Studio su: "La locandiera" di Carlo Goldoni

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Testo

LIMANA LUCA 4^E 05/05/2001

Relazione del libro: LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni

a) Nella Locandiera sono tanti gli episodi in cui i personaggi fingono di essere ciò che in realtà non sono. I più importanti nello sviluppo della commedia sono due, la finzione di Mirandolina nei confronti del Cavaliere di Ripafratta e la finzione delle due comiche Ortensia e Dejanira. Nel primo episodio ci troviamo di fronte due personaggi molto diversi: infatti Mirandolina, la padrona della locanda, è una “donna della nuova generazione”, appartenente, come spiegherò più avanti, alla borghesia del ‘700, mentre al Cavaliere le donne non interessano. Proprio a causa di questa sua misoginia, la locandiera cerca di conquistarlo in vari modi, ma soprattutto con il cibo, non prendendo in considerazione il Marchese e il Conte. Questi due nobili sono invece attratti dalle altre due attrici, che fingono di appartenere all’alta società, sia per conquistarli, sia per ricevere un trattamento migliore all’interno della locanda. Possiamo quindi trovare diverse motivazioni che spingono i personaggi a fingere ciò che non sono: prendere in giro, seducendolo, un uomo che non apprezza le donne; ricevere dei benefici dalla situazione che si crea quando la finzione viene messa in atto.
b) Ma La Locandiera è anche un perfetto meccanismo ad orologeria di analisi del carattere dei protagonisti e della loro umanità, ove essi diventano fortemente rappresentativi di mondi non comunicanti tra loro. Non a caso Goldoni li caratterizza fortemente con una ben definita area geografica di provenienza, cosicché la locanda in Firenze diventa il centro di un mondo periferico, di una "Italia" ancora in divenire, di un paese delle lingue e dei dialetti. Questa soluzione scenica ha evidenziato fortemente la parola che attraverso l'uso della cadenza dialettale degli interpreti diventa punto di forza e sostegno del carattere dei personaggi: così il Conte è un "napolitano" che si è conquistato il titolo nobiliare con la ricchezza acquisita, il Marchese e un "romagnolo" sanguigno ma ormai svuotato di forza, le due comiche sono espressione vivace di due culture fortemente dichiarate, "romana" una e "siciliana" l'altra, mentre il Cavaliere è un "senese" che ci offre un'immagine burbera di se stesso e del mondo che rappresenta. C'è una folta rappresentanza di varia umanità in questa commedia, pezzi di mondo che non si relazionano, e così Mirandolina e la sua locanda diventano metafora, luogo ideale per un possibile incontro, ricerca armonica di relazioni impossibilitate a concretizzarsi perché se tutti i protagonisti dichiarano di perseguirle, nessuno in realtà è poi disposto a costruirle, costretti come sono dai ruoli assegnati loro dalla storia e quindi destinati ad altro compito. Il Marchese, il Conte ma soprattutto il Cavaliere usciranno sconfitti da questo corteggiamento e di conseguenza Mirandolina tornerà ad essere una perfetta locandiera e la locanda, con il suo ritrovato equilibrio, tornerà ad essere una "semplice" azienda da gestire con accortezza.
c) Il capolavoro goldoniano narra la strana “avventura” di una giovane donna, Mirandolina, serva e padrona al tempo stesso di una locanda fiorentina. La figura di questa servetta è stata ripresa dalla Commedia dell’arte, dove tale personaggio figurava da “aiutante” per gli amori della padrona. Con la riforma goldoniana, questa figura si modernizza divenendo “donna di garbo”. E tale è Mirandolina: serva e signora che incarna il prototipo della nuova concezione del personaggio femminile nel teatro. Intorno a questo personaggio si svolge tutta la commedia, sicuramente la migliore dell’intera opera goldoniana. Gli altri personaggi, dettagliatamente descritti, sono: tre nobili con i loro importanti appellativi e cioè il Marchese di Forlipopoli, il Conte di Albafiorita e il Cavaliere di Ripafratta; due donne attrici comiche Ortensia e Dejanira; infine tre servi di cui due innominati e uno di nome Fabrizio. Questo insieme di personaggi vuole rappresentare e differenziare le tre classi sociali tipiche del ‘700: nobiltà, borghesia, di cui fa parte anche Mirandolina e popolo. All’interno dell’opera si può notare anche una piccola competizione tra le prime due classi sociali, proprio come succedeva durante il periodo goldoniano, con il popolo che veniva lasciato ai margini della società. Tuttavia tale suddivisione in solo tre classi sociali è limitata e troppo rigida, dal momento che a quel tempo, esistevano altre rimarchevoli differenze di ceto anche all’interno di questi tre gruppi. Per esempio nel gruppo dei nobili si può notare la differenza tra la nobiltà di sangue, con il Conte, e quella di recente acquisto, con il Marchese. Il Cavaliere invece non entra a far parte di questa specie di duello, nonostante il suo carattere misogino. Questa differenza si nota benissimo nel modo in cui i tre cercano di conquistare Mirandolina, il Conte con regali, il Marchese con il prestigio del suo casato e il cavaliere, che alla fine si innamorerà anche lui di Mirandolina, con la protezione di una forte passione. Un importante dettaglio della sua riforma si nota nel secondo gruppo: quello della borghesia e delle donne. Anche qui si nota la forte differenza tra le due attrici e Mirandolina che rappresentano rispettivamente la vecchia commedia dell’arte e il nuovo modello teatrale. Goldoni, in modo superbo, rappresenta questa diversità quando fa scoprire a Mirandolina il trucco delle attrici che si fingono nobili per conquistare i veri nobili. Mirandolina, nonostante non è attrice, riesce a fingere meglio senza farsi scoprire da nessuno. Un altro particolare importante sta nel titolo della commedia: la locandiera, che concentra tutta l’attenzione del lettore e dello spettatore proprio sulla figura di Mirandolina. Il terzo gruppo, a differenza degli altri, non è di un’importanza abissale. L’unico personaggi di importanza è questo Fabrizio, figura un po’ sconosciuta che lavora con Mirandolina ma che non viene mai descritto benissimo, ma che alla fine diventa il suo sposo anche se ha un po’ paura, analizzata tutta la commedia, di un possibile tradimento da parte della sua sposa. La differenza delle classi sociali si fa sentire anche nell’ambito del denaro e dei doni che il Marchese di Forlipopoli e il Conte di Albafiorita utilizzano per cercare di conquistare l’astuta Mirandolina. Il cibo (insieme al vino) è invece il motivo ricorrente del secondo atto e ad esso è associato un significato simbolico di tipo sessuale. L’appetito del Cavaliere non è altro che un sostituto del desiderio sessuale represso: gli intingoli di Mirandolina, stuzzicando l’uno, risvegliano anche l’altro, che emerge in alcune battute (“Non vorrei che voi mi faceste mutar natura”).
d) Anche per analizzare i diversi concetti e le diverse idee riguardanti la donna e l’amore, bisogna considerare l’appartenenza alla classe sociale dei tre personaggi. Per il Marchese la donna è un suo possesso, come se fosse una proprietà, e non gli interessa se l’amore della sua amata è ricambiato oppure no. Il Conte invece pensa solo a se stesso: gli interessano solamente i soldi, con i quali può conquistare le donne, e non gli interessa se l’amore di queste è ricambiato o no. Al Cavaliere invece non interessano le donne: possiamo dire che rappresenta il soldato all’antica maniera, e la donna è una persona subordinata e secondaria.
e) L'intera commedia è centrata sul personaggio di Mirandolina, un'affascinante incarnazione dell'eterno femminino, della civetteria, della malizia e della furbizia delle donne.
Mirandolina è una donna d'affari, una tipica esponente della borghesia in ascesa nel '700, solida, concreta e senza grilli nobiliari per la testa, che a contee, cavalierati e marchesati preferisce un prosaico ma sicuro matrimonio con un uomo del suo ceto, capace di aiutarla nella conduzione della locanda. Una frase che riassume la mentalità del personaggio è facilmente individuabile quando afferma: "Mi piace l'arrosto e del fumo non so che farmene".
La commedia termina con un lieto fine, ma tuttavia con un monito di cui non si deve credere che Goldoni credesse sinceramente alla funzione didascalica e morale della commedia. Si tratta invece di un finale grazioso e simpatico (un classico lieto fine con matrimonio), che sembra esaltare le arti della civetteria femminile più che ammonire a sfuggirle.
f) La donna assume nella società del Settecento un ruolo nuovo e importante, che in molti casi non solo affianca, ma addirittura sostituisce la figura preponderante dell'uomo (pensiamo ad esempio all'imperatrice Maria Teresa d'Austria), che sempre più spesso resta fossilizzato in limiti comportamentali che appartengono irrimediabilmente al passato. Proprio rompendo col passato, Mirandolina non domina la scena esibendo le sue arti di seduzione tipicamente femminile, ma utilizzando l'ingegno, servendosi della ragione sorretta da un senso profondo di coerenza umana e culturale che fa difetto proprio agli uomini. Il prevalere di Mirandolina sul Cavaliere di Ripafratta è proprio dettato da questa coerenza, che non vuole tanto affermare la superiorità di un sesso sull'altro, ma di chi usa la ragione su chi invece agisce sciattamente seguendo modelli comportamentali superati nei fatti e irragionevoli nella sostanza.
La commedia ci dona un personaggio che esprime mirabilmente l'intelligenza, l'autonomia e la consapevolezza della donna nel Settecento. Un personaggio-simbolo di una intera civiltà, la sintesi di tutte le creature femminili goldoniane precedenti, l'espressione di una teatralità che ha cambiato radicalmente la storia della drammaturgia e dello spettacolo. Mirandolina è uno di quei rari personaggi che finiscono coll'apparire paradigmatici di una condizione esistenziale che travalica il proprio tempo ed impersona una femminilità nella quale ogni epoca si riconosce, con sfumature, risvolti e peculiarità spesso opposte.
La commedia è il lucido ritratto di una società complessa nelle sue origini e nelle sue articolazioni presenti che possiamo ricondurre essenzialmente al contrasto fra realtà e finzione, dal quale avrebbe dovuto nascere un mondo nuovo, nel quale non avrebbero dovuto trovare facile posto i prevaricatori o gli ipocriti che "rappresentano" una parte, ma persone che vivono nella solida realtà quotidiana.

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