Manzoni e i Promessi Sposi

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Testo

ALESSANDRO MANZONI

Manzoni nacque a Milano nel 1795. Era figlio di Pietro Manzoni e di Giulia Beccarla. Questa ultima era la figlia di Cesare Beccarla, uno dei più famosi illuministi che scrisse il libro “Dei delitti e delle pene”. Questo testo parlava dei processi e sosteneva l’inutilità della pena capitale. In questo libro si parla anche del processo inquisitorio, dove l’accusato subiva delle torture finché non ammetteva colpe che non aveva commesso, e perciò era condannato alla pena di morte. Cesare era quindi contro la tortura, perché da questa ultima emergevano false colpe, e contro la pena di morte.
Anche Alessandro Manzoni scrisse un libro che riguardava la giustizia (storia della colonna infame – vedi££££££), il quale funge da appendice al romanzo i promessi sposi.

I PROMESSI SPOSI

Nella Milano di quell’epoca si svolgevano fatti cruciali per la storia: nel 1797, in base al trattato di Campoformio, finisce l’occupazione francese, poiché Napoleone la cede all’Austria.
Nel 1805 A. Manzoni raggiunge la madre a Parigi ed inizia a frequentare i circoli intellettuali e nel 1808 sposa la sedicenne Enrichetta Blondel a Milano. Nel 1810 si converte alla fede cristiana. Fra il 1812 e il 1815 scrive gli inni sacri e nel 1816-20 la tragedia storica in versi “Il conte di Carmagnola”. Nel 1827 scrive le odi civili. Nel 1823 scrive una prima stesura del romanzo “I promessi sposi”, intitolata “Fermo e Lucia” (poi Fermo muterà in Lorenzo ed infine in Renzo).
Però questo primo romanzo conteneva pause, trascrizioni di documenti lunghe e trame svianti. In più era scritto inn un italiano mescolato al francese. Perciò Manzoni lo ricompose e la prima edizione venne chiamata ventisettana. Alcuni critici criticarono il libro perché: era un romanzo, genere molto disprezzato a quell’epoca; i protagonisti erano di origine umile, molto disprezzato anche questo quell’epoca.
In seguito il Manzoni tornò a Firenze per migliorare il proprio italiano-fiorentino e nel 1840 pubblico l’edizione quaranta.

Il tema che il Manzoni ci vuole trasmettere è che la libertà va conquistata.
Inoltre questo romanzo narra la Miliano dominata dagli spagnoli (non poteva scrivere della dominazione austriaca poiché non c’era né la libertà di pensiero, né la libertà di parola, né la libertà di stampa).
Comunque gli apetti della dominazione austriaca si rispecchiano in quella spagnola narrata dal Manzoni.

Nella Milano del ‘600 vi era la carestia ed era proibito esportare merci, era cioè proibito il mercato. Ciò porterà in seguito a carenze igienico – sanitarie che sfocerà nella diffusione della peste, portata da un parassita dei topi, che a quell’epoca non erano considerati portatori di malattie.

In Inghilterra, già nel ’700, vi erano numerosi scrittori che adottavano come struttura narrativa il romanzo. Questo perché in Inghilterra vi era un maggior progresso sia economico sia sociale. Manzoni stesso scelse per il suo romanzo come modello Walter Scott. Lo stile di quest’ ultimo è infatti lo stesso presente nel romanzo storico “I promessi sposi”, cioè presente l’inventiva ma anche la veridicità storica.
L’arco di tempo del racconto va dal 1628 al 1630. IL romanzo, oltre ad essere storico, è anche di formazione, perché Renzo e Lucia fino ad allora avevano vissuto “senza aprire gli occhi”. E’ anche un romanzo nero perché nel libro sono presenti vicende a se stanti e tragiche, come ad esempio quella dell’innominato e della monaca di Monza.

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