Vittorio Alfieri.

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Testo

VITTORIO ALFIERI

Nato nel 1749 e morto nel 1803, Vittorio Alfieri era Piemontese, divenne scrittore soltanto nel 1775, grazie ad una vera e propria conversione poetica, fu infatti una scelta matura e dolorosa, prima reazione all’illuminismo in crisi.
Non era un romantico, era piuttosto un intellettuale che cominciava a risentire i motivi della crisi. Era, però, già l’idea dell’eroe romantico.
Era un nobile, di carattere scontroso, fiero, malinconico, triste, per tutta la gioventù ha avuto le caratteristiche di un giovane in crisi. È stato educato in un collegio militare, dove lui diceva di non aver imparato nulla. Aveva il gusto per le letture segrete (classico dell’illuminismo francese). Uscito dal collegio sentì un’unica grande certezza: l’ANSIA DI LIBERTÀ, il bisogno di non avere freni. Lo avvertì ma non lo chiarì bene.
Viaggiò moltissimo attraverso l’Europa, i suoi erano viaggi tormentati, tumultuosi e frenetici. Tornato da tali viaggi visse a Torino in una vita vuota che non lo appagava, poi ebbe la vocazione di scrivere, lesse tutti i grandi classici, poi scrisse soprattutto tragedie (dove rappresentava il conflitto tra l’eroe e il mondo).
PENSIERO: la sua era una formazione di tipo materialistico, non era credente e neanche deista, vedeva il mondo come una macchina (anche questa era una visione illuministica). Non era un filosofo, non aveva rigore razionale. Preferiva il suo senso di ribelle e la vita sentimentale (rifiutò il razionalismo).
SENTIMENTO S FORTE SENTIRE (differente dal romanticismo, non è infinito) è un’esplosione d’impulsi, d’istinti, passioni (dato esteriore); mentre la ragione è imbevuta di schemi, concetti, per questo è frustante.
Gli uomini (la massa) sono schiavi, hanno rinunciato al forte sentire. L’uomo intero da voce ai sentimenti; la vita deve essere affidata ai moti istantanei, agli eccessi, non alla ragione, rifiutava una vita calcolata.
AGONISMO EROICO: “Dio chiamo io l’uomo vivissimamente sentente”. L’uomo che si affida alla dismisura dei sentimenti sembra essere quasi superiore a Dio.
Le conseguenze di tutto ciò sono:
1. Il rifiuto categorico della scienza, che è freddo razionalismo, poiché lascia aperti gli interrogativi più profondi. La scienza spenge il forte sentire, spenge l’uomo.
2. Il rifiuto dello spirito borghese, dello spirito economico e della società spinta da bisogni utilitari.
3. Alfieri era ostile alla cultura, la quale, secondo lui, non produce uomini veri, produce solo chiacchiere. La cultura fa l’uomo meschino.
Secondo lui soltanto il forte sentire poteva produrre grandi uomini.
In cosa si manifesta l’ansia di libertà? Nel rifiuto della tirannide, che poi degenerò nel rifiuto di ogni forma di governo. La libertà a cui aspirava era la libertà dai propri limiti, viveva infatti la tirannide non solo come un fatto esterno, ma la tirannide sta anche nel solo fatto che siamo uomini (punto di vista romantico).
Ma al tempo stesso aveva anche una segreta attrazione verso il tiranno, perché era pur sempre un grand’uomo, perché aveva una personalità eccezionale.

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