La Gerusalemme Liberata

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Testo

ANALISI DEL PROEMIO E DEL III° CANTO DELLA “Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso”
1)introduzione
Nella GL, opera del tardo ‘500, il Tasso esprime con molta intensità e struggimento d’animo i motivi più profondi della sua epoca: quelle contraddizioni insolubili e quella religiosità sofferente e pensosa caratteristiche del periodo di passaggio dal Rinascimento al Manierismo.
Il dramma interiore del Tasso consistette proprio nel vivere con intensità sia i moduli rinascimentali, sia quelli repressivi sorti con la Controriforma.
Avrebbe voluto infatti creare, da una parte, una poesia morale e decorosa, dall’altra, un’arte libera che cantasse l’amore e celebrasse una vita all’insegna della felicità.
Quindi la psicologia del Tasso è caratterizzata da sentimenti contrastanti di attrazione e repulsione, come commenta il Getto, nei confronti di istituzioni quali la corte, l’Accademia e la Chiesa in quanto sente contemporaneamente il bisogno di adattarsi a certe regole ma anche di evitarle.
E sono proprio i temi della pazzia e del viaggio a connotare il suo stato di profonda inquietudine.
2)lirismo
L’opera del Tasso, al contrario dell’epica ariostesca, è di tipo lirico-oggettivo, e ciò è ben evidente fin dal Proemio, in cui viene mostrato che il “cantare è più importante che la materia del canto”. Nella protasi troviamo poi l’accostamento tra oggettivismo e soggettivismo, amplificato ed evidenziato dalle antitesi presenti nel testo (“….Inferno/Ciel…,….Arme pietose/ Popol misto…., ….Capitano/Compagni erranti…, …..oprò/soffrì…..”).
Anche nel III° canto ci troviamo di fronte ad un forte lirismo epico, ben evidente grazie al pathos con cui viene descritto l’arrivo dei crociati a Gerusalemme. La forte introspezione psicologica e l’approfondita descrizione degli stati d’animo di entrambe le parti in lotta avvicina Tasso a Virgilio, in quanto esprime i sentimenti delle proprie creature come se vi partecipasse in prima persona.
Per cogliere l’empatia è importante la figura dell’anafora della 3° ottava giustapposta ad un climax ascendente “….ecco apparir Gierusalem si vede, ecco additar Gierusalem si scorge, ecco da mille voci unitamente Gierusalem salutar si sente….”.
Possiamo qui cogliere le contraddizioni del Tasso, in quanto vediamo che lo stato d’animo dei personaggi è combattuto tra gioia e afflizione(….ali ha ciascuno al core ed ali al piede…osano apena d’innalzar la vista…rotti singulti e flebili sospiri….).
La Gerusalemme Liberata, quindi, appare un’opera interiore in quanto in essa coesistono l’azione guerriera e l’impresa religiosa, ma le vicende personali degli eroi e delle eroine è ciò che occupa di più la fantasia del Poeta. Queste pagine appaiono profondamente scavate e affondate nella psicologia umana che il Tasso sente e rappresenta più triste e tormentosa che fiera e gagliarda.
Il cuore del Poeta vibra e partecipa assai di più al racconto delle pene dei suoi personaggi che al racconto delle grandi gesta. Si può, infatti, distinguere nel poema una parte strutturale (la guerra Santa), che costituisce l’assunto e l’argomento programmatico, e la parte intima (gli affetti individuali), che non sempre lega strettamente con l’azione principale ma ha il pregio della spontaneità e viene introdotta solo per esigenze interne. Pertanto, a ben considerare, il Tasso non è un poeta epico ma un poeta lirico che tratta un argomento epico. Esclusivamente epico, e oggettivo è l’Orlando Furioso per il sereno distacco e l’atteggiamento estroverso con cui l’Ariosto tratta la sua materia. Infatti vi è un distaccamento da questa ottenuto per mezzo di un abbassamento epico dovuto all’utilizzo dell’ironia. E lirica è la Gerusalemme Liberata, perché il poeta non è più il signore e il sereno artefice del proprio mondo ma sentimentalmente rivive e patisce la passione dei propri personaggi.
3)amore
Il carattere autobiografico della GL si riflette, oltre che nell’utilizzo del lirismo, anche nel tema che domina tutto il romanzo: l’amore.
Questo però si riveste di un velo dolente in quanto troviamo il peso della debolezza umana e il contrasto tra dovere e passione.
Il sentimento di passione è giocato sulle figure di tre personaggi, in una catena che pare non aver fine: Erminia è innamorata, ma non corrisposta, di Tancredi, e questo è nella stessa condizione nei confronti di Clorinda.
L’amore è quindi vissuto in maniera altamente drammatica, in una situazione di sofferenza per cui nessuno è felice e corrisposto, ma ognuno lotta contro se stesso. Un’altra caratteristica connotativa consiste poi nel fatto che , mentre Tancredi è cristiano, le due ragazze sono pagane, quindi ci troviamo di fronte a un’ulteriore barriera che, a mio avviso, potrebbe essere abbattuta soltanto eliminando le controversie dovute all’occupazione di Gerusalemme.
Erminia è la fanciulla più gentile e trepida e malinconica del poeta. A lei Tancredi ha ucciso in guerra i familiari, a lei ha tolto la città ed il regno; ma ella è innamorata del guerriero; e vedendolo dall’alto della torre avverte nel cuore un palpito di commozione. Dovrebbe odiarlo, invece lo ama. Ma le parole dell’odio e dell’amore sono le stesse, esposte con l’artificio retorico dell’enjambement con cui ella può dare sfogo al suo affetto senza che il re comprenda ciò che si nasconde nel suo animo.
(“…..egli è il prece Tancredi:oh prigioniero
Mio fosse un giorno!………
……..vivo vorrei perché in me desse al fero
desio dolce vendetta alcun conforto….”);
La situazione è poeticissima, di una complessità ed intensità psicologica che nell’Ariosto neppure era immaginabile. E l’amore (conforme al sentire del Tasso) si manifesta come peccato, come colpa, sofferenza e struggimento interiore.
La seconda parte del canto è incentrata invece sullo scontro tra Tancredi e Clorinda. Tancredi è valoroso ed eroico guerriero, ma perduto e affascinato dietro gli occhi di una nemica pagana, Clorinda. Innanzi a lei egli si sofferma nel poema mobile come pietra, oppure arretra, preso da attonita stupefazione d’animo. Anche questa passione tempestosa, che rende incapaci di reagire e allontana dal dovere, è ben tipica della poesia del Tasso. Il suo dramma è ben connotato delle antitesi presenti nel testo (“……percosso/ non ripercuote… ..l’assale/ s’arretra….pauroso/ audace….”).
4)contrasto ideologico
Un altro tema molto importante che individua “La Gerusalemme liberata” è quello del contrasto tra valori Rinascimentali e Controriformistici. Fondamentale per comprendere ciò è indubbiamente l’analisi interpretativa de “La Gerusalemme liberata” del giovane italianista, Sergio Zatti.
Questo critico commenta in maniera figurale quello che è lo scontro tra Pagani e Cristiani, che potrebbe rappresentare rispettivamente i valori delle due correnti letterarie. Nel poema la lotta per la conquista di Gerusalemme metterebbe in scena lo scontro fra due ideali diversi: il mondo pagano pervaso da un umanesimo laico e materialista, e quello cristiano della nuova cultura della Controriforma.
Il contrasto fra i valori Rinascimentali e controriformistici si esplica a tre livelli: troviamo la lotta tra Dio e Satana, proprio per evidenziare il fatto che le due ideologie sono inconciliabili e si escludono a vicenda, tra Pagani e Cristiani, e tra Goffredo ed i compagni, di cui egli è guida spirituale per portarli alla moralità e allontanarli dall’errare.
Questa tripartizione indica il ritorno alla religiosità medioevale e una repressione dell’individuo per ottenerlo. Sappiamo, infatti, che il periodo della Riforma religiosa è un intervallo di tempo in cui si cerca di riportare l’uomo a delle norme morali e religiose che Umanesimo e Rinascimento avevano perso. Viene così ridimensionata la figura dell’uomo fabbro del proprio destino e si ritorna all’individuo sottoposto alla volontà divina.
A questo proposito abbiamo il processo di riduzione dal vario all’uno che esplica la condanna degli angeli ribelli alla legge divina, la sconfitta storica degli infedeli e la subordinazione politica da intendersi come scala gerarchica dei compagni erranti, cioè fuorviati moralmente.
Si coglie inoltre il tema dell’errare. Il vagare nel Tasso può essere inteso non tanto in senso spaziale, come accadeva per Ariosto, dove secondo la tradizione cavalleresca, aveva il significato di girovagare alla ricerca di avventure, ma più decisamente in senso religioso. Infatti l’errare, nel senso di allontanarsi dal posto in cui avviene la battaglia e soprattutto il distaccarsi da quelli che sono i propri doveri è visto dal Tasso come una deviazione morale che porta alla colpa (“…..compagni erranti…..peregrino errante…..”).
5)stile
Il contrasto caratteristico del Tasso è ben evidente anche grazie alla struttura adottata per la stesura del suo poema.
Trovandosi di fronte a due bivi, da una parte l’unità dell’Ariosto, e dall’altra, la varietà di Aristotele, Tasso elabora un poema che ruota intorno ad una vicenda principale, la liberazione di Gerusalemme, e da qui partono e si stagliano diversi episodi.
Abbiamo così una struttura a “lisca di pesce”, contrapposta a quella circolare utilizzata dall’Ariosto. Anche nello stile si possono ben distinguere nella GL del Tasso due diverse tendenze che dopo di lui diedero origine a due filoni diversi della nostra letteratura. Da una parte sono la volontà e il senso del magnifico e del grave, l’aspirazione a uno stile « eroico », che si traduca in un verso solenne, in un lessico scelto e aulico, in un fraseggiare pieno, con la tendenza all’impiego frequente di termini vaghi nella loro altisonante pienezza: « alto », « magnifico », tutti i loro sinonimi, risuonano continuamente nel verso tassesco.(“…..già l’aura messaggera erasi desta a nunziar che se ne vien l’aurora; che intanto s’adorna, e l’aura testa di rose colte in paradiso infiora……ali ha ciascun al core e al piede……”) Dall’altra parte invece, è un tono lirico dalla musica sospirosa e voluttuosa, dal lessico sentimentale, dal fraseggiare rotto, a rendere quel che di molle, di sentimentale e, nello stesso tempo, di teso, era nel Tasso(“…..rotti singulti e flebili sospiri…..ognun se stesso accusa…pianger ben merti ognor, s’ora non piangi….”) Risultato ne è uno stile in cui grave e patetico, eroico e pastorale, solenne e commosso, si alternano o si intrecciano a ogni passo; uno stile nervoso, ricco di fratture e di pause, di quei giochi di ombre e di luci, di scabroso e di liscio, propri in seguito dell’architettura barocca.

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