Marsilio Ficino ed Erasmo da Rotterdam

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

Ficino ed Erasmo da Rotterdam
-Due formule umanistiche-
a partire dal Quattrocento. Per rinnovare il pensiero, si ritorna ai classici e alla formula “Conosci te stesso” di Socrate; gli umanisti lo intendono come una chiave per comprendere l’uomo.
L’unico influenzato ancora dalla metafisica medievale è Marsilio Ficino.
Nell’Umanesimo, al centro dell’attenzione, si trovano sia la psiche nella sua normalità, che nella sua stravaganza: il più trasgressivo al proposito è Erasmo da Rotterdam, autore del famoso “Elogio della pazzia”. Il suo credo era: la vita non è che pazzia. Ma è un principio meno assurdo di quanto sembri, perché una dose moderata di follia conferisce energia alla vita.
Il filosofo che visse due volte, Ficino
Con Marsilio Ficino, il sacro comincia a lasciare spazio al profano. Per il cristianesimo, la filosofia antica era certamente profana. Per cristianizzarla, ficino sfruttò la mentalità religiosa di Platone, e fondò un circolo fiorentino “Accademia platonica”, frequentato da filosofi, letterati e mecenati come Cosimo de Medici e Lorenzo il Magnifico.
Ficino voleva trovare una linea di continuità dal pensiero greco a quello cristiano. Era convinto che la rivelazione di Dio fosse anteriore all’era cristiana, e che la si potesse cogliere attraverso i sapienti del passato: Pitagora, Eraclito, Platone, aristotele…chi seguiva questa catena poteva giungere al duplice traguardo di una religione dotta e una filosofia pia. Sino ad allora filosofia e religione erano sempre state separate, era invece ora che divenissero sorelle.
Ficino voleva emancipare la filosofia dalla religione, ma si ammalò gravemente, e non fu la lettura dei filosofi greci a guarirlo; ma fu la Vergine Maria, alla quale Ficino fece un voto. Da quel giorno decise di diventare sacerdote e si dedicò ad approfondire la religione cristiana e scrisse la “Teologia platonica”, volta a realizzare l’unione tra filosofia e fede.
L’anima è copula del mondo
Ficino ebbe successo fra gli umanisti perché interpretò i loro sentimenti più forti: l’ammirazione dell’universo e l’orgoglio di essere uomini. Erano stati Platone, e in seguito i neoplatonici, a dare importanza a questi aspetti.
Ficino recupera l’entusiasmo dei platonici e dei neoplatonici: egli non cessa di meravigliarsi di fronte alle gerarchie dell’universo.
Ma la meraviglia più grande per Ficino è l’uomo. Lo è grazie all’anima. In virtù di essa l’uomo si distacca da tutti gli altri animali. Così, Ficino escogita immagini e metafore. Ma la metafora che è rimasta più famosa è quella di “copula del mondo”. In latina copula significa coppia di entità, oppure collegamento fra due o più cose. Per Ficino, il ruolo dell’anima umana, consiste nell’essere un legame che collega gli altri gradi della realtà, sia inferiori che superiori. Essendo superiore al corpo e alle sue qualità, ma inferiore alle intelligenze celesti e a Dio, l’anima si trova ad occupare la zona centrale dell’universo, perciò Ficino, non pone solo l’uomo al entro del mondo, ma anche l’anima.
Una voce dall’Olanda: la vita non è che pazzia
Fra i pensatori rinascimentali, ve ne fu uno che espresse scetticismo e irrisione nei confronti delle idee dominanti. Fu un olandese, conosciuto come Erasmo. Il suo capolavoro si intitola Elogio della pazzia. Il tono del libro è sarcastico e rimane difficile da capire se la pazzia venga da lui elogiata in modo ironico, o che egli creda che sia preferibile alla ragione; la sua formula fu: la vita non è che pazzia.
Non bisogna credere però che Erasmo si auguri che trionfi la ragione, egli ritiene che la ragione sia la peggior consigliera dell’uomo.
La parte più interessante del libro non è solo eccezionale vivacità stilistica, ma anche una penetrante capacità di satira.
La satira che più veniva spontanea ad Erasmo, riguardava il mondo della Chiesa: agli artigli polemici di Erasmo, non c’è esponente della Chiesa che riesca a sottrarsi.
La parte satira e polemica del libro, volta soltanto a dimostrare che la maggior parte degli uomini e delle loro professioni, non sono affatto ragionevoli. Ma da ciò Erasmo ne conclude che la pazzia è amica della vita, della felicità e delle relazioni tra amici e famigliari, che donano agli uomini gran parte delle loro gioie.
Tuttavia, lo scettico Erasmo non fu sempre gioioso, forse, avrebbe preferito un mondo meno pazzo.

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