Vittorio Alfieri - Come abbattere la tirannide

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Testo

Vittorio Alfieri
“Come abbattere la tirannide”

Riassunto

Secondo l’Alfieri, la tirannide può essere sorretta o distrutta dalla volontà popolare. Egli si domanda però come la volontà del popolo possa orientarsi verso una forma di governo meno opprimente se la tirannide è l’unica conosciuta. Risponde che purtroppo non esiste una soluzione efficace in tempi brevi, poiché nei paesi che da molto tempo sono soggetti ad un potere assoluto questo tipo di politica si è radicato nella tradizione (e, di conseguenza, viene accettato dal popolo) ed occorrono tempi altrettanto lunghi per infondere un’ideologia più liberale.

L’Alfieri ricorda di non essere stato perseguitato per i suoi scritti contro la tirannide proprio per questo motivo: i sovrani europei non li ritenevano pericolosi, vista l’”assuefazione” del popolo ad un governo di tipo assolutista. Se è vero che non basta uno scritto contro la tirannide per generare nel popolo un istinto immediato di ribellione, è vero però che esiste per il tiranno il rischio di essere eliminato in un istante, per mano di un coraggioso privato armato che fosse stato colpito nell’orgoglio personale o sentisse come proprio l’oltraggio alla dignità del suo popolo. L’uccisione di un tiranno avrebbe però come conseguenza soltanto un incremento della durezza nel sovrano successivo: sarebbe quindi necessario che il coraggio di ricorrere alle armi per conquistare la propria libertà si estendesse a molte persone.

Per ottenere questo, il tiranno dovrebbe essere tanto duro da portare all’esasperazione l’intera popolazione, facendo nascere così nell’animo di gran parte dei suoi sudditi il desiderio di insorgere. Nell’autorità del tiranno, insomma, sta lo stimolo per il popolo di ribellarsi al tiranno stesso. Quindi, quanto più il tiranno abusa del proprio potere, tanto più è probabile che i suoi sudditi insorgano e pongano fine a quest’insensata forma di governo.

Dopo queste valutazioni l’Alfieri si accinge a concludere il capitolo con una considerazione, che potrebbe apparire paradossale, ma è in realtà l’unica possibile: “l’ottimo cittadino”, ovvero un individuo virtuoso e umano, è costretto a sperare che il tiranno opprima sempre più pesantemente il suo popolo perché questo giunga finalmente a ribellarsi, anche pagando il prezzo di molti danni e grandi spargimenti di sangue che, fin dalle precedenti epoche storiche, sono purtroppo sempre stati necessari perché un popolo conquistasse la propria libertà.

Un “ottimo cittadino” è dunque tenuto a desiderare questo male passeggero, non superiore a quello causato dalla tirannide, per ottenerne benefici maggiori e più durevoli, poiché potrebbe giungere addirittura quel giorno in cui si benedirà il grave prezzo pagato, servito però ad essere liberi nella politica e nel pensiero.

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