Materie: | Tema |
Categoria: | Letteratura |
Voto: | 1.7 (3) |
Download: | 1156 |
Data: | 16.04.2007 |
Numero di pagine: | 3 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
Il Decameron è comunemente riconosciuto come “epopea” del mercante, ma in esso si riscontra una qualche forma di “nostalgia” per il mondo cortese-cavalleresco. Individua nell’opera gli esempi significativi dei due aspetti menzionati.
Gli esempi che ci fanno riconoscere il Decameron come epopea del mercante sono molteplici; l’autore, infatti, celebra l’intelligenza e l’astuzia del ceto mercantile dedicando ai suoi componenti numerose novelle. Il mondo mercantile entra nelle pagine di questo libro non solo con i personaggi e nei temi, ma anche (e soprattutto) nell’ideologia. Novella da menzionare per questi aspetti è quella di Landolfo Rufolo che, impoveritosi, decide di darsi alla pirateria per recuperare le ricchezze perdute; attaccato dai genovesi, egli riesce a fuggire sopra una cassa che in seguito scopre essere piena di pietre preziose e si ritrova più ricco di prima. Degna di nota è anche la successiva, quella di Andreuccio da Perugia: costui, derubato dei suoi averi da una donna che si diceva sua sorella, torna a casa con un anello con un rubino, rubato ad un vescovo morto.
Altro aspetto mercantile molto evidente nell’opera è la “ragion di mercatura”, l’interesse economico che supera qualsiasi altro valore, anche gli affetti: basta leggere la novella di Lisabetta da Messina, in cui i fratelli di questa uccidono il suo amato perché la relazione di costui con la sorella può compromettere i loro interessi.
Per quel che riguarda la nostalgia per il mondo cortese-cavalleresco, anche qui abbiamo numerosi esempi; Boccaccio, innanzitutto, dedicando l’opera alle donne e scegliendo fra esse le “eroine” di alcune novelle, mette la figura femminile in primo piano, condizione indispensabile nell’epoca cortese; l’autore affronta, inoltre, alcuni temi tipicamente cortesi. Il primo esempio che spicca è quello della figura di Ghismunda, che si toglie la vita dopo che il padre ha ucciso il suo amante e le ha inviato il cuore di questo in una coppa d’oro: in questa novella emerge il tema cortese dell’ ”amore e morte” e la figura della donna è quella di un’eroina dei romanzi cavallereschi. Nella novella di Madonna Oretta è presente il tema dell’arte della parola, componente essenziale dell’ideale cortese e anche in questo caso la protagonista è una donna avveduta e saggia, tanto da far capire al cavaliere che la porta con sé a cavallo che non è particolarmente dotato di arte nel parlare, senza però offenderlo, ma utilizzando un espediente. Anche nella novella di Cisti il fornaio emergono dei valori e delle caratteristiche cortesi: oltre all’arte della parola e ad uno spiccato ingegno, il fornaio è dotato di generosità senza secondi fini e anche di liberalità; egli, infatti, con l’astuzia, riesce ad attirare presso di sé messer Geri Spina per offrire da bere a lui e a coloro che lo accompagnano. Infine non posso tralasciare la novella di Griselda, donna popolana che viene data come sposa ad un marchese, il quale per
metterla alla prova la tratta in maniera disumana, ma questa non cede alle cattiverie ed obbedisce a qualsiasi ordine del marito; Griselda è l’esempio più alto di virtù nell’opera, una vera “eroina boccacciana”.
Un ultimo esempio da citare che comprende entrambi gli aspetti analizzati è la novella di Federigo degli Alberighi: egli incarna gli ideali cortesi, come la liberalità e l’amor fino che prova nei confronti di monna Giovanna, per la quale dissipa tutto il suo patrimonio pur sapendo che non otterrà nulla da questa; la liberalità del protagonista, però, viene equilibrata con la masserizia, che è il saper amministrare il proprio patrimonio; questa qualità emerge solo al termine della novella, in seguito al matrimonio fra i due e in seguito anche all’esperienza negativa che Federigo ha vissuto, cioè alla perdita di tutti i suoi averi per l’eccessiva liberalità; i due valori, infatti, per far sì che nessuno dei due possa nuocere all’uomo, devono essere equilibrati e non tendere né all’avarizia, né allo sperpero.
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