Vittorio Alfieri

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

Vittorio Alfieri

Nato ad Asti il 16 gennaio 1749 da Antonio Amedeo, conte di Cortemilla, di antica nobiltà che muore quando il figlio aveva solo 3 anni. Viene quindi affidato a un parroco.
Studia presso l’accademia militare di Torino dalla quale esce con il grado di sottotenente. Ricordando gli anni dell’infanzia confesserà di avere subito una ineducazione che lo ha portato ad essere asino fra asini e sotto un asino.
A causa di una madre bigotta che non lo fa uscire tenta di uccidersi, poi per reagire alla sua malinconia e per sottrarsi al chiuso e provinciale ambiente de Piemonte, inizia a viaggiare. Le prima mete sono italiane poi europee: dall’odiata Francia all’amata Inghilterra, pio in Olanda, Svezia, Finlandia, Russia, Spagna, Portogallo, in una fuga da quella noia che lo coglie a ogni sosta troppo prolungata. E’ di questi anni la storia d’amore con l’inglese Penelope Pitt conosciuta a Londra.
Tornato in Italia nel Maggio del 1772, da vita a Torino a un circolo letterario ispirato alla cultura francese dove vengono studiati Montesquieu, Voltaire, Rousseau e i classici come vite parallele del greco Plutarco.
Trova poi un’altra vocazione, le tragedie, la prima fu Cleopatra, rappresentata al teatro Carignano di Torino.
Abbandona il Piemonte per andare a Pisa, Siena e Firenze a contatto con la parlata toscana.
Conosce poi Luisa Stolberg, moglie del pretendente cattolico al trono d’Inghilterra Carlo Edoardo Stuart.
Rinuncia ai beni familiari in favore della sorella Giulia in cambio di una cospicua pensione.
Si trasferisce a Roma con la Stolberg che voleva allontanasi dal vecchio marito che non voleva concederle la separazione legale.
Scrive tragedie tra cui Filippo, Agamennone, Della Tirannide.
Intanto la sua irregolare relazione con la contessa d’Albany era diventata oggetto di pettegolezzo così che fu costretto a lasciare Roma e a vagare tra diverse città italiane: ad Arquà visita la casa di Petrarca, a Ravenna la tomba di Dante, a Roma quella di Tasso e a Milano vuole conoscere Parini.
Viaggia ancora per l’Europa, a Colmar in Alsazia e a Parigi.
Scrive ‘del principe e delle lettere’ per l’amico Gori e ‘la virtù sconosciuta’. Entrambe le opere trattano della libertà.
Durante la rivol francese compone l’ode ‘Parigi sbastigliato’.
Torna in Italia e si stabilisce a Firenze con la sua donna.
Muore l’8 ottobre del 1803 e viene sepolto in santa croce dove la contessa d’Albany gli fa erigere da Canova un grandioso monumento funebre.

Una personalità ‘post-illuministica’

Negli scritti di Alfieri si trovano motivi illuministici, temi come la visione meccanicistica del mondo, l’idea di una letteratura quale strumento per illuminare le coscienze, l’amore per la libertà e l’avversione ai tiranni.
Il critico Di Benedetto chiamò post-illuminism quello di Alfieri.
Egli rappresenta la crisi di quel razionalismo che aveva mortificato le aspirazioni e la personalità dell’individuo.
Contrappone all’ottimismo illuministici un pessimismo così come al cosmopolitismo (l’uomo è cittadino del mondo) sente piuttosto la necessità dell’uomo libero di avere una patria.

La lotta contro il proprio tempo

Alfieri, che era aristocratico, vive un conflitto con la propria classe d’appartenenza. Tuttavia si batte con le armi della poesia per salvaguardare l’aristocrazia dello spirito in contrapposizione alla borghesia. Da qui prese spunto il suo progetto di un rinnovamento morale e civile che però era accessibile a pochi, ad un élite.

Alfieri protoromantico

Come per gli scrittori tedeschi dello Strum und Drang è la concezione della passione come sentimento individuale.
Questa esaltazione del forte sentire è per Alfieri prima di tutto un esaltazione del proprio personale forte sentire.
Dalla tonalità di scontentezza e dall’umor nero, caratteristiche del poeta, derivano alcune costanti della sua stessa biografia, come l’irrequietezza e l’ansia di viaggiare che in lui dipendono dall’ansia perennemente insoddisfatta di riconciliarsi con il mondo e con gli altri.
Il termine protoromantico dato da Benedetto Croce inquadra la figura di Alfieri nel periodo del passaggio al romanticismo.

Il Saul e la Mirra

Sono considerati capolavori del teatro italiano nei quali l’autore da un lato tratta la tematica del tiranno dall’altra elimina la politica per mettere in evidenza gli stati d’animo.
Trova nel vecchio testamento il soggetto della sua tragedia.
Il Saul racconta l’ascesa al trono del sovrano benedetto da Dio, i suoi successi militari ben presto oscurati dalle prodezze del giovane David, e il suo rapido declino determinato da un suo progressivo allontanamento da Dio e per questo andando incontro alla sconfitta e al suicidio.
Anche i personaggi minori si trovano nella fonte: da Gionata figlio di Saul a Micol moglie di David.
In realtà non è David il suo vero avversario bensì quel Dio per cui tutti i personaggi non sono altro che i suoi strumenti.
Il sovrano non accettando i suoi limiti umani trova solo nella morte la sua libertà.

Esempio



  


  1. merita kuqi

    sto cercando un saggio breve su Vittorio Alfieri suelle sue opere