GANDHI MOHANDAS KARAMCHAND

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Testo

MOHANDAS KARAMCHAND GANDHI

Gandhi (Mohandas Karamchand), soprannominato il Mahatma (“la Grande Anima”), uomo politico indiano (Porbandar, Kathiawar, 1869 - Nuova Delhi 1948). Nato in una famiglia agiata e colta, di una rara elevatezza morale, studiò all'università di Ahmedabad, poi a Londra (1888-1891) per ottenere l'abilitazione alla professione di avvocato. Dopo avere esercitato per un breve periodo l'avvocatura a Bombay, soggiornò tra il 1893 e il 1914 nell'Africa del Sud dedicandosi alla difesa dei 150.000 Indiani emigrati in quel paese.
In quello stato fondò la Transvaal British Indian Association (1903) e il giornale Indian Opinion (1904). A partire dal 1906 applicò i suoi metodi di lotta contro le leggi del Transvaal che attuavano discriminazioni contro gli Asiatici. Scrisse in questo periodo Hind Swaraj (L'indipendenza dell'India). Ritornato in India collaborò con gli Inglesi durante la prima guerra mondiale; ma si volse decisamente contro di loro dopo la sanguinosa tragedia di Amritsar (13 aprile 1919), lanciando una campagna generale di resistenza non violenta e di non collaborazione (luglio 1920).
Gandhi divenne l'anima del movimento di resistenza che praticava una duplice tattica: 1. non partecipazione ai prestiti, boicottaggio dei tribunali e delle scuole statali, rifiuto di ricoprire cariche civili o militari;
2. propaganda dello swadeshi, rivendicazione della indipendenza nazionale.
Dopo il congresso di Delhi (1922) fu intentato un processo all'agitatore, che ormai appariva agli occhi del suo popolo come un santo e un eroe nazionale e che fu presto rimesso in libertà (1924). Nel 1930 prese l'iniziativa di un nuovo movimento di resistenza antibritannica. Nuovamente incarcerato, fu liberato dal viceré lord Irwin con cui concluse (marzo 1931) il patto di Delhi, prima di partecipare a Londra alla prima conferenza della Tavola rotonda nel corso della quale chiese l'indipendenza per l'India; non avendola ottenuta, riprese (1932) la sua campagna di disobbedienza; per tre volte incarcerato (1932-1933), effettuò uno sciopero della fame per attirare l'attenzione sulla sorte degli intoccabili.
Dopo un periodo di ritiro dalla vita politica (1934- 1939), ritornò sulla scena per imporre alla presidenza del partito indipendentista uno dei suoi seguaci, Rajendra Prasad (1939). Liberato per l'ultima volta nel 1944 dopo due anni di carcere e un lungo sciopero della fame, partecipò ai negoziati che si conclusero con la proclamazione (15 agosto 1947) dell'indipendenza dell'India, ma anche con la sua separazione dal Pakistan, che, pur non condividendo, ritenne necessaria per le profonde rivalità religiose. E mentre era intento a una tenace opera di pacificazione, il 30 gennaio 1948 un fanatico indù lo assassinò, suscitando il compianto dell'India intera: le sue ceneri furono gettate nel Gange alla presenza di una folla immensa.
La sua dottrina etico-politica, fondata sul valore spirituale del lavoro domestico e sulla “non violenza” (ahimsa), fu ispirata alla religione giainica a cui la sua famiglia apparteneva. Egli la mise in pratica con grande abilità per conseguire gli scopi politici cui mirava. Più volte incarcerato, digiunava nella sua cella fino al limite delle forze (il diritto al suicidio per inedia è affermato dai giainisti). Gandhi lasciò un ricordo incancellabile nella storia dell'India moderna e in quella dell'umanità, poiché il suo carattere e l'esempio della sua vita ne fecero un essere eccezionale: può essere considerato l'apostolo della libertà indiana.

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