze personali in campo religioso-filosofico erano lo scopo della ricerca che molti giovani intrapresero nel dopo guerra negli States, in cui attraverso viaggi, riflessioni, ubriacature e gesti estremi cercavano risposte ai quesiti esistenziali (bisogna stare attenti a non confondere il movimento cosiddetto “beat” con i successivi “hippy”, in cui si mirava più a ideali politici e sociali –spesso strumentalizzati-, o con i “Punk” che nacquero dal ’77 in Inghilterra più per un rifiuto del sistema –anch’esso strumentalizzato-, che per una ricerca religiosa).
Curiosa ed emblematica la dichiarazione rilasciata durante un’intervista proprio da uno dei portavoce della Beat Generation, Jack Kerouac, che alla domanda –chi preghi?- rispose –Dio, la Vergine Maria, Buddah, e il mio fratellino morto-.
Si contrappone alle ondate di crisi e di estenuante ricerca, l’Islam, l’unica delle grandi religioni monoteiste che è uscita indenne dall’ultimo secolo. Sicuramente hanno giovato a mantenerla in buona salute uno stretto rapporto tra autorità politiche e religiose (talvolta coincidenti) e una mancanza di alternative (dovuta ha una scarsa informazione e ad un’ libertà).
Si nota in effetti che un’altissima percentuale di cittadini in medio-oriente è effettivamente praticante, mentre lo stesso non si può dire per il cristianesimo occidente.
Spesso però dittature chiuse verso l’esterno (Saddam Hussein) o ispirate da leader fondamentalisti (Komeini, Bin Laden), hanno prodotto nella popolazione un sentimento di non tolleranza e rifiuto verso l’occidente, creando conflitti di tipo religioso, ma soprattutto politico e economico.
Senz’altro tali scontri hanno portato a innumerevoli riflessioni, ad una maggiore apertura al dialogo, all’intento di combattere il fondamentealismo. Credo, e la mia opinione è piuttosto rara, che l’estremismo religioso non sia da combattere, in quanto nessuna religione predica violenza e guerra (si continua ad affermare che il Corano predica “la guerra santa”…ma nell’Antico Testamento non c’era un “Dio degli eserciti”?...è sicuramente un discorso da interpretare…), perciò ogni uomo che vive a fondo il proprio credo non è da considerare come un pericolo; piuttosto è pericolosa la strumentalizzazione e una mancata contestualizzazione degli ideali religiosi, che porta agli scontri poco fa citati.
Si può assistere, in definitiva, ad un quadro assolutamente variegato, da cui è impossibile trarre una conclusione di fondo, ma dal quale emerge una grande crisi nel rapporto tra sacro, società e singolo individuo, una crisi che viene mal interpretata dall’uomo moderno (il sistema mira ad evitare le crisi, è imperativo sorridere, consumare e pensare meno possibile); solo un ritorno alle tradizioni o una ricerca di alternative può portare effettivamente ad una presa di coscienza e a un abbattimento di quell’indifferenza e di quel menefreghismo che sono spesso diventati la nuova religione dell’occidente.

Daniele Pasquini

Esempio