Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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1. Francesco Petrarca: la vita e le opere
1.1 La Vita
Nacque ad Arezzo nel 1304 da Ser Petracco, un notaio fiorentino che faceva parte del gruppo dei Bianchi, esiliato come Dante nel 1302 in seguito alla vittoria dei Neri, e da Eletta Canigiani. Nel 1312 il padre si trasferì ad Avignone (lavorava presso la corte pontificia) e collocò moglie e figli a Carpentras, dove Francesco Petrarca cominciò a studiare guidato da Convenevole da Prato.eguì, insieme al fratello Gherardo, gli studi giuridici (iniziati a Montpellier nel 1316 e conclusi a Bologna tra il 1320 e il 1326). Tornato a Avignone dopo la morte del padre, frequentò il mondo elegante della città. Qui, il 6 aprile 1327, nella chiesa di Santa Chiara, vide per la prima volta la donna che amò per tutta la vita e a cui si ispirò nelle sue opere poetiche in italiano: Laura, identificata tradizionalmente con una Laura di Noves, sposa del marchese Ugo di Sade.
Attorno al 1330 prese gli ordini minori, entrando a far parte del clero: lo scopo essenziale era (come spesso nel Medioevo) quello di assicurarsi una rendita sicura. Entrò quindi in rapporti di amicizia e di "clientela" con la potente famiglia Colonna (molto potente in Italia, Francia e Provenza): prima fu parte del seguito del cardinale Giacomo Colonna, poi divenne cappellano di Giovanni Colonna e nel 1335 canonico nella cattedrale di Lombez. Grazie alla protezione di questa famiglia entrò in contatto con i più importanti intellettuali del tempo, potè studiare e possedere libri costosi e rari, ed avere riconoscimenti pubblici come l'incoronazione a poeta (da cui l'espressione "poeta laureato": laurus è l'alloro, antico simbolo di Apollo come dio della poesia): l'8 aprile 1341, dopo che il re di Napoli Roberto d'Angiò lo aveva "esaminato" per tre giorni, il senatore Orso dell'Anguillara celebrò a Roma, in Campidoglio, questa suggestiva cerimonia, la prima del genere nei tempi moderni.
Nella biografia del Petrarca si evidenzia una sorta di irrequietezza che lo porta a viaggiare per gran parte d'Italia e d'Europa (a partire dal 1333, quando si muove per la Francia, per le Fiandre e la Germania), visitando luoghi, monumenti antichi, biblioteche. Periodicamente tornava però a raccogliersi in operosa meditazione (nella composizione di opere o nell'approfondimento di letture) in luoghi solitari come Valchiusa (vicino ad Avignone), Selvapiana (presso Parma) e, negli ultimi anni, Arquà sui colli Euganei. Questa aspirazione alla vita raccolta si esprime anche in operette come il De Vita Solitaria e il De Ocio Religiosorum.
A partire dagli anni '40 la fama del Petrarca cresce sempre più. Accolto ovunque con onori e riconoscimenti, entra in contatto con varie nobili famiglie italiane (i Correggio di Parma negli anni Quaranta, i Visconti di Milano tra il 1353 e il 1361, i da Carrara di Padova nell'ultimo decennio della sua vita). Dopo il 1350 entra in stretti rapporti d'amicizia con Giovanni Boccaccio (che lo considera un maestro spirituale e culturale): ma rifiutò una cattedra nello Studio di Firenze, come rifiutò di li a poco il posto di segretario del cardinalato in Provenza offertogli dal Papa.
Varie vicende lo portano negli ultimi anni a rinchiudersi sempre più in se stesso: la morte di Laura, avvenuta nel 1348 in seguito alla peste che infuriò in quegli anni in tutta l'Europa (quella stessa che fa da cornice alla struttura del Decameron boccacciano), quella precoce del figlio Giovanni (un'altra figlia, Francesca, nata nel 1343, vivrà con il padre fino alla sua morte), il venir meno delle speranze di rinnovamento politico (il tentativo di Cola di Rienzo, fallito nel 1347), l'aggravarsi della corruzione ecclesiastica (gli ultimi anni della "cattività" avignonese: solo dopo la morte del Petrarca il papato tornerà nella sua sede romana).
Ad Arquà, dove si era stabilito definitivamente dal 1370, morì nel 1374.
1.2 Le opere
I testi a cui è affidata la fama maggiore del poeta sono le poesie in volgare italiano (Petrarca è il perfezionatore della lingua poetica italiana iniziata dai Siciliani e portata avanti dai poeti toscani e da Dante). Sono i versi raccolti nel "Canzoniere" (366 testi, composti nel corso della sua intera vita e messi insieme negli ultimi anni) e nei "Trionfi" (un ambizioso poemetto composto a partire dal 1340 e curato fino alla morte). Altre rime, non comprese nel Canzoniere, sono state raccolte dai posteri col titolo di Extravaganti.
Tutto il resto della produzione di Petrarca è in latino.
Un primo gruppo di testi sono le "Lettere": corrispondenza reale, con amici, letterati e protagonisti della vita politica europea del XIV secolo, e corrispondenza "ideale", con i grandi spiriti del mondo antico. Quelle composte fino al 1361 sono raccolte in 24 libri, con il titolo complessivo di "Rerum Familiarum libri"; le "Seniles" invece raccolgono la maggior parte dei testi posteriori; le "Variae" tutte quelle che non sono entrate nelle due raccolte maggiori.
Un secondo gruppo sono le poesie latine: il poema in esametri "Africa", dedicato a celebrare la figura di Scipione l'Africano; le "Epistolae Metricae", il "Buccolicum Carmen" (imitazione virgiliana).
In un terzo gruppo si possono raccogliere operette di carattere polemico, spesso con forti risvolti autobiografici: "Invectivae contra medicum" (1353/54); "Invectiva contra quendam magni status hominem sed nullius scientiae aut virtutis"(1355); "De sui ipsius et multorum ignorantia" (1367); "Invectiva contra eum qui maledixit Italiae".
Un quarto gruppo sono le opere di erudizione e di compilazione: il "De viris illustribus" (iniziato nel 1338, e composto di 37 biografie di personaggi romani, biblici e mitologici); il "Rerum memorandarum libri" (1343-45: sono esempi di virtù e vizi proposti mediante aneddoti storici e letterari; l'opera è però incompiuta); l' "Itinerarium breve de Ianua ad Ierusalem et terram sanctam" (1358: una sorta di guida archeologico-geografica sul viaggio dall'Europa alla Palestina).
Un ultimo gruppo sono testi di carattere filosofico e spirituale. Fra queste il più importante è il "Secretum" (o "De secreto conflictu curarum mearum"), iniziato nel 1342/43, e ritoccato più volte, che costituisce la riflessione più compiuta del Petrarca su se stesso, la morte, il desiderio di gloria e di amore, la caducità dell'uomo. Poi il "De vita solitaria" (1346) e il "De ocio religiosorum" (1347), dedicati all'esaltazione della vita monastica (a cui si era dedicato il fratello Gherardo). Infine i "Psalmi poenitentiales" (1348: sono preghiere) e il "De remediis utriusque fortunae" (1354-1356: una meditazione sulla necessità di resistere alle avversità e di non fidarsi della buona sorte).
2. Autunno del medioevo e rinnovamento pre-umanistico : l’età di Petrarca
Petrarca può essere considerato il fondatore della lirica moderna ed un prototipo di pre-umanista o scrittore moderno. È fondatore di un nuovo tipo di intellettuale, ormai escluso dalla reale partecipazione alla vita sociale e politica, e che pertanto è diventato uno specialista della cultura. Inoltre l’autore esprime una forma di interiorità nuova segnata dalla conflittualità interna, essendo attratto sia dalla verticalità sia dall’orizzontalità; infatti crede che il bisogno d’amore da parte della donna amata (Laura) sia da ritenersi un peccato. Con Petrarca viene fondata una tradizione classicista in quanto molte sue opere si riferiscono a scritti di autori classici come Virgilio, Cicerone, ecc… favorendo la ripresa della priorità del latino come lingua di saggezza.
Il corso della sua vita si proietta sui primi due terzi della storia del ‘300 ed egli è testimone degli eventi più importanti dell’ultimo scorcio del Medioevo, che si può definire sconvolto, agitato e condizionato da situazioni come la decadenza dell’impero, le epidemie, le carestie, i mutamenti economici e politici. Questa non è la sola motivazione per definire l’indole del poeta irrequieta e mutevole, talvolta sensibile e curiosa, ricca di interessi intellettuali e di ansie morali che si possono ritrovare nella sua biografia quando verso il 1330 va’ alla ricerca di un equilibrio interiore. Tale ricerca è rappresentata da due luoghi molto importanti nel corso della vita del poeta: Avignone e Valchiusa; nella prima il Petrarca presta servizio come cappellano presso la famiglia del Cardinale G.Colonna, avvicinandosi sempre più all’amore per il mondo classico e alla figura del Papa, svolgendo una vita che si può definire mondana; nella seconda, invece, il poeta decide di ritirasi nella sua casa di campagna in cui coltiverà i suoi studi avvolto da una certa spiritualità. Quindi Valchiusa resta pur sempre il polo di attrazione della sua vita sentimentale, il modello consapevole o inconsapevole di ogni ideale soggiorno terreno; basti pensare che quasi tutte le sue opere più importanti furono composte o ideate in questa città.
Tra il 1342 e il 1343 ci fu’ infatti la prima stesura del dialogo SECRETUM, confessione della sua crisi morale e religiosa, che tocca il suo culmine dopo avvenimenti che turbano profondamente il suo cuore: la nascita della figli naturale Francesca e l’improvvisa conversione del fratello Gherardo, ritiratosi a vita religiosa nel monastero di Montrieux.
2.1 La crisi religiosa e morale
Il più approfondito riconoscimento del mondo classico si colora, nel Petrarca, di ansia religiosa. Fra il giovanile entusiasmo umanistico e le pagine del Secretum, fra l’inizio e il culmine della crisi morale che travagliò a lungo la coscienza del Petrarca, si pone l’incontro con la filosofia di Agostino. Fin dalle origini la crisi si caratterizza per un duplice ordine di motivazioni. Vi è in primo luogo un’assillante rimorso per non aver saputo interpretare il misterioso richiamo di Dio. A tutte le meditazioni del Petrarca sembra da questo momento accompagnarsi lo scuro sentimento di una colpa ignota, magari la riduzione della stessa fede che impedì in lui il prodigio della conversione. Vi è poi un secondo e più evidente aspetto della crisi. Ed è il contrasto delle opposte inclinazioni della volontà: una volontà che appare estremamente divisa tra le attrattive dei beni mondani e l’esigenza di più alti doveri spirituali, contraddizioni della sua anima che qualche anno più tardi, nelle pagine del Secretum, descriverà con più precisione. In quest’opera il poeta sembra ad un certo punto scoprire la ragione della sua inquietudine, identificandola nella debolezza e nella mancanza di energia spirituale che impedisce ogni scelta ferma, l’accidia. Ma il poeta non è ancora giunto al fondo della sua ricerca interiore in quanto come vediamo nel Secretum cerca di capire quella zona oscura dell’animo, quei desideri insoddisfatti.
Da queste “confessioni” inizia tutta la critica alla complessità del mondo morale petrarchesco, così contraddittorio che gli studiosi non sanno dare una spiegazione esaustiva della personalità di Petrarca.
Chi più degli altri si è avvicinato al “segreto” della personalità di Petrarca, ed alla sua, sempre presente inquietudine spirituale è Noferi che con la frase: vv una inquietudine come tensione perpetua dello spirito ha dato un idea abbastanza semplice ma efficace nel suo intento.
3. Il Secretum
Al centro di tutta la biografia intellettuale e spirituale di Petrarca si colloca pertanto la composizione del Secretum. Esso è al tempo stesso documento della sua psicologia, testo fondamentale e significativo per la comprensione della sua poetica, in uno dei momenti più delicati, nonché migliori.
Il titolo si desume dal proemio :“De secreto conflictu curarum mearum”, e sempra alludere alla riflessione del dialogo piuttosto che il proposito renderlo segreto, come di fatto avviene.
L’opera restò ignota fino a che Tedaldo della Casa la ricopiò nel 1378-9, per conto del circolo umanistico fiorentino. Le date di inizio e di termine della prima composizione dovrebbero essere tra l’Ottobre o il Novembre del 1342 e l’Aprile del 1343.
L’originaria composizione del Secretum , che documenta la prima presa di coscienza del suo tormento interiore cade negli anni più densi di eventi e più contrastati della sua vita. Contemporanei e convergenti, inoltre, vanno considerati alcuni eventi della sua biografia letteraria; nel ‘41 aveva iniziato a scrivere L’Africa, e nel ’42 si dedicava alla lettura del De vera religione, (una delle opere agostiniane destinate da questo momento ad influire sulla sua storia spirituale e sul suo gusto letterario) e alla prima composizione selettiva del Canzoniere. Il Secretum è costituito da un proemio e di tre libri, ha forma di dialogo che si immagina svolgersi in tre giorni tra Franciscus ( il poeta stesso) e Augustinus (sant’Agostino) alla muta presenza di una donna bellissima, la Verità, cui spesso ricorreranno i due interlocutori come giudizio della propria intima coscienza.
La confessione del Secretum però tende a presentare le figure degli interlocutori del dialogo come figure astratte, in cui s’incarnano momenti della psicologia dell’autore e più in generale due aspetti contraddittori dell’uomo.
3.1 La trama
Al poeta assorto appare all’improvviso, la donna bellissima che poco dopo si farà conoscere come la Verità; e accanto a lei ecco comparire un vecchio fedele, dall’aspetto sacerdotale, dalle vesti di tipo africano, che il Petrarca avrebbe riconosciuto come sant’Agostino figura che aiuterà il poeta ad uscire dalla selva delle miserie e dei dispiaceri che lo rendono moralmente attonito e disperato. Da questa funzione allegorica partirà il dialogo, che si snoda lentamente come una confessione: da un lato Agostino che, con la saggia e implacabile astuzia del confessore, indaga i pensieri, i segreti lati nascosti dell’anima del penitente, lo induce a riconoscere e a confessare le colpe più abilmente nascoste; mentre il penitente, da parte sua, si difende come può ribattendo alcune accuse, tuttavia salvaguardando il diritto al “possesso” dell’intima radice dei suoi mali e dei suoi affanni.
È evidente, nella trama concettuale del dialogo, l’influsso delle opere agostiniane, del De Vera Religione e delle Confessiones ; ma non mancano spunti della dottrina morale classica ed in particolare di opere di Cicerone e Seneca. Tuttavia la tecnica dialogica assunta dal poeta allo scopo di variare e alleggerire il tessuto troppo razionale dell’opera. Il dialogo inserisce ovviamente le due voci nella coscienza del poeta, cosicché si possa definire quasi un monologo. Non è sempre possibile, pertanto, identificare in Agostino il personaggio storico del Santo né, nelle idee che egli espone, il suo pensiero coerente e filosofico in merito alla fede. D'altronde non sarebbe nemmeno corretto riscontrare nel personaggio di Francesco la semplice proiezione autobiografica dell’autore e una confessione immediata dei suoi turbamenti interiori.
3.2 I tre libri del Secretum
Nel primo libro è affrontato il problema dell’ansia che affligge Francesco e come lui ogni uomo.
Agostino pone il poeta davanti al nodo centrale di questa sua crisi ed espone le motivazioni della sua malattia morale identificando la causa nell’eccessivo attaccamento ai beni della terra, con la conseguente insoddisfazione causata dalla loro deperibilità. Il Santo afferma che le cause risiedono in primo luogo nella dimenticanza della realtà della morte e secondariamente nella opinione che le cause dell’infelicità e del peccato risiedano in eventi estranei al nostro potere.
Francesco, però, si dichiara distrutto dalla contraddizione tra la coscienza di tali fatti e l’attaccamento ai beni terreni. Agostino lo invita ripetutamente ad ammettere che la sua infelicità dipenda da lui stesso, incapace di rivolgersi a Dio chiedendo perdono.
Nel secondo libro il carattere di Francesco viene analizzato sulla base dei peccati capitali della morale cattolica. Il Petrarca, in riferimento alla sua malattia morale, riconosce come prima radice dei suoi mali l’accidia, cioè la debolezza di volontà nell’impegno morale e l’incapacità di risollevarsi dallo stato di tristezza e di angoscia che lo assilla, non essendo in grado di intraprendere la via del bene che pure riesce in qualche modo ad individuare. Oltre all’accidia, in particolare, lo affliggono la superbia per il proprio successo intellettuale e per la propria bellezza fisica, e la lussuria provocata dall’amore per le bellezze terrene.
Infine nel terzo libro, che dei tre è anche il più esteso, Agostino indica i due maggiori vincoli che ostacolano il riscatto morale di Francesco: l’amore per Laura e l’attaccamento alla gloria. Francesco riconosce la forza di tali vincoli ma si impegna a dimostrarne la validità in senso spirituale e religioso: Laura è simbolo della bellezza di Dio e l’amore per lei lo ha avvicinato alla verità; la gloria, invece, costituisce il tentativo ad innalzarsi al di sopra dei limiti terreni e quindi alla verticalità. Agostino però mostra i limiti di entrambi i vincoli: l’amore per Laura lo distoglie dal vero amore per Dio e il desiderio di gloria provoca in lui vanità e superbia. Il dialogo si conclude con la fiducia che un approfondimento della conoscenza di sé consenta al poeta di essere pronto ad una vera conversione. Si assiste quindi ad una conflittualità interna che non può trovare soluzione: solamente la verità sarebbe portatrice di unificazione nell’anima del poeta; ma ella è una presenza silenziosa.
BIBLIOGRAFIA
• “La scrittura e l’interpretazione” , R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese,
PALUMBO editore, 1997.
• “Petrarca” , R. Amaturo,
editori LATERZA, 1981
• “Autori dal 300 al 500: vita e opere”, L. Macchioli, T,Diffini,
editrice LA SORGENTE, 1990.
I N D I C E
1. Francesco Petrarca: la vita e le opere 2
1.1 La Vita 2
1.2 Le opere 3
2. Autunno del medioevo e rinnovamento pre-umanistico : l’età di Petrarca 5
2.1 La crisi religiosa e morale 5
3. Il Secretum 7
3.1 La trama 7
3.2 I tre libri del Secretum 8
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