Letteratura del XI e XII sec.

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

Voto:

2.5 (2)
Download:178
Data:09.05.2001
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
letteratura-xi-xii-sec_1.zip (Dimensione: 6.89 Kb)
trucheck.it_letteratura-del-xi-e-xii-sec.doc     31 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

In un testo chiaro ma sintetico esponete le linee essenziali della letteratura in terra di Francia nei secoli XI e XII, mettendo in evidenza, alla fine, le differenze con le esperienze letterarie che si svilupperanno in terra d’Italia.
Schema del tema:
Introduzione: i volgari.
Francia (XI-XII): - Provenza (d’Oc) - Lirica- “Tristano e Isotta” (Enea e Didone)
- Bretagna (d’Oil) - Epica- “Chanson de Roland”
- Ciclo bretone o arturiano
Lirica provenzale: - Corti feudali gareggiano militarmente e culturalmente; sfarzo,
splendore;
- castellana-poetessa fede affiancata all’amore;
- cavalieri
- “clericus” – trovatore;
- poesie rigorose, canoni precisi tutte uguali;
- poeti di diverse classi ma iniziati perché
- temi principali in “De Amore”, Cappellano:
1186-1190/ trattato latino/ ex. “Ars Amandi”, Ovidio/ amore non
platonico, con corporeità/ diversi temi sull’amore/ nuova concezione
di nobiltà (gerarchia rispettosa: vassallaggio anche in amore).
In Italia: - comuni volgari diversi;
- Scuola siciliana- Federico II- corte itinerante e aperta;
- differenze: - F. individualismo S.S. no;
- F. si produce e fruisce in corte S.S. no;
- F. trovatori- I. funzionari regi.
Conclusione: - tutto rielaborazione cultura classica in chiave contemporanea;
- unità linguistica.
Svolgimento.
Dopo la caduta dell’Impero romano, abbiamo, sul piano europeo, la comparsa dei volgari, nati ed utilizzati oralmente per scopi pratici. In seguito, però, questo loro uso orale viene esteso anche alla scrittura e si manifestano così le prime opere in volgare (il latino però non scompare del tutto: rimane nei trattati e ne fa ancora uso la chiesa).
E’ nell’XI e XII sec. che, in Francia, collochiamo le prime opere scritte in volgare. Più precisamente troviamo nella Provenza il genere lirico (in lingua d’Oc) e nella Bretagna quello epico (in lingua d’Oil).
Uno dei primi esempi di lirica lo abbiamo nel famoso “Tristano e Isotta”, anche se è d’obbligo specificare che la trama è stata molto influenzata dalla cultura classica, prendendo spunto da altri tragici amori: Didone ed Enea, Arianna e Teseo.
Per quanto invece riguarda l’epica ci si può riferire alla “Chanson de Roland”, che canta le gesta e le imprese del protagonista. I temi principali sono quindi la fedeltà (che rispecchia quella fra signore e vassallo), l’amore per la “patria”, per cui si è anche pronti a morire (metafora “patria”- “signore”) e il coraggio o l’eroismo. Gli stessi contenuti li recupera il ciclo bretone o arturiano (narrante
gli episodi dei celeberrimi cavalieri della Tavola Rotonda e di re Artù) che, però, vengono affiancati anche dal tema dell’amore, ad esempio quello passionale fra Lancillotto e Ginevra. Accennando all’amore non si può non analizzare in modo più approfondito la lirica provenzale.
Innanzi tutto nell’XI e XII sec. alle corti feudali compare un forte senso dello sfarzo, del lusso e ciò, quindi, comporta fra i vari feudi un’animosa competizione, non solo militare, ma anche culturale. Questa, quindi, può ritenersi la causa di tale sviluppo letterario.
Altra rivoluzione è la nuova posizione che assume la donna nelle corti: esse viene corteggiata e amata da tutti, è ritenuta indispensabile alla vita mondana, le vengono dedicati affreschi, tornei e poesie. In seguito è la stessa castellana che diventa poetessa.
Anche la figura del cavaliere assume una trasformazione decisiva: dal difendere la fede e i valori religiosi, arriva a combattere per la donna, cercando di mostrarsi nel miglior modo agli occhi dell’amata, cioè coraggioso, fedele, leale e disposto a tutto per lei e il suo amore.
Ed è proprio per questa viva presenza dell’amore nelle corti che si affianca, anche nella letteratura, l’amore alla fede.
Cambiando così l’argomento delle opere, si ha l’abbandono del “clericus” e il fiorire della nuova “colonna portante” della lirica: il trovatore, che , viaggiando di luogo in luogo, canta le sue poesie. La lirica provenzale, però, è legata a rigorosi codici e canoni (come l’utilizzo delle metafore e del metro) che la rendono, quindi, alquanto omogenea.
Inoltre questa caratteristica ha influenzato in modo radicale i trovatori o poeti, che, anche se appartenenti a qualsiasi classe sociale, erano degli iniziati alla cultura, dato che dovevano farsi carico di un cospicuo bagaglio di regole a molti inaccessibile.
Come esempio di ciò, si può accennare al trattato scritto in latino di Cappellano, il “De Amore”, composto fra il 1186 e 1190. Con il “De Amore” l’autore afferma che l’amore non è platonico, ma da viversi con corporeità. Il Cappellano ha tratto la sua ispirazione dall’”Ars Amandi” di Ovidio, allora considerato la massima autorità in quel campo.
I temi presenti in questo trattato sono gli stessi della lirica provenzale: l’amore segreto, quello extraconiugale, quello da lontano….. L’ autore esprime inoltre una nuova concezione di nobiltà (che sarà poi ripresa nella letteratura italiana), non più di sangue, ma di spirito e che quindi deve essere nobile, generoso e saggio. Con ciò, però, non vuole sottrarre nulla all’importanza della gerarchia, che viene comunque rispettata anche in campo amoroso (riflettendo, come è di norma, le buone usanze del vassallaggio).
Dopo questa introduzione alla lirica e alla epica francese, si può passare ad analizzare lo sviluppo della letteratura in Italia. Innanzi tutto troviamo moltissimi volgari differenti che caratterizzano ognuno la moltitudine di comuni in cui

la penisola è suddivisa. Per quanto riguarda il meridione, esso è però unito sotto il regno di Federico II di Svevia. E’ stato proprio grazie alla mentalità aperta e poliglotta della sua corte che ha potuto svilupparsi la Scuola Siciliana.
Possiamo così notare che all’individualismo provenzale si sostituisce il gruppo che, sempre rispettando i canoni rigidi della poesia, opera però insieme, ottenendo risultati ancora più omogenei di quelli francesi. E’ inoltre presente nella produzione della Scuola Siciliana una forte influenza tedesca, provenzale, araba e gallica, proprio per quanto affermavo prima. L’originalità della Scuola Siciliana (i cui massimi esponenti sono Giacomo da Lentini e Cielo d’Alcamo) sta in particolare nell’utilizzo di endecasillabi, settenari e nell’ideazione del sonetto.
Un’essenziale differenza fra la Magna Curia di Federico II e la Francia è l’utilizzo delle opere: nella seconda si produce e fruisce nello spazio della corte, mentre nella prima si ha una diffusione esterna.
Altra differenza sono gli uomini che scrivono poesia: essi non appartengono più a classi disparate, ma vestono abitualmente la carica di funzionari regi, personaggi quindi con un cospicuo bagaglio culturale.
Posso concludere aggiungendo che i temi della Scuola Siciliana sono gli stessi di quelli della Provenza: l’amore, la passione, la conquista.
Dopo queste riflessioni sulla letteratura europea, posso affermare che tutto ciò che viene prodotto non è altro che una rielaborazione della cultura classica, latte. Però, in chiave contemporanea, come si può ben desurre dal “De Amore” di Cappellano, tratto, appunto, da un’opera latina.
Inoltre, volendo chiudere con un breve discorso sulla situazione italiana, posso sostenere che l’unità linguistica si raggiunge solo tramite quella politica e, per quanto ci riguarda, riusciremo ad ottenerla assai tardi rispetto al resto d’Europa. Per una lingua italiana, poi, dovremo attendere il Manzoni, nel 1840.

Esempio