Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 21.06.2000 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
Eloisa Grosso
Classe 3^ A
ITCS “Q. Sella” – TORINO
Riassunto e analisi sul pensiero di
Erasmo da Rotterdam e
Tommaso Moro
Erasmo nasce a Rotterdam nel 1466, figlio naturale di un religioso. Intraprende la carriera religiosa, nonostante non senta nessuna vocazione particolare (infatti, in seguito otterrà la dispensa dai voti) ed è considerato uno fra gli umanisti più europei per via dei suoi viaggi fra le città europee e per le influenze intellettuali subite. Erasmo come filologo sostiene la necessità di depurare un testo antico dalle interpretazioni passate e di studiarlo nel contesto storico in cui era stato concepito per ottenerne un’interpretazione più veritiera. Erasmo pubblica le Adnotationes di Lorenzo Valla al Nuovo Testamento con una propria prefazione, e poi il Nuovo Testamento nel testo greco con una traduzione in latino. In quest’ultima opera l’umanista dichiara che la Sacra Scrittura avrebbe dovuto essere dominio dei filologi e dei letterati piuttosto che dei teologi, poiché i primi l’avrebbero purificata dalle interpretazioni errate e resa nuovamente comprensibile. Per dimensione umanistica di Erasmo s’intende anche la sua formazione classica che riguardo al perfezionamento morale dell’uomo non è discorde dal messaggio cristiano. La tendenza umana alla ricerca della verità deve essere liberata dalle sottigliezze della teologia e dai riti solenni della religione. Per Erasmo, quindi, la verità va ricercata fra il sapere dei classici antichi e il messaggio cristiano. Il teologo olandese inoltre afferma che non esistono giudizi categoriali definitivi e propone una definizione dell’intellettuale rimasta attuale anche oltre il Cinquecento. La società contemporanea a Erasmo è per lui fonte di riso e ironia, e viene celebrata nelle opere i Colloqui e l’Elogio della pazzia. La religiosità secondo l’umanista è una devotio moderna, mentre la cultura non deve essere messa al servizio delle posizione rigorose e statiche. Le posizioni di Erasmo da Rotterdam sono moderate e discutibili e gli valsero il ruolo di profeta disarmato.
È grande nel Cinquecento la produzione letterale a proposito della descrizione di società ideali regolate da leggi perfette, tali da permettere uno sviluppo umano provo di costrizioni e limitazioni. Tommaso Moro, statista e scrittore del XVI secolo, nella sua opera Utopia critica la società e i costumi dell’Inghilterra cinquecentesca e fa il resoconto della vita nell’isola immaginaria di Utopia. Ogni proposta utopica di Moro nasce per rispondere ad una precisa situazione storica inopportuna. Nel periodo realistico quest’abbandono al sogno si spiega poiché svolge un ruolo d’impegno, critica e progettazione della città del futuro, quindi non è motiva dalle futilità della voglia di evasione e di fuga dalla realtà. L’esame del passato si sposta pertanto verso il presente, ed è dettato dai dubbi che sorgono verso la nascente società generata dall’economia di commercio. La progettazione di nuove società è però differente nelle varie opere utopiche poiché differenti sono i contesti nazionali in cui esse prendono forma: in ognuna di loro è comunque possibile rintracciare dei temi comuni come la valorizzazione del lavoro e, di contro, la critica riguardo all’ozio e al parassitismo. In queste opere è facile trovare anche i concetti dell’affidamento delle funzioni dirigenti in base alle capacità individuali e della religione ridotta a religione naturale ma proprio per questo motivo esaltata rispetto alla religione interpretata dagli storici. Tommaso Moro (1478-1535) si oppone alla politica imperiale di Enrico VII, ma diviene Lord cancelliere con Enrico VIII, ed è favorevole ad una riforma religiosa nell’ambito di una religione meno costrittiva e più naturale. Proprio Moro cade vittima dell’intolleranza e dell’odio teologico, e muore decapitato.