L. Ariosto

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura
Download:2214
Data:02.11.2005
Numero di pagine:10
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
ariosto_8.zip (Dimensione: 14.81 Kb)
trucheck.it_l-ariosto.doc     64 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

ARIOSTO-PREMESSA
Ludovico Ariosto rappresenta la tipica figura di intellettuale cortigiano di inizio ‘500.
La corte di riferimento è quella degli Estensi a Ferrara. Con gli Estensi ha avuto sempre un rapporto molto contraddittorio: da un lato lui è attratto dalla corte e dalla vita cortigiana, dall’altro rivendica una propria libertà intellettuale, facendo emergere un atteggiamento di attrazione-repulsione con i signori d’Este e anticipando così la figura di Torquato Tasso, simbolo dell’intellettuale segretario che impazzisce per lo “scoppio” di questo amore-odio nei confronti della corte.
Oggi bisogna rifiutare l’immagine che si dava dell’Ariosto, il quale era visto come un autore disimpegnato, schivo, chiuso nel suo mondo fantastico. La critica moderna vede l’Ariosto come un uomo virile e complesso, in cui sono coerenti l’itinerario umano e quello artistico e che ricerca per tutta la vita la saggezza per sé e gli altri, intesa come “giusto mezzo” (aura mediocritas). In lui c’è un amore sviscerato per l’otium llitterarum e per una letteratura che rispecchi la realtà umana, la quale è frutto di una visione laica che annulla ogni senso di colpa.
Caretti: “Alla fine questa saggezza è un approdo sofferto e dolorosamente sperimentato”.
Comunque sia, questa saggezza è frutto di una visione realistica: l’Orlando Furioso non è un racconto fantastico ma rispecchia il comportamento umano.
L’Ariosto ha una concezione pessimistica dell’uomo ed è vicino, in questo senso, a Machiavelli e Guicciardini. Tutta la sua sofferenza trova però riscatto nell’Orlando Furioso con una “concinnitas” finale e definitiva. Ariosto riesce così a controllare la materia multiforme della realtà.
L’Orlando Furioso è dunque sostanzialmente l’espressione di una complessa e non univoca concezione del mondo e dell’uomo che ha Ariosto.

ARIOSTO-VITA
Ludovico Ariosto nacque a R.Emilia nel 1474 da una famiglia nobile: il padre era un funzionario d’Este e il capo della guarnigione militare. Ludovico fu il 1° di 10 figli.
Nel 1484 la famiglia si trasferì a Ferrara. Il padre voleva che Ludovico diventasse un avvocato e lo fece studiare diritto, ma lui, dopo aver accettato controvoglia, ebbe una precoce vocazione letteraria e si cimentò nella composizione di liriche in volgare e in latino, influenzato dall’amicizia con il Bembo.
Per lui la corte Estense era una sorta di mito: riuscì ad entrarvi nel 1498 come cortigiano stipendiato.
Nel 1500 morì il padre e Ludovico, siccome doveva occuparsi del patrimonio e dei 9 fratelli, passò da una vita spensierata a un completo stravolgimento.
L’unica strada possibile era quella della carriera cortigiana, soltanto che a questo punto non è più libero come prima perché non ne può più fare a meno (come dirà nella satira 3°). Ne consegue la crisi della sua libertà intellettuale: per 15 anni resterà al servizio del cardinale Ippolito d’Este con mansioni politiche, ma anche con manovalanze segretariati. Da libero poeta diventò così “cavaliere”. Nel 1516 pubblicò la 1°ed. dell’Orlano Furioso.
Nel 1517 il cardinale fu trasferito in Ungheria e Ariosto rifiutò di seguirlo, perdendo il suo reddito. Allora, per motivi puramente economici, prese gli ordini minori.
In questo periodo conobbe Alessandra Benucci, che sposerà poi in segreto. Sempre in questi anni fu costretto ad accettare il governatorato della Garfagnana, zona molto turbolenta con la presenza di molti banditi, che avrà fino al 1525, anno in cui tornò a Ferrara, riuscendo a completare le sue opere maggiori. Nel 1527 riesce a comprarsi una casa in città con l’iscrizione “piccola, ma adatta a me”. Morì nel 1533 per complicazioni polmonari.

ARIOSTO-OPERE
Il corpus delle opere di Ariosto è divisibile in due parti: opere minori e opere maggiori.
Opere minori: Epistolario, liriche in latino e volgare, Obizzeide.
Opere maggiori: Commedie (4+1/2), 7 satire, Orlando Furioso.

Epistolario: L’epistolario ariostesco è diverso da quello ciceroniano e da quello petraschesco, infatti l’Ariosto non scrive le lettere per la pubblicazione, ha un linguaggio quotidiano e il suo è un documento umano e non un’operazione letteraria. L’epistolario di Ariosto comprende 214 lettere pluritematiche indirizzate a più destinatari.

Obizzeide: tentativo di poema epico sul calco dell’Eneide in onore della casa d’Este. Rientra nel canone dell’imitazione restrittiva verso Virgilio (classicismo umanistico).

Liriche: le liriche in latino fanno parte degli anni giovanili, mentre quelle in volgare coprono tutta la vita dell’Ariosto.
• Liriche in latino: sono circa una sessantina, ma non costituiscono un canzoniere per due ordini di motivi: 1 non sono state ordinate dall’Ariosto 2 non sono destinate alla pubblicazione. I modelli sono gli autori dell’età augustea (Orazio, Virgilio e gli elegiaci, ma anche Catullo) e l’imitazione è di tipo estensivo (si ha la mellificatio).
Pecularietà: c’è un aspetto realistico e non utopico: Ariosto esprime sempre il proprio dissidio interiore per il rapporto di attrazione-repulsione verso la corte d’Este. Dal p.v. filosofico è influenzato dal “panta rei” di Eraclito e dall’”omnia mutantur” di Ovidio.
• Liriche in volgare: sono molte di più di quelle latine ma anche queste non sono un canzoniere, nonostante la loro pubblicazione. Sono plurimetriche: ci sono canzoni e sonetti ( Petrarca), ecloghe (Virgilio), componimenti in terzine (“capitoli”; Dante), madrigali (‘400). Sono pluritematiche: ci sono componimenti occasionali, componimenti legati a fatti storici e componimenti privati (famosi quelli per Alessandra Benucci, influenzati dal Bembo e improntati ad un petrarchismo “ortodosso”, molto rigoroso)
Pecularietà: presenza dell’ironia; spunti erotici; stile medio; stretto legame con la realtà.

Commedie: Ariosto scrisse due commedie in prosa (Cassaria-1508; Suppositi 1509) e due in versi (Negroamante1520; La Lena 1528), più un’altra incompiuta, “Gli studenti”.
Ariosto è il primo esempio di uomo di teatro a 360° perché è attore, autore, regista, direttore di scena e organizzatore degli spettacoli di corte.
Egli inaugura inoltre la cosiddetta “commedia in volgare cinquecentesca”.
Il suo metodo è quello di un classicismo estensivo con contaminatio, mellificatio e oppositio in imitando. I modelli sono Plauto e Terenzio, ma Ariosto tiene conto anche delle novelle del Boccaccio.
Temi: “summa” di tutte le tipologie situazionali (prove da superare, amore, equivoci, beffe, ricchezza, “industria”, ecc…). Ariosto si rifà all’”Ars poetica” di Orazio.
Struttura: prologo (terenziano) + 5 atti
Lingua: volgare, 2 in prosa e due in endecasillabi sciolti, che si richiamavano musicalmente al senario giambico.
Allestimento: corte d’Este
Cassaria (“commedia della cassa”): contaminatio tra Aulularia e Mostellaria di Plauto e l’Andria di Terenzio.
Suppositi: contaminatio tra Captivi di Plauto e Eunuco di Terenzio.
Negroamante (“ciarlatano”): satira di costume; non ha modelli ma è originale.
Lena (“ruffiana”): rappresentazione realistica e pessimistica della realtà (antipodi del mondo presentato da Baldesar Castiglione – affine alla Mandragola del Machiavelli).

Satire: Le satire ariostesche sono 7.
Sono per lo più lettere in versi in volgare e sono indirizzate ad amici e parenti.
Esse rappresentano una novità per la letteratura italiana.
Nascono da un’imitazione estensiva che prende come modelli Orazio (satire+epistole) e Giovenale. Da Orazio Ariosto riprende i concetti di “autarkeia” (autosufficienza) e “metriotes” (aura mediocritas o giusto mezzo) e l’atteggiamento di distacco ironico.
La satira latina era pluritematica e gnomica (sentenziosa) ed era paragonabile ad una sorta di chiacchierata fornita anche di elementi biografici. C’erano inoltre apologhi,favole,ecc.. e il sermo era urbano.
Ariosto introduce alcune novità: la satira ariostesca è polifonica e dialogica; si assiste a una “parabola discorsiva” (inizia da un fatto autobiografico per ampliarsi su riflessioni generali sul comportamento umano); c’è un riferimento continuo a Orazio; lo stile è molto più colloquiale e si richiama alla lingua parlata.
Argomenti satire: condizione dell’intellettuale, la sua costante aspirazione all’otium litterarum, l’aspirazione a una vita tranquilla, la riflessione sulla vanità delle aspirazioni umane, la riflessione sulla follia umana, la cosiddetta “tolleranza ariostesca” (Ariosto non si erge mai come fustigatore), il concetto di “humanitas”, una visione pessimistica della vita e dei suoi tempi, la ricerca costante di una morale duttile (saggezza dolorosamente conquistata).
Le satire sono la chiave d’accesso al Furioso: esse sono l’esternazione di tutta l’inquietitudine di Ariosto = qui l’Ariosto critica i rapporti di potere che condizionano l’intellettuale (antipodi del Cortegiano), rimprovera ai signori la loro scarsa lungimiranza e la loro vista e memoria corta.
Nella 1° satira vi è il cosiddetto “apologo della gazza”: il poeta è come la gazza, è caro al suo padrone, ma, siccome è in fondo alla lista di coloro che possono abbeverarsi alla fonte della saggezza, spesso non riesce ad usufruire della tanto voluta acqua.
L’alternativa a ciò è il diventare saggi accettando con coraggio e serietà la propria posizione e cercando di trovare un equilibrio interiore, inteso come metriotes/autarkeia/giusto mezzo. solo così, e non macchiandosi mai di cortigianeria bieca (adulazione) ma ribadendo sempre il valore della poesia, si potrà far fronte a questa situazione.
Bec: “Dietro a queste satire c’è una chiara protesta dell’Ariosto contro la società del tempo e l’Ariosto vuole un nuovo statuto dell’intellettuale, ma sa che ciò è un’utopia”.
Nelle satire si percepisce inoltre una pressante urgenza autobiografica, controllata da un senso di armonia formale (aspetto classicista) che sarà presente poi nell’Orlando Furioso.
Satire 1,3: mettono l’accento sul rapporto intellettuale-potere; c’è il motivo oraziano del “prandere olus” (mangiare ortaggi a colazione = sapersi accontentare)
Satira 2: viaggio a Roma; tema della corruzione della città di Roma
Satire 4,7:parlano della triste esperienza in Garfagnana ; c’è il motivo del “nido” ferrarese
Satira 5: satira di umori misogini
Satira 6: immagina di chiedere a Bembo dei consigli sull’educazione del figlio = emerge la funzione civilizzatrice, educatrice e eternatrice della poesia

Orlando Furioso: Fa parte del genere del poema epico-cavalleresco ed è, citando le parole del Branca, “l’opera che sintetizza al meglio lo spirito rinascimentale nei suoi aspetti chiaroscurali”. Con questa lettura, il Branca ha azzerato i giudizi più superficiali del De Santis e del Momigliano, che sostenevano che l’Orlando Furioso era un’opera di evasione fantastica, tipica dell’esotismo spaziale e temporale. Essi dicevano inoltre che dall’opera veniva fuori il mito di un rinascimento solare e vedevano l’Ariosto come uno scrittore apollineo, con una visione armonica e serena della realtà.
Branca dice che dall’Orlando Furioso emerge che L’Ariosto è riuscito a raggiungere un’armonia etica (morale duttile) e allo stesso tempo l’equilibrio stilistico-formale (“Ariosto classicista”).
Ci sono 3 parole chiave per comprendere l’Orlando Furioso: armonia, equilibrio, saggezza. Tutte e tre sono una conquista perché Ariosto ha una visione pessimistica della realtà sociale ed intellettuale.
Vi è celato un grande lavorìo (continuo lavoro umano, artistico, intellettuale) e viene fuori una grande sprezzatura (“difficils facilitas” = rendere facile una cosa estremamente difficile) che genera stupore e meraviglia e che è frutto di una finzione letteraria.
Ariosto cominciò l’Orlando Furioso nel 1505, interrompendo l’Obizzeide. Decise di intraprendere questo poema cavalleresco perché a Ferrara questo genere era molto apprezzato (vd. Orlando Innamorato del Boiardo). Egli lo definisce una “gionta” dell’opera del Boiardo. In più desidera passare alla storia con qualcosa di importante e aderire ai doveri di committenza (dedica il poema a Ippolito d’Este)
Ci sono tre edizioni: 1°ed. (1516 = 40 canti), 2°ed. (1521 = revisione linguistica uniformata al modello cortigiano del Boiardo = toscano letterario infarcito di parole padane e latineggianti), 3°ed. [1532 = revisione linguistica sul modello bembesco (fiorentino letterario sorvegliatissimo) + aggiunta di 6 canti caratterizzati da un generale pessimismo.
ANALOGIE ORLANDO FURIOSO/ORLANDO INNAMORATO
• O.F. “gionta” dell’Orlando Innamorato
• Titolo ( Orlando in entrambi, Furioso perché è pazzo per amore )
• Fusione di materia bretone e carolingia
• Tecnica dell’ “entralacement” ( intreccio )
• Motivo della suspence
• Tecnica dell’ “in medias res”
• Motivo della verosimiglianza
• Motivo del “meraviglioso cavalleresco”
• Motivo della “queste” ( ricerca forsennata e perenne di qualcosa )
• Tecnica dell’inserzione delle novelle
• Carattere di intrattenimento
• Presenza dell’ironia
DIFFERENZE ( RILETTURE DI TEMI COMUNI )
• Motivo della queste: in Ariosto la ricerca è perennemente inappagata ed è la metafora della vita, rimanendo un motivo puramente laico e non religioso. La ricerca è appagata solo nella finzione letteraria
• Tema della fortuna: Nell’opera del Boiardo gli uomini oppongono alla fortuna la loro “industria” (cfr. Boccaccio); per Ariosto l’uomo è “zimbello della fortuna”, capricciosa ed imprevedibile
• Tema dell’ironia: Boiardo usava un’ironia bonaria ed empatica, Ariosto presenta un’ironia non bonaria, frutto del disincanto (strumento gnoseologico)
DIFFERENZE ( TOUTCOURT )
• Presenza della dedica: Boiardo non fa dediche, Ariosto dedica ad Ippolito d’Este
• Pubblico: quello del Boiardo è un pubblico municipale ristretto, quello dell’Ariosto è un pubblico “nazionale” perché egli si rivolge a uomini e donne di una corte ideale
• Reminiscenze classiche: sono molto presenti in Ariosto, che adotta un’imitazione estensiva ( x es. libri 6 e 9 dell’Eneide, “Metamorfosi” di Ovidio )
• Voce narrante: Ariosto interviene spesso con commenti, considerazioni, riflessioni e istaura un dialogo con il lettore
• L’Orlando Furioso non è una narrazione “aperta”: nonostante possa sembrare labirintico, no ci sono tanti filoni narrativi. C’è un disegno unitario con solo 3 filoni narrativi: 1 la guerra di Agramente contro Carlo Magno 2 l’amore di Orlando per Angelica 3 l’amore tra Ruggero e Bradamante (operazione encomiastica = da loro nasce la dinastia estense)
L’Orlando Furioso è una sorta di mondo perfetto e domabile, solo come operazione letteraria = “simulacro letterario della realtà”
Struttura: Zatti dice che la struttura è solo apparentemente aperta, perché alla fine tutto si ricompone. Egli sostiene che questa struttura è figlia di un classicismo ariostesco verso i poemi epici classici e che è una struttura divagante e digressiva, nella quale c’è una sorta di analogia tra il differimento della soddisfazione del desiderio e il differimento della conclusione narrativa.
Sanguineti dice invece che la struttura è labirintica, ma vede l’Ariosto come una sorta di “deos ex machina” perché è regista, narratore omnisciente e manovratore dei fili conduttori del racconto.
Movimento: il movimento dell’Orlando Furioso è circolare e ripetitivo ed avviene orizzontalmente su un piano esclusivamente mondano, diversamente da Dante.
Calvino lo definisce un “movimento errante”, dove l’aggettivo errante si riferisce al verbo errare, inteso come un allontanarsi dalla retta via per andare dietro all’errore.
È notevole la presenza di indicazioni direzionali che accentuano il senso della dinamicità.
Spazio: lo spazio è orizzontale e mondano, poiché anche la Luna è immanente e non trascendente, in quanto è in realtà il ricettacolo di tutto quello che si perde sulla terra.
Mondo: il mondo è un mondo immanente che corrisponde alla realtà del tempo: è solo apparentemente medievale, in realtà è un mondo puramente rinascimentale.
Come in Boccaccio si ha un indifferentismo religioso e una visione laicissima della realtà, nella quale il “meraviglioso cavalleresco” è solo un espediente letterario
Caretti dice che il mondo dell’Ariosto è come un romanzo a lui contemporaneo, dotato di pluralismo prospettico e di polifonia.
Procedimenti tecnici: lo strumento tecnico per eccellenza è l’ironia (gnoseologico-critico), che viene utilizza con 3 tecniche: 1 straniamento della materia cavalleresca per impedire l’immedesimazione del lettore = commenti, cambi di prospettiva, limitazione dell’omniscienza, consapevolezza del fittizio 2 abbassamento di personaggi eroici a umili mortali 3 atteggiamento critico nei confronti dei personaggi sublimi, eroici, ideali (la vera lezione è la ricerca della saggezza, che rifugge da qualsiasi atteggiamento ideale e non pragmatico.
Questione della lingua: Ariosto è in sintonia con la teoria bembesca quando sostiene la necessità di un’unità linguistica, ma allo stesso tempo non lo è perché la sua lingua è un “unicum”, caratterizzato da una medietà tonale e lontana dalla lingua ibrida del Boiardo.
Metrica: strofa = “ottava duttile” (ottava che accondiscende la materia narrata e i suoi toni. C’è un utilizzo perfetto dell’enjambement.

Esempio